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14☕︎•𝔥𝔬𝔴 𝔱𝔥𝔢 𝔳𝔦𝔩𝔩𝔞𝔦𝔫𝔰 𝔞𝔯𝔢 𝔪𝔞𝔡𝔢•☕︎

𝐷𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒 𝑠𝑡𝑜?
𝐷𝑢𝑒 𝑒𝑠𝑒𝑟𝑐𝑖𝑡𝑖 𝑠𝑡𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑣𝑒𝑛𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑚𝑒
𝐿𝑒 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑏𝑎𝑛𝑑𝑖𝑒𝑟𝑒 𝑒 𝑎𝑟𝑚𝑖 𝑠𝑒𝑚𝑏𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑙𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑒
𝑈𝑛𝑜 𝑑𝑖𝑐𝑒 𝑙𝑎 𝒗𝒆𝒓𝒊𝒕𝒂́, 𝑙'𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜 𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆
𝐸𝑛𝑡𝑟𝑎𝑚𝑏𝑖 𝑐ℎ𝑖𝑎𝑚𝑎𝑛𝑜 𝑖𝑙 𝑚𝑖𝑜 𝑛𝑜𝑚𝑒
[...]
𝐶𝑖 𝑙𝑎𝑠𝑐𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑐𝑜𝑛𝑣𝑖𝑛𝑐𝑒𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑖̀ 𝒇𝒂𝒄𝒊𝒍𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆
𝑄𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑙𝑒 𝑙𝑖𝑛𝑒𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝒔𝒇𝒖𝒎𝒂𝒕𝒆 𝑒 𝒔𝒃𝒊𝒂𝒅𝒊𝒕𝒆
𝑁𝑒𝑠𝑠𝑢𝑛𝑜 𝑖𝑛𝑖𝑧𝑖𝑎 𝑚𝑎𝑖 𝒄𝒐𝒔𝒊̀
𝑴𝒂 𝒆́ 𝒄𝒐𝒔𝒊̀ 𝒄𝒉𝒆 𝒏𝒂𝒔𝒄𝒐𝒏𝒐 𝒊 𝒄𝒂𝒕𝒕𝒊𝒗𝒊
-𝐌𝐚𝐝𝐚𝐥𝐞𝐧 𝐃𝐮𝐤𝐞

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𝑀𝑒𝑟𝑐𝑜𝑙𝑒𝑑𝑖̀ 𝐴𝑑𝑑𝑎𝑚𝑠'𝑠 𝑝𝑜𝑣 ✍︎

Il calore delle sue braccia che la sorreggevano, fu l'ultima cosa che sentì, prima di venir trasportata in un altro mondo, in un universo che non potevaa controllare.
Le visioni, l'avevano perseguitata negli ultimi anni. Avevano rappresentato per lei un incubo che si ripeteva continuamente e non in senso buono.
Per la corvina erano, e rimarranno, il suo più grande nemico, anche se in alcuni casi l'avevano aiutata risolvere fitti misteri e a smascherare crude verità.
La paura, di vedere davanti a sé un futuro o un passato che non si può comandare, sentirlo sulla propria pelle come se lo si stesse vivendo, era ciò che lei stava ancora provando ad accettare se stessa. Lei, antagonista di ciò che la rendeva reietta.

C'era la nebbia, attorno a Mercoledì. Una nebbia fitta che le oscurava quasi del tutta la vista, portandola ancora di più a sprofondare nell'oblio dell'ignoto.

"Mercoledì", la chiamò una voce, che le parve di aver già udito in precedenza.

Girò attorno a sé stessa, cercando di individuare il proprietario di quel richiamo, o meglio la proprietaria, dato che si trattava di una voce di una donna.
Vide solo i contorni di alcune tombe, ma non simili a quelle del suo cimitero di famiglia, erano più semplici, più sporche e mal curate.

"Mercoledì Addams" udì di nuovo e seguì il suono, in cerca di un volto.

Questa volta, la vide. E dopo tanto tempo, riprovò una sensazione di rabbia tale che per poco non perse il controllo di sé stessa. Capelli rossi, occhiali, stivali sporchi di fango e il sorriso più falso che ci fosse: la professoressa Thornill, Laurel Gates dopo i fatti avvenuti, era davanti alla giovane Addams, in tutta la sua malvagità.

"Lo sapevo, che prima o poi io e te ci saremmo ritrovate" disse la donna e curva dopo le labbra in un ghigno divertito.
Mercoledì non ribatté, quello era il peggiore tabù che potesse vivere.
"Devo dire che per essere una ragazza tanto intelligente e sveglia, sei stata proprio sciocca. Mi hai uccisa, ora ha dei grandi poteri, di conseguenza delle grandi responsabilità" continuò, aggirando il corpo della corvina, senza smettere di guardarla.

