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18. Sono un mostro (REV)


Gli eventi erano precipitati tutti d'un colpo: Voldemort aveva teso la trappola e Harry Potter vi era cascato in pieno e, nonostante Piton fosse riuscito a comprendere cosa stava accadendo avvertendo l'Ordine e salvando la vita al ragazzo, c'era comunque stata una vittima: Sirius Black.

La Profezia, però, era salva.

All'interno dell'Ordine si respiravano confusione e dolore, ma mai quanto tra i Mangiamorte.

La rabbia di Voldemort per la perdita della Profezia era stata tremenda e tutti ne avevano subito le dolorose conseguenze, chi più, chi meno.

Inoltre, l'arresto di tanti Mangiamorte di rilievo aveva indotto l'Oscuro Signore a utilizzare più intensamente gli altri adepti e Piton si era trovato soffocato tra gli incarichi per l'Ordine, le continue chiamate di Voldemort e gli impegni degli ultimi giorni di scuola: non era nemmeno più riuscito a trovare il tempo per restare una sola sera con Crystal che, di conseguenza, passava il tempo sui libri, anche se la scuola era ormai finita, nel massacrante programma di recupero che il professore riusciva lo stesso a prepararle ogni giorno.

Poi Silente era riuscito a distruggere un Horcrux di Voldemort, rischiando di morire nel tentativo: Piton era arrivato giusto in tempo per salvargli la vita, per il momento, ma la sua mano era definitivamente morta, mentre l'oscura maledizione albergava nel suo corpo, congelata ma non domata.

*

Era notte fonda e solo una piccola luce tremolante filtrava dalle mura di Hogwarts: la candela sulla scrivania di Crystal illuminava la giovane donna addormentata con la testa posata sul ripiano, le pagine del libro di incantesimi che stava approfondendo nello studio di Severus spiegazzate sotto i lunghi capelli biondi.

All'improvviso, il tonfo della porta la risvegliò, poi altri colpi, in rapida successione, la preoccuparono: provenivano dall'appartamento di Severus e la maga ricordava bene in quale stato l'aveva trovato quando era tornato dopo aver subito le torture di Voldemort.

Anche quella sera, come da oltre una settimana, lui l'aveva chiamato.

Afferrò la bacchetta e si precipitò fuori, così agitata da dimenticarsi persino del passaggio segreto che conduceva all'appartamento del mago.

Nessuna luce filtrava nel corridoio spoglio, ma la porta era socchiusa e, dopo l'iniziale successione di colpi, udiva solo gemiti soffocati.

Spinse la porta ed entrò, un tocco della bacchetta ad accendere le candele del grande lampadario in ferro battuto. Un primo e veloce colpo d'occhio le rivelò l'insolito disordine della stanza: i mobili erano stati spazzati contro le pareti come dal passaggio di un violento uragano.

Poi lo vide, in ginocchio, rivolto verso il ruvido lato delle pietre del camino, il fuoco spento come sempre: le dita graffiavano la parete, scendendo piano lungo i lati del corpo, e Severus scivolava lento verso terra, il viso premuto sulla pietra grezza e irregolare della parete.

Era ridotto da far paura, senza mantello, la camicia lacerata in più punti: tra la stoffa nera s'intravedeva la pelle bianca, solcata da striature rossastre.

Si precipitò inciampando e calpestando le suppellettili sparse a terra: il mago gemeva piano sdrucciolando lungo la parete.

Era in ginocchio e sembrava non essersi accorto che gli era arrivata alle spalle.

- Severus. – sussurrò Crystal, poggiandogli delicata una mano sulla spalla.

Un moto d'orrore la pervase, quando si rese conto che i segni rossastri sulla schiena del mago erano profonde ed estese bruciature.

Severus s'irrigidì al tocco gentile e soffocò all'istante i gemiti, poi, senza muoversi dalla sua posizione e mantenendo il viso premuto sulla pietra, proruppe in un grido angosciato:

- Vattene, vattene via. Sono un mostro, solo un mostro: vattene via!

Crystal, terribilmente preoccupata, gli s'inginocchiò a lato, cercando di staccarlo dalla parete cui era avvinghiato, nel tentativo di guardarlo negli occhi.

Orrore.

La maga spalancò la bocca e si ritrasse in un moto istintivo di protezione dalla spaventosa visione: il volto, il torace e le braccia di Severus erano bruciati in più punti, solchi profondi e neri, e lui continuava a mormorare tra i singhiozzi soffocati.

- Sono un mostro, stammi lontana, sono un mostro!

- No! Chi ti ha fatto questo è un'orribile creatura spietata. Voldemort è un mostro, non certo tu!

- Vattene, vattene ti dico! – sibilò, stravolto dall'angoscia - Tu non sai, non puoi sapere cosa ho fatto: avresti orrore di me! Vai via, stammi lontano!

Crystal non riusciva a capire: aveva creduto che non volesse farsi vedere per l'aspetto mostruoso causato delle ustioni, ma non era quello, con tutta evidenza, il significato da attribuire alle sue parole.

Severus si riferiva a qualcosa di terribile che aveva compiuto, che Voldemort l'aveva costretto a fare. Decise di ignorarlo.

Lo prese con fermezza per le spalle, evitando di toccargli le ferite:

- No! Sono e resterò qui con te, per aiutarti. – affermò decisa. – Non sono un'incompetente Babbana: sono una maga, e anche in gamba.

Levò la bacchetta e la porta si chiuse con un tonfo, poi pronunciò l'Incantesimo Insonorizzante, che conosceva bene per averlo spesso utilizzato per studiare in santa pace, quindi tornò a rivolgersi al mago:

- Fammi vedere come ti ha ridotto.

Un nuovo moto d'orrore l'assalì: la camicia nera era bruciata in più punti e mancavano larghe chiazze di stoffa, consumate dal fuoco; la carne era ustionata, in alcuni punti addirittura fusa con il tessuto.

- Come ha potuto farti questo... quel bastardo - mormorò cadendo in ginocchio, l'odore nauseante della carne bruciata a saturarle le narici. – Oh Severus, perché, perché ti ha fatto questo, perché...

Il mago scrollò desolato il capo:

- Perché sono un mostro, e non volevo altro. Vai via, per favore, vai via! – la supplicò ancora, la disperazione più profonda negli occhi. – Io non ti merito!

Poi si tirò in piedi con doloroso sforzo, sostenendosi al muro già sporco del suo sangue. Lasciò correre lo sguardo sul corpo straziato e sorrise amaro:

- Tutto questo l'ho pienamente meritato.

Le volse le spalle e si trascinò verso il bagno, incespicando nelle suppellettili accatastate a terra. Crystal si protese per sostenerlo e il mago gemette di dolore quando lo toccò.

Poi si girò di nuovo verso di lei:

- Lasciami in pace, vattene. Non ti voglio, - le urlò in viso, stravolto – non voglio che tu stia vicina al mostro che sono!

- Basta, basta, basta! – urlò Crystal di rimando – Cosa diavolo avresti fatto per essere un tal essere mostruoso e meritare d'essere ridotto in tal modo?

Lo fissò negli occhi, in profondità, per carpire il segreto della sua anima.

Gli occhi neri facevano paura, profondi e bui come pozzi, ma vuoti, come se l'anima di Severus non esistesse più.

- No, non devi sapere... non potrei sopportare che tu - mormorò flebile, mentre con la mano si schermava il viso affinché la maga non potesse leggergli negli occhi l'angosciante disperazione.

- Smettila. – esclamò Crystal decisa, passandogli un braccio sotto l'ascella e trascinandolo verso il bagno, stoicamente incurante dei sofferenti gemiti quando nel movimento premeva contro le sue ferite.

Il busto era in condizioni pietose e non poteva evitare di farlo soffrire, ma sapeva anche che Severus non sarebbe mai andato in Infermeria: doveva aiutarlo e la prima cosa da fare era lavarlo per capire la situazione. Forse il sangue aveva solo imbrattato il suo corpo, forse non era così grave come sembrava, forse... era inutile mentire a se stessa: Severus stava tremando convulso tra le sue braccia, non si reggeva in piedi e il suo peso a ogni passo era più difficile da sostenere.

Lo adagiò in un angolo, sul bordo della vasca che si stava riempiendo di acqua, e cominciò a togliergli quanto rimasto dei vestiti.

Inorridì.

Alla luce più intensa della stanza capì che ciò che le era parso di intravedere, illuminato dalle candele, era corretto: il tessuto della camicia in alcuni punti si era fuso con la carne per il prolungato e ravvicinato contatto con il fuoco. Represse un conato di vomito e utilizzò la magia per togliergli gli abiti, cercando di usare l'Incantesimo di Taglio con la maggiore precisione e delicatezza possibile, tentando di infliggergli quanto meno dolore poteva.

Severus la lasciava fare, concentrato solo a trattenere ogni lamento.

Alla fine rimase nudo davanti a lei, in piedi, le membra scosse da lievi tremiti.

Crystal si premette la mano sulla bocca per impedirsi di dar voce allo sgomento: il corpo magro del mago era un susseguirsi di ustioni, più o meno profonde, che ricoprivano il viso e il torace e, in parte, anche schiena e braccia. Solo le gambe erano per lo più integre.

Esaminò con attenzione tutto il corpo e si soffermò sul pene: ne era certa, c'era del sangue sul suo membro e anche su pube e inguine.

Inorridita lo scrutò in viso con fare interrogativo, ma subito il suo sguardo, inesorabilmente attratto, scivolò di nuovo in basso.

Severus abbassò adagio gli occhi seguendo la direzione di quelli della maga e vide il sangue.

Un violento, quanto inutile, conato di vomito lo scosse: aveva già vomitato tutto quello che poteva vomitare.

- Non è mio, il sangue. – mormorò a fatica. – Io sono il mostro e il carnefice, non la vittima.

Afferrò alla cieca della stoffa dal mucchio di stracci in cui erano ridotti i suoi vestiti e cercò di coprirsi, pieno di vergogna nell'essere in quelle condizioni davanti alla donna che amava.

Crystal non riusciva a comprendere come potesse esserci sangue sulla punta del pene e lungo il lato, se quel sangue non apparteneva a Severus.

Poi, la sua frase ossessiva, il suo affermare d'essere un mostro, cominciò ad assumere un significato preciso e sbarrò gli occhi, affacciata sull'orrore che riempiva le iridi nere del mago.

- Severus... - un sussurro strozzato le uscì dalla gola, mentre lo fissava negli occhi, ingresso dell'anima alla quale lui, stremato, non aveva più la forza di negarle l'accesso.

Il mago si accasciò in ginocchio, gli stracci bruciacchiati a coprire malamente la sua immonda vergogna e ancora implorò, la voce spezzata dal pianto:

- Vai via, per favore vai via... sono un mostro... non ho diritto al tuo aiuto.

Crystal si chinò e gli prese delicata il viso tra le dita, attenta a non sfiorare le bruciature:

- Non sei un mostro, Severus, non ci credo. – sussurrò guardandolo in profondità negli occhi – Ti conosco e so che non faresti mai del male...

Le parole le mancarono: il mago piangeva, abbandonato tra le sue braccia, incurante del dolore che provava quando la sua carne sfregava contro di lei.

- Non volevo... non volevo... - solo un singhiozzo disperato, mentre tremava convulso tra le sue braccia.

- Non volevo... ma l'ho fatto. Lei urlava, urlava, urlava...

Crystal era senza fiato, non riusciva a respirare, mentre l'orrore soverchiava il cielo dei suoi occhi.

- Era quasi ancora una bambina. - un nuovo singulto inconsolabile nell'accusa imperdonabile e ossessiva – Sono solo un mostro orribile.

Crystal era sopraffatta dall'orrore delle parole spezzate, non riusciva più a fiatare, ma doveva farlo, sapeva di dover interrompere le terrificanti accuse.

Non poteva credere che Severus avesse... no, non poteva essere.

Lo staccò di nuovo da sé sostenendolo con delicatezza per le spalle e lo scrutò ancora: il volto seviziato, pieno di nuove lacrime sovrapposte a quelle che già una volta si erano seccate sul viso, dopo essersi mischiate al suo sangue.

Gli occhi erano un baratro di mostruosità che si spalancava davanti a lei: proprio come la notte nella caverna, Severus le stava lasciando l'accesso alla sua anima.

Ma se quella notte l'aveva fatto di sua volontà, tenendola per mano e mostrandole ben precise e volute immagini, ora era la sua anima distrutta che si rivelava a lei. Nella consapevole e inesorabile condanna d'essere una creatura orribile e indegna di vivere, Severus si esponeva senza alcun velo, fragile e vulnerabile come non mai, incapace di difendersi anche da se stesso, in attesa dell'implacabile e definitiva sentenza che lo avrebbe per sempre escluso dal novero degli esseri umani.

Crystal serrò forte gli occhi: non voleva vedere, non voleva sapere, non ora, almeno.

Aveva paura di ciò che avrebbe potuto vedere, paura di fuggire via inorridita.

E non voleva, non voleva farlo: Severus aveva un disperato bisogno di lei e del suo aiuto, il suo corpo era in condizioni pietose e doveva aiutarlo.

- No, Severus, non ora, ti prego. – mormorò piano.

- Hai paura di me, di quello che potresti vedere. – mormorò il mago con gelida sicurezza. – Hai paura di vedere il mostro che ancora, anche adesso, vive in me.

- Non ho paura, Severus, e tu non sei un mostro. – affermò con granitica certezza, che sapeva di non possedere più. – Adesso hai bisogno urgente di cure per il tuo corpo straziato. Però devi spiegarmi cosa devo fare, come aiutarti: non ho idea di come curare le ustioni.

Severus scrollò piano il capo:

- Non perdere tempo con il mio corpo, non m'importa: quando avrai visto l'orrore che è dentro di me, - sussurrò a fatica - anche a te non importerà più. Nulla più avrà importanza, dopo.

- Smettila, ti prego: lascia che ti aiuti. – implorò Crystal – Ho già visto in te tutto quello che dovevo vedere, la notte nella caverna. Non ho avuto paura, non ti ho giudicato e non ti ho condannato. – mormorò con voce rotta dall'emozione. - E lo stesso sarà anche adesso.

Severus sospirò e socchiuse gli occhi:

- Stanotte ho fatto ciò che mai, prima, avevo fatto. - le parole uscivano a fatica dalle labbra riarse. – Aveva l'età delle allieve dell'ultimo anno.

S'interruppe ancora, mentre il torace si sollevava piano, nella pena del respiro:

- Sono un essere mostruoso e non ho alcun diritto di vivere. Le torture di Voldemort sono state solo una benedizione: l'Inferno che, clemente, mi accoglieva a sé per bruciare la mia anima perduta. Era il mio solo desiderio: soffrire, soffrire e morire.

Odio testamenti e tombe;

piuttosto che implorare una lacrima dal mondo,

preferirei, ancor vivo, invitare i corvi

a salassare i pezzi della mia immonda carcassa.

.........

E ditemi se c'è qualche tortura ancora

per questo vecchio corpo senz'anima, morto qui tra i morti! (1)

Di colpo il mago riaprì gli occhi e la voce riprese vigore:

- Ma quel maledetto ha capito che volevo morire e ha lasciato che sopravvivessi!

Severus era scosso da tremiti sempre più forti, tutte le membra tremavano e gli stracci bruciacchiati che gli coprivano il pene scivolarono a terra: il sangue rinsecchito sembrava quasi brillare sulla punta e sul lato destro, e poi nelle incrostazioni fra i peli del pube.

Entrambi ne erano ossessivamente attratti, non riuscivano a guardare altrove, calamitati dal simbolo di impietosa umiliazione e bestiale violenza.

- Non m'importa cos'hai fatto. - sussurrò Crystal con voce tremante, incapace di controllarsi oltre. – Hai detto che non volevi... che non volevi!

L'orrore si stava ormai impadronendo di lei.

Era chiaro cosa fosse successo, cosa Severus aveva dovuto fare, a quale bestiale abiezione Voldemort l'avevo costretto.

Ma, soprattutto, aveva compreso che Severus non le avrebbe mai permesso di lenire il dolore del suo corpo se prima non fosse stata in grado di affrontare l'angoscia infinita della sua anima distrutta.

Era rimasto un unico modo per aiutarlo e, con delicata attenzione, gli sollevò il mento, gli occhi neri vuoti di speranza e colmi d'inesauribile sofferenza.

- Non volevo, - sussurrò piano. – ma l'avrebbero fatto loro, ben peggio di me.

Con un sospiro Severus socchiuse per un istante gli occhi. – Se solo non ci fosse stato tutto quel terrore nei suoi occhi di bimba...

Nello sguardo nero di Severus c'era solo orrore e odio per sé e per ciò che aveva fatto, l'orrore estremo del ricordo di quanto accaduto poche ore prima, l'infinito orrore nel quale Crystal decise di immergersi.

Gli prese le mani tra le sue e gliele strinse piano, poi si avvicinò in ginocchio fino quasi a sfiorargli il viso e sussurrò, la voce tremante, le lacrime che già le rigavano il viso:

- Non sei un mostro Severus: hai dovuto farlo. Io so chi sei: non ho paura di vedere ciò che sei stato costretto a fare.

Stava mentendo: era terrorizzata per quanto si apprestava a fare, ma gli sorrise e trattenne tra le sue le mani che il mago cercava di sfilare.

- No, non voglio... non voglio che tu veda - Severus deglutì a fatica, incapace di continuare.

- Non sei in grado di impedirmelo, Severus, e solo quando avrò visto fino in fondo la disperazione della tua anima potrò comprendere e aiutarti. Solo allora me lo permetterai.

Le mani del mago tremavano, come il suo corpo e la voce angosciata:

- Dopo mi odierai...

- Oppure ti amerò, fino in fondo.

Crystal sorrise, più a se stessa che al mago: doveva essere disperata per pronunciare la parola proibita, oppure amare davvero quell'uomo distrutto, abbandonato tremante tra le sue braccia, la cui vita dipendeva in quel momento solo dal suo inappellabile giudizio.

- Sei disposto a correre questo rischio?

Che domanda idiota da fare, proprio in quel momento: cosa poteva mai importagli se lei lo amava, dopo quanto accaduto?

Gli sorrise ancora, sorrise agli enormi occhi neri che la stregavano. Sorrise, ma era colma di terrore, mentre la disperazione dell'anima di Severus cominciava ad assalire la sua.

Incredibilmente Severus sorrise appena: il sorriso più privo di speranza mai visto da Crystal.

- Correrò il rischio... e ti perderò per sempre, amore mio.



[1] Baudelaire, Les Fleurs du Mal, tratto da « Spleen e ideale »: LXXII – Il morto felice.

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