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Chapter 19: Goddess

Kelly Russell

"Okay, Russell, ora bando alle ciance che già non ti ho tempestato di telefonate solo perchè ritengo sia qualcosa che mi devi dire di persona" annuncia Angel non appena entro nella sua cucina, leggermente a disagio all'idea di raccontarle la situazione in cui sono impergolata.

Non credo sia una cosa da tutti i giorni scoprire che la tua migliore amica è la sugar baby di un ragazzo che ha sette anni più di lei e che è così ricco che potrebbe tranquillamente comprarsi mezza New York, ma conosco Angel, so che una mentalità aperta quanto la sua sia difficile da trovare, e proprio per questo motivo prendo un respiro profondo prima di parlare.

"Diciamo che... Sono la sugar baby di Luke Hemmings?" affermo, ma la mia sembra più una domanda mentre guardo la reazione di Angel che è più sconcertata che giudice.

"Luke Hemmings è un nome che non mi è nuovo, ma non avrei saputo collegare un viso finchè non ho visto quell'Adone venire e salvarti dal mostro cattivo -tua madre- come nelle favole" commenta, passandomi poi una delle tazze di caffè che ha preparato, facendomi arrossire leggermente, un solo secondo che però non passa inosservato.

"E questo Adone riesce anche a farti arrossire, chi l'avrebbe mai detto" aggiunge, stavolta con un sorriso malizioso che mi fa alzare gli occhi al cielo.

"Ecco perchè non ti racconto mai nulla, Angel. Sei impossibile".

"Mi ami per questo, e ami farmi da voce della coscienza, quindi non fare tanto la sostenuta. Ormai sei condannata ad avermi come amica per il resto della tua vita" sorride, entusiasta, prima che il suo sguardo si faccia più curioso, ma non dice niente perchè sa che ho capito cosa vuole, e così le racconto per filo e per segno quello che è successo tra me e Luke, come ci siamo conosciuti, la faccenda del rosa, persino di Wendy e di Montecarlo, guardandola ascoltarmi come una bambina a cui stanno raccontando una favola.

"Sembra un libro. Davvero, Kelly, sembra quasi una fiaba. Soprattutto perchè si vede che tu sei innamorata di lui e che lui lo è di te, ma non ve lo dite e ve lo dimostrate soltanto con piccoli gesti. Avete una relazione che ha una leggerezza così... Surreale. È meraviglioso" sospira Angel non appena finisco di parlare, facendomi corrugare le sopracciglia.

"Cosa intendi con leggerezza?".

Angel sorride, spostando una ciocca di capelli corti biondi dietro l'orecchio, sollevando poi due dita: "sono dell'idea che ci siano due tipi di persone al mondo. Le persone leggere, come te e Jordan, che siete sagge ma, allo stesso tempo, vivete le cose con leggerezza, senza la pesantezza di mille parole. Per voi i rapporti sono gesti e frasi non dette, amori vissuti silenziosamente e emozioni frizzanti. E poi, ci sono le persone dense, come siamo io e Chanel. Noi non siamo in grado di avere una relazione leggera e soffice, abbiamo bisogno di densità per sentirci a nostro agio, abbiamo bisogno di parole forti, anche violente, di gesti urlati e frasi taglienti. La relazione tra me e Michael è piena di densità perchè non esiste un momento in cui uno non sappia cosa pensa l'altra, perchè abbiamo questo rapporto in cui anche i silenzi parlano e gridano, e tutto è denso, esattamente come noi. Tu e Luke non siete così, vivete i sentimenti poco alla volta, li scoprite piano piano e vi aspettate l'un l'altra. È bellissimo, Kelly".

Rimango sorpresa delle sue parole, capendo cosa intende dire solo alla fine, scuotendo poi piano la testa: "Luke non è innamorato di me. Sono solo la sua sugar baby. Quando il contratto scadrà, la sua attenzione per me sarà svanita".

"Ed è qui che ti sbagli. Guarda le piccole cose, i piccoli gesti. L'ho capito io guardandolo venire a salvarti per meno di un minuto, puoi capirlo anche tu".

"Se ne sei convinta, Angel" mormoro, sentendo poi un dito toccare piano la mia guancia, affondarci dentro, sollevando lo sguardo su Angel che sorride allusiva.

"Comunque, non hai negato di essere innamorata di lui, lo sai?" Domanda, maliziosa, ed io sento le guance farsi calde a quel commento.

Non ho negato perchè so che ha ragione, anche se non voglio ammetterlo a me stessa o dirlo a voce alta.

Non ho negato perchè so esattamente cosa provo, e questo mi spaventa come mai prima.

Perchè una volta che fai crollare le tue mura, quello che ti attende dall'altra parte ti terrorizza.

Ed io non so se sono pronta a superare le macerie e fare un passo fuori dal mio castello.

"Aspetta un secondo" annuncia Angel, come se si fosse appena ricordata di una cosa, "hai detto Luke Hemmings, giusto?".

"Sì, Luke Hemmings... Perchè?" Domando, confusa, guardandola prendere il cellulare dalla tasca dei jeans e digitare velocemente un numero di telefono prima di portarlo all'orecchio.

"Michael, come hai detto che si chiamava il tuo tutore?" La sento domandare, e Michael deve darle la risposta che aspettava perchè spalanca gli occhi, ringraziandolo e dandole appuntamento a più tardi prima di chiudere la chiamata, guardandomi non poco stupita.

"Kelly, Luke Hemmings è il tutore di Michael" dice, stupita, facendomi quasi soffocare con il caffè che mi va di traverso.

Tossisco, ritornando in me dopo qualche secondo, guardandola con lo stesso identico stupore: "cosa?".

"La storia di Michael è complicata e neanche io la conosco benissimo, ma so che Luke è il suo tutore legale. Vive con lui, anche se ultimamente è molto spesso qua... Non te ne sei mai accorta?" Domanda, ed io scuoto piano la testa quando un campanello suona nella mia testa.

"Ma certo, la porta" mormoro tra me e me, sbattendomi una mano in fronte, guardando Angel corrugare le sopracciglia.

"Che porta?".

"La porta del loft di Luke che è sempre chiusa. Mi ha detto di non entrare, pensavo fosse uno sgabuzzino... È strano scoprire che in realtà ci vive qualcuno, il tuo ragazzo, per giunta".

"Vero, il destino ha un senso dell'umorismo perverso... Aspetta, quindi tu e Luke avete sette anni di differenza?".

"Quasi otto" confesso, abbassando lo sguardo, sentendo Angel emettere un fischio: "ragazza, hai vinto la lotteria".

Ho vinto la lotteria finchè Luke non troverà una ragazza migliore di me.

***
Sorrido tra me e me legandomi i capelli sulla testa in modo tale che non scendano, guardando i vari ingredienti sul bancone e sentendo la barista che è in me fare capolino e uscire allo scoperto.

Cucinare è una delle cose che mi è sempre venuta bene, a differenza del resto della mia famiglia.

Erano tutti troppo presi dalla carriera e dagli studi per concentrarsi su qualcosa di creativo e più leggero, mentre io, che allo studio non sono mai stata particolarmente interessata, ho avuto modo di imparare da sola, preparando cene e pranzi.

Mia madre non mancava mai di dirmi che fosse una perdita di tempo, ma quello che diceva non mi interessava, perchè questo è qualcosa che mi fa stare bene, e se mi fa stare bene non ho intenzione di smettere.

E proprio per questo motivo mi sono decisa a preparare qualcosa per cena, sapendo che Luke stasera tornerà più tardi del solito.

Verso il riso nella pentola, sentendolo scricchiolare, girandolo velocemente un paio di volte prima di lasciarlo soffriggere, continuando a tagliare le verdure, quando sento due braccia abbracciarmi da dietro, facendomi sobbalzare appena.

"Che buon odore" mormora Luke a voce bassa, posando baci soffici lungo la curva del mio collo fino alla spalla, facendomi sorridere.

"Avevi detto che saresti rientrato per le sette".

"Ho tagliato corto l'ultimo appuntamento, volevo tornare da te. Sei più carina di una decina di uomini in giacca e cravatta" sussurra lui, ed io scoppio a ridere prima di posare il coltello e girarmi, alzandomi sulle punte per baciarlo sulle labbra, prendendomi poi qualche secondo per ammirarlo in camicia bianca con i primi due bottoni slacciati e pantaloni eleganti, un riccio solitario sulla sua fronte che cade tra i suoi occhi.

"Potresti aiutarmi a tagliare le verdure, allora" propongo, e lui annuisce, arrotolandosi le maniche fino ai gomiti e prendendo posto accanto a me, continuando a tagliare le strisce di peperoni rossi.

"Devo confessarti che è la prima volta che cucino qualcosa. Almeno, che cucino dall'inizio. A volte prendo dei piatti precotti, ma quello non credo sia esattamente cucinare" confessa, ed io mi giro appena verso di lui.

"Come mai? Ci pensava tua mamma?".

Luke scuote piano la testa: "no, in genere a cucinare era sempre la nostra governante, Colette. Era un'ottima cuoca con la passione per la pasticceria, e nessuno di noi aveva il tempo di mettersi in cucina. I miei genitori gestivano la casa editrice, e io e i miei fratelli studiavamo".

"Mi ricorda molto la mia famiglia, erano tutti troppo impegnati per cucinare, finchè a quattordici anni non ho cominciato a farlo io, e da qui è nata la passione. È rilassante... Ma non era esattamente benvisto da mia madre" confesso a mia volta, spostando i peperoni tagliati in una padella, aggiungendo le zucchine e le patate tagliate in precedenza e un filo d'olio, sentendo lo sguardo di Luke su di me.

"Non devi più preoccuparti del passato, Kelly. Se è qualcosa che ti piace fare, è giusto che tu lo faccia. E magari insegnerai anche a me a cucinare qualcosa, in modo da smettere di vivere di surgelati e pasti da microonde" propone, avvicinandosi a me, ed io gli sorrido, annuendo piano mentre verso il brodo nel riso.

Credo che cucinare con qualcuno sia una cosa molto intima, e farlo con Luke, che è ancora vestito da lavoro ma non si preoccupa minimamente di sporcarsi e che è pronto ad appoggiarmi in tutto e per tutto, è qualcosa di nuovo a cui potrei -e vorrei- abituarmi.

"Comunque, potevi dirmelo di Michael" commento dopo qualche secondo, dopo aver aggiunto le spezie alle verdure, girandomi verso Luke che mi guarda, colpito.

"Come sai di Michael?" Domanda, più stupito che altro, ed io mi stringo piano nelle spalle.

"È il ragazzo della mia migliore amica, lo conosco. E oggi stavamo parlando di te perchè voleva sapere chi fosse ad avermi salvata da mia madre e mi ha detto che Michael le aveva confessato che sei il suo tutore. Potevi dirmelo, ma se è qualcosa che ti infastidisce possiamo non parlarne".

Luke sorride appena, scuotendo la testa: "no, no, certo che possiamo parlarne, è solo che non pensavo potessi conoscerlo, anche perchè raramente è qui... Aspetta, quindi la tua migliore amica è la fantomatica Angel? La Naughty Girl?".

"Anche tu perdevi la testa per lei?" Domando, sentendo la pelle pizzicare per il fastidio, non tanto per lei, perchè so che Angel fa girare la testa a mezza New York, quanto per il modo in cui l'ha detto e perchè, in fondo, voglio essere l'unica ad avere le sue attenzioni.

Luke mi stupisce, scoppiando in una fragorosa risata, scuotendo poi la testa e afferrandomi per i fianchi, attirandomi a sè: "no, perchè entravo con Michael al Wild Kitty visto che non aveva ancora ventun anni, e mentre lui aveva una cotta per Naughty Girl che poi si è rivelata essere Angel, io ho notato subito te. Non riuscivo a staccarti gli occhi da dosso... Anche se, quando ti ho parlato, non sei stata esattamente amichevole".

Sorrido a quelle parole, ricordando perfettamente il nostro primo incontro: "beh, tu non sei stato gentile".

"Ma alla fine ti ho difesa da quel maiale".

"Vero, non credo di essermi ancora sdebitata" sorrido, sollevandomi poi per baciarlo piano, sentendo le braccia di Luke stringermi.

"La notte è ancora giovane, principessa".

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