13
Plic, plic, plic. La svegliò il ritmo cadenzato della pioggia. Non provò, come altre volte, la voglia di rimanere rincantucciata nel letto. Faceva troppo caldo. Così si scrollò di dosso le coperte e scese lentamente le scale.
La colazione a casa sua si poteva svolgere in due diversi ambienti: normalmente era in cucina, ma d'estate, nei giorni festivi, sul portico davanti alla casa. Era mercoledì e Luce si diresse verso la cucina. Prima di sedersi tirò fuori dal frigo due arance e una mela e si fece una spremuta. Miriam la seguì con lo sguardo. Non era mai stata una madre apprensiva, soprattutto in fatto di cibo. Riteneva che una ragazza dell'età di sua figlia fosse in grado di nutrirsi perfettamente. Ma ancora una volta si stupì nel pensare che qualcosa era cambiato. A colazione prendeva sempre frutta e, a volte, qualche biscotto e una fetta di pane e marmellata. Durante la settimana, loro non pranzavano mai a casa, ma lei sapeva che Luce negli ultimi giorni era vissuta di pane e derivati, prosciutto e frutta e verdura a volontà. Pensò fosse a causa del caldo e della necessità di qualcosa di pratico da portare in spiaggia e che non fosse troppo pesante, per poter fare più bagni possibili.
Le allungò il pacco dei biscotti e lei ne prese due che sbocconcellò cercando di sbucciare contemporaneamente la mela.
- Papà, ma non ti stufi mai del giornale? Ci lavori tutto il giorno e sei sempre con il naso tra le pagine!
"Il Secolo XIX" venne abbassato e ricomparve il sorriso di Alessandro.
- Sai quante volte mi hai già fatto questa domanda? Quando eri piccola non perdevi occasione di ripetermelo!
Miriam era contenta di vedere Luce così allegra. Era un po' che non era più lei e poi la rottura con Luca aveva peggiorato la situazione.
Miriam e Alessandro erano andati al lavoro e Luce aveva deciso di restare a casa a leggere.
Stava cercando un bel libro nella libreria dello studio di suo papà, quando notò un fascicoletto rosa con il titolo a caratteri blu. "Come ti chiami?". Lo sfilò. Era una specie di dizionarietto etimologico dei nomi di persona. Incuriosita cercò quelli delle persone che conosceva. Prima i genitori: Alesandro era "cacciatore di uomini" e Miriam non era riportato. Provò con Luce, ma trovò solo un'unica voce che raccoglieva Luca, Lucia, Lucio, Lucillio e Lucilla. Nonostante provasse una certa repulsione per il primo nome andò avanti a leggere: significavano "luminoso, splendente" e pareva che i Romani chiamassero così i bambini nati in giornate particolarmente luminose. Ci stava provando gusto. Provò con Lorenzo: "nativo di Laurento". Poi fu la volta di Leonardo, "colui che si distingue tra la massa per il suo valore", Debora (era riportata solo senz'acca finale), che significava "ape" e Rebecca, "laccio, rete, colei che con la sua bellezza irretisce gli uomini". Rise, pensando a Mirko (cercò anche l'origine del suo nome, ma non lo trovò) avvolto in una rete da pescatori e trascinato a forza da Rebe. Da ultimo provò con Stefano: "incoronato".
Guardò fuori dalla finestra e vide che pioveva ancora a dirotto. Salì lentamente le scale, cercò il suo telefono e mendò un messaggio a Stefano: "Sei mai stato incoronato?". Lui le rispose con una fila di punti ineterrogativi. Decise allora di raccontargli tutta la storia.
Stefano era contento che Luce si fosse fatta sentire. Avrebbe voluto parlarle, vederla in faccia, ma non voleva metterle pressione. Poi si rese conto che Luce aveva scritto solo a lui. Si domandò cosa volesse dire e cercò di scacciare dalla testa un pensiero che lo assillava da giorni. Rispose velocemente, senza curarsi troopo di quello che scriveva e fu conetnto che Luce non lo potesse vedere perchè era arrossito. Avrebbe voluto parlare di quei messaggi a Deborah, ma si convinse che era meglio non farlo per parecchi motivi: se Luce aveva scritto a lui e non ad altri era perchè lei voleva così, non desiderava certo procurarle guiai o fare qualcosa di sbagliato; in più in quei giorni Debby era così appiccicata a Leo che sarebbe stata capace di portarselo dietro, e poi Stefano sapeva che avrebbe potuto interrompere un momento molto importante per la sua amica. Infine pensò a sè: come avrebbe spiegato i messaggi che erano stati inviati solo a lui? Decise che avrebbe aspettato, magari le cose sarebbero andate a posto da sole. Magari...
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