✯ Capitolo trentaduesimo ✯
Daniel aveva provato a dissuaderla, ma non c'era riuscito.
«Non puoi raggiungerli con un corpo Tife, è pericoloso» le aveva detto, ma senza smuoverla.
Lei lo aveva guardato con una calma pericolosa, aveva preso una decisione che non avrebbe messo in discussione.
Si osservò poi le mani, le dita sottili che tremavano lievemente. Solo dopo sollevò gli occhi verso di lui.
«Allora me ne devo liberare per un po'...».
«Il tuo corpo non sopravvivrebbe a un tale distacco. È troppo rischioso. Se lo lasci per troppo tempo, potresti non tornare mai più.» tentò ancora di parlarle, disperato. Ma nulla
Tife era già immersa in un silenzio meditativo.
Con un respiro profondo, chiuse gli occhi e sentì la sua essenza staccarsi dalla carne. La sua proiezione astrale, l'essenza pura di Camael, si alzò in un bagliore argenteo, abbandonando il corpo mortale che rimase lì, immobile, tra le mani tremanti di Daniel.
Per quanto avesse promesso ad Arael di restare neutrale nella guerra, in nessun caso si sarebbe tirata indietro dal salvarla. Ancora.
Soprattutto adesso che si era ricongiunta con la sua parte angelica.
Il ricordo del suo arcangelo minore le era riaffiorato come una scintilla, e per quanto si fosse ripromessa di dirle addio, no, non riusciva a farlo davvero.
Sopra di Tife, i cieli erano un campo di battaglia. L'aria era tagliata da colpi di luce angelica e ombre nere che si muovevano con una velocità sovrumana. Ogni battito d'ala produceva onde sonore che risuonavano come tuoni lontani. Camael riconobbe subito l'energia di Arael, una luce scarlatta che sembrava aumentare con l'oscurità sempre crescente dei demoni.
Angeli e demoni si scontravano con ferocia. Le spade angeliche, fatte di pura energia divina, colpivano le armi oscure forgiate nella disperazione e nel rancore. Ogni colpo era una sinfonia di scintille che illuminava la notte come se fosse giorno.
Vide Arael combattere contro Uriel, poco lontano dal fulcro della battaglia.
Arael... L'ultima volta l'ultima volta che era corsa a salvarla le era costato tantissimo.
Ma non era cambiato il modo in cui destreggiava la sua spada, con quell'impazienza che lei le aveva spesso condannato.
Eppure, nonostante Remission, la spada di Uriel, fosse maneggiata con molta più maestria, non sembrava riuscire a tener testa all'avversaria.
Che in realtà non volesse ucciderla?
Uriel era diverso da Michael, indeciso quanto lei sulla fedeltà alla Fonte. Era stato amico di Lucifero, Camael lo ricordava. Passeggiavano spesso nella grande piazza e li vedeva discutere a bassa voce, confabulare cercando di apparire disinvolti.
Michael non lo sapeva, ma lei li aveva sentiti: erano stati loro, insieme, a creare la scintilla della rivolta.
Tuttavia, quando la ribellione aveva trasceso l'idea per diventare un movimento concreto, Uriel si era tirato indietro, forse per paura.
Lucifero era rimasto solo al capo di milioni di demoni. Il potere lo aveva condizionato troppo.
Sicuramente, se Uriel gli fosse stato accanto, con il suo temperamento più mite, i demoni non sarebbero state creature incontrollate.
Ma le cose erano andate diversamente.
Uriel sgranò gli occhi. «Camael?»
La sua voce tremava, per la prima volta incerta. «Com'è possibile? Tu sei caduta. Le tue ali... non dovrebbero più esistere.»
Camael non rispose subito. I suoi occhi verdi si posarono su Arael, che respirava a fatica. Non c'era giudizio nel suo sguardo, solo una malinconia profonda, quasi insopportabile.
Si avvicinò lentamente, fluttuando a mezz'aria tra i due. «Uriel», disse con una calma glaciale, «non toccarla.»
«Non toccarla?» Uriel strinse la spada con più forza. «Lei è un demone, un traditore. Questo è il mio dovere, e tu lo sai.»
Camael scosse la testa, il suo volto impassibile. «Non è tuo il compito di giudicarla.»
Uriel avanzò di un passo, la sua luce tremolante. «Camael, non capisci? Lei ha scelto la Caduta. Come puoi difenderla ancora?»
Arael, intanto, balbettò. «Camael... Sono felice tu abbia risposto alla mia invocazione».
Camael si voltò verso di lei, e per un istante la battaglia si dissolse intorno a loro. Il cielo stesso sembrava trattenere il respiro. «Sei ancora mia sorella, Arael. E non lascerò che tu venga distrutta.»
Uriel abbassò la spada, ma la tensione restava sospesa. «Sei certa di questa scelta, Camael? Difendere un demone significa perdere la redenzione.»
«La mia redenzione è finita quando Michael ha mandato qualcuno ad uccidermi.»
Uriel sembró lasciar cadere le spalle e la fissava con occhi dove si rifletteva la stessa umanità che albergava in quelli degli umani. Non era una macchina come tutti gli altri.
«Possiamo smettere questa sceneggiata davanti a lei, Uriel» parló piano il demone, avvicinandosi a colei che si era rivelata essere ancora sua sorella.
