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Erano passate due ore da quando avevo iniziato a lavorare e Lux si era addormentata mentre colorava, sul pavimento. Sorrisi e mi alzai, per poi prenderla in braccio e lasciarle un piccolo bacio sulla fronte.

"Scusa per non essere il padre che vorresti." La cullai a me e mi sedetti nuovamente sulla sedia.

La strinsi tra le mie braccia e la osservai mentre dormiva. Era cosi innocente e tenera. Nella stanza regnava il silenzio, così da poter udire i suoi piccoli respiri calmi e lenti. Si mosse appena sopra di me e le accarezzai i capelli.

"Va tutto bene." Le sussurrai all'orecchio e sorrise debolmente, sentendo la mia voce.

Tornai a lavorare qualche minuto dopo, ma voltando lo sguardo verso di lei di tanto in tanto, per controllare che stesse bene. Sentii qualcuno bussare alla porta e sbuffai, ma dopo aver pronunciato un avanti, vidi la figura tozza di James, fare il suo ingresso nella stanza.

"Il capo vuole vederti." Fece una pausa. "Adesso." Aggiunse infastidito.

Annuii, anche se non potè notarlo, avendo già lasciato l'ufficio. Mi scostai lentamente dalla sedia e mi alzai da essa, stringendo la piccola saldamente tra le mie braccia, dirigendomi verso il luogo prestabilito. Una volta arrivato, presi un lungo respiro e guardai Lux, poggiata dolcemente sulla mia spalla. Aprii porta e lui era lì, seduto sulla sedia di pelle nera, mentre scrutava la bambina con un misto di disprezzo ed odio.

"Siediti, Styles." Obbedii e mi sedetti, come mi aveva ordinato. "Immagino che tu sappia il motivo per cui ti ho convocato, o no?" Scossi la testa.

"No, signore." Mormorai appena.

"I bambini non sono ammessi qui, e lo sai." Il suo tono era pacato.

Odiavo la sua calma apparente. Avrei preferito mi urlasse contro, piuttosto che mostrarmi quel sorriso di falsa comprensione.

"Ma, io-" Tentai di difendermi, ma la sua voce me lo negò.

"Sono quattro anni che lavori in questa azienda e sei uno dei miei migliori dipendenti, lo ammetto, ma lei." Indicò mia figlia. "Deve sparire."

"La prego, io-"

"Un cazzo, Styles!" Gridò furibondo, colpendo la scrivania con un pugno. "Il regolamento è chiaro, porca puttana. Quindi adesso, porta questa dannata mocciosa fuori dalla mia azienda!" Le urla svegliarono la bimba, che scoppiò a piangere.

La cullai lentamente, tenendola stretta a me. Le baciai le tempie e le sussurrai una canzone, cercando di calmarla.

"La prego non gridi, sta spaventando la piccola." Potei notare un luccichio nei suoi occhi. Rabbia.

"Fuori tu e la tua fottuta bambina. Sei licenziato, Styles." Si ricompose e sbiancai.

"No, per favore. Ho bisogno di questo posto. Mi serve per mantenerci."

"Chi trasgredisce le regole, deve essere punito, ed è ciò che sto facendo. Sei congedato."

"Per favore, lei non può farlo." Lo supplicai, invano. Ormai aveva deciso e, per quanto lo avessi implorato, non avrebbe cambiato idea.

Gli lanciai uno sguardo carico di ira ed odio.

"Lei è uno stronzo senza cuore. Un uomo freddo, che non ha compassione e che non ama nessuno. Per questo è solo. Io almeno ho lei." La guardai e sorrise. "La mia bellissima principessa." Mi voltai per andarmene, senza aspettare una sua risposta, anche se sapevo di aver ragione.

Uscii dalla stanza e chiusi la porta alle mie spalle, per poi recarmi nel mio ufficio e raccogliere tutte le mie cose. Afferrai lo zainetto della piccola e tornai in auto, per poi partire.

Avevo bisogno di mia madre.

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