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Epilogo

La pace era durata solo qualche istante. Il dolore era svanito solo per pochi attimi. Poi, ogni singola cellula del mio corpo era tornata a bruciare immensamente.
Dio, se faceva male.
Tornai bruscamente in me, udendo voci ovattate, grida disperate; una, due, quattro persone. Percepivo il mio corpo che veniva spostato, prima con delicatezza poi con maggior forza. Le mie membra inerti continuavano ad urtare tutto ciò che mi circondava, eppure non era quello ciò che faceva provocava dolore. Scaturiva da dentro. Fossi arsa viva, forse sarebbe stato meglio di quello stato di incoscienza ingiustificata. Cos'era successo?
Più mi sforzavo, meno riuscivo a ricordare gli eventi più recenti.
Una macchina, mio fratello, un viso stanco. Poi il buio. Pian piano mi sentì scivolare nuovamente in una sensazione di quiete. Mi beai di quelle emozioni, contenta di non percepire più il resto del mio corpo. Purtroppo però, un colpo violento mi ci ritrascinò dentro.
Era tanto chiedere finalmente di lasciare questo mondo? Quando ancora avrei dovuto soffrire?
Origliai sprazzi di conversazione, nonostante non capissi da chi provenissero le voci.
«Come mai?»
«Non lo so.»
Altro scossone, una portiera che si apre.
«Devi fare qualcosa!»
Una mano calda sul mio volto.
«Ho paura...»
Un singhiozzo, un cigolio.
«Tanto in ogni caso è spacciata.»
Preoccupazione mista a sarcasmo. Passi veloci.
«Ci pensiamo noi.»
Un ultimo spostamento prima di trovare una terza volta, la pace.

***
«È viva?»
Silenzio. Troppo a lungo.
«Sì.»
Sospiri di sollievo, singhiozzi.
«Grazie a cielo.»
«Possiamo vederla?»
Una porta che si spalanca.
Il bruciore oramai era una costante, però ci avevo fatto l'abitudine. In testa aveva la confusione più totale e sentivo ogni arto come fosse scollegato dal mio corpo. Che sensazione terribile.
«Ciao.»
Una ciocca spostata dal mio volto.
«Stai bene. Ora stai bene.»
Una ragazza. Lacrime cadono sulle mie mani.
«Il peggio è passato, ti riprenderai.»
Un ragazzo. Le mie dita si intrecciano alle sue.
«Grazie, Scott.»
Il mio vicino. La sua voce fa breccia nella nebbia che aleggiava nella mia testa, riportandomi in mente una scena agghiacciante: Calum che conficca i suoi artigli nella mia schiena. Sentì ancora il respiro mancare, riprovai ancora dolore ed uno spasmo mi fece sollevare.
Aprì gli occhi: tutto era sui toni del rosso. Le persone che mi circondavano - i miei amici- mi guardavano sconcertati, quasi impauriti.
«Ma che-?»

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