Le sfiorò prima una spalla titubante, osservando come il suo viso non si era incupito a quel gesto.
«Cosa sta succedendo? » chiese Camael, lasciando che venisse toccata dal demone.
«C'è qualcosa di cui ti vorremmo parlare» disse l'altra.
Uriel, di rimando, guardò il demone severamente. «Perché non mi vuoi ascoltare mai...»
«Perché abbiamo meno tempo di quello che tu credi di avere.»
Per quanto si sforzasse di estraniarsi da quella guerra, sembrava non riuscire a starne fuori.
Arael e Uriel ritirarono le loro armate, angeli e demoni si ritirarono nei loro mondi, lasciando i cieli in silenzio.
«Gabriel non c'è?» domandò Camael, stupita dal non averlo visto.
«Da quando siamo rimasti solo io e lui la Fonte ha lasciato me a capo della guerra e Gabriel come suo messaggero, affiancato da Cassiel, che ha il compito di comunicare direttamente con Michael sulla terra».
«Siamo arrivati all'anarchia» fu il commento di Camael.
«Temo di sì... Non riesco a comprendere i disegni della Fonte... Ormai è tutto confuso»
«Non ci sono disegni, non lo trovate evidente? Neanche la Fonte può gestire noi demoni. »
Entrambi gli arcangeli le rivolsero uno sguardo torvo.
«Non volete mai ammettere qualcosa, vero?»
«Allontaniamoci da qui, ci sono troppi occhi» fu l'ultima parola di Uriel.
Il demone e i due arcangeli maggiori fuggirono lontano dal cielo.
Si fermarono tutti in una grotta nascosta dietro una cascata. Lo scroscio dell'acqua che precipitava doveva essere assordante, ma loro non sentivano che un debole eco dei rumori terrestri.
Erano spiriti e appartenevano ad una realtà diversa, più debole e ovattata. Non temevano neanche di essere visti dagli umani, non tutti gli uomini avevano la capacità di osservare ciò che trascendeva la natura.
«Dovevo immaginarlo che vi steste scontrando in maniera fittizia. Arael non poteva essere davvero in vantaggio» parlò Camael con sarcasmo. Un sarcasmo affettuoso, che stupì gli altri due, non abituati a sentirla parlare in quel modo.
«Sorella mia, tu che ti servi dell'ironia? Sei certa di essere tu? » le chiese Arael avvicinandosi a lei portandosi una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio.
«Ma certo che sono io. Ora però veniamo al dunque: cosa sta succedendo? »
Uriel sorrise. «La nuova Camael umana non poteva durare a lungo. Ad ogni modo io non volevo coinvolgerti in questa cosa. Almeno per il momento».
«Vogliamo donare un'anima agli angeli e ai demoni meritevoli» spiegò in fretta Arael, intercettando l'occhiata seccata di Camael. Sua sorella odiava lo spreco di tempo.
«Perché si può? »
«Certo. Dobbiamo ancora capire come. È una leggenda questa abbastanza credibile.»
«Uriel perché non mi volevi intromettere? Sono nata dopo di te, tutte le leggende che coprono questo mondo sono nate dopo di noi. E io non ne conosco di simili.»
L'arcangelo si spostò una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio, in un gesto così simile a quello fatto dal demone che era impossibile non notarlo. «C'è qualcosa che Michael non ci ha mai detto e di cui era a conoscenza solo Lucifero oltre a lui. Noi non siamo i primi cinque, c'è stato un primo arcangelo creato dalla Fonte che conteneva in lui un'anima infinita. E fu l'anima a renderlo folle. Sappiamo solo che la Fonte lo rinnegò e creò noi: arcangeli ed angeli senz'anima.»
Arael continuò a spiegarle:«Non tutti i demoni vogliono continuare questa guerra. Molti vogliono solo essere liberi, continuando le loro vite qui sulla terra fra gli umani.»
«Abbandonerai anche tu il paradiso Uriel?» fu la domanda di Camael.
L'arcangelo rimase in silenzio, annuendo. Il senso di colpa lo soffocava, ma era evidente che non avrebbe resistito a lungo nella menzogna.
«Voglio essere libero.» e nel dirlo i suoi occhi corsero su quelli di Arael. «È una guerra che non abbiamo scelto, in cui stiamo morendo uno dopo l'altro da entrambe le parti. Perdendo il senso per cui siamo venuti al mondo.»
«Secondo voi Lucifero abbandonerà così tanti demoni?»
«A lui non interessa avere demoni con sè, non gli interessano neanche le sorti di questa guerra. Lui si diverte a tormentare gli esseri umani» fu la risposta pronta di Arael.
«In cosa posso aiutarvi io?»
«Ci devi aiutare a parlargli una volta che lo avremo trovato. Tu governi ancora la giustizia, chi meglio di te può decidere chi sia giusto e chi sia sbagliato?»
«Ho bisogno di pensare... Poi devo tornare nel mio corpo. Non ho più tanto tempo».
Arael le afferrò le mani e gliele strinse, nonostante lo spirito di Camael si stesse affievolendo. «Continua a tenere con te l'ossidiana, io continuerò a parlarti».
L'arcangelo della giustizia salutó con un gesto del capo e volò via.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro