Capitolo 26.
Zee's pov.
Perchè se è cosi sbagliato starti accanto come vorrei mi sento così bene nel farlo?
Perchè se è cosi sbagliato provare questi sentimenti sento di star facendo la cosa giusta?
Guardavo fisso davanti a me, come se non fossi in macchia e come se Saint non se ne fosse mai andato con una ragazza di cui, in quel momento, mi sentivo profondamente geloso.
Ero fermo, bloccato alla fine di quella strada come lo ero nella mia vita.
Sarei dovuto sfrecciare via da lì e invece feci la cosa che più tra tutte non avrei dovuto: aspettare.
Aspettai masochisticamente di vederli insieme, di percepire quanto Saint stesse bene e fosse felice.
Perchè mi sottoponevo a quella tortura? Avrei potuto evitarlo solo premendo l'acceleratore dato che scappare era la mia specialità.
Evitare me stesso, la mia essenza, quello che provavo solo per paura era diventata una religione ma quella volta non ci riuscii.
Forse non ci credevo, forse non accettavo che lui potesse affidarsi a qualcuno oltre me.
Avevo la necessità di farmi male per convincermi che lasciarlo andare fosse la scelta migliore.
Li vidi passare, lei in tutta la bellezza che sembrava aver cacciato solo per quella occasione e lui, lui incredibilmente smagliante.
Il mio corpo intorpidito e rigido dal dolore rispose al mio stimolo di stringere il volante che avevo tra le mani così forte da poter quasi vedere, tramite la pelle sottile, i muscoli contrarsi.
Quando erano lontani, quando erano solo due minuscole macchie di colore mi decisi ad uscire come una furia dall'auto.
Corsi e corsi ancora di più ma il fiato iniziò a mancarmi ancor prima di muovermi davvero fino a quando i miei piedi non si piantarono nel bel mezzo della strada.
Volevo raggiungerlo, gridargli di restare con me ma, come se fossi stato avvolto da una pianta rampicante e velenosa, le mie gambe rimasero immobili.
I miei occhi si sgranarono per quello che vidi, non ero sicuro se quella che mi parlò fosse la parte peggiore di me, la mia coscienza o la ragione.
Dove vai Zee?
Ero io, era esattamente vestito uguale, lui aveva il mio volto e quello strano neo sotto l'occhio destro.
<<Sei tu che mi tieni fermo? Lasciami andare, prima che sia troppo tardi.>> urlai come un matto, o forse lo ero vista la situazione.
La mia voce invase l'aria sotto forma di minaccia accompagnata dallo sforzo immane che facevo fare al mio collo per farla uscire.
Lui incrocio le braccia scuotendo la testa in modo divertito.
<<Ti sembra il momento di ridere? >> ribattei. Solo i miei occhi potevano dire come mi sentivo perché le azioni avrebbero portato solo a stenderlo al suolo ruvido e freddo con un pugno.
Sai cosa succederà se ti avvicini un passo in più? Se varchi quella linea che non devi? Risulterai un pazzoide geloso.
<<Non mi interessa, non mi importa io lo so che Saint può sentirmi, capirà, lo ha sempre fatto, sono cinque anni che gli sto accanto, ti prego, ti scongiuro non fermarmi.>> la rabbia, le grida sembravano non funzionare, mi sentivo frustrato, impotente e vedendo Saint sempre più distante da me mi arresi a questi sentimenti supplicando l'essere davanti a me.
Le lacrime minacciavano di scendere quando mi rispose.
Sei solo un viziato Zee! Non porti a compimento niente, riesci a far sfumare sempre tutti i buoni propositi, devi smetterla di stargli dietro!
Ammettiamo per un breve istante che anche lui possa un minimo considerarti, che possa provare un sentimento per te, non hai pensato a tuo padre? Alla tua famiglia? Lo sai che troverebbero il modo di venire a conoscenza di tutto e quando sapranno che ti piace un ragazzo come ti comporterai? Tuo padre non può permettere che all'unico erede della impresa sia gay!
A Saint non ci hai pensato? Che fine gli farà fare la tua famiglia? Dopo tutto quello che ha dovuto già subire dalla vita ti ci metti anche tu? Lo minacceranno, lo distruggeranno a causa tua, uno come te non potrà mai essere la sua felicità.
Lo hai visto no? Finalmente ha una ragazza, sta ritornando alla normalità dopo tutta la merda che ha dovuto sopportare e tu per lui saresti solo un peso.
Le sue parole mi colpirono così a fondo, dentro, che avrei voluto solo lasciarmi cadere lì ma me lo impediva, mi costringeva a sentire quello strazio.
Se avessi potuto mi sarei strappato le orecchie pur di non ascoltare quelle parole, la verità mi uccideva.
Ero vulnerabile, spezzato, in frantumi davanti a lui ma nonostante questo tra i singhiozzi e le lacrime che quasi mi impedivano di vedere le sue espressioni soddisfatte feci del mio meglio per articolare le mie motivazioni.
<<I-io lo proteggerei, se mi dicesse c-che anche io sono l'unico p-per lui rinuncerei a tutto. N-non mi interessa d-dei soldi dell'azienda se p-posso avere Saint.
I-io...>>
Sentii una risata amara invadere l'aria.
Che vuoi dirmi Zee?
Vuoi dire che sei innamorato del tuo nong? Non farmi ridere, hai a stento diciott'anni! Ma se non sai neanche cosa voglia dire amare qualcuno, non ti è mai stato dato affetto neanche dalla tua stessa madre che ti ha abbandonato e continua a farlo ogni giorno che sei solo in quella casa.
Non hai idea di cosa significhi amare una persona se sei così egoista da mettere davanti prima i tuoi sporchi pensieri piuttosto che Saint.
Sei davvero ridicolo, credi che non sappia cosa vorresti fare a quel ragazzino? È tutto qui, nella tua mente, ogni bacio, ogni tocco, ogni gemito che ti sei immaginato uscire dalla sua bocca per opera tua.
Mi fai schifo.
Ora era lui a gridare, e, per quanto mi permettessero i miei occhi bagnati, potevo osservare la sua saliva uscire leggermente quando sputava fuori tutto.
Neanche io, però, mi trattenni più anche se sembrava che una pallottola mi si fosse conficcata nella gola per quanto fosse rauca la mia voce parlai.
Sopraffatto dai tremori, estenuato, sfinito dalla mia profonda tristezza capii, in quel momento, quanto fossi disperatamente, irreversibilmente innamorato di Saint.
<<Se essere innamorati vuol dire desiderare che lui sia sempre al sicuro, seguendolo da lontano pur di vederlo tornare a casa, se vuol dire che il cuore mi trema ogni volta che sfiora le mie mani o solo guarda più intensamente, se vuol dire scoprire tutte le sue passioni, sogni, iniziative e sostenerle sempre allora sì, è così, sono innamorato di lui!
È stato Saint a farmi provare tutto questo e solo con lui ci riesco è lui che mi ha mostrato, con la sua presenza, cosa voglia dire essere una persona, una persona degna di vivere in questo mondo.
