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7. Colazione coi fiocchi

Non ho ancora parlato a Colton del mio incontro con Brian, è troppo protettivo ed esplosivo quando si tratta di lui. E poi il suo "Io non sono più così" mi crea dubbi e innumerevoli domande.
Oggi io e Melanie ci siamo svegliate prima per fare colazione con calma alla caffetteria assieme a Colton e Amber. L'idea di rivederla dopo ciò che mi ha chiesto non mi piace particolarmente, ma è la ragazza di Mel, quindi opporsi è fuori discussione; nonché fuori luogo.

-Puoi metterti qualcosa di decente per una volta?- le urlo dall'altra parte della porta del bagno.
-Non devo mica andare ad un matrimonio- mi giunge come risposta.
-Dai, Mel, hai un sacco di bei vestiti e indossi sempre gli stessi- nessuna risposta.
-Hai capito?- alzo la voce. Silenzio.
Abbasso la maniglia, la porta è chiusa a chiave:- Apri, ora!-
Sento il suono metallico della chiave che si gira ed appare Mel in mutande e canottiera:- Allora vestimi tu- dice spazientita. Sorrido soddisfacentemente divertita.
Mi dirigo verso i cassetti che abbiamo in comune: l'appartamento è piccolo, ci siamo dovute organizzare. Pesco una polo bianca e la faccio volare sul suo letto. Richiudo il cassetto e apro quello inferiore, prendendo una gonna bianca e corta a campana. Mel mi continua a scrutare dubbiosa.
-Insomma, hai un bel corpo e ti vesti sempre con le solite cose: non ti dico di cambiare il tuo stile, ma per una volta prova a fidarti di me-
Cerco l'ultimo indumento:- Dai, dov'è? Dove lo hai nascosto?-
-Cosa?-
-Non fingere di non saperlo, aspetta un secondo...- frugo lungo tutto il perimetro del cassetto: so che è lì.
-Ha-ha! Trovato!- esclamo soddisfatta estraendo con fare vittorioso un gilet di lana beige e nero. Glielo porgo.
Poi faccio qualche passo verso la porta dove, nell'angolo, teniamo ammassate tutte le nostre scarpe. Ci siamo imposte da tempo di prendere una scarpiera, anche la più semplice, ma non troviamo mai il tempo. Mi chino cercando quelle più adatte per completare il suo outfit, come fosse un pezzetto mancante di un puzzle.
-Diamine, quante scarpe hai? Sono tutte tue! Secondo me hai perso il conto, ne hai più di me, Colton e Amber messi assieme!-
-Non esagerare- si porta le mani ai fianchi, spostando il peso da un piede all'altro.
Dissotterro un paio di anfibi neri:-Eccoli qui- dico trascinando l'ultima vocale.
Le passo le scarpe e metto sull'avambraccio la polo e la gonna, assieme al gilet:- E ora muoviti o faremo tardi-
Cammina verso il bagno, con tutti i vestiti stretti al petto, titubante.
-Muoviti!- la riprendo.
-Va bene, va bene, ma non c'è motivo di mettermi fretta-.
Non mi lascia il tempo per ribattere che chiude la porta dietro di sé. È sempre lei a mettermi fretta e ora osa dire che sono io a farlo? Al pensiero sorrido e prendo la borsa.
-Come sto?- domanda Mel dopo esser uscita dal bagno con una piroetta.
-Sei impeccabile, ora andiamo- la afferro per un gomito e la trascino verso le scale.
-Hai preso le chiavi? Non vorrei restare chiusa fuo...-
-Sì, le ho prese- mi affretto a rispondere, interrompendola.
Sto bene attenta lungo l'ultima rampa di scale, per non ripetere ciò che è successo un paio di giorni fa.

Quando arriviamo alla caffetteria troviamo Colton e Amber già seduti a discutere animatamente. Ci avviciniamo.
-Scusate il ritardo, Mel ha avuto qualche intoppo con l'outfit- lei mi fulmina con lo sguardo.
-Però sta benissimo-
-Ovvio, l'ho scelto io- sposto i miei capelli castani dalla spalla, con fare trionfante.
-Di che stavate parlando?- domanda Melanie.
-Amber sostiene che la Harley Davidson sia perfetta, quando invece sanno tutti che la Kawasaki è la moto migliore di tutte- ci spiega.
-Ascoltate, mio nonno è un meccanico eppure io non se so nulla di moto, non so cosa dirvi: ne discuterete più tardi- conclude la mia coinquilina.
-Lydia- Amber prende la parola dopo qualche istante di silenzio- mi spiace per averti creato disagio chiedendoti quella cosa su Brian. Sappi che queste parole sono sincere e spero che tu mi possa perdonare- Mel le prende la mano. È sembrata veramente sincera e riserbare rancore su questa piccolezza è da stupidi.
-Ma certo, non preoccuparti- le sorrido. Mi sorride a sua volta.
-Bene, io vado ad ordinare- Colton posa con decisione le mani sul tavolo e si alza.
Indica Mel:- Uno Shakerato con una ciambella vuota-
Successivamente indica Amber:- Sempre uno Shakerato e una ciambella al cioccolato.-
Infine indica me:- Un macchiato senza zucchero e un cornetto alla crema-
-Ma che bravo!- esclamiamo all'unisono.
-Lo so, lo so. Io vado a vedere cosa c'è- si dirige verso il bancone per l'ordine.
Dopo qualche minuto ritorna da noi e ci porge le rispettive colazioni. Iniziamo a mangiare e, cavolo, quanto mi mancava farlo in compagnia. Ogni mattina sono sempre di fretta e talvolta non faccio nemmeno in tempo a fare colazione: un pasto con gli amici è la più buona delle piccole gioie che esistono. O come lo descrive Colton: "Un caffè e un dolce rispecchiano appieno il senso della vita".

Sento suonare il campanello della caffetteria e istintivamente volgo lo sguardo verso l'entrata. Il mio cuore comincia a battere sempre più veloce ed io vorrei tanto fermare quell'organo ribelle. C'è anche la ragazza dai capelli rossi con lui, non credevo fosse durato così tanto. Li seguo con gli occhi fino al bancone, dove Brian posa un gomito e indica ciò che vuole sulla lavagna con le scritte in gesso. Distolgo velocemente lo sguardo e cerco di concentrarmi su ciò che stanno dicendo gli altri, ma non ci riesco.
-Lydia?- mi chiamano- Lydia, ci sei?- Colton muove una mano davanti ai miei occhi.
-S-sì, di-dicevamo?- scuoto la testa e prendo il mio caffè tra le mani, portando la tazza alle mie labbra.
Melanie non sembra convinta e si guarda alle spalle, notando i due al bancone:- Oh, ora si spiega tutto, non si è stancato di stare continuamente dove sei tu?-
Colton inarca un sopracciglio, come a chiedere spiegazioni. Mel si porta velocemente una mano alla bocca con occhi che chiedono perdono.
-Non gliel'hai ancora detto, vero?- sussurra, sentendosi colpevole. Mimo un "no" col labiale. Mi rivolgo a Colton:- Un paio di giorni fa ho incontrato Brian, ma nulla di che...-
-Dopo quella festa?-
-Sì-
Non reagisce.
-Ma dai, non arrabbiarti, non mi ha fatto niente, perché fai così? Insomma anche se l'avessi saputo non sarebbe cambiato molto-
-Non sono arrabbiato- mi guarda- solo un po' deluso del fatto che tu non me l'abbia detto prima: credevo ci dicessimo tutto-.
-Ed è così! È solo che non volevo farti preoccupare inutilmente-
-Ok, va bene- mi sorride e io lo abbraccio di slancio.

Una presenza fastidiosa interrompe quel momento: loro. Brian e la ragazza dai capelli rossi si sono avvicinati al nostro tavolo.
-Disturbiamo?- chiede Brian.
-Sì- risponde Colton, cambiando in una frazione di secondo da dolce e carino a freddo e distaccato. Deglutisco nervosa. Vedo Amber spostare gli occhi dall'uno all'altro, pensierosa sul da farsi, l'ultima cosa che voglio è coinvolgere altre persone.
-Fa niente- la voce della rossa è così acuta e snervante, nonostante l'abbia sentita dire poche parole. La classica stronza di cui si legge nei romanzi per liceali. La vedo prendere una sedia e sedersi di fianco a Mel. Anche Brian si prende una sedia e la mette con disinvoltura vicino a me, si siede posando i gomiti sulle cosce fasciate dai suoi jeans neri.
-Cosa volete?- sbotta Mel, infastidita dalla loro improvvisa presenza.
-Bere un caffè in compagnia- dice la rossa, come se fosse la risposta più ovvia al mondo.
-Be' allora avete sbagliato compagnia- sottolineo l'ultima parola, sono piena di acidità e ostilità, è giunto il momento di utilizzarle.
Sembra che la rossa se la sia presa e continua:-Ma da che film new adult arrivate? La protagonista-mi indica con il capo- il suo migliore amico, la migliore amica lesbica e la sua ragazza-
-Vedo che sei ben informata, ma se cerchi liti cambia tavolo- dice Colton e sento che si sta cominciando ad alterare. Lo fermo con un gesto della mano e mi rivolgo nuovamente alla rossa:- E tu-alzo un lato della bocca- da che strip club arrivi?-
Vedo con la coda dell'occhio Brian stringere le labbra: un'espressione mista a sorpresa e divertimento.
-Non sono una troia!-
-Questo è quello che dicono tutte le troie- scandisco nel tono più graffiante possibile. Lei si alza di scatto, indispettita, quasi come avesse previsto che vicina a noi non avrebbe trascorso molto tempo, e se ne va. Poi si volta, come a ricordare una battuta del suo copione, ma visibilmente non sa cosa dire quindi gira i tacchi e finalmente esce dalla caffetteria.
Brian posa il suo caffè sul tavolo, indisturbato:-È meglio che vada anch'io- dice calmo, come se si stesse rivolgendo al suo gruppo di amici.
-Già, mi sembra il caso- confermo. Mi alzo e rivolgo lo sguardo verso l'alto, verso i suoi occhi, incoraggiandolo ad andarsene. Gli altri stanno in silenzio, sento solo il suono delle stoviglie e della gente che conversa tranquilla.
Mi concede mezzo sorriso e poi si volta. Ma dopo qualche passo si gira e torna da me, come se avesse dimenticato qualcosa.
-Lydia, ho pensato a questa domanda tutta la notte e devo proprio fartela- lo guardo confusa, lasciando che continui.
-Dopo la caduta di ieri- si prende una breve pausa, con fare teatrale, come a gustare ogni parola e dare ad essa il proprio tempo di risuonare nell'aria- ti fa ancora male il culo? Sai volevo solo chiedere se ti sarebbe piaciuto un massaggio- mostra un ghigno quasi impercettibile, ma io lo noto. Tutte le sue parole e movimenti sono calcolati, scommetto che ha provato ogni gesto davanti allo specchio per chissà quanto tempo. I suoni sono ovattati, sento la rabbia ribollirmi dentro.
All'improvviso vedo la mia mano sulla sua guancia, sento il suono sordo di uno schiaffo e percepisco un leggero bruciore al palmo che è già ritornato al mio fianco. Non aggiungo altro, il mio gesto è bastato. Sento poi la sedia di Colton spostarsi di colpo, ma non lo vedo muoversi.
Lui tiene il volto rivolto verso sinistra e mi guarda con la coda dell'occhio, forse attendendo qualcos'altro. Raddrizza il capo:- Me lo sono meritato, stellina mia- sussurra in modo che solo io lo possa sentire. Finalmente se ne va e io lo seguo con lo sguardo, finché non scompare dalla mia vista.

Mi accascio sulla sedia, come se avessi lasciato tutte le mie forze lì, sulla sua guancia.
-Non so che cosa dire- commenta Colton rompendo il silenzio che si è creato tra noi.
-Nemmeno io- mormoro.
-A parer mio hai fatto bene- Amber scrolla le spalle.
-Hai tirato fuori le palle! Puoi tranquillamente dire che ne hai più di lui- conferma Mel.

Sorrido alla sua ultima frase, chiedendomi cosa diavolo volesse ottenere Brian.

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