Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

3. Il primo scontro (REV)

Il tempo per la prima colazione era esaurito: della Sig.na Storm non si erano viste tracce in Sala Grande e Minerva era tornata all'attacco, con voce petulante, per l'ennesima volta:- Ti ripeto, Severus, è dotata di notevole appetito e per nessuna ragione al mondo salterebbe la colazione di sua spontanea volontà.Il Professore sbuffò di nuovo, sempre più stizzito:- Ti ho già ricordato che è abbastanza grande da arrangiarsi da sola!- Sei il suo Tutore ed è compito tuo assicurarti che tutto sia a posto!- Ma cosa diavolo credi che possa esserle successo? Siamo a Hogwarts, hai presente? Uno dei posti più sicuri del mondo magico! – sibilò, con voluta malagrazia.- Due anni fa Sirius Black si è introdotto di nascosto nel castello e l'anno scorso abbiamo avuto un Mangiamorte come insegnante! – sussurrò Minerva con un ironico sorriso sulle labbra secche – Ti conosco troppo bene, Severus: se le accadesse qualche cosa non ti perdoneresti mai!- Al diavolo, Minerva! Non sopporto più le tue insinuazioni: andrò a cercarla così starai finalmente zitta! – sbottò infine.

- Signorina Storm! – ringhiò, bussando con forza alla porta – Perché diavolo non è ancora scesa a colazione?
La porta si aprì subito e un radioso e seducente essere femminile, vestito e truccato di tutto punto, gli si parò dinnanzi:
- Eccomi Professor Piton: ai suoi ordini! – cinguettò Crystal.
La sorpresa lo bloccò per un istante: perché era così pericolosamente bella?
- Perché è così in ritardo? – sbottò.
- Ma io non sono in ritardo Professore: sono pronta da oltre un'ora! – esclamò guardandolo con gli splendidi occhi dal mutevole colore: in quel momento era un cielo terso e luminoso.
- Perché non è andata in Sala Grande, allora?
- Perché lei ieri sera mi ha detto di non muovermi dalla mia stanza fino a suo nuovo ordine! – spiegò, con apparente candore.
Rimase a guardarla, allibito, senza parole. Lo stava prendendo bellamente in giro, lo stava mettendo in ridicolo come se lui fosse un Babbano idiota!
Cercò di controllare il primo impulso, che erompeva con violenza: strozzarla.
Poi dovette lottare anche contro un secondo e imprevisto impulso: ridere!
Si stava facendo beffe di lui, e lo faceva dannatamente bene!
Gli toccò soffocare anche il terzo, ovvio impulso: complimentarsi con la splendida Serpeverde e prenderla a braccetto per portarla a consumare una più che meritata e lauta colazione.
Ma non poteva perdere la faccia in quel modo, non il primo giorno, almeno: quella donna cominciava proprio a piacergli, e non solo per il favoloso corpo che aveva!
- Non la facevo così stupida, Signorina Storm. E' ovvio che i miei ordini vanno a regolare solo ciò che non è già stabilito dalle consuete norme scolastiche. – disse in tono piacevolmente calmo. – Ad ogni modo, a causa della sua dabbenaggine, per questa mattina ha perso l'opportunità di gustare le prelibatezze preparare dai nostri Elfi.
- Ooooh... che peccato! Chissà come farò ad arrivare a mezzogiorno! – mormorò la maga, con falsa aria contrita – Non avevo proprio capito, mi dispiace! E' sicuro che non posso... fare colazione, intendo, ho così tanta fame!
Il mago si stava divertendo e faticava a restare serio, soprattutto perché aveva la fortissima sensazione che, anche lei, stesse giocando:
- Niente da fare, così imparerà a non comportarsi come una sciocca Babbana. – cercò di sibilare con disinteressata freddezza.
- Io non sono una Babbana! – rispose all'improvviso, con inaspettata veemenza. – Sono una maga purosangue, come lei. Ed esigo il suo totale rispetto!
Quindi si allontanò rapida per il corridoio lasciandolo solo e del tutto sbalordito.
Ma chi diavolo era quella donna?

*

Terzo anno: Serpeverde e Grifondoro.Il Professor Piton sapeva bene che quel momento sarebbe infine arrivato, non c'era scampo, e la Signorina Storm, infatti, era lì, in prima fila, le lunghe e affusolate gambe accavallate con eleganza d in bella mostra, esclusivamente per i suoi occhi.Ancora non indossava la divisa della scuola.Era stato così idiota, quella mattina, da averle permesso di uscire dalla camera senza intervenire. Non che fosse, poi, abbigliata in modo così strano, o particolare, o provocante.Ma, dannazione: non portava la divisa!
Anche se, in effetti, doveva ammettere che non era la divisa il problema.
La questione vera era che il suo corpo si ostinava a reputare, non senza più che adeguate e valide ragioni, che la Storm fosse irresistibilmente seducente e maledettamente attraente.
Cercò di cancellarla dalla mente e cominciò la lezione, allontanandosi quanto più possibile, salendo tra i banchi dell'ultima fila e facendo apparire da lì le istruzioni sulla lavagna.
Ma aveva trascurato l'ovvio fatto che lei non sapeva neppure accendere il fuoco con la magia: si guardava nervosamente in giro, mentre gli altri studenti già cominciavano a preparare la pozione.
Suo malgrado, dovette tornare al centro della classe e avvicinarsi.
Occhi grigi di tempesta, nuvole nere si rincorrevano nello sguardo: la superba dea scagliava lampi d'odio contro il mondo dei maghi che l'aveva ridotta all'impotenza.
Era determinato, ancora una volta, a schernire la sua ignoranza e porre l'accento sulla sua palese inferiorità. Ma sapeva che era solo il proprio odioso modo di difendersi dalla donna che gli ricordava, sempre più a ogni singolo istante, d'essere un uomo ancora nel fiore degli anni, che da troppo tempo, ormai, non placava più determinate pulsioni, innegabilmente naturali.
Strinse i pugni sotto il mantello e si avvicinò con ghigno beffardo:
- Vedo che in quindici giorni non sei neppure riuscita a imparare come si accende il fuoco sotto un calderone, Signorina Storm!
Era deciso a umiliarla: voleva toglierle in modo definitivo l'aria di superiorità dalla faccia.
- Direi che è una pessima premessa, per chi si picca d'essere una purosangue! – concluse sollevando un sopracciglio.
Un'ondata rovente di odio impotente scaturì per un istante ancora dalle iridi tempestose, poi un'immota calma grigia vi scese subitanea, mentre lo fissava in profondità negli occhi e sollevava il mento con aria di sfida:
- Evidentemente Minerva deve aver pensato che c'erano cose ben più importanti di questa, da insegnarmi, e non ha voluto farmi perdere tempo!
Doveva ammetterlo: era molto brava a controllare le proprie emozioni, sarebbe potuta divenire un'ottima Occlumante, se mai avesse deciso di insegnarglielo!
- Bene, allora non ti rimane altro che perdere il resto della lezione per cercare di accenderti il fuoco da sola, temo. – sussurrò piano, chinandosi su di lei, mentre un ironico sorriso gli tagliava obliquo il viso – Mi divertirò ad osservare i tuoi insulsi tentativi da Babbana!
La Signorina Storm gli girò improvvisamente le spalle e si chiese cosa mai avesse in mente. Aveva usato quel termine perché sapeva che si sarebbe offesa.
Uno sguardo gelido sul resto della classe chetò ogni mormorio e gli studenti tornarono al lavoro, il capo chino sui calderoni.
Quando il suo sguardo si posò di nuovo sulla maga, la trovò in piedi, la bacchetta stretta in pugno e puntata con decisione sul paiolo. Il legno magico vibrava incontrollato tra le sue mani e una miriade di scintille viola e verdi scaturiva dalla punta: se l'incantesimo d'accensione fosse dipeso solo dalla forza di volontà, presto nella classe sarebbe divampato un incendio.
Un impercettibile sorriso si disegnò per un istante sul volto pallido: non riusciva a non ammirare la sua determinazione, anche se era deciso a non aiutarla finché non si fosse infine umiliata a mendicare il suo aiuto.
Rimase quindi immobile a sorvegliare i vani tentativi: solo una maga davvero potente, e arrabbiata, avrebbe potuto accendere il fuoco senza conoscere le parole dell'incantesimo.
La osservava muoversi intorno al calderone, con movimenti improvvisi e decisi in alcuni momenti, con movenze languide e lascive in altri. Si rese conto che l'abito che indossava, che gli era parso all'inizio molto provocante, era invece normale e, tutto sommato, abbastanza simile alle divise delle altre allieve.
Non era l'abito, il problema, ma il sensuale corpo di donna.

Tutto in Lei è dittamo,
niente in Lei è da preferirsi.

Tutto m'inebria e non so
se qualcosa mi seduce.
Come l'Aurora mi abbaglia,
come la Notte mi consola;

è troppo squisita l'armonia
che c'è nel suo bel corpo,
perché un'inetta analisi
ne noti gli accordi numerosi.

Che mistica metamorfosi
tutti i miei sensi fusi in uno!
Che musica il suo alito!
Che profumo la sua voce! [1]

Dovette ammettere che sarebbe apparsa seducente ai suoi occhi qualsiasi cosa avesse indossato, anche un lungo saio da penitente. Gli fu all'improvviso evidente che la Signorina Storm possedeva un non so ché di sensualmente eccitante, del tutto indipendente dall'abito che indossava e dalle sue stesse intenzioni.Anche in quel momento, in cui cercava con disperata determinazione di dominare la magia per accendere il fuoco, ed era del tutto concentrata, ogni suo movimento emanava sensualità, come se intendesse sedurre il calderone. Ogni sua movenza era naturalmente ed inconsapevolmente attraente, ma senza alcuno sforzo, senza nessuna sottostante volontà.Si chiese se fosse lui a non essere obiettivo, se i lunghi anni d'astinenza avessero indebolito il ferreo dominio di se stesso. Eppure, non era mai stato facile preda delle donne, nemmeno da giovane: si affidava all'ottimo autocontrollo, sempre più affinato col trascorrere degli anni.Ma ora, mentre la osservava di spalle, china sul calderone, un desiderio ossessivo gli turbinava nei pensieri, una fantasia erotica che la sua mente razionale recisamente rifiutava, ma che il suo corpo, oltre ogni dubbio, bramava.Maledizione, era più che evidente che la Storm non aveva intenzione alcuna di provocarlo, non in quel momento almeno, eppure si sentiva eccitato e sua fragile preda.Era ciò che più lo infastidiva: che lei, in tutto questo, fosse innocente ed estranea.All'improvviso una fiammata esplose con violenza dalla bacchetta della maga e colpì con forza il calderone, che oscillò pericolosamente.Si volse trionfante verso di lui, i lucenti occhi grigi pieni di lampi d'oro:- Come vede, Professor Piton, sono riuscita ad accendere il fuoco anche da sola!Non aveva mai assistito a un tale evento: non era una delle tante magie involontarie che possono inopinatamente sfuggire ai giovani maghi, quello era un incantesimo sconosciuto forgiato solo dalla volontà e dall'energia magica.L'aura della maga, in quel momento, era più che mai consistente ed evidente, alimentando ancor di più il suo inammissibile desiderio.- Quello era solo il primo, ovvio passo. – sibilò stizzito, mentre incrociava adagio le braccia sul petto – Ora voglio proprio vedere come riuscirai a distinguere l'uno dall'altro gli ingredienti sul tavolo!Con lucida perfidia le stava chiedendo l'impossibile, mentre si allontanava indifferente per raggiungere la cattedra. Era curioso di vedere come se la sarebbe cavata e, strano a dirsi, era anche disposto a scommettere moderatamente a favore di quella stupefacente Serpeverde.

Lo odiava, lo odiava profondamente. Quel mago disgustoso, che si divertiva a umiliarla approfittando della sua evidente, ma incolpevole ignoranza.
Maledetto!
Presto le cose sarebbero cambiate: avrebbe passato tutte le notti sui libri recuperando in breve tempo il programma di pozioni dei primi due anni.
Prese a sfogliare rapida il libro alla ricerca d'illustrazioni che le fornissero informazioni sugli ingredienti disposti in bell'ordine sul tavolo, mentre spiava con attenzione il lavoro dei giovani compagni di classe per cercare di capire da dove avessero iniziato: due grammi di polvere fine di Asturzio, recitava la prima riga di istruzioni.
Ma cosa diavolo era l'Asturzio?

*

Mancavano pochi minuti alla fine della lezione, era stanca morta, sudata e con l'abito pieno di puzzolenti schizzi di rivoltante liquido, ma nel suo calderone sobbolliva qualcosa di vagamente, molto vagamente simile alla pozione richiesta.Diversi altri allievi erano in difficoltà, come lei, e questo la rese un poco più ottimista. Inoltre, più volte le era sembrato di notare che il Professore la stesse guardando e aveva avuto l'impressione che il suo fosse lo sguardo che un uomo posa su una donna, non quello di un insegnante che controlla l'operato dell'allieva. Un punto a suo favore.Nella furia rabbiosa che l'aveva assalita all'inizio, si era dimenticata del fascino che esercitava sugli uomini. Ma era sempre in tempo per recuperare, anche se entrare nel letto di quell'uomo disgustoso le appariva oggi molto meno facile della sera prima ed enormemente più sgradevole! Ma non era certo la prima volta che usava quel metodo per ottenere ciò che voleva!Il Professore aveva cominciato a girare per la classe, distribuendo acidi commenti e antipatici apprezzamenti.Lo vedeva muoversi tra i calderoni, aggirandoli con eleganza, chinarsi con movenze sinuose sulla superficie liquida per valutarne colore e odore, rimestare con movimenti raffinati della mano le pozioni, per saggiarne la consistenza.Il lungo mantello nero gli ondeggiava leggero alle spalle e Crystal all'improvviso si ritrovò, profondamente stupita dall'imprevisto pensiero, a desiderare di poter ammirare meglio il corpo del mago che si produceva in movimenti così sensuali.Era una ben strana e inattesa sensazione: la lasciò a bocca aperta, così contrapposta ai pensieri di pochi istanti prima, ma ulteriormente acuita dallo scintillio che scorse nei profondi occhi neri, illuminati dalle fiamme che ardevano sotto i paioli, quando lui si avvicinò.Per un breve istante non notò neppure il beffardo sorriso, ma rimase quasi ipnotizzata dalle fiamme nere che brillavano con intensità nelle iridi lucenti.

L'occhio azzurro è vinto dall'occhio nero screziato
dal cerchio tenebroso segnato di dolore [2]

Si sentì irrimediabilmente attratta dalla violenza delle passioni che percepì in lui, affascinata, ma allo stesso tempo confusa, dalle misteriose tenebre che le impedivano di comprendere ciò che vedeva.Non le era mai successo prima: era riuscita a entrare per un fugace momento nella sua anima, aveva intuito il fuoco che ardeva in lui, ma poi una cortina di gelide tenebre l'aveva avviluppata e respinta con decisione.Fissò ancora per un istante il fuoco nero e appassionato del suo sguardo, ma fu solo un attimo incantato, perché il Professore la stava di nuovo umiliando:- Non mi aspettavo certo un buon risultato da te, Signorina Storm, ma ammetto che sei ampiamente riuscita a deludermi! – la schernì davanti a tutti, mentre infilava il mestolo nel liquido denso simulando eccessiva fatica nel rimestarlo – La Pozione doveva essere liquida e non semi-solida! E' evidente che ancora non lo sai, ma tutte le pozioni sono generalmente liquide! – terminò con un ghigno soddisfatto.Era sicura che anche le pozioni di altri studenti fossero dense come la sua, ma il Professore aveva inteso umiliare solo lei.

Che occhi profondi di tenebre e di vuoto! [3]

Alzò gli occhi a incontrare il suo sguardo, ora vuoto e freddo, cercando in ogni modo di aggirare le difese, ma si trovò davanti solo un impenetrabile cristallo nero che impediva ogni tentativo d'intrusione.Lui non rifuggiva più il suo sguardo, ma si opponeva apertamente e, con fermezza e decisione, le negava ogni accesso al tumultuoso ma recondito fuoco della sua anima.Quei complessi tentativi per comprendere i suoi più profondi bisogni l'avevano assorbita a fondo, così non aveva ascoltato le ultime parole del Professore che ora la stava aspramente rimproverando perché non gli aveva ancora risposto.- Bene, se è questo che vuoi, non posso far altro che punirti! – ringhiò.- Ma perché? – chiese impulsiva.Avrebbe voluto mordersi la lingua, ma era troppo tardi: come aveva potuto essere così stupida da far capire che non aveva sentito nulla di ciò che il Professore aveva appena detto?Lo sguardo velenoso che le rivolse le fece capire che la poca pazienza di cui disponeva si era esaurita.- Fuori dalla mia aula, sciocca e insolente Babbana! – sibilò afferrandola per un braccio e trascinandola verso la porta – Non ci rimetterai piede finché non sarai adeguatamente abbigliata con la divisa della scuola! E stasera, alle otto in punto, presentati nel mio studio per la ta punizione! – e le sbatté la porta in faccia.Ecco cosa le aveva chiesto: perché non indossava la divisa!A dir la verità, non ci aveva neppure pensato un attimo a metterla: non era una ragazzina e si sarebbe sentita ridicola con la gonnellina a pieghe e i calzettoni.Certo, se lui pretendeva a tutti i costi la divisa, a ben pensarci, l'effetto finale poteva anche essere piuttosto interessante: il corpo di una ragazza di tredici anni è diverso da quello di una donna di trentatre. Ciò che è castamente adatto al corpo acerbo di una ragazzina, può apparire molto eccitante su quello sinuoso di una donna.Il Professor Piton voleva la divisa?E la divisa avrebbe avuto, quella sera stessa.Ma l'avrebbe avuta a modo suo... e ne sarebbe stato indubbiamente molto, molto sorpreso!

Dopo aver fatto uscire gli allievi, Piton si sedette alla cattedra e cercò di rilassarsi: si era liberato della Storm, almeno per il momento. Adesso era certo che l'argomento "divisa" fosse stato chiarito. Di sicura aveva impudenza da vendere, ma quella sera le avrebbe fatto passare ogni ulteriore voglia di prenderlo in giro.
Però, c'era qualcosa di molto strano e infinitamente pericoloso in lei. Per un attimo aveva letto nei suoi occhi l'ingenuo stupore di una bambina pura e innocente; ma il momento successivo si era trasformata in un'infida serpe che, per un fugace istante, era riuscita a insinuarsi dentro di lui.
Era stata una sensazione singolare, mai provata prima: era certo che non gli fosse entrata nella mente come un normale Legilimante, era riuscita a penetrare molto più in profondità, era riuscita a violargli l'anima!
Solo per il tempo di un batter di ciglia, perché l'aveva subito rabbiosamente respinta, ma, nel labile balenio dell'istante, aveva portato alla luce le sue più profonde e violente passioni.
Si chiese se avesse compreso ciò che aveva avuto dinnanzi agli occhi: mille volte si rispose che non poteva averne avuto il tempo, ma certo quella donna era molto più pericolosa di quanto avesse mai potuto sospettare.
Forse avrebbe fatto meglio a parlarne con Silente, anche per ottenere l'autorizzazione a entrare nella mente della Signorina Storm per scoprirne i piani.
Una cosa era però evidente: doveva stare ancor più in guardia di quanto lo fosse di solito e impedirle in modo assoluto ogni ulteriore accesso alla propria anima.

[1]Baudelaire, Les Fleurs du Mal, tratto da « Spleen e ideale » XLI - Tutta intera.

[2] Baudelaire, Les Fleurs du Mal, tratto da Poesie condannate: II - Lesbo.

[3] Baudelaire, Les Fleurs du Mal, tratto da « Quadri parigini » XCVII - Danza macabra.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro