22. L'abbraccio di due anime (REV)
Senza pronunciare altre parole, e cercando di evitare le suppellettili sparse per la stanza, Crystal sostenne Severus accompagnandolo fino al letto, dove il mago si sedette di sbieco sul bordo porgendole l'unguento.
- Una dose generosa, da applicare... con molto delicatezza. Comincia dalla schiena.
Crystal sospirò:
- Non è che, appena lo metto, la pelle comincia a crepitare ed emettere fumo verde?!
Il sorriso di Severus era tirato, ma divertito:
- No, il fumo è arancione, non c'è crepitio ma un lungo fischio acuto, ed è una sensazione di pace intensa che regalerei volentieri al mio peggior nemico. – rispose con serena ironia.
- Ti farò ancora male?
Crystal non stava più scherzando.
- Non preoccuparti, amore mio, non è la sofferenza fisica ciò che davvero mi fa male.
- Sì, lo so... ma...
- Non sarà troppo doloroso, - la rassicurò. - in compenso l'effetto sarà veloce.
Crystal cominciò a occuparsi della schiena, attraversata da due lunghe strisce lasciate dal fuoco, dalla spalla fino oltre al fianco. Con delicata cura cosparse l'unguento, allentando l'asciugamano per seguire anche la sferzata centrale, la più profonda, che l'aveva fatto cadere addosso al cadavere di Jamie: partiva dal collo e scendeva fino ai glutei. L'incantesimo Ferula provvide alle necessarie medicazioni.
Crystal si dedicò quindi al viso, pallido, stanco e segnato in profondità. Per fortuna, ripulito dal sangue, misto a lacrime e terriccio, la situazione si rivelò meno grave di quanto apparso a prima vista: vi erano solo alcune piccole ustioni, poco profonde, concentrate in un lato.
La situazione del torace era invece più seria, soprattutto nel punto, molto profondo, dove aveva dovuto strappare via la stoffa.
Severus stringeva i denti e le sorrideva, ma era facile intuire l'estrema sofferenza, mentre distribuiva con generosità il magico balsamo. Ancora, l'Incantesimo Ferula chiuse in candide bende le ferite.
Mentre Severus si adagiava infine sui cuscini, Crystal affrontò l'ultimo problema, abbassando decisa l'asciugamano che ancora gli avvolgeva i fianchi.
- Qui cosa posso fare?
- Nulla, non ha bisogno proprio di nulla. – si affrettò a rispondere, disgustato. – Se ne deve solo stare lì, fermo, che di scempio questa notte ne ha già fatto fin troppo. – sibilò amaro. – Intanto, che io lo voglia o meno, tra qualche giorno sarà di nuovo a posto.
- E se non volesse rimanere fermo?
- In quel caso potrei anche prendere in seria considerazione l'idea di un drastico taglio. – rispose Severus con durezza, senza la minima traccia di ironia nella voce stanca.
- Non dire idiozie!
- Non sto scherzando: l'ho pensato quando ho lasciato Voldemort. Se non lo avessi avuto non avrei potuto farle del male. – sibilò lento, mentre le labbra riprendevano la consueta piega amara.
Crystal scrollò la testa e sbuffò, irritata, ma non rispose.
- Ad ogni modo, non credo che si farà risentire molto presto, dopo ciò che ho fatto.
- Anche se ti starò vicino? Se penserai a me?
Non c'era malizia nella voce di Crystal, solo l'intima conoscenza dei disperati pensieri di Severus di quella notte.
- E' piuttosto... imbarazzante, sapere che sono messo così fragilmente a nudo davanti a te, dentro e fuori. – rispose Severus, sollevando appena un sopracciglio.
Crystal lo ricoprì con il lenzuolo e, quasi, arrossì.
Dopo una breve pausa, sussurrò:
- Non hai voluto pensare a me, quando ti sarebbe stato necessario.
- Per Merlino, Crystal, amore mio! Se mi fossi concentrato su di te per riuscire ad avere quella maledetta erezione, - Severus s'interruppe un istante mordendosi le labbra – mi sarebbe sembrato di violentare anche te! – concluse sospirando e scrollando desolato il capo.
Crystal cercò la sua mano per stringergliela, mentre lui le sorrideva, ancora premendo i denti sulle labbra.
- Non parliamo più del mio pene, ti prego: potrebbe anche decidere di non funzionare più, dopo questa tremenda notte, e ne sarei solo felice! – mormorò sconsolato.
- Smettila, Severus! Io non sarei per nulla felice per te.
Severus arrossì e abbassò lo sguardo. Poi sussurrò:
- Mi spiace ma... non so se potrei mai ripetere quei gesti... rifare... - di nuovo si morse le labbra, lo sguardo cupo fisso sulle lenzuola. – I ricordi, le immagini tremende, tornerebbero subito nella mente a bloccare qualsiasi stimolo, anche quello più forte, bello e naturale. E' stato il mio corpo che si è rifiutato di continuare a tormentarla: non credo di poter influire più di tanto su di lui, ora. E poi non voglio, non voglio più poter fare del male a una donna in modo... così bestiale.
Sollevò gli occhi e incontrò lo sguardo di Crystal, colmo di sconfortata amarezza.
- Cosa credi di aver fatto di così terribile, questa notte, che altri uomini, del tutto rispettabili, non abbiano fatto, più e più volte nella loro vita? – chiese la maga, una secca freddezza nella voce.
Il mago la guardò stupito, senza comprendere il significato delle parole: c'era un odio profondo negli occhi di Crystal, non più cielo azzurro, solo plumbee nuvole tempestose e la sua mente era aperta, del tutto libera l'entrata.
Di nuovo, improvviso e lacerante, l'orrore fu negli occhi di Severus.
Una Crystal adolescente, più giovane di Jamie, giaceva schiacciata sotto il corpo di un uomo robusto che, con indifferente violenza, traeva piacere dal suo corpo appena sbocciato, con spinte vigorose ed egoiste; lei con gli occhi spalancati, sopraffatti dalla sofferenza, le labbra serrate a trattenere ogni gemito.
Severus scattò di colpo a sedere, dimentico d'ogni dolore: la prese tra le braccia, con infinita dolcezza, accarezzandole piano il viso, ricoprendolo di piccoli e teneri baci.
- Quanti anni avevi, amore mio? – sussurrò, le lacrime a stento trattenute.
- Neppure quindici. Lui quasi quaranta. Ma non pensare che mi abbia violentato. - disse con durezza. – Ero consenziente.
Severus spalancò gli occhi, incredulo, ed esclamò:
- Ma ti stava facendo male, - si morse le labbra, sospirando, – come io ho fatto con Jamie!
Crystal alzò le spalle, in apparenza indifferente:
- Quella era solo la prima volta, il primo dolore in assoluto.
Rimase in silenzio per un lungo momento, il capo chino sul petto ferito del mago, le sue braccia ad avvolgerla con sofferto amore.
Poi sollevò il viso, fino ad incontrare le fiamme ardenti degli occhi di Severus:
- Non hai idea di cosa avrei dato pur di avere un po' di quel prezioso olio con il quale hai delicatamente unto Jamie: io non ho avuto neppure quello. Per giorni ho continuato a sanguinare.
Severus serrò angosciato gli occhi, i denti e i pugni; poi, con tenera dolcezza strinse a sé la sua Crystal, la donna che amava da mesi, che aveva a lungo desiderato con intensità senza mai aver cercato di averla, sfiorandole il viso con labbra tenere, piano.
Stava di nuovo piangendo: questa volta per il dolore che un altro uomo, un mostro brutale, aveva inflitto, nel suo stesso modo, alla sua piccola Crystal tanti anni prima.
- Non si è mai fermato, non mi ha mai tranquillizzato, non mi ha mai accarezzato o preparato alla sua prepotente penetrazione, introducendo prima un dito, piano. Mi ha solo presa con violenza, un primo colpo secco e profondo, poi ancora e ancora, sempre più doloroso e feroce. Per fortuna durava solo pochi minuti, poi mi inondava con il suo schifoso piacere e si girava dall'altra parte. Ed io, finalmente, potevo piangere.
Con occhio turbato di tempesta,
cercava il cielo ormai lontano dell'ingenuità,
come un viaggiatore che volga lo sguardo
agli orizzonti azzurri varcati nel mattino.
Le pigre lacrime degli occhi smorti,
l'aria stanca, lo stupore, la cupa voluttà,
le braccia vinte, abbandonate come armi vane,
tutto serviva, tutto ornava la fragile bellezza. (1)
Severus l'avvinse piano a sé, accarezzandole dolcemente il viso e i capelli, stringendole un poco le mani e sfiorandole appena le labbra, delicato e rispettoso, con infinito amore.
- Perché, perché hai lasciato che continuasse a farti del male?
- Che scelta potevo mai avere? Ero fuggita da poco dai due debosciati che mi avevano adottato, non avevo neppure quindici anni ed ero in una città povera e dannata, dove i padroni bianchi trattavano ancora i neri come animali e... le donne poco meglio. Non possedevo nulla, se non la mia gioventù e il mio corpo. Lui è solo stato il primo, ma tanti altri mi hanno fatto del male, senza neppure rendersene conto, prendendosi il loro piacere senza curarsi di me.
Severus la strinse ancora forte a sé, incurante delle bende che si tingevano del rosso del suo sangue: la sua Crystal, la sua piccola, adorata, meravigliosa Crystal, ripetutamente violata da esseri senz'anima. La sua Crystal, il suo amore, il suo splendido e intoccabile sogno, così a lungo abusata e umiliata da indifferenti animali!
- Mi dispiace, mi dispiace. Non sapevo... non potevo immaginare. – mormorò tra lacrime che non riusciva più a trattenere. – Vedermi ripetere quei gesti, gli stessi orribili movimenti, deve essere stato terribile per te, devi esserti sentita di nuovo violentata... anche da me. Come... come hai potuto dire che mi ami, quando, invece, puoi solo odiarmi?
- No, Severus, no, non è così. E' vero, hai violentato Jamie, lei era vergine, le hai fatto male e lei, disperatamente, non voleva. Ma ogni giorno, in questo nostro mondo che sembra tanto per bene, troppe donne subiscono in silenzio la stessa sorte a opera di mariti, fidanzati o amici. Ti assicuro che si considererebbero ben fortunate a subire, invece, il trattamento che hai riservato a Jamie, molto fortunate!
Severus la osservava incredulo, senza riuscire a interrompere il torrente di parole.
- Tu hai sofferto con lei, hai compreso e percepito il suo dolore e non hai mai goduto del barbaro atto. Quegli uomini, invece, si prendono il loro sporco piacere, tracotanti e rafforzati dal dominio fisico, senza neppure rendersi conto del dolore inflitto.
Severus era affranto, le lacrime gli rigavano il volto e singhiozzi incontrollabili scuotevano il suo corpo; stringeva forte a sé la sua adorata Crystal, cullandola tra le braccia e sussurrava, con voce rotta dal dolore:
T'amo soprattutto quando la gioia
fugge dalla tua fronte atterrita,
quando il tuo cuore annega nell'orrore,
quando sul tuo presente si dispiega
la nube spaventosa del passato.
T'amo quando il tuo grande occhio versa
un'acqua calda come il sangue,
quando, malgrado ti culli la mia mano,
la tua angoscia, troppo grave, prorompe
come nel rantolo d'un agonizzante.
Che divina voluttà! Che inno
profondo e delizioso! Aspiro
tutti i singhiozzi del tuo petto
e credo che il tuo cuore s'illumini
delle perle che versano i tuoi occhi. (2)
- Crystal, povero amore mio, quanto dolore per te: solo ora comprendo perché non volevi amare, perché non sapevi amare e fuggivi dal mio amore. Crystal, mio dolce, grande e splendido amore: non devi sentirti costretta a tener fede a ciò che hai detto prima. Ti ringrazio infinitamente di quelle parole, dell'amore che mi hai regalato e mi ha permesso di riprendere a vivere in questa notte tremenda. Ma se non te la senti... posso comprendere, ora capisco bene la tua paura, amore mio.
Anche Crystal piangeva, abbandonata tra le sue braccia, donna e bambina allo stesso tempo, amore e paura a lottare nel cuore:
- No, Severus! Tu sei diverso da ogni altro uomo... ed io voglio imparare ad amarti. Sei diverso, l'ho visto bene, dentro di te: hai compreso il dolore di Jamie e la sua paura, hai sofferto con lei. Non l'avresti mai fatto, mai, se non fossi stato irrimediabilmente obbligato. Perché tu non sei come loro, tu sei un uomo, degno di questo appellativo. Loro sono i mostri, non tu!
Severus stringeva a sé la donna che amava e piangeva silenzioso, per lei e per Jamie, per una scelta che nessuno di loro tre aveva mai avuto.
Crystal si sollevò un istante, a sfiorargli appena il viso con la punta delle dita e sussurrò:
- Fare l'amore con te è stato meraviglioso e dolce: nessun uomo, mai, mi aveva amato con totale dedizione, pensando solo a me e al mio piacere. Nessuno mi aveva mai offerto una così intensa e disinteressata passione, tanta delicata dolcezza e... un immenso, purissimo amore!
Il mago la strinse a sé, ricoprendole il viso di teneri baci. E lei, con soave meraviglia ricambiava ogni piccola attenzione.
- Vuoi ancora rimanere qui, tra le mie braccia, anche in questa notte d'orrore e d'amore? – chiese in un delicato sussurro. – Vuoi lasciare che io provi a consolarti, vuoi permettermi di provare a farti di nuovo avere fiducia in un uomo?
- Sì, Severus, stringimi a te. – singhiozzò piano. - Come nessuno ha mai fatto con me, come avresti voluto fare con Jamie, ma non hai potuto.
- Tu non sei Jamie: tu sei la donna che amo profondamente, - sussurrò con sensibile intensità il mago – la donna che altri uomini hanno fatto soffrire, come io ho fatto soffrire lei. Ti amo, Crystal, come non ho mai amato, come non potrò mai più amare. – e si chinò sul viso della maga a incontrare le sue labbra per un lungo e dolcissimo bacio, desiderato e temuto, casto e appassionato, un bacio d'amore e di perdono, un bacio che univa due anime sofferenti.
Poco per volta le loro labbra smisero di sfiorarsi e rimase solo il soffuso sussurro d'amore della voce di Severus e Crystal si abbandonò ancora di più tra le braccia del mago: la sua camicia da notte era sporca di sangue, le sue braccia erano sporche di sangue, ma era il sangue dell'uomo che amava, il sangue che dimostrava la sua profonda e totale umanità. Il sangue dolorosamente versato da un uomo.
Si strinse a lui, mentre le lacrime di Severus, piene d'infinito amore, ancora una volta le bagnavano il volto.
Poi chiuse gli occhi: fra le sue braccia ogni incubo sarebbe infine scomparso.
[1] Baudelaire, Les Fleurs du Mal, tratto da Poesie condannate: III – Donne dannate – Delfina e Ippolita.
[2] Baudelaire, Les Fleurs du Mal, poesie aggiunte alla terza edizione : V – Madrigale triste.
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