E sai che ti dico? Che questi sentimenti non spariranno solo perché stai cercando di coprirli, solo perché non riesci ad accettarlo.
Fa schifo amare qualcuno solo perché è del tuo stesso sesso? Che c'entra con quello che dice il mio cuore?
Lascia che lo ami solo per stanotte, solo per oggi.
Lasciami essere innamorato di lui solo per una sera.
Voglio mostrargli il mio amore solo una volta.
Vattene! >>
Finalmente mi permise di muovermi e la prima cosa che decise di fare il mio corpo fu quella di toccare l'asfalto.
Mi ripiegai sulle ginocchia che bruciavano dal duro impatto e piansi, piansi come forse non avevo mai fatto nella mia breve vita, portando le mani in volto, vergognandomi di tutta quell'acqua salata che non voleva smettere di scorrere.
Potei percepire il tocco di qualcuno che mi forzò ad alzare il capo stringendomi tra le mani i capelli per farmi incontrare degli occhi intensi e un ghigno diabolico.
Non puoi liberarti di me, io sono te Zee e proprio perché sono una parte di te oggi potrai pure reprimermi e farmi annidare in un piccolo angolo del tuo cervello ma sai che domani sarò ancora qui, che il domani arriverà e che questi pensieri torneranno più forti di prima.
Perchè? Perchè sei un debole.
Non avrai mai il coraggio di uscire allo scoperto e lo sai anche tu quindi smettila di combattere.
Goditi la tua unica serata di libertà, tanto ci rincontreremo presto.
Un clacson mi fece saltare per lo spavento costringendomi a voltare il capo nella sua direzione e ad asciugare in fretta il mio viso inondato.
Mi rimisi in piedi a fatica ed una donna al volante di un veicolo rosso mi domandò <<Tutto bene ragazzo?>>
Avrei mai potuto dire che mi ero appena immaginato una conversazione disastrosa con me stesso?
Ero stordito, incredulo per ciò che era appena successo e facendo un cenno affermativo al suo quesito mi spostai dirigendomi verso la mia auto.
Barcollando, tenendomi appena la testa per il forte dolore che avevo la raggiunsi.
L'angoscia e la sensazione di stordimento mi invasero e non solo perché avevo finalmente dato voce al mio amore per Saint ma anche per tutta la merda che ero e che era uscita fuori.
Cosa avrei dovuto fare?
Guardai l'orologio sul cruscotto, erano le 22.15.
Chi dovevo ascoltare? Era vero che domani sarebbe ritornato a tormentarmi? Che non mi avrebbe lasciato in pace?
Ancora una volta i miei occhi si arrampicarono all'ora sempre più tarda mentre il telefono nella tasca dei miei pantaloni vibrava all'impazzata.
Poggiai la testa contro il volante e contemporaneamente diedi violenti pugni contro di esso.
Lui mi sta aspettando, devo andare.
I numeri 22.35 brillarono sullo schermo del mio telefono, che presi per cercare l'indirizzo della ragazza che avrei dovuto accompagnare, quando arrivai alla conclusione che non mi importava, che non avrei pensato al domani perché quella sera, quella dannata sera, volevo solo essere innamorato di Saint.
Stasera Nong voglio essere solo tuo e non vittima di me stesso. Percorrerò questi chilometri che ci separano solo per potermi trovare di nuovo di fronte a te, perché è da te che arriva il mio cuore.
Il ballo era iniziato da parecchio e dopo che quella ragazza si fu sfogata abbastanza gridandomi contro per il ritardo mettemmo piede nella sala decorata da lui.
Fui così fiero e orgoglioso di vedere quello che aveva realizzato ma soprattutto di farne parte, di far parte della sua vita.
In un momento di distrazione della mia accompagnatrice raggiunsi Tommy che vidi subito poiché vicino all'ingresso.
<<Aspetti qualcuno? La stella è già arrivata.>> dissi facendo riferimento a me.
<<Zee! Non sei simpatico.>> mi rispose in fretta continuando a spostare gli occhi da me alla porta.
<<Devo chiederti un favore...>> ripresi poi <<puoi dare questa a Saint?>>
Gli porsi il piccolo bigliettino celeste intimandogli di prenderlo e così finì tra le sue mani.
<<Non puoi darglielo tu...HEY! Dove vai?>> mi incamminai subito lontano da lui ma sentivo ancora le sue domande
<<Quando devo darglielo? Zee!>>
<<Lo capirai.>> gli risposi calmo e perdendomi definitivamente tra tutti gli altri studenti in delirio per la festa.
Lei non si accorse della mia assenza troppo presa a vantarsi con le sue amiche di me ma dopo aver terminato il suo lavoro mi spinse in pista, fu lì che finalmente vidi il mio nong. I nostri occhi si incrociarono per pochi secondi eppure mi si riscaldò il corpo, come se prima non fossi stato al gelo, come se il prima di questo incontro non fosse mai esistito, come se Saint avesse annullato tutto e fosse rimasto solo l'amore.
Inconsciamente mi avvicinai a lui ma una mano mi afferrò il braccio: era la mia presunta ragazza.
Non vedevo Orn, non vedevo le masse di studenti accalcati per danzare, l'unica cosa che percepivano i miei occhi era la luce che emanava lui.
Più volte ci sfiorammo, più volte toccai la sua schiena con la mia ed ero così tentanto di lasciare la mia compagna solo per prendere la sua mano e volteggiare insieme su quella pista.
Chiusi gli occhi per farmi coccolare dalla melodia dolce che pervadeva ora la stanza quasi vuota, la stessa che era in sottofondo quando volevo chiedergli di venire al ballo con me, solo per poter immaginare il modo in cui lui mi accarezzava, solo per portare alla mente il profumo di miele che lo caratterizzava ma mi ritrovai attaccata al collo come una sanguisuga qualcun altro.
<<Staccati.>> dissi freddo sperando che lui non avesse visto.
<<L'altra volta ti piaceva proprio così.>> mi rispose cercando di approfittarne per prendere un altro lembo di pelle tra le labbra gonfiate come palloni.
La allontanai bruscamente interrompendo quel contatto indesiderato e guardai appena in direzione di Saint ma avrei voluto non farlo perché i miei occhi catturarono l'istante in cui Orn si spostò verso di lui in un equivocabile bacio.
Non avevo visto Orn, non le prestai nessuna attenzione fino a quando non mi soffiò la persona più importante della mia vita sotto il mio stesso naso.
Decisi di andare via, di uscire da quello spazio che sembrava starsi chiudendo su di me.
Non avevo una reazione, nè sapevo come rispondere alla situazione l'unica cosa che non volevo era scoppiare a ridere lì in mezzo per quanto fossi divertito e al tempo frustrato.
La vita era davvero ironica e bastarda, proprio quando ammettevo quei sentimenti così importanti mi prendeva in giro mostandomi quello su cui l'altra parte di me mi aveva avvertito.
