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Era il giorno della partenza ed il suono della sveglia echeggiò nella stanza, alle prime ore dell'alba. Non ero mai stato una persona mattiniera, ma era l'unico orario disponibile per oggi. Mi svegliai e mi feci una doccia veloce, ricordandomi di svegliare la piccola, che ancora dormiva. Odiavo svegliarla mentre riposava, ma ero obbligato a farlo, almeno per oggi.
Il volo sarebbe partito tra due ore e, calcolando che ce ne voleva solo una per arrivare in aeroporto, dovevo sbrigarmi. Uscii dalla doccia dopo dieci minuti e mi vestii. Lux non doveva fare il bagno. Glie lo avrei fatto una volta tornati a casa. Mi avvicinai al letto e mi chinai, per essere al livello della bambina.
"Principessa, è ora di alzarsi." Le sussurrai all'orecchio, dolcemente.
La piccola non accennava a svegliarsi e sorrisi. Era testarda come la madre. La presi in braccio e, con la mano libera, afferrai la mia valigia e quella di mia figlia, lasciando definitivamente la stanza. E, in seguito, l'hotel.
[...]
Dopo un'ora, o poco più, entrai in aeroporto e mi sedetti, aspettando la chiamata per imbarcarci. Lux si svegliò, stropicciandosi gli occhietti e lasciandomi un piccolo bacio sulle labbra.
"Giorno." Le sorrisi e la strinsi a me. "Pronta per tornare a casa?" Le chiesi.
Annuì in risposta e sbadigliò. Mi abbracciò, per una manciata di secondi, e sorrisi. Era l'unica, ormai, che riusciva a farmelo fare. Mi indicò la valigia e strofinò il naso contro il mio collo, il che mi fece ridacchiare.
"Mi fai il solletico, scricciolo." Scatenai anche la sua dolce risata. "Hai fame, non è vero?" Chiesi, dopo essere tornato serio. Annuì vivacemente.
Ogni suo gesto era un messaggio in codice, che solo io e lei potevamo decifrare.
"Papà ti ha portato i biscotti che ti piacciono tanto." Sorrise e ne tirai fuori un pacco. "Non finirli tutti che sono tanti. Altrimenti ti farà male il pancino." Annuì e ne morse uno, per poi affferrarne un altro e darmelo. Mi sciolsi per la sua dolcezza e le stampai un bacio sul collo. "Grazie, amore."
Sono così fiero di questo piccolo miracolo. Esatto, mia figlia è questo, un piccolo miracolo. Un miracolo che avevamo fatto io e Valery, con il nostro amore infinitamente immenso. La voce robotica dell'altoparlante riecheggiò nell'edificio, facendomi tornare alla realtà. Mi alzai dalla sedia e mi seguì. Afferrai la valigia e mi diressi verso l'aereo. Arrivato, mi voltai, ma Lux non c'era.
Era scomparsa.
Gettai la valigia a terra e tornai indietro, richiamandola ovunque. La cercai in ogni angolo ed in ogni luogo, ma nulla. Sembrava che fosse stata rapita.
"Lux!" Gridai per l'ennesima volta disperato. "Amore, dove sei?" Ero sull'orlo del pianto, sul filo del rasoio.
Non potevo rassegnarmi all'idea di averla persa per sempre. Era l'unica in grado di farmi provare emozioni, qualsiasi emozione, dall'amore alla gioia, dalla fierezza allo stupore. Lei era questo per me. Lei era tutto e niente. Ma lei era mia, e non sarei uscito da lì senza.
"Lux!" Mi accasciai a terra, in lacrime, mentre l'aeroporto si svuotava lentamente.
La gente andava e veniva, di solito. Ma adesso sembrava che tutti se ne andassero, lasciandomi da solo nel buio. Sentii i passi delle persone affiancarmi, ma nessuno si soffermava su di me, troppo impegnati a tornare alle loro vite, o semplicemente, cambiarle.
"Lux!" Gridai con tutta la forza che avevo in corpo.
Non mi importava di niente e di nessuno, nemmeno di gridare in un posto affollato. Se lei era ancora qui, mi avrebbe sentito. Alzai lo sguardo da terra e la vidi, finalmente. Era impaurita, con le lacrime agli occhi, mentre stringeva i biscotti al petto, come se fossero il suo peluche.
Potevo vedere la paura nei suoi occhi, la stessa paura che avevo io. Perdermi. Non mi aveva ancora visto, ma appena mi notò, corse verso di me, lasciando cadere il pacco a terra. Aprii le braccia, stringendola e lasciandole baci ovunque. La paura svanì, dando spazio alla gioia.
"Ho avuto paura di perderti." Sussurrai sulle sue labbra e la vidi annuire. "Perdonami, perdonami."
Pianse sulla mia maglia e la strinse fortemente, così la presi in braccio. Tornai verso le valige, che avevo lasciato dinanzi l'aereo, e salimmo a bordo di quest'ultimo. Avevo ancora la piccola stretta tra le mie braccia e capii che mai l'avrei lasciata andare.
Le mie braccia erano tornate a stringerla.
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