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6. you can't hide

E guardai fuori dal finestrino, come se questa fosse una cosa di vitale importanza da fare una volta saliti barcollanti su di un mezzo di trasporto, solita roba da cliché- terrei a precisare.

La pioggia bussava imperterrita contro il finestrino, e una volta che si ci apprestasse a sporgersi maggiormente con l'intento di osservare l'esteriorità, la bella città degli angeli faceva rabbrividire. Le piccole goccioline d'acqua piovana, non erano più tanto piccole, data la difficoltà che le ruote della mitica Range Rover nera su cui sedevo attuavano nel muoversi.
Appoggiai la mia schiena sullo schienale del sedile e guardai il paesaggio mantenendo un rigoroso silenzio. Le strade erano davvero inagibili e alquanto isolate, la situazione era davvero delle peggiori, le uniche auto in vista erano coloro che erano state parcheggiate senza alcun conducente all'interno con le mani restie sul manubrio.

«Allora, dove devo andare?»

Zayn con la sigaretta ancora stretta fra le sue labbra, si voltò verso di me attendendo una risposta. Più l'osservavo ed in me appariva la classica scena della febbre del sabato sera: era tutta apparenza quella che si manifestava in me, ma con quel sorriso seducente, dava l'impressione di un Don Giovanni, insomma, come al giorno d'oggi si lascia intendere. Mancava il sottofondo di Stayin' Alive dei Bee Gees che con le loro note rendevano quella scena un film più clou dei classici degli anni 90'.

Sentii uno sguardo persistente su di me, come fosse fuoco, perciò mi venne inevitabile interrompere la trance in cui ero assopita.

«Lungo la Beverly Boulevard, devi percorrere tutto dritto fin quando non arrivi davanti  ad una casa rossa.» Dissi sicura di ciò legando i miei capelli in una crocchia disfatta, vidi il moro alternare lo sguardo fra me e la strada per poi proferire parola. Osservai la mia capigliatura dallo specchietto dell'auto e sistemai qualche ciuffetto tendente a cadere in basso.

«Dimmi quando vedi questa casa.. »

Annuii infine stringendomi al mio cappotto, le temperature erano molto basse. Non per essere esagerata ma secondo le mie di previsioni avrebbe potuto nevicare.

«Hai freddo?» Lo sguardo irrigidito di Zayn si mostró, lo osservai scuotendo la testa prontamente irrompendo così ogni forma di dialogo venutasi a creare. Era la seconda volta che in una giornata mi chiedeva la stessa domanda con premura.

«No, no, solo un brivido..» Ammisi, mentre osservai i suoi movimenti, si prostó in avanti accendendo la stufa e regolandola verso di me benché avessi negato la realtà dei fatti.

«Allora... » Poggiai le mani lungo le mie gambe.

«uhm.. Quanti anni ha tua sorella? È grande?» Domandai giocherellando con il bracciale di stoffa al mio polso. Sentii ridacchiarlo, poi, con la coda dell'occhio lo perquisii.

«Ha sei anni...» Continuó a sorridere al pensiero del sangue del suo sangue. Fui intenerita da quella scena che sorrisi a trenta due denti osservandolo, o meglio, continuando quella partita di sguardi a chi perdeva prima.

«Perché sorridi?» Osservando la strada proferì questa domanda. Mi stava osservando con la coda dell'occhio ed io sbadata avevo portato lo sguardo altrove sicura della presenza d'un rossore sulle mie guance.

«Niente di chè, sembri  molto premuroso ..» Sorrisi abbassando lo sguardo, stavolta lo voltò verso il mio osservandomi incessantemente, ma poi una botta e risposta da parte di Lydia mi invoglió a distogliere lo sguardo da quegli occhi marroni. Di nuovo.

«È Lydia, ehm... va tutto bene. » Tossii a causa della mia voce roca uscita in quel momento.

Passando lungo alcuni vialetti la visuale degli alberi contornati da quel verde acceso era aberrante, una catasta erano accasciati al suolo. Il cielo era diventato d'un nero da far paura, un isolato più avanti si notava la presenza di un grosso incendio scaturito da un fulmine, si pensò. Indietreggiai spaventata per la potenza che il corso della natura, delle volte, prendeva. Vidi, infine, Zayn rallentare appena fu arrivato nella Beverly Boulevard.

«Ecco Zayn, è quella la casa..»

Dopo aver sorvolato una serie di abitazioni, d'un tratto, notai la casa della signora Wilson apparire,  come fosse avvenuta una magia e invogliai Zayn ad accostare. Due luci erano accese, si potevano intravedere dalle finestre lasciate scoperte dalle tende. Un vialetto in legno curato e contornato da una folta valanga di margherite.

«Aspettami qui, vado e torno..» Sfiló il suo giubbotto di pelle nero restando con una maglietta a maniche lunghe d'un bianco sporco, aprì lo sportello e corse più veloce che poté incontro a quel vialetto, evitando, o per lo meno, cercando di non bagnarsi del tutto.

Un tuono mi risveglió dai miei pensieri e provai a spostarmi dal finestrino.
Era dalla tenera età di sei anni che i temporali mi incupivano e allo stesso tempo incutevano paura, ricordo ero solita nascondermi sotto le coperte della camera di mamma e papà, mi sentivo in un certo senso protetta, sotto un abbraccio caldo, sotto un qualcosa di confortante che mi proteggesse da tutte queste raffiche di fuoco. E già, raffiche di fuoco, la mia si che era una mente fervida.

Il tempo sembró passare come acqua sotto i ponti, con una velocità accelerante tanto che lo
sportello posteriore si aprì e Zayn, con una bambina fra le braccia, si mostró. La teneva stretta, poi le si avvicinò maggiormente posandola delicatamente nel sedile posteriore  chiudendosi alle spalle lo sportello.

Mi voltai osservando la bambina, lo sguardo affranto e colmo di lacrime, due occhi marroni, identici a quelli di Zayn e dei lunghi capelli castani. Il suo viso era impaurito e il suo essere spaesato.

«Hey piccola, stai tranquilla..» Mi voltai e le poggiai una mano sulla sua gambina scoperta, osservó il mio gesto e abbassando lo sguardo poggió la sua piccola mano sulla mia.
Nel frattempo Zayn era salito in macchina, i capelli bagnati fradici e la maglietta al contempo lasciava intravedere tutti i suoi muscoli. Piccole goccioline pendevano dal suo viso.

«Sei tutto bagnat-!» Feci per prendere il suo giubbotto di pelle nero per poggiarlo sulle sue spalle, ma lui scosse la testa interrompendomi con tono altezzoso quasi.

«Oh ma non mi dire..» Ridacchió sarcasticamente afferrando un ennesima Marlboro e portandola fra quelle sue consumate labbra.

«Stiamo andando a casa non preoccuparti ma belle, puoi invece metterlo a  Jellybean...» Lo sguardo premuroso nei confronti della sorella mi faceva ricredere in lui ogni volta, benché il suo atteggiamento riusciva ad irritarmi con quelle sue frasette. La scontrosità era un nuovo aspetto che avevo afferrato del nuovo Tony Manero del ventunesimo secolo.

«Mi preoccupavo per te.» Sbuffai.
«Ma sai? Hai ragione, che mi importa alla fine?  Uno: non ti conosco, due: Sei abbastanza grande da assumerti le tue responsabilità.» Asserii in modo calmo e subito, lo sentii ridere con la cicca fra i suoi denti, poi mi voltai indietro e provai a coprire la bimba che aveva di già chiuso gli occhi.

«Oh, mamma non ti ha detto di non salire nelle macchine degli sconosciuti?» Mi fece un occhiolino e poi accese la sua sigaretta con un accendino restante sopra il cruscotto. Ma prima che potessi replicare..

«Cazzo!» Improvvisamente imprecò fino a portare le mani al viso per sfregare i suoi occhi. Cercai di capire il suo essere e osservando meglio ciò che si prestava dinnanzi a me vidi un grosso albero caduto in mezzo alla strada, bloccante il passaggio.
Fece marcia indietro e percorse un'altra strada più velocemente che poté.


Silenzio.

5 minuti.



Solo silenzio.



«Jellybean tutto okay?» Chiese guardando la strada, ma nessuna riposta vi fu come riscontro. Mi voltai cercando di osservare e la vidi non reagire, dormire credetti.

«Tranquillo, sta dormendo..» Lo rassicurai.
«È davvero molto bella..» Mi lasciai scappare osservandola. Le sistemai meglio il giubbotto di Zayn e tornai ad osservare la strada mentre lui, concentrato, non si prestò a calcolarmi.

«Stiamo andando a casa mia.» Disse con la sua voce roca, era cambiata qualcosa, l'aria s'era fatta più tesa e anche lui, aveva cambiato modo di relazionarsi del tutto.

«Certo Zayn! Come vuoi Zayn.» Incrociai le braccia al petto visibilmente irritata. Il resto del tempo lo passai, come dicevo anzitempo, ripercorrendo un cliché, osservando drasticamente il finestrino fin quando non attesi e finalmente mi capacitai del fatto che l'auto aveva accostato.
Alzai lo sguardo trovandomi dinnanzi una grande casa. Le mura erano bianche ed una recinzione del medesimo colore le attorniava.

«Puoi prendere JB ed entrare in casa?» Mi porse le chiavi, annuii senza replicare, prima che lui spegnesse le luci della sua auto aprii lo sportello uscendo dalla Range Rover e afferrai fra le mie braccia Jellybean inerte, fu un attimo e Zayn mi raggiunse levandomi il peso dalle braccia così che potei aprire la porta di casa sua.

[...]

Il calore fu la cosa che mi invase maggiormente rispetto all'esterno anche se il freddo continauava a persistere, una casa molto carina al suo interno, dedussi lui viveva qui da solo dato il tocco di stile e allo stesso modo lo spazio non enormemente grande che la casa si prestava a manifestare.

«Dammi dai, sei tutto bagnato.» Mi voltai verso Zayn e gli aprii le braccia in modo che potesse darmi sua sorella.

«Andiamo al piano di sopra che accendo il camino, le temperature sono molto basse.» Lo seguii salendo le scale fin quando non ci ritrovammo in un salotto molto carino, più piccolo di quello del piano superiore. Le pareti erano d'un giallo ocra e un grande divano di pelle marrone prendeva spazio in quel piccolo atrio.
Aprí una porta e mi invoglió ad entrare.
Prima di osservare scrupolosamente la stanza poggiai su di un letto la bambina.
Mi feci un po' indietro e vidi Zayn avvicinarsi e svegliarla dolcemente.

«JB, hey, sono qui piccola svegliati.» Prese la mano della piccola e l'accarezzò dolcemente, un piccolo lamento e lei si sveglió.
Aprì i suoi occhietti e abbracció forte il moro.

«Cosa ti senti piccola?» Gli domandó Zayn dolcemente carezzando una guancia dolcemente.

«... ho tanto freddo, e mi fa tanto male la testa..» Rispose flebilmente. «Vado giù a prenderti qualcosa così starai meglio, nel frattempo Belle ti farà compagnia, d'accordo?» Sorrise mostrandosi convincente e la vide annuire per poi scendere in fretta e furia al piano inferiore.
Restai sola con la bimba, .... Jellybean che mi osservó accennando un sorriso visibilmente vergognata per l'imbarazzo.

«Te lo hanno mai detto che sei una bimba bellissima?» Le domandai ridacchiando tentando di tirarle su il morale, sorrise, stavolta a trenta due denti.

«Zayn me lo dice sempre..» Tossí. «E tu pure sei molto bella, di solito le fidanzate di Zayn sono tutte piene di cose in faccia, sono convinte anche che sia sempre estate..» Disse ed io ridacchiai fragorosamente, non potei fare a meno di sorridere nuovamente per la concezione che la bambina aveva di quelle ragazze, come sapeva in parole povere descrivere ciò che realmente erano, confermando la mia visione di donnaiolo.

«Tu sei diversa invece.. sei molto semplice, molto bella..» Sorrise, le strinsi la mano e la coprii meglio con una coperta lí di fianco, ma come habitué prima di poter replicare dicendo che io non ero la sua ragazza venni preceduta.

«Bella di nome e di fatto, aggiungerei JB..»

Questa frase dettata con sicurezza provenne da Zayn, il quale se ne stava fermo, accanto alla porta con un bicchiere in vetro fra le mani.
Mi voltai un po' lusingata e lo vidi avvicinarsi alla sorella.

«Bevi questo e metteti a dormire, presto starai meglio.» Lasció un bacio sulla fronte e le sistemó meglio la coperta per poi voltarsi verso di me riprendendo il secondo tempo di quella partita all'insegna di occhiate senza fine.

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