Capitolo 14
2,37 K di visualizzazioni... Wow. Non so che dire, grazie a chi segue la storia, a chi lascia una stella e a chi commenta! Grazie a tutti! ^//^
Harriet
Passarono tre settimane da quando io ed Honey andammo a guardare le stelle. Erano state delle settimane abbastanza tranquille anche se noi due avevamo appena il tempo di parlarci. Durante la settimana mangiavamo qualcosa di sfuggita con Lee e poi studiavamo ad un ritmo incessantefino addirittura alle due di notte. Dopo neanche tre giorni che andavamo a quel ritmo cominciai a notare delle profonde occhiaie sotto i suoi occhi. Stavamo insieme solo la domenica pomeriggio, era abbastanza frustrante non poter passare del tempo con lei ed io mi sentivo in colpa per non darle le attenzioni che merita.
Honey
"Tesoro, io sarò via per un attimo"
Harriet entrò in camera per prendere la sua giacca nera e le chiavi dell'auto che avevano preso posto nel portapenne sopra la scrivania.
"Dove vai?"
Le chiesi io facendo un piccolo broncio che ,dopo tutte quelle volte che lo avevo usato per addolcire qualcuno, ormai mi veniva spontaneo. Lei mi diede un bacio sulla fronte e mi accarezzò il volto.
"I miei genitori... mi hanno contattato. Non so perché vogliano vedermi, però."
Sospirai e la presi per mano guardandola, lei scivolò via dalla mia presa e mi rivolse uno sguardo rassicurante. Sarei voluta venire con lei ma... probabilmente non me lo avrebbe permesso.
"Torno fra un paio d'ore"
Ed uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
***
Guardavo con ansia l'orologio, erano passate già da un pezzo le due ore ed io stavo cominciando a preoccuparmi. Il mio cellulare cominciò a squillare, risposi dubito
"Harriet! Dove sei finita?! Mi stavo..."
Una voce femminile mi interruppe bruscamente, cominciando a parlare con una tale freddezza che mi si geló il sangue nelle vene
"È lei Honey Lower?"
Ero confusa e spaventata, riuscivo appena a formulare una frase di senzo compiuto
"Sì... sono io"
"La preghiamo di raggiungere l'ospedale D'Arno il prima possibile"
Una stretta al petto mi fece quasi soffocare, la donna continuò a parlare
"Lei è tra i numeri d'emergenza sul cellulare di Harriet Mulder"
Per poco non lasciai cadere il telefono, il mio respiro si fece affannoso mentre le lacrime minacciavano di uscire.
"Ci raggiunga il prima possibile"
La chiamata terminò, mi precipitai giù per le scale
"Lee! Lee!"
Cominciai a piangere, Lee uscì dalla cucina e vedendomi in lacrime cominciò a riempirmi di domande
"Non c'è tempo! Harriet! Dobbiamo andare da Harriet!"
***
Io e Lee, una volta entrati in ospedale, ci dirigemmo al banco della sala. Un'infermiera bassa e magra mi guardò per un attimo
"Cosa desidera...?"
La voce fredda mi colpì di nuovo come un coltello in pieno petto. Doveva essere la stessa donna che mi ha parlato al telefono
"Siamo qui per vedere Harriet Mulder"
Disse Lee, io ancora non riuscivo a dire una parola
"Seguite la mia collega"
Lei indicò un'altra infermiera, alta e bionda.
"Terzo piano, stanza 4-B. Connie..."
Lei rivolse un cenno a Connie, che subito si precipitò verso l'ascensore con noi alle calcagna.
"È stata fortunata... non è un codice nero"
Codice nero: morta. Lasciai andare un singhiozzo piuttosto rumoroso che attirò l'attenzione dell'infermiera che mi poggió una mano sulla spalla
Una volta che l'ascensore raggiunse il terzo piano Connie si mise a marciare, quasi meccanicamente, verso l'ultima camera presente nel corridoio e l'aprì.
Harriet era sdraiata su un letto ed aveva parecchi fili attaccati alle braccia, la testa fasciata era poggiata a dei cuscini impilati ed una macchina al lato destro del letto segnava il battito cardiaco.
"Ha le costole inclinate, ha avuto un trauma cranico ed ha il braccio destro rotto."
Solo dopo aver guardato attentamente le condizioni di Harriet mi accorsi dei genitori di lei in un angolo della stanza, che mi guardavano.
Mi avvicinai a lei e mi poggiai al letto, le presi gentilmente la mano e strofinai con pollice le sue nocche. Dopo un so quanto tempo lei aprì piano gli occhi e mi sorrise. L'infermiera spalancò gli occhi e sorrise
"Harriet..."
Lei cercò di mettersi seduta e con un pò di difficoltà ci riuscì, con il braccio non ingessato mi attirò a se è mi baciò. Le nostre lingue si spingevano e danzavano in modo sensuale, la sua mano si spostò appena sotto la maglietta. L'infermiera arrossí e spostò lo sguardo altrove mentre i genitori di Harriet si alzarono e vennero verso di noi proprio quando ci staccammo con un sonoro schiocco.
Harriet li osservò per un attimo e poi sospirò rumorosamente attirandomi a se sul lettino.
"Di che volevate parlarmi?"
La madre di lei estrasse dalla borsa un mucchio di fogli.
"Che roba è?"
Continuò Harriet alzando gli occhi al cielo
"Il testamento di zia Marge"
Lei spalancò gli occhi e si passò la mano tra i capelli, sconvolta. Guardò la madre negli occhi e poi guardò me in cerca di sostegno, la lanciai uno sguardo amorevole e triste allo stesso tempo.
"Cosa dice?"
La madre diede uno sguardo al foglio e fece uno sguardo che trasudava indignazione
"Ti ha lasciato la sua villa di proprietà nel West Virginia"
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro