14
Nonostante il caldo-umido del giorno prima, giovedì faceva fresco e il mare era molto mosso. Blu e viola si alternavano a chiazze di schiuma, mentre le onde luccicavano come diamante sotto la luce del sole.
Luce si era pentita di aver mandato quei messaggi a Stefano e aveva deciso di andare a Punta Chiappa. Questo era uno dei luoghi che preferiva sulla faccia della terra. Andava lì per starsene in pace, visto che era lontano da Sori. In più da quando aveva cominciato il liceo aveva avuto il permesso di andarci anche da sola.
Così quella mattina infilò nel suo inseparabile zaino una mela, una bottiglietta d'acqua, il telefono, un asciugamano, un libro e l'immancabile mp3, indossò una maglietta a righine bianche e rosse, jeans a tre quarti e scarpe da ginnastica e, subito dopo una colazione più abbondante del solito si incamminò verso Recco. Avrebbe potuto prendere un pulmann, ma aveva voglia di camminare. Da Recco prese una corriera per San Rocco, frazione di Camogli da cui partiva la lunga scalinata nel bosco che portava a Punta.
Mentre scendeva spense l'mp3 perchè le piaceva sentire i rumori del bosco. Camminava senza fretta, assaporando quei momenti di pace. A Punta Chiappa c'erano tre posti dove avrebbe potuto fermarsi: la cosiddetta "Punta Punta", lo "scaletto" dove si fermava la stragrande maggioranza della gente che vuole fare il bagno e il "Generale". Quest'ultimo comprendeva una serie di scogli che iniziavano nei pressi di una casa bianca che un tempo era di proprietà di un generale. Luce li passò in rassegna tutti e valutò il loro possibile affollamento. Al primo posto c'era sicuramente lo "scaletto", al secondo "Punta Punta" e quello che sarebbe sicuramente stato deserto o quasi era il "Generale". Quello era in assoluto il posto che preferiva e decise che sarebbe andata proprio lì.
Nel frattempo era quasi arrivata a San Nicolò, piccola chiesa affacciata su uno spiazzo panoramico. Non le era mai capitato di trovarlo vuoto. Così si rinfilò l'mp3 nelle orecchie, ma senza accenderlo. Con l'aria più indifferente possibile oltrepassò parecchi turisti muniti di macchina fotografica. Le venne in mente di tante volte che per sfuggire la folla, grande o piccola che fosse, si era rifugiata nel bosco più vicino. Come un flash si rivide da bambina, aveva quattro o cinque anni, con un immacolato vestitino bianco senza maniche, che, lasciata la sala troopo affollata per i suoi gusti, era corsa in giardino e si era rifugiata sotto il suo cipresso. Non si ricordava che festa fosse, ma rammenatva perfettamente di aver abbracciato il tronco dell'albero, di averlo accarezzato raccontandogli che lei aveva paura di "tutti quelli là", anche dei cugini che non facevano altro che correre come disperati. Poi si era seduta e si era messa a fare ghirlande di margherite fino a quando, un'oretta dopo, erano venuti a cercarla. L'avevano trovata addormentata con la schiena contro il tronco e una ghirlanda incomplata appoggiata sulla gonna.
Ormai era arrivata alla svolta per il "Generale" e aveva percorso lo stretto sentiero fino in fondo. Non c'era nessuno. Se lo aspettava, col mare così mosso. Ora faceva un po' più caldo, così si tolse maglietta e pantaloni e si sdraiò su uno scoglio reso tiepido dal sole.
Le sembrò che fossero passati pochi minuti quando si sentì toccare una spalla. Si voltò e vide Stefano che le disse:
- Scusami, non volevo svegliarti.
Lei non riuscì ad articolare una risposta, lo guardò. Era venuta lì perchè non voleva vedere nessuno eppure per qualche inspiegabile ragione era contenta che lui fosse lì.
- Ti devo parlare.
Dalla voce del ragazzo traspariva una punta di agitazione.
- Cosa c'è?
Si era messa a sedere e lo guardava negli occhi.
- Luca e io ci siamo picchiati.
Solo allora Luce notò che sulla guancia dell'amico c'era un lungo graffio e che le sua braccia erano piene di lividi.
Non gli mise fretta, lasciò che fosse lui a decidere quando continuare. Lui deglutì e proseguì:
- Mi ha detto che l'hai lasciato per metterti con me...
Lei non osò interromperlo.
- Ho cercato di spiegargli che non era vero, ma non ha voluto sentire ragioni.
Riprese fiato.
- Luce ascoltami: quel ragazzo è pericoloso! Se non fossero intervenuti Renzo e Leo...
La guardò con occhi tristi.
- Stai attenta.
Lei era rimasta a bocca aperta lo guardava come se lo stesse vedendo per la prima volta. Balbettò:
- E-e-e ora?
- Ora non so cosa succederà. Sono contento che tu l'abbia lasciato. Sai, quando ti ha messo la testa sott'acqua ho avuto paura... paura di perderti.
Non sapeva che dire, era paralizzata, attaccata allo scoglio con entrambe le mani, le nocche quasi bianche. Poi vide Luca. Luca che correva verso di loro, livido in volto. Quando fu abbastanza vicino si mise a urlare:
- Vedi che avevo ragione? Lasciala stare! Lei è mia! Ma adesso mi avete proprio stufato! Io vi ammazzo tutti e due! Lurido bugiardo!
- Io non ho fatto proprio niente, se lei ti ha mollato è colpa tua non mia!
- Ma certo! E pretendi anche che ci creda?
Luce era terrorizzata. Calde lacrime le rigavano le guance.
- No, non ho mai fatto niente del genere! Ti prego Luca, ritorna in te!
Ma il ragazzo continuava ad avanzare verso di loro, con il viso trasfigurato trasfigurato e gli occhi fiammeggianti, lanciando insulti a Stefano. Luce non riusciva a fae altro che ripetere "No" con la voce ridotta a un sussurro, mentre tutto il corpo era scosso dai singhiozzi.
Si svegliò con il viso bagnato di lacrime.
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