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Luna a metà


Seguendo l'infallibile istinto, Sasuke aveva abbandonato la squadra formata da lui, il padre e suo fratello Itachi.

Erano cacciatori, un mestiere da cui la famiglia traeva sostentamento da diverse generazioni. Quasi un secolo, ormai.

Gli Uchiha: famosi per chilometri, persino nelle terre confinanti. Le loro abilità di addestrare cani, scovare qualsiasi tipo di animale e saper conciare ogni sorta di pellame esistente sul pianeta, rimbalzavano da un muro all'altro facendosi sempre più potenti.

Se qualcuno desiderava acquistare un buon segugio o dell'ottima carne, bussava senza indugio alla loro baita in mezzo al bosco.

Sasuke si era staccato da padre e fratello senza avvertire, spiegare le motivazioni che lo spingevano a deviare per sfrecciare attraverso la notte seguendo una traiettoria apparentemente insensata sarebbe stato tempo sprecato. Non se ne capacitava neanche lui, ma era sempre riuscito ad andare oltre le tecniche impartitegli dal padre, le stesse tramandate da sempre in famiglia. Abilità che, invece, Itachi seguiva alla lettera senza riuscire ad arricchirle con qualcosa di suo, proprio come i cani che avevano sempre appresso. Padre e fratello sembravano, come dire, limitati.

Sasuke no, era nato con una marcia in più.

Solo lui si era accorto che la volpe a cui stavano dando la caccia non aveva niente di convenzionale. Oltre a essere molto più grossa del normale, si comportava in maniera parecchio anomala. Sotto la luna piena, Sasuke era certo di avere visto i suoi occhi gialli versare lacrime. Sembrava non avere una tana, luogo da cui ogni volpe era sempre restia ad allontanarsi.

Itachi e il padre erano stati ingannati proprio dalle insolite peculiarità della preda. Convinti che l'animale braccato si muovesse come tutti gli altri membri della sua specie, seguivano il più antico ed efficace metodo di caccia alla volpe che era stato loro inculcato, ossia quello di farla allontanare gradualmente dalla tana seguendo immaginari cerchi concentrici.

Però l'essere non aveva quella debolezza su cui esercitare la subdola leva, Sasuke l'aveva scorta rifugiarsi dentro un grosso tronco cavo completamente allo sbando.

"Accidenti!" Sasuke era stato costretto a inchiodare a causa dell'inconsueta variazione della luce.

Il chiarore emanato dalla luna piena, fino a un attimo prima talmente intenso da imitare quasi il giorno, si era improvvisamente affievolito. Strano, nel cielo non c'era l'ombra di una nuvola.

Purtroppo la sua vista aveva avuto bisogno di alcuni secondi per abituarsi alla nuova condizione. Sasuke aveva ricominciato ad appropinquarsi verso l'albero cavo appena in condizioni di camminare senza il rischio di rompersi la faccia. L'impulso gli suggeriva che la volpe era ancora lì; era lei a sperare di non essere stata vista, come un bimbo che gioca a nascondino.

Sebbene le volpi fossero da sempre celebri per essere astute, non era il caso di questa. Aveva fregato il resto della squadra grazie all'ingenuità.

Al cauto affacciarsi di Sasuke dentro la cavità lignea, un ringhio sommesso si era levato dalla parete in fondo. Il luccichio degli occhi gialli guizzava dall'oscurità, Sasuke avvertiva il terrore della creatura.

Il ragazzo cacciatore si sforzava di oscurare il varco del grosso tronco cavo col proprio corpo, come a far capire alla volpe l'intenzione di separarla dal caos che imperversava all'esterno.

I fucili di suo padre e Itachi sparavano senza sosta contro non si sa cosa, le pallottole fendevano le febbrili allucinazioni che li illudevano di aver scorto la volpe. L'insistente latrare dei cani seguiva il percorso a cui erano stati ammaestrati, erano probabilmente depistati dalle tracce odorose di altri animali. Tuttavia, Sasuke sapeva che non li avrebbero raggiunti per almeno mezz'ora. Bisognava, però, che la volpe si affrettasse ad allontanarsi da lì, Sasuke non sapeva spiegarsi l'irrefrenabile desiderio di salvarla. Per la prima volta, metteva in discussione la passione per la caccia impostagli dalla nascita.

Al nuovo mutare sinistro del bagliore lunare, Sasuke si era scostato dall'ingresso affinché la cavità non restasse al buio totale. Se la volpe era equipaggiata per vedere attraverso le tenebre, lui no di certo.

Fino a quella notte, Sasuke non pensava fosse possibile restare senza respiro anche fuori dall'acqua. Aveva ricevuto un'educazione rigida e razionale per ridurre al minimo i moti di pietà nei confronti degli animali uccisi, eppure adesso vacillava.

Sasuke osservava i capelli del ragazzo di fronte a lui virare dal rosso al biondo, i suoi occhi abbandonare il giallo per diventare celesti. Le zanne rientravano nel dolce viso paffuto, l'umido tartufo dell'animale si ricopriva di liscio tegumento privo di pelliccia. Solo i baffi erano rimasti sulle sue guance, ma ora lo facevano assomigliare a un gatto.

Nudo, rannicchiato nell'angolo più profondo del nascondiglio. Una grossa coda morbida e arancione continuava ad agitarglisi attaccata al coccige, residui di peli rossastri gli orlavano petto e pube spiccando sulla liscia pelle di pesca. Il fisico asciutto e allenato, tuttavia i muscoli non erano esagerati.

La creatura più bella che Sasuke avesse mai visto.

Sasuke si era inginocchiato su erba secca e foglie morte per averlo allo stesso livello di sguardo. Non era sicuro che l'altro potesse capirlo, magari parlava un'altra lingua. O forse, essendo cresciuto nella foresta, conosceva solo idiomi ferini. "Tranquillo, sono qui per aiutarti."

"Davvero?" il ragazzo si era appallottolato ancora di più, tremava. Negli occhi azzurri atterriti balenava il desiderio impossibile di fuggire attraverso lo spesso legno che aveva alle spalle "Quello che porti a tracolla è un fucile, purtroppo ormai li conosco bene."

"Lo ammetto, ti avevo scambiato per una volpe" facendosi scudo della strategica ironia, Sasuke strisciava adagio per avvicinarsi.

"Anche tu mi credi stupido, vedo. Però non ci casco."

Finalmente al suo cospetto, Sasuke si era seduto esalando un sospiro. Non poteva smettere di ammirarlo, la pelle della creatura profumava come il fieno intriso degli aromi di fine estate. Ogni aspetto di lui risvegliava in Sasuke dolci ricordi d'infanzia, quando ancora le sue dita non conoscevano grilletti e le mani non erano segnate dai calli dei pugnali. L'oro dei suoi capelli era identico a quel sole che non si poteva certo osservare attraverso un mirino.

Tutto quello che Sasuke credeva d'aver perso. L'innocenza che la vita lo aveva costretto a gettare via come spazzatura.

"Come ti chiami?" Sasuke aveva assunto una postura più rilassata, all'esperto occhio di cacciatore non sfuggiva l'istintivo tranquillizzarsi dell'altro.

Il ragazzo misterioso non stava più spasmodicamente appiccicato al legno, la soffice coda ondeggiava più lenta e sinuosa: "Naruto."

"Beh, tutto qui? Non ho mai visto niente di più straordinario" sorridente, col mento puntellato su una mano, Sasuke lo spronava a proseguire.

A spiegargli cosa fosse.

"Niente di strano, sono umano come te" Naruto aveva abbassato lo sguardo, le sue gambe si erano incrociate per coprire l'intimità "Ho solo la sfortuna di essere un teriomorfo."

"Temo che dovrai spiegarmi di cosa si tratta" Sasuke si era sfilato la cinghia del fucile per poi adagiarsi rilassato in attesa del racconto.

Gli occhi neri sprizzavano genuina curiosità, finalmente captata da Naruto.

"Ogni volta che ho provato a parlarne a qualcuno è stato inutile" lo sguardo di oceano investiva Sasuke deciso "La gente crede che esistano solo i licantropi, ma non è così. I teriomorfi sono molto più rari. Possiamo assumere le sembianze anche di altri animali, non solo lupi, caratteristiche che si manifestano durante le notti di luna piena. Stanotte è in corso un'eclisse, la luna è a metà, per questo io resto sospeso tra le due forme."

"Sublime..." Sasuke non era riuscito a bofonchiare altro, incantato.

"Mica tanto" Naruto aveva incrociato le braccia al petto, contrariato "A causa della gente che ci considera mostri o pazzi, io sono cresciuto da solo, senza l'amore di una famiglia. Durante la trasformazione completa la parte animale prende il sopravvento. Anche mia madre era una teriomorfa, la portarono via quando avevo appena quattro anni e da allora non l'ho più vista, credo l'abbiano uccisa dopo averla sottoposta ad atroci esperimenti. L'unico ricordo che mi resta di lei sono i graffi che impresse con gli artigli sul portone di casa. Sono tutt'ora là."

"Ce l'hai una casa, allora" Sasuke aveva drizzato la schiena colmo di speranza, quella di poter rintracciare Naruto ogni qualvolta avesse voluto "Dove abiti?"

"Non lo dico mai a nessuno. Per adesso sono riuscito a tenere nascosta la mia condizione fuggendo nel bosco a ogni luna piena" gli occhi di Naruto si erano riempiti ancora di lacrime. Sasuke ci aveva visto giusto: prima piangeva "Rischio di essere ammazzato da quelli come te, ma è sempre meglio che fare la fine di mia madre."

Un coltellaccio scuoia prede adesso era conficcato dritto nel cuore di Sasuke. Non credeva fosse possibile essere costretti alle scelte atroci che Naruto doveva compiere a ogni luna piena. Per anni. Per tutta la vita. Considerare la morte un male minore rispetto alla crudeltà di chi preferiva crogiolarsi nell'ignoranza.

Naruto non si era irrigidito, neanche ritirato quando Sasuke gli aveva afferrato energico la mano: "Non puoi restare qui. Mio padre e mio fratello Itachi sono cacciatori, presto lo diventerò anche io. Entro la fine dell'anno il cacciatore migliore verrà assunto a corte per accompagnare il Re in persona durante le battute di caccia alla volpe. Itachi ha fallito, perciò mio padre sta puntando su di me."

"Corri, Itachi! Stavolta non ci scappa quella volpaccia, è anche bella grossa."

Sasuke era sobbalzato udendo la voce del padre più vicina rispetto ai calcoli stilati poco fa. Il fracasso dei cani aveva deviato all'improvviso, gli ultimi segugi erano i migliori che avessero mai avuto, intercettavano Naruto malgrado l'inusuale comportamento.

Il ringhio inquietante aveva allarmato Sasuke anche più del repentino appropinquarsi di padre e fratello.

La soffice coda arancione era in allarme, ritta e gonfia. Il delicato viso di Naruto già sparito per lasciare spazio a zanne stillanti saliva, le membra assumevano ancora la forma di zampe pronte a scattare.

Fuori, le ombre dei due cacciatori si spostavano leste e chiare. La luna, ormai liberatasi dall'eclisse, confermava a Naruto la forma animalesca completa.

"Naruto?"

Sasuke era scattato in ginocchio non privo di terrore, davanti aveva una grossa bestia ringhiante che pareva non riconoscerlo. Il muso arricciato, lo sguardo giallo ormai impenetrabile, impazzito di paura.

"Naruto?"

Le mani tremanti di Sasuke avevano raccolto il fucile, ma lo avrebbe usato solo in caso di estrema necessità. Non voleva far male a Naruto.

Sasuke era rotolato fulmineo fuori tal tronco appena scorto il ragazzo volpe caricare le zampe posteriori in un attacco; rotolando sull'erba, non si era accorto di essere finito tra i piedi del padre.

"Bravo, Sasuke, lo hai scovato. Tu sì che sei il mio ragazzo."

A Sasuke non era mai capitato un contrasto simile tra corpo e cervello, le membra gli disubbidivano mentre scattava in piedi per contrapporsi tra Naruto e suo padre. Si era finora persuaso che l'indottrinamento assorbito in famiglia facesse per lui, che fosse perfetto, indispensabile per costruirsi un futuro. Ma ora, tra Naruto che aveva smarrito il contatto con la sua parte umana, e la canna del fucile di suo padre, Sasuke sentiva d'essere stato ingannato.

"Che ti prende, Sasuke? Togliti di mezzo."

Come a voler rafforzare le parole del padre, Itachi era balzato alle sue spalle col fucile già spianato. I due segugi fronteggiavano Naruto, zanne contro zanne, rimpallandosi ringhi e orecchie tese all'indietro.

"No" sfidare la famiglia significava dire addio a tranquillità, pace e vita facile. Tuttavia, Sasuke non aveva potuto frenare il diniego sfuggitogli dalle labbra.

"Come vuoi" senza esitare neanche davanti al figlio più giovane, il padre aveva caricato il fucile per poi assumere la postura di mira. Puntava a Sasuke, l'ostacolo che gli impediva di catturare la volpe rincorsa per tutta la notte.

Gli obiettivi, sempre più importanti degli affetti. A che servivano i sentimenti?

Mai un'aggressione era stata preceduta da un silenzio così assoluto, Sasuke aveva registrato la gola del padre serrata tra le forti fauci di Naruto senza che niente lo avesse messo in guardia. La preparazione psicologica per determinati eventi sarebbe stata sempre superflua.

Naruto stava rischiando la vita per salvarlo; colui che la vita gliel'aveva data, ormai era in terra morto.

Solo l'intervento di Itachi era riuscito a riscuotere Sasuke dalla paralisi, un cambiamento impercettibile. Il più giovane aveva intercettato all'istante l'inizio della pressione sul grilletto da parte del fratello.

Era stato più svelto Sasuke a liberare l'arma dalla tracolla e a fare fuoco, piuttosto che il grilletto di Itachi a terminare la sua corsa. Ecco cosa aveva tanto ingolosito il Re, la sua dannata abilità.

Che schifo.

Lo sparo ancora echeggiava rimbalzando tra le varie superfici del bosco, i segugi si dileguavano tra guaiti terrorizzati dopo aver assistito al massacro dei proprietari perpetrato dal terzo ormai impazzito. Itachi era già riverso a terra da diversi secondi, colpito al cuore.

Rinfoderate le zanne, Naruto guaiva, scodinzolava, un immenso ringraziamento gli traboccava dagli occhi gialli. Era lì, il bellissimo ragazzo di prima. Sebbene intrappolato nel corpo peloso, ora Sasuke riusciva a vederlo.

Sasuke si era voltato verso il corpo di Itachi. Dava le spalle a Naruto, per ora gli riusciva difficile mostrare le lacrime a qualcuno. Un blocco che, probabilmente, lo avrebbe perseguitato ancora per svariati anni. Era grato di non scorgere il viso di Itachi e il suo sangue che impregnava il terriccio; a suo modo, il fratello maggiore gli aveva voluto bene.

"Naruto, la caccia alla volpe e gli assurdi timori della gente non moriranno con noi." Si era asciugato il viso con la manica della giacca "Mi chiamo Sasuke, la tua luna a metà adesso sono io. Ho bisogno di te. Ti proteggerò quando la luna sarà piena, ci abbracceremo quando non si farà vedere. Nessuno sarà più solo."

Il lungo e lamentoso guaito alle sue spalle era la promessa che ormai li legava. 

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