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Capitolo 19.

Zee's pov.
Mia madre fu costretta a venire in ospedale per firmare i documenti che mi riguardavano.
La sentii dalla mia stanza parlare con Lucy, non importandosene del fracasso che stava facendo e non venendomi a far visita neanche una volta.

<<Ho dovuto interrompere tutti i miei piani per questo ragazzino.>>
<<Zee sta riposando, la prego spostiamoci.>>

Lucy, sei così cara.

<<Non mi interessa disturbarlo. Dammi questi dannati fogli e la prossima volta vedi di sbrigartela da sola, perché ti pago allora?>>

Saint non c'era, sarebbe passato dopo la scuola ma ne avevo un dannato bisogno.
Mi sentivo sparso a pezzi sul pavimento e calpestato.
Quante volte ancora sarei dovuto rimanere ferito dalle parole di quella donna?
Nonostante tutto il tempo e tutto quello che mi aveva fatto passare continuava ad essere una lama tagliente, pronta ad affondare dentro di me in quei tagli mai rimarginati.
Avrei voluto piangere, gridare che io sentivo tutto, che ero fatto di carne come tutti e che come tutti soffrivo ma il mio orgoglio me lo impedì.

La mia vita divenne tale nelle settimane che seguirono, mia madre non mise piede in casa se non quando tornò mio padre dal suo viaggio di affari e questo capitò nei 3 giorni che Saint passò da sua nonna, per fortuna.
Capii finalmente il significato di serenità perché il mio nong mi rimase sempre accanto.
Erano di più le occasioni in cui dormiva con me piuttosto che tornare a casa e io mi sentivo tremare ogni volta che si distendeva al mio fianco, mi veniva appetito ogni volta di più quando vedevo la sua gioia nel mangiare le pietanze e bramavo di più, ogni volta di più, negli istanti in cui mi portava le sue minute mani dietro il collo per ballare con me.
Non le volevo solo lì le sue mani.
Sembrava che Dio si fosse ricordato di me, sembrava che qualcuno mi avesse dato la possibilità di poter godere del paradiso in terra con la sua risata che riempiva non solo la casa ma anche me.
Mi svegliavo sempre più tardi di lui la mattina, in realtà non dormivo molto.
Nel cuore della notte lo osservavo riposarsi, accarezzavo la sua frangia, passavo il pollice sulle sue labbra rosse come la marmellata di fragole che gli piaceva tanto. Mi godevo il rumore che faceva il mio cuore invece di ignorarlo e di impormi il silenzio durante il giorno, avevo così tanto timore che lo sentisse.
La notte era la parte della giornata che preferivo, era il momento nel quale potevo smettere di mentire, di portare una maschera ed essere me stesso, con le mie emozioni e i miei sentimenti.

Ma quella sera, quella dannata sera qualcosa dentro di me si spezzò quando gli dissi delle parole che non avrei mai voluto pronunciare.

<<...Mi piace una ragazza.>>

Avevo appena rotto la nostra fiaba.
La dovevo smettere con questi tremori ogni volta che mi era vicino, non poteva, non doveva piacermi nong.
Facevo così solo perché ero un'adolescente, ero confuso, spaesato, non potevano piacermi i ragazzi.
Questi strani pensieri che facevo su di lui erano dovuti ai miei ormoni, se avessi trovato una ragazza avrei risolto il problema.
Avevo solo un profondo sentimento di affetto per lui, protezione ma non c'era altro.
Era così che dovevo pensare di giorno, sarebbe passato solo cosi, solo con quest'opera di convincimento che facevo a me stesso. Non era contemplato rovinare quello che avevamo e per questo doveva rimanere tutto com'era, noi dovevamo restare immutati.

Non c'era nessuno, non mi piaceva nessuno, non provavo niente.

Ci sei solo tu nong, solo tu.
Mi sei entrato così sotto la pelle che il mio corpo reagisce esclusivamente al tuo tocco, quello che avrei riconosciuto tra mille.

Perché ero solo offuscato, perché non riuscivo a distinguere bene l'affetto dall'amore, perché non volevo che per colpa mia terminasse la nostra amicizia, per queste ragioni dovevo trovarmi qualcuno che avrebbe fatto da distrazione, che mi avrebbe riempito  così tanto la mente da scacciare via Saint.
Anche se a lui dissi una bugia non ci voleva molto a farla diventare la verità. Le ragazze mi brulicavano intorno in cerca di attenzioni bastava sceglierne una, così sarei andato avanti.
In questo lurido modo distolsi la mia mente e proseguii per anni, cambiando costantemente ragazza perché credevo che il problema stesse in loro.
Nessuna era all'altezza del compito che dovevano svolgere secondo la mia mente.
Provai l'esperienza più importante della vita, quella che sarebbe rimasta sempre impressa dentro con una sconosciuta, non solo non conoscevo il suo nome ma non suscitava in me neanche l'interesse minimo, avevo 16 anni.
Il sesso, con il tempo, divenne la mia via di fuga.
Quando mi perdevo in qualcuno, quando entravo dentro qualcuno con tutta la foga e la frustrazione che non riuscivo ad esternare normalmente era una liberazione.
Troppo impegnato a procurarmi piacere, solo in quei momenti finalmente la mia mente staccava.
Non c'era Saint, non c'ero io, c'era solo l'orgasmo.
Non mi eccitavano i corpi sinuosi, i seni sporgenti, la pelle candida di tutte le ragazze con cui iniziai a stare ma solo l'idea che avrei perso il controllo, l'idea di evasione da tutto, da quel pensiero martellante di lui, di lui che vedevo crescere davanti ai miei occhi, delle sue labbra carnose a contatto con altre, di lui a letto con qualcuno, di lui che gridava il nome di qualcuno mentre era al culmine.
Ogni spinta, ogni movimento, ogni contatto con quei corpi mi facevano spogliare delle mie paure, degli interrogativi che sopraggiungevano ogni giorno e che non accettavo neanche di pormi davvero.
Purtroppo però, dopo un paio di volte che ci avevo fatto sesso tutte le ragazze diventavano noiose.
Mi chiedevano di uscire, attenzioni che non avrei mai potuto dare, regali e squallidi giri nei centri commerciali.
Io non volevo amare, non volevo una relazione, volevo solo smettere di pensare ma il problema era anche un altro: appena Saint chiamava io scattavo.
Potevo stare anche per concludere ma appena leggevo un suo messaggio o c'era una sua chiamata lasciavo tutto per dedicarmi a lui.
Più combattevo contro me stesso più lo volevo, più lo volevo più mi faceva male.

Saint's pov.
Dopo quella sera, da quando mi confessò che gli interessava una persona, Zee cambiò atteggiamento.
Era sempre presente, mi aiutava ancora con tutto, arrivava sempre quando avevo bisogno di lui ma era più scostante almeno fisicamente, tentava sempre di mantenere una distanza tra noi, una distanza che mi lacerava dentro.
Non mi presentò mai nessuna delle sue conquiste anzi mi sembrava che non ricordasse neanche i loro nomi ma mi era chiaro quello che ci faceva insieme.
Si evinceva tutto dai numerosi succhiotti che gli venivano lasciati sul collo, dal suo profumo che non si riusciva più a distinguere perché coperto da altri.
A volte ringraziavo il suo allontanamento, mi avrebbe fatto schifo essere toccato da quelle stesse mani che avevano appena finito di vagare sul corpo di qualche ragazza.
Ero infastidito, mi portava a non volerlo vedere, un dolore al basso ventre mi colpiva, non riuscivo più neanche a fingere sorrisi perché i marchi sul suo corpo mi ricordavano costantemente il mio posto, che non avrei mai potuto averlo.
Per quanto ci avessi provato, per quanto avessi speranza che potesse passarmi, la mia cotta per Zee non si fermò ma si approfondì sempre di più.
Trascorsi anni trascinandomi dietro il fantasma del mio sentimento, continuando a sperare ogni volta che venivo a sapere che non frequentava più nessuno, pregando che la volta successiva scegliesse me.

2017.

Saint's pov.
Non mi sentivo molto pronto per tutti i cambiamenti che erano in corso nella mia vita.
A settembre avrei iniziato il mio terzo anno di liceo e quasi mi sembrò impossibile che le stagioni fossero trascorse così velocemente.
Era il 24 agosto, giorno in cui tornai definitivamente a vivere in città.
<<Sei sicura?>> le domandai con crescente preoccupazione sul volto.
<<Tesoro me l'hai già chiesto, va tutto bene e adesso mettiamoci all'opera.>> mi rispose mamma.
Mia madre si era definitivamente ripresa, aveva trovato un lavoro come segretaria sfruttando il diploma che aveva preso e che invece prima teneva risposto in un cassetto accontentandosi di fare la commessa o altri lavori saltuari.
Nonostante questo mi chiarì che avrebbe voluto continuare ad andare dai suoi medici, proseguire il suo contatto con la psicologa e fui davvero contento per lei che aveva preso in mano le redini della sua vita, quella vita che sembrava essere terminata e spezzata solo 2 anni prima.
Nei mesi precedenti al trasferimento rimodernammo la vecchia casa, proprio quella che aveva accolto il nostro dolore.
Non potevamo permetterci di comprare un appartamento in centro ne tanto meno conveniva vendere quella che avevamo a causa delle sue condizioni allora semplicemente la ristrutturammo con l'aiuto economico di mia nonna.
Cambiammo i mobili, buttammo a terra dei muri, togliemmo la carta da parati, eliminammo la camera che era stata quella di mia madre e di quell'essere e la casa, anche se era sempre la stessa, prese una nuova vita.
Uno dei tanti giorni in cui lavoravamo lì era arrivato tempo ormai di svuotare tutti gli armadi.
Trovai mia madre a scrutare vecchie foto sbiadite e logorate, speravo solo che non riportassero alla mente vividi ricordi.
Tremava mentre le riponeva una alla volta nello scatolone e io d'istinto mi piegai su di lei abbracciandola.
<<Mamma... possiamo continuare a stare da nonna...>>
Lei con decisione e scacciando una lacrima mi rispose.
<<No Saint, è una sfida che devo vincere con tutta me stessa, anche i medici sono d'accordo poi la nonna ormai sta avanzando con l'età vorrei dormisse serena sapendo che stiamo bene ora e... pare abbia incontrato qualcuno al bingo!>> mi sorrise.
Purtroppo quello che aveva detto era veritiero, nonna non poteva più vantare chissà quante energie ed era sola da molti anni.
Non avevo mai avuto modo di conoscere mio nonno poiché morì quando avevo solo nove mesi e dopo tutto quello che aveva fatto per noi si meritava di stare bene, di essere felice e godersi a pieno il suo tempo con questa nuova persona.
Annuii alle sue parole mentre riponeva l'ultima immagine sguarcita al suo posto.
<<Bene, questo lo buttiamo mentre in quelli ci sono dei vestiti, li possiamo donare.>>
Così superammo anche l'ultimo ostacolo, eliminare tutto quello che era collegato a quell'essere.
Intanto era stato condannato a ben 10 anni di prigione, a me non importava, non sfiorava minimamente la situazione, l'unica cosa che desideravo era quella di tenerlo lontano dai miei affetti.
Proprio perché stava tutto tornando al suo normale corso non abbi più bisogno di parlare con Vanessa che smisi di incontrare nella meta del mio secondo anno di liceo.
La casa fu pronta poche settimane prima dell'inizio del nuovo anno scolastico, avrei smesso di fare il pendolare, avrei anche potuto invitare finalmente i miei amici a casa, compreso Zee, uscire con loro più spesso il sabato sera, intrattenermi fuori scuola senza avere l'ansia del ritorno.

<<Nonna non piangere verrò a trovarti spesso, lo prometto!>>
<<Oh nipotino mio, mi mancherai così tanto.>>
Anche mia madre salutò prima di dirigerci verso una grande svolta, la seconda dopo aver intrapreso questo lungo cammino denunciando quello che ci era accaduto.
Non mi aspettavo che durante il viaggio in macchina mia madre parlasse.
<<Hai avvisato il tuo amico del nostro trasferimento?>>
La guardai stranito, solo a Zee poteva riferirsi ma io non gliene avevo mai parlato, lei non lo conosceva neanche, si erano visti solo una volta ed era davvero un brutto ricordo perciò preferii non dirle niente.
Sapevo che mia madre non era più la donna fragile di un tempo e lo dimostravano tutte le sue azioni ma non volevo in nessun modo compromettere il clima piacevole che si era creato.
Non risposi, allora lei continuò a parlare.
<<Ho parlato a lungo con la nonna quando tu non eri presente, volevo recuperare tutto quello che mi ero persa. So che lui è molto importante per te.>>

Già e proprio per questo non voglio che soffra.

Sapevo che Zee, dopo quella fatidica notte, non avrebbe potuto avere un buon rapporto con mia madre così gli dissi solamente che mi sarei trasferito evitando di indicare il giorno preciso e lui quasi sembrò ringraziarmi per la premura che avevo avuto.

Poiché perseveravo nel mio zittire lei non demorse e proseguì.
<<So che non abbiamo iniziato con il piede giusto io e lui ma possiamo recuperare. Voglio davvero conoscere la persona più importante nella vita di mio figlio.>>

<<Mamma... andiamo con calma d'accordo? Non mancheranno occasioni.>> le dissi semplicemente cercando di cambiare argomento.

Il silenzio calò e non mi dispiaceva l'idea di non avere una conversazione.
La mia mente vagò.
Zee nell'aprile del nuovo anno avrebbe compiuto 18 anni, tanto attesi soprattutto per la patente.
Tutti i compleanni che erano trascorsi non avevo mai avuto la possibilità liquida per potergli comprare un regalo e io gli proibivo di fare altrettanto con me.
Il massimo che gli concedevo era portarmi un pasticcino con le candeline sopra perché era quello che potevo fare io per lui.
Avrei tanto voluto dargli di più, avrei tanto voluto prendergli molteplici pensieri e non solo per il compleanno ma adesso sarebbe andata diversamente.
Purtroppo la vita che ci attendeva non si prospettava facile, mia madre avrebbe avuto continue spese e a stento sarebbe bastato il suo stipendio così decisi di affrontare un discorso serio con lei. Mi permise di lavorare ma non in negozi o supermercati bensì come tutor ai ragazzi più piccoli e in casa nostra cosicché potesse tenermi sotto controllo quando tornava da lavoro e soprattutto a condizione di non trascurare i miei studi.
Così facendo avrei dato una mano non pesando sulla nostra situazione economica, pagandomi libri, uscite e appunto sfizi che prima non potevo permettermi come io fatidico regalo per Zee.
L'auto si fermò di colpo o meglio a me parve così perché ero molto distratto e avvolto nella mia nuvola.
<<Siamo arrivati?>> domandai.
<<Sì, siamo a casa.>> mi rispose lei.

Capitolo di passaggio ma secondo me cruciale.
La decisione di Zee è abbastanza chiara, non accetta ancora completamente i suoi sentimenti perché Saint è un ragazzo, perché in realtà non accetta as stesso e si nasconde dietro la paura di perdere la sua amicizia con lui.
Saint continua a vivere nascondendo quello che prova perché pensa che Zee non provi lo stesso.
Sono passati 2 anni, sono cresciuti e li aspetta un bellissimo ma soprattutto intenso anno scolastico.
Questa è l'ultima fanart che metto, essendo grandicelli possiamo iniziare a mettere delle foto reali, buona lettura faremi sapere cosa ne pensate ♡

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