#11 Sintomi di una mente malata.
Dominique Weasley è sdraiata tranquilla nel mio letto e io la guardavo con la schiena appoggiata alla testiera nella camera che condivido con Albus. Lui non c'è, non so dove sia andato ed è da due settimane che mi evita.
Aspiro un lungo tiro dalla mia sigaretta mentre guardo fuori dalla finestra la luna che rischiara la camera e la schiena nuda di Dominique.
Candida come la neve, caratteristica dei Weasley.
La luce lunare pare giocare e divertirsi con le sue curve mettendo leggermente in ombra il solco dove riposa la spina dorsale. È bellissima. I lunghi capelli biondi le ricadono leggeri sulla schiena ombreggiandola leggermente e il viso è disteso in un'espressione rilassata.
Rilascio il fumo che ormai mi brucia i polmoni in una nuvoletta.
Dominique è davvero bellissima; allora perché non faccio che pensare ad una chioma di indomabili capelli rossi?. Perché non riesco a togliermi dalla testa i suoi occhi tristi. La sua espressione quando le ho ridato il braccialetto che mi ha regalato al secondo anno?.
La sensazione della sua pelle a contatto con la mia. La sua guancia sfiorata dalle mie dita ruvide. Il suo respiro corto.
Rose scolpita a fuoco nella mia mente.
Mi giro di nuovo verso Dominique; eppure mi piace. Mi piace quasi da far male stare con lei. È una ventata di aria fresca che spazza via in un baleno i miei incubi. I miei problemi; almeno per un po'.
Stiamo insieme e io riesco a vivere la normale vita che un ragazzo di sedici anni dovrebbe vivere; ma quando lei non c'è... lì iniziano i problemi.
Lì dove Rose è in grado di curarmi, non c'è nessuno ad aiutarmi.
Albus si è fatto di nebbia; a volte sento i suoi occhi addosso e mi giro sperando di trovarlo nei corridoi o a lezione; ma non è così e la delusione brucia ancora più della speranza.
Mi manca. Mi manca da morire.
È notte fonda e gli unici rumori che si sentono dai sotterranei sono quelli provenienti dal Lago Nero. Acqua mista a silenzio ed apparente tranquillità.
La stessa apparenza che alberga dentro di me da quando ho scoperto la verità su di me, sulla donna che sarebbe dovuta essere mia madre e che si è rivelata una pazza.
Ed ora mi ritrovi qui. Nella mia stanza da letto ad Hogwarts, con una sigaretta tra le labbra e l'insonnia che non mi dà pace. Non riesco a dormire e se ci provo sogno. Sogno un incubo dietro l'altro; fiumi di sangue e dolore. Una casa in una vallata deserta. Tra i miei ricordi una voce che urla, disperata. Come se avesse perso un pezzo di anima, strappato via da qualcuno. Una voce di donna. La voce di Rose.
Mi spaventa. Non voglio dormire. Non voglio sognare e svegliarmi con l'eco di quella voce nelle orecchie.
Prendo un altro tiro, Dominique si muove nel sonno, mi dà la schiena e io la guardo in silenzio, cercando di trattenere anche il respiro sperando che non si svegli. I suoi lunghi capelli si spostano seguendola e sono neri, neri come la pece. Un nero buio senza luce e riflessi e io sgrano gli occhi balzando fuori dal letto.
Rilascio tutto il mio respiro misto a fumo in una volta sola; chiudo gli occhi per poi riaprirli e ripuntarli su di lei. I capelli sono ancora neri, dello stesso colore di un cielo senza stelle. La sigaretta mi sfugge dalle mani cadendo per terra, riesco quasi a sentire il tonfo che fa sul pavimento.
Sento il cuore accelerare i battiti, lo sento in gola; pulsa, mi soffoca. Tremo, conosco questa sensazione. Gelo. Terrore. Paura. Guardo la ragazza che dorme nel mio letto e ho paura.
-Dom...?- domando titubante, cercando di svegliarla . Non riesco ad avvicinarmi. Le gambe sono piombo, talmente pesanti e piantate a terra da trascinarmi verso il pavimento. Immobile, fermo a fissare quei capelli che sembrano in netto contrasto con la pelle di Dominique. Con quel candore così puro e sporcato da quella macchia nera, da quei fili scuri che le ricadono sulle spalle nude e che non sono i suoi.
Non mi risponde. La vedo respirare tranquilla, dorme tranquilla. Mentre a me il cuore scoppia nelle orecchie.
-Dominique...?- mormoro ancora, voglio vederla in viso, accertarmi che sia lei. Che non sia solo frutto della mia immaginazione. Voglio vedere i suoi occhi e trovarmi il suo rassicurante azzurro ad accogliermi.
Dominique si muove, lentamente si mette a sedere dandomi le spalle; non si gira mai verso di me.
Le contrazioni che fanno il mio cuore per respirare fanno male. Sento i muscoli restringersi, allungarsi, tendersi per pompare il sangue nel mio corpo e io che rimango immobile, di fianco al mio letto rischiarato solo dalla luna. I respiri pesanti come macigni trascinati a terra dalla forza di gravità. Fisso i capelli neri di Dominique, mentre si alza a sedere sul letto che abbiamo condiviso solo pochi minuti prima.
Non parla, non mi guarda. Rimane seduta dandomi le spalle in silenzio e in quel silenzio sento il mio terrore gridare disperato. Perché ho riconosciuto quei capelli, so di chi sono.
-Dom... Dominique...- deglutisco, ho la gola secca e le parole paiono volersi incastrare tra le sue pareti -Guardami Dominique. Ti prego-.
Le mie parole rimbombano tra le mura e cadono per terra nel più assoluto silenzio. Indietreggio fino a scontrarmi con il muro alle mie spalle. Ho bisogno di un sostegno, qualcosa che mi tenga in piedi.
Lei non dice nulla. Rimane immobile come una statua per minuti, forse ore. Sono certo senta il mio cuore scalpitare terrorizzato. Nel silenzio della stanza rimbomba come tanti piccoli tuoni ravvicinati.
Si gira di scatto verso di me ed io soffoco a stento un verso spaventato, mentre arpiono con le unghie il muro alle mie spalle, conficcandole nelle venature di cemento che uniscono le pietre su cui è fondata Hogwarts.
Solo il volto è rivolto verso di me; mi guarda da sopra la sua spalla destra, ma non è il suo viso, non sono i suoi occhi a fissarmi.
L'unica cosa che vedo, è verde. Verde slavato. Verde come la vallata di quella casa sperduta, verde come gli occhi di mia madre, verde come pazzia. Sinonimo dell'isteria della donna che mi ha messo al mondo. La stessa donna che ora mi sta guardando nel silenzio e nella solitudine della mia stanza.
Scivolo lungo il muro fino a terra, incapace anche quello di tenermi in piedi, i miei occhi inevitabilmente incatenati a quelli che dovevano appartenere a mia madre e che ora sono solo occhi sconosciuti. Slavati e lucenti di pazzia. Scintillanti di pericoli. Vogliono me. Lo vedo in quelle iridi, da come mi sta squadrando.
-Come hai... come...- non riesco a parlare, non riesco a muovermi.
Il volto di Astoria, il corpo di Dominique. È una visione raccapricciante.
-Sto venendo a prenderti Scorpius- la voce, quella voce. La stessa dei miei incubi, la stessa dei miei ricordi. Altalenante e paralizzante. Quella frase, quella maledetta frase.
-NO!- grido contro di lei -No! No no no no!- continuo mettendomi le mani nei capelli e scrollando la testa a destra e sinistra per rafforzare il mio diniego. Non voglio sentire. Non voglio andare con lei. Vedo quella donna davanti a me, quel verde, quel sorriso tirato, quegli occhi che vogliono rapirmi, portarmi via.
-Scorpius!-
Due mani si posano sulle mie guance, carezze circolari dati da pollici che conosco stanno cercando di calmarmi. Ma io non respiro, non riesco a respirare. Scatti violenti mi scuotono le spalle. Quella donna, quella voce.
"-Sto venendo a prenderti Scorpius-".
No.
No.
No.
Di nuovo quella frase. Di nuovo quelle parole.
-Scorp. Hey Scorpius concentrati su di me ti prego-.
Chi mi sta parlando? È Dominique? È Astoria?. Che occhi sono quelli che mi fissano? Azzurri o verdi?.
Soffoco. Non riesco a respirare. Nemmeno il freddo del pavimento riesce a calmarmi.
Il cuore fa male. Perché fa così male?.
-Scorpius, torno okay? Ti prometto che torno subito-.
È Dominique? Dove sta andando?.
Perché non riesco a vederla?.
Le mie mani serrate nei miei capelli biondi. Aiuto. Non respiro. Ho bisogno di ossigeno. Ho bisogno che qualcuno mi aiuti a respirare.
"-Sto venendo a prenderti Scorpius-".
Basta... BASTA!.
Qualcuno faccia smettere quella maledetta voce. Qualcuno strappi dalla mia mente quegli occhi verdi. Qualcuno cancelli il suo volto. Qualcuno mi dica che è tutto un enorme incubo, che la mia vera madre mi sta aspettando a casa con mio padre, che non è quella donna dai capelli neri.
Reprimo un urlo. Non posso svegliare l'intero corpo studentesco di serpeverde.
Mi mordo talmente forte il labbro che sento il sangue bagnarmi le labbra. Lo stesso odore che c'era in quel bagno quando ero piccolo. Quella donna esanime nella vasca. La stessa che vuole portarmi via o forse sto impazzendo. Forse il pazzo sono io e lei non è reale. Non vuole rapirmi e tutto questo è un'enorme conseguenza dei miei demoni che mi porto dietro da quando ero appena un bambino.
Come si fa a respirare?. Me lo sono scordato. Ci provo, ma fa un male cane. Non entra abbastanza ossigeno e io non ho più forza di provarci.
Una porta sbatte. Mi è venuta a prendere davvero alla fine?. Mi sta portando via sul serio. Serro ancora di più le mani nei miei capelli. Chiudo gli occhi. Non voglio vedere quella donna.
-Scorpie-.
Una voce, sottile, ma forte, determinata.
Rose.
Apro gli occhi; voglio vederla.
Ho bisogno di vederla. Ho bisogno che mi curi dal male che sento dentro. Che cresce, mi avvolge, mi soffoca.
-R...Rox... non... non... respiro...- balbetto, boccheggio.
Occhi verdi. Capelli neri.
Soffoco.
Mani si appoggiano sulle mie tempie. Movimenti circolari, lenti e precisi.
-Scorpie- è la voce di Rose. -Ascolta la mia voce Scorpie-.
Ci provo, ma è difficile.
Capelli neri. Occhi verdi.
Un incubo. Poi un altro.
Sono perso. Mi sto perdendo.
-Scorpie ti prego. Guardami.- la sua voce. Due dita sotto il mio mento. Alzo il viso e li vedo.
Occhi blu. Capelli rossi.
Rose.
La mia bellissima Rose.
-Bravo Scorpie. Guardami sono io, Rose. Non ti lascio. Capito?-.
Annuisco automaticamente.
Sento l'aria entrarmi nei polmoni, smettono di bruciare. Il respiro si sta placando. Il mio cuore batte. Sono vivo.
-Rox...- mormoro abbandonandomi completamente alla parete alle mie spalle.
-Sono qui Scorpie-.
Mi rassicura e io mi calmo sempre di più. Il rumore assordante dei miei battiti nelle orecchie mi dà tregua e torno a vedere tutto in modo più nitido.
Rose è al mio fianco, seduta per terra. Tiene una mia mano stringendola. Respira veloce, come se avesse corso una maratona. La testa appoggiata alla parete alle nostre spalle, e gli occhi blu puntati su di me.
Prendo grossi respiri, chiudo e riapro gli occhi cercando di tranquilizzarmi del tutto. Quando finalmente ci riesco, Rose mi si avvicina. La guardo. Fisso i suoi occhi e ci guardiamo. E passa una vita in mezzo a quello sguardo.
Silenzio tombale che viene spezzato solo dai nostri respiri affannati.
Poi Rose mi abbraccia e io mi lascio andare e piango tutte le lacrime che posso, cullato tra le sue braccia.
-Non... non...la... lasciarmi Rox...- balbetto tra i singhiozzi, con la testa poggiata contro il suo petto e il battito del suo cuore che mi rimbomba nelle orecchie.
Lei mi stringe ancora più forte contro di sé; come se avesse paura di lasciarmi andare e accarezza i miei capelli lentamente. Sento le sue dita che mi sfiorano e sento i brividi attraversarmi tutto il corpo freddo.
-Mai Scorpie. Non ti lascerò mai-.
***
Nei media: Astoria Leila Greengrass.
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