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5. Tunnel nightclub

Colton e Mel sono irremovibili dall'andare al Tunnel nightclub, nonostante sappiano per certo che anche lui sarà presente. Il locale è prenotato esclusivamente per i ragazzi dell'università, in occasione della festa di Halloween.

-Non sei emozionata?- mi chiede Mel- È la tua prima festa di Halloween- lei di sicuro è più emozionata di me. Mi parla mentre sistema il suo costume, di cui ancora non ho capito bene il significato. Lei me ne ha comprato uno da Harley Quinn con tanto di parrucca, che io mi sono categoricamente rifiutata di indossare. Al che Mel ha borbottato un po' e poi ha messo via quel cespuglio colorato.
-Ora vieni qui che ti faccio acconciatura e trucco- mi alzo dal letto e mi do un'occhiata allo specchio vicino alla porta, devo dire che il costume mi sta molto bene. Gli shorts non sono eccessivi come temevo e la maglietta con la stampa nera "Daddy's Lil Monster" mi piace molto.
-Lydia non abbiamo tutta la sera, Colton ci viene a prendere tra poco, muoviti.-
Faccio un giro su me stessa: lentamente, apposta e con fare teatrale. Melanie sbuffa divertita e mi fa sedere davanti alla sua scrivania con uno specchio di fronte e mille oggetti per il trucco sparsi sul tavolo. Inizia a pettinarmi i capelli, dato che non avrò la parrucca, Mel ha deciso che mi farà due code di cavallo ai lati. Finisce di maneggiare con gli elastici quando sentiamo bussare alla porta, lei va ad aprire.
-Amber!- grida. Mi giro, sopra la sedia girevole e le guardo, Mel le scocca un bacio sulla guancia e la porta per mano da me.
-Amber, lei è Lydia, vi siete conosciute in un modo un po'- finge un colpo di tosse portandosi una mano, stretta in un pugno, alle labbra- sconveniente, ma questa festa è un modo per conoscervi meglio- rilassa le labbra in un piccolo sorriso.
-Va bene, Melli- dice gentile. Strabuzzo gli occhi, solo Eric la può chiamare in questo modo.
-E io quando avrò il privilegio di chiamarti Melli?- glielo faccio notare incrociando le braccia al petto e alzando un lato della bocca.
-Mai- mi punta un dito contro ed inizia a truccarmi.
-Permettetemi di farvi una domanda: da che cosa siete vestite?- chiedo, tengo gli occhi puntati al soffitto mentre la mia coinquilina mi passa la matita nera sotto agli occhi.
-Non si capisce?-
Scuoto lievemente la testa.
-Muoviti ancora e la matita te la faccio mangiare- sibila minacciosamente Mel. Cerco in tutti i modi di trattenere le risate, ma quando anche Amber si mette a ridere non riesco a farne a meno.
-Io sono l'infermiera sexy- risponde sedendosi sul letto della mia coinquilina.
-E io sono la povera paziente che ne ha tanto bisogno- aggiunge Melanie con un uno sguardo malizioso puntato verso Amber.

Sentiamo nuovamente bussare alla porta.
-Amore, potresti aprire tu?- Mel si rialza dalla sua posizione di make-up artist improvvisata e Amber va ad aprire la porta.
Colton appare, vestito da pagliaccio It ed esordisce con:- Lo volete un palloncino?-
-Ma come ti sei conciato?! Sei orribile- Mel trascina l'ultima lettera fino a scoppiare in una risata contagiosa.
-Numero uno: tu non puoi parlare, razza di zombie- inizia Colton alzando l'indice e trattenendosi a stento dal ridere.
-Non sono uno zombie, sono una pazien...-
-E numero due- la interrompe alzando anche il medio e tenendo entrambe le dita sospese nell'aria- il costume mi sta benissimo.-
-Lascialo stare Mel- mi intrometto- lui è un pagliaccio anche senza costume- lei e Amber continuano a ridere e Colton mi lancia contro un cuscino che schivo prontamente.

-Fermo o le rovini il trucco- lo sgrida Mel.
-Tanto sarà il suo Joker a rovinarglielo- alza e abbassa le sopracciglia ripetutamente, io prendo il cuscino da terra e glielo lancio e, a differenza mia, non lo schiva. Sa benissimo che non deve parlare di lui o anche farci qualsiasi riferimento.

-Finito!- esclama Mel, orgogliosa del suo lavoro.
-Niente male- approvo guardandomi bene allo specchio.
-Sono quaranta dollari, cara-
-Un abbraccio e camera libera domani pomeriggio?-
-Andata!-
Colton ci incita ad andare e dopo poco siamo tutti e quattro nella sua macchina.
-Quindi oggi non bevi?- chiede Mel dal sedile posteriore.
-Ma va, lascio la macchina lì e la vado a prendere domani. Torniamo con un taxi. Io, non bere? Ma non farmi ridere.-
Roteo gli occhi divertita e rivolgo lo sguardo fuori dal finestrino, verso le mille luci della città.

Colton parcheggia vicino al nightclub. Melanie prende Amber per mano e io mi tengo stretta al mio accompagnatore.
-Sappi che se una ragazza carina si avvicinasse a me e mi chiedesse se sei la mia fidanzata, negherò- mi avvisa. Rido di gusto e, davanti a noi, due imponenti porte dalle vetrate enormi si aprono. Sposto l'enorme e pesante tenda bordeaux, ricamata con del pizzo nero, con la mano e all'improvviso mille luci rosse e blu colorano il mio campo visivo.

Ci sono molte persone, tutte travestite. Ci sono zombie, fantasmi e qualche strega. Mel dice sempre: "Attenzione, perché ad Halloween da 'witch' a 'bitch' è un attimo", non ha torto. Do un'ampia occhiata alla sala e il mio sguardo cade su di lui, seduto su uno dei divanetti ai lati del locale. Ma stiamo scherzando?! È travestito da Joker, con tanto di capelli tinti di verde, solo che i suoi sono corti e sistemati in un ciuffo vietato. Do una leggera gomitata a Colton per farglielo notare. Lui scoppia a ridere:- Non ci credo! Ti giuro che non lo sapevo, vedi a volte il destin...- non finisce di pronunciare la parola che gli regalo un'altra gomitata, stavolta non leggera.
Non è solo, la ragazza dai capelli rossi di ieri gli fa compagnia. Indossa un costume da gatta attillato, con una coda nera e una fascia per capelli con due orecchie del medesimo colore.
-Il costume le si addice- sbuffo sottovoce, roteando gli occhi. Colton mi sente:- Non dirmi che sei gelosa...-
-Io? No!- liquido la sua frase con un gesto della mano.

Ci sediamo al bancone, perdiamo di vista Mel e Amber, fa niente: berremmo in due.
-Per me un Manhattan- ordina Colton.
Il barista guarda anche me:- Io prendo un Cuba Libre-
I miei occhi si posano nuovamente su di lui, seduto su uno dei divanetti grigi con la ragazza dai capelli rossi che gli sta sulle ginocchia, mentre gli sussurra qualcosa all'orecchio. Brian non sembra ascoltarla, si guarda intorno annoiato e i nostri sguardi si attraggono momentaneamente. Mi vede, leggermente sorpreso e deglutisce. Lo noto grazie al suo pomo d'Adamo che si abbassa e si alza visibilmente. Interrompo bruscamente il nostro contatto visivo.
-Me ne porti due!-
Il barista fa un cenno di assenso e inizia a preparare i nostri drink.

-Coraggiosa la ragazza- commenta Colton- sappi che non ti porterò verso il taxi a braccetto-
-Al massimo sarò io a portare te- rispondo con aria di sfida. Annuisce sorridendo e capendo il mio gioco.
-Hai cacciato qualche nuova preda?- domando.
Colton alza le spalle:- Nulla di rilevante, le ragazze che incontro non vogliono avere nulla di serio e io non sono il tipo da botta e via-
-Che dolce-
-Non prendermi in giro, so bene che vorresti sentire queste parole uscire dalla bocca del tuo Joker- schiocca la lingua, soddisfatto di aver trovato il modo di rigirare l'argomento.
-Colpo basso, Henderson, colpo basso- mi porto alle labbra il mio drink appena servito. Ne avevo bisogno. Lo scolo in velocità e mi dedico al secondo.
-Ehi ehi, la cosa del taxi è ancora valida- Colton ride passando i polpastrelli sulla superficie fredda del suo bicchiere.
-Sei tu quello che non regge l'alcol- deglutisco l'ultimo e abbondante sorso, ne ordino un altro a gesti: l'importante è che il barista mi abbia capita.
-Non è vero- sbotta, posando con decisione il suo bicchiere vuoto sul bancone.
-Come non è vero? L'ultima volta che hai bevuto con quelli della spiaggia barcollavi e ti hanno portato in camera in orizzontale.-
-"Quelli della spiaggia"- ripete le mie parole ridendo.
-Dai hai capito, quelli che vengono dalla California, di cui ora mi sfuggono i nomi- muovo le mani in ampi cerchi nell'aria.
-È l'alcol, te lo dico-
-Non cambiare argomento- punto l'indice contro il bancone e scendo dalla sedia da bar.
-Balli?- chiedo.
-No- risponde deciso finendo il suo secondo bicchiere.
-Lo prendo per un sì- lo afferro per un polso e lo trascino con me.
-Non so ballare- urla per sovrastare la musica. Cede all'idea di non avere altre alternative.
-Questo l'ho notato, ma ti svelo un segreto- faccio un giro su me stessa- nemmeno io!- e inizio a ridere mentre mi muovo con passi maldestri.
Colton mi imita e continuiamo così per un bel po'. Entrambi siamo stanchi e accaldati.
-Drink?- propone lui.
-Due- rispondo.
Ci dirigiamo verso il bancone, ma tra la folla lo perdo e vedo solo la sua testa allontanarsi da me. Affretto il passo passando in mezzo a gruppi che ballano. All'improvviso una figura possente si piazza davanti a me. Non alzo nemmeno lo sguardo per vedere chi è, mi impegno solo a superarlo.

Vedo una mano alzarsi verso la mia direzione e trattenere la scollatura della mia maglietta, abbassandola. Mi porto istintivamente le mani al petto per contrastare quella mano forte. L'uomo a cui appartiene la figura possente di prima, non parla, ma tenta di nuovo di scoprire la mia pelle. Non riesco a reagire, lui sarà il triplo di me e non so come bloccare quelle mani, noto anche la sua mancata lucidità. Scorgo poi con la coda dell'occhio una sagoma venire verso di me e spero con tutta me stessa che sia Colton. Si fa sempre più vicina, appartiene a una figura maschile ma non trovo la forza di girarmi.
-Ma che cazzo fai!?- una voce forte e potente proviene dalle mie spalle. Finalmente mi giro e vedo Brian al mio fianco. Rimango pietrificata, sorpresa.
-Lasciala stare- mi prende per un polso e mi sposta dietro di lui, togliendo dalla mia vista quelle mani. L'uomo fa un passo avanti, è più alto di lui di una spanna e Brian non è affatto basso. La tensione è palpabile.
Da dietro vedo partire un destro e l'impatto con la mascella dell'uomo mi fa sobbalzare. Lo sconosciuto indietreggia, portandosi le mani verso il punto colpito.
-Portatelo via- dice Brian sciogliendo il pugno da quella presa salda. Si gira verso di me, mi afferra i polsi e mi guarda negli occhi. Ora i suoi occhi sono calmi e il suo ciuffo si è leggermente spettinato per il brusco movimento, ma ora gli sta ancora meglio.
-Tutto bene?- mi chiede, con un tono di voce quasi preoccupato, la cosa mi sorprende.
-Lydia, stai bene?- ripete.
-S-sì-
Sistema delicatamente la mia maglietta: alza la parte sulla spalla abbassata e la stoffa stropicciata al bordo, in basso. Lo lascio fare, sentendomi stranamente meglio.

-Allontanati da lei- appare Colton, protettivo.
-Sei arrivato in ritardo, Henderson- dice Brian con tutta la calma del mondo, alzando lo sguardo nella sua direzione. Si allontana da me, salutandomi con un cenno del capo; mi guarda ancora per qualche istante e poi perdo di vista lui e i suoi occhi.
-Cos'è successo?-
-Torniamo-
-Sì sì, certo, il tempo di trovare un taxi- il braccio di Colton mi avvolge e mi accompagna verso l'uscita.
-Non devi tornare con me, resta-
-Ti accompagno- insiste. E per questo lo ringrazio in silenzio.
-Dov'è Mel?-
-Le ho già scritto che noi torniamo all'università. Ma cos'è successo?-
-Lo racconterò ad entrambi, ma domani-
-Va bene- lancia un fischio acuto e sbraccia verso la strada. Un taxi accosta.
Colton apre la portiera e mi lascia salire per prima, dando l'indirizzo al tassista.

Poso la testa sul finestrino, ripensando a lui e a quello che ha fatto per me: alla sorpresa del momento. Poi mi ricordo di non averlo nemmeno ringraziato.

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