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#1.2 La fine è solo un nuovo inizio.

Si erano appena materializzati al Manor, ma la cena era già pronta.
Gli elfi dovevano sapere che stavano arrivando e Scorpius corse loro incontro dall'inizio del corridoio.
-Ciao campione!- allargò le braccia Draco sorridendo, ma Scorpius lo scartò abilmente gettandosi su Hermione e facendola barcollare pericolosamente verso il pavimento.
-Hermione! Mi sei mancata!- gli disse il bambino stritolandola in un abbraccio mozzafiato.
Hermione sorrise stringendo il bambino a sua volta.
-Magnifico! Preferisce già te- disse Draco con una punta di ironia giocosa.
Hermione si alzò prendendo in braccio il piccolo che si appoggiò docile alla sua spalla -Si vede che ha buon gusto- gli rispose sorridendo.
I tre si avviarono verso la cucina, dove la cena li aspettava servita a tavola.
Hermione spalancò gli occhi sorpresa, la tavola sembrava imbandita per una grande festa. Presero posto e il profumo invitate delle pietanze la stordì leggermente; solo allora si rese conto di quanta fame avesse. Lei e Draco avevano saltato il pranzo, tra la discussione e il loro assopimento pomeridiano si erano risvegliati che era già ora di cena.
-Buon appetito allora- disse Draco prima di iniziare a mangiare.
Cenarono tranquillamente e chiaccherarono come fossero sempre stati una famiglia unita, così spontaneamente da far credere che fosse davvero così.
-Hermione, pecché non vivi qui con me e papà e potti Rose?-.
Fu questa domanda a far piombare il più completo silenzio nella sala. Hermione tossichiò un attimo cercando di mandare giù l'acqua che stava bevendo poco prima che Scorpius parlasse.
-Tesoro, ne abbiamo già discusso. Hermione e Rose vivono nella loro casa- gli disse Draco con calma -non possono lasciarla per venire qui-.
-Pecché no?- chiese il bimbo guardando prima Draco e poi Hermione che era ancora rossa, ma ora dall'imbarazzo.
-Perché, sai Scorpius... si vive insieme quando ci si vede per tanto tempo- rispose ancora suo padre, che a stento trattenne una risata, quando il suo piccolo aggrottò la fronte in un'espressione pensierosa.
-Ma papà! Tu e mamma vi vedevate tantissimo, ma lei non sta con noi-.
Draco irrigidì leggermente le spalle, aprì la bocca per rispondere, ma scoprì di non riuscirci.
-Io voglio una mamma- sussurrò il piccolo guardando Hermione con i suoi grandi occhi di ghiaccio e il labbruccio tremante.
Draco serrò le mani sul tavolo e irrigidì la mascella. Sbatté le ciglia cercando di evitare le lacrime che non avrebbero che peggiorato la situazione.
Hermione se ne accorse, perché con tutta la naturalezza di una mamma che lo aveva fatto già un miliardo di volte, prese il piccolo in braccio cullandolo un po'.
-Facciamo così piccolo- disse cercando di rassicurarlo -io e il tuo papà ne parliamo va bene? Ma se non è d'accordo io e Rose continueremo a vivere nella nostra casa capito?-.
Il bambino sorrise radioso, per poi sbadigliare.
-È ora di andare a letto- disse Hermione, stringendo il bambino a sé ed uscendo dalla stanza guidata dagli elfi domestici.

Draco sentì i suoi nervi distendersi, quello che Scorpius aveva detto gli aveva spezzato il cuore per l'ennesima volta. Poggiò i gomiti sul tavolo e si prese la testa fra le mani afferrandosi i capelli biondi. Scorpius continuava a chiedergli una mamma da quando aveva conosciuto Hermione e l'aveva vista con Rose; e lui non sapeva più come fare per fargli capire che non era così semplice. Sospirò affranto, la sua vita era complicata anche adesso che era adulto.
Quando la porta si riaprì e si richiuse subito, Draco quasi non se ne accorse. Fu la gentile mano di Hermione a riscuoterlo. L'Ex-Serpeverde alzò la testa e si voltò incrociando i suoi caldi occhi.
-Credo che sia ora della storia- disse con voce lieve. Draco annuì, si alzò e la condusse nella stanza dove avevano preso il tè la prima volta che Hermione era venuta al Manor.
Questa volta, al posto delle poltrone, c'era un bel divanetto abbastanza largo per poter incrociare le gambe sulla seduta.
Draco ed Hermione si accomodarono così, come fossero ancora adolescenti.
L'Ex-Serpeverde prese un grosso respiro -Non so cosa tu sappia- esordì nervoso -ma ci sono molte versioni della storia.- continuò, cercando sul volto di Hermione un qualsiasi segno di cedimento, non ne trovò nessuno -Il mio matrimonio con Astoria era combinato. Le nostre famiglie si misero d'accordo a nostra insaputa. Non che per lei non fosse stato piacevole scoprirlo, era innamorata di me da sempre, io però non provavo gli stessi sentimenti. All'epoca mi piaceva un'altra ragazza.- si fermò guardando intensamente Hermione negli occhi, per poi continuare -Comunque, non avevo scelta, mio padre aveva già dato la sua parola e si erano anche già mosse ingenti somme di denaro e poi mi è stato detto con due giorni d'anticipo; praticamente fu impossibile per me rifiutare.- disse abbassando la testa sulle sue mani intrecciate in grembo, ricordare quei giorni portava sempre dolore -Celebrammo il matrimonio al Manor, festa in grande stile ovviamente, degna del cognome Malfoy- sorrise amaro per poi continuare -Per un po' andò tutto bene, passammo sei anni insieme. La vita con Astoria era tranquilla, mi ero ormai abituato ad averla come moglie e poi non avevo alternative; ero sposato con lei ormai. Poi...- esitò un istante non sapendo come continuare, deglutì a vuoto incerto per poi farsi forza e riprendere il racconto -Astoria rimase incinta al settimo anno. Furono nove mesi terribili. Astoria era di umore facilmente variabile ed era diventata violenta. A volte se dicevo o facevo qualcosa che non le andava bene, mi lanciava addosso tutto quello che riusciva a sollevare.
La notte dormiva poco, mangiava poco e solo grazie all''intervento del medimago e annesso psicologo siamo riusciti a portare a termine la gravidanza.- Draco deglutì a vuoto e alzò lo sguardo su Hermione. Lei ricambiava con occhi liquidi; allungò una mano e prese delicatamente quella di Draco fra le sue. Il calore di lei gli si infuse dentro dandogli la forza di continuare a raccontare.
-Astoria ha partorito tra dolori atroci, anche se i medimaghi cercavano di alleviarle la sofferenza in ogni modo. Se avessero esagerato però il bambino ne avrebbe risentito. Scorpius è nato prematuro, non potevano permettersi di osare di più.- Draco fece un respiro tremante stringendo un po' di più la mano di Hermione, mentre lei gli accarezzava leggera i capelli -Per qualche mese le cose sembrarono andare bene. Astoria pareva riprendersi, anche se passava poco tempo con il bambino, giusto quello per nutrirlo, del resto mi occupavo io. Ho amato Scorpius dal primo momento in cui l'ho visto. Era ed è la mia ragione di vita.- le labbra gli si addolcirono a pensare al suo piccolo -Passammo un anno e mezzo, più o meno, in questo delicato equilibrio. Poi un giorno, tornai prima dal lavoro. Entrato in casa chiamai Astoria più volte, ma lei non mi rispondeva. Chiesi agli elfi dove potesse essere finita, loro mi dissero solo che era andata a fare un bagno insieme a Scorpius. Questo mi mise in allarme... Astoria non stava mai con il piccolo, non riusciva nemmeno a stargli vicino.- la voce gli si spezzò. Il dolore stava tornando prepotente a perseguitarlo, mentre la scena che aveva trovato in quel maledetto bagno, la rivedeva nitida davanti a sé come se fosse appena successa. La mano di Hermione continuava ad accarezzargli la testa con dolcezza rimanendo in silenzio, lasciando a Draco tutto il tempo che gli sarebbe servito.
- Avevo...- ricominciò lui deglutendo a vuoto - Avevo un brutto presentimento, così sono andato subito nel bagno padronale e...- Draco si portò entrambe le mani fra i capelli per poi strofinare il viso in un gesto esasperato -ho trovato Astoria immersa nella vasca, l'acqua era completamente rossa e Scorpius era sul pavimento del bagno, sporco del sangue di sua madre-.
Le spalle di Draco tremarono, mentre un'unica lacrima gli solcò il viso diafano.
-Mio Dio- mormorò Hermione con gli occhi spalancati, non poteva nemmeno immaginare cosa avesse dovuto sopportare Draco, con tutte quelle malelingue che erano pronte a giudicarlo senza sapere un bel nulla.
-Non era morta.- mormorò lui guardando fisso davanti a sé -Sono arrivato appena in tempo. L'abbiamo fatta ricoverare, ma i miglioramenti erano pochi e lei aveva iniziato a sviluppare una repulsione nei miei confronti e in quelli di... di Scorpius.- sospirò passandosi di nuovo una mano tra i capelli -Poco più di un anno fa la sua famiglia ha deciso di portarla via dall'Inghilterra per il bene del bambino. Non hanno voluto dirmi dove o per quanto tempo.- sospirò avvilito -Comunque ho chiesto il divorzio- concluse ancora con gli occhi fissi davanti a sé. Hermione non sapeva proprio come controbattere, era esterrefatta dalla situazione, completamente spiazzata dalla crudeltà della gente che giudicava senza sapere nulla e piegata a sua volta dal dolore immenso che Draco stava provando. Come se raccontandoglielo avesse preso un po' dei suoi problemi caricandoseli in spalla, cercando di alleggerirgli il cuore. -Sento ancora il terrore e il panico che ho provato quando mi avevano detto che il piccolo era con Astoria. Davanti ai miei occhi rivedo continuamente la scena dei suoi polsi tagliati e il bagno pieno di sangue con Scorpius. Rivedo Astoria e la sua depressione e mi dico che forse avrei dovuto fare qualcosa, ma non ho fatto nulla. Poi ci sono tutti quei pettegolezzi che, giorno dopo giorno, si sono conficcati come schegge dentro la mia corazza arrivando piano piano a quella parte indifesa che ho ben nascosta dentro di me. Il problema è che anche io sono fragile a volte, ma questo nessuno se lo aspetta da un Malfoy. Ho dovuto fare enormi sacrifici per poter proteggere Scorpius dai curiosi, ora mi sento così distrutto che non so proprio come farò a superare tutto questo.- fece una pausa nel quale puntò i suoi occhi argentei su Hermione, erano brillanti di lacrime trattenute, ad Hermione si strinse il cuore -Quando sei venuta qui e mi hai fatto quella domanda pensavo... pensavo che ti avessero messa al corrente io credevo...- la voce gli morì in gola mentre ritornava a fissare il vuoto davanti a sé.
-Non sapevo nulla; e anche se fosse non mi sarebbe importato-.
Draco si girò a guardarla con occhi spalancati dalla sorpresa. Era rimasto solo così allungo che non si era accorto che qualcuno volesse stargli accanto.
-Oggi è l'anniversario della morte di Ron- mormorò lei -Come vedi abbiamo entrambi delle ferite che non se ne andranno mai, per me è Ron, per te è Astoria; ma possiamo superarle, se tu lo vuoi- si fermò un attimo e prendendo coraggio fissò intensamente Draco negli occhi -Magari insieme a me?-.

***

I cancelli del cimitero non le erano mai sembrati così minacciosi. Fortunatamente non era sola, strinse ancora un po' la mano diafana di Draco nella sua, mentre lentamente attraversavano le innumerevoli lapidi fino ad arrivare al piccolo spiazzo dedicato ai Weasley. Ron era sepolto affianco a suo fratello Fred ed Hermione pensò che non ci fosse posto migliore.
Dopo una settimana dal loro chiarimento, si era lasciata convincere da Draco ad andare a trovarlo e lei, a differenza degli anni scorsi, si era sentita in grado di andarci; forse avere l'Ex-Serpeverde affianco le donava quella forza che non aveva mai avuto.
Ora era lì a fissare quella lapide di marmo con sopra la foto di Ron che sorrideva sereno.
La prima lacrima scese inevitabile dai suoi occhi, mentre silenziosamente iniziava a piangere. Il cuore le si era stretto in una morsa dolorosa che pareva volerla uccidere. Si piegò fino ad arrivare all'altezza della lapide, per poi accarezzare con dita tremanti la foto di suo marito. Draco era rimasto dietro di lei, la guardava in silenzio, pronto a darle tutto il conforto che le sarebbe servito.
-Ron- mormorò lei accarezzando il viso ritratto nella foto -Mi manchi così tanto e ti amo. Ti amerò sempre.- sussurrò mentre le lacrime cadevano sul marmo freddo -Ricordi la promessa che ti ho fatto?- Hermione dovette fermarsi un attimo per rimandare giù quel groppo che le stava serrando la gola -Credo di poterla mantenere- disse infine accennando un lieve sorriso.
Una brezza tiepida si riversò per la radura e andò ad accarezzare i capelli ricci di Hermione, mentre lei si asciugava le lacrime.
Draco la raggiunse quando lei si rimise in piedi, l'abbracciò da dietro stando in silenzio e cullandola con il suo calore e il battito del suo cuore.
Hermione si abbandonò a lui, mentre lentamente le sue ferite iniziavano a rimarginarsi.
-Andiamo a casa- le sussurrò all'orecchio, dopo quelle che sembrano ore. Hermione annuì guardando un'ultima volta la lapide, per poi incamminarsi insieme a Draco verso i cancelli.

***

Rientrarono al Malfoy Manor dopo essere passati a prendere i bambini da scuola e pranzarono tutti insieme come una vera famiglia. Alla fine Draco ed Hermione avevano deciso di accontentare Scorpius e la donna con sua figlia si erano trasferite due giorni prima al Malfoy Manor. Ad Hermione quella casa non la spaventava più, da quando aveva conosciuto Draco e Scorpius era solo sinonimo di amore.
Avevano comunque deciso di andare con calma. Hermione aveva una sua stanza al Manor, visto che lei e Draco avevano iniziato da poco una relazione. Ognuno aveva i suoi spazi anche se vivevano sotto lo stesso tetto, finché non si sarebbero sentiti pronti ad andare oltre.
-Devo tornare a lavoro- le disse Draco quando ebbero finito di mangiare. Hermione mise su una faccia da cucciolo bastonato e andò ad abbracciarlo trattenendolo.
-Non puoi andarci domani?- gli chiese facendogli gli occhioni dolci.
Draco strinse leggermente la mascella. Hermione sapeva bene quali erano i suoi punti deboli.
-Non fare quel visetto con me- l'ammonì accarezzandole una guancia -mi sono preso la mattinata, ma purtroppo questo pomeriggio devo andare. Ho una pratica che non può aspettare. Vorrei tanto poter mandare tutto al diavolo e stare con te e le due pesti- disse mentre le dava un bacio sulla fronte.
Hermione fece un verso di disapprovazione ma annuì. Alzò il viso verso Draco e lui lo abbassò nello stesso istante dandogli un bacio a fior di labbra che subito diventò più intenso. Le labbra calde di lei erano invitanti e una tentazione enorme. Tentazione che non aveva fatto altro che radicarsi ancora di più, quando Hermione passò la lingua sulle labbra di lui chiedendogli un bacio ancora più profondo.
Draco sospirò per poi portare una mano sulla schiena di lei e stringerla a sé; mentre l'altra andava tra i ricci indomabili di Hermione che stringeva le braccia alla vita di lui.
Si assaporarono con le lingue l'una sull'altra inebrianti come una droga di cui non puoi fare più a meno.
Poi Hermione si staccò, rimanendo dolorosamente vicino, con un sorriso birichino sulle labbra -Hai detto che dovevi andare-.
Draco ringhiò frustrato -Sei una serpe- sibilò.
Hermione allargò ancora di più il suo sorriso, ringraziando Merlino che Scorpius e Rose fossero a giocare nella loro stanza -Ho imparato dal migliore.- controbatté sorniona -Ora vai. Io ti aspetto qui; recupereremo stasera- gli disse per poi dargli un casto bacio e lasciarlo andare via.

***

Draco era tornato a lavoro ormai da tre ore, ed Hermione ne aveva approfittato per prendersi dei libri e leggere nella stanza dei bambini.
I due diavoletti dormivano ancora beatamente. Aveva deciso di svegliarli verso le sei quando Draco sarebbe tornato dal lavoro; mancava ancora un'ora. Shakespeare era l'autore che aveva deciso di leggere nell'attesa e stava giusto per finire il secondo libro, quando dal piano di sotto sentì un gran frastuono, come se un vaso si fosse frantumato sul pavimento. Hermione si mise in allerta; gli anni della guerra le avevano fatto sviluppare una prontezza non indifferente per i pericoli.
Afferrò la bacchetta che aveva riposto sul tavolo e dopo aver controllato che i bambini dormissero ancora, uscì dalla stanza.
I colpi continuavano giù dalle scale; con la bacchetta spianata Hermione raggiunse l'atrio e la scena che si vide davanti la lasciò senza parole.
Alcuni elfi erano stesi immobili per terra, per fortuna erano pochi. Gli altri quattro invece cercavano di proteggersi e di contrastare una donna che sembrava volesse distruggere tutto quello che le passava vicino.
-Signora! Krug è dispiaciuto! Krug ha provato a fermarla ma Krug non è abbastanza forte- la voce del loro elfo domestico riscosse Hermione. Si girò per guardarlo, era pieno di graffi e parlava con voce frenetica e concitata.
-Krug chi è quella donna?- chiese con urgenza.
-È la Signora Astoria Greengrass. Krug aveva detto di non entrare; ma lei non ha ascoltato- disse l'elfo mortificato.
Hermione riportò l'attenzione sulla donna. Era bellissima con i lunghi capelli color ebano e le gambe slanciate, ma osservandola meglio Hermione poté vedere le ossa sotto la pelle tirata e il viso scavato dalla sofferenza e la malattia.
Lei e Krug erano nascosti alla vista di Astoria, ma Hermione stava ribollendo di rabbia. Malata o no, quella donna stava portando scompiglio in casa e aveva attaccato gli elfi senza motivo.
-Krug, voglio che ti smaterializzi al ministero e avvisi Draco immediatamente capito?- gli ordinò con urgenza. L'altro annuì vigorosamente per poi smaterializzarsi all'istante.
Hermione prese un bel respiro, poi uscì dal suo nascondiglio.
-Adesso basta!- tuonò nel suo tono più temibile, mentre veniva avanti e poté vedere Astoria dritta negli occhi -Elfi andatevene subito. Ci penso io- disse ancora perentoria, mentre, riluttanti, uno dopo l'altro gli elfi si smaterializzavano. Bene nessun altro elfo morto per oggi.
Astoria Greengrass fece un'espressione sorpresa, aveva gli occhi di un verde slavato ed erano talmente spalancati da renderla dolorosamente simile a Bellatrix Lestrange, la pelle bianca aveva un pallore malaticcio ed era tirata sulle ossa sporgenti, aloni scuri spiccavano sotto gli occhi come mezzelune; vista così da vicino non sembrava poi così bella.
Hermione ricacciò indietro con prepotenza ogni timore e alzò la bacchetta dritta contro Astoria.
-Ti pregherei di uscire da questa casa all'istante o sarò costretta a sbatterti fuori- le disse Hermione glaciale.
Astoria la guardò ancora un attimo, poi scoppiò a ridere in un altalenamento vocale che passava dallo stridulo al gutturale con spaventosa facilità.
-Mezzosangue- sputò la parola come se fosse stata la cosa più schifosa che avesse mai detto -questa è casa mia. Cosa ci fa una feccia come te qui dentro? E per di più osi dare ordini ai miei elfi domestici!- la voce di Astoria era ferma, ma Hermione poteva sentire le note della pazzia albergare in ogni parola.
-Questa non è più casa tua.- rispose Hermione; continuavano a misurarsi da capo a piedi, le bacchette puntate l'una contro l'altra pronte a fare fuoco.
-Tu feccia! Questa è casa mia!- gridò Astoria perdendo del tutto il controllo. Un raggio di luce verde partì dalla sua bacchetta per dirigersi proprio contro Hermione, che lo parò con semplicità.
-Fuori da qui!- tuonò ancora la Ex-Grifondoro con il viso distorto dalla furia e chiunque sano di mente se la sarebbe già data a gambe; ma la Greengrass sana non lo era per nulla.
Gli occhi di Astoria si spalancarono ancora di più, mentre iniziava a bombardare Hermione di ogni incantesimo possibile.
La riccia rispondeva a tono, ma l'altra era un'ottima duellante e sicuramente la sua pazzia l'aiutava e infatti continuava instancabile a lanciarle incantesimi insultandola.
-Lurida mezzosangue!- Gridò per poi lanciarle un altro incantesimo che sfiorò il braccio di Hermione procurandogli un taglio.
Hermione controbatté con talmente tanta violenza, che Astoria si ritrovò a sbattere la schiena contro il portone d'ingresso.
-Mamma pecché ci sono così tanti bum?-.
La voce lieve da bambino di Scorpius distrasse Hermione che si ritrovò disarmata in pochi secondi. Si girò verso il piccolo che era appena arrivato alla base della scala talmente vicino a lei che quasi poteva toccarlo, non aveva ancora notato Astoria; ma lei aveva visto lui.
-Piccolino sono la tua mamma ti ricordi?- gli domandò avvicinandosi a lui e tenendo sotto tiro Hermione.
La Ex-Grifondoro guardava la scena inorridita, aveva una voglia matta di slanciarsi, prendere Scorpius fra le sue braccia e scappare via; ma non osava muoversi per paura che Astoria potesse colpire il bambino.
Scorpius guardò prima Astoria e poi Hermione confuso -Lei è la mia nuova mamma- disse con tutta l'innocenza di un bambino indicando Hermione.
Il viso di Astoria si contrasse, cacciò un urlò talmente forte da ghiacciare Hermione sul posto. Scorpius fece un salto indietro e iniziò a piangere spaventato.
-Io sono tua madre!- Gridò ancora avvicinandosi pericolosamente a lui, Scorpius indietreggiò, era quasi arrivato vicino ad Hermione.
Astoria puntò la bacchetta dritta sul piccolo che piangeva impaurito -Ma...mamma ho... ho paura- mormorò.
Hermione era terrorizzata dall'idea che Astoria scagliasse un incantesimo su Scorpius. Stava pensando freneticamente ad un'idea per poter far in modo di catturare l'attenzione su di sé.
-Astoria- disse cauta, la donna si girò a guardarla con occhi fiammeggianti -Sono stata io a dire a Scorpius di chiamarmi così. Lui non voleva- le disse con tono accondiscendente.
Astoria la guardò, poi le riputò la bacchetta al petto.
Scorpius stava ancora singhiozzando e guardava la scena terrorizzato.
-Mamma...- sussurrò ancora il bambino accennando un passo verso Hermione.
-Fermo!- gridò di nuovo Astoria puntandogli di nuovo contro la bacchetta. Scorpius si immobilizzò.
-Continua a chiamarti così! Continua a chiamarti mamma. Sono io sua madre!- tuonò Astoria in pieno delirio -Lo odio!- gridò ancora -Draco dov'è? Voglio Draco.- disse per poi guardarsi intorno come se avesse potuto vederlo.
-Draco è a lavoro sta arrivando. Ti prego Astoria... fa andare via Scorpius- tentò di convincerla Hermione; era completamente terrorizzata dall'idea che potesse succedergli qualcosa.
-No!- Urlò Astoria guardandola negli occhi. La bacchetta sempre puntata sul piccolo. Scorpius tremava, ed Hermione aveva una disperata voglia di stringerlo a sé.
Un rumore appena fuori dal portone principale distrasse la Greengrass abbastanza da permettere ad Hermione di saltarle addosso. Si slanciò senza perdere tempo e le tirò un calcio nella pancia così forte che la Ex-Serpeverde si piegò su se stessa cadendo per terra.
L'unica preoccupazione di Hermione però era Scorpius; si fiondò verso di lui e lo prese tra le braccia. Il bambino si strinse convulsamente a lei piangendo disperato. Hermione si guardò un attimo alle spalle; Astoria stava iniziando a rialzarsi. Prese a correre più velocemente possibile superando le prime due stanze del Manor incurante del peso extra di Scorpius o delle cose che travolgeva; l'unico pensiero era quello di mettere il piccolo al sicuro. Sentiva dietro di lei Astoria gridare e lanciare incantesimi ovunque. Si riparò dentro la piccola biblioteca dove c'erano tutti i suoi libri preferiti e un comparto segreto che conoscevano solo lei, Draco, Scorpius e Rose. Si chiuse la porta alle spalle sbattendola; diede un bacio a Scorpius e gli asciugò le lacrime. Doveva fare in fretta Astoria stava per arrivare.
-Ascoltami tesoro- iniziò mettendo giù Scorpius e posandogli le mani sulle guance -devi nasconderti nel nostro posto segreto e rimanere in silenzio qualsiasi cosa accada capito?-.
-Mamma vieni con me?- chiese lui tirando su col naso.
-No- mormorò Hermione con il cuore che le si stringeva in una morsa dolorosa -mamma non viene. Ma tu devi promettermi che rimarrai lì capito? Non uscire per nessuna ragione-.
Scorpius annuì serio, poi corse dentro al comparto ed Hermione chiuse il vano del nascondiglio proprio mentre la porta esplodeva in mille schegge di legno.
-Ti ucciderò mezzosangue!- Urlò Astoria fuori di sé, puntando la bacchetta dritta su Hermione che era disarmata.
-Non avrai nulla in cambio uccidendomi- tentò di farla ragionare la riccia, la voce le tremava leggermente, ma stava cercando di rimanere il più tranquilla possibile. Astoria si avvicinò a lei tenendola sotto tiro.
-Sì invece. Se tu muori io riavrò la mia famiglia. Ma prima voglio vederti implorarmi di ucciderti.- la voce era un acuto grido di pazzia. Hermione spalancò gli occhi terrorizzata, completamente congelata sul posto dalla paura, mentre la consapevolezza che probabilmente non avrebbe più rivisto la sua Rose e Scorpius e Draco la uccideva con lento sadismo.
-Crucio- gridò Astoria e l'incantesimo fu talmente violento, che Hermione venne sbalzata indietro e sbatté la nuca contro la libreria cadendo in ginocchio, mentre le ossa le si contorcevano e gli organi premevano per uscire, il dolore era esattamente identico a quello che aveva provato quando a torturarla era stata Bellatrix Lestrange.
Un altro incantesimo la raggiunse, le sembrava di essere bruciata lentamente viva. Ogni piccola parte di pelle era dolorante, la testa le pulsava e la vista era annebbiata. Hermione era piegata su se stessa in ginocchio e sperava che quell'incubo che si stava ripetendo passasse in fretta. L'unica cosa che la stava tenendo in vita era il pensiero che i suoi due bambini erano salvi.
-Astoria- una voce glaciale penetrò quella patina di dolore in cui Hermione si era isolata. Conosceva quel timbro, guardò verso la porta, dove qualcuno se ne stava in piedi, non riusciva a vedere bene i suoi lineamenti, la botta alla testa doveva averle creato qualche danno.
Astoria si bloccò sul posto girandosi verso Draco Malfoy. Era trafelato per la corsa e aveva una maschera di completa furia che gli oscurava gli occhi argentei.
-Amore- sussurrò Astoria per poi avvicinarsi a lui -stavo per uccidere la mezzosangue, così saremo di nuovo una famiglia- disse lei con voce dolce mentre ancora si avvicinava a Draco.
Hermione guardava la scena immobile sul pavimento, sentiva le sue forze venire a mancare; la stanza stava improvvisamente girando troppo in fretta.
-Certo tesoro- rispose Draco serrando le mani in due pugni, qualcosa sbucò in una delle due, ma Hermione non riusciva a distinguere cosa e la Greengrass pareva non averci fatto caso. -Vieni qui così possiamo farlo insieme- disse ancora Draco invitante.
Astoria si avvicinò a lui come rassicurata, si sporse per dare un bacio sulle labbra di Draco e improvvisamente cadde svenuta fra le sue braccia.
Prima che Hermione potesse dire o fare qualsiasi cosa, le tenebre la reclamarono strappandola da quella stanza e portandosela via.

***

Hermione si risvegliò in una camera d'ospedale, ma la cosa buffa era che lei era in piedi e guardava se stessa distesa immobile su un letto asettico, tubicini di ogni tipo erano fissati al suo avambraccio e alla bocca. Su una sedia di fianco al letto, un uomo stava chinato sulla sua mano baciandogliela leggermente; quando alzò un pochino di più la testa Hermione riconobbe Draco. Rimase di sasso quando vide delle lacrime scendere dai suoi begli occhi argentei.
-Non ti ha mai lasciata-.
Una voce, quella voce, fece perdere in un attimo tutte le forze ad Hermione che dovette sostenersi alla colonnina del letto, anche se in realtà non riusciva a toccarla.
-Ron- sussurrò girandosi lentamente.
Davanti ai suoi occhi prese subito forma un ragazzo ormai uomo, capelli rossi incorniciavano il volto lentigginoso e due occhi azzurri come il cielo ricambiarono lo sguardo di Hermione. Il cuore le prese a battere in modo incontrollato, nella camera d'ospedale la macchina che la stava tenendo monitorata stava facendo una serie di bip sempre più ravvicinati.
-Ron, come è...- sussurrò ancora, ma la voce le si spezzò per l'emozione -Tu sei...- niente, non riusciva a parlare.
-Morto. Sì, Hermione- le confermò lui sorridendo.
Il suo sorriso era esattamente come Hermione ricordava.
-Ma allora io?- chiese senza riuscire a finire la domanda.
-Questo dipende solo da te- le disse lui con voce calda -sei in coma da un mese, i medimaghi iniziano ad avere poche speranze-.
Hermione spalancò la bocca, poi la richiuse subito. Un mese di coma?!.
-Mi sei mancato così tanto- disse guardando Ron. Lui fece una smorfia, per poi avvicinarsi a lei accarezzandole una guancia. Hermione tremò, erano anni che non sentiva il suo tocco.
-Anche tu amore mio. E la mia piccola Rose, siete meravigliose.- sospirò affranto -Ma il tuo posto non è qui-.
-Ma io...- tentò di protestare la riccia; una parte di lei voleva disperatamente rimanere con lui.
-No Hermione- disse lui con voce che non ammetteva repliche -Ricordi la promessa che mi hai fatto? Ricordi cosa hai detto al cimitero?-.
Hermione spalancò gli occhi sorpresa, non credeva che lui l'avesse sentita; annuì incapace di dire qualsiasi cosa.
-Voglio che tu sia felice Hermione, che tu viva e se è Draco Malfoy che te lo permette; non posso che volere che tu torni indietro- Ron si voltò verso il punto in cui Draco stava piangendo silenziosamente sulla mano di Hermione, ora intorno al letto c'erano dei medimaghi e qualcuno stava spingendo in malo modo Draco fuori dalla stanza. -Devi scegliere non hai più molto tempo-.
Hermione guardò prima Ron e poi il viso stravolto di Draco, ripensò alla sua Rose e a Scorpius che la chiamava mamma anche se non lo era e a quanto amore le avesse riscaldato il cuore la prima volta che lo aveva sentito, ripensò ai baci di Draco, alla sua gentilezza e alle sue carezze, ripensò al Manor e a come si era sentita viva nel vivere insieme a Draco e Scorpius, come era stata felice e con il cuore pieno di gioia, dopo tanto dolore.
-Ti amo Ron. Una parte di me ti amerà sempre. Ma non posso restare- disse mentre le lacrime le solcavano le guance in silenzio.
Ron sorrise -Lo so- mormorò a pochi centimetri dalle sue labbra. -Ti amerò sempre anche io- poi la baciò, un bacio che sapeva di felicità e passato. Hermione si abbandonò completamente a quelle sensazioni, mentre veniva sbalzata all'indietro nell'oscurità più totale.

***

Dopo averle stabilizzato i parametri a Draco fu permesso di entrare nella stanza di Hermione. La mano gli tremava sulla maniglia della porta. Come avrebbe reagito Hermione? Avrebbe voluto ancora vederlo?.
Una rabbia disumana lo aveva colto quando aveva visto Astoria puntare la bacchetta contro di lei. Lei che era per terra esanime, il suo bambino che usciva dal comparto segreto e si catapultava su Hermione e piangeva chiamando la mamma. La pelle di lei bianca e il sangue che le usciva dalla nuca. Il profondo terrore che potesse morire e che sarebbe stata solo colpa sua. Poi il mese di coma e la paura che lei non si risvegliasse più, i due piccoli che chiedevano della mamma e lui che non sapeva cosa rispondere. I numerosi pettegolezzi che ancora una volta si scagliavano su di lui. Ma più di tutto a distruggerlo era il panico nel contemplare l'eventualità che lei potesse non tornare più da lui, perdendola di nuovo e stavolta per sempre.
Erano immagini difficili da cancellare.
Si fece forza prendendo un respiro tremante ed entrò nella stanza.
Hermione era sdraiata sul letto con gli occhi chiusi, esattamente come era successo per tutto il mese, per un attimo ebbe paura che in realtà non si fosse svegliata; ma gli occhi di lei che tremolarono e si aprirono faticosamente, lo smentirono all'istante.
-Hermione- sussurrò titubante.
La ragazza sorrise, poi allungò una mano verso Draco. Lui si fiondò immediatamente verso di lei prendendole la mano fra le sue.
Una lacrima sfuggì al suo autocontrollo.
-Ho avuto così paura che non tornassi più da me- mormorò lui guardandola, nonostante la convalescenza Hermione rimaneva bellissima.
-Sono qui- rispose lei con voce leggermente roca -Scorpius sta bene?- chiese subito preoccupata.
Draco sorrise -Sì sta bene ed è solo grazie a te- l'espressione gli mutò subito però -È stata tutta colpa mia Hermione; se non fosse per me tutto questo... tu...- la voce gli si spezzò, mentre un'altra lacrima gli lambiva la guancia diafana.
-No- mormorò Hermione asciugandogliela con delicatezza -non è colpa tua. Lei non sta bene; tu non c'entri con la sua pazzia- lo rassicurò sorridendo.
-Ora non potrà più fare del male. Né a te né a nessun altro. È stata rinchiusa nel reparto psichiatria del San Mungo- disse il biondo con voce rassicurante, più per calmare se stesso che lei -Merlino! Se ti fosse successo qualcosa... come avrei potuto...- Draco non riusciva proprio a parlare, un groppo enorme gli serrava la gola soffocandolo.
-Hey- ne richiamò l'attenzione Hermione -Sono qui. Sto bene. Siamo insieme; non c'è più nulla da temere- gli disse accarezzandogli una guancia, fissò gli occhi in quelli limpidi di lui e ora più che mai pensò di aver fatto la scelta migliore -Ti amo Draco- sussurrò dolcemente.
L'Ex-Serpeverde rimase spiazzato, per poi iniziare a baciarle la mano sorridendo come un ebete.
-Sai la ragazza che mi piaceva quando ho dovuto sposare Astoria? Ricordi che te ne ho parlato?-.
Hermione annuì continuando a guardarlo negli occhi.
-Quella ragazza... eri tu. Sei sempre stata tu.- le disse lui con una sincerità disarmante. -È una vita che ti amo Hermione Jean Granger- poi con tutta la delicatezza di cui era capace, unì le sue labbra a quelle di lei trascinandola in un bacio pieno di promesse e che aveva il sapore di un futuro meraviglioso.

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