Mi incamminai sul retro del cortile ma più volte fui fermato dalle innumerevoli ragazze della scuola raggruppate per assalirmi.
<<Zee hai già dato il tuo bottone a qualcuna?>>
<<Hey Zee hai ancora il bottone? Allora possiamo avere una possibilità!!>> sgnignazzavano tutte rivolgendosi le une alle altre e le mie orecchie ne uscivano squarciate da quello spettacolo assordante di voci a papera.
Non risposi a nessuno e quando arrivai nel punto più isolato lo staccai violentemente dalla giacca buttandolo il più lontano possibile da me.
La tradizione del bottone? Tutte cazzate.
In realtà non potevo crederci, non volevo perché non mi era concesso donarlo all'unica persona che desideravo lo avesse e solo per questo odiavo quella diceria.
Il primo amore del liceo... per me era, è, Saint.
Per quanto possa essere unico, speciale e far traboccare il cuore prima o poi lo prosciugherà trasformandolo in un contenitore vuoto che non potrà neanche più essere denominato in questo modo.
L'unico albero che era presente, quello che assomigliava tanto al salice, accolse la mia schiena. Voltai le spalle alla festa, ai miei brutti pensieri, alle persone, cercando di non cadere schiacciato dalle mie emozioni.
Il Dj richiamò tutti in sala per una presunta sorpresa mentre ero intento ad accendere una delle tante sigarette che avrei fumato per distrarmi. Sapevo già di cosa si trattava per il semplice motivo che l'artefice ero io e internamente speravo solo che Saint accettasse quel piccolo dono.
Non avrebbe mai preso niente di materiale da me ed era stato un miracolo che tre anni prima avesse acconsentito a tenere il cellulare.
Non era stato difficile procurarsi quell'albero di Natale bastò fare qualche telefonata citando il nome di mio padre e in meno di due ore mi confermarono di poterlo spedire qui a scuola, invece, la cosa più complicata fu scrivergli il biglietto. Mi sforzai di far trasparire per una volta quanto lui fosse importante per me tramite le azioni e le parole ma ora, anche dopo quel gesto, non sarebbe mai venuto a cercarmi, non in seguito a ciò che era successo con Orn ma io attesi lo stesso di sentire quei passi che non potevo confondere con nessun altro, quella voce che avevo ormai memorizzato.
La carta della mia sigaretta continuava a bruciare a causa del vento e non della mia bocca producendo cenere incandescente.
Ero troppo distratto per poter far arrivare la nuvola grigia nei miei polmoni, sviato dall'estremità libera che avevo appena messo tra le costole e lo stomaco.
Mi faceva male, tanto male, anche il mio organismo stava soffrendo eppure prestavo attenzione esclusivamente ad una cosa: il battito irregolare del mio muscolo cardiaco.
Ti fa stare così eppure continui a muoverti incessante appena ci penso, per lui non ti fermi mai.
<<Sei arrivato tardi, ti stavo aspettando.>>
Sentii davvero il suono che amavo più di tutti. Era solo un'illusione? Mi girai appena aspettandomi di non vedere nessuno e invece la figura di Saint mi si presentò davanti in tutta la sua semplicità e bellezza.
Mi voltai completamente scosso e incredulo che mi avesse trovato.
<<Che ci fai qui?>> gli chiesi subito rispondendo con una domanda.
Si avvicinò vertiginosamente a me, così tanto che avevo paura vedesse quanto fossi arrostito anche se era buio pesto.
<<Dovei chiedertelo io.>> sentii solo le sue parole prima di vedere come portava tra le sue estremità una sigaretta, più precisamente la mia.
<<Smettila di rubarmele.>> feci con tono serio ma in realtà ero in collera con me stesso per essere così dannatamente ipnotizzato da lui che ogni volta non mi accorgevo di nulla.
Non rispose ma ero sicuro volesse dirmi qualcosa che si frenò dal pronunciare concentrandosi sulla mia giacca e guardando un punto fisso.
Si allontanò appena guardando di lato e non avvolgendo più i suoi occhi nei miei.
Cos'aveva la mia giacca?
Mi guardai appena e passai di fretta le mani come se fosse sporca ma non riuscivo a capire cosa lo avesse bloccato.
<<A chi...a chi hai dato...>> lo fermai quasi subito.
Il bottone! Cazzo.
<<A nessuno! L'ho perso.>> forse con troppa enfasi riuscii ad evitare un fraintendimento.
Immediatamente i suoi occhi come una freccia appena scoccata entrarono nei miei e non potei non notare un leggero sorriso sul suo volto.
Rimanemmo in silenzio per un po' appoggiati, vicini, contro il tronco malandato dell'albero.
L'unica cosa udibile era il suo respiro mentre intensamente faceva arrivare il fumo denso nella sua cavità.
Buttò il mozzicone ormai consumato e pulendosi leggermente le mani fece una cosa che credevo possibile solo nei miei sogni.
Con un movimento secco strappò il tuo bottone dal tessuto della giacca per venire poi davanti a me e portarmelo.
I miei occhi non fecero altro che andare da lui all'oggetto diventando lucidi abbastanza da riflettere nel buio e farlo notare a lui.
Non sai cosa significa.
Me lo stai dando perché sono il tuo Phi.
Non riesci a capire quanto sia importante questo gesto per me, quanto mi stia andando in tilt il cuore ora.
Non mi vuoi dire niente sono solo io che sto immaginando la cosa.
Smettila di prego, mi stai straziando.
Le lacrime si erano impigliate nella sede dove nascevano e per quanto si stessero accumulando facendo diventare i bordi dei miei occhi rossi non riuscivano a scendere.
Se avessi iniziato non avrei più avuto modo di fermarmi.
Allungai la mia mano tremante verso la sua ma prima che potessi afferrarlo fu lui a metterlo nella mia chiudendola in un pugno e continuando a tenerla stretta.
<<Sei importante per me Zee.>>
Cosa voleva dire? La sua frase mi risultò così ambigua nella mente perché volevo essere importante sì ma non come un fratello. Con queste parole la mia speranza, inconsciamente, iniziò ad accrescersi sempre di più sbocciando come se fosse primavera e in effetti dentro di me era così da quando entrò Saint nella mia vita.
L'aridità e la siccità che aveva annidato in me il mio passato non c'erano più, Saint aveva pianto le sue radici nella profondità del mio essere e così mi diede la possibilità di diventare uno splendido fiore.
Non parlai, non risposi quasi non respirai ma lui continuò a rivolgersi a me con un grande sorriso cercando di mascherare la sua tensione.
<< S-sei il mio Phi. Non puoi perdere il bottone porta sfortuna, si dice che il tuo amore smarrirà la strada. Non voglio che stia male Zee, mi ferirebbe non saperti felice.>> il leggero sorriso abbandonò il suo volto che ormai non era più nella mia direzione.
