Jules
Ci sediamo al nostro tavolo. Il menu è vario, si passa dai primi ai secondi ed in ultimo le pizze.
Sotto consiglio di Charles decidiamo entrambi di prendere quest'ultima.
Charles prende una pizza margherita, dice che per il momento non può permettersi di mangiare schifezze. Io invece prendo la pizza margherita con le patatine fritte.
Intanto che aspettiamo il cibo rimaniamo entrambi in silenzio, godendoci il momento.
Ci guardiamo solamente negli occhi, sorridendoci a vicenda. Sembriamo due ragazzini alla prima cotta. Per lo meno per me è così.
Non sono mai uscita con nessuno, se non con Lewis. Non ho mai fatto nessun tipo di esperienza con i ragazzi, nemmeno un semplice bacio. Spero di trovare la persona giusta con cui fare tutto questo. Ho voglia di stare con qualcuno, di sentirmi amata e di amare qualcuno.
<<Ecco a voi le vostre pizze>> il cameriere ci interrompe appoggiando sul tavolo davanti a noi le nostre pizze. <<Buona appetito!>>
<<Grazie!>> rispondiamo all'unisono io e Charles.
<<Allora, ti stai divertendo?>>
<<Si, sto benissimo. Grazie davvero per tutto>>
<<Non devi ringraziarmi, mi fa piacere>> mi risponde facendo l'occhiolino.
Dopo aver finito di cenare, il cameriere viene a portare via i nostri piatti vuoti. La pizza era davvero squisita.
<<Cosa vi porto come dessert?>> ci chiede.
Controllo un'ultima volta la lista dei dolci ma alla fine non cambio idea. <<Per me il gelato al cioccolato, per favore>>
<<Anche per me, grazie>> risponde Charles.
È un po' che non passavo una serata fuori, escludendo quelle con Lewis. È il mio migliore amico per cui sono abituata ad uscire con lui.
Questo è il mio primo vero e proprio appuntamento, non ho mai sentito le farfalle nello stomaco come in questo momento. È una sensazione piacevole, come se camminassi a tre metri da terra.
Vorrei essere nella testa del monegasco qui a fianco per capire quello che sta provando, se per lui è una semplice uscita o se potrebbe essere qualcosa di più.
Dopo aver cenato, Charles mi prende per mano. Si, ogni volta che ne ha l'occasione lo fa, e a me non dispiace per nulla. Le nostre mani si incastrano perfettamente, come se fossero state create apposta l'una per l'altra.
Camminiamo sotto al sottopassaggio ed usciamo davanti alla tribuna centrale.
Saliamo circa una decina di gradini poi ci sediamo.
Ormai è diventata notte, le luci si sono quasi spente tutte. In lontananza vediamo solo le luci che portano al paddock e quelle sopra di noi che illuminano le tribune.
Charles è diventato irrequieto, nonostante sia seduto fa lo stesso gesto che faccio io quando sono nervosa, inizia a muovere in continuazione la gamba destra. È come se volesse dire qualcosa ma non lo fa. Decido di fare il primo passo.
<<Che succede Charles? Sei diventato silenzioso tutto in un colpo>>
Mi avvicino un po' di più a lui. Le nostre ginocchia si toccano. Prendo le sue mani nelle mie. Charles si raddrizza e fissa i box dall'altra parte della pista.
<<Io e Jules eravamo soliti sederci qui, sulle tribune, a parlare dei nostri progetti futuri>>
<<Ti manca tanto vero?>>
Dio mio Winter, che domanda di merda.
<<Non sai quanto..>> gli vengono gli occhi lucidi. Fa un piccolo sorriso poi mi guarda. <<Quel maledetto giorno lo ricordo come se fosse ieri>>
Non so se sono pronta a rivivere quella giornata, me la ricordo anche io come se fossi ieri. Non voglio interrompere Charles, quindi lo invito a continuare.
<<Ero nel suo box per assistere alla gara. Era così emozionato ad avermi lì. Mi ricordo che pioveva come se non ci fosse un domani, ovviamente lui era tra quelli che erano contrari sul disputare la gara ma sappiamo tutti che quelli ai piani alti non erano dello stesso parere, per loro la situazione non era così critica da annullare il gran premio.
Prima di salire sulla sua monoposto gli augurai buona fortuna e ci stringemmo nel nostro solito abbraccio portafortuna.
Era il 42° giro, Sutil uscì di pista con la sua Sauber. Ricordo solo che poco dopo sbucò la monoposto di Jules che finì addosso alla gru che stava spostando la Sauber.
L'unica cosa che uscì dalla mia bocca fu un urlo, non avevo riconosciuto nemmeno la mia voce. Ero lì ma era come se non ci fossi, non so come spiegarti.
Tutti al suo box eravamo incollati agli schermi. Ricordo che cercarono varie volte di contattare Jules via radio ma nessuno ottenne mezza risposta.
Da quel giorno in poi ho passato tutti i giorni al suo capezzale, non mi allontanavo nemmeno per mangiare. La sua stanza era diventata la mia seconda casa, passavo più tempo con lui piuttosto che a casa mia con la mia famiglia.
E poi arriva il 17 Luglio, quel maledetto giorno. Se fosse per me, potrebbe benissimo essere cancellato dal calendario.
Quel giorno non ho perso solo un amico, ho perso un fratello, era come se mi fosse stato tolto metà cuore.
Per un paio di giorni rimasi chiuso in casa, non volevo vedere nessuno, nemmeno la mia famiglia.
Poi un giorno tornai in me e pensai che Jules non avrebbe voluto che io buttassi tutto all'aria, così piano a piano ho iniziato a correre di nuovo, anche per lui>>
Quando Charles finisce di parlare sta piangendo.
Non l'ho mai visto così, mi fa male però vederlo così, non posso capire fino in fondo come possa essersi sentito.
Lo stringo a me e gli accarezzo piano a piano la schiena. <<Mi dispiace, non sai quanto. Sono sicura che Jules ti stia seguendo da lassù e sicuramente sarà fiero di te. Lui lo sa, quando vinci una gara, una parte della vittoria è anche per lui. Fisicamente lui non c'è più ma è come se lo fosse>>
<<Grazie Winter, avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno. Davvero, grazie>> mi sussurra.
Appoggia la sua testa sulle mie gambe e da quella posizione posso accarezzarlo meglio, con delicatezza, come se fosse fatto di vetro e potesse rompersi da un momento all'altro.
Charles merita tanto, merita tutto il bene di questo mondo, merita di arrivare in alto, non solo per lui ma anche per Jules e suo padre. Saranno sicuramente fieri di lui.
Charles ed io abbiamo una cosa in comune, il dolore. Nonostante questo siamo diventati più forti, siamo cresciuti e ora finalmente avremo tutte le nostre rivincite contro questa vita che è stata dura con noi.
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