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Capitolo 24.

Saint's pov.
Accompagnai Orn a casa, ormai era sera inoltrata, ma prima di entrare mi disse <<Dammi il cellulare.>>
<<Perché? >> le risposi facendomi indietro e fingendo di avere paura sgranai gli occhi.
<<Su, non fare lo sciocco!>>
E iniziò a tastare le tasche dei miei pantaloni, solo che l'avevo in quella quel retro.
<<Okay, okay furia, eccolo.>> glielo porsi e lei si staccò.
<<Metti la password muoviti, avevi ceduto troppo presto dovevo immaginarlo.>> e assottigliò gli occhi portandosi il mio cellulare quasi vicino alle labbra per poi restituirlo.
<<No, fino a quando non mi dici che devi combinare.>>
Sbuffò cosi forte da muovere la frangia e guardò al cielo prima si esclamare <<Voglio postare quella foto, tu te la svigni di certo.>>
Non mi sarei mai sognato di metterla avevo paura per la reazione di Zee ma la prospettiva di rimanere altro tempo sull'uscio di quella porta al freddo non era per nulla allettante così acconsentii e lo pubblicai io stesso davanti a lei.
<<Sai essere mansueto come un cagnolino quando vuoi.>> mi scompiglio i capelli dicendo questa frase e mi diede la buonanotte.
Domani avrei spiegato tutto a lui, era scontato che stesse sui social e che notasse la mia strana attività rispetto al solito.
Per un momento mi era balenata l'idea di cancellare tutto ma Orn lo avrebbe scoperto e poi chi la sentiva?
Zee non mi farà problemi, lo so, magari prima si arrabbierà ma poi me la darà buona, lo conosco e lui conosce me, non avrei mai tradito la sua fiducia per nessuno al mondo.
Chiusi dietro di me la porta della mia stanza una volta arrivato con una strana sensazione.
Mi sentivo il cuore davvero pesante e ci posai una mano sopra.

Non succederà niente, vero? Zee mi perdonerà, deve farlo.

Andai a dormire con un inquietudine in corpo che mi svegliava appena socchiudevo gli occhi per più di un minuto.
Non mi lasciò cadere nel sonno e vidi spuntare il sole impaziente.
Prima la mattina sarebbe arrivata prima avrei risolto la situazione.
Non lo incontrai percorrendo la strada che portava all'istituto e mi arresi all'idea di parlargli una volta finite le lezioni ma la cosa più strana di tutte era non averlo sentito dalla sera precedente.
Perché non mi aveva inviato neanche un messaggio? I miei sospiri iniziarono a farsi sempre più affannosi e pesanti ma non a causa della solita salita da affrontare  per arrivare ai cancelli.
<<Allora andiamo Saint?>>
Mentre suonava la campanella e riponevo tutte le mie penne in ordine Orn corse da me intimandomi ad andare... andare dove?
<<Come?>> ero distratto dalla volontà di fare in fretta e mentre uscivo dal banco superando gli altri intorno a me presi il cellulare.
<<Saint ma dove vai? Dopo che mi hai praticamente costretto...>> sentii dire a Park.
Arrivato sulla porta dell'aula mi voltai con espressione interrogativa.
Avevamo organizzato un'uscita e non ne ero a conoscenza?
Continuai a non dire nulla e fu Tommy a rammentarmi il nostro impegno.
<<Saint dobbiamo decorare la palestra, oggi è giovedì!>>
La mano che teneva il cellulare mezza sospesa mi ricadde lungo il corpo e schiusi leggermente la bocca sbalordito.
Non ci voleva proprio ma soprattutto come avevo fatto a dimenticarlo?
Ci avrei messo ore intere e sicuramente non mi sarei liberato prima di sera.
<<Ehm, già, scusate.>> riposi di fretta l'affare in tasca per avvicinarmi a loro.
<<Dove fuggivi così? Avevi un appuntamento con una ragazza...>> affermò Jimmy dandomi una leggera gomitata e guardai Orn d'istinto.
Nessuno sapeva che io e lei saremmo andati al ballo insieme e quella frase poteva solo causare disguidi e fraintendimenti inutili con lei.
Percepivo la speranza nei suoi occhi di una risposta negativa da parte mia.
<<La ragazza è mia madre...>> dissi ridendo e facendo sorridere tutti compresa lei e inventando la prima scusa plausibile.
Mentre ci incamminavamo alla nostra destinazione abbassai più volte lo sguardo cacciando il cellulare per poterlo guardare:
Nessun messaggio da parte sua.
Con il cuore letteralmente buttato nel cestino della spazzatura lasciai perdere posizionando lo zaino sugli spalti, la scuola era vuota e tutte le attività sportive erano state interrotte per poter permettere a noi di abbellire quel posto.
Orn e gli altri erano estremamente di buon umore, così tanto che decisero anche di mettere della buona musica natalizia.
Vedevo Tommy avvolto nella sua dimensione con Jimmy, erano davvero meravigliosi, se solo quest'ultimo si fosse accorto dello sguardo di Tommy, di tutte le sue premure e attenzioni. Nonostante questo, stavano bene, uniti, inseparabili molto più di me e Zee che continuavamo a non capirci, a non sentirci a vicenda.
Un crescente senso di gelosia iniziò a percorrere il mio stomaco.

Tommy è tuo amico, smettila, dovresti essere felice per lui.

<<Aaaah>>

Mi liberai di questi pensieri quando vidi, ancora prima che arrivassero le sue grida alle mie orecchie, Orn cadere dalla scala sulla quale era salita per appendere uno dei tanti fili di abete finto che eravamo riusciti a procurarci.
La musica, il divertimento, le risate si erano fermati.
Gli altri si voltarono troppo tardi per riuscire a raggiungerla mentre io già ero corso nella sua direzione.
La presi tra le braccia giusto in tempo, il suo corpo caldo aderì al mio nel momento esatto in cui la struttura metallallica creava un gran fracasso nell'ambiente schiantandosi a terra.
<<Stai bene?!>> le chiesi subito con la preoccupazione nella voce.
Lei trinse le braccia intorno la mio collo e tra esso e la spalla ci infilò la testa grandicella che si ritrovava, la sentivo tremare.
<<S-si, ho solo a-avuto p-paura.>>
Passai una mano tra i suoi capelli per cercare di tranquillizzarla.
<<Va tutto bene, che ne dici se la smetti con queste decorazioni mh? E poi le stavi appendendo tutte storte vero ragazzi?>> feci ridendo richiamando l'attenzione di tutti e incrociando subito lo sguardo di Tommy che capì la situazione cercando insieme a me di smorzare la tensione che aveva portato quel disastro sfiorato.
<<Si Orn anche Park li stava mettendo meglio di te...e ho detto tutto!>>
Park che aveva l'intuizione di un pesce rosso rispose <<Ma non è vero!>> e prima che potesse continuare Jimmy gli tappò la bocca con una palla di natale.
<<Dovresti davvero guardarli Orn!>> le dissi all'orecchio mentre continuavo a passare le mani tra i suoi capelli, odorava d'avena.
Quando alzò appena la testa notai qualche lacrima che venne scacciata subito via dalla visione di Tommy e Jimmy che avevano appena reso Park un bellissimo addobbo.
<<Abbiamo il nostro albero visto Orn?>> disse Tommy.
Lei si mosse appena facendomi capire che potevo lasciarla andare.
Si avvicinò a loro continuando a riempire Park di vari oggettini e mi resi conto che il malessere che avevo provato nel vedere Orn così spaventata non mi aveva concesso spazio per pensare a Zee.
La mia mente si era liberata per pochi istanti e fui grato di avere la sua presenza sbadata della mia vita.
<<Che ne dici se vado a prendere quelle carte che dobbiamo finire di leggere? Cosi ci lavoriamo mentre gli altri vanno avanti.>> le domandai.
Scosse il capo acconsentendo e mentre stavo andando via mi fece abbassare alla sua altezza tirando la mia mano con entrambe le sue, erano davvero piccole.
<<Non faccio altro che ringraziarti ultimamente!>> mi sussurrò all'orecchio ma il suono della sua risata fu più forte delle parole.
<<Non serve tartaruga.>> le rivolsi appena un sorriso uscendo dalla palestra.
Mi sentivo leggermente meglio rispetto a come era andata la mattinata, a tutta l'ansia agonizzante che avevo provato per Zee.
Camminai velocemente e portando una mano sulla maniglia, prima di abbassarla, sentii dei gemiti provenire dalla stanza.
Le porte avevano tutte un piccolo vetro attraverso il quale poter vedere dentro ma io volevo che non ci fosse.
Non poteva essere, non ci volevo credere.
Guardai appena, solo per esserne sicuro.
Era lui con l'ennesima ragazza.
La musica che si sentiva in lontananza mi arrivò distorta, come se gli strumenti che la producessero fossero scordati, rotti.
Mi sentii sprofondare e mi accasciai lungo il muro facendo strusciare la mia schiena contro la ruvida superficie che mi stava graffiando la pelle ma niente in confronto a come stavo dentro.
La sensazione di tranquillità che ero riuscito a ritrovare poco prima era stata appena azzannata dalla realtà dei fatti.
La tensione che avevo provato era stata solo immotivata, non la smettevo di farmi del male e la causa del mio dolore ero soltanto io.
Zee non riteneva importante quanto me quella promessa, non gli era passato neanche per la mente, ero io a non interessargli, né quello che facevo, con chi uscivo e dove lo portavo.
Ero io la cosa più futile e irrilevante della sua vita tanto da non scrivermi, non cercarmi e farsi una ragazza davanti a me.
La notte appena trascorsa in bianco, il terrore di farlo arrabbiare, la volontà di chiedergli scusa fino a quando non mi avrebbe perdonato era stato tutto frutto della mia illusione di valere qualcosa per lui.
Più cercavo di respirare più non ci riuscivo.
Come quando ti buttavano di peso in mare e tu non eri pronto, non avevi preso fiato.
Sarebbe stato più semplice toccare il fondo e morire io invece affogavo in un abisso di dolore privo della fine, infinitamente profondo.
Era lento e doloroso, senza pace, senza la possibilità di poggiarsi disteso sul gelido fondo e concedersi alla morte.
Solo la morte della mia anima avrebbe potuto portare alla serenità ma per me non esisteva.
Fu la voce di Tommy a farmi riemergere dal mio strazio, dalle ginocchia tra le quali avevo poggiato il mio viso ora gocciolante di sudore.
<<Saint? SAINT!? Stai male? Che hai? >>
<<Non urlare Tommy.>> furono le prime cose che gli dissi indicando la porta con una mano e cercando di asciugare quelle lacrime che non avevano smesso di scendere prima di rivolgergli il mio sguardo.
La testa mi girava così tanto che rimasi fermo per un po' in quella posizione, le forze mi vennero meno.
Lui osservò dentro per poi tornare su di me abbassandosi.
<<Saint ti giuro che entro la dentro e spacco tutto, aspettami qui.>>
Lo fermai giusto in tempo stringendo il suo polso, aggrappandomi a qualsiasi cosa pur di risalire.
Mi alzai piano e poi gli risposi.
<<Vado io, torna dagli altri e dì semplicemente che sono in bagno.>>
<<Ma...>>
<<Va Tommy, me la cavo da solo.>>
Non era vero, non riuscivo neanche a rivolgere un pensiero a quello che stava succedendo senza provare conati di vomito.
Mentre lui tornava da dove era venuto, non senza avermi prima mostrato un un'ultima volta il suo volto straziato, io mi precipitai in quella aula non curante della ragazza mezza nuda e andando solo incontro a lui.
Ben presto la tristezza che avevo provato, prima di accedere lì, si trasformò in rabbia ma ancora di più in delusione quando lui mi diede prova di aver assunto droga.
Tutte le parole che diceva, le sue dichiarazioni di gelosia in quel momento mi uscirono dal canale uditivo così come c'erano entrate.
Ancora una volta dimostrava che non mi voleva bene come professava e le sue azioni parlavano.
Aveva preferito farmi del male, rompere una promessa ancor prima di parlare con me solo per il gusto di attuare questa vendetta, solo per poter dire a se stesso che ora eravamo pari.
Mi fece schifo.
Lui, i miei sentimenti, me stesso per desiderare accanto una persona tanto egoista.
Nonostante fossi fuori di me per le azioni di Zee i miei occhi si rifiutarono di rimanere asciutti, si rifiutarono di simulare qualcosa che non sentivo e non avrei mai sentito: disinteresse.
Non risposi davvero alle sue domande e affermazioni e non lo aiutai come la prima volta, semplicemente lo lasciai da solo, come lui aveva lasciato quando per ripicca aveva assunto stupefacenti.

Vaffanculo Zee, vaffanculo. Credevo fossimo qualcosa di speciale, che niente ci avrebbe distrutto e invece ne uscivamo a pezzi, a brandelli, demoliti.

Corsi via sbattendo la porta e non girandomi neanche una volta, alla fine non presi nessun foglio ma mi diressi in palestra agguantando violentemente il mio zaino e correndo via.
Sentii in lontananza le voci dei miei amici chiamarmi ma non quella di Orn che invece volava direttamente venire da me.
<<Lascialo solo.>> le disse Tommy fermandola giusto in tempo e lo ringraziai dal profondo di quello che ora non potevo più definire cuore.

Zee's pov.
Come aveva detto Bright non riuscii neanche a muovermi e per questo non andai al solito locale dove ci divertivamo anni prima.
Abbi difficoltà a tornare a casa dato che Saint quella volta aveva deciso di non aiutarmi.
Gli davo torto? Sì.
Da quel poco che avevo capito e che ricordavo della conversazione avvenuta poco prima era stata lei a portalo in quel luogo ma lui avrebbe dovuto rifiutare.
Impedivo a me stesso con tutte le forze di pentirmi delle mie azioni, delle mie parole e dei miei pensieri, lui se lo meritava non poteva farmi sentire in colpa.
Odiavo sentirmi così, sentire che avevo sbagliato ma non riuscire neanche ad ammetterlo.
Per la mia impulsività ora ci trovavamo in una brutta situazione a poco meno di due settimane dal ballo ma adesso non avevo la testa per pensarci.
Mi buttai sul letto nuovo della mia stanza prendendo tra le mani il nuovo cellulare poggiato sul comodino.
<<Che schifo questo schermo monocolore.>>
Fu l'unica cosa che dissi, tanto l'indomani avrei passato le foto che avevo sul pc con Saint nel nuovo congegno così sarebbe ritornato gradevole accendere il cellulare.
Avevo anche diversi scatti di lui che dormiva da impostare come sfondo line che cambiavano ogni arco di tempo prestabilito come nel vecchio.
Lui era ovunque sia dentro che fuori di me.
Mi addormentai con il cervello in fiamme con la speranza del domani.
La mattina seguente non erano solo le tempie a farmi male ma anche gli occhi stessi, iniettati di sangue.
Adesso capivo perché Bright conosceva a memoria tutti gli effetti di quella robaccia, non era come le altre.
Proprio perché funzionava ad intermittenza riuscivi a ricordare abbastanza da mettere insieme tutti i pezzi e non perdere i ricordi delle stupidaggini fatti la sera prima.
Quasi avevo in mente tutte le parole che avevo detto e ricevuto da Saint.
Questo non era per nulla positivo.
Mi feci una doccia e finalmente cambiai la mia divisa, pronto per affrontare la giornata.
Se credevo che Saint sarebbe venuto da me per parlare? Sì, con tutto il cuore.
Quando non lo fece capii che era veramente arrabbiato, i nostri occhi non si incrociarono neanche una volta all'intervallo, non venne a cercarmi a pranzo né mi scrisse qualcosa.
La situazione sembrava più seria del previsto, non era il solito litigio questo lo avevo intuito ma noi eravamo sempre gli stessi, no? Allora perché non facevamo pace subito?
Il giorno seguente fu uguale, da parte sua non ci fu neanche una singola attenzione e mi impuntai così tanto che mi comportai di riflesso, se poteva evitarmi lui ci sarei riuscito anche io.
Il sole e la luna si alternavano in una danza chiamata giornata.
Quasi non mangiavo più, non era la stessa cosa farlo da solo a casa.
Quando prendevo le posate mi ricordavo che vicino a una qualsiasi di quelle c'era stata la bocca di Saint.
Mi sedevo al solito posto, guardavo davanti a me e vedevo il ragazzo amante di tutti i generi di pietanze e dolci riempirsi le guance come due cocomeri.
Mi passava decisamente la voglia di ingerire qualsiasi cosa quando mi rendevo conto che era solo la mia mente a generare quella visione.
Il lunedì successivo, troppo in collera per aver visto solo foto di lui ed Orn durante tutto il weekend, lo seguii durante la pausa pranzo.
<<Saint cazzo! Non pensi che sia durata fin troppo?>>
Come se avesse già visto che ero dietro di lui, e quindi per niente sorpreso della mia presenza, rispose in modo glaciale senza fermarsi e evitando le persone che andavano nella direzione opposta alla sua.
<<Almeno ricordi quello che è successo?>>
<<Non molto.>> mentii per dare a me stesso una scusante dato che avevo fatto il primo passo e mi sentivo calpestato nell'orgoglio.
<<Che ti ho mandato a fanculo lo ricordi? E che hai infranto una promessa per ripicca solo perché non sei venuto a chiedermi quello che volevi prima? Ce l'hai presente Zee?>>
<<La seconda non è esattamente così.>> risposi prendendo il suo braccio e cercando di farlo voltare ma oppose resistenza.
<<Lasciami Zee. Se non è così com'è?>>
<<Io..>> provai a dire qualcosa ma mi interruppe prima di poter portare a termine qualsiasi pensiero decente nella mia mente.
<<Non ti voglio sentire.>> e si liberò andando via.

Cazzo.
Saint non si era mai comportato così con me, non eravamo mai stati tanto separati e mi aveva sempre perdonato le piccole marachelle che combinavo.
Ma ora...sentivo che era diverso.
Guardai la mano che poco prima l'aveva tenuto.
Mi stava scivolando via e non riuscivo ad impedirlo.
Ero bloccato dal mio principio, dai miei pensieri e non riuscivo a muovermi più di così.

Saint's pov.
Evitai Zee come la peste.
Dove c'era lui io scappavo via.
<<Come stai Saint?>>
<<Bene, perché me lo chiedi Tom?>> gli domandai curioso cercando di non pensare a quanto mi avesse visto debole quel giovedì appena passato.
<<Avanti Saint!>> mi spinse nella prima aula libera poiché stavamo andando in palestra per continuare con le decorazioni mentre tutti gli altri erano già lì.
<<Tommy che vuoi sentirti dire? Che ho pianto a casa fino allo sfinimento? che non riesco neanche a guardarlo per quello che mi ha fatto? Che risolverei parlandotene?>>
<<Io non posso trovare la chiave ai vostri problemi è vero, non spariscono se ti sfoghi ma puoi sentirti meglio.>>
<<E deprimerti ancora di più? Come se non avessi i tuoi affari.>> sconfortato mi appoggiai ad un banco lì vicino.
<<Gli amici servono a questo, adesso che hai intenzione di fare?>>
<<Niente.>> dissi provando ad essere almeno convinto delle mie parole.
Speravo in realtà che venisse da me, che mi chiedesse almeno scusa, anche se non ero sicuro di poter lasciare andare quanto aveva fatto.
<<E se ti cerca cosa fai?>>
<<Niente.>>

Menti. Se ti cerca sai già che cadrai appena incrocerai il suo sguardo.

<<Se non lo fa invece?>> mi chiese alzando un sopracciglio e avvicinandosi, non mi stava credendo per nulla.
<<Niente.>>

Bugiardo, sai solo dire menzogne Saint, lo sai anche tu che troveresti il modo di tornare da lui, lui è il tuo Zee.

<<Ti manca eh?>>
Al suo ennesimo quesito guardai fuori dalla finestra non prestando più attenzione.

Da morire, correrei tra le sue braccia ora.
Mi lascerei accarezzare la testa come solo lui sa fare.
Prenderei la sua mano, troppo grande rispetto alla mia, e incrocerei le nostre dita solo per poter sentire il suo calore ancora una volta sola.

<<Sta bene dov'è ora.>> risposi mentre dentro di me all'idea di poter anche solo sentire la sua voce si incendiavano tutti i buoni propositi di mantenere questa linea di pensiero.

Mi spinse via dal banco trascinandomi fuori.
<<Meglio se andiamo, raccontala a chi non ti conosce, pagliaccio.>>
Sorrisi alle sue parole.
<<Al massimo posso essere Babbo Natale, non è carnevale!>> si fermò di colpo portandosi due mani ai capelli.
<<SAINT! Ma che razza di battute fai? Mio dio...>> passò dai capelli alla bocca, coprendola con le sue dita sconvolto dallo squallore a cui avevo dato vita.
<<Scusa scusa andiamo su>> feci non smettendo di ridere.
Orn era la seconda persona per cui ero grato, la prima era Tommy e Zee ora era senza categoria.
Quel sabato pomeriggio lo passammo così, tra prese in giro, insulti vari, battute e almeno tre palline di natale rotte da Park.
<<Che ne dite se usciamo stasera?>> chiese Jimmy.
<< È un'ottima idea io ci sto! >> rispose subito Orn
<<Se si tratta di divertimento contatemi sempre! >> disse invece Park.
<<Non ho nulla di meglio da fare siete fortunati.>> Tommy sentenziò.
Ma mancava la mia risposta.
Non ero dell'umore per poter fare baldoria anche se non volevo privarmene.
Mi guardarono tutti mentre riponevo in un angolo le scatole vuote.
<<Non mi dire che non vuoi venire!>> mi apostrofò Tommy.
Non risposi facendo una faccia estremamente seria.
<<Credevo che il silenzio valesse come assenso.>> dissi alla fine regalandogli un sorriso grandissimo e portando le mie mani sotto le sue braccia, dove soffriva il solletico.
Tutti furono felici e alla fine anche io della mia scelta.
Passammo una serata divertente scoprendo ancora di più gli interessi dell'altro o meglio era Orn ad essere il centro dell'attenzione.
Lei era di fronte a me e nonostante tutto, anche senza il mio volere, mi si proiettava davanti qualcun altro.
Pensavo a come avrebbe mosso lui le posate, come si sarebbe sporcato la maglietta con la salsa, come mi avrebbe passato il pezzo di carne che preferivo di più.

Non ti manca Zee? Mangiare con me, come facevamo prima? A me così tanto.

Quando tornai a casa mi lasciai avvolgere dalla tristezza quasi da voler  piangere ma fui abbastanza forte da  non caderci ancora ma da passare quasi tutta la nottata sul suo profilo Instagram.
Quando avrebbe visto le storie cosa sarebbe passato per la sua mente?
Il lunedì arrivò in fretta e anche quando mi si avvicinò feci finta di niente, non lo guardai negli occhi o mi avrebbe tratto in inganno e lo allontanai.
Per quanto lo volessi accato, per quanto non fossi davvero io senza di lui mi faceva ancora troppo male.
Raggiunsi Orn di corsa liberandomi dalla presa che aveva sul mio corpo ma non dalla rete in cui aveva chiuso il mio cuore molto tempo fa.
<<Dicono che dobbiamo vendere duemila di queste se vogliamo avere abbastanza soldi.>> feci prendendo tra le mani un pacchetto di gomme alla menta.
<<Non ce la faremo mai!>> mi disse lei mentre era piegata su uno scatolone cercando di spingerlo oltre la stanza in cui erano stati riposti.
<<Eri tu quella positiva tra noi, ti prego non cedere o sarà finita davvero.>> esclamai ridendo e prendendo io lo scatolo.
<<Quanti ne abbiamo noi?>> chiesi a lei continuando a trasportare il cartone troppo pieno. Tutti i rappresenti delle varie classi avrebbero dovuto dare una mano e contribuire alla vendita.
Su ogni cofanetto ottenevamo una percentuale dall'azienda.
<<Solo questa e aggiungerei per fortuna! Dobbiamo fare il porta a porta lo sai?>> disse retoricamente prendendone uno e guardandolo come se si potesse vendere da solo.
<<Il primo è fuori!>> le consegnai i soldi cercando di essere positivo e di trasmettere quella allegria di cui al momento non ero portatore.
<<Guarda come sono contenta.>> mi disse con una faccia impassibile.
Dopo le lezioni, anche se era pomeriggio inoltrato, decidemmo di mettere tutti i pacchetti nei nostri zaini e di trasportarli così.
<<Almeno abbiamo un incentivo per vederle visto che pesano.>> mi disse lei camminando a fatica.
Riuscimmo a trovare qualcuno al parco, delle persone anziane, adolescenti sullo skateboard che preso qualche manciata di gomme e la piccola cartella di Orn finì con l'essere vuota.
<<Saint se anche domani facciamo così le finiremo subito!>> non volevo spegnere il suo entusiasmo quindi mi limitai ad annuire ma in realtà non ne avevamo vendute neanche una trentina sulle cento che ci erano state assegnate.
Sentivo la stanchezza invadermi il corpo ed arrivarmi proprio dietro la testa che aveva bisogno solo di poggiarsi su un morbidissimo cuscino.
<<Questa cosa ci sta portando via un sacco di tempo! Devo ancora comprare il vestito...>> fece più rivolta a se stessa che a me.
<<Quando hai deciso fammi sapere il colore.>> dissi distratto.
<<... E cosa te ne fai?>>
<<Non dovrei portarti dei fiori che si abbinino bene? Immagina se dovessi scegliere un vestito cipria e io un bouquet multicolore....>> risposi sorridendo all'idea di presentarmi in abito nero, lei vestita di rosa e con i fiori sbagliati.
Lei non rispose per un po' allora la chiamai.
<<Orn? Mi hai sentito?>>
<<Non credevo avessi pensato di farlo...cioè...>>.
<<È il nostro primo ballo, sarà indimenticabile.>> e mi voltai appena verso di lei per poter vedere il suo volto  abbassato e coperto dalla frangia che quasi tentava di allungare con le dita.
<<Te lo farò sapere.>>
<<Mh>> e le portai una mano dietro la testa <<Non essere agitata andrà tutto bene, sei stata fantastica ad organizzare tutto.>> continuai credendo fosse questa la causa del suo imbarazzo.
La accompagnai per poi tornare in fretta a casa, ero distrutto.
A pochi passi dall'idea del mio letto caldo che mi aspettava mi divideva la presenza di Zee sull'uscio della porta.
Potevo sicuramente dire che la sua vista mi fece rabbrividire perché volevo tanto vederlo ma non mi aspettavo che sarebbe rimasto lì per ore pur di incontrarmi ancora.
Non aveva niente addosso se non un giubbino troppo leggero per la stagione invernale e proprio per il clima univa le mani portandole alla bocca e soffiandoci il suo fiato caldo sopra.
Mi avvicinai subito e senza pensarci neanche gli domandai <<Da quanto sei qui?Starai morendo di freddo!>> quasi presi una delle sue mani tra le mie ma la tirai indietro giusto in tempo.
La delusione appena visibile solcò i suoi occhi che per poco tempo avevano avuto modo di immergersi nei miei, poi li distolsi.
<<S-sono qui p-per le gomme. Le v-voglio tutt-te.>> balbettava, non sapevo dire se per il freddo o per altro.
<<Beh potevi andare in un bar o prenderle da altri rappresentanti, anche i tuoi le staranno vedendo.>>
<<V-voglio le tue.>>
Alle sue parole alzai la testa di scatto e questa volta rimasi a guardarlo come non accadeva da troppo tempo.
<<Non lo puoi considerare il mio regalo di Natale per te? Mh?>> mi chiese speranzoso avvicinandosi di più.
<<Credi che i soldi bastino per risolvere questo problema? Non ti sei scusato neanche una volta, so che non ritieni di aver sbagliato.>>
<<Saint io ero... troppo... stupido e incazzato...>> distolse lui lo sguardo ora poggiandolo sull'erba del giardino, sulla casa, ovunque tranne che su di me.

Guardami e dimmi che ti dispiace.
Lo sai, lo sai che basta tanto così per farmi cadere in te.

Stava stringendo i pugni mentre parlava, le labbra sembravano muoversi appena e il vento troppo gelato scompigliava i suoi capelli normalmente non in ordine.

<<Mi manchi.>> si fece uscire tutto di un fiato. Sentii un solo battito del mio cuore accellerarsi e poi più niente, mi aveva letteralmente e praticamente colpito.

<<Anche tu.>> risposi d'istinto.
Gli occhi si fecero lucidi senza il mio permesso e mi avvicinai sempre di più a lui.
Ripresi a parlare. <<ma come faccio a sapere che non lo farai di nuovo? Come faccio ora a credere di avere importanza per te?>>
Rimase abbastanza spiazzato dalla mia risposta e potevo vederlo, quanto volesse che tornassimo a prima, che cancellassimo tutto.
<<Non puoi avere certezze, ti devi fidare di me.>>
<<Dammi un po' di tempo Zee.>>
Lui arretrò di qualche passo passandosi una mano sotto il naso estremamente arrossato.
Vedendo il suo gesto tolsi all'istante la mia sciarpa rossa per portarla intorno al suo collo.
I suoi occhi erano appena velati e speravo solo non gli venisse la febbre.
Rimasi con le mani sul tessuto per qualche istante prima di spostarmi.
<<Meglio che vai ora.>>
<<Le gomme>> fece perdendosi per qualche istante nel calore della lana.
Presi lo zaino e gli passai un solo pacchetto.
<<Ho solo questo signore.>>
Sbuffò e potei giurare che dall'altra parte del mondo si fosse appena creato un uragano.
<<Me la farò andare bene, per il momento.>>
Sorridemmo entrambi appena le nostre mani si sfiorarono per il passaggio di oggetti.
Andai verso casa e con le spalle voltate gli dissi <<Avvisami quando sei arrivato, è tardi.>>
Anche se non lo vedevo potei sentire il suo sorriso bruciarmi la schiena.
Non mi rispose ma udii i suoi pesanti passi portarlo via da lì.

Non posso farci proprio niente quando si tratta di te Zee.

Il giorno dopo eravamo tutti in palestra, non bastava più vedersi solo il giovedì nonostante anche altri volontari si offrivano a giorni alterni di sostituirci.
<<Ho saputo che verrà più di metà scuola al ballo come faremo? La palestra sembra un buco.>> disse Jimmy mentre con Park finiva di montare, o almeno ci provava, il piccolo palco che dei ragazzi avevano preparato nel weekend.
<<Infatti dobbiamo allestire anche fuori, verso il campo da calcio.>> rispose subito Orn intenta a sciogliere i nodi delle numerose lucine gialle che avevamo comprato.
<<Menomale che le abbiamo prese, non ci sarà un albero ma almeno le potremo usare per l'esterno.>> dissi.
<<Come non ci sarà?>> eclamò Tommy deluso.
<<Non guardami così, ci resto male! Non abbiamo abbastanza soldi.>>
<<Già quelli della vendita gomme andranno al cibo e l'intrattenimento.>> concluse Orn.
Nel frattempo Park aveva azionato la console per la musica gentilmente prestata da uno dei rappresentati di istituto e provò a mettere delle canzoni.
<<Visto che è collegata al computer posso avviare le mie playlist di Spotify, è davvero grandiosa!>>
Tutti si avvicinarono per guardarla meglio mentre Tommy venne da me.
<<Allora? Hai risolto con Zee? Ti vedo sempre...>>
Mi suonò il cellulare ed era di sicuro lui.
Da quando gli avevo detto di avvisarmi per messaggio non si era limitato a quello e neanche io.
Anche se con emoji, anche se non discutevamo di niente in particolare sentire la sua presenza mi faceva stare bene e ad ogni vibrazione del mio cellulare mi ci fiondavo per controllare se fosse lui.
<<Ecco come non detto!>> continuò.
<<Non abbiamo risolto.>>
<<Sembra il contrario.>> e mi alzò la testa con forza per farmi guardare davanti.
Le sue mani cominciavano a stare troppo strette sulle mie guance che si allargarono in un profondo sorriso.
<<Che ci fai qui?>> gli gridai come se ci fossimo solo noi due.
<<Ho sentito la musica.>> era davvero una pessima scusa, mi...mi stava aspettando?
<<Zee perché non ci dai una mano mh?>> fece Tommy mentre si allontanava e portava via gli altri.
Chiese ad Orn di andare nell'aula più lontana, quella di musica, per prendere dello scotch che a sua detta era lì, mentre per Jimmy e Park fu molto più semplice perché li trascinò via senza molte spiegazioni.
Park fece resistenza ma poi decise di arrendersi.
Il mio amico più stretto si girò appena per farmi l'occhiolino e capii le sue intenzioni.
<<Gira voce che ci sarà una parte della serata dedicata anche ai lenti...>> mi disse Zee passando le mani sulla console vicino cui eravamo.
<<Sì probabilmente. Che c'è non sai ballarli?>>
<<No, per niente.>> mi rispose serio.
<<Non ci credo, sei sempre stato bravo a muoverti quando lo facevamo insieme.>>
<<Ma quello è diverso, mi sento libero con te al mio fianco e poi non ci sono dei passi da imparare come nei lenti.>> continuava a guardare i numerosi tasti fino a quando non presi la sua mano.
Lo superai di poco non smettendo di avere quel contatto e selezionai la prima canzone che potesse essere ballata per quella circostanza.
Capitò "I'll Never love again" di Lady Gaga.
<<Vieni qui allora.>> e lo trascinai quasi in mezzo alla grande palestra ponendolo di fronte a me. Era davvero difficile sostenere il suo sguardo e con una canzone del genere in sottofondo.
Dovevo calmare il mio corpo in qualche modo o mi avrebbe scoperto, appena le nostre estremità si toccarono potei percepire il sudore iniziare a formarsi nonostante facessero quasi zero gradi.
Quanto avevo desiderato sfiorarlo e non mi feci sfuggire l'occasione nonostante non l'avessi ancora perdonato.
Combattevo contro me stesso e in queste circostanze lasciavo sempre vincere i miei sentimenti per lui.
<<E tu come fai a sapere come balla?>>
<<Mia nonna non mi ha insegnato solo a cucinare.>> risposi mentre mettevo sussultando la sua mano dietro la mia schiena prima di portarla poi sulla sua spalla, dietro il collo, era la prima volta dopo così tanto tempo che potevo sentirlo vicino in questo modo.
Le altre due mani libere andarono a incrociarsi senza che dicessi o facessi altro, anche se in realtà non era necessario stringerle fino a quel punto.
Il suo tocco sul mio fianco risultava leggero mentre cercavo di contare i passi per fargli capire come fare.
Incrociai poche volte le sue iridi scure per paura di tradirmi e non riuscire più a trattenermi.
D'improvviso si fermò facendo aderire i nostri corpi definitivamente, circondando tutta la mia vita con il suo braccio e facendo quasi scontrare i nostri visi.
iniziò a danzare come se lui mi stesse impartendo lezioni, quel bastardo sapeva farlo fin troppo bene.
<<Nong sei un pessimo insegnante.>> mi sussurrò premunendosi di non far staccare le punte dei nostri nasi.
Quando disse quella parola, nong, solo quando la disse mi accorsi di quanto prodotta da lui aveva un suono particolarmente dolce.
Io non mi mossi di un centimetro, continuando il suo gioco. Avrei potuto fermarlo ma l'avevo desiderato da perdere il fiato e iniziai solo a godermi quell'istante.
I passi di entrambi si armonizzavano alla perfezione con le note musicali della canzone, forse anche perché, io, percepivo e facevo mia ogni parola del testo.

Non voglio sentire nessun'altra mano sul mio corpo, non voglio che nasca un altro fuoco, non voglio conoscere altro bacio che non sua il tuo.
Le mie labbra si rifiutano di pronunciare un nome diverso da quello che ti appartiene.
Non voglio dare il mio cuore a qualcuno che non sia tu oppure iniziare un nuovo giorno, non lascerei entrare nemmeno luce del sole senza la tua presenza.
Non vorrò bene ad altri quanto ne voglio a te.

Sorrisi giusto un po'ma fu abbastanza per farne nascere uno anche sulle sue labbra.
<<Ah capisco, nel pacchetto Zee Pruk sono comprese anche le bugie.>>
<<Mezze verità.>> mi corresse lui strofinando leggermente la sua estremità del viso alla mia.
La canzone finì e non eravamo più al centro della sala.
Alzai appena gli occhi per notare che eravamo sotto al vischio che Orn aveva tanto premuto per comprare mai come quella volta ringraziai quella stupida idea.
Se ne accorse anche lui ma non disse niente continuando a tenere il suo braccio intorno a me.
Il suo viso era sempre lo stesso eppure rimanevo incantato a guardare ancora e ancora i suoi lineamenti decisi ma così delicati al tempo stesso.
<<E tu? Tu sei compreso nel pacchetto del ballo invece?>>
Non risposi ero confuso.
Mi staccai leggermente per poterlo guardare meglio e continuò.
<<Stavo pensando...il ballo...>>
Mi stava chiedendo se ci andassi? Mi sembrava scontato visto che l'idea era stata mia.
<<Sì ci vengo con Orn perchè?>> gli domandai ma appena sentì il nome della ragazza mi lasciò andare, allontanandosi di scatto.
Non mi rispose e prese a guardarsi le punte dei piedi, non avevo mai visto Zee così.
<<Avrai sicuramente mille ragazze con cui andarci tu..>> continuai cercando di ristabilire un contatto fisico.
<<Devo andare Saint, si è fatto tardi.>> si diresse alla porta e senza neanche degnarsi di salutarmi disse solo <<Che ho mille ragazze lo dici solo tu, io vorrei solo una persona.>> sbatté senza pensarci due volte l'infisso.
Rimasi fermo senza sapere se facessi del bene raggiungendolo e chiedendogli di spiegare cosa intendesse o semplicemente aspettare che si tranquillizzasse.
Perché aveva detto certe cose e perchè aveva avuto quella reazione?
Non poteva essere mica...
Voleva invitarmi al ballo?!

Lo so, è un sacco tardi ma domani ho un impegno e non posso postare sarebbe slittato a giovedì! Buona lettura a tutti, as always aspetto il vostro responso!
Ps: la canzone di Gaga che ho scritto in corsivo non è il testo reale, l'ho rivisitato io.
☆☆☆

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