✯𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔 𝖚𝖓𝖔✯
Erano gli albori di quei tempi quando la più grande ribellione fu messa in atto, quando gli angeli si prepararono ad essere chiamati demoni. Non vi erano rumori o fruscii, solo silenzio soffocante. E il peso grave di una scelta improrogabile.
«Non sei stanca di tutto questo?» chiese Arael, fronteggiando sua sorella Camael.
Camael restava immobile, ferma nella foresta dei portali annegata nella foschia e nei pochi zampilli di luce, dove ogni albero conduceva ad un mondo diverso. L'espressione statica e austera la caratterizzava, ma in quel momento il suo viso era percorso da piccole e impercettibili vibrazioni.
Avevano già tenuto quel discorso tante, forse troppe volte. Il loro mondo era tutto ciò per cui esistevano e abbandonarlo era inconcepibile per lei: quella follia era iniziata all'improvviso e sarebbe dovuta terminare con la stessa velocità.
Lucifero, che in nulla differiva dagli altri cinque arcangeli maggiori, si era d'improvviso stancato di esistere solo per adempiere agli ordini del loro Creatore. Un Dio che circondava tutto e non interagiva mai con nulla.
«Questo è il nostro unico modo di essere: per obbedire Arael», fu la risposta secca di Camael.
«Negandoci di provare sentimenti e di poter perfino pensare? ».
Camael, o almeno una piccola parte di lei, era consapevole che, infondo, sua sorella aveva ragione, ma temeva di sondare quella macchia scura nel suo animo incolore. Un arcangelo maggiore come lei doveva essere impeccabile.
«Tu non sei come loro, come gli altri», continuò l'arcangelo ribelle, parlando in nome di quell'unica macchia scura che anche lei sapeva esistere. «Vieni con noi, vogliamo creare un'era dove ci sarà possibile decidere il nostro destino e gestire finalmente i nostri sentimenti senza considerarli difetti».
Da sempre gli angeli, a qualsiasi casta essi appartenessero, avevano come unico scopo l'obbedire al grande Dio, senza pensare, senza riflettere. Il loro fine era donare agli umani la devozione e la dipendenza alla religione in modo che nessuno si distogliesse dalla vera via. Nulla di più.
Nessun angelo provava sentimenti. I loro occhi erano vuoti, le loro parole prive di sfumature.
Macchine, macchine senz'anima. O almeno quasi tutti lo erano.
«lo non provo sentimenti», le ribadì Camael secca.
«Invece ti sbagli. Lo dimostra il fatto che tu sia ancora qui con me a discutere su cosa sia giusto o sbagliato».
Continuarono a fissarsi. Arael era un angelo minuto, dalle fattezze quasi infantili. Vestiva di bianco e verde, tonalità che splendevano sotto le sue immense ali candide. Camael, invece, indossava tuniche ornate d'oro e d'azzurro. Non ricordava perché portasse sempre quei colori, ad ogni modo non aveva alcuna preferenza. Così era nata e così sarebbe rimasta in eterno.
Tuttavia Arael scelse di togliersi quegli abiti, lasciando che la veste colasse al suolo, trovandosi completamente nuda. «Addio Camael... Sorella mia». Un respiro d'aria, uscito da uno dei portali,
portò via l'angelo ribelle.
«Addio... Arael», rispose però quando lei era ormai scomparsa.
Entrambe sapevano che quello era solo un arrivederci.
Il paradiso, se così piace a noi umani chiamarlo, non sembrava piangere le numerose perdite.
Coloro che erano rimasti svolgevano il proprio compito come spiriti eterei fra gli uomini senza mai ricordare quelli che erano fuggiti, perché non avevano avuto l'ordine di farlo.
Michael, uno dei sommi arcangeli, era inginocchiato dinanzi alla Fonte, il dio di cui tutti conoscevano solo la voce. Un suono senza musica, senza identità, la cui unica grazia consisteva nel linguaggio dolce e fluente degli angeli. Una fonte di luce eterna che non accecava lo sguardo, che pareva nascondere un immenso mondo.
La Fonte era sempre stata lì, nessuno sapeva quando si fosse creata o come. Semplicemente era sempre esistita. Aveva creato tutto: le dimensioni, gli angeli, gli uomini. Questi ultimi erano gli unici che potevano provare dei sentimenti perché incompleti e perciò distanti dalla santità. Le creature bianche avevano il compito di farli evolvere per consentire loro di ricongiungersi alla Fonte.
«I demoni sono sulla Terra», aveva detto l'arcangelo con il capo chino verso quella luce che inglobava il pavimento grigio oltre gli altissimi cancelli argentei.
«Uccideteli», sentenziò quella voce, incurante di coloro che erano nati come sue creature; un ordine che avrebbe reso i suoi figli assassini dei loro fratelli.
La futura guerra cominciò con un semplice: «Sarà fatto, Padre».
Tutte le schiere angeliche furono chiamate al cospetto di Gabriel e Michael, che troneggiavano dinanzi ai loro fratelli arcangeli. L'immensa piazza brulicava di ali immobili, di statue incolonnate perfettamente, tutte pronte ad ascoltare e memorizzare gli ordini.
Camael, a capo del plotone di angeli della giustizia, era di fronte a Michael, il più terribile e vuoto degli arcangeli. In lui non esisteva la minima traccia d'individualità: era tutt'uno con la Fonte, in qualità di suo primo figlio. Ogni suo respiro, ogni suo movimento era schematico ed essenziale.
Senza ombra di rimorso, né traccia di timore verso la guerra che avrebbe scatenato, annunciò l'inizio della prima battaglia. La sua voce era come un tuono, riecheggiava impetuosa nell'immenso spazio.
«La Fonte ha ordinato lo sterminio dei demoni. Da adesso in poi, nel più breve tempo possibile, le legioni devono essere addestrate. Scenderanno poi sui cieli della Terra e lì stermineranno ogni ribelle. Uccisi loro, avremo spento questo inconveniente».
Negli occhi verdi di Camael passò un leggerissimo velo d'apprensione per sua sorella Arael. Per Michael quella separazione fra angeli e demoni era un semplice inconveniente che sarebbe stato sedato con assoluta fermezza.
Deglutì cercando di mantenere il suo sguardo fermo e scevro di sentimenti. Ma agli occhi del primo figlio della Fonte non sfuggiva mai nulla e quelle iridi ghiacciate puntarono Camael trafiggendola come una spada infuocata. Le fu quasi impossibile nascondere il gorgoglio dei suoi sentimenti che salivano in superficie.
Abbassò il capo, lasciando che i capelli castani nascondessero parzialmente il suo viso perfetto: era inutile fingere. Una tale diversità era lampante, quei colori dentro di lei sfolgoravano troppo. Tutto sembrava essere iniziato quando sua sorella aveva accolto le parole di Lucifero sulla ribellione e aveva aderito alla rivolta : la sua solida corazza era stata scalfita.
La riunione terminò in fretta o forse durò molto tempo. Nel paradiso non esistevano orologi, non c'erano soli o lune a scandire il tempo che passava. Non vi era notte, non vi erano tramonti.
Solo luce, luce abbagliante che mostrava ogni cosa propagandosi dal cielo bianco. Nessun angelo possedeva un corpo che potesse stancarsi, registrare qualche cambiamento, o che sentisse il bisogno di mangiare o di bere. Erano spiriti eterei fuori da qualsiasi schema umano.
Gli addestramenti incominciarono stoicamente senza mai fermarsi. L'arcangelo della giustizia affrontava i suoi angeli risvegliando in loro l'istinto innato per la battaglia. Ogni plotone si allenava senza riposo, così Camael approfittò di tutto quel movimento per allontanarsi nel bosco dei portali e raggiungere l'albero vicino al quale sua sorella Arael era scomparsa.
Poggiò una mano sul tronco freddo e lentamente fu attirata al suo interno.
Si trovò all'Inferno d'improvviso.
Il cielo era rosso, il terreno arido si arrampicava sulle montagne che si scagliavano alte contro l'orizzonte.
Camminò nella terra sterile sollevando di tanto intanto qualche fiotto di polvere scarlatta, lasciandosi alle spalle un bosco dei portali diverso, secco e scuro. L'aria calda apriva, però, la vista a case di terracotta perfettamente curate : si erano stabiliti lì tutti i rinnegati.
Nessun angelo poteva accedere all'Inferno e temeva per quella particolarità che le era stata concessa. Ebbe paura che al suo ritorno si sarebbe trascinata dietro parte di quel mondo e che tutti sarebbero stati in grado di vedere dove fosse stata. Si domandò perché avesse dato ascolto al suo animo, a quella parte di lei che iniziava a scalpitare. Tuttavia era ormai tardi per tornare indietro.
Si voltò e la vide. La guardava dal basso, non era cambiata da come la ricordava, ma il suo viso, il suo sguardo, il suo sorriso erano traboccanti di espressioni. Sembrava giovane con quel suo abito scuro e succinto, abbastanza lungo da coprirle i piedi ma non le gambe e il petto.
«Hai deciso di lasciare quel mondo vuoto? »
«No» fu categorica. Avrebbe voluto confessarle che forse sì, era stanca del mondo piatto e bianco in cui era nata, tuttavia era orgogliosa. Lei era uno dei cinque arcangeli maggiori: dopo il tradimento di Lucifero era suo dovere restare in Paradiso.
«Sono solo venuta ad avvertirti che noi angeli stiamo per dichiarare guerra a voi ribelli. Sta attenta».
Camael si voltò, udì il «Grazie», ma non rispose. Toccò l'albero per il ritorno sperando che nessuno dall'altra parte potesse vederla.
Le sue labbra si piegarono in un sorriso, un gesto che non ricordava di aver mai fatto.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro