14. Rabbia e speranze (REV)
- Cosa credevi di ottenere facendoti sbattere in quel modo da Malfoy? – sibilò rabbioso Piton, smontando dal Thestral e liberandola dal soffocante abbraccio in cui l'aveva avvinta mentre scendevano in pericolosa picchiata.
Era furioso, era deluso, era disperato, era dolorosamente innamorato.
Crystal l'aveva fatta grossa e si era cacciata nei pasticci, infilandosi nella tana del biondo serpente, offrendo la tenera gola agli aguzzi denti velenosi. Ma lui era sul chi vive, la teneva d'occhio e aveva previsto tutto. Quasi tutto. Così l'aveva seguita e assistito all'intera scena.
Aveva visto ogni cosa.
Anche quando avrebbe solo voluto chiudere gli occhi.
Quando avrebbe voluto urlare travolto dall'angoscia.
Quando il respiro gli era mancato perché aveva capito che Crystal non avrebbe fermato Lucius.
Non poteva permetterlo.
No.
Non poteva.
Non alla sua Crystal.
Non lo avrebbe permesso.
Un Angelo furioso piomba dal cielo come un'aquila,
afferra a piene mani l'empio per i capelli
e, scrollandolo, grida "Così imparerai!
Lo vuoi capire che sono l'Angelo custode? Lo voglio!"
Aveva abbandonato ogni prudenza ritrovandosi a schiantare Lucius.
A quel punto, si erano trovati davvero nei guai, in grossi, enormi guai.
In un colpo solo, Crystal era riuscita a fare peggio perfino di Potter in cinque anni.
La fuga sul Thestral era stata rocambolesca, ma era durata poco, interrotta dal potente campo di forza che inibiva la magia. Anche l'animale magico ne aveva subito i nefasti influssi, mentre le sue grandi e potenti ali lottavano nel vento e le prime gocce di pioggia cadevano pesanti.
L'aveva costretto a scendere di quota bruscamente, in una rapida e pericolosa picchiata, e aveva stretto Crystal a sé in un abbraccio protettivo, ma certo molto opprimente.
Ricordava bene la sensazione del volto della maga premuto contro il petto e i suoi respiri soffocati, mentre con decisione stringeva la criniera del cavallo alato dirigendone il volo e contrastando gli insensati tentativi della bestia di slanciarsi di nuovo verso l'alto, destinati solo a una rovinosa caduta.
Aveva forzato l'animale a puntare il muso verso terra e a scendere, appena in tempo, un attimo prima che il campo di forza lo vincesse facendoli precipitare.
Crystal lo squadrava con rabbia, i lunghi capelli biondo scuro bagnati e appiccicati al volto irato, gli occhi grigi di tempesta solcati da lampi d'oro. Il provocante abito rosso, ora fradicio, aderiva al corpo sottolineando ancor di più le forme sensuali della maga, impudicamente rivelate anche dalla scollatura, resa più profonda dagli irrispettosi gesti di Malfoy.
Distolse lo sguardo dal pozzo dei desideri che lo attraeva sempre più.
- Se non fossi arrivato a interrompere sul più bello, conosceresti la risposta. – gli sibilò addosso. – Perché mi spiavi? Volevi goderti lo spettacolo?
Piton la scrutava in silenzio, gli occhi neri e penetranti fissi nei suoi.
Si sentì stupida ad avergli risposto in quel modo: aveva rischiato la vita per salvarla e lo stava insultando in modo assurdo. Ma se aveva corso quel rischio doveva ben esserci un motivo.
E il suo cuore sperava che fosse un ben preciso motivo, anche se non voleva ammetterlo, neppure con se stessa.
Ma, soprattutto, voleva sapere come aveva fatto a capire.
Non si era ribellata, non aveva fatto una sola mossa per sottrarsi alle sgradite attenzioni di Lucius: nessuno avrebbe potuto, nessuno avrebbe mai dovuto comprendere quanto le costava lasciare che mani indesiderate le percorressero lascive il corpo.
Abbassò lo sguardo sulle mani di Severus, strettamente serrate a pugno, e mormorò, imbarazzata:
- Come hai fatto a capire che mi sarei lasciata...
Violentare.
La parola esplose nella mente di Piton, mentre rivedeva le dita affusolate ed eleganti di Lucius serrarsi bramose sui seni e aprire con imperioso impeto l'abito.
Aveva percepito con assoluta certezza il piccolo, infimo, quasi invisibile movimento di Crystal per sottrarsi al tocco invadente, aveva riconosciuto il ribrezzo... e la paura.
Non poteva restare a guardare: non avrebbe mai permesso a Lucius di violarla, di fare del male a Crystal, alla sua piccola Crystal.
Stupido idiota, lei non era affatto sua: perché non voleva accettare che nessuna donna avrebbe mai più voluto essere "sua"?
Si era rassegnato per tanti anni, ma poi era arrivata lei. Ed era diversa.
Forse lei...
Bandì reciso dalla mente l'inopportuno pensiero:
- So come Lucius ama divertirsi – sussurrò appena – e non potevo permetterglielo... se tu non lo avessi voluto. – continuò guardandola sconsolato negli occhi. – Ed era chiaro, almeno per me, che non volevi.
Occhi neri, profondi e impenetrabili: solo all'inizio era riuscita a superare le sue barriere: dopo le prime volte era sempre stato in guardia e non glielo aveva più permesso.
Labbra serrate e mascelle contratte, ma il volto pallido era una maschera di dolore: Severus aveva sofferto con lei.
E ancora soffriva al ricordo delle immagini che, certo, stava rivedendo nella mente.
Tutto questo doveva pur avere un significato, un significato importante, cui lei aveva paura di pensare.
Eppure, allo steso tempo, lo sperava ardentemente.
- Allora, cosa pensavi di ottenere da Lucius, comportandoti in quel modo? – le sibilò di nuovo addosso, con fredda e trattenuta ira.
Non aveva risposte, nessun motivo per cui sarebbe mai potuta valere la pena di subire ciò che Severus aveva impedito.
- Io... io credevo...
- Lucius è sessualmente molto vorace, – sibilò Piton – ma sa anche essere indifferente alle provocazioni di una bella donna. O esercitare una gelida violenza. – concluse in un sofferto sospiro.
Crystal rimase in silenzio, mentre il volto del mago s'induriva sempre più. Il dolore sembrava scomparso, sostituito da una rabbiosa delusione.
- Così, a causa della tua bella pensata, ora siamo nei guai. Augurati che nessuno ci trovi, altrimenti saranno guai molto grossi, come non puoi neppure immaginare! – sibilò tra i denti.
Piton si mosse nervoso nella grotta dove si erano rifugiati, radunando pezzi di legna trascinati dal vento. Sbuffava e borbottava che, senza magia, non si poteva neppure accendere il fuoco, mentre loro erano fradici.
- Accidenti! Si può sapere perché sai sempre essere così odioso? – lo apostrofò Crystal – Come diavolo faccio a ringraziarti, in questo modo?
- Mai passato per la mente che forse non voglio i tuoi ringraziamenti? – ringhiò di rimando. – Che non voglio i ringraziamenti di nessuno, io!
- Già, a te piace farti odiare e disprezzare da tutti. Così puoi restartene tutto solo nel tuo orrido sotterraneo, sfuggendo amore e amicizia per il resto della vita!
Piton la trafisse con lo sguardo, nero oltre il nero:
- Non mi sembra tu sia messa meglio di me, se si guarda dietro le dorate apparenze! – sibilò di rimando. – E poi, cosa puoi saperne di cosa voglio io, di cosa ho bisogno? – terminò rabbioso.
- Lo saprei se tu non avessi ostinatamente cercato di impedirmi di capirlo, fino a ora, con ogni mezzo!
Il mago sbuffò e abbandonò gli infruttuosi tentativi di accendere il fuoco. Fece un accurato giro per la grotta, per escludere pericoli in agguato, si avvolse stretto nel mantello e si diresse all'angusta imboccatura, verificando che anche il Thestral avesse trovato adeguato riparo.
