11
- Buongiorno giovanotto, io mi chiamo Gwilym...- si presenta, rivolgendomi un sorriso smagliante.
Io contraccambio il sorriso, ma quando apro la bocca per parlare, vengo anticipato da Joe.
- Che ci fai qui tu? - chiede, scorbutico.
- Oh, ma buongiorno anche a te Joe...più o meno faccio ciò che mi permette di portare uno stipendio a casa... - gli risponde Gwilym, continuando a fissarmi con sguardo sognante.
- Sei uno dei giudici di questa gara? - lo incalza Joe, parandosi davanti a me, come per cercare la sua attenzione.
- Non sono uno dei giudici...sono il presidente di giuria...la mia parola vale il doppio. Beh, rispecchia la vita vera, insomma...E pare che debba giudicarti, mio caro Joe...come ai bei vecchi tempi...ma si può sapere chi è questo bel giovanotto che ti sei portato appresso come un cagnolino?- insiste lui, guardandolo con una buona dose di superiorità.
- Io mi chiamo... - tento di dire io, balbettando.
- Lui si chiama Ben, ed è il mio nuovo compagno...nel lavoro, e nella vita - risponde Joe per me, e io gli tiro un calcio da dietro, un po' perché ha già detto troppo e un po' perché non sopporto che stia davanti a me. Che diamine gli sta succedendo? Perché si comporta in questo modo?
Che ci sia stato...o ci sia ancora qualcosa tra loro due?
Oh, ma perché quando si tratta di Joe mi preoccupo sempre così tanto?
A quelle parole, l'espressione di Gwilym varia leggermente, facendosi sorpresa, ma poi si aggiusta gli occhiali e ritorna di nuovo fiera e spavalda come prima.
- Oh, capisco, allora molto piacere Ben...sai non hai detto molto ma mi stai già molto simpatico...e sei anche molto carino... - azzarda lui, allungando la mano destra per stringere la mia, ma Joe è ancora una volta più veloce di me e gli afferra il polso, bloccando il suo braccio a mezz'asta.
- Non.Toccarlo.E'.Mio - a quelle parole, l'espressione di Gwilym ritorna sorpresa e incredula.
- Joe, stai tranquillo! Non te lo rubo, voglio solamente stringergli la mano, rilassati! Tra poche ore hai un'esibizione...non vorrai innervosirti e perdere per nulla... -
- È vero, Joe, sei molto strano, che ti sta succedendo? - lo assecondo io, riuscendo a oltrepassare il suo muro e a mettermi al suo fianco.
- Vuoi che non mi innervosisca? Bene, e allora vattene! Sei il presidente di giuria, dovresti essere molto indaffarato in questo momento - sbotta Joe, ignorandomi.
Alle sue parole, Gwilym alza le sopracciglia, lisciandosi la barba.
- Ah, e va bene. Scusami Ben, ma non sono benvoluto dal signor Mazzello...con permesso - e, ormai rassegnato, si allontana, lasciandoci soli.
Joe aspetta che Gwilym giri l'angolo per prendermi per un braccio e trascinarmi dentro il suo camerino.
- Ahia! Ma si può sapere che cosa ti sta succedendo? E poi abbiamo i camerini separati, te lo sei dimenticato? - protesto io, tastandomi il polso dolorante dalla sua presa ferrea.
- Non me ne frega un cazzo dei camerini separati. Piuttosto, che cosa sta succedendo a te! Come puoi contraddirmi in sua presenza? - mi chiede Joe, infuriato.
- Devi darti una calmata...intanto non essere così possessivo perché mi fai girare i coglioni, e poi mi puoi dire chi è e che cosa rappresenta questo "Gwilym" per te? Perché ti stai comportando in un modo molto strano, e so benissimo che l'origine di tutto ciò risiede in quella persona - a quelle mie parole, dette istintivamente, alla fine Joe sembra darsi effettivamente una calmata, mettendosi le mani sui fianchi e respirando a pieni polmoni tutta l'aria possibile.
- D'accordo...ho esagerato, lo ammetto, e ti chiedo scusa. Gwilym è acqua passata, non voglio dirti nulla perché non penso ci sia nulla da dire. Diciamo che ecco...ci siamo conosciuti in uno dei miei tanti concorsi, io ero all'inizio della mia carriera e lui era un giovane giudice...ecco, tutto qui. Ora, mi devi promettere, giurare solennemente, di non avvicinarti a lui. Le cose che è capace di fare sono impensabili dalla mente umana, e non sto scherzando. È un manipolatore, un impostore, un farabutto un...ok, credo di aver reso l'idea...allora, me lo prometti? - io lo guardo scioccato ad occhi sbarrati per ancora qualche istante per poi annuire serrando le labbra.
- Tranquillo, io amo te, nessun altro - lo rassicuro, e Joe alza un angolo di sorriso, prendendomi il volto tra le mani per darmi un dolce bacio a stampo sulle labbra.
- E ora vai a preparati, amore mio. Che tra poco si inizia - conclude lui, con un sorriso smagliante sulle labbra.
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