"Di certo non li userò come ha fatto lei", Mercoledì riuscì a rispondere, chiamando a sé la sua parte coraggiosa e impassibile che l'aveva sempre accompagnata in quegli anni, ma che ora le mancava.

"Oh, quello è certo, dato che vedo che non hai perso tempo a portarti a letto il signorino Galpin" ribattè, ridendo alla sua stessa frase.

"Tu, non devi nemmeno osare pronunciare il suo nome, dopo quello che gli ha fatto".

"Mercoledì Addams, certo che da te tutta questa debolezza non me l'aspettavo. Difendere un ragazzo, che per giunta ti ha tradita a quasi uccisa? Qualcuno che fin da subito aveva in mente di mettere le sue mani attorno al tuo collo e farti tacere per sempre? Sciocca, sciocca sei. Ti credi tanto superiore a tutti perché esterni i tuoi sentimenti, invece avvicini dei mostri a te così facilmente. Come fai a credere, te che analizzi sempre tutto, che lui non ti abbia mai voluta morta, che fosse soltanto colpa mia?".

Mercoledì aprì la bocca in vano, non riuscì a far uscire alcun suono, paralizzata dalle parole che la Gates le soffiava in volto. Non credeva a ciò che le dicevano gli altri, doveva raccogliere le sue prove da sola e crearsi una propria opinione.
Eppure, c'era un dettaglio, delle parole della donna, che la colpirono più di altre. Lei non aveva mai chiesto, concretamente, a Tyler ciò che lui pensava di lei cinque anni fa. Se era recitazione o verità ciò che aveva messo in atto. Si era lasciata trasportare da un'improvvisa forza che l'attirava a lui. Mercoledì Addams aveva veramente passato una settimana tra baci e desideri, con una persona che non vedeva da anni, e di cui l'ultimo ricordo era stato di averlo odiato più di chiunque altro?

"Quello non è amore, Mercoledì" sussurrò la Thornill al suo orecchio, con un tono che solo i cattivi delle fiabe sanno fare. Un tono che le ricordò Tyler alla centrale di polizia,"Sei attratta da lui, lui è attratto da te. Avete un legame concreto che vi lega. Tu lo desideri, perché sai di avere il controllo sulle sue azioni".
"Non è vero".
"Oh, sì invece. Ti sfido a negare che non senti quel senso di potenza a poter comandare qualcuno, che per giunta ti aveva ferito, di poterlo sottostare completamente a te, ai tuoi ordini, alle tue regole...ai tuoi giochi. Di poterlo guidare sulla tua pelle e farti sentire desiderata. Di avere una marionetta da usare in tutti i modi che vuoi. Ti sei mai chiesta se, tutti i baci che ti ha dato, fossero davvero suoi e se non fossi stata tu a imporgli segretamente di farlo?".

Le sue mani pallide da morta si appoggiarano sulle spalle di Mercoledì, mentre le labbra erano vicine al suo orecchio, intentea confessarle quegli amari pensieri.
La corvina cercò di reprimere con tutta se stessa il battito del suo cuore, che incontrollato si scontrava contro il petto. Le immagini descritte dalla magera le si proiettarono una ad una davanti ai suoi occhi, le fecero contorcere il ventre, in una ribellione delle farfalle che stavano al suo interno. Gli occhi si fecero lucidi, le labbra curve verso l'alto in un sorriso di potenza.
Tyler Galpin, era l'oggetto della sua struggente disperazione e della sua invincibile potenza. Qualcuno che non sapeva se aveva modellato o meno, eppure un po' di quelle parole le colse sul serio.
Si sentiva un castello in rovina che stava crollando, un fulmine che espandeva la sua luce nel cielo, per poi spegnersi subito, una rosa dai petali rosso fuoco, ma cresciuta nel freddo abbraccio della neve.

"Mercoledì Addams, tu sei la padrona dell'Hyde. Siete tu e lui, ora" disse un'ultima volta Laurel, prima di svanire lentamente nella nebbia.
La corvina per la prima volta realizzò che dono aveva, quale destino le era capitato.

E mentre la visione iniziò piano piano a svanire, sussurrò a se stessa: "Siamo io e l'Hyde".

Nota autrice:
Capitolo breve e inaspettato...persino per me.
Il mio ruolo da scrittrice è sempre stato quello di trascrivere ciò che i personaggi mi dicevano, di raccontare la loro storia. Sono solo una posizione secondaria, in tutto questo. Oggi mi hanno stupita, perché i miei progetti sono stati distrutti in una conclusione non pianificata.
Che dire, ci vediamo al prossimo capitolo!
Lily

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