4. Punizione nel sotterraneo (REV)
La pendola stava ancora battendo l'ora, quando sentì bussare alla porta dello studio.
La Storm, almeno, possedeva la dote della puntualità.
Si alzò adagio dalla poltrona, ripose con cura nell'ampia libreria il testo che stava leggendo e si diresse lento alla porta mentre l'ottavo rintocco risuonava.
Si sistemò impeccabilmente la lunga casacca e il mantello, si erse in tutta la sua altezza, poi mosse appena la bacchetta in direzione della lancette facendole avanzare di dieci minuti e aprì quindi la porta scandendo con freddezza:
- E' in deplorevole ritardo di dieci...
Non finì la frase, ma ebbe l'immediata presenza di spirito di richiudere la bocca: la Storm era davanti a lui, soavemente sorridente, e indossava la regolamentare divisa della scuola.
Si ritrovò a rimpiangere desolo il vituperato abito del pomeriggio.
Deglutì a fatica e si ritrasse per farla entrare: la candida stoffa della casta camicetta non gli era mai parsa tanto trasparente né così irrimediabilmente tesa. Il terzo bottone tirava allo stremo e non poteva resistere a lungo, mentre il prorompente seno, libero da costrizioni, premeva sulla tela leggera delineando in rilievo i capezzoli scuri. Le gambe, lunghe e abbronzate, uscivano dalle pieghe della gonna, che non ricordava così maledettamente corta.
- Buonasera Professor Piton! – sussurrò soave la maga, entrando con languida andatura. – Non mi sembrava proprio di essere in ritardo!
Vista da dietro, la questione si complicava e l'andatura ancheggiante sui tacchi alti gli seccava la gola.
Poi Crystal urtò il tavolino facendo cadere a terra un rotolo di pergamena.
- Lo raccolga subito! – ringhiò.
Si morse rapido la lingua: come poteva essere stato così stupido da darle quell'ordine idiota?
La maga girò appena il viso, dove brillava un malizioso sorriso:
- Ma certo Professore, subito!
- No, ferma!
Troppo tardi: aveva già chinato la schiena e divaricato un poco le gambe affusolate, mentre la corta gonnellina scopriva un paio di ridottissime mutandine di pizzo che non coprivano proprio nulla.
Distolse lo sguardo con un attimo di ritardo, mentre l'ossessiva fantasia erotica del pomeriggio tornava prepotente nei suoi pensieri.
L'unica consolazione era che, a differenza di quanto avvenuto in classe, lo stava provocando in modo deliberato, anche se questo non rendeva leciti i suoi licenziosi pensieri, dei quali si vergognava alquanto. L'intima vergogna, però, non lo aiutava a respingerli.
Un lungo sospiro gli sfuggì dalle labbra: doveva trovare una via d'uscita alla situazione che lo rendeva sempre più stupido e impotente.
Strinse i pugni e tornò a guardarla, chiedendosi quanto tempo ancora avrebbe impiegato per raccogliere la pergamena che, ahimè, rotolava invece leggiadra sul tappeto, mentre con diligenza la maga l'inseguiva, continuando a mostrargli mutandine e il resto.
Infine si rialzò, rossa in viso, e si avvicinò per porgergli la pergamena agguantata con così ardua fatica.
Era bella, le labbra sensuali dischiuse quasi non desiderasse altro che un suo appassionato bacio; gli occhi azzurri brillavano con intensità, febbricitanti.
Poi, avrebbe potuto scommetterci, il terzo bottone della camicetta si era naturalmente slacciato e i floridi seni debordavano dalla stoffa leggera, imperioso richiamo per il suo maschio desiderio.
- Adesso basta. – proferì con calma, sottovoce. – La smetta di provocarmi ostentando il suo corpo.
- Perché? Non le piace, forse? – sussurrò avvicinandosi di più.
Si morse piano le labbra e socchiuse appena gli occhi: perché non accettare la palese offerta? Perché non sfogare la sua lasciva voglia? Era evidente che non gli avrebbe negato nulla. Sentiva il suo corpo caldo quasi sfiorare il proprio, mentre il respiro tiepido già gli aleggiava sulle labbra.
La desiderava, era indiscutibile: il suo corpo la voleva con evidente e incontrollabile bramosia.
I denti premettero con forza sulle labbra, mentre il cuore batteva forte e il respiro si faceva affannoso: averla quella notte non sarebbe servito a nulla, ancora una volta sarebbe stato deluso. Solo una sterile notte di carnale passione senza amore, che l'avrebbe lasciato più solo e vuoto di prima. Solo un'altra illusione delle tenebre: sarebbe svanita con il sorgere del sole, lasciandogli sempre più solitudine e gelo nel cuore. Uno stupido, inutile e animalesco piacere.
Non era questo il suo scopo: voleva solo una donna da amare con passione, con il cuore, prima che con il corpo.
Una donna che potesse amarlo, nonostante il suo passato.
E Crystal Storm, il cui corpo eccitante si stava sensualmente strusciando contro il suo, facendolo impazzire di desiderio, non era proprio la donna giusta!
Dopo tanti anni, aveva ormai perso la speranza che una tale donna esistesse.
Infine prese la decisione.
La scostò da sé, con gentilezza, e sussurrò con voce roca:
- Il suo corpo mi piace molto, e sono certo che ne è già perfettamente conscia. Ma sono un uomo e non un animale, e intendo controllare i miei istinti.
- Istinti del tutto naturali, Severus. – sussurrò avvicinandosi di nuovo - Perché controllarli, quando può essere così incredibilmente piacevole soddisfarli!
Occhi grigi, velati di malinconia e annebbiati dalla solitudine.
Solo una fugace visione, ma, oltre l'apparenza della dea altezzosa, il mago scorse, con stupore, una bambina fragile e impaurita, abbandonata e sola; che aveva tanto sofferto e non aveva mai conosciuto amore e affetto.
Ad un tratto, nella libera intimità
sbocciata in quel pallido chiarore,
sfuggì una bizzarra nota di lamento
da te, strumento ricco e sonoro
vibrante solo di radiosa gioia,
da te chiara e gioiosa
come una fanfara nel mattino scintillante:
vacillava come bimba
deforme, orribile, triste ed immonda
che la famiglia con vergogna
a lungo relegò in una cantina
per nasconderla alla gente.
Come stridula la nota, povero angelo, cantava!
Nulla quaggiù è certo
e l'egoismo umano salta sempre fuori
per quanto si trucchi!
Mestiere duro quello della bella donna!
E' il lavoro banale
della folle e fredda danzatrice che si scioglie
in un sorriso d'automa.[10]
- No, non è ciò che cerco. – sussurrò soave, senza riuscire a impedire alle sue mani di carezzare piano il volto della bimba intravisto appena dietro gli occhi della maga – E anche lei sta cercando ben altro che una squallida notte di piacere.
Crystal si ritrasse di scatto, gli occhi di nuovo lampeggianti e impenetrabili.
Per un attimo le parole e i gesti del Professore erano riusciti a superare la sua barriera, tentando di insinuarsi nel cuore. Poi aveva rammentato di non avere più un cuore, così nessuno poteva farle del male.
A quanto pareva i maghi erano ossi duri in confronto ai Babbani, o forse era Piton a essere particolare. Sì, più probabile. Era la prima volta che le capitava che un uomo, il cui corpo la desiderava in modo palese, fosse invece in grado di resisterle e di rifiutare le sue profferte sessuali.
Sapeva che insistere era inutile, ma poteva ancora portare a casa una vittoria, poiché in quel momento sembrava diverso dal solito e, forse, un poco vulnerabile.
- Bene, Professore, se il mio corpo non le interessa smetterò di importunarla, ma solo a due condizioni. – affermò con rinnovata sicurezza.
- Quali? – domandò stancamente.
- Che smetta di umiliarmi davanti a quei ragazzini e trattarmi come un essere inferiore.
Il Professor Piton chinò il capo e socchiuse gli occhi in un rassegnato cenno d'assenso.
- E che si decida infine a svolgere come si deve il suo ruolo di tutore!
- Queste sono tre condizioni. – ribatté pronto. – Quindi ho diritto di avanzare una richiesta.
La maga lo guardò con sospetto.
- Voglio che si presenti in classe con la divisa della scuola, ma... non in quel modo! – esclamò, indicando con precisione alcune parti del suo corpo.
Crystal gli rivolse un sorriso traboccante d'ingenuo candore:
- Mi spiace, Professore, ma questa è la divisa regolamentare e io non ho proprio fatto nulla per alterarla.
- Molto strano! Sulle altre studentesse non fa... quest'effetto! – obiettò il mago, ostentando falsa indifferenza.
Crystal decise che era inutile fingere ancora e gli sorrise apertamente, soddisfatta di sé:
- Forse perché loro non rincorrono le pergamene sul tappeto?
Anche il Professore non riuscì a trattenere un sorriso: a dire il vero non era neanche male quanto sorrideva in quel modo.
E anche prima, quando le aveva carezzato il viso con imprevedibile tenerezza, mentre le fiamme del desiderio ardevano nelle tenebre infinite delle sue iridi, e le aveva sussurrato piano quelle parole inattese, con voce calda e profonda.
Un brivido le percorse piano la schiena: come se fosse stato lui, in quel momento, a saper leggere nella sua anima, a capire il suo intimo e disperato bisogno d'amore!
- Eppure sono certo che la stoffa non è così trasparente, né la gonna così corta. E i bottoni, è indubbio, hanno una migliore tenuta!
La osservava in profondità negli occhi, mentre la voce dolce e profonda, così diversa da quella in classe, sembrava carezzarla.
Chi diavolo era quell'uomo?
- O, forse, questo è solo il ben studiato effetto che la divisa della taglia adatta a una ragazzina di tredici anni fa sul corpo di una donna... deliziosamente seducente come lei, Signorina Storm? – chiese malizioso, inarcando un sopracciglio.
- Va bene, va bene! Le prometto che domani la divisa sarà del tutto "regolamentare". – ammise spiccia – Ma è proprio sicuro che domani non rimpiangerà... questa? – chiese, ancora una volta con un invitante sorriso, sporgendosi un po' verso di lui.
Il Professore non poté evitare di posare un'ultima volta l'intenso sguardo sull'allettante scollatura e sulle lunghe e affusolate gambe:
- Stia tranquilla, Signorina Storm, – rispose lasciandosi sfuggire un breve sospiro – sono dotato di ottima immaginazione nonché perfetta memoria!
Quell'uomo cominciava proprio a piacerle, nonostante fosse un mago.
Riuscire a portarlo nel proprio letto stava diventando una sfida intrigante.
- Può andare, adesso. – annunciò tornando serio e distaccato.
Crystal non intendeva ancora abbandonare il campo.
- Perché mi da del lei, adesso, mentre in classe...
- In classe uso il tu con gli allievi. – la interruppe secco – Ma se siamo soli, reputo sia meglio così, visto che non è una ragazzina.
Ancora non si decideva a lasciare la stanza.
- Le ho già ordinato di andarsene. Cosa aspetta? – sibilò irritato, fulminandola con lo sguardo.
Adorava le sfide e Piton gliene stava porgendo una su un piatto d'argento.
- Attendo la punizione per la quale sono venuta, Professore! – esclamò con aria di trionfo.
Per un attimo il mago rimase immobile e sembrò incerto sul da farsi: poi alzò gli occhi al cielo e sospirò scuotendo il capo.
- No, un'altra volta! La punizione deve essere per lei, non per me! – ammise infine, sconfitto.
Lo guardò con aria interrogativa, mentre il viso di lui si addolciva ancora in un sorriso rassegnato:
- Se rimane ancora a lungo davanti ai miei occhi, vestita in quel modo, sarò io ad essere punito!
- Solo perché è lei stesso a volersi punire! - sussurrò avvicinandosi di nuovo all'uomo che, resistendole, l'attraeva sempre più.
Era determinata a scoprire chi c'era dietro la fredda e scostante maschera che occultava il suo vero volto.
Lo fissò negli occhi in profondità, fiamme nere a bruciare di crudele sofferenza e gelida solitudine, tenebre infinite che avvolgevano rimorsi atroci e ardente passione, e ancora, la luce che brillava nell'oscurità più profonda delle iridi di nero cristallo: che cos'era?
Un sibilo imperioso e due mani decise la spinsero inesorabili verso la porta:
- Se ne vada! La punizione non è revocata, solo rinviata!
Piton rimase immobile, osservandola uscire, quindi con un gesto rabbioso della bacchetta fece chiudere la porta con un tonfo.
La Signorina Crystal Storm si era davvero abbattuta come un'imprevista tempesta sulla sua vita, ma dietro l'arrogante apparenza ne aveva scorto per un attimo l'intima fragilità.
Una donna orgogliosa, dall'acuta intelligenza, bella e determinata, senza dubbio esperta conoscitrice dell'arte del sedurre e del piacere.
Ma anche lei indossava, proprio come lui, una maschera, falsamente invitante quanto la sua, invece, respingeva con disprezzo.
Il suo bel volto abbronzato era illuminato da un seducente e gradevole sorriso, finto quanto il disgustoso ghigno che ogni mattina s'inchiodava sul viso.
Ma quel viso illuminato da una squisita smorfia
è una maschera allora, tutta una messa in scena!
La vera testa è quella contratta atrocemente!
La faccia genuina è questa
rovesciata a ridosso di quella che mente!
Povera gran bellezza! Il fiume magnifico
delle tue lacrime fluisce nel mio cuore turbato,
m'inebria la tua menzogna e l'anima beve
ai flutti che il Dolore fa sgorgare dai tuoi occhi!
Ma perché piange? Lei, perfetta bellezza
che ridurrebbe vinto ai suoi piedi il genere umano![11]
Dietro le esteriori sembianze, c'era solo una vulnerabile bimba spaventata che cercava di difendersi, un povero essere umano aveva conosciuto fin troppo bene la crudeltà del mondo e la profonda e alienante solitudine che consegue alla fuga da se stessi.
Aveva interpretato il ruolo della seduttrice, sicura di poter avere facile gioco su di lui e ottenere qualsiasi cosa. Il suo rifiuto l'aveva sconcertata: non doveva esserle capitato spesso che la preda predestinata si sottraesse alla sua malia.
Si sorprese a pensare con amarezza che molti uomini dovevano essere stati nel letto di Crystal ed amato il suo corpo seducente, ma nessuno di loro aveva mai donato amore alla bimba celata nel suo intimo.
Chiuse gli occhi e si passò stancamente la mano sul volto.
Crystal non aveva mai conosciuto l'amore: ne aveva un disperato bisogno, ma lo cercava nel modo più sbagliato possibile.
Nell'istante stesso in cui aveva compreso l'inaspettato e profondo bisogno d'amore, la carezza gli era sfuggita dalle mani, sorprendendo entrambi
In quel momento aveva anche follemente pensato che avrebbe potuto amarla e... insegnarle ad amare!
Che stupido, a cosa serviva, quale altra illusione voleva coltivare, quale altra sofferenza voleva infliggersi?
Proprio lui che all'amore, ormai, aveva rinunciato per sempre.
Proprio ora che si era rassegnato, dopo il ritorno di Voldemort, tanto atteso e temuto allo tempo stesso. Perché arrivava adesso a distruggere il suo fragile equilibrio, costruito con tanta fatica negli anni?
Come aveva potuto pensare, anche solo per la frazione di un istante, che lei, proprio lei, una donna che non aveva mai amato in tutta la vita, potesse mai amarlo, accettando e perdonando le sue colpe e il suo passato, quando nessun'altra donna aveva mai saputo farlo?
L'incanto dell'orrore inebria solo i forti!
L'abisso dei tuoi occhi, pieno di pensieri orrendi
esala le vertigini [12]
Solo perché lo aveva guardato a fondo negli occhi, perché aveva avuto il coraggio di immergersi per un attimo nella sua oscurità e non era fuggita all'orrida visione?
Per un istante era stato sicuro che gli avesse letto nell'anima: ma cosa aveva compreso? E come avrebbe usato l'informazione?
No, era solo un miraggio, peggiore d'ogni precedente, più crudele di tutti gli altri che avevano torturato il suo cuore in precedenza.
Una Serpeverde determinata a raggiungere il potere, a prevalere su chiunque altro, una dea pagana che aveva sacrificato la dolce bimba vulnerabile che un tempo era stata.
Una donna che non aveva mai voluto amare nessuno e tanto meno avrebbe amato proprio lui!
Doveva solo tenerla a distanza, inflessibile, e mantenere sempre una guardia rigorosa per impedirle in modo assoluto di scoprire quanto anche lui fosse vulnerabile, quanto disperatamente avesse anch'egli bisogno di amore e comprensione!
[10] Baudelaire, Les Fleurs du Mal, tratto da « Spleen e ideale » XLV – Confessione.
[11] Baudelaire, Les Fleurs du Mal, tratto da « Spleen e ideale » : XX – La maschera.
[12] Baudelaire, Les Fleurs du Mal, tratto da « Quadri parigini » : XCVII – Danza macabra.
Sarà via fino ai primi di luglio, quindi non ho alcuna certezza di inserire nuovi capitoli revisionati. Se lo faccio, aggiungerò sempre (REV) a lato del titolo del capitolo nell'indice.
Se siete interessati alla stampa caratcea della fiction fatemelo sapere.
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