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Il nuovo tenente (8)

Che posso dire? Pare proprio che io soffra della stessa malattia che affligge il regista James Cameron: pubblico il sequel eree geologiche dopo l'uscita del capitolo precedente. Mi perdonerete.

Il Tenente sedeva alla sedia girevole della scrivania della Detective, lo sguardo perso nel vuoto, le mani che tremavano appena.

Poteva avvertire il frastuono che le si era scatenato intorno - dopotutto un agente ed una prigioniera erano stati assassinati da un poliziotto membro del dipartimento - e tuttavia, ogni suono che le arrivasse alle orecchie le pareva attutito, niente più che un fastidioso brusio di fondo.

Il volto cinereo di sua madre era impresso nel suo sguardo, così come il suo busto crivellato di proiettili, la sua felpa bianca inzuppata di sangue vermiglio.

Non riusciva a vedere altro, non riusciva a pensare ad altro...E così, alla fine, quella stronza di sua madre, che le aveva rovinato la vita, era morta.

Quante volte aveva fantasticato di essere lei stessa, ad ucciderla, per quello che le aveva fatto? Per ciò che l'aveva obbligata a sopportare?

Ma Michelle non voleva che lei morisse.

Non sul serio.

Dio, di certo non in quella maniera, non soffocata dal suo stesso sangue, rinchiusa in una cella di una stazione di polizia, sebbene, per una volta, fosse innocente.

E soprattutto non voleva che morisse così presto, prima di avere la possibilità di darle una possibilità. Di dare a loro due, una possibilità; di riavvicinarsi, o magari anche solo di ricominciare a parlarsi per telefono, per qualche minuto alla settimana, oppure al mese.

Michelle si portò una mano al collo, sfiorando i contorni frastagliati della cicatrice con i polpastrelli delle dita.

Non aveva la forza, né di piangere né di muoversi, e né tantomeno di pensare in maniera lucida.

Sapeva che l'uomo che aveva sparato a sua madre e a quel poliziotto era stato portato nella stanza degli interrogatori, dove ora era presumibilmente guardato a vista, in attesa che lei desse disposizioni.

Ma lei non poteva.

E non solo perché non ne aveva le forze, ma soprattutto perché sapeva, sapeva fin troppo bene, cosa avrebbe fatto se si fosse alzata, se avesse parlato, se avesse permesso al suo istinto di prendere il sopravvento.

Il caricatore della sua Beretta M9 d'ordinanza era pieno, ben quindici proiettili, ma la verità era che a Michelle ne sarebbe bastato solo uno, per portare a termine la propria vendetta.

Era conscia di essere umana, e quindi fallibile, ma non avrebbe sbagliato mira, non di fronte all'uomo che aveva ucciso sua madre.

Non avrebbe sbagliato mira, né avrebbe permesso che qualcuno si frapponesse tra lei e la sua preda.

Decker le stava inginocchiata accanto, una mano sulla sua spalla, e stava dicendo qualcosa ad Ella e Dan, in piedi.

Lucifer era seduto a pochi centimetri da lei, sulla scrivania. Michelle poteva sentire il suo sguardo scuro bruciarle sulla guancia destra come uno schiaffo.

Non sarebbe stato difficile indovinare cosa egli stesse pensando, se solo il Tenente fosse stata nelle condizioni di prestarci attenzione.

La Detective Decker sembrava intenta a dire qualcosa, perciò Michelle aggrottò le sopracciglia, cercando di concentrarsi sulle parole della bionda.

<<Tenente, Tenente, si sente bene?!>> i grandi occhi verdi di Chloe erano pieni fino all'orlo d'angoscia <<Vuole che le chiami un'ambulanza?!>>.

Il Tenente si obbligò a tornare in se:<<No>> mormorò afona, poi si schiarì la voce <<L'assassino va interrogato>> riuscì a mormorare, mentre una lacrima le solcava la guancia destra.

Il diavolo si alzò in piedi e le appoggiò una mano inanellata sulla spalla, stringendo appena.

<<Vieni, Michelle, ti porto a casa>> la invitò gentilmente, indicando la direzione per l'uscita della centrale con un cenno della testa.

Gli occhi di ghiaccio del Tenente saettarono ad incontrare quelli scuri del consulente civile:<<No, no, io- io non me ne vado. Non ora. Non posso>>.

Le bastò uno sguardo intorno a se - al viso di Chloe e a quello di Dan e a quello di Ella - per comprendere come tutti loro fossero della medesima opinione.

E non a torto.

Quello era ciò che il protocollo imponeva, in situazioni simili; Michelle era perciò sul punto di fare una cosa che non faceva mai, e cioè infrangerlo, quel protocollo.

Si alzò in piedi, i muscoli delle gambe così rigidi da farle male:<<L'assassino deve essere interrogato>> ripeté, stavolta più ad alta voce, per quanto le fosse possibile.

<Lei ha bisogno di riposare, Tenente>> la bionda parlò con dolcezza, ragionevole <<Si prenda una pausa, okay? La prego di lasciare che siamo noi, ad occuparcene>> e Daniel annuì, serio.

<<Ho bisogno di fare il mio lavoro, e-ecco di cosa ho bisogno>> Michelle si asciugò il volto, la mano che ancora tremava <<Credo che lei possa comprendere meglio di altri, Decker>>.

La Detective strinse le labbra.

Sapeva cosa significava dover avere a che fare con l'omicidio di uno dei propri genitori, sapeva cosa significava vedere in faccia l'uomo colpevole di tale omicidio, combattere con il naturale impulso di cercare vendetta.

<<Ha ragione: la capisco bene, ed è per questo che le chiedo di prendere una pausa>> Chloe si scambiò una subitanea occhiata con Lucifer <<La prego, si faccia da parte>>.

Il Tenente serrò i denti:<<È quello che ha fatto lei?!>> scattò, caricando le parole di eccessiva aggressività.

<<Michelle->> provò a dire Lucifer, stringendo la presa sulla sua spalla, ma lei non lo lasciò continuare.

<<Tornate al lavoro!>> gridò, battendo le mani, rivolta a tutti i lavoratori del dipartimento, la maggior parte dei quali si era ovviamente interrotta per assistere a quella critica ed inusuale situazione.

<<Lopez ed Espinoza, verificate l'identità dell'agente ucciso e poi assicuratevi che qualcuno comunichi la sua morte alla famiglia>> chi amava quel ragazzo avrebbe sofferto per lui, ma, al momento, il Tenente non poteva permettersi di soffermarsi su quel pensiero.

Doveva essere fredda, doveva rimanere lucida e concentrata, e l'unico modo per farlo era essere fredda e metodica. E fare ciò che le veniva più naturale, ovvero dare ordini.

I due - il medico legale ed il detective - si scambiarono una vicendevole occhiata, poi scattarono ad eseguire il comando del loro superiore senza proferire suono.

<<Okay, andiamo>> aggiunse rivolta alla Detective ed al suo consulente civile, senza nemmeno controllare che i due le tenessero dietro.

Fece diversi respiri profondi, mettendo un passo dietro l'altro, con attenzione.

Spalancò la porta a due battenti della stanza degli interrogatori, il viso pallido, i capelli castani sparsi sulle spalle e lo sguardo acceso di una luce sinistra.

Il colpevole era stato ammanettato con le mani dietro la schiena e fatto sedere ad un lato del tavolo di metallo.

Era un ragazzo giovane, forse trent'anni o poco più, ed i tratti del suo viso sbarbato erano estremamente dolci.

I corti capelli biondi gli ricadevano sulle tempie e teneva gli occhi neri fissi su un punto non meglio precisato del pavimento, immobile.

Era uno dei più recenti arrivati al dipartimento, e, se il Tenente non andava errando, doveva chiamarsi qualcosa come Brandon.

Brandon Freiser.

<<Guardami>> gli intimò Michelle.

Il ragazzo non si mosse, né diede segno di aver inteso l'ordine che lei gli aveva impartito.

<<Ho detto di guardarmi!>> il Tenente tirò fuori la pistola dalla fondina, sbattendola forte sul tavolo, con la canna puntata proprio verso di lui.

Lucifer e Chloe, che erano entrati nella stanza degli interrogatori dopo aver chiuso la porta alle proprie spalle, scattarono in avanti nello stesso istante.

Nessuno dei due metteva in discussione l'etica di Michelle Pierce, né la sua capacità di seguire il protocollo, ma, vista la situazione e lo stress mentale a cui era sottoposta, non era impossibile che commettesse un gesto avventato del quale si sarebbe pentita.

Brando Frieser strabuzzò appena gli occhi, vedendosi una pistola puntata dritta allo stomaco, e si decise ad alzare la testa.

<<Non ho tempo da perdere con te, sono stata chiara? Quindi inizia a parlare>> il Tenente tolse la sicura dalla propria arma, posizionando il dito sul grilletto con sicurezza <<Perché l'hai fatto?>>.

Il poliziotto si inumidì lo spesso labbro inferiore con la lingua, rivolgendole uno sguardo di assoluta serenità.

Il volto della donna si era fatto ancora più pallido, mentre un forte tremito le attraversava tutto il corpo:<<Hai appena ammazzato due persone, delle quali un poliziotto: perché?>>.

<<E che te ne importa?>> l'interrogato scrollò le spalle <<Tanto ormai sono morti, no? Fattene una ragione>>.

Non solo non sembrava pentito di ciò che aveva fatto, ma si atteggiava persino con superiorità, quasi come se ne andasse fiero.

Il primo impulso del Tenente sarebbe stato quello di sollevare la pistola e piantargli una pallottola in testa, proprio tra gli occhi, e poi guardare il suo sangue che sprizzava dalla ferita ed imbrattava la parete dietro di lui.

<<Decker?>> chiamò, invece, e quando la Detective si fece avanti le mise tra le mani la pistola.

Per sicurezza.

Poi scostò la sedia e si sedette al tavolo, sbattendo forte con gli avambracci contro il suo freddo metallo.

<<Sei un poliziotto che ha trucidato a sangue freddo un civile ed un altro agente di polizia, cosa credi che ne sarà di te? Te lo dico io: spero che tu non abbia paura delle iniezioni...Al contrario, se collaborerai con noi, ti assicuro che faremo in modo si arrivi ad una- ad una sentenza più clemente>>.

Brandon deglutì a fondo, il suo Pomo d'Adamo fece su e giù in maniera evidente, e più volte. Stava valutando le ipotesi che gli venivano prospettate, ed anche le opzioni che gli rimanevano:<<Mi hanno offerto un accordo>> disse alla fine.

La Detective affilò lo sguardo:<<Che tipo di accordo?>> si intromise.

Il poliziotto spostò lo sguardo sulla bionda:<<Se avessi ucciso quella donna, Anne Baker, l'uomo che mi ha offerto l'accordo avrebbe...fatto una cosa per me>>.

Le labbra del Tenente tremarono, ed in quel momento fu un bene che avesse consegnato la pistola a Decker.

<<Spiegati>> gli intimò la Detective.

<<Se avessi ucciso questa persona per lui, l'uomo che mi ha proposto questo accordo avrebbe ucciso qualcuno per me>>.

<<Chi è che volevi morto?>>

<<Morta>> sputò quello <<Mia sorella>>.

Chloe Decker aggrottò le sopracciglia, più o meno nello stesso istante nel quale il volto del Tenente si distendeva:<<E tua sorella si trovava internata nella Central Jail>> ipotizzò.

<<Sì>> annuì l'assassino.

<<Qual è il nome dell'uomo che ti ha proposto l'accordo?>>.

Brandon scrollò di nuovo le spalle.

Il Tenente scattò in piedi e sbatté entrambi i palmi sul tavolo, faticando a contenersi:<<Rispondi alla domanda, o giuro su Dio che ti farò rispondere io!>> sibilò.

<<Senti, dico davvero: non so quale sia il suo nome, okay? L'ho sentito soltanto tramite un cellulare usa e getta, e la sua voce era chiaramente modificata con quale filtro vocale...Mi ha assicurato che mia sorella sarebbe morta appena avrebbe ricevuto la notizia che anch'io avevo ucciso la mia vittima, ma non prima di aver ricevuto una prova concreta della morte di questa signora Baker dalle mie mani>>.

<<Chiunque sia quest'uomo deve avere un accesso sicuro alla prigione, per essere nella posizione di fare una promessa del genere>> considerò il Tenente, volgendosi nella direzione dell'altra donna nella stanza. Chloe annuì in risposta.

Fu distratta da una mano che le si appoggiava con gentilezza sulla spalla, spingendola di lato:<<Adesso lascia fare a me>> le mormorò Lucifer all'orecchio, solo per poi piegarsi appena in avanti, sul tavolo.

<<Dimmi, Brandon>> e pronunciò quel nome come un insulto <<Dimmi, che cos'è che desideri davvero, più di qualunque altra cosa al mondo?>>.

<<V-Voglio- voglio dirigere una fattoria biologica>> mormorò lui, incapace di distogliere lo sguardo da quello del diavolo.

<<Perfetto, direi>> Lucifer schioccò la lingua contro il palato, battendo le mani <<Non hai idea di quanti maiali ci siano, nel posto in cui finirai. Tutti quelli che desideri>>.

Il Tenente spalancò gli occhi, ben ricordando come quel trucchetto facesse sentire chi lo subiva, ben consapevole che ancora non era capace di darsi una spiegazione per quello.

Come per molto altro.

Ma non era quello il momento per pensare a quel mistero.

<<Forse c'è qualcos'altro...>> Brandon parve esitare, ma un'occhiata di fuoco da parte del Tenente lo convinse <<L'uomo col quale ho stretto il patto, mi sembra che abbia accennato un paio di volte al suo lavoro come guardia carceraria>>.

Un brivido attraversò la colonna vertebrale del Tenente: ecco il collegamento che stava cercando.

Quell'uomo lavorava per la direttrice Bolt come guardia, ed era probabilmente in sua vece che aveva reclutato Brandon per uccidere sua madre.

La donna aveva probabilmente realizzato che c'era il rischio che Anne Baker rivelasse informazioni compromettenti su di lei alla polizia, e perciò aveva trovato un modo per farla tacere una volta per tutte, proprio come aveva fatto con la signorina Matthews.

Quel poliziotto che Fraiser aveva ucciso altro non era che un effetto collaterale; si era trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, e perciò doveva morire.

Il Tenente si piegò in avanti appoggiando entrambe le mani sullo schienale di una delle due sedie dal suo lato del tavolo, alla disperata ricerca di stabilità.

Aveva l'orribile sensazione d'essere sul punto di collassare, ma non poteva, proprio non poteva.

Non ora, Dio, non ora. Ti prego, non ora.

<<Michelle!>> le mani del diavolo si erano fiondate sui suoi fianchi, pronte a sostenerla, se fosse stato necessario.

<<Ce la faccio>> mormorò il Tenente <<Scusatemi solo un secondo...>> ed uscì dalla stanza barcollando appena, malferma sulle gambe.

Fu solo quando si fu chiusa la porta del bagno alle spalle che permise a se stessa di lasciarsi andare, scivolando sul pavimento e coprendosi il volto con entrambe le mani.

Non si mosse per lungo tempo, il petto scosso da profondi singhiozzi e la pelle del volto più umida ad ogni secondo che passava.

Faticava a respirare, come se i suoi polmoni avessero dimenticato come si faceva, ed in poco tempo la testa cominciò a girarle di nuovo.

Riuscì a trascinarsi a gattoni fino al water, e lo fece appena in tempo, appena prima che le venisse da vomitare.

I conati erano dolorosi, ma tuttavia non erano nulla in confronto alla sofferenza mentale che stava sperimentando in quei momenti.

Provò a rimettersi in piedi tenendosi al bordo del lavandino, facendo leva, perché nelle gambe non aveva d'improvviso più forza, e, dopo diversi tentativi, ci riuscì.

<<Tenente, Tenente, ci sei?!>> una voce profonda e familiare la riscosse, dal di fuori della porta del bagno <<Michelle, andiamo, rispondi!>>.

<<Sto bene>> disse lei, deglutendo il sentore di vomito che le aleggiava ancora in gola e tirando lo sciacquone.

Quando aprì la porta, il suo volto era ancora più pallido e sudato di prima, e Lucifer ebbe la sgradevole sensazione che ella fosse ad un passo dal svenimento.

Era tuttavia conscio che non avrebbe potuto fermarla, e non solo perché di fatto non ne aveva l'autorità, ma soprattutto perché, conoscendo Michelle, non glielo avrebbe mai permesso.

<<E Decker?>> domandò il Tenente, vedendolo solo.

<<Col detective Stronzo e la signorina Lopez, mi ha chiesto di venire a controllare come stessi>> Lucifer allungò una mano, come per sfiorarle una guancia, ma all'ultimo momento parve ripensarci e non lo fece.

<<Dì anche a lei che sto bene>> lo dismise con un gesto, troppo presa dal suo obiettivo: trovare la signora Bolt e fargliela pagare. Lo superò senza degnarlo di un altro sguardo, almeno fintantoché lui non la richiamò.

<<Non è granché, come piano>> disse, allusivo, ben sapendo che lei avrebbe compreso all'istante a cosa si riferiva <<Capisco perché tu voglia farlo, davvero, lo capisco bene, ma non so...quanto sia sicuro>>.

Michelle strinse le labbra, gli occhi azzurri lucidi, i muscoli del volto contratti e le sopracciglia appena aggrottate:<<Non ho scelta>> represse un singhiozzo, distogliendo lo sguardo dal bel volto di Lucifer <<È una cosa che devo fare>>.

Si rendeva conto delle possibili conseguenze: aveva seguito un caso del quale non avrebbe potuto occuparsi a causa dell'enorme d'interessi, aveva minacciato un sospettato con una pistola carica ed ora avrebbe fatto irruzione in una proprietà privata senza mandato di perquisizione, né prove rappresentative.

Avrebbe potuto essere degradata, o peggio, perdere il lavoro che aveva desiderato per tutta una vita, ma non le importava.

Si fiondò verso l'uscita della stazione di polizia cercando di passare più inosservata possibile, per quel che poteva, ed infine fu fuori.

Allungò il passo e raggiunse l'automobile grigia che utilizzava per lavoro, all'interno della quale teneva sempre una pistola e qualche ricarica.

<<Davvero credi che te lo lascerò fare?>>

Il Tenente si voltò di colpo verso il proprietario di quell'accento britannico: non aveva tempo da perdere, ogni secondo poteva essere prezioso e fare la differenza tra successo e fallimento.

Si ritrovò praticamente col volto appoggiato alla giacca nera di Lucifer, per quanto erano vicini.

<<Aspetta>> ritrattò quello, notando l'espressione che accendeva il volto di Michelle <<Permettimi di riformulare: davvero credi che ti lascerò fare questa cosa da sola?>>.

La donna scosse la testa, frustrata, passandosi una mano sul volto:<<Lucifer, ho una pessima sensazione>> le tremava la voce, ed il suo sguardo era perso in lontananza. Non era mai stata una superstiziosa, dare adito a semplici sensazioni non era da lei, eppure quel giorno era il giorno delle eccezioni. Sapeva che le sarebbe capitato qualcosa, poteva sentirlo con chiarezza.

Alzò gli occhi sul volto di Lucifer, cercando disperatamente le parole:<<Ho una pessima sensazione>> ripeté, a corto di fiato <<Se dovessi...non voglio che tu- che tu sia lì ad assistere>>.

E non voleva che si mettesse in pericolo per lei.

Il Tenente non aveva paura di morire, neanche un po'. In fondo, la pericolosità del lavoro che svolgeva da anni la metteva faccia a faccia con quel rischio, ogni singolo giorno. Aveva imparato a conviverci, c'aveva fatto il callo.

E poi, in fin dei conti, le pareva che ci fossero modi peggiori per morire, che morire nel tentativo di fare giustizia, nel tentativo di fare la cosa giusta.

Ma non voleva e non poteva accettare l'idea di essere la causa della morte di altri, soprattutto se l'uomo in questione era Lucifer Morningstar. Trascinarlo a fondo con lei era assolutamente fuori discussione. Trascinare chiunque a fondo con lei, era assolutamente fuori discussione.

Quella era una questione che riguardava lei soltanto, lei e la signora Bolt.

Lucifer osservava l'espressione tesa sul volto del Tenente, ed il leggero tremolio che le agitava le mani, ed i suoi occhi lucidi.

E ora affermava di non volerlo con lei, di avere una brutta sensazione, cosa che gli dava la spiacevole impressione che stesse davvero per farsi male.

Sapevano entrambi che non era lucida - impossibile esserlo, dopo quello che aveva passato -, e perciò il diavolo era conscio che aveva bisogno di tutto l'aiuto possibile.

Le strinse piano un avambraccio, il che obbligò il Tenente ad incontrare il suo sguardo:<<Andiamo>> le disse soltanto <<Guido io>>.

Michelle Pierce annuì e basta, aprendo la sua macchina e sedendosi al posto del passeggero, mentre Lucifer accanto a lei.

Mentre il diavolo metteva in moto e faceva retromarcia per uscire dal parcheggio, lei gli comunicò l'indirizzo della direttrice del carcere.

A quanto pareva, ella abitava in una villa a più piani appena fuori città, a non più di venti minuti dal luogo dove si trovavano in quel momento. Non sarebbe stato un lungo viaggio.

Il Tenente fece scattare il vano portaoggetti che si aprì con un cigolio, e con sicurezza ne estrasse una pistola identica a quella che aveva consegnato a a Chloe Decker poco prima.

Afferrò un caricatore nuovo, estrasse dall'arma quello ormai vuoto e poi spinse l'altro all'interno con maestria. Posizionò la destra sul carrello e lo tirò all'indietro, verso di se, per poi rilasciarlo perché tornasse in posizione.

Caricò la pistola con movimenti automatici e febbrili, quasi senza guardare ciò che stava facendo, ed in seguito si infilò in una delle tasche della giacca di pelle rossa altri tre caricatori di riserva.

Respirò a fondo, saggiando col palmo della mano il metallo gelido dell'arma di morte che teneva tra le mani. Era con un oggetto non dissimile da quello con cui era stata uccisa sua madre, nemmeno un'ora prima.

Nemmeno un'ora.

Quando spalancò gli occhi per impedirsi di continuare ad avere di fronte allo sguardo quella scena, si avvide di quanto tremassero le sue mani.

Più stringeva la presa sulla pistola meno quelle sembravano voler collaborare, ed il Tenente non osava nemmeno immaginare quanto ciò avrebbe avuto effetto sulla sua mira.

Tentò di respirare a fondo, ma tutto ciò che le fuoriuscì dalle labbra fu un sibilo convulso che le fece guadagnare l'ennesima occhiata angosciata da parte di Lucifer.

<<Merda!>> gemette, infilando l'arma nella fondina vuota che teneva assicurata al fianco e provando a massaggiarsi le nocche. Ma non funzionò, non bastò a diminuire il tremore.

Tirò su col naso, asciugandosi le guance e cerando di darsi un contegno, mentre un'indaffarata mattinata di LA scorreva accanto a loro, per le strade affollate che percorrevano.

<<Forse dovremmo chiamare la Detective...>> suggerì il diavolo, a voce bassa ma decisa.

Lo sguardo che Michelle gli rivolse all'istante fu abbastanza per farlo pentire di quell'uscita:<<No>> replicò, lapidaria.

<<Ma, Michelle, tu->>

<<Cazzo, ho detto di no!>> proruppe il Tenente <<Decker non ha niente a che vedere con questa storia! Questa è la mia- d-devo occuparmene io e basta>>.

La parte di lei che ancora si appellava al raziocinio le comunicava che lui non aveva altro che buone intenzioni, che cercava di aiutarla, e che non fosse stato perciò giusto trattarlo così. Le comunicava anche che, rifiutando di chiamare rinforzi, stava lei stessa correndo incontro all'imprevisto che profetizzava.

Strinse le mani a pugno, provando a riprenderne il controllo.

<<Va bene, Tenente. Sei tu il capo>> mormorò il diavolo, sospirando a fior di labbra.

La donna annuì, concentrandosi brevemente sulle lussuose case a più piani che sfilavano ai lati della vettura, intermezzate da alte palme ed altre piante meno appariscenti.

<<Ci siamo quasi>> la informò Lucifer.

Lei annuì ancora, torcendosi le dita delle mani: il tremore andava migliorando, almeno per ora, ma sarebbe bastato?

<<Questo è...tutta colpa mia>> e non si riferiva soltanto alla morte di sua madre, mentre un'altra lacrima le tracciava il contorno della guancia.

<<Certo che no!>> si affrettò ad esclamare Lucifer <<Non puoi prenderti le colpe della direttrice Bolt!>>

<<No, è che- avrei potuto fare di meglio...avrei dovuto>> singhiozzò appena, tirando su col naso <<Non riesco a togliermi dalla testa che- non riesco a togliermi dalla testa che le cose non sarebbero finite così, se avessi fatto di meglio...>>.

Aveva passato la notte precedente ad ubriacarsi, per esempio, e poi a buttarsi tra le braccia di un uomo, invece che trascorrerla sveglia, con la testa china sui dossier del caso. Se avesse agito meglio, forse sua madre non sarebbe morta così.

Il diavolo aggrottò le sopracciglia scure. Il senso di colpa, tra tutti i sentimenti umani, gli era alquanto familiare.

<<Non dire così, sai che non è vero>> tentò di farla stare meglio, ben sapendo che non avrebbe funzionato <<Tenente, non sei mio Padre, tu non puoi controllare tutte le cose brutte che capitano>>.

La donna singhiozzò ancora:<<Lo so>> sussurrò <<M-Mio padre mi diceva sempre che dovevo accettare le cose brutte che mi capitavano...Diceva che le vie del Signore sono imperscrutabili, o altre- altre cazzate simili, e che c'è sempre una ragione valida quan- quando Lui ci fa soffrire>> si passò una mano sulla fronte, cercando di arginare il pulsare doloroso delle tempie <<Ma io non ho mai- non sono mai riuscita ad avere la cieca fede che aveva mio padre. Voglio dire, sì, immagino che sia rassicurante credere a quel modo in qualche cosa, eppure- La verità è che non ho mai capito: se Dio è così buono, allora perché permette che succedano tante cose brutte? E se non lo è, allora perché mai pretende che noi lo siamo?...Non ha alcun senso, tutto- tutto quanto, Lucifer, tutto quanto, non ha alcun- a-alcun senso...>>.

Ci fu un lungo attimo di silenzio assoluto, un silenzio tanto assoluto da avere del soprannaturale, prima che il Diavolo parlasse.

<<È assurdo ciò che sto per dire, ma in realtà non credo che ciò che di brutto ci capita sia colpa di mio Padre>> le rivolse un sorrisetto appena accennato <<Per tanto tempo ho pensato che fosse Lui a muovere i fili: ultimamente ho cominciato a capire che noi siamo i responsabili. È perverso da parte Sua, se ci pensi, ma non possiamo che incolpare noi stessi. Le disgrazie che ci capitano sono a causa di scelte sbagliate che noi abbiamo compiuto, o, nel tuo caso, di scelte sbagliate che hanno compiuto altri>>.

Michelle rise, asciugandosi gli occhi:<<È sorprendentemente profondo, per il Diavolo>>, ed il sorriso di Lucifer si allargò:<<Il punto è che non abbiamo scelta, se non resistere e fare del nostro meglio. Pàthei màthos, Tenente. E tu sei una dei più bravi, in questo, di tutti gli umani che ho conosciuto qui sulla terra>>.

<<Sono felice che tu sia qui>> sussurrò il Tenente.

E mentre il Diavolo fermava la macchina al lato del marciapiede, le sue ultime parole continuarono a frullarle in testa: Pàthei màthos, apprendere tramite la sofferenza.

Se c'era una che aveva sofferto molto era certo lei; era la parte dell'apprendere, che alle volte le faceva difetto.

L'enorme villa residenziale di fronte alla quale si erano parcheggiati, su due piani, preceduta da un elegante viale d'entrata cinto da filari di pini, aveva la facciata interamente dipinta di un dolce rosa antico.

Attorno ad essa si allargava un terreno di almeno un chilometro, forse più, delimitato da una recinzione culminante in un maestoso cancello in ferro battuto, che però era completamente spalancato.

Impressionante come la direttrice di un carcere potesse permettersi una proprietà immobiliare di tale valore, e per di più in una zona così prestigiosa di una delle città più care nel sud degli Stati Uniti.

Impossibile non avvertire puzza di bruciato.

Il Tenente portò la destra alla sua pistola nella fondina, aguzzando lo sguardo:<<La padrona di casa ci sta aspettando>> sputò tra i denti, e Lucifer annuì, d'accordo con lei.

Fu in quel momento che Michelle ebbe la forte impressione che non ne sarebbe uscita viva, non quella volta:<<Hai l'ultima possibilità di fare la cosa più responsabile e tornare dalla Detective>> disse, rivolta all'uomo al suo fianco.

Quello scrollò le spalle con leggerezza:<<Andiamo, Tenente, tutti alla centrale sanno che essere responsabile non è il mio forte!>>.

<<Bene, allora stammi vicino e fai come me>> replicò quella, mentre iniziava ad avanzare oltre il cancello aperto della tenuta, sfruttando la protezione offerta dagli alberi ai lati del viale.

Al secondo piano della villa si trovava un lungo balcone candido sul quale poteva benissimo essere piazzato un cecchino, così come poteva essercene uno a qualsiasi delle finestre dell'edificio.

Il Tenente aveva imparato che la prudenza non era mai eccessiva, in quel tipo di situazioni.

La porta di casa, in legno, era ovviamente chiusa a chiave.

<<Signora Bolt, LAPD, apra la porta!>> gridò Michelle, i muscoli in tensione, mentre col palmo della mano batteva qualche paia di colpi.

Silenzio, da dentro casa. Silenzio assoluto.

<<Polizia, apra la porta!>> ritentò Michelle, iniziando persino a chiedersi se ella non fosse per caso assente.

Lei ed il diavolo si scambiarono un'occhiata veloce, poi la donna fece un mezzo giro su se stessa, pronta a sfondarla, se fosse stata necessario.

L'entrata fu invece spalancata da una sorridente signora sulla quarantina, truccata alla perfezione nonostante fosse a casa propria, i capelli corvini acconciati in morbidi boccoli che le ricadevano sulle spalle ed un paio di occhietti altrettanto scuri.