Quindi rimase a osservare la tempesta che infuriava nel cielo sempre più nero.
In questa landa, corsa dai venti sibilanti,
ove la banderuola strazia con incessanti
stridi la notte, meglio che nelle primavere
l'anima mia dischiude l'ali sue tristi e nere.
Nulla è più dolce al cuore, pieno d'ombre funeree,
sul quale da gran tempo discendono le brine,
o pallide stagioni, sonnolente regine,
nulla più che le vostre fosche nebbie cineree
Crystal fu felice d'essere vissuta in mezzo a una tribù ancora selvaggia: l'esperienza si dimostrava utile e sorrise tra sé e sé quando il fuoco scoppiettò allegro a riscaldare l'ambiente umido. Si accostò al piccolo falò con un leggero brivido, cercando di asciugare l'abito.
Il mago non si era avvicinato, lo sguardo ancora perso in mezzo alle nuvole nere, il mantello a ondeggiare nel vento.
- Severus, avanti, vieni ad asciugarti! – lo spronò Crystal.
Il mago si mosse piano, pensoso, quindi si levò di colpo il mantello adagiandolo ben steso su un masso accanto al fuoco e ordinò:
- Spogliati!
Crystal lo squadrò attonita, mentre lui slacciava rapido la lunga schiera di bottoni della casacca e la toglieva.
All'improvviso notò lo sguardo allibito della maga e uscì in una risata offesa:
- Non essere stupida! – sibilò con rabbia. – Non sono un porco come Malfoy. – esclamò levandosi anche la camicia.
Crystal non riusciva a capire e osservava con incredulo stupore il torno nudo e magro del mago svelarsi ai suoi occhi.
- Sei indecente con l'abito bagnato addosso: dopo il passaggio sotto le mani sfrontate di Lucius mostra fin troppo spudorato i tuoi seni. – spiegò porgendole la camicia – È asciutta: indossala mentre il tuo vestito si asciuga vicino al fuoco.
Crystal si rilassò e tirò un lungo sospiro.
- Ma tu avrai freddo! – fu la sola cosa che riuscì a obiettare.
- Mi scalderò con la rabbia che provo ripensando al tuo comportamento idiota!
Raccolse da terra la casacca umida e se la infilò di nuovo, voltandole rigido le spalle per tornare all'imboccatura della caverna.
Crystal chiuse gli occhi e sospirò: come diavolo aveva potuto pensare, anche solo per un istante, che Severus potesse...
Si vergognava dello stupido pensiero che, giustamente, aveva offeso il mago che, in modo del tutto disinteressato, l'aveva strappata alle irriverenti attenzioni di Malfoy.
Si tolse l'abito bagnato e indossò la camicia: era corta ma la copriva in modo meno indecente e, soprattutto, era calda e asciutta.
E profumata.
Il profumo del corpo di Severus.
Amaro.
Buono.
Eccitante.
Si morse piano le labbra: lo desiderava, tanto e da troppo tempo.
Anche lui la voleva, non aveva dubbi. Eppure non aveva mai ceduto alla propria bramosia.
Doveva trovare un modo per farlo rientrare, affinché anche lui si scaldasse. Sapeva che le provocazioni funzionavano meglio delle blandizie, quindi si preparò ad attaccarlo.
Anche se l'unica cosa che desiderava, invece, era che Severus la stringesse piano tra le braccia e le sfiorasse le labbra sussurrando ancora "Piccolina".
Si riscosse dal sogno e si avvicinò:
- Avanti, torna dentro a scaldarti e... a sgridarmi.
Il mago non si mosse.
- Uffa, ma sei ben severo! – esclamò, forzando una risatina fasulla – Severus di nome e di fatto!
Il mago si girò, solo per fulminarla con lo sguardo. Ma Crystal ne approfittò subito per afferrarlo per una mano e trascinarlo all'interno, al riparo dal vento impetuoso.
- Va bene, va bene: non era originale come battuta, lo ammetto.
- Poca originalità, ma pur sempre un discreto coraggio. O solo sfacciataggine? – chiese glaciale.
- Uffa! – sbuffò in modo volutamente infantile, battendo la punta del piede sul terreno. – Sempre tutto nero, con quel mantello svolazzante, mentre ti aggiravi indaffarato per la caverna – accennò ridacchiando – sembravi proprio un pipistrellone!
Poi la voce divenne solo un sussurro di inebriata paura:
- La tua pelle così bianca e gli occhi così neri: un Vampiro delle Tenebre!
- Potrei morderti sul collo. – minacciò inarcando serio un sopracciglio.
- Potrei non desiderare altro. – sussurrò Crystal, sorridendogli dolce.
Era riuscita a trascinarlo vicino al fuoco: si sedette e lo costrinse a imitarla.
Il mago si accoccolò sui talloni fissando le fiamme: rimase a lungo senza parlare, poi si alzò all'improvviso e controllò se gli abiti erano asciutti. Scosse il capo mentre tastava il vestito di Crystal e lo rigirava vicino al fuoco.
Raccolse quindi il mantello e glielo lanciò dicendo:
- E' ancora un po' umido, ma sarà sempre meglio che dormire per terra.
- Il fuoco si sta spegnendo. – esclamò Crystal preoccupata.
- Non c'è altra legna e fuori è tutto bagnato. Ma la brace è calda e durerà a lungo. – la rassicurò.
- Ma tu avrai freddo! – affermò. – Hai dato a me la tua camicia e il mantello.
Severus sospirò inarcando le spalle:
- E' un problema mio: di che ti preoccupi?
- Non posso dormire se penso che avrai freddo a causa mia.
Severus sbuffò:
- Cosa proponi, allora?
- Una soluzione sensata ci sarebbe. – rispose Crystal, con un lieve sorriso imbarazzato. - Potresti abbracciarmi e stringermi a te: il tuo mantello potrebbe scaldare entrambi.
Gli occhi del mago scintillarono pericolosamente e fiamme tumultuose avvamparono nello sguardo che incontrava quello della donna: vide il sole caldo dell'Africa brillare nell'azzurro intenso delle iridi limpide e il vento rovente accarezzarle la pelle abbronzata, vestita di nulla.
- Sono certa che il tuo corpo saprebbe scaldare il mio. – gli sorrise.
Come attratto da una forza misteriosa cui non riusciva a sottrarsi, Severus si avvicinò in silenzio prendendo il mantello che gli porgeva per rimetterselo sulle spalle.
Poi la prese piano tra le braccia, la strinse delicato a sé e riavvolse entrambi nella calda stoffa nera dell'accogliente manto, adagiandosi vicino al fuoco che andava estinguendosi lento negli ultimi baluginii delle fiamme.
Chiuse gli occhi e lasciò che il profumo di lei, della natura selvaggia e incontaminata dell'Africa, lo pervadesse.
Quando, in una calda sera d'autunno, ad occhi chiusi
respiro l'odore del tuo seno ardente,
vedo svolgersi rive felici
nei fuochi abbaglianti d'un sole monotono;
.........
Sulla scia del tuo odore verso climi affascinanti,
vedo un porto stipato d'alberi e di vele
ancora sbattuti dai flutti del mare,
mentre un'aria impregnata dal profumo
di verdi tamarindi che gonfia le mie nari
nella mia anima si confonde col canto dei marinai.
La strinse a sé e rimase immobile, il cuore a battere vicino a quello della maga, le labbra a sfiorarle la fronte e un doloroso desiderio nel corpo.
[1] Baudelaire, Les Fleurs du Mal, poesie aggiunte alla terza edizione: VII – Il ribelle.
[2] Baudelaire, Les Fleurs du Mal, tratto da « Quadri parigini »: CI – Nebbie e piogge.
[3] Baudelaire, Les Fleurs du Mal, tratto da « Spleen e ideale »: XXII – Profumo esotico.
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