Capitolo 11
Honey
Pioveva. Pioveva a dirotto. Io e Lee stavamo aspettando con ansia. Erano passate un paio d'ore da quando Harriet era ritornata a casa sua dicendo che avrebbe vuotato il sacco, che avrebbe detto ad i suoi genitori che ci amiamo. Io ero in ansia, diceva che sarebbe venuta subito da me dopo aver parlato con loro ma ancora non si faceva vedere. Nessun messaggio. Nessuna chiamata. Nulla.
Passeggiavo avanti e indietro per il soggiorno, aspettando. Quando ad un certo punto il suono del campanello attirò la mia attenzione, mi diressi di scatto verso la porta, aprendola sorridendo. Sorriso che si spense quando vidi Harriet, bagnata fradicia e con lo sguardo rivolto al pavimento come una marionetta. Tremava.
"Harriet... che succede? Dove..."
Lei si gettò verso di me abbracciandomi forte. I miei vestiti diventarono umidi a contatto con quelli bagnati di Harriet. Sul pavimento lasciava una pozza d'acqua. Harriet cominciò a piangere, singhiozzando senza controllo sulla mia spalla.
"Harriet. Che è successo?"
Dissi io cercando di dare un tono di voce fermo e rassicurante alla mia voce. Ma ne uscì un suono tremolante ed insicuro.
"L-lo sapevo. N-ne e-ero sicura..."
Mi strinse più forte e continuò a piangere, solo più rumorosamente.
Lee si alzò guardandomi
"Vado a preparare della camomilla. Aiuterà"
Disse lui sparendo in cucina. Aveva trovato una scusa per lasciarci da sole. Lasciai sdraiare Harriet sul divano, ma lei non mi lasciava; quindi mi sdraiai con lei.
"Puoi dirmi che è successo?"
Lei singhiozzò più forte contro la mia spalla. Le accarezzai i capelli con dei movimenti lenti, per farla rilassare un pò. Vederla così mi sembrava davvero strano, di solito sono io quella che piange delle due.
Vorrei farla sentire meglio, ma non credo che riuscirò a farcela. Sono sempre stata una frana nel consolare le persone.
Harriet
"Mamma, papà. Devo dirvi una cosa importante"
Loro alzarono lo sguardo dall'articolo di giornale che stavano leggendo. Mi sorrisero. Ciò mi rese, se possibile, ancora più nervosa.
"Mamma, papà. Devo dirvi una cosa importante."
Loro aspettavano ardentemente una risposta. Con il sorriso ancora stampato sul volto.
"Io sono fidanzata. Ma non con Lee"
Il sorriso abbandonò il loro volto, ora mi guardavano non capendo ciò che cercavo di dire.
"Con chi allora?"
Chiese mio padre, spazientito. Mi osservava con sguardo truce, morsi il mio labbro inferiore facendo un passo indietro.
"Con sua sorella Honey. Sì. Sono lesbica"
Mia madre scoppiò in un pianto disperato e mio padre mi guardava con disapprovazione, le labbra serrate e le mani strette a pugno.
"Non guardatemi come se fossi un rifiuto! Acettate la realtà!"
Mia madre prese a singhiozzare più forte, balbettando frasi sconnesse con il volto tra le mani.
"Ho fallito come madre... e adesso? Io avrei voluto dei nipotini. Una famiglia normale"
Il modo in cui lo disse fu una pugnalata al cuore. I miei occhi si inumidirono. Facevo schifo ad i miei genitori, loro non volevano più il sangue del loro sangue per una piccolezza.
"Vai via."
Disse mio padre, il volto contratto come se si stesse trattenendo dall'urlare. Rimasi al mio posto guardandoli con disprezzo.
"Ho detto di andartene!"
Lui si alzò dalla sedia con uno scatto indicando la porta e mia madre lasciò andare un singhiozzo più forte degli altri. Strinsi i pugni
"Siete marci! Mi disprezzate perché sono ciò che sono! Odiate vostra figlia per una cosa così poco importante come l'orientamento sessuale!"
Sputai contro di loro del veleno. Il mio cuore batteva troppo velocemente, avrei voluto che mi accettassero. Che mi volessero ancora bene, forse ho preteso troppo.
"Tu non sei più nostra figlia!"
Urlò mio padre. Un silenzio opprimente si impossessó della stanza. Me ne andai non portai nulla con me, neanche il cellulare. Diluviava ed io non avevo l'ombrello. Corsi verso la prima persona che mi venne in mente. Honey...
***
Mi svegliai, ero nella stanza di Honey e Lee. Honey mi abbracciava e dormiva appoggiata alla mia spalla. Allora non era un sogno...
Era buio, probabilmente erano le tre di notte, forse più tardi.
Non mi riaddormentai. Restai li, a fissare il soffitto con la persona che amo accanto. L'unica persona che probabilmente mi avrebbe sostenuta sempre
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