<<Salve>> li salutò, il sorriso che andava a formarle leggere rughe d'espressione ai lati delle labbra carnose e degli occhi <<Siete della polizia, giusto?>>.

<<Sì, infatti>> replicò l'altra, le sopracciglia aggrottate e la mano ancora sulla fondina <<Sono il tenente Michelle Pierce e lui è Lucifer Morningstar, consulente civile. Dovremmo parlarle. Può farci entrare?>>.

Il Diavolo faceva vagare lo sguardo dall'una all'altra donna, sorpreso dalla piega inaspettata che aveva preso la situazione.

<<La polizia mi ha già interrogata, in realtà, ma certo, entrate pure>> e si voltò, facendo cenno ai due di andarle dietro.

Il Tenente e il Diavolo seguirono la padrona di casa per un'anticamera enome le cui pareti erano interamente ricoperte di specchi, e poi per un lungo salotto dalla forma rettangolare.

Gli arredi erano estrosi, quello che attirò più di tutti l'attenzione di Michelle fu un vaso di raffinata ceramica bianca e blu, tipico dell'arte giapponese, ed appoggiato come semplice soprammobile in uno scomparto della spaziosa libreria che occupava una parete del soggiorno.

Lei e Lucifer si guardarono di nuovo, e non ci fu bisogno di parole per comprendersi: era chiaro come il Sole che ci fosse qualcosa di sbagliato.

La cucina era invece un ambiente più angusto, per certi versi, il cui pavimento e pareti erano ricoperto di piastrelle color crema, ed al centro della quale la signora Bolt aveva scelto di porre un bancone in legno chiaro - frassino, forse - sopra il quale spiccava una ciotola ricolma di mandarini.

<<Sedetevi pure, se lo desiderate. Fate come se foste a casa vostra>> la signora Bolt prese loro due bicchieri di cristallo dalla credenza e li riempì d'acqua.

Il Tenente era sempre più impaziente:<<Grazie mille, lei è fin troppo gentile, ma come ho detto noi saremmo qui per farle alcune domande riguardo->>, l'altra donna la interruppe con un sorriso cortese:<<Mi perdonerete. Purtroppo la lavatrice dovrebbe finire il lavaggio proprio in questo istante, abbiate la pazienza di aspettare qualche minuto. Prometto che sarò di ritorno in men che non si dica>> e non attese di ottenere una risposta, prima di uscire dalla stanza.

Lucifer stava picchiettando con l'indice della mano inanellata sul vetro del suo bicchiere d'acqua.

<<Non provare a berla!>> sentenziò il Tenente, alzandosi dalla sedia e gettando il contenuto del proprio nel lavandino.

La prudenza non era mai troppa, a maggior ragione perché il suo istinto da poliziotta era in allarme fin da quando erano stati accolti con tanta grazia dalla signora Bolt.

<<Stai bene, Michelle?>> le domandò Lucifer attirando la sua attenzione, e soltanto grazie a ciò ella si riscosse:<<Sì>> annuì <<Ma tieni gli occhi aperti, intesi? Qui c'è qualcosa che non quadra>>.

Il che divenne evidente anche al meno esperto diavolo, quando passarono più di cinque minuti e la signora Bolt non fu di ritorno.

Il Tenente si prese la testa tra le mani, respirando a fondo, più volte, per far affluire ossigeno al suo organismo e dargli il carburante necessario per pensare lucidamente.

Il suo istinto le diceva che c'era qualcosa di sbagliato, di incredibilmente sbagliato, eppure lei stessa non riusciva a capire quale elemento glielo facesse pensare.

Nonostante la sue convinzioni riguardo la colpevolezza della padrona di casa, in pratica ella non aveva messo in atto alcun atteggiamento sospetto né ostile, nei loro confronti. Certo, ci stava mettendo un po' a svuotare la lavatrice, ma potevano esserci milioni di spiegazioni possibili ed altrettanto plausibili.

Tuttavia...Tuttavia, il Tenente sapeva di avere motivi maggiormente fondati per la tensione che le montava nel petto: il suo respiro accelerava così come il suo battito cardiaco, i suoi muscoli si erano tesi ed i suoi sensi erano all'erta.

L'istinto le comunicava la presenza d'una minaccia imminente, ed il suo corpo agiva di conseguenza, preparandosi a combattere o fuggire.

E poi capì: non era qualcosa che la signora Bolt aveva fatto, semmai il contrario.

Dopo averli invitati ad entrare in casa sua con quel gran sorriso, ella non si era poi disturbata a richiudere la porta dietro di loro...e nessuno lascia la porta di casa aperta in quel modo, a meno che non stia invitando qualcuno ad entrare. Un segnale concordato in precedenza, magari.

Michelle spalancò gli occhi, ma non ebbe tempo di comunicare le sue conclusioni a Lucifer, poiché entrambi udirono almeno un paio di passi pesanti che si avvicinavano dal salotto.

<<Sta' giù!>> gridò, buttandosi dietro il bancone di legno e trascinando il consulente civile con se.

Appena in tempo, perché pochi istanti dopo nella stanza risuonò un sordo colpo di fucile, ed uno dei bicchieri esplose in una miriade di frantumi.

Una cortina di proiettili si abbatté contro il loro rifugio, senza interruzioni. C'erano almeno tre persone che sparavano, o almeno così pareva a Michelle. Due con armi di piccolo calibro ed il terzo con un fucile da caccia.

Il Tenente aveva tirato fuori la pistola, sforzandosi per ignorare il tremore alle mani. Se solo avesse potuto sporgersi al di sopra del bancone, avrebbe saputo in che direzione mirare.

Ma doveva aspettare che smettessero di sparare.

<<Dovranno pur fermarsi per ricaricare...>> mormorò col fiato corto all'orecchio di Lucifer, tenendo la pistola pronta a fare fuoco.

<<Fa' attenzione>> si limitò a rispondere lui, mentre l'ennesima pallottola faceva piovere su di loro frammenti di legno.

Era conscio che sarebbe potuto uscire da lì dietro, era conscio che quei proiettili non erano in grado nemmeno di scalfirlo, eppure era ancora più conscio del fatto che Michelle era a tanto così dal perdere la testa.

Scoprire in quella maniera che lui era davvero il Diavolo, avrebbe avuto effetti disastrosi. Ne aveva già avuto una prova con la Detective.

Sarebbe intervenuto, facendo sfoggio delle sue abilità diaboliche - d'altronde era lì per quello -, ma soltanto se non avesse avuto scelta.

Il Tenente aveva ragione: pochi secondi dopo le tre armi tacquero, ed ella scattò sulle ginocchia. Si sporse appena dall'orlo del bancone e mirò al primo bersaglio sul quale mise gli occhi.

Uomo, adulto, occhi e capelli chiari, intento a ricaricare una pistola semiautomatica.

Il colpo partì.

Il tizio cadde senza un lamento, il sangue che gli zampillava dal petto e gli inzuppava la divisa da guardia carceraria.

Il Tenente si riabbassò appena in tempo, prima che i due compagni riprendessero a fare fuoco.

La sinistra le tremava in maniera evidente, ma ella si ripeté che andava bene. Non era un problema. Era abituata a sparare con la destra. Non le servivano entrambe le mani.

<<Lucifer, ci serve un diversivo>>

Il diavolo non era mai stato così pronto ad agire come in quel momento:<<Che tipo di diversivo?>> domandò.

<<Qualunque cosa che li distragga>>.

Solo per qualche secondo.

I secchi colpi dei proiettili che esplodevano sopra il bancone dietro il quale erano rifugiati li assordavano, rendendo difficile la concentrazione.

Il cuore del Tenente batteva veloce come la luce. Sarebbe finita come sua madre?

<<Ecco il tuo diversivo>> proruppe Lucifer, mostrandole una fiaschetta di metallo che doveva aver tirato fuori da qualche tasca interna della giacca.

Michelle annuì, il respiro le uscì in un sibilo:<<Sei pronto? Al mio tre>> gli sussurrò, guardandolo dritto negli occhi. I volti così vicini che i loro nasi si sfioravano:<<Uno...due...tre!>>.

Lucifer prese la spinta necessaria e lanciò la fiaschetta in aria, a destra, verso il frigorifero e la credenza della cucina.

Le due guardie rivolsero l'attenzione a quell'oggetto in movimento per pochi istanti.

Tanto bastò al Tenente per alzarsi, mirare ad uno dei due e ricacciarsi sul pavimento piastrellato.

Non vide il colpo andare a segno, ma si udirono un grido soffocato e poi un tonfo sordo.

<<Michelle!>> gridò Lucifer, la voce intrisa di panico.

Soltanto allora ella si accorse che un proiettile le era passato a tanto così dalla spalla sinistra, stracciandole la giacchetta di pelle ed andando a conficcarsi nel muro alle loro spalle.

<<Mancata>> si affrettò a mormorare, senza prestare attenzione a quanto l'uomo accanto a lei fosse impallidito di colpo.

L'odore di polvere da sparo saturava la stanza, così come il forte sibilo dei proiettili che partivano dal fucile dell'ultimo uomo.

Quando egli si fermò, riparandosi contro la porta socchiusa della cucina per ricaricare, il diavolo si alzò di colpo, gli occhi scuri accesi da una luce infernale.

<<Lucifer!>> gridò il Tenente, ed il suo cuore batté in modo strano, contraendosi con veemenza.

Non si era ancora mossa che il Diavolo aveva fatto volare il fucile via dalle mani della guardia dai corti capelli di colore arancione slavato, e, senza una piega, l'aveva mandato a sfondare con la testa la parete di cartongesso adiacente alla sala.

Michelle lasciò uscire dalle labbra un sonoro sospiro di sollievo, libera di raggiungere il consulente civile.

<<Tu sei un pazzo!>> esplose, dando sfogo ad una rabbia naturale, che segue sempre i grossi spaventi, ma il diavolo si limitò ad una scrollata di spalle. La verità era che non aveva corso nessun rischio, ma certo lei non poteva saperlo.

<<Ti senti bene?>> gli domandò, sfiorandogli una guancia col palmo della mano sinistra, nonostante tremasse senza sosta ormai da diversi minuti.

Non era ora il momento di preoccuparsene.

Il diavolo annuì:<<È una sensazione piacevole non essere più sotto tiro>> commentò, sarcastico come suo solito.

Il Tenente annuì, concedendosi una decina di secondi per riprende fiato, dopodiché fece a Lucifer segno di seguirla.

La signora Bolt era ancora in fuga.

E lei doveva prenderla.

I due ripercorsero il salotto in tutta la sua lunghezza, sbucando nell'anticamera della villa, dove le loro immagini venivano riflesse da un totale di una quarantina di stretti specchi a muro.

<<Il mio vecchio amico Dalì avrebbe apprezzato questo giochetto>> le disse il diavolo, sentendo il bisogno di condividere quel dettaglio con lei.

Il Tenente girò il viso verso Lucifer, appena alle sue spalle, per intimargli di non fare rumore, e quella lieve distrazione fu sufficente perché un uomo sparasse.

Egli era appostato dietro il corrimano della scalinata che portava al piano superiore della villa, non osando esporsi fintantoché la poliziotta armata fosse rimasta concentrata nella sua direzione.

Tuttavia, non appena Michelle distolse lo sguardo, egli colse l'occasione per tentare la sorte.

La donna aveva talmente tanta adrenalina in circolo nelle vene che non comprese subito il motivo del forte colpo alla parte destra del suo petto, tra il seno e la scapola. Solo guardando in basso realizzò che aveva iniziato a sanguinare, che le avevano sparato.

No.

Con la coda dell'occhio notò un movimento all'apice della scala dal corrimano in marmo, ed il primo istinto fu quello di sparare a sua volta.

Tentò di alzare il braccio per puntare ma una fitta lancinante le annebbiò la vista per qualche istante, barcollò e dovette indietreggiare per non cadere.

Impattò con la schiena sulla superficie liscia di uno degli specchi e le gambe le cedettero, obbligandola ad accasciarsi sul pavimento.

<<No!>> gridò a pieni polmoni, mentre il suo dolcevita si imbeveva di sangue al di sotto della giacca in pelle.

Dio, ti prego, non adesso. Non adesso.

Gridò ancora, più per la frustrazione che per il dolore, che - lo sapeva per esperienza - non l'avrebbe colpita prima di qualche altro minuto.

