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27

Era già buio da un pezzo, ma Luce non riusciva a dormire e continuava a rigirarsi nelle lenzuola che ormai erano diventate bollenti. Si decise ad alzarsi. Andò alla scrivania e accese la luce da tavolo, poi aprì il cassetto in cui teneva i suoi racconti. Non sapeva cosa la spingeva a farlo, visto che non aveva intenzione di scrivere. Si mise a leggerli e si addormentò sulla sedia a dondolo, molto più tardi con in mano "Il pugile", storia di un ragazzo che quando vinceva nella boxe perdeva nella vita.

Il sogno di quella notte fu più breve del precedente: "Arancione oro e verde scintillavano sull'oceano... L'acqua brillava di fuochi ultraterreni. Il silenzio incorniciava quella magica visione, un silenzio... che dava agli uomini l'idea di essere sordi, i sensi rapiti da quello scenario meraviglioso." E una sola immagine: il mare e degli scogli. Ma di una bellezza, ai suoi occhi, quasi... poetica.
Si svegliò perchè sentiva una guancia scottarle. Aprì gli occhi e vide la luce che entrava dalla finestra colpirle la faccia. Guardò l'ora: era in ritardo! Spalancò l'armadio e tirò fuori la prima cosa che le capitò tra le mani: una canottiera bianca. Dopo averla indossata si rese conto che era un vestito. Lei odiava le gonne. Le ricordavano le donne del passato che potevano solo stare a casa con i figli. E poi era scomoda. Non si poteva fare niente con una gonna! Un'occhiata all'orologio la convinse che non c'era tempo di cambiarsi.
Fece la strada quasi di corsa, ma quando arrivò al B&B notò che Etienne era già andato alla spiaggia.
Appena arrivata lo vide correre verso di lei molto preoccupato. Cercò di tranquillizzarlo spiegandogli che si era svegliata tardi, ma capì che per un qualche motivo che lei non conosceva, era ancora agitato.

Durante la mattina furono consegnati i premi: sassi con disegnati la disciplina e il numero di arrivo e il pomeriggio passò ridendo tra gli schizzi.
Poco prima che Etienne dovesse partire presero un gelato da "Peccati di gola" che mangiarono in spiaggia. Poi arrivò il momento dei saluti.
Etienne e Luce stavano tornando dai cassonetti dopo aver buttato la spazzatura della compagnia, quando lui si fermò e le disse:
- Je vous aime bien quand je t'ai vu la première fois... Si vous voulez mettre avec moi?
Lei pensò di non aver capito, ma quando vide che lui stava cercando di baciarla si rese conto che averva capito perfettamente, le aveva chiesto di mettersi con lui.
I ragazzi seduti sulla spiaggia non notarono niente, tranne Stefano che lo vide avvicinarsi alle sue labbra e provò una stretta alla bocca dello stomaco non indifferente. Proprio in quel momento anche Lucia si era girata e li aveva visti. Allora si era rivolta al suo vicino, cioè Ste:
- Certo che sono proprio carini! Stanno così bene insieme!
Si aspettava una risposta, ma lui non era in grado di darla. Non sapeva che dire e si limitava a guardarla con uno sguardo perso, come se non fosse veramente lì.
- Sai che avete lo stesso nome? Ho cercato la traduzione su internet e ho scoperto che Etienne significa Stefano...
- Davvero?
Ormai aveva incassato il colpo e recuperato le sue capacità cognitive, oltre alla parola.
Luce, intanto, aveva gentilmente allontanato la bocca dal ragazzo e, nella foga, aveva parlato in italiano:
- No, guarda, c'è un malinteso... Sei simpatico, ma... Be', sei solo un amico...
Si avviò a passi svelti verso il resto della compagnia. Stefano li fece avvicinarsi e non notò la faccia di Etienne, ma solo il vestito bianco che faceva risaltare la pelle abbronzatissima di Luce.
E di nuovo provò una stretta al cuore pensando che proprio lei, che gli ricordava "Albachiara" di Vasco Rossi, si era messa in ghingheri per lui, per Etienne.
"Ti vesti svogliatamente, non metti mai niente che possa attirare attenzione, in particolare solo per farti guardare" cantava Vasco Rossi, nella sua mente, mentre, come un automa salutava Etienne, tutta la compagnia e si avviava verso casa con la sorella.

Anche Luce tornò a casa pensierosa. Le dispiaceva per Etienne. Si rese conto di non aver neanche tradotto quello che le era uscito in italiano. Però... Insomma a lei non sembrava di aver fatto niente di sbagliato. Aveva solo rifiutato. Pensò a quella settimana. L'aveva forse illuso? Ultimamente i maschi erano solo un problema!
Era arrivata davanti a casa e stava per attraversare quando il telefono che aveva in mano (altro problema delle gonne: non hanno tasche!) cominciò a vibrare.
- Pronto mamma?
- Sì ciao Luce. Scusa se te lo dico all'ultimo minuto, ma abbiamo gli straordinari! Dobbiamo fare il turno di notte. Saremo a casa per le due. Mi dispiace anche perchè già lavoriamo l'ultima domenica prima della scuola...
Era un fiume in piena.
- Ok, ok mamma. Non è un problema state tranquilli!
- Davvero?! Guarda mi dispiace... In frigo c'è la pasta fredda e l'insalata che avevo preparato per stasera...
- Stai tranquilla mamma! È tutto a posto! Non è la prima volta che capita!
- Ma non dovrebbe!
- Dai, non è un problema! E scrivi un bell'articolo!
Miriam rise e finalmente salutò la figlia che tornò su i suoi passi. Visto che nessuno l'aspettava per cena, voleva fare il bagno al tramonto. Era una delle cose che le piaceva di più.
Quando arrivò in spiaggia le sembrò di sentire una musica che non fosse quella "unz-unz" dei bar. Più camminava e più le sembrava una chitarra. Finalmente vide, in riva al mare, un ragazzo che suonava... Nella sua mente rimbombò "Con la faccia pulita cammini per strada mangiando una mela coi libri di scuola, ti piace studiare, non te ne devi vergognare..." Era "Albachiara". Ogni tanto pensava che alcuni versi fossero stati scritti per lei. Erano questi e quelli immediatamente precedenti: "Ti vesti svogliatamente..." Si guardò i piedi. Indossava le sue scarpe di tela che un tempo erano state bianche e non avevano strappi. Però, nonostante ne avesse un paio nuovo continuava a usare quelle.
Nel frattempo era arrivata diatro al ragazzo che aveva riconosciuto anche da lontano e si era seduta dietro di lui.
Finita la canzone Stefano iniziò "Blowin' in the wind" di Bob Dylan che Luce riconobbe dai primi accordi e che, quasi involontariamente, cominciò a cantare.
Finita la canzone si spostò di fianco al ragazzo e lo guardò mentre appoggiava la chitarra.
- Cosa ci fai qui?
- Quando sono triste vengo sempre qui a suonare. E tu?
- I miei tornano alle due. Volevo fare il bagno al tramonto. Ma perchè sei triste?
- Lascia stare...
- Cosa ti ha fatto Rebe?
- Lei niente...
- Eddai, dimmelo cosa c'è!
- Niente!
- Ok, ok, non volevo far la ficcanaso!
Calò il silenzio.
Luce fissava il mare, le onde lente e i colori sfumati del sole all'orizzonte. Era una delle cose che le piaceva di più in assoluto.
Stefano guardava la ragazza seduta di fianco a lui e cercava di intuirne i pensieri. Poi riprese la chitarra e ricominciò a suonare. Lei allora appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi. All'improvviso smise di suonare e, con un tono tagliente di cui si pentì subito la apostrofò:
- Etienne non è geloso?
- Cosa?
- Ho detto: Etienne non è geloso?
- Ma geloso di cosa... Aspetta, tu pensi che...
Fece segno di sì con la testa. Lei rise.
- Guarda che non è vero! Non so cosa credeva... Ma siamo solo amici... A meno che lui non sia arrabbiato con me...
- Ma se ti ha baciato!
- Non mi ha baciato! Io non bacio gli amici. E lui lo è.
Ste cercò di dire ancora qualcosa ma lei lo precedette:
- Ma adesso non parliamone più, ti prego!
Lui nascose un sorriso e nuove dolci note si librarono nell'aria. Luce riappoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi. Adorava la chitarra. Era l'unica cosa che la faceva sentire protetta quando aveva paura e che la rassicurava quando era triste. Di solito però doveva accontentarsi di un CD, perchè non era mai riuscita a imparare a suonarla. Piano piano, nota dopo nota, si addormentò. Stefano se ne accorse solo dopo un po', appoggiò di lato la chitarra e cominciò ad accarezzarle i capelli, prima solo con gli occhi e poi delicatamente, anche con la mano. Come aveva potuto pensare... Il campanile rintoccò e si rese conto che avrebbe dovuto tornare a casa.
"Non posso lasciarla qui, ma neanche svegliarla," si disse mentre mandava un sms a Rebecca, chiedendole di coprirlo, nel caso i suoi si fossero accorti della sua assenza.
Ritornò a guardare la ragazza addormentata e notò che stava rabbrividendo: il sole era calato da un bel pezzo e lei aveva solo uno scollato vestitino da spiaggia. Si tolse la felpa che portanva legata in vita e la stese con delicatezza su di lei. Nel sonno Luce si mosse e cercò di avvolgersi nella felpa come avrebbe potuto fare con un lenzuolo. Non essendoci riuscita si svegliò.
- Ste... Ma cosa...? Perchè ho la tua felpa?
Lui arrossì.
- Ti sei addormentata... Poi ho visto che avevi freddo e...
- Grazie!
Stava per abbracciarlo quando le venne in mente una cosa:
- Che ore sono?
- Le 22.15.
- Oh cavolo! Io devo tornare a casa!
- Ti accompagno.
- Ma ci vuole mezz'ora ad andare e tornare!
- Pace.
- Ma i tuoi...
- Mi copre Rebe. Dai muoviti che se no non arriviamo neanche a mezzanotte!
Non poteva crederci. E dire che solo poche ore prima aveva pensato che i maschi fossero solo un problema...
- Grazie!
E questa volta lo abbracciò.

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