È così che doveva andare e io non fui affatto preparato, quelle parole mi trafissero lentamente, una alla volta, conficcandosi così in profondità da non riuscire più a dimenticarle.
Anche se non abbiamo la garanzia che qualcuno possa ricambiare perché sprechiamo tempo, energia, fiducia amando con tutto il cuore?
Perché nonostante Saint mi avesse fatto capire che ero vitale per lui non ero contento?
Lasciai sfuggire una lacrima di amarezza che asciugai con un gesto rapido e impercettibile.
Mi decisi ad eliminare quell'espressione seria che avevo assunto sin da quando era arrivato per sfoggiare il sorriso a trentadue denti più finto che avessi nel mio repertorio.
<<Ma dai nong ci credi?>>
<<E tu? Se lo fai tu allora si.>> mi rispose stringendo ancora di più la sua mano sopra la mia nella stessa posizione di prima costringendomi a guardarlo intensamente.
Credo solo che il mio amore per te nong non può finire, non può smarrirsi.
Troverà sempre il modo di giungere da te in qualsiasi forma e se per te deve essere l'amicizia sarà così.
Ma io non posso fermarlo.
Prima che potessi articolare delle parole che non corrispondessero ai pensieri che invece vagavano nella mia mente con la mano libera mi mise sul petto una piccola scatola lunga e sottile di colore grigio con un grandissimo fiocco bordeaux che decorava il tutto.
<<Cos'è nong? Non mi dire...>> proninciai rapido ma lui abbassò il capo e mi rispose
<<Tu puoi farmi regali come quello di prima e io no?>>
<<Perchè hai speso dei soldi per me? >> Ero abbastanza arrabbiato.
Aveva fatto quel gesto come se io non fossi a conoscenza della sua situazione economica, come se mi facesse piacere che usasse i suoi risparmi in queste cose.
<<Non è niente in confronto a quello che avrai speso tu quindi non hai il diritto di farmi quella domanda, prendilo e basta.>>
Premette di più sul mio petto fino a quando non mi decisi ad aprirlo.
Vidi quanto era nervoso, passandosi ansiosamente le mani, ora libere, tra i capelli arruffandoseli sempre di più.
Portai il suo bottone al riparo nelle mie tasche e iniziai a sfilalare dolcemente il nastro per trovarmi davanti un biglietto decorato a mano e un morbido e lungo pezzo di lana grigio: una sciarpa.
Le sue parole arrivavano confuse ai miei recettori del suono che erano intenti a concentrarsi sul mio cuore palpitante.
Ero offuscato da quel gesto, dal suo incredibile modo di dirmi che mi sarebbe stato vicino tutte le volte che l'avrei indossata, che mi avrebbe aspettato sempre così come si aspetta l'inverno per poter riutilizzare quell'oggetto.
<<Non è niente di che, sono convinto che ne avrai di migliori e il biglietto leggilo a casa, da solo.>>
Diedi uno sguardo al contenuto ma avevo bisogno del traduttore quindi lo riposi per toccare quelle iniziali cucite in filo rosso dalle sue mani.
Senza pensare alle persone che potevano avvicinarsi in quella zona azzerai la distanza già minima dei nostri corpi, lasciando cadere la scatola ma non il contenuto che tenevo saldamente tra le dita, seppellendo il mio volto sulla sua spalla e cercando di trattenere l'umidità che si era, ancora una volta, formata agli angoli dei miei occhi.
<<Grazie nong. È meravigliosa.>> gli sussurrai appena.
Lo strinsi forte, aggrappandomi alla giacca del suo vestito nero, ancorandomi al mio nong, a quel nong che proprio non volevo lasciar scivolare via, a quell'amore che avevo covato per così tanti anni senza rendermene conto.
Senza abbondare la presa spostai il mio volto contro il suo facendo aderire i nostri nasi, le nostre fronti.
<<Ti piace davvero?>> mi domandò preoccupato.
<<Da morire, non chiederlo neanche.>>
Sorrisi e questa volta davvero sentendomi a casa, al sicuro accompagnato da lui che mi seguiva inarcando all'insù gli angoli della sua bocca, facendo spuntare l'unica cosa che mi manteneva vivo a questo mondo.
Strofinò dolcemente il suo naso a punta contro il mio e sentii il mio cuore fare una capriola.
In quella fazione di secondo non avrei voluto altro che...
<<Nong mi devi un bacio.>> sputai fuori mentre le mie pupille si dilatavano spostandosi ora alle sue labbra leggermente in avanti ora ai suoi occhi. Gli ricordai di quando danzammo in palestra, di quando forse credeva che non mi fosse accorto sotto cosa eravamo finiti.
<<Anche tu, anche tu me lo devi Phi.>> mi rispose inaspettatamente portando, prima che lo facessi io verso di lui, una mano dietro la mia nuca.
Toccai delicatamente la sua guancia poggiandoci le mie dita e con impazienza le nostre bocche si incontrarono a metà strada.
Tutti e due avevamo pensato di tenere fede alla promessa del vischio in questo modo, concedendo alle nostre labbra di fondersi insieme, ardendo per averne ancora.
Mettemmo il tempo in pausa mentre dal cielo scendeva la prima neve dell'anno ad accompagnare un qualcosa di indimenticabile.
Più dei sogni, più dell'immaginazione Saint era di più.
Non mi importò che poco prima avesse baciato Orn perché quello che sarebbe avvenuto tra noi aveva un altro significato e avrei conservato per sempre questo ricordo segnando indelebilmente la mia anima.
Come se non avessi mai assaporato nessun altro nella mia vita, come se quello fosse il primo bacio in assoluto, avidamente, continuai ad esplorare quel caldo terreno che avevo sempre voluto.
Non era come la sabbia, secco, ma umido, delicato e tenero.
Non aveva esattamente un sapore era solo il suo, il sapore di Saint.
Senza neanche rendermi conto di quanto fino ad allora avevo represso lo tirai a me, più vicino, più intensamente presi possesso di lui spingendolo con la mano che era passata dietro la sua nuca e lui mi accolse.
Le nostre bocche si cercarono, si intrecciarono così come fece la lingua di Saint trovando per prima la mia.
Delle lacrime scesero senza che potessi controllarle, scoppiai all'improvviso completamente pervaso da quelle sensazioni irripetibili.
I miei denti affondarono nel parte carnosa delle sue labbra inferiori prima di sciogliere quell'intimità in cui mi ero nascosto, in cui mi ero perso.
Ho celato i miei sentimenti così a fondo ma tu mi stai abbracciando il cuore adesso Saint e sono risaliti senza che potessi impedirlo.
L'unica volta in cui fui davvero felice era arrivata ma per natura, la felicità, poteva durare solo pochi istanti.
Dovevo tornare alla realtà, ad una dimensione in cui non potevo esternare me stesso.
Avevo sfiorato il fondo e ora dovevo risalire limitando i danni.
Notai che aveva ancora gli occhi chiusi quando mi allontanai leggermente il problema fu che non resistetti a lungo prima di farci incontrare ancora.
Altrettanto lui che mi ricambiò, sembrava chiedermene ancora e lo assecondai, assecondai lui e me.
Era la prima volta ma al tempo stesso anche l'ultima e per questo volevo non terminasse mai.
L'acqua che prima aveva inondato il mio viso venne sferzata dal freddo gelido che scendeva dalle nuvole notturne ma non mi importava, non aveva alcuna rilevanza se a mantenere in alto la temperatura del mio corpo ci fosse Saint.
Fu solo per riprendere fiato che staccammo.
Fu la voce tremante di Saint che mi portò alla mente quello che era necessario fare.
Devo proteggerlo, da me, dalla spazzatura che mi porto dientro chiamata "famiglia", devo stargli lontano.
Ancora uniti con le nostre estremità a pochi centimetri inalando il fiato dell'altro mi parlò.
<<Avevi detto uno solo.>> e rise.
Il suono della sua risata mi fece sprofondare, quasi non sentii più il terreno sotto i miei piedi.
Come? come potevo distruggere tutto questo?
Presi il suo viso tra le mani, entrambe, costringendolo a guardami.
Sono a pezzi Saint.
<<Ti...voglio bene Nong. Sei un bravo fratello.>>
Quasi ebbi l'impressione di avere in gola un brutto sapore di sangue, come se il mio organismo fosse così tanto ferito da lacerarasi a quelle parole oscure e orride che avevo faticato a pronunciare.
Quando ci siamo incontrati per la prima volta Saint non avrei mai immaginato che sarei caduto.
Caduto in te.
Scusami.
Questo è quello che possiamo essere, lo dico a te per ricordarlo a me stesso, per portare alla mia mente l'obbligo di eliminare cosa c'è stato stasera.
Gli accarezzai leggermente la testa e quasi non mi accorsi di altro nella sua espressione perché una voce a noi conosciuta chiamò il suo nome.
<<Saint! Saint sei qui?>> era Tommy che lo cercava.
Colsi l'occasione del suo avvicinamento per prendere dal terreno la piccola scatola ed incamminarmi via da lì, via dal luogo dove stavo abbandonando me per primo e poi lui, non voltandomi indietro e sorpassando l'amico che si dirigeva da lui.
Non volevo innamorarmi di te nong.
Perdonami se ci riesci.
Saint's pov.
Zee era solo sotto quel grande albero e sembrava proprio che mi stesse attendendo.
Corsi di fretta dalla persona che amavo voltata di spalle per prendermela, per non farmela sfuggire, non quella notte.
Ci pensai, pensai profondamente a quello che mi aveva detto Tommy e al consiglio che io stesso gli avevo dato, anche per me poteva essere un'ultima o prima occasione questo ballo e a deciderlo sarebbe stato Zee.
Quando notai che non aveva più il bottone della sua giacca il coraggio che avevo tentato di accumulare sembrava essersi volatilizzato ma fu lui stesso a tranquillizzarmi e a darmi la possibilità di confessarmi.
Perchè sì, sì Zee mi sto confessando, ti sto dicendo che voglio stare con te.
Gli consegnai il mio bottone, gli diedi il mio cuore tra le mani, donandogli formalmente me stesso ma praticamente ero già suo da anni.
Mi senti Zee? Ti sto dicendo quanto sia innamorato di te, lo capisci?
Dimmi di sì, dimmi che non sono un pazzo e che quello che provo lo percepisci anche tu, che non mi sono inventato tutto.
Dimmi che c'è una possibilità per noi.
Quando non mi rispose ebbi paura di aver fatto il passo più lungo della gambe e per questo cercai di sdrammatizzare con delle parole che non pensavo. Lui non era solo il mio Phi e non volevo che fosse esclusivamente quello, volevo essere speciale, importante.
Eppure per quanto non ricevessi una risposta le mie sensazioni mi dicevano che non stavo sbagliando.
Solo quando gli porsi il mio regalo si decise a prendere la parola sgridandomi prima di tutto.
Era il mio solito Zee.
Si preoccupava, non voleva che mi occupassi di lui né che fosse un peso e infatti non capiva quanto amassi poter fare anche solo il minimo per lui.
Mi sono innamorato di te Zee, ho completamente smarrito la strada e sai la cosa buffa? Non voglio ritrovarla perché perderla ha significato arrivare a te.
Mi sono innamorato di tutte le prime volte insieme, di tutti i silenzi che in passato nascondevano le parole che non riuscivamo a dire, di tutti quei dettagli e sfumature della tua personalità che nessuno riusce a vedere, quelli che mostri solo a me.
Mi sono innamorato del modo in cui dormivamo insieme e arricciavi il naso adorabilmente quando il sole interrompeva il sonno portandolo via dai tuoi occhi.
Mi sono innamorato del tuo modo di pronunciare "Nong" quasi con una "N" aspirata, tutte le volte che mi chiami così mi sento cascare il cuore.
Mi sono innamorato di come mi dimostri il tuo affetto, distante ma vicino, del modo in cui posso essere me stesso con te.
Mi sono innamorato di me mentre ero tutto il tempo con te e questo è stato il regalo più grande che potessi farmi.
Più mi amavo, più potevo amarti.
È questo quello che vorrei buttare fuori, che cerco di dirti da anni senza mai avere il coraggio ma quella sera, quella sera volevo che fosse diversa.
Zee si precipitò tra le mie braccia quando vide la sciarpa e fui terribilmente felice di vederlo emozionato per qualcosa che ero riuscito a fare con le mie mani.
Sentii il suo profumo invadere ogni parte di me, mentre lui si diffondeva sul mio corpo.
Ti posso baciare Zee? Donami te.
Come se i miei pensieri fossero scritti sul volto mi disse che avevamo un conto in sospeso, subito capii che facesse riferimento al vischio in palestra e non me lo feci ripetere due volte.
Non aspettavo altro, non avevo sperato in altro per tutti quegli anni se non di poterlo baciare.
Non sapevo cosa saremmo stati dopo e per quei minuti in cui restammo uniti in qualcosa di più che fosse un abbraccio o una stretta di mano non pensai a niente se non a noi, a quanto finalmente potessi dar sfogo ai miei sentimenti verso di lui.
Mi impadronii delle sue labbra più e più volte, eliminando qualsiasi barriera e idea negativa, godendomi quelle due bollenti estremità che avevo sognato di poter incontrare dei meandri più reconditi della mia mente.
Di più Zee, baciami di più, stringi di piu le tue labbra intorno alle mie, lasciami assaporare la tua lingua solo una volta anche se non posso prometterti che me lo farò bastare.
I pochi baci che avevo avuto modo di dare erano insignificanti rispetto a quello che stava avvenendo con Zee, il mio organismo sembrava non voler rispondere ai comandi ed era trasportato dall'amore che provavo verso di lui, mordendo succhiando e strappando la sua bocca come se il domani non esistesse, come se il mondo potesse finire dopo quel contatto.
Non immaginai neanche lontanamente che per lui invece non fosse niente di tutto questo, che fosse uno stupido gioco e una credenza.
<<Ti...voglio bene nong, sei un bravo fratello.>>
Zee non mi aveva mai detto a parole quanto mi volesse bene e lo fece nel momento più sbagliato o forse proferì parole dopo esserci separati per ricordarmi il posto che ricoprivo: quello di fratello, amico e nient'altro.
Non ebbi il tempo di elaborare quello che era successo che mi attaccò con tre semplice parole.
Come a volermi sbattere in faccia che non sarei mai potuto essere di più si allontanò da me dopo aver sferrato l'assalto più brutto di tutta la nostra storia.
La sua voce risuonò nel mio cuore in frantumi e fermato da poche sillabe che erano state così tanto desiderate in passato ma odiate ora.
Ero così scosso che non riuscii a seguirlo per dirgli la verità su quello che provavo.
Ormai a che scopo? Per vedermi umiliato e sconfitto ancora di più di quanto non lo fossi già?
Usando Tommy come scusante percorse l'intero cortile tornando alla festa.
Avrei voluto gridare, piangere, disperarmi per quanto accaduto e invece alzai gli occhi a Tommy sorridendo amaramente.
<<Sei qui, ti stavo cercando dappertutto, Orn mi ha detto che non ti ha più visto.>>
Mi venne incontro osservando le mie condizione cercando di carpire informazioni sul mio stato d'animo.
Come stavo? Come stavo dopo che l'amore della mia intera vita mi aveva baciato ma subito dopo spazzato via con delle futili parole?
Cosa provavo ad aver pensato utopisticamente a noi due fino al punto di credere che potesse guardarmi in modo diverso?
Non mossi un solo passo e sperai che non si avvicinasse più del dovuto o non avrei retto.
<<Forse non sarei dovuto venire qui.>> continuai a sorridere mentre profonde lacrime scesero dai miei occhi.
Se non lo avessi raggiunto avrei ancora l'illusione di valere qualcosa in più per lui.
Cosa resta quando ti portano via anche la speranza? Di cosa avrei dovuto vivere ora?
<<Cosa è successo con Zee? L'ho visto allontanarsi.>>
Non sostenni più il suo sguardo e lo poggiai sull'erba potata pochi giorni prima mentre le sue mani si appoggiavano alle mie spalle.
<<Saint guardami.>>
<<T-Tommy non può...>> mi fermai per cercare di riprendere fiato e non singhiozzare, avevo lasciato che l'agonia si prendesse tutto e non smisi più di piangere.
<<Non p-può non averlo sentito! Mi sta mentendo, non ho provato tutto questo da solo, mentre ci baciavamo non ero un fratello per lui mi vedeva come un uomo e non come un suo nong! >> a queste ultime parole strinsi tra le mani i polsi di Tommy per liberarmi dalla sua presa.
<<Che vuoi fare Saint? Sei sconvolto! >> mi dimenai scuotendo forte la testa.
<<Devo andare da lui, deve dirmelo, deve spiegarmelo!>>
<<Saint, SAINT! Aspetta. >>
Mi costrinse ad alzare il capo per incontrare degli occhi che non riuscivo realmente a vedere a causa dell'acqua salata che continuava a scendere.
<<Non sei in te. Domani, quando ci riprenserai, mi chiamerai dicendo che sono stato un bravo amico.>>
<<Mollami Tommy!>>
Riuscii a correre lontano da lui solo qualche passo prima che la sua voce mi arrivasse forte come una bomba addosso.
<<Ti rimane solo questo Saint! Ti resta solo la vostra amicizia ora e se non vuoi perderlo definitivamente torna indietro. Fai un passo indietro, torna a quando non sapevi di amarlo, torna a quando non conoscevi i suoi sentimenti.>> quasi pianse anche lui nel dirmi queste parole che bruciavano come tizzoni ardenti.
Mi voltai e vidi i suoi occhi lucidi.
<<Ed è meglio cosi? Vivere una vita in cui non sei niente di più che un comune amico? Soffrire da solo, amare da solo? Questo mi attende?>>
<< Se vuoi averlo ancora vicino, e so che lo vuoi, ne varrà la pena. Soffrirai più di chiunque altro ma poi guarirai Saint. Guariremo tutti.>>
Mi porse la mano per farmi avvicinare a lui e solo allora capii.
<<Jimmy...>> dissi decidendomi ad andare verso un Tommy scoppiato in frantumi davanti a me.
Lo abbracciai più forte che potei mentre tra tremolii e sussulti mi spiegava qualcosa.
<<Oh Saint. Ero p-pronto dopo tanto t-tempo m-mi ero deciso. Non è andata come dicevi tu sai?...>> E tentò una risata vana.
<<...La ragazza per cui aveva una cotta da un secolo non si è rimessa con il suo fidanzato ma ha chiesto a Jimmy di venire al ballo insieme.>>
Tentai di consolarlo ma era impossibile, accampai delle scuse che non erano per nulla plausibili.
<<Non significa niente magari non gli piacerà più una volta che l'avrà conosciuta davvero.>> si strinse di più a me provando ad esprimere a parole la sua frustrazione.
<<È arrivato tutto c-contento al ballo d-dopo che l'ho a-aspettato per ore dicendomi che si erano fidanzati.>> prese giusto fiato per dirmi quest'ultima frase prima di abbandonarsi totalmente alle mie carezze.
Stavamo soffrendo insieme e insieme ci prendevamo cura l'uno dell'altro, ora era il mio turno.
Per quanto fossi trucidato non potevo farlo crollare, gli sarei stato vicino a costo della vita.
Lui c'era sempre stato per me ed è così che decisi di passare in secondo piano solo per aiutare il mio amico.
<<Tommy...>>
Anche scavando per trovare la forza di volontà necessaria non riuscii a non piangere con lui.
Uscivamo sconfitti da una guerra che ci aveva mozzato del cuore e da una serata che non avremmo mai più rimosso.
Solo dopo quella che sembrò un'eternità ci calmammo entrambi appoggiandoci a quell'albero che aveva assistito alla nostra agonia. Non parlammo molto mi limitai ad osservare ogni fiocco di neve che scendeva libero e danzante. I coreani avevano questa strana credenza secondo cui se si guardava la prima neve dell'anno con la persona che piaceva finivano per innamorarsi.
Purtroppo questo pensiero non fece altro che farmi cadere ancora più a fondo.
Perchè Zee? Perchè non puoi essere innamorato di me?
Da lontano la piccola figura di Orn ci raggiunse.
<<Ragazzi! Venite che la festa sta per finire.>> Percorse in modo frettoloso i passi che ci dividevano e alzò entrambi di peso tirando sia il mio braccio che quello di Tommy il quale decise di avviarsi per primo dopo che ci guardammo concordando con gli occhi.
Avrei voluto dire ad Orn che ero dispiaciuto per il nostro bacio, di essere andato via senza neanche rivolgerle attenzione.
Volevo scusarmi perché non riuscivo a pensare ad altro se non a me.
Avevo il terrore però che parlando la mia voce fosse prova di quanto avessi pianto e fossi stato male in quelle ore così non dissi niente fino a quando non fu lei a parlare.
<<Saint ti sei offeso? Per il bacio prima... sei sparito e non mi hai detto una parola.>>
Come immaginavo anche lei pensava a quanto era successo e fu il suo primo argomento di discussione.
Ero invidioso di lei, quando aveva qualche perplessità o problema andava dal diretto interessato senza pensare alle conseguenze, a ciò che avrebbe perso in base alle risposte dei suoi quesiti.
Semplicemente si toglieva tutti i dubbi e subito.
Orn perdonami ma non ho la testa per stare qui a spiegare come mi sento triste e solo.
Provai una incredibilmente attrazione per il tepore di quel corpo così vicino al mio.
Forse per la neve che stava scendendo sempre più fitta, forse perché avevo bisogno di sentire che qualcuno a cui piacevo mi voleva.
Avevo intuito cosa provasse Orn ma facevo finta di niente, per lei, per la nostra amicizia ma ora ringraziai di poterci fare affidamento.
Circondai il suo minuto organismo tra le mie braccia senza dare spiegazioni del mio gesto le dissi solo sottovoce <<Rimaniamo così per un po' ne ho bisogno.>>
Perdersi in qualcuno, trovare consolazione in una persona che ti desidera ma che tu non riesci a considerare era forse questo che provava Zee quando andava a letto con le ragazze? Voleva una mano a perdersi e ritrovarsi dopo una brutta, terribile ed estenuante giornata?
Lei non proferì niente, lasciò che poggiassi la testa sulla sua spalla, sparendo tra i suoi numerosi capelli all'odore di lillà.
Accarezzò ogni tanto e delicatamente la mia schiera picchiettando la mano come se avesse capito quando mi potesse essere d'aiuto.
<<Andiamo a casa?>> dissi d'improvviso stanco e quasi scocciato da quel troppo contatto.
Vagavo tra la ricerca di pace con qualcuno e l'odio che quel qualcuno non fosse la mia persona, quella che avevo sempre bramato.
Ero diviso e combattevo con me stesso.
Dovrei piangere fino a svenire dal dolore?
Dovrei far finta di niente e tornare alla mia vita di prima? Ma prima di Zee cosa c'era? Non era mai esistita una vita in cui lui non era presente.
Dovevo andare avanti? Con una nuova persona?
A quest'ultimo pensiero guardai Orn negli occhi spostando leggermente i capelli dal suo viso e prendendo la sua mano ad una risposta affermativa alla mia domanda precedente.
La accompagnai a casa e durante il tragitto non disse una parola se non quando varcò la soglia di casa chiedendomi <<Vuoi entrare? I miei non ci sono...>>
Che invito era? Volevo accogliere quella richiesta?
Aveva ragione Tommy, non ero lucido e continuai a non esserlo entrando in quella dimora.
Mi portò in camera sua, superai tutti i limiti del buon senso e della ragione salendo ad uno ad uno i gradini verso il pentimento del giorno dopo.
Neanche negli incubi avevo mai dato forma ad una prima volta così, dominata dalla rabbia, dall'amarezza con la mente stracolma di un'altra persona.
Vorrei dire che non ebbi esitazione ma quando mi lasciò la mano per spostarsi i capelli, mostrandomi la sua schiena per sbottonare il vestito che copriva appena la sua pelle candida, faticai ad avvicinarmi.
Fu lei a far aderire il mio petto a sè riempiendo il poco spazio presente tra noi.
Poggiai appena le labbra su quella spalla che mi si presentava per percepire solo una strana sensazione di fastidio.
Non era la palle che volevo accarezzare, non c'era quel sapore di muschio bianco che amavo, c'era solo lei lì.
Mi staccai velocemente provando ad eliminare Zee dalla mia mente e domandandole <<Sei sicura?>>
Si voltò quasi subito alla mia domanda per potermi guardare direttamente negli occhi.
<<Dimentica Saint, ci sono io con te.>>
Vuoi essere la mia via di fuga? Vuoi che ti ricordi così Orn? Ti va bene essere un rimpiazzo, un modo per sviare da quel chiodo fisso che si piegava sempre di più conficcandosi in me?
Sei sicura di voler alleviare i miei affanni senza avere nulla in cambio se non il mio corpo?
Fammi smarrire in te, aiutami a risalire dal mio fondo, per questa notte sii la mia speranza Orn, lascia che mi aggrappi alla tua anima perchè la mia è a brandelli.
Non aspettò che rispondessi ma si fiondò sulle mie labbra possedendole abilmente, io la seguii con ferocia non potendo fare a meno di notare la differenza con quello che c'era stato con Zee.
Quello era stato passione, seducente, succoso questo, invece, pieno di rancore, aggressivo, cupo, traboccante di tutto il mio risentimento.
Le mie braccia avvolsero subito la sua vita stretta quasi sollevandola per permettere alle nostre labbra di potersi avere ancora.
Afferrai con una mano, continuando a stringerla con l'altra, i lunghi capelli castani capelli per spingere il suo capo in alto e così facendo succhiare tutta la superficie del suo collo lasciando, al mio passaggio, chiazze grandi e violacee come le parole di Zee, arrivate sottoforma di pugni, le avevano lasciate inserite dentro di me.
Feci scendere quasi subito la cerniera del suo abito che scivolò sul pavimento freddo.
Non la guardai neanche, non mi sorpresi nello scoprire che sotto non aveva niente né tanto meno quando il suo seno nudo andò a scontrarsi con il mio petto anche lui spogliò della camicia che lei aveva gettato altrove.
Ci volle davvero poco per rimanere completamente privati di qualsiasi indumento e dirigerci verso il grande letto a baldacchino ma non altrettanto affinché io mi eccitassi.
Normalmente qualsiasi ragazzo in una situazione del genere sarebbe stato pronto all'azione ma più ci baciavamo, più l'idea di continuare non mi attirava per niente.
Sei così bella Orn, le tue guance potrebbero far invidia al rossore delle ciliege, le tue labbra sottili farebbero impazzire chiunque ma io, io non riesco a desiderarti neanche un po'. Perchè non riesci a fermare i miei pensieri?
Stoppai l'azione solo per poterla guardare, forse osservare i suoi occhi mi avrebbe aiutato e invece mi comparse lui.
Aveva la frangia scompigliati e un sorriso che faceva imapallidire il sole.
Baciai quel sorriso e solo a quella visione e all'idea di poter entrare dentro la persona giusta il mio amico si decide ad alzarsi.
Appoggiai i gomiti accanto alla sua testa per posizionarmi in mezzo alle sue gambe e con le mani accarezzai i capelli corvini.
<<Sei stupendo.>> dissi ed una sola pensante lacrima scese finendo sul suo petto.
Un petto femminile, il petto di Orn.
Sfumò tutto quando passo la sua piccola mano sulla mia guancia e mi disse <<Entra dentro di me, basta baciarsi.>>
Non me lo feci ripetere sentivo il bisogno di farlo e sprofondai in lei cercando di evitare ogni tipo di contatto visivo, tenendo gli occhi chiusi e facendo evaporare il pensiero di Zee, di lui che godeva sotto di me, dei suoi gemiti strozzati di cui volevo essere l'artefice.
Provai a baciarla più volte per fermare le sue piccole grida di piacere, mi facevano stare male perché non erano il suono che sentivo davvero.
Non toccai altre parti del suo corpo, non la accarezzai dolcemente, era difficile.
Questa era stata la cosa più schifosa che potessi farle eppure, quando con estrema fatica arrivai all'orgasmo, lei non smise di starmi vicino, non smise di accarezzare i miei capelli quando mi spostai da lei per appoggiarmi di lato ed osservare tutta la stanza tranne la sua figura.
Questo era il sesso? Questo accadeva quando non eri pronto, quando cercavi riparo in qualcuno per dimenticare ma ti ritrovavi i tuoi problemi davanti più presenti di prima?
Più fuggivo dalle mie emozioni più diventavo marcio.
Lei si addormentò abbastanza in fretta io, invece, rimasi lì nella stessa posizione forse per ore, fino a quando non mi alzai per inserirmi nei vestiti in fretta.
Uscii senza guardarmi indietro, senza pensare ad Orn, a come potesse stare e se anche per lei fosse la prima volta perché non mi interessava.
Non mi importava di niente, quello che era successo doveva servire a liberarmi eppure mi aveva imprigionato di più.
Guardai sul mio cellulare solo per rendermi conto dell'ora, erano le 4.36 del 23 dicembre e il sole colorava di leggere sfumature arancioni e rosa il cielo mattutino.
Avevo ben dieci chiamate perse da mia madre dato che non avevo minimamente pensato di avvisarla della mia notte fuori e di cui non mi sarei curato lo stesso.
Camminai a vuoto, con le scarpe slanciate, i piedi ormai gelati per la neve che era scesa per tutta la notte, la cravatta disordinata e la camicia fuori dai pantaloni.
Mi sentivo senza forze e arrancando appena mi ritrovai a quel cancello, in quella villa da quel ragazzo.
Era lì, seduto sul primo gradino che dava alla porta con la mia sciarpa al collo e il volto racchiuso in entrambe le mani.
Senso di colpa, rimorso, pentimento sopraggiunsero appena poggiai i miei occhi su di lui che era sempre stato forte ma che ora sembrava raggomitolato su se stesso così fragile e debole.
Provavo un dolore fisico che partiva dall'interno e mi atterriva.
Alla fine non eravamo niente e allora perchè? Perchè mi sentivo così miserabile per quello che avevo fatto come se non fosse Orn l'unica vittima?
Portai la mano chiusa a pugno verso la mia bocca per non urlare, per non esternare tutta la pena che stavo provando mentre in maniera inevitabile lacrime piu fredde della temperatura esterna uscivano dai miei occhi stanchi e iniettati di sangue.
Arrivai a stento più vicino a lui, pochi metri ci separarono e solo allora mi decisi a chiamarlo.
<<Z-zee...>> non riuscii a mascherare il tremolio della mia voce e lui si alzò interamente di scatto.
Mi avvinghiai al suo corpo in meno di pochi secondi scavando con la fronte nella spalla giusta.
<<Saint...>> fu l'unica cosa che disse prima di cingere la mia vita e lasciare che mi sfogassi senza neanche sapere la ragione.
Mi dispiace Zee, mi dispiace da morire, mi sento così responsabile verso di te.
Se solo ti avessi aspettato un altro po' forse... forse le cose tra noi sarebbero cambiate con il tempo e invece ti ho tradito.
Se solo ti avessi aspettato ancora Zee...
Se non fossi stato così ossessionato dall'idea di essere ricambiato...
È così che ti sentivi? Per questo cambiavi constantemente persona? Ti sentivi solo?
Perché non sei venuto da me quando provavi tutto questo?
Sono un fallimento per non essere stato il tuo paracadute quando tu non hai fatto altro che salvarmi tutti i giorni.
Zee's pov.
Andare lontano da lui fu la cosa più facile di tutta la serata perché quello che avvenne dopo fu più devastante.
Entrai in palestra solo per passare dall'uscita principale dov'era la macchina, non avvisai quella ragazza che mi aveva accompagnato e semplicemente tornai a casa.
In realtà non varcai neanche la soglia ma rimasi lì, a pezzi, sull'uscio della mia dimora pieno di pensieri.
Hai fatto la cosa giusta, tornerete come prima, starete insieme come prima non preoccuparti.
Era così complicato reprimere quei sentimenti dopo che li avevo fatti uscire, una sola notte non mi era bastata, non bastava per dar sfogo alla mia passione per lui e pensai che non sarebbe andata bene neanche una vita intera per tutto ciò che riusciva a scaturire Saint in me.
Mi sedetti portando una mano sul mio petto congelato da quando ero distante da lui.
A stento riuscii a vedere la neve che cadeva lenta e avvolgeva qualsiasi cosa presente nel paesaggio per quanto furono bagnati i miei occhi.
Avrei voluto leggere il suo messaggio, ma non ero sicuro di riuscire a sopportare il significato di quella parole in coreano ora come ora.
Mi strinsi nella sua sciarpa portandola al collo come se quelle potessero essere le sue mani, come se quel calore che emanava la lana fosse il suo.
Ingordo e avido è l'essere umano, appena trova la felicità e ne assaggia un pezzo continua a bramarla sempre di più ed era così per me con Saint.
Ora che avevo mangiato le sue labbra volevo che mi fosse dato altro.
La notte gradualmente venne sostituita dal tepore dell'alba ma sembrava proprio che le tenebre non volessero lasciare il posto al giorno, che quel dolore non si decidesse a lasciare le cavità più recondite del mio essere.
Ero affranto e non mi mossi di un centimetro fino a quando non sentii la sua voce.
Non potevo credere che fosse lì ma mi bastò un solo sguardo per capire in quali condizioni fosse.
Il tempo sembrò fermarsi quando mi circondò il collo e l'improvviso profumo di miele invase le mie narici.
Purtroppo, però, non sentii solo quello era predominante l'odore del sesso su ogni parte del suo organismo.
Lo senti il mio? L'odore del dolore?
Per quanto potesse irrompermi dentro una gelosia estrema ero stato io a volere questo non potevo far altro che consolarlo anche senza effettivamente sapere cosa fosse successo.
Potevo solo esserci.
Posso esserci Saint e continuerò a farlo ma non posso esistere, non può esistere qualcosa di diverso da questo per noi.
Se anche solo una volta avete combattuto con voi stessi come sta facendo Zee e questo capitolo vi è arrivato allora 9000 parole e una settimana per aggiustarlo sono servite.
Aspetto tanti commenti!
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