Era stata così vicina, così vicina a prendere la sua colpevole, da commettere l'errore di abbassare la guardia per un millisecondo di troppo.

<<Michelle...>> mormorò Lucifer, fiondandosi su di lei, il volto stravolto dal dolore, terrorizzato dallo squarcio vermiglio che vedeva allargarsi sulla sua maglietta bianca dal collo alto.

Le premette entrambe le mani sulla ferita, facendola sobbalzare:<<Aiutami- Dammi una mano ad alzarmi, da sola non riesco!>> esclamò lei, la voce roca e disperata.

Il diavolo strabuzzò gli occhi scuri pieni d'orrore:<<Cosa?! No! No, per mio Padre, sta' ferma!>> si tolse la giacca con tanta veemenza che per poco non strappò i bottoni, la appallottolò e la usò per fare pressione sull'emorragia.

Il Tenente scosse la testa:<<Sto bene, Lucifer, davvero, sto bene!>> provò a ribellarsi, sforzandosi davvero di fare leva sul braccio sano per tirarsi su <<Andiamo, devo- devo prenderla, io devo...prenderla...>> strinse gli occhi, nel disperato tentativo di riprendere fiato e continuare a parlare.

Il suo volto era impallidito in fretta, mentre la sua maglia candida si era tinta di scarlatto con altrettanta, terribile velocità.

Lacrime di disperazione solcavano le guance del Tenente, sempre più cianotiche col passare dei secondi, ed il suo respiro diveniva sempre più simile ad un rantolo.

Non era riuscita a fare giustizia a sua madre. Sarebbe morta con questa consapevolezza.

Sarebbe morta con la consapevolezza di non essere riuscita a fare giustizia nemmeno a sua madre, con la consapevolezza di aver fallito.

<<Lucifer...>> singhiozzò, mentre quello le accarezzava il viso con il dorso di una mano <<Non voglio morire- non posso- non posso morire senza...aver fatto giustizia->> tossì ed il sangue andò ad imbrattare la camicia bianca del diavolo e anche la sua maglia.

<<Guardami, Michelle: non lo permetterò, chiaro? Sono qui>> applicò maggiore pressione sulla ferita, senza smetterle di sfiorarle il volto pallido <<Mio Padre aspetterà ancora molti anni per averti>>.

Lei scosse la testa, per quanto poté:<<Mi dispiace...Sono così egoista- volevo che venissi con me anche se sapevo- a-anche se sapevo come sarebbe finita. Mi dispiace...di avervi delusi tutti quanti>>.

<<No, no, tu ci hai resi orgogliosi, tutti noi, hai dimostrato coraggio e forza di volontà e->> il diavolo era sul punto di scoppiare a piangere <<E non permetterò che tu muoia, perché- perché io ti amo>>.

Michelle si sforzò per portarsi una mano al petto, sopra quella con cui il diavolo tentava di arrestare la sua emorragia, e gliela strinse forte:<<È talmente cliché>> mormorò, e poi <<Anch'io ti amo>> aggiunse.

Quella non era la prima volta che se lo dicevano, ma sarebbe stata l'ultima, con ogni probabilità.

Lucifer si piegò per arrivare ad appoggiare la fronte su quella di lei:<<Mi dispiace>> adesso singhiozzava anche lui <<È solo- è solo colpa mia, Tenente, ti prego, ti prego, perdonami. È solo colpa mia, se solo non ti avessi distratta...>> se non fosse stato tanto stupido, se, solo per una volta, si fosse comportato da persona matura, lei sarebbe stata bene.

Era venuto per proteggerla, ed invece stava morendo per colpa sua.

<<Non ha importanza>> replicò quella, ed abbandonò la testa contro lo specchio alle sue spalle, chiudendo gli occhi.

Il cuore del diavolo perse un battito:<<Michelle, respira! Avanti, respira, non...non lasciarmi>> implorò Lucifer, appoggiando le labbra sulle sue per soffiarci dentro aria.

Le costò un certo sforzo, l'eseguire quel comando, ma ci riuscì. Ed ancora più difficile fu spalancare le palpebre, che ora aveva l'impressione essere divenute pesanti come macigni.

<<Andrà tutto bene>> Michelle sorrise appena <<Dì alla Detective che si prenda cura di te da parte mia>>.

Lucifer la strinse forte tra le braccia, avvicinandola al proprio petto e cullandola piano, con delicatezza:<<Ti amo, per favore...>>

Il Tenente era stata arrabbiata e frustrata e delusa da se stessa, eppure ora, negli ultimi istanti, cominciava a provare qualcosa di diverso.

Il dolore sordo al petto scivolava via, attenuato, così come la sofferenza che l'aveva straziata dall'interno.

Era in pace.

Quella era la pace.

Era ironico che la sperimentasse soltanto adesso, negli ultimi istanti di vita, eppure era così.

Tutte le preoccupazioni, tutto il dolore, tutta l'angoscia, tutta la frustrazione e tutto il senso di inadeguatezza si volatilizzavano nell'aria, scomparivano.

Quante ore, quanti giorni, quanti anni della sua vita aveva sprecato in balia di quei sentimenti negativi? Quanto tempo aveva passato ad odiare sua madre per ciò che le aveva fatto, ad odiare i suoi coetanei per le prese in giro e la cicatrice che portava sul collo in quanto causa di tali prese in giro? Per quanto si era sentita inadeguata, indesiderata ed indesiderabile?

Eppure un giorno sarebbe morta, e tutto ciò non sarebbe più importato, tutto ciò non avrebbe più potuto intaccarla.

Michelle Pierce non aveva paura di morire, dopotutto il suo lavoro l'aveva abituata a fare i conti con la consapevolezza che ogni giorno poteva essere l'ultimo, ma non aveva mai immaginato che la morte potesse essere così.

Inoltre si trovava tra le braccia di qualcuno che la amava, tra le braccia di qualcuno che avrebbe sentito la sua mancanza, una volta che se ne sarebbe andata.

Non era poi così male.

So che ho una specie di fatish per far soffrire tutti i miei personaggi. Mi spiace, ma proprio non posso farne a meno.

Comunque arriveranno tempi migliori.

Lo pometto.

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