✯Capitolo diciannove ✯
Michael era ormai confinato tra gli umani, scoprendo, suo malgrado, di possedere un nuovo esercito formato da uomini con una disciplina diversa da quella angelica.
Aveva sentito militari proporre idee, parlare di conflitti interni tra soldati, di problemi come la stanchezza o la malattia... Si era stranito perfino nel ritrovarsi davanti alla scelta su come conservare le armi danneggiate.
Le spade degli angeli erano fatte di pura energia, esistevano in simbiosi con il suo proprietario.
Davanti a lui si apriva ciò che restava della città di Sardes, aggrappata al monte Tmolo e tenuta viva alle acque dorate del fiume Pactolo. Aveva avuto modo di osservarla a lungo il pomeriggio prima, mentre raggiungeva a cavallo l'accampamento.
«Mio signore, Creso è stato catturato. Cosa ne volete fare di lui?» gli domandó un soldato,entrando nella sua tenda privata.
«Ergete una pira, le sue colpe saranno lenite con il fuoco» rispose Ciro, freddo e irremovibile.
L'assedio era finito, la Lidia era caduta tra le mani persiane perdendo il controllo della sua capitale.
La battaglia di Thymbra era stata decisiva.
Nelle vesti di Ciro, Michael uscì e si diresse là dove i nemici sarebbero morti. Giustiziare esseri umani per il bene superiore era importante: avrebbe permesso all'impero di portare su ogni territorio il volere della Fonte, togliere ai demoni ogni luogo di rifugio riportando pace e armonia ovunque.
Il cielo era sereno, la radura silenziosa.
I passi di Ciro si fermarono poco distanti dalla pira di Creso, un uomo che Ciro aveva combattuto per mesi, ma che non aveva mai visto. In lui Michael notò la profonda energia scura dei demoni, e nel suo viso le fattezze di un ribelle sfuggito proprio dalla sua legione angelica.
«Zaphiel?» lo chiamò piano l'arcangelo.
Gli occhi di Creso si spalancarono, la sua maschera di arroganza crollò, ma non davanti a Ciro il grande, bensì dinanzi a Michael, il generale celeste che aveva abbandonato.
«Anche tu sei sceso qui tra gli uomini?» gli domandó.
Intanto il rogo fu appiccato, le fiamme ruggirono in fretta tra le sterpaglie. L'arcangelo si impose di non ricordare i momenti con Zaphiel, quando, all'inizio della ribellione, combattevano dalla stessa parte. Ma non riuscì.
Dietro gli occhi neri di Ciro splendevano quelli ghiacciati di Michael, fissi fra i ricordi.
Zaphiel era stato uno degli ultimi ad abbandonare il regno bianco, facendolo all'improvviso, scomparendo senza traccia nel mondo degli inferi.
«Sono qui sceso per portare ordine dove voi avete portato caos» rispose l'arcangelo «E tu hai perso il tuo orgoglio celeste, la tua potenza divina, per strisciare tra gli uomini e governare come una serpe» parló, accorciando sempre di più la distanza che lo separavano dalle fiamme.
Creso parve spaventarsi di quelle parole, guardare il fuoco che velocemente aumentava di intensità, ricordandogli che a breve avrebbe incontrato la morte.
Ciò sembrò essere sufficiente per piegare il suo animo ribelle.
«Vorrei che le mie colpe venissero cancellate» gridò Creso, corroso dal calore intenso, la sua voce quasi sopraffatta dalle urla strazianti degli altri suoi generali condannati alla stessa sorte.
«Il tuo pentimento è solo apparenza!» parló di rimando Michael, ma Zaphiel continuò: «Ho incontrato un uomo che mi ha mostrato che la natura umana non può dirsi felice se non dopo la sua morte. E io supplico il perdono di nostro padre per poter tornare davvero felice». Sembrava ormai delirare per il dolore intenso.
Il rogo divampava con sempre più forza, Creso e i suoi uomini erano quasi scomparsi nella coltre di fumo che li stava soffocando; di loro si potevano udire solo le deboli eco delle loro grida strazianti.
Il cielo d'improvviso si adombró: nuvole cariche di pioggia si scaricavano sulla radura, acquietando le fiamme fino a spegnerle.
Michael rimase sconcertato, incapace di poter interpretare ciò a cui stava assistendo.
Finché una luce non comparì tra Ciro e Credo, plasmandosi fino a prendere forme angeliche.
«La Fonte ha espresso il suo volere. Zaphiel è stato perdonato» disse Cassiel, visibile solo ai due non umani «La Fonte vuole che egli torni nelle armate angeliche e passi il resto della sua vita mortale al tuo fianco, Michael, affinché ti illustri la vita degli uomini».
L'arcangelo scomparve, le fiamme si estinsero e Ciro diede ordine di slegare i prigionieri: gli dei si erano espressi e andava eseguito il loro volere.
Felice di ritoccare il suolo umido, Creso strisció verso Ciro abbracciandolo all'altezza delle ginocchia.
«Creso, chi ti ha persuaso a muovere armi contro di me?» gli domandó, osservando come, sul suo corpo spogliato dalle fiamme, non vi erano vesciche da ustione.
C'erano tanti umani attorno a loro, ma la curiosità di Michael non poteva fermarsi. Voleva sapere perché Zaphiel si fosse ribellato d'improvviso.
«Mio re, è stato un gesto che mi ha portato solo disgrazia. È stato il Dio dei greci a convincermi. Nessuno di sua volontà può preferire la guerra alla pace. Ma a quel Dio piace che le cose vadano così».
Michael fece rialzare Zaphiel da terra. «Mi racconterai poi...» concluse guardando i soldati. Per un attimo aveva dimenticato di essere Ciro il Grande, sovrano d'Asia e di non dover destare sospetti.
«Vestite Creso con abiti che si addicano al suo rango. Siamo al cospetto di un uomo amato dagli dei».
Creso guardó Ciro scomparire fra le truppe chiedendosi quali pensieri lo stessero trascinando.
E quali potevano essere se non il ricordo di Lucifero?
E Zaphiel non si era sbagliato, i pensieri di Michael erano rivolti a quel suo gemello di luce che per primo aveva tradito il cielo.
L'ultima volta che lo aveva visto risaliva alla cacciata dal paradiso, quando una parte di quel mondo mutevole era diventato un bosco statico, dove i tronchi scuri conducevano in un luogo tetro e desolato.
«Per quanto ci proverai. Non potrai mai fermarmi» gli aveva detto Lucifero «Fermerò il dominio della Fonte e ogni singolo angelo passerà dalla mia parte».
Tra le mani di Michael, in quel tempo fuori dallo spazio mortale, era comparsa SELENIUM, la sua spada «Non saranno gli angeli a seguirti, ma coloro che come te non meritano le grazie di nostro padre».
E con SELENIUM stretta in pugno aveva cacciato Lucifero e da allora lui aveva contaminato gli uomini, diventando il Dio Greco di cui parlava Zaphiel: la conoscenza.
I demoni avevano portato agli uomini un desiderio di conoscenza malsano, un bisogno malsano che dava vita a domande che mai gli uomini avrebbero dovuto porsi, le cui mancate risposte certe li portavano alla superbia.
Poche ore dopo Michael e Zaphiel erano nella stessa tenda, uno di fronte all'altro, con sembianze però diverse e opposte.
«Quali sono gli ordini?» domandò Creso una volta entrati nella tenda di Ciro, vestito con abiti regali e agghindati con gioielli persiani.
Erano soli, lontani da orecchie mortali. «Fonderó una città affinché l'impero sia un perno solido. Convertiremo prima l'Asia, poi il resto del mondo. E soprattutto, uccideremo i miei fratelli Camael e Lucifero, affinché la pace possa tornare in cielo e in terra».
Michael stava riportando le truppe persiane nell'entroterra. Aveva pagato i suoi soldati, concesso loro di fare razzie e lasciato che catturassero quanti più schiavi possibile.
La manodopera era indispensabile per dar vita al suo progetto. Avrebbe fondato una sua città e da lì avrebbe controllato l'impero.
Aveva iniziato ad abituarsi a quel corpo umano e ai relativi limiti . Ogni tanto si sorprendeva nell' accorgersi di essere rimasti minuti interi nel fissare le cicatrici che aveva addosso domandandosi come Ciro se le fosse procurate . Erano segni indelebili del passato, una dimensione che per lui era sconosciuta.
«Ho bisogno di conoscere tutto quello che sai su Lucifero, i suoi piani e soprattutto sapere quali rapporti ha con Camael».
Michael e Zaphiel erano al trotto, poco distanti dalla colonna di soldati e di carri colmi del bottini presi in Lidia.
«Mi dispiace se non potrò esserti di grande aiuto. Ho abitato poco l'inferno, preferendo incarnarmi qui tra i mortali.
«Lucifero ora si fa chiamare Satana, ha reso il suo regno una landa desolata e noiosa, solo coloro che gli sono stati fedelissimi sono rimasti lì».
«Chi sono costoro?»
«Rinnegando la loro natura di Angeli, hanno rinnegato anche il loro nome e la loro forma. Non posso dirti che furono.»
Zaphiel fece una pausa, deglutendo nervoso. «I compagni di Lucifero hanno un aspetto mostruoso e di tanto in tanto scendono sulla terra tormentando gli uomini e godendo del loro dolore, come Osa, che di diletta nel far perdere dignità a chiunque lo incroci. O Peuscos, che alimenta l'ira degli uomini facendo loro perdere il senno. A loro volta possiedono legioni numerose di demoni, che sono coloro che gli angeli combattono nei cieli.
«Posso dire con certezza che Lucifero però è sempre in compagnia di Sorat, detto dagli occhi bianchi».
«Continua...» lo esortò a Michael, spazientito da tante esitazioni.
«Ho incontrato Sorat solo due volte, sulla sua testa si arricciano robuste corna d'ariete e dal suo collo fuoriescono serpenti velenosi che si dissolvono poco dopo. Quelle bestie che lui partorisce in quel modo giungono tra gli uomini e li avvelenano lentamente».
Michael nascose i brividi di furia che gli percorrevano la schiena, le dita si erano involontariamente strette alle redini del cavallo, proprio come avrebbe fatto con l'elsa della spada.
«Devo informare la Fonte di questi modi subdoli che hanno adottato».
«C'è anche un altra cosa che forse non vi farà piacere sapere: tutti i demoni incarnati hanno mantenuto le ali».
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