9. Verità.
Jungwon's POV
"Jungwon..." Lo sguardo serio di lei mi agitava.
Faticava a trovare le parole giuste per riferirmi tutto quanto, intanto Riki e gli altri reporter del giornale della scuola ascoltavano muti, ma si notava dalle loro facce la disapprovazione, così ho capito che già sapevano. D'altronde sono i pettegoli più informati del collegio, nessuno conosce i fatti di cronaca e di gossip meglio di quei ragazzi. Ero lì proprio per un motivo ben preciso infatti.
Le stampanti, nel mentre, andavano continuamente, a produrre copie su copie, incidere inchiostro su inchiostro e gli studenti facevano avanti e indietro freneticamente, sempre tenendo fogli su fogli in mano.
Io e Riki stavamo seduti su una cattedra appartata dal resto della stanza, ingombra di scartoffie, pagine di giornale, banchi accatastati e disposti disordinatamente in giro e foto sparpagliate su di essi e anche appese alle pareti. Gli altri due ragazzi: Lisa e Taehyun stavano in piedi davanti a noi.
"È difficile da spiegare questo fatto, soprattutto a te, ma è meglio che tu lo sappia, vista la tua situazione."
"Arriva al sodo." L'ho interrotta impaziente.
"Vedi... C'è una cosa di Seojoon che non sai... Lui è etero, ormai è noto a molti..."
Lo sospettavo da giorni, soprattutto quando l'ho beccato farlo con una ragazza nella sua macchina, infatti la notizia non mi ha scioccato.
"E devi sapere anche un'altra cosa... Ti sta usando per avere privilegi e..."
Attimo di silenzio. Io scalpitavo per saperne di più.
"E?"
Ha afferrato una bozza e me l'ha mostrata.
"Ieri è venuto qua, ci ha chiesto di pubblicare questo."
Rappresentante di istituto fa servizi agli studenti per soldi e voti per le elezioni imminenti.
Bruciavo di rabbia... Non avrei mai immaginato che potesse fare una cosa del genere e, scemo, non gli è passato per la testa che loro sono miei amici!
Ho accartocciato il foglio e l'ho scagliato a terra con tutta la forza che avevo in corpo.
Una notizia del genere, mi solleverebbe dall'incarico, o, nel peggiore dei casi, potrei rischiare l'espulsione. È questo quello che vuole, no? Evidentemente ha capito che non sto più ai suoi giochetti, alle sue moine, non mi incanta più col suo fascino da modello e che la nostra relazione si sta crepando e ben presto non ne sarebbe più rimasto niente, così ha architettato qualcosa per ostacolarmi, per calunniarmi davanti a tutta la scuola, così che io non vinca le prossime elezioni, ma non ha capito che, così agendo, si priverebbe di eventuali privilegi, i quali può dargli solo il rappresentante.
E cosa vuole fare infine? Beh... Mi sembra ovvio... Quando non varrò più niente e non potrò più soddisfare i suoi desideri, mi lascerà.
Mi sembra tutto chiarissimo ora e più rifletto, più mi accorgo di quanto possa essere orribile! Ha approfittato del mio orientamento sessuale per avere ampi profitti. Che schifo! Tuttavia è stato un fesso, perché nessuno gli assicura che l'eventuale vincitore sia come me.
Inoltre c'è anche da dire che essere mollato, come è ovvio a tutti che accadrà, gli rovinerebbe la reputazione, quindi ha deciso di anticiparmi, così da farlo non appena avessi perso le elezioni che si sarebbero svolte l'indomani... Come l'ho capito? Lo conosco da molto tempo e certe cose sono immediate, dopotutto abbiamo passato insieme due lunghi anni, nei quali ho imparato a conoscere il suo carattere, evidentemente, però, non abbastanza, sennò non gli avrei permesso di rovinarmi la vita in questo modo!
"Noi ovviamente abbiamo rifiutato... Si trattava di ferire un amico..." Ha continuato Riki.
Io non ho risposto, mi sono alzato e diretto verso l'uscita, furente di rabbia. Non volevo più saperne niente, mi serviva un posto tranquillo per calmarmi, ma, aimé, è suonata la campana e sono corso in classe.
Appena varcata la soglia, Seojoon mi ha bloccato la strada. Mi stavo trattenendo troppo, gli avrei tirato un pugno così forte, da rompergli il naso!
Mi ha afferrato le spalle e ha stretto fino a farmi male.
"Dove sei stato?!"
Non ho risposto. Era sul punto di mollarmi uno schiaffo, ma la professoressa ci ha interrotti.
"Yang, Kim, andate al posto! Che cosa ci fate davanti alla porta?!"
Non sono mai stato più contento di vedere un insegnante in vita mia!
Le lezioni sono passate molto lentamente e più i minuti scorrevano, più mi sentivo l'aria pesante e l'ambiente opprimente. Durante i cambi d'ora tenevo la testa bassa sul quaderno per evitare che Seojoon mi rivolgesse la parola e speravo che non lo facesse, purtroppo, però ad un certo punto ho sentito le sue labbra a contatto col mio collo.
"Amore, scusami per prima... Che eri andato a fare in corridoio?" Ha mormorato dolcemente... Ruffiano! Ho capito cosa vuole ottenere, ma non ho intenzione di farlo né oggi né domani e nemmeno dopodomani! Io non scopo più con lui!
"Ero con amici."
"Quali?"
"I soliti... Li conosci no?"
Ho preferito non specificare, magari se avessi nominato Riki, l'avrebbe presa male, siccome lui ormai passa tutti gli intervalli a lavorare per il giornale e, dopo quello che è successo, non mi è sembrato il caso, magari avrebbe intuito che c'è qualcosa sotto.
Stranamente non ha rialzato la voce, ma mi ha risposto calmo... No... Non stranamente... Quando ha voglia di farlo è sempre così.
"Con Jongsong?"
"Con amici, Seojoon. Quel coglione non rientra minimamente tra questi!"
Dopo questa risposta, mi sono morso la lingua... Perché l'ho detto?! Quella frase avrebbe mandato il piano in fumo, ma lui era troppo impegnato a pensare ad altro per accorgersene.
"Dopo scuola che fai? Io ho un'idea..."
"Scusami, Seojoon, ma devo studiare."
Non l'ha presa bene, glielo si leggeva in faccia, ma non ha contestato, così se n'è andato al posto.
Quando è entrato l'insegnante dell'ultima ora, ho tirato un sospiro di sollievo... Solo un'ultima ora! Ovvero quella dedicata all'epica: un potenziamento, il quale ho chiesto al preside di introdurre, poiché è stato suggerito da molti studenti e insegnanti, l'alternativa, invece, era il francese con un professore che non sa nemmeno parlare la nostra lingua.
Devo dire che è stata una bella decisione, infatti è una delle uniche materie che mi piacciono, inoltre è interessante portare a scuola discipline più "occidentali", senz'altro.
Quell'ora è passata molto velocemente, devo dire, certo, però, che ci sono troppi nomi strani!
Quando è suonata la campanella, tutti sono sfrecciati fuori, tranne me e Sunoo.
"Wonie, tu non vieni?"
Il mio zaino stava ancora a terra accanto alla gamba del banco e io seduto, con lo sguardo fisso sul libro.
"Sì... Un attimo e arrivo."
"Stai bene?" Ha chiesto, com'è solito a fare quando vede che c'è qualcosa che non va... Mi conosce fin troppo bene!
Ho alzato la testa e l'ho guardato fisso negli occhi, ho forzato un sorriso.
"Sì, non preoccuparti... Solo... Voglio stare un po' qui a ripassare."
"O-ok... Allora ci vediamo."
Così ha raggiunto esitante la porta, mi ha salutato con uno dei suoi smaglianti sorrisi, prima di lasciare la classe.
Così sono rimasto completamente solo... Solo con i miei pensieri, che parevano rimbombare nel silenzio tombale. Ho cercato di riordinarli, ma più lo facevo, più era inutile... Urla, trachea bloccata, mani, pugni, il titolo di quel giornale, il mio cuore spezzato, i sogni, i castelli mentali, che mi sono costruito, distrutti come fatti di carte, tradimento, le grida di dolore che non sono in grado di lanciare, i lividi... Preso da questi pensieri, le lacrime hanno incominciato a bagnarmi le guance e un groppo in gola a bloccarmi il respiro, ho preso a singhiozzare.
Pian piano queste segnavano e bagnavano le pagine del libro.
Cercavo di fermarmi, ma invano, più lo facevo, più peggioravo le cose.
Ho continuato così per non so quanto tempo e non mi calmavo. Le lacrime erodevano la pelle. Stringevo i denti dalla rabbia, quanto potevo, serravo i pugni, cercando un bersaglio da colpire con tutta la mia forza... Ho trovato solo il banco, così l'ho colpito, facendomi male alla mano, che ha preso a pulsare, ma non ci davo peso in quel momento, con le dita cercavo di graffiare la superficie liscia, illudendomi che fosse la sua pelle.
Ho appoggiato la testa sulle braccia e ho chiuso gli occhi, mi bruciavano e non volevano smettere.
Tutto si è placato immediatamente quando ho sentito una pressione sulla spalla, un lieve tocco, che mi ha fatto immediatamente rialzare lo sguardo...
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