17
Luce chiuse il cancelletto verde e si diresse verso la stazione del pullman. Mentre lo aspettava ricevette un messaggio di Deborah: "Che fai oggi?". Le rispose che stava andando a Genova e quasi subito le arrivò un: "Ma a fare cosa? Non ti basta andarci tutti i giorni a scuola?". Luce salì e timbrò penseriosa il suo biglietto, poi rispose "Devo comprare alcune cose...". Stava per chiederle se voleva venire anche lei, ma si fermò e inviò il messaggio così. Appoggò la testa al finestrino e si mise a guardare fuori. D'un tratto sobbalzò: cosa ci faceva Stefano alla fermata? Sembrava proprio che stesse aspettando quel pullman. Rapida la ragazza si infilò le cuffie nelle orecchie e nascose il viso dietro un libro, rapidamente estratto dalla borsa. Avrebbe preferito nascondersi sotto un sedile o dietro qualche altro passeggero, ma la corriera era vuota, fatta eccezione per tre ragazze annoiate, un signore che parlava fitto fitto al telefono e due signore di mezza età che chiaccheravano amabilmente troppo lontani tra loro per coprirla come avrebbe voluto.
Stefano timbrò il suo biglietto e avanzò nel corridoio della corriera con gli occhi fissi sul display del telefonino per rispondere a un messaggio. Dopo essersi seduto e aver finito di scrivere alzò gli occhi e vide, sul poggiatesta davanti a lui, una cascata di lunghi capelli castani che riconobbe subito. Mentre pensava indeciso se salutarla o far finta di niente, Luce cominciò a domandarsi perchè si era subito nascosta: in fondo Ste non le aveva fatto niente di male... Ripensò al sogno e arrossì. Però non le dispiaceva così tanto la sua compagnia... Si tolse le cuffie, chiuse il libro e riprese a guardare con aria annoiata il finestrino. Questo convinse Stefano che il libro non serviva a nascondersi e le toccò delicatamente la spalla. Luce si finse sorpresa e lo invitò a sedersi di fianco a lei. Parlando scoprirono che stavano andando nello stesso posto e ascoltando insieme alcune canzoni Piazza della Vittoria arrivò presto.
Dopo un tratto a piedi attraverso le vie del centro storico si diressero decisi verso i magazzini del cotone. Questa struttura in riva all'acqua verdastra del porto antico ospitava alcuni negozi, un multisala e la "Città dei bambini". Luce e Stefano stavano andando al negozio di dischi che anni prima aveva occupato tutto il piano terra della "Città dei bambini", poi si era ridotto e infine si era spostato in un'altra zona dei "Magazzini". Ma per i due ragazzi, e non solo per loro, varcare quella porta voleva dire entrare in un mondo a sè stante anche perchè non si vendevano solo CD ma anche magliette, tazze, penne, qualunque cosa fosse collegata al mondo della musica. Appena entrata, Luce si diresse nella parte destra del negozio, dove era esposta la musica italiana, Stefano invece preferì il reparto di musica internazionale, sulla sinistra.
Mentre faceva scorrere i CD di uno scaffale, alla ricerca di quello desiderato, sentì un allegro:
- Ciao!
Si girò e vide Lele, un assiduo frequentatore del negozio che da due anni ne era diventato commesso, che sorreggeva una pila di CD in equilibro precario.
- Ah, ciao Lele... Fermo!
Il ragazzo si bloccò all'istante e la guardò stupito, mentre sfilava delicatamente uno dei CD che aveva in mano.
- Se volevi quella raccolta di Barbarossa potevi anche dirmelo, mi hai fatto prendere un colpo! Credevo che avessi visto De André risuscitato che firmava autografi!
- In quel caso non ti avrei detto "fermo", ma "corri"! - ribattè scherzosamente lei.
Usciti dal "Music Store" percorsero il lungomare fino alla libreria della Calata Cattaneo in cui si tuffarono a capofitto.
Sbucati nuovamente sulla piazza, videro Lele che aveva finito il turno.
- Ancora qui, ragazzi?
- Questo è il tono della mia prof di storia, hai vent' anni non cinquanta!
- Scusa, non volevo farti sembrare piccola... Sei peggiorata in quanto a suscettibilità!
Per risposta ottenne una linguaccia. Stefano lanciò un'occhiata all'orologio:
- Che fate per pranzo?
- Io non ho programmi se volete andiamo tutti e tre a mangiare un pezzo di focaccia o un trancio di pizza... Che ne dici Lele? -
- Mi dispiace, ma devo tornare a casa ho detto a mia sorella di buttare la pasta perchè le avevo promesso che dopo pranzo l'avrei portata in macchina a Sestri Levante da una sua amica... Sarà per un'altra volta... -
Luce si pentì della sua proposta: ora avrebbe dovuto andare a mangiare da sola con Stefano. Lui si era accorto del suo imbarazzo, però gli sarebbe piaciuto pranzare con lei. Quando la ragazza si accorse che Ste tentennava intuì i suoi pensieri. "Però è carino, Luca non l'avrebbe mai fatto.", si disse e decise che, dopotutto, non era una poi così brutta idea. Sorridendo chiese:
- Allora? Cosa vogliamo mangiare?
Optarono per una farinata e un gelato da "Eataly".
Stavano camminando per la piazza leccando i loro gelati quando Luce si bloccò all'improvviso e si nascose dietro a Stefano, sussurrando:
- Nascondimi, ti prego!
Lui non si mosse, mentre lei gli si attaccava alla schiena, in un buffo tentativo di diventare invisibile.
Dopo poco ritornò a parlare in tono normale:
- Falso allarme!
- Ma si può sapere che è successo?
- Quel tizio lì mi sembrava Luca...
- Ah!
Gli sembrava una reazione un po' eccessiva, ma non osò farglielo notare. Lei aveva visto il dubbio negli occhi dell'amico e spinta da un impulso che non sapeva spiegarsi lo fece sedere su una delle panchine circolari che circondavano le palme e gli raccontò il suo sogno. Solo alla fine arrossì, come se si fosse accorta solo allora di quello che aveva fatto. Stefano la guardò. E si rese conto che aveva paura. La ragazza più coraggiosa, più intraprendente, più indipendente e più "maschiaccio" della spiaggia voleva protezione, la sua protezione. Le mise un braccio intorno alle spalle e la sentì irrigidirsi, ma non si mosse. Quando vide che si stava rilassando le disse:
- Sai, da quella sera, Luca non è più venuto in spiaggia.
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