50. Blue eyes, black jeans, lighters and candy
𝚃𝚒𝚜𝚊𝚗𝚒𝚗𝚊 𝚏𝚊𝚝𝚝𝚊? 𝙲𝚘𝚖𝚒𝚗𝚌𝚒𝚊𝚖𝚘 🦋
🔴🔴
JUNE
«Amelia.» mi ritrovo a sibilare tra i denti.
Sì, proprio lei. Amelia.
«Che cazzo dici?»
James è ancora steso a letto, intento ad arrotolare tra le dita la sigaretta appena fatta. Nell'udire le mie parole però, prende a fissarmi contrariato, forse incredulo.
«C'è Amelia qui sotto.»
Le mie labbra stridono nel comporre quella frase.
Vedo James schiudere la bocca per un secondo, come fosse in procinto di dire qualcosa, ma alla fine decide di tacere e, tutto concentrato, si accende la sigaretta.
«Non dici niente?» lo istigo con la mano ancora stretta alla maniglia.
Tutti i miei sensi sembrano cristallizzati da quella visione. Cosa diavolo ci fa lei qui?
James libera la nuvola di fumo nell'aria circostante e un aroma fruttato riempie la stanza all'improvviso.
«Puoi dire qualcosa?»
«Cosa cazzo dovrei dire?»
Ormai l'ho capito, lui si fa nervoso ogni volta che si parla di lei, io invece mi chiudo, divenendo incapace di parlare.
«Vuoi restare davanti a quella fottuta finestra ancora per tanto o puoi venire qui?» m'incalza quando mi vede rigida nella mia indecisione.
James lo conosco da poco più di due mesi, questo è vero, ma è il tempo sufficiente per intuire che c'è una motivazione dietro al suo strano comportamento. Il solo parlare di Amelia e Brian gli causa un repentino cambio d'umore. Possibile che il loro passato abbia un'influenza così forte, da avere questo potere su di lui?
«Non hai capito, James. È arrivata con una sedia a rotelle.»
A quel punto abbassa il capo. Lo fa in modo rapido e brusco, quasi a voler nascondere l'espressione colpevole che gli è appena spuntata in viso.
«Cazzo»
«Forse è meglio se andiamo a salutarla» propongo io, ancora dubbiosa sul da farsi.
Perché sì, è vero, la presenza di Amelia potrebbe destabilizzarlo, ma è inutile nasconderci dentro a questa stanza fingendo che il problema non sia proprio lì fuori, in carne ed ossa.
James si alza dal letto sbuffando e con sguardo criptico, spegne la sigaretta in un piccolo posacenere di vetro abbandonando sul davanzale.
«Andava tutto bene fino a cinque secondi fa...» mi metto a costatare
Non sono maestra nelle rassicurazioni, ma non posso fare a meno di notare la sua riluttanza.
«Andiamo, se ci tieni tanto.»
Quella frase mi ronza nell'orecchio, lontana, perché lui sta già attraversando la porta che dà sul corridoio. Resto a fissare la sua schiena nuda e possente restringersi in vita, i miei occhi percorrono i muscoli in rilievo fino a scivolare sui suoi fianchi, avvolti dai pantaloncini. Vorrei dirgli di mettersi qualcosa addosso, come una maglia, dato che è notte e la temperatura solitamente cala drasticamente già verso sera, ma al momento non credo James sia dell'umore per starmi a sentire.
Così lo seguo per le scale, finché non raggiungiamo il cortile antistante all'ingresso del bed and breakfast. Lì mi accorgo del gruppetto di persone curiose che circonda la nuova arrivata.
Mi arresto immediatamente quando noto che James non sta più avanzando, si è fermato nei pressi della porta di casa, dove rimane poggiato contro un pilone del porticato, ad accendersi l'ennesima sigaretta.
Nel trambusto che ci attornia però, riconosco subito Amelia. La sua figura è racchiusa in un top aderente e in un paio di jeans attillati. Non so perché accada, ma ogni volta che la vedo, mi stupisco della sua bellezza: risulta sempre più alta, snella e sinuosa.
Sento gli occhi appesantirsi quando mi accorgo che il suo corpo viene sorretto da due stampelle incastrate sotto alle braccia. Un groviglio inspiegabile mi morde lo stomaco.
Ma cos'ho fatto?
Brian mi ha confidato di quanto lei sia sempre stata innamorata di James e io fino a qualche minuto fa ero con lui a...
Il senso di colpa m'inghiottisce all'improvviso, ma Amelia appare così radiosa e sorridente, che non sembra reduce da un brutto incidente. Ha il viso rilassato, gli occhi perfettamente truccati e i lunghi capelli mossi che le ricadono sulle spalle esili. Potrebbe aver perso un po' di peso, ma resta comunque molto bella.
Mi guardo le spalle confusa, questa volta alla ricerca di James. Lo squadro rapidamente mentre se ne sta con il bicipite schiacciato contro la colonna del porticato che circonda la villa. Fuma a testa bassa, finché non solleva lentamente il capo, lasciando collidere i nostri sguardi che, come due calamite, sono capaci di fondersi a lungo. Ed è proprio lì che noto tutto il suo rammarico.
Lo vuoi capire che è solo colpa mia?
Sembra urlarmi questo, con i suoi occhi profondi come la notte.
Mi avvicino a lui con passi lenti, stringendomi nell'ampia felpa che mi arriva alle ginocchia.
«È stato un incidente, James» lo rassicuro, sapendo già che le mie parole potrebbero non avere alcun effetto sulla sua convinzione.
«Pensi che con uno come Austin esistano incidenti? È stato un avvertimento.» sussurra lui curvando il capo prima a destra, poi a sinistra, come a controllare che nessuno ci stia ascoltando.
«Mi fa piacere vedervi»
È Amelia ad interromperci senza riguardi.
Mi volto di scatto, giusto in tempo per notare la sua occhiata indagatrice. Mi sta scrutando e pare proprio far caso all'indumento che indosso: forse ha già riconosciuto che appartiene a James.
Amelia lascia incrociare i suoi occhi luminosi con i miei per un attimo, poi però, in tutta fretta, li getta in quelli più blu, alle mie spalle.
Sembra sincera nel rivolgerci quella frase e io vorrei crederle, ma non riesco a dirlo di rimando.
"Anche a me fa piacere vederti".
Sarebbe una bugia e anche se lo dicessi, lei probabilmente nemmeno mi ascolterebbe, presa com'è a puntare James.
«Non è meglio se ti siedi?»
Brian sopraggiunge con il suo solito fare apprensivo, spingendole la sedia a rotelle più vicino alle gambe.
«Fatico a camminare, ma posso farcela.» replica a lei orgogliosa, mentre delle nostre compagne accorrono ad abbracciarla.
Lui però seguita a farle cenno di accomodarsi, forse perché conosce alla perfezione la testardaggine della sorella.
Le ragazze che la circondano prendono a farle alcune domande, così, dopo poco, esausta, Amelia si abbandona sulla sedia lasciando a Brian le stampelle. Lui si allontana, ma non prima di aver lanciato un'occhiata furente a James, che resta poggiato al muro come fosse un tutt'uno con la parete.
Io, dal mio canto, non so che dire, vorrei andarmene in questo momento, eppure non riesco a muovere un passo. Forse perché potrei risultare scortese, o forse perché la curiosità, il voler sapere cosa le sia accaduto, mi sta letteralmente mangiando viva. Decido quindi di appollaiarmi su un muretto poco distante, accanto a Blaze e ad una Tiffany che giocherella con un pacchetto di sigarette, continuando a fissare il portone d'ingresso.
James spinge la sigaretta ormai ridotta ad un mozzicone dentro ad una lattina di birra vuota dimenticata sul muretto, poi si avvicina ad Amelia, proprio nel momento esatto in cui lo stuolo di ragazze intorno a lei si fa più rarefatto. E il mio cuore perde un battito.
Non siamo molto distanti, ma se dovessero cominciare a sussurrarsi qualcosa, io non sentirei nulla. Ben presto l'espressione tranquilla di Amelia s'indurisce, come se venisse colta da una pungente sensazione d'odio nel vedere James.
Blaze a quel punto mi indica i due con un cenno del capo.
«Vuoi sapere che dicono?»
«Che dicono?» chiedo con lo sguardo fisso sull'alta sagoma di James che resta immobile, proprio dinnanzi a lei.
«Cosa vuoi che dicano? Sono un cliché quei due. Amelia e James. Sono stucchevoli insieme. Lei che non fa che convincersi di essere diversa da tutte le altre perché non è ancora stata a letto con lui. Lui invece crede che lei sia il grande amore della sua vita perché non la sfiorerebbe nemmeno con un dito, mentre si farebbe uccidere per salvarle il culo.»
È Tiffany a parlare, ma il suo cinismo è così stridente che mi volto allibita, quasi per accertarmi che le parole siano proprio le sue e non quelle di Taylor.
«Scusate per il parere non richiesto.» dice poi continuando ad aspirare fumo dalla sigaretta.
«E così che stanno le cose?» domando rivolgendomi a Blaze. È il migliore amico di Amelia, chi meglio di lui potrebbe chiarirmi la situazione?
«Non rappresentano forse la definizione di "amicizia"? James e Amelia conoscono da quando erano piccoli.» si stringe nelle spalle Marvin, che si unisce a noi con lo scopo di scroccare una sigaretta a Tiffany.
A quel punto però, Amelia prende a discutere in modo acceso e io fatico a discernere le parole.
«Oh Jamie, scommetto che hai sentito la mia mancanza. Ti sei scopato anche i muri mentre pensavi a me?»
Marvin mette su una vocina sottile, con l'intento d'imitare quella di Amelia.
«Marvin!» lo sgrido scherzosamente, quando vengo rapita dall'espressione contrita di James.
«Guarda lui invece, felicissimo di vederla eh» aggiunge sarcastico, questa volta indicando l'alta sagoma di James.
«Cazzo Amelia, avessi perso l'uso della lingua, invece che quello delle gambe!»
Blaze pronuncia quella battuta con voce grossa, come a ricreare quella di James.
«Questo humor è un po' troppo dark, Blaze...»
Il mio rimprovero però non trova terreno fertile, perché lui continua divertito.
«E io potrei anche ammettere di amarti ma...»
«Cosa James cosa vuoi dirmi?»
Marvin torna ad imitare Amelia facendomi scoppiare a ridere.
«Ci sono all'incirca una decina di studentesse della scuola che non mi sono ancora scopato.
Come posso rinunciare a tutto ciò? Dovrei farlo solo per te?»
«Ma la mia è d'oro, dovresti saperlo!» ridacchia Marvin.
Sorrido di rimando, anche perché probabilmente Blaze e Marvin hanno idea di cosa ci sia tra me e James. Anche se a questo punto, non lo so nemmeno più io.
«Allora non mi ami per davvero! Sei un bastardo.» Marvin è davvero bravo ad imitare la voce di Amelia.
«No, sono solo un ragazzo ferito che non riesce ad amare...» prosegue Blaze.
Questa volta però le mie labbra restano fisse e immobili, non riesco a ridere.
«In realtà lui riesce ad amare benissimo, è solo che vorrebbe essere amato allo stesso modo in cui ama lui» ribadisco causando un'espressione accigliata sul volto di Blaze.
«June, scusa. Non volevo essere offensivo.»
Non faccio in tempo a rispondergli, che James prova ad avvicinarsi ad Amelia, lei però si scansa, lo sta fissando con aria rabbiosa.
«Oh, oh. Questa è troppo pesante per scherzarci su vero?»
Le parole di Marvin arrivano lontane. Avverto l'irrefrenabile bisogno di fuggire da lì, mi alzo in piedi, ma una mano mi blocca rapida. È Tiffany.
«Aspetta.» sussurra sottovoce.
Così decido di fermarmi. E forse, non è stata una decisione poi così malvagia, dato che solo in questo modo posso rendermi conto della dinamica appena instaurata: James sta provando ad aiutarla perché Amelia ci prova a muoversi con la sedia, ma questa resta impigliata nella ghiaia. Finalmente il vociferare si fa più soffuso e io riesco ad udire i due parlare.
«Mancano le rampe» sento dire a James con voce graffiata dal fumo.
«Non c'è bisogno che mi aiuti.» cinguetta lei con fierezza.
James si avvicina senza darle ascolto e applica una spinta alla carrozzina per disimpegnarla dall'impiccio del terreno impervio.
«Vattene»
Amelia lo scaccia via in modo brusco, attirando l'attenzione mia e di Tiffany.
«Che cazzo ti ho fatto?» sputa lui, sempre più risentito.
«Che cosa non hai fatto, vorresti dire. Dov'eri?» lo aggredisce Amelia con voce ferita. Il suo tono è così tagliente che sembra in grado di squarciare il viso di James in un'espressione indifesa.
«Ehm... Forse è meglio se andiamo dentro un attimo» sento dire a Poppy e Ari, che sono state accanto a lei per tutto il tempo.
Le due ragazze si agitano all'istante, ma una voce decisa le sovrasta.
«Uh sì certo, leviamoci dal cazzo solo perché è arrivata la principessa» sbuffa Taylor passando davanti ad Amelia.
Tiffany ha ancora la sigaretta spenta tra le labbra quando allunga la mano verso l'amica in cerca dell'accendino.
«Dov'ero quando?» La domanda di James riacciuffa tutta la mia curiosità.
«Quando l'altro ieri Austin si è presentato all'ospedale.»
Con una faccia esterrefatta, James non porta la sigaretta alle labbra, ma resta col braccio a mezz'aria, a fissarla.
A quel punto Amelia compie una leggera rotazione con il busto, per voltarsi verso di noi, infine assottiglia lo sguardo velenoso, proprio su di me.
«James, per me puoi tornare a fare ciò che stavi facendo, non voglio farti pena» sibila fissandomi di traverso.
«Non mi fai pena. Che cazzo è successo con Austin? Devi dirmelo.»
«Secondo te?»
E se un attimo prima Amelia sfoderava un atteggiamento sicuro di sé, ora sembra quasi indebolita da ciò che vorrebbe dire.
«Lo conosco. È passato a controllare che tu stessi bene.»
«Guarda che io non me la sono bevuta la storia dell'incidente. Per colpa tua mia madre continua ad avere paura, ha cambiato tutte le serrature di casa e ha potenziato l'allarme. Non voleva nemmeno venissi qui. Ti sembra giusto?»
«No, infatti quando torno a casa me ne occupo io. È solo che... Ho le mani legate con Austin, non posso fare un altro passo falso. L'abbiamo fatta grossa con lui l'ultima volta»
«Non m'interessa» lo rimbecca lei dal basso, come se sgridasse un bambino.
Ad un'occhiata più attenta, mi accorgo che Amelia non ha più la stessa compostezza di qualche minuto fa. Gli occhi si sono fatti sofferenti, la voce affranta.
«Lo avevi promesso, James.»
Lo bisbiglia nel buio, ma io riesco a percepire tutta la sua amarezza da qui.
Lui si curva sulla figura di Amelia, la catenella che gli circonda il collo penzola dall'alto e, scintillando nella notte, fa da contrasto con il suo torace liscio e lucido.
«Non ti ho promesso un cazzo.»
James si mangia le parole così come il fumo che gli sparisce in gola.
Amelia a quel punto solleva il braccio quanto basta, per compiere ciò che mai mi sarei aspettata da lei. Mira al viso di James e gli sferra uno schiaffo sulla guancia senza pensarci due volte. Lo schiocco è così secco che mi fa tremare.
Taylor e Tiffany restano a bocca aperta, letteralmente.
Io invece serro i pugni lungo i fianchi, smossa da una morsa di nervoso.
«Avevi promesso che non l'avresti mai fatto.» insiste Amelia.
La sua voce è così frantumata dalla delusione, da essere quasi irriconoscibile.
James non fa altro che portare gli occhi verso il terreno, vedo il pomo d'Adamo slittare rapido sotto alla pelle sottile del suo collo affusolato.
«Ti ho promesso che non avrei mai fatto cosa?»
«Lasciarmi da sola»
Tiffany ha le palpebre sgranate.
Taylor gli occhi al cielo.
«Avevamo otto anni»
James smuove appena le labbra carnose e quel mugolio sussurrato abbandona i suoi denti bianchi e serrati.
E sebbene lui non sembri contento di questa situazione, io lo sono ancora meno. Tutta questa situazione con Amelia mi provoca nausea. Mi sento come se mi trovassi in mezzo a due fuochi, a fare da ostacolo ad un grande amore. Mi si serra la gola, vorrei fuggire ma è più forte l'istinto di rimanere lì. Forse di proteggerlo.
«E le cose cambiano.» aggiunge James, senza sprecarsi di qualche parola in più.
Amelia a quel punto curva il capo impercettibilmente, facendo lampeggiare i suoi occhi verdi come quelli di un gatto nella mia direzione. Di nuovo.
«Le cose cambiano?» lo rimbecca con tono sarcastico.
Lui solleva le spalle, si scrolla di dosso tutto quello che lei prova ad affibbiargli, come a buttarle in faccia un "Dovresti essertene accorta"
«L'hai fatto per tutti questi ultimi mesi, da quando sei tornato dal riformatorio.» sussurra lei portandosi con il busto in avanti, come a cercare una connessione con James. «Mi guardavi da lontano, sempre.»
«Volevo solo sapere se stessi bene da quando...»
Chiudo gli occhi e capisco che quello è l'istante in cui devo andarmene. La sensazione che con lei si comportasse in modo diverso, era già chiara sin dall'inizio per me.
«Da quando mio padre è sparito nel nulla?»
«Oh oh»
Taylor deve aver finito la sigaretta, perché torna stretta nel suo giacchetto di pelle.
«Non vogliono spettatori?» mi domanda sottovoce.
«Io è meglio se torno dentro.» ribatto stizzita. Devo involontariamente aver alzato il tono, perché anche Amelia si accorge del mio vociferare.
«Certo tu ascolti solo quello che ti fa comodo. Vuoi prenderti solo il buono.»
«Lei non c'entra un cazzo, lasciala fuori. Perché non mi dici cosa ti ha detto Austin?»
James viene in mio soccorso, causando un cipiglio amareggiato sul viso di Amelia. È come se lei da tempo stesse covando astio, pronto ad esplodere da un momento all'altro.
«Vuoi sapere cos'è successo?» lo rimbecca subitamente.
«Cosa vuoi che sia successo? Il professorino sarà stato a fare le notti in camera sua...» suppone Taylor con voce acida e sottile.
«Smettila di scherzarci su. E poi mi giudicate come fossi l'unica ad aver fatto una cosa simile.» L'attenzione di Amelia si sposta da Taylor a James. «A June l'hai detto?»
«No.» James pronuncia quella negazione con voce così profonda da farmi rabbrividire.
«Se state insieme dovrebbe saperlo...»
E finalmente io trovo il coraggio di parlare.
«Cosa dovrei sapere?»
«Che anche James aveva una relazione uomo più grande di suo padre.»
«Adesso la uccido» borbotta Taylor alzandosi in piedi, fermata solo da Tiff.
Di questo parlava James? Non ho fatto niente che non volessi.
Con la testa annebbiata, provo a fare chiarezza tra i miei ricordi, ma vengo nuovamente rapita dalla voce di Amelia.
«Dici che ti preoccupi per me, poi ti riveli uguale a tutti gli altri. Dillo che non te ne importa niente.»
«Vuoi scopare? È questo che vuoi da me?» si spazientisce lui.
«Dio mio, no. Ma ti senti?»
Poppy, Ari e altre ragazze che alla fine sono rimaste a fare da spettatrici, questa volta schizzano via alla velocità della luce.
«Dite tanto a me, poi anche per voi si riduce tutto a quello.»
«Ti odio James» sputa Amelia risentita.
«Cose cazzo dovrei fare?» Lo vedo allargare le braccia.
«Bastava poco. Che tu mi proteggessi da Austin, che mi dicessi tutta la verità su mio padre, che mettessi le cose a posto con Brian»
James le volta le spalle, ormai stufo di starla a sentire.
«Ma invece no...» continua lei, imperterrita
«Eri toppo impegnato ad essere la puttana di tutti.»
Le parole di Amelia squarciano il silenzio, James però non si ferma, prosegue oltre la piscina, sparendo nel buio. E io so che quello è il momento in cui crolla la sua maschera, ma non può mostrarla qui, davanti a tutti.
Resto pietrificata, incapace di muovere un muscolo, nemmeno del volto.
È a quel punto che Taylor alle mie spalle, salta in piedi.
«Andiamo Tiff» invita l'amica a seguirla, poi sfila davanti ad Amelia.
La vedo chinarsi verso la mora e toccare qualcosa al lato della carrozzina. Taylor deve averle disattivato il freno, perché presto a sedia a rotelle prende a scivolare all'indietro, sotto gli occhi di Amelia, sbigottita e spaventata.
La ferma dopo poco, si risistema i capelli poi mi richiama quando le passo davanti.
«June...»
«Non ti meriti un amico come lui.» taglio corto prima di andarmene e lasciarla lì da sola, senza un anima viva intorno.
La cucina brulica di ragazzi che stanno mangiando, io mi unisco a loro per un boccone veloce, ma ben presto mi metto a cercare James. Non l'ho visto bazzicare per la cucina e lui non ha nemmeno cenato. Mi accorgo che molti dei nostri compagni sono stranamente già in camera a dormire, l'escursione delle sette del mattino di domani spaventa tutti, ma al momento non è una mia prerogativa.
Lo cerco ovunque senza risultati, finché non esco in cortile e noto una sagoma stesa su una sdraio.
Mi avvicino cauta e mi accorgo che quella figura corrisponde proprio a James, che con mia sorpresa sta dormendo nel giardino.
«James, ti ammali se passi la notte qui fuori. Ti porto una felpa?»
«È un scusa per avermi nel tuo letto?» chiede con voce raschiata, coprendosi il viso con un braccio, come per nascondersi.
«Torna in casa per favore. Si gela.»
«Non hai risposto, White.»
Mi guardo intorno. Il giardino è vuoto ma le stampelle abbandonate contro la parete esterna della casa, mi ricordano improvvisamente dei momenti vissuti qualche ora fa.
«Non fare il bambino»
Per poco non sobbalzo quando il fragore di un tuono rompe l'aria, a seguito di un lampo che frastaglia il cielo cupo.
«Sono tutti dentro.»
«E io dormo qui.» s'impunta lui, prima di voltarsi sul lato per darmi le spalle.
A quel punto sbuffo e me ne torno in camera mia, dove delle ragazze non vi è traccia. Il letto accanto al mio è perfettamente intonso, Poppy ci avrà dormito sì e no una notte. Decido di rubarle la coperta e fiondarmi subito fuori.
Le labbra leggermente tremolanti e violacee di James catturano subito la mia attenzione quando torno nei pressi della piscina. Gli sfioro la spalla nuda e mi accorgo che è gelido al tocco.
«James ti prego, vieni dentro.»
«Più convincente.» bofonchia infastidito, facendomi quasi perdere la pazienza.
«Poppy è in camera con Marvin. Taylor e Tiff non so dove siano... sono da sola.»
Lui si volta nella mia direzione in quel preciso istante.
«Meglio se resto qui allora.»
«Fa come ti pare.» bofonchio con una smorfia annoiata, mentre avvolgo il suo corpo infreddolito con il piumone.
Torno in camera e m'infilo nel letto, dove non accenno a prendere sonno, infatti resto a fissare il soffitto per un tempo indefinito. Mi sento decisamente confusa perché la serata è stata strana e io non riesco a smettere di pensare a cos'ha detto Amelia.
Le parole sono indelebili nella mia testa.
Me l'hai promesso..
Uomo più grande di suo padre...
«Avevi ragione» avverto un bisbiglio nel buio che mi fa trasalire.
«Ha cominciato a piovere» prosegue James con voce assonnata.
Innalzo il capo e mi metto a sbirciare la sagoma scura che si staglia sull'uscio della porta.
«Vieni.»
Non accendo nemmeno la luce, sollevo la coperta per permettergli di sdraiarsi accanto a me e ben presto mi ritrovo il suo corpo freddo stretto contro il mio.
Raccolgo le sue mani, che sono ormai ridotte a due ghiacciolini. Le tengo strette nelle mie, prima di portarmele verso il corpo. Gli concedo di scavalcare il bordo della felpa per giungere al di sotto, a contatto con la mia pelle calda.
«Te lo chiederei ogni volta.» mormora affondando la testa nel mio petto.
«Cosa James?»
Le sue dita si aggrappano ai miei fianchi, stringendomi con decisione.
«Ma non ne ho coraggio»
«Cosa... di che parli?» sussurro abbandonando il mento tra suoi capelli morbidi.
Lui non fiata, ma chiude gli occhi solo quando circondo la sua schiena con un abbraccio.
Restiamo così per qualche istante, immersi nel silenzio più totale, mentre il vento che proviene dall'esterno fa vibrare le finestre.
«Ti ha dato fastidio?»
«Diverse cose mi hanno dato fastidio, James...»
«Intendo... Quello che ha detto Amelia su di me.»
«Inizialmente sì, ma... riflettendoci... Sto cominciando a conoscerti per quello che sei, non m'importa più nulla di ciò dicono gli altri di te.»
«Ne sei sicura?»
«Sì, forse ci ho messo un po' a capirlo. Devo smetterla di dare retta alle opinioni altrui, anche perché non sempre hanno ragione. E tu ne sei l'esempio lampante.»
Lo sento farsi comodo su di me, posa la guancia sopra al mio petto, mentre la mia mano scivola sulla sua tempia per imprimergli una carezza calda.
«Raccontami qualcosa June» esala poi, con un filo di voce.
E quello che ho provato nella doccia, tutto il desiderio e l'euforia di quel momento, si fanno improvvisamente ricordi lontani.
«Perché non provi a farlo tu?»
Non voglio forzarlo a raccontarmi cos'è successo con il padre di Brian, ma se vogliamo continuare a stare così vicini, io ho bisogno di sapere.
«Le mie sono solo favole dell'orrore» lo sento mugolare controvoglia, mentre uno sbuffo trova spazio tra le sue labbra carnose.
«Non importa, James. Raccontamele ugualmente.»
«La California è soggetta ai terremoti, lo sapevi?»
La sua uscita mi causa un sopracciglio inarcato.
«Informazione interessante, ma siamo in Messico ora » sorrido ignara.
Avverto il suo respiro farsi affannoso sul mio petto, quindi torno subito seria.
«Voglio dire... Da quando ci siamo trasferite, sono stata fortunata. Abbiamo assistito solo a qualche piccola scossa, impercettibile.»
«"La California è soggetta ai terremoti, non te lo insegnano a scuola?" diceva così quando mi trovava nascosto sotto alla scrivania. Non si abbassava a guardarmi, né provava a tirarmi fuori da lì. Continuava a fumare fissandomi dall'alto come fossi uno sconosciuto. Come puoi guardare tuo figlio con gli stessi occhi con i quali guardi un estraneo?»
Una morsa d'inquietudine mi serra la gola, rendendomi quasi impossibile respirare.
«"Ora dormi". E se ne andava, lasciandomi sempre al buio. Non so perché ti racconto queste cazzate...»
«Non sono cazzate, James. Non lo saranno mai.»
«Sì invece. Sono quelle che m'impediscono di dormire la notte. Sono quelle che mi portano a desiderare di perdere la memoria, in modo da non ricordare più un cazzo. Sono quelle che mi fanno desiderare di starmene sempre confuso e strafatto.»
«James, forse non te ne accorgi ma... quando mi dici queste cose... Te ne liberi un po'. E sebbene mi dispiaccia ascoltarle, mi rende felice il fatto che tu ne condivida con me il peso.»
Siamo entrambi sdraiati sul letto, ma sembra quasi che James abbia paura di cadere da un momento all'altro. Le sue dita scavano più a fondo nel mio fianco, come a cercare l'appiglio migliore, quello che lo salvi dal precipitare nel baratro più oscuro.
«Ci sarebbe un'altra storia che vorrei raccontarti, solo non ora.» mi fredda nel buio.
«Quando te la sentirai.»
Nell'oscurità della stanza, gli rivolgo uno sguardo sofferto, ma non c'è luce sufficiente da permettermi di scorgere l'espressione di James. L'unica cosa che riesco a percepire è il suo respiro accaldato. James solleva il viso cercando il mio. Le nostre labbra si sigillano e a me basta questo.
«Grazie» lo sento sussurrare con voce così bassa da causarmi un caldo brivido lungo le braccia che seguitano a tenerlo stretto.
«Per cosa, James?»
«Per non essere fuggita come tutti gli altri»
Lui si riaddormenta dopo poco, ma io non posso fare a meno che starmene lì, con il cuore pesante, a fissare il soffitto.
Il mattino seguente la sveglia suona alle sei e io fatico a schiudere gli occhi, le mie palpebre sembrano due grossi macigni. Ho dormito troppo poco per sentirmi riposata e quando con la mano tasto il posto accanto al mio, di James non v'è traccia.
Scendo a fare colazione insieme agli altri studenti, ma come al solito lui non è mai in cucina. E non lo vedo per tutto il resto della mattinata, poiché siamo come sempre divisi in due gruppi distinti durante le visite.
«Sei in stanza con le ragazze?»
Ebbene sì, è proprio questa la prima domanda che mi rivolge mia mamma, quando mi chiama nel primo pomeriggio.
«No mamma. Devi sapere che sono l'unica femmina in mezzo a cinque ragazzi.» sghignazzo mentre scendo dal bus che ci ha accompagnati all'escursione.
«Dovrei ridere?»
«Sì, ogni tanto.»
«Come sta andando?» chiede facendosi seria.
«Bene, tutto liscio, mamma.»
«Che state facendo?»
«Niente. Solo visite a musei e cose noiose. Davvero. Nulla di cui preoccuparti.»
«Lo fai apposta a parlare in questo modo? Così sai che mi preoccupo ancora di più?»la sento inasprirsi.
«Ti dico che dormo con cinque ragazzi e non ti sta bene, ti dico che non hai da preoccuparti e non ti sta bene! Che cazzo!»
«June Madeline White!» Il rimprovero arriva puntuale dopo avermi sentita imprecare.
«Dimmi cosa vorresti sentirti dire, allora!»
«Che stai lontana da quel teppista. Ecco cosa vorrei sentirmi dire!»
«Non so di chi tu stia parlando.» sussurro guardandomi intorno.
Non lo vedo da ieri sera e vorrei solo sapere dove si è cacciato.
«June...»
«Devo andare! Ti voglio bene mamma ciao!»
Quando torno in stanza a posare lo zaino, non posso fare a meno di udire il vociferare che proviene dalla camera dei ragazzi.
Il tono che percepisco per primo è quello di William, mescolato ad una voce più rauca, di James.
Rallento casualmente il passo, proprio quando scorro davanti alla loro stanza.
Ma non faccio in tempo a fingere disinvoltura, che la porta si spalanca di getto.
«Cosa ci fai qui?»
Con aria colpevole, abbasso immediatamente lo sguardo, sotto alla figura di James, che mi fissa dall'alto con occhi serrati.
«Pensavo di...»
Di passare del tempo con te
Ma non riesco a dirlo, perché quando sollevo il mento mi ritrovo a perdere la concentrazione. Le sue iridi sono di un blu così oscuro da sembrare un colore raro.
«Cercavi me?» chiede inarcando le sopracciglia all'unisono.
«I prof hanno detto che abbiamo due ore libere oggi pomeriggio, quindi...»
Mi mordo il labbro, incapace di continuare. Distrattamente, James si passa una mano tra i capelli per ricacciare via quele ciocche scompigliate e ribelli che gli ricadono in fronte, poi china il viso verso il basso, avvicinandolo al mio.
«Vuoi... Andare da qualche parte?»
Il suo profumo maschile mescolato al tabacco mi riporta alla mente ricordi già indelebili.
«Vorrei andare in un posto...»
Con uno sguardo furtivo, indico la bustina che tiene tra le dita. Non so se si tratti di droga o di qualche altro tipo di sostanza, ma se vuole trascorrere del tempo con me, quella roba deve sparire. Voglio stare con James, non con il suo fantasma.
«Ma solo quando ti sentirai meglio.» alludo incrociando le braccia al petto.
James si morde il labbro inferiore, trattenendo un ghigno laterale.
«Sto già meglio, Biancaneve» bisbiglia intascandosela.
La strada che porta al mare è facilmente percorribile, perciò a James viene la brillante idea di farmi mettere al volante.
«Cazzo White, lo capisci che esiste il freno?»
«Ma ho frenato!» mi giustifico allargando le mani.
«No, tu hai inchiodato all'ultimo, quello non è frenare! O cazzo, perché hai sto vizio di mollare il volante adesso?»
«Tu lo fai sempre per accenderti le tue sigarette...» arriccio le dita per imitare le virgolette e farlo infuriare ancora di più. «Simpatiche»
Lui sbuffa storcendo le labbra, mentre mi fermo nei pressi di un piccolo piazzale che confina con una lunga distesa di sabbia bianca.
«Stai zitta. Io posso farlo. Tu no.»
«Senti, ho parcheggiato? Si! Non rompere ora.»
Sbatto la portiera, mentre James si sta già portando una sigaretta tra le labbra.
«Stavo per finire fuori dal finestrino!» sbotta compiendo un cerchio intorno alla macchina.
«Se magari tu ti mettessi la cintura...»
Pianto entrambe le mani sui fianchi e lo guardo di traverso.
Lui mi rivolge la stessa occhiata sottile.
«Sai cos'ho pensato quando ti ho conosciuta?»
Si avvicina al mio corpo, poi allunga una mano verso di me e mi afferra dalla vita con una presa salda e sicura.
«Ma quanto cazzo parla questa ragazzina?»
Le sue labbra carnose posano quella frase sulle mie.
«Solo questo hai pensato?» sorrido a quel punto, non riuscendo a completare il bacio che resta un incontro di bocche ricurve.
«No. Mi sono anche detto... Ho una fottuta voglia di zittirla.» mugugna senza spostarsi di un millimetro dalla mia bocca.
James schiude appena le labbra, sfregandole contro le mie, che restano socchiuse per il dolce impatto, ma quando curvo appena il capo pensando stia per baciarmi, lui indietreggia all'ultimo, facendomi cadere in una dolce illusione.
Con gli occhi ormai intrappolati, restiamo a fissarci, mentre la brezza marina è complice nel farmi svolazzare i capelli davanti al viso. Lui mi sposta una ciocca dietro all'orecchio poi indica la spiaggia con un cenno del capo.
«Chi arriva per ultimo perde. Muovi il culo»
«Cosa?»
Lo vedo schizzare via alla velocità della luce e solo a quel punto, mi rendo conto della sfida.
«Tu sei pazzo, non vale. Dovevi darmi preavviso!» urlo senza respiro, quando giungiamo alla riva, così bianca da risultare accecante per gli occhi.
Mi accascio con entrambe le mani sulle ginocchia, sfiancata.
James si ripara lo sguardo con un mano e come se non avesse corso a perdifiato, solleva le spalle.
«Sei arrivata ultima. Hai perso. Ora paghi» spiega come fosse un'ovvietà.
«Non pago proprio niente. Ma poi che stai aspettando?»
M'incuriosisco a quel punto, perché lo vedo fermo a fissarmi con aria di supponenza.
«Che ti spogli» ridacchia intascandosi la sigaretta che alla fine non ha nemmeno acceso.
«Avevi bisogno di un giochino per arrivare a questo?» lo rimprovero sorridendo.
«Sei senza fiato.»
Abbasso gli occhi al suolo, lui si avvicina pericolosamente, poi con la punta delle dita mi solleva il mento, invitandomi a tornare con lo sguardo dentro al suo.
«Mi hai fatto correre come una pazza. Tu...»
Ogni pensiero viene spazzato via quando James si lecca il labbro inferiore, piantando i suoi fari luminosi sulla mia bocca. Siamo ad una distanza così ravvicinata che penso stia per baciarmi davvero questa volta.
«Che vuoi?» domando sottovoce.
«Che ti spogli e ti liberi di quella paura che hai sempre.»
La sua risposta inaspettata mi confonde ancora di più.
Certo e io dovrei superare la paura di spogliarmi, proprio davanti all'unica persona che ho sempre temuto mi vedesse nuda?
«Ti ho già vista...»
James resta impassibile davanti a me, ma curva il collo come se stesse puntando una preda da divorare a brandelli.
Mi ritrovo ancora senza fiato, perché preme i polpastrelli sul mio ventre sensibile, lasciato scoperta dalla canottiera.
«Ti ho già...sentita.»
Mi si spezza il fiato quando, con le labbra calde, raggiunge indisturbato la mia giugulare.
«Ti ho già...»
La sua lingua segna una slittata calda lungo la mia gola, così intensa che mi causa un tremolio alle gambe.
«Era diverso.» bisbiglio tentando di non perdere la testa davanti al suo modo di fare così seducente e provocatorio.
«Ah, quindi tu ti spogli solo se hai un tornaconto?» mi canzona lui.
«Devo di nuovo inginocchiarmi tra le tue cosce?» continua a stuzzicarmi con un sorrisetto sinuoso.
«James!» esclamo sbigottita, mentre faccio per tirargli uno schiaffo sul bicipite teso.
Lui schiva la mia mossa, si morde il labbro, poi si fa serio per lambire il mio viso con i suoi occhi affilati. E la situazione divertente s'incrina all'improvviso.
Una cupa sensazione mi coglie di sorpresa. L'espressione che prende a farmi ombra sul viso, tradisce subito le mie emozioni. Ripenso immediatamente ad Amelia e allo schiaffo. E sembra pensarci anche lui, perché gli sfioro la guancia con la punta delle dita e James s'irrigidisce un po'.
«Mi dispiace.»
«Non devi dispiacerti per me. Mai»
Lui lascia scorrere il palmo della mano sul suo torace scolpito, sollevandosi la felpa, che sfila via insieme alla t-shirt. Resta con i pantaloncini del costume, rivolgendomi un'occhiata sottile.
«Spogliati White, non farti sempre pregare.»
«Fosse facile.»
«Lo è, non c'è nessuno. La spiaggia è deserta.»
Ci sei tu
Continuo a restare immobile, paralizzata, incapace di muovermi.
«Io chiudo gli occhi tutte le volte che vuoi... Pensavo lo avessi capito.»
Osservo la sua figura alta e imponente avvicinarsi per lasciarmi un bacio sulla guancia. Quel bacio, così dolce da causarmi un fremito, mi obbliga a serrare le palpebre. Chiudo gli occhi, sopraffatta dal momento di tenerezza, ma quando li riapro, lui è già in acqua.
Ammiro la sua schiena muscolosa svettare tra le onde fiacche, finché non mi decido a spogliarmi.
Ne approfitto per togliermi la canottiera e gli shorts, ma James si volta all'improvviso, proprio mentre sono intenta a muovere un passo verso la riva.
«Entra col pezzo di sopra del costume e ti affogo.»
James mi punta un dito contro.
«Stronzo»
«Coraggio, dai»
Sbuffo lanciando gli occhi al cielo limpido.
«Hai perso White. Le punizioni vanno rispettate.» ridacchia con due fossette.
Così gli volto le spalle, sgancio il reggiseno, poi, con un braccio a coprimi il petto, mi avventuro verso l'acqua.
«È liberatorio, no?» incalza lui mentre non si perde un mio passo.
«È come urlare a squarciagola» aggiunge con fare sicuro di sé, quando siamo abbastanza vicini.
«Cosa? Spogliarsi?» chiedo impertinente.
James sfiora il mio braccio, con quel gesto lento e delicato mi sta chiedendo di abbassarlo.
«Accettare se stessi.»
«Già ma non è facile...» mormoro io puntando gli occhi più giù.
Lascio scivolare il braccio verso il basso, complici le onde che ci cullano e mi avvolgono fino al collo.
James resta in silenzio. È stranamente serio. Non mi sta prendendo in giro, né sta ridacchiando.
Potrei dirglielo.
«Dimmi» bisbiglia leggendomi nel pensiero. «Condividi il peso anche tu.»
Così, con una scrollata rapida di spalle, mi decido a parlare.
«Alle medie mi prendevano in giro dicendomi che ero grassa.»
Lo vedo sollevare un sopracciglio.
«Non lo eri. Non dire cazzate.»
«Sì avevo le cosce che si toccavano»
Le dita di James si fermano sulla mia gamba destra, con una presa rapida me la solleva invitandomi ad allacciarla al suo bacino, poi fa lo stesso con l'altra, intanto, ascolta attentamente le mie parole.
Lo vedo muovere le sue ciglia folte che nascondono un blu più profondo delle stesse onde che ci cullano.
«Ma la notizia della malattia di mio fratello non fu facile da gestire per me. Potrei dare la colpa allo stress che mi causava vederlo stare male per la chemio, non lo so. Per un po' il cibo è stato un piccolo rifugio.»
Compio una piccola pausa per deglutire.
«Ho messo su peso molto in fretta. Poi l'ho perso, ma...»
Mi blocco.
James non fiata, nè scolla lo sguardo dai miei occhi.
«Ora si vede. Mi porto addosso ancora i segni.»
«Segni che ti ricordano quanto tu sia stata forte in quel momento, June»
Le parole di James, come una piccola carezza che scalda il mio cuore, mi permettono di riprendere respiro.
Credo abbia un dono, perché con molta naturalezza James è in grado di farmi vedere un'altra prospettiva, un'altra versione della realtà.
«Perché sembravi stupito quando ho detto che ti stavo cercando...? Insomma, ci sei abituato. Tutti ti vogliono, tutti ti cercano»
Il mio cambio repentino d'argomento non passa inosservato, ma James decide di rispettarlo.
«Già, ma tutti conoscono solo un lato di me.»
«Pensavi sarei fuggita, una volta scoperto quel tuo lato più fragile?»
«I deboli non piacciono a nessuno, June»
Chi gli ha detto questo?
«Non è vero James. E poi tu sei tutto fuorché debole: quello che hai passato, il modo in cui l'hai affrontato... Tutto ciò ti ha reso quello che sei e dovresti esserne fiero.»
Lui s'inumidisce le labbra carnose con una passata di lingua, mentre le sue dita impigliate nelle mie cosce salgono fino a raggiungere la mia vita. Qui mi accerchiano il busto, tenendomi più stretta.
«L'avresti mai detto, quando mi hai visto la prima volta, che saremmo stati così... vicini?» domanda posando la fronte sulla mia.
«No, non l'avrei mai detto» bisbiglio timidamente, quasi sopraffatta dal modo seducente con il quale la sua bocca pronuncia quelle parole vellutate.
«Questo è il mio momento preferito» sussurra con la sua voce calda, capace di darmi i brividi.
James non ha nessuna paura a mostrare le sue emozioni, non sa esprimersi a parole, ma con i fatti è di gran lunga più bravo di me.
«È anche il mio momento preferito» ammetto travolta da un'ondata di coraggio momentaneo.
«Sicura che non sia...»
Le sue labbra lambiscono le mie e si rifugiano in esse, in un delicato bacio a stampo.
«...Questo?»
Sorrido senza sollevare mai lo sguardo.
«Che c'è?»
«Niente»
«Non è vero, stai ancora pensando a qualcosa ragazzina.»
James mi circonda la vita avvolgendola con entrambe le braccia, questa volta i nostri petti si scontrano, ma non sto più pensando al fatto di essere seminuda insieme a lui.
«Il fatto che anche tu mi abbia vista in quel momento di debolezza...»
«Di cosa hai paura?» chiede curioso.
«Che io possa usarlo contro di te?»
«No, però non mi piace che mi si veda così.»
«Nemmeno a me piace.»
Le nostre parole si accavallano, le nostre paure si mescolano, proprio mentre il mio petto trova un appoggio sul suo, più caldo e rassicurante.
«A volte penso che se fossi stata più forte... Magari come mia mamma...»
«Lo sei stata June. Non potevi salvarlo.»
Dolcemente, le sue labbra modellano quelle parole sulla mia fronte, scacciando via le mie ciocche ribelli.
«Lo vai mai a trovare?»
«No. Mia madre ha cominciato ad accettare lavori in uno stato sempre più lontano. Tutto pur di fuggire da quei ricordi. Io non volevo trasferirmi, né lasciare la casa in cui sono cresciuta. Mi piaceva la campagna, il paesino dove ci conoscevamo tutti. Ma negli ultimi anni non abbiamo fatto altro che trasferirci...»
«Vorresti tornarci?»
«Sono cresciuta in Virginia, lui è lì.»
E nel dirlo, una nota di tristezza avvolge la mia voce tremolante.
«Lui non è lì, ma qui.»
James lascia scorrere il suo palmo umido di goccioline salate sulla mia guancia. Mi accarezza il viso, circondandolo con entrambe le sue mani.
«Sono sicuro che ovunque tu vada, lui sarà sempre con te»
Addento il mio labbro inferiore come per fermarne il tremolio e una sensazione spiacevole comincia a mordermi la gola.
Avverto di nuovo quel desiderio, quel bisogno piangere in modo incontrollato.
James mi sta osservando preoccupato, così prendo un bel respiro e ingoio il groppo amaro.
«Con Jax e Will tutto bene?»
Provo a cambiare nuovamente discorso, mi stufo in fretta di parlare di me. In questo siamo molto simili.
«Da quando Will sta con Ari non lo vedo mai.»
James prende a divorare la mia spalla di baci fiacchi, senza fretta, lo fa con le sue labbra insaziabili, poi si ferma a godere della mia reazione.
«E Jackson... È strano.»
«Sono sicura che avrete modo di parlare.»
Annuisce, dandomi un frettoloso «Sì, certo.»
A quel punto però, una minuscola ruga gli scava la fronte e la sua preoccupazione pian piano gli si palesa in viso. Non sono di certo Will o Jackson a dargli il tormento, ma tutta la situazione con Austin.
Lo conosco.
«A volte mi sembra di non aver fatto progressi, di essere sempre rimasto a tre anni fa.»
L'espressione combattuta di James mi riporta alla mente le accuse di Amelia.
«Mi dispiace che Austin abbia reagito in questo modo, prendendosela con Amelia»
«Per Austin vige sempre la regola del "dente per dente". Will ha colpito suo figlio, lui ha preso di mira Amelia. Non voglio che lui scopra...»
«Cosa?»
James lascia che il blu profondo di quelle iridi zampilli nei miei occhi, facendomi vorticare lo stomaco.
«Quanto tu sia importante per me.»
In questo momento sparisce qualsiasi cosa. Tutto. Il cielo. L'oceano. La sabbia. Sembra essere già tutto qui. Con me. E la sensazione di smarrimento diviene insostenibile, quando James curva la bocca sulla mia, con l'intento di baciarmi.
Questa volta con un bacio vero. Finalmente.
Quel gesto mi spedisce letteralmente tra le nuvole.
Incomincia la nostra danza di lingue lente e svogliate, come se quel movimento poco accennato servisse a conoscerci meglio.
A sentirci di più.
Ma presto si trasforma in un turbinio di emozioni che mi esplodono nella pancia. Con una mano affondata nei miei capelli, James applica la pressione giusta per approfondire quel bacio ed invitare il mio viso a farsi più vicino al suo.
La mia bocca ormai inerme, si schiude ancora e ancora, per accogliere baci sempre più lussuriosi e provocanti.
La sua lingua rincorre la mia, più sfuggevole, mentre il gusto fresco e salino del mare mi anestetizza le papille gustative.
Non so per quanto tempo restiamo a baciarci cullati dalle onde del mare, ma ad un tratto i baci si trasformano in ansimi sempre più passionali e il respiro comincia a mancare ad entrambi.
«Usciamo.» asserisce lui con decisione.
Ci sleghiamo da quella posizione che vedeva i nostri corpi intrecciati e cominciamo ad avvicinarci alla riva.
James, che di solito non è mai a corto di battutine, ora sembra pensieroso, taciturno.
«Sei ancora preoccupato? Perché quando torni a casa non parli con Austin?»
«Proverò a parlargli.» taglia corto prima di afferrarmi dai fianchi.
Io però mi sottraggo al suo tocco con una schivata rapida e mi chino a raccogliere pezzo sopra del costume.
«Parlargli, non farti ricattare.» mormoro rivestendomi.
«Se non faccio quello che mi chiede... lascia perdere, ha sempre fatto così»
L'osservo confusa, ma James afferra la sua t-shirt, poi la felpa, infine il mio polso.
«Dove andiamo?» chiedo mentre lui mi conduce via con sè.
«Fa troppo caldo qui, non lo sopporto. Andiamo a cercare dell'ombra.»
Seguo James in una piccola zona di boscaglia che confina con la spiaggia. Gli alberi non formano una rete fitta, ma sicuramente c'è ombra a sufficienza per non patire il sole cocente di mezzogiorno.
Dopo aver steso la sua maglietta sul terreno, James ci si siede sopra.
«Ahia ma sei cretino!» urlo quando circonda la mia coscia con un braccio.
Con quel gesto inatteso si aggrappa alla mia gamba e mi fa cascare sopra di lui come un peso morto.
«A che pensi?» provo a chiedere tentando di scacciare il pensiero imbarazzante di trovarmi a cavalcioni su di lui.
James mi fissa con quegli occhi taglienti che svettano sotto ai capelli scombinati dal mare e all'improvviso sento le labbra ardere di nuovo.
«Indica la parte del mio corpo in cui mi daresti bacio.»
sussurra lui, io intanto con la punta delle dita mi massaggio il labbro inferiore e con occhiate apprensive mi guardo intorno.
«James...»
«Stai pensando male?»
«No.»
«Allora rispondi.»
«Mhm... sul collo.»
«Puoi anche agire o le cose le dici solo a parole, White?»
Questa volta mi lecco il labbro inferiore, assaporandone il gusto salato, poi mi sporgo in avanti, curvandomi all'altezza della sua gola.
Noto un piccolo segno violaceo, quello che gli ho provocato ieri sera, perciò indirizzo le mie labbra proprio lì sopra.
Avverto un piccolo gemito di piacere che gli fa vibrare la gola, quando con la bocca racchiudo una porzione di pelle sensibile.
«È solo un bacino sul collo...» lo prendo in giro bisbigliando nel suo orecchio.
«No, non lo è. È tutto più intenso con te.»
James reclina il capo e i nostri occhi si scontrano violentemente. La sua mano sulla mia coscia arriva pesante.
«E tu?»
«Posso mostrartelo?» chiede fissandomi le labbra.
«Sì» annuisco mentre lui è già prossimo a tirarsi su a sedere.
Con una delicatezza che non avevo previsto, James aggancia pollice e indice al mio bikini a triangolo e sposta verso l'alto entrambi i triangolini, liberando i miei seni.
Non trovo il tempo per provare imbarazzo, che la sua lingua scivolosa incontra prima un capezzolo, poi l'altro.
"Questo non è un bacio" vorrei rimproverarlo, ma James tiene gli occhi incollati ai miei e un caldo torrido prende a divampare tra i nostri corpi, che si fanno più roventi, proprio nel punto di contatto tra i nostri bacini.
«Ora tocca a te.» sibila prima di sdraiarsi nuovamente, mentre intorno a noi un flebile cinguettio mi riporta alla realtà.
Con le guance arrossate mi chino sul suo addome tassellato di muscoli rigidi e ben scolpiti, solo per lasciargli qualche bacio innocente.
James in tutta risposta s'infila un braccio dietro alla testa e mi fissa con aria di sfida.
Poi solleva appena i fianchi ridacchiando.
«Quello te lo faccio baciare quando vuoi... non avere fretta»
«Stronzo, non volevo scendere più in basso» mi affretto a spiegare.
«Oh certo, tu non ti abbasseresti a tanto...»
Una scrollata di capo da parte mia e un'altra risatina da parte sua, finché James non compie un gesto che mi manda in confusione.
«Vieni qui» sussurra mentre se ne sta sdraiato sul terreno.
Intanto, con entrambe le mani cattura le mie gambe e mi porta a slittare in avanti.
Mi ritrovo con le ginocchia piantate nel terreno, all'altezza delle sue spalle, ma non sapendo bene cosa fare, gli rivolgo un'occhiata confusa.
James però, non contento, richiede al mio corpo avanzare più in alto. Difatti, con decisione stavolta, mi obbliga a portare le cosce ai lati del suo viso.
«Ma che stai...»
Io continuo a trattenere il peso per paura di fargli male, mentre lui sembra deciso a cercare qualcosa con le sue labbra affamate. Queste strisciano sulle mie mutande senza nascondere tutta l'avidità di cui sono capaci. Quando però James sferra una passata di lingua calda sulle mie mutande, capisco immediatamente.
«Secondo te?»
Poi soffia un respiro divertito tra le mie pieghe, provocandomi dei brividi lungo la schiena. Col timore di schiacciarlo, non posso fare a meno di trattenermi, ma James, notevolmente più forte di me, applica un po' di pressione sui miei fianchi per indurmi a scendere del tutto sulla sua faccia.
«Dicevi che non l'avevi mai fatto... ci stai prendendo gusto?»
Senza fiato, mi sorprendo a rivolgergli quella domanda, dalla quale, in realtà, non aspetto una vera e propria risposta. E se mai lui volesse fornirmela, non potrebbe, dato che lo sto letteralmente soffocando. Sento le viscere smuoversi dall'interno, ogni volta che James sorpassa il tessuto del mio costume e fa vorticare la lingua dentro di me, con maestria.
«Di sicuro non voglio smettere proprio ora che posso farlo con te.»
Lascia dapprima scivolare la lingua nella mia fessura, poi risucchia con vigore la mia intimità a labbra serrate, causandomi un turbinio di sensazioni piacevoli.
Porto una mano sulla corteccia dell'albero davanti a me, assaporando quella coccola ad occhi chiusi, ma quando all'improvviso James si ferma e mi aiuta a risollevarmi, mi ritrovo stordita. Credevo finisse.
«Chi è che ci ha preso gusto ora? Tocca a te.»
Mi canzona trascinando il pollice al lato della bocca per asciugarsi il viso dai miei umori. Io intanto mi risistemo le mutande del costume, provando a fingere di non vedere quanto sia diventato ancora più attraente, ora che esibisce uno sguardo eccitato e due labbra tumefatte e arrossate.
Ancora confusa, mi avvicino ai suoi pettorali solidi e lucidi di salsedine, sui quali poso qualche bacio delicato.
«Con la lingua White. Quante volte te lo devo ripetere?»
Ridacchiamo, ma questa volta non faccio come suggerito.
Punto la piccola porzione di pelle all'altezza del suo cuore e gli lascio un dolce bacio a stampo, quasi impercettibile. Poi vi abbandono sopra la guancia.
«Hai il cuore a mille» constato ormai senza fiato.
«Giochi scorretto cazzo» mugugna lui irrigidendosi sotto di me.
«Se giocassimo per davvero, avresti già perso.» indico i suoi pantaloncini lievemente tesi, proprio all'altezza del cavallo.
James rotola sopra di me, zittendomi all'istante. «Sicura, White?»
Modello le labbra in una curva istintiva, ma il mio sorriso viene presto sopraffatto dalle sue labbra bramose, che cercano d'impigliarsi alle mie in modo frettoloso, quasi irruente. Le nostre lingue incendiano quel bacio, creando una danza perfetta.
«Come te la immagini?» ansima tra uno schiocco e l'altro.
«Cosa James...»
«La tua prima.»
«Non in un bosco» esclamo trattenendo una risatina.
«Onesta.»
«E non nel lettino scomodo di un bed and breakfast.»
«Onesta.» ripete lui, questa volta lasciando scivolare le mani sul mio corpo con fare possessivo.
«Ma se ci sei tu...»
Con un palmo mi tiene ferma dal fianco, con l'altro sopraggiunge alla mia intimità ancora umida.
Le mie guance prendono a scottare quando il suo pollice va a carezzare dolcemente le mie pieghe, così tenere e cedevoli da causargli un fremito.
Forse James si è appena reso conto di quanto io sia pronta per lui, ma resta comunque in silenzio a torturare la mia bocca di baci cadenzati, mentre le sue dita si muovono ritmiche a cercare il mio piacere, da qualche parte, dentro di me.
Mi chiedo come sarà.
«Farai piano James?» sussurro con un filo di voce che pensavo non udisse nemmeno.
«Farò tutto quello che vuoi, June»
L'onda di un brivido scuote il mio corpo, partendo dalla nuca fino a giungere alle mie gambe, che cominciano a tremare. Il respiro mi si disgrega in mille pezzi.
«Allora fallo.»
James appare stranito dinnanzi alle mie parole, mi guarda fisso negli occhi mentre disimpiglia qualche rametto dai miei capelli lunghi abbandonati sul terreno.
«No.» dice serio, senza smettere di osservarmi.
NO?
«Devo darti una cosa prima»
Non so davvero dove io abbia trovato il coraggio per chiederglielo.
«Che cosa devi darmi?»
«Non posso dirtelo, Jasper mi ha fatto promettere di non dirti nulla.»
Rimango ad ammirare le sue labbra ricurve e arrossate per i baci che ci siamo appena rubati, finché James non decide di mettersi a sedere. Mi sollevo anch'io e dopo essermi data una sistemata al costume, mi posiziono seduta a fianco a lui, che sta già cercando un accendino nelle tasche della felpa.
James Hunter si sta tirando indietro?
«Tra te e Amelia perché non c'è mai stato niente di fisico?»
James aspira qualche boccata di fumo dalla sigaretta, poi serra lo sguardo quasi stizzito.
«Non l'ho mai vista in quel senso.»
Non voglio insistere, perciò me ne sto in silenzio, ad aspettare che lui trovi la voglia di spiegarmi qualcosa in più.
«Dalle ragazze sono sempre stato attratto a livello fisico. Con i ragazzi... è sempre stato più mentale. Quando con lei non sentivo il desiderio di andare oltre, mi ha fatto strano, ho pensato... Non so, che ci fosse qualcosa di diverso tra di noi»
«Hai creduto di essere innamorato?»
La cassa toracica mi si svuota. Sto trattenendo il fiato, impaurita.
«Sì»
La sua risposta secca non mi piace affatto, fortuna che James si prodiga a dirmi altro.
«La verità è che con lei e Brian ci sono cresciuto. Non li vedo in quel modo.»
Vorrei sapere come e dove m'inserisco io, in tutto ciò.
«Per te è sempre stato un metro di giudizio il sesso, vero?» chiedo confusa.
Lui annuisce senza aggiungere altro. A volte parliamo due lingue che combaciano alla perfezione, a volte sono così diverse.
«Comunque Jasper ha pronunciato il mio nome» farfuglio dando dei piccoli colpetti alle ginocchia, per cacciare via qualche rimasuglio di sabbia, insieme all'imbarazzo che si è appena creato tra noi.
«Già e non è la prima volta» confessa lui, causandomi un cipiglio.
«Davvero?»
«A volte lo fa. Ma adesso si è fissato con una cosa e non mi lascerà in pace finché...»
«Cosa?» domando incuriosita dalla sua espressione stranamente seria.
«Non posso dirtelo. Non ancora.» Lo vedo compiere una piccola pausa, prima di proseguire.
«June, una cosa però devo chiedertela.»
Il suo cellulare posato sulla felpa s'illumina. James lo nota subito però non pare interessato a rispondere, rifiuta immediatamente la chiamata, pigiando il tasto laterale.
Sembra si sia deciso a dirmi qualcosa d'importante.
«Farò cazzate. Lo sappiamo già» sbuffa fuori il fumo mandandomi in confusione con quella frase.
«Finiscila di svalutarti così»
«Promettimi due cose.» tuona deciso, riportandomi ad assumere un'aria attenta.
«Prima di tutto che non lo farai più. Non ti farai più del male»
Inizio a sbattere nervosamente le palpebre.
«Devi promettere» insiste rivolgendomi uno sguardo tagliente.
«Okay. Promesso. Poi?» Butto fuori quelle parole con impazienza, in modo quasi istintivo, mossa dalla speranza di arrivare ad un punto. Cosa vuole dirmi?
«E l'altra...?»
I nostri occhi restano incollati, mentre James manovra le labbra per forgiare una richiesta del tutto inaspettata.
«Che non te ne andrai alla prima difficoltà»
«Perché dovrei...»
Lui assottiglia lo sguardo lasciando fuoriuscire una grossa nuvola di fumo, ma non sembra intenzionato a rispondermi.
«Cazzo, William» impreca notando lo schermo del telefono che seguita ad illuminarsi.
«Sta combinando casini come al solito vero?»
«È meglio se andiamo.»
Io e James non abbiamo ancora definito quello che siamo l'uno per l'altro e la cosa un po' mi destabilizza, sì, ma il fatto che mi abbia appena voluta legare ad una piccola promessa, non può che farmi sentire più vicina a lui. Vorrei mi dimostrasse che posso fidarmi ciecamente di lui e desidero lui faccia lo stesso, che si prenda il tempo per capire che può fidarsi totalmente di me. Non aspetto altro che quel momento in cui si deciderà a raccontarmi tutto.
JAMES
Giorno 33
Ritorno con la mente a quella sera.
"Ti hanno detto che è stato un incidente e tu ci hai creduto?"
La voce della mamma di Brian si mescola ai rumori che provengono dal corridoio affollato di studenti. È proprio Brian ad essere ridotto ad una pozza di sangue e le mani insanguinate sono le mie.
"Il riformatorio non è altro che un carcere minorile. Ti sei reso conto della gravità della situazione, Hunter?" Il preside parla ma io sto solo pensando a come guadagnare del tempo. "Rinchiudetemi a vita, ma domani. Questa sera devo sbrigare una cosa"
Prima che l'acqua mi riempia i polmoni, mi risveglio annaspando.
Ho ricordi frammezzati della mia infanzia, ma ogni volta che vado a dormire è come se rivivessi quegli attimi più remoti, più nascosti, che nemmeno riesco più a ricordare. Ed è così anche al mio risveglio, mi alzo ogni giorno con un umore di merda, perché gli incubi mi lasciano addosso una sensazione sgradevole, seppur non ricordando nulla.
Me lo chiedo da sempre, ma non ho ancora capito a che età si comincino a tenere a mente i ricordi.
Caldo e freddo. Ho solo queste sensazioni addosso. Il sentore di qualcosa che mi brucia la pelle e mi soffoca dall'interno.
Ed è così che mi risveglio dal riposino pomeridiano. Non so che ore siano, so solo che mi ritrovo davanti Marvin e William, che ridacchiano immersi nei loro cellulari.
«Ora dormi anche il pomeriggio o sei diventato come quei vecchi che si addormentano senza nemmeno accorgersene?»
«Non mi sento bene, stronzi.»
Mi guardo intorno riparandomi il viso con la mano, la luce mi sfonda le pupille dandomi fastidio.
«Dove cazzo è Jax?»
«È già in palestra»
«Palestra? Quale palestra?» domando stralunato.
Will mi fa cenno di seguirlo nel seminterrato della villa, dov'é allestita una piccola palestra colma di attrezzi sgangherati.
«Non ci faccio un cazzo qui.» mi lamento tastandomi la fronte dolorante.
Jackson e le sue enormi spalle imperlate di sudore sono la prima cosa che noto quando sopraggiungiamo in quel posto.
«Infatti siamo qui per parlare lontano da orecchie indiscrete» spiega William.
Io però non gli do retta, mi metto al sacco a tirare colpi a mani nude e ben presto mi si apre una nocca per la forza con cui aggredisco il cuoio.
«Aspetta.»
Jackson abbandona i bilancieri sul pavimento creando un impatto metallico, poi si avvicina a me per prendermi la mano.
Lo guardo con un' insolita aria diffidente, mentre lui mi esamina le nocche. Forse perché l'ha fatto anche June quando ho tirato il pugno a Connell. Forse perché prima di lei, era Jackson a farlo. A volte ho come l'impressione Jackson si butterebbe nelle fiamme per me. E a dirla tutta, spero non sia solo un'impressione, perché io per lui lo farei, senza pensarci due volte.
«Blaze è preoccupato, ha detto che stanotte hanno fatto irruzione a scuola» dice Marvin facendomi trasalire. La tranquillità con cui Marvin sgancia le notizie bomba, non la capirò mai.
«Cazzo»
«Appena torniamo andiamo in quel fottuto ufficio del preside» annuncia Will annuendo convinto, seguito a ruota da me.
«Dopo tutto quello che abbiamo fatto ad Austin, penso che torneranno a scuola. Ma Blaze non ne sa nulla.»
Scivolo a sedere sulla panca come un peso morto.
«Ascolta James, è impossibile che Blaze non sappia un cazzo.» insiste Will.
«Non sa niente quanto noi. Ho già provato a farlo parlare» esclamo spazientito.
«E come avresti fatto?»
Jackson a quel punto sembra improvvisamente interessato alla faccenda.
Mi tormento l'interno guancia con la punta della lingua.
«Ho i miei metodi.»
E il biondo scrolla il capo con disappunto.
«Lo facciamo parlare»
William non demorde, ma io continuo a fissare espressione contrariata di Jackson.
«Sai che ti dico Will? Hai ragione» pronuncio quelle parole senza scollare gli occhi dalla sagoma imponente del biondo, che solleva entrambi i sopraccigli per imitare un arco.
«Ci parla Jackson con Blaze.»
La mia ha tutta l'aria di essere una provocazione.
«I... Io?»
«Giusto. Non possiamo fare irruzione dal preside senza le chiavi dell'ufficio.»
William ha ragione, ma arriva un po' in ritardo con le sue supposizioni.
«A me non le ha date, ma le darà a te» spiego rivolgendomi direttamente a Jackson.
«Gliele chiedo così di punto in bianco?» si stranisce lui.
«Jackson, sei così ingenuo...»
«Finiscila di comportarti così con Blaze»
Il suo rimprovero arriva secco, ma non mi stupisce affatto.
«Non fai che usarlo quando ti serve qualcosa. Non te accorgi neanche?» lo istigo nuovamente.
Finalmente la mia provocazione trova terreno fertile. Era lì che volevo arrivare.
«Guarda che quello che sei tu James» mi risponde a tono mentre ci fissiamo con le palpebre ridotte a due spiragli sottili.
«Jax pensi non mi sia reso conto che gli piaci? Tu lo sai e ne approfitti»
Marvin e Will incrociano gli sguardi confusi, finché non mi ritrovo a provocarlo ancora.
«Quando riuscirà a staccarsi Scott, parlaci»
Mi stringo nelle spalle e prima che possa alzarmi in piedi, Jackson mi blocca con l'imponenza della sua stazza.
«Cosa?»
Lancio un'occhiata rapida verso l'alto. «T'interessa che l'ho visto con Scott ieri?»
Ma che sto dicendo? Ho la febbre, sto delirando.
ll piercing che gli trafora il labbro però, prende a dondolare impercettibilmente, lo sta istigando con la lingua. È un riflesso nervoso.
«Perche dovrebbe interessarmi?»
Perché è nervoso ora?
Jackson indietreggia appena, dandomi lo spazio vitale necessario.
«Tra voi invece che succede?» domando quando vedo Marvin e Will confabulare alle mie spalle.
«Niente» Jax prova a coprirli, ma io capisco subito che c'è qualcosa che non va.
«Will, che casino hai combinato questa volta?»
«Niente.» si difende lui con la sua solita aria innocente.
«Cosa nascondi?»
«Diglielo dopo» insiste Jackson.
«Smettila di proteggermi Jax» mi altero davanti al silenzio dei miei amici.
«Okay, il tipo vuole i soldi»
Come sempre, è proprio Will a parlare.
«Glieli restituiamo. A chi hai venduto la roba?» sbuffo provando a semplificare il problema.
«Non so, c'era così tanta gente...» Will si strofina la fronte con fare confuso.
«Perché non hai chiesto a me?»
Lui allarga le iridi cristalline e so già che sta per dirne una delle sue.
«Eri con June! Per una volta che non volevo disturbarvi!»
«Parla. Che vuole quello stronzo di Escobar?» mi spazientisco in fretta.
«Ha detto che siccome i soldi non glieli abbiamo ridati subito, vuole il trenta percento in più»
I miei occhi si piantano al soffitto.
«Perché cazzo t'infili sempre in questi casini?»
«E...Li vuole in contanti» aggiunge Marvin tamburellando con le dita sul mento.
«Certo. E poi? Vuole anche il mio cazzo? Non possiamo prelevare una cifra del genere» sbotto infastidito iniziando a trangugiare acqua fredda da una bottiglietta di plastica.
«Comunque usiamo la tua carta. Io non posso prelevare molto, mia madre mi ha messo un limite. Dopo quella volta che ho speso duemila dollari nel tavolo da biliardo, in quello da ping pong e le freccette per la mia sala giochi...»
«Non hai una sala giochi Will» costata Marvin strofinandosi la nuca confuso.
«Appunto.» ribatte William con fare candido.
«Okay, sentite. Oggi facciamo in modo di parlarci. La prossima volta però, chiedi a me.»
Il rimprovero indirizzato a William si perde nell'etere, perché lui, seduto su una panca, si mette al cellulare, invece che allenarsi.
«Devo chiedere a te? Hai passato due giorni dietro al culo di June. Te l'ha data almeno?» mi provoca con un sorrisetto sfacciato.
«È da quando sarebbero cazzi tuoi?»
«Risolviamo la questione dei soldi prima.» s'intromette Jackson alzando la voce.
«Sicuro non ti piaccia un po' troppo?»
«Basta Will»
«Mi stupisco solo del tuo autocontrollo» si giustifica lui senza staccare gli occhi dallo schermo.
«Devo saltarle addosso secondo te?»
«No, dovresti scopare con tutte quelle che vorrebbero farlo»
Lancio lo sguardo a lato mentre i miei amici iniziano a ridacchiare della mia debolezza.
«Finitela cazzo» sputo contrariato.
Mi sento stanco, sfinito.
«Stai bene?» chiede Jackson quando si rende conto che mi reggo in piedi a fatica.
«Sì perché?»
I miei occhi slittano sulle sue labbra gonfie e traforate piercing che stanno ad un centimetro dal mio viso. Jackson posa la bocca sulla mia fronte e un dolce profumo muschiato e tipicamente maschile, mi riempie le narici.
«Scotti da morire. Hai la febbre»
«Torno in stanza.» bofonchio abbandonando la palestra controvoglia.
Durante il tragitto che porta alla nostra camera m'imbatto nella prof, che, come sempre, per me ha in serbo solo paroline dolci.
«Che ti è successo Hunter? Avevo detto no droghe.»
«Ho la febbre prof.»
È da una settimana che non mi faccio e un mese che non mi faccio qualcuno.
M'infilo sotto la doccia, poi indosso dei boxer puliti e mi butto a letto.
«Edward, mettiti la cintura.»
Sto sognando, è ovvio. Sennò non sentirei la sua voce. Ruoto la testa sul cuscino, provo a cercare una posizione più comoda, ma le voci tornano imperterrite.
«Questa macchina è una figata. Ha il cambio manuale come quelle europee?»
Sono io a parlare. Avrò sette chili di muscoli in meno su spalle e braccia, le gambe lunghe e rinsecchite. E tre anni di meno.
E se solitamente non li ricordo mai, i sogni, questa volta li sto vivendo. Forse ho la febbre alta, forse sto davvero delirando.
«Quando sarai maggiorenne potrò regalartene una»
Cazzo, questo sembra un ricordo, non un sogno.
«Giocate tutti a fare mio padre.»
Queste parole le ricordo. Il vuoto che ho provato nel pronunciarle ad alta voce.
«Chi sarebbero questi altri?» Domanda l'uomo in giacca e cravatta, sembra quasi geloso.
«Boh... Austin, Hood, tu.»
Tranne il mio vero padre.
All'improvviso siamo dentro ad un ristorante di lusso. Fuori è giorno ma qui l'atmosfera risulta così cupa da sembrare un nightclub e non un posto dove le persone vengono a pranzare. E se poco fa era tutto scuro, ora sento gli occhi troppo sensibili alla luce. I lampadari di cristallo che pendono dal soffitto emettono riflessi scintillanti che mi trafiggono le pupille. Quella roba che mi ha dato è molto più forte delle canne che mi faccio con Marvin dopo la scuola.
«Due bicchieri. Il solito.»
Siamo seduti ad un tavolo.
«Anche per suo figlio?» domanda il cameriere, squadrandomi dall'alto al basso.
Ovviamente la differenza d'età è così ovvia che nessuno penserebbe ad altro.
«Sì grazie» risponde lui cortesemente.
Mi guardo intorno, dove gente in giacca e cravatta brulica tra tavoli rivestiti da tovaglie lussuose.
«Se me l'avessi detto, mi sarei vestito bene anch'io»
Mi porto le mani al petto, indicando il mio corpo avvolto da pantaloncini e felpa.
«Sta tranquillo.» sorride con i suoi modi gentili.
Peccato mi abbia scopato senza conoscere gentilezza qualche ora fa.
«Edward, ascolta...» Lo vedo allungarmi una grossa borsa plastificata.
«Cos'è?»
«Vestiti. Un paio di scarpe, niente di che»
Do una sbirciata rapida al contenuto.
«Niente di che? Ci saranno cinquemila dollari qui dentro.»
Da un lato mi ritrovo ad essere esaltato, in modo quasi infantile. D'altro canto...Cosa sta comprando? Me? Quello due abbiamo fatto poco fa? Il mio silenzio?
«Quello che è accaduto quella notte deve restare tra noi.» asserisce pacato.
«Non lo ricordo bene...» bofonchio strofinandomi la fronte. Sto cominciando a sudare.
«Non è nulla di cui ti devi preoccupare, okay?»
Il suo tono è come sempre così convincente, che io sono già in procinto di annuire, ma questa volta no.
Questa volta reagisco.
«Perché non mi avete dato ascolto? Perché non avete voluto chiamare un'ambulanza? Non capisco.» mi sbraccio io e lui s'irrigidisce immediatamente.
«Mi stai mettendo in imbarazzo. Non ricominciare...»
«Non pensi che anche lei avesse una famiglia?»
Vedo i suoi pugni stringersi sul tavolo.
«Devi promettermelo, non dirai niente.»
«Non dirò niente.»
Ovvio.
«Ma c'è una cosa che non capisco. Se è stato un incidente, perché hai paura?»
«Io non mi fido di Hood.» sbotta digrignando i denti bianchi. «Guarda come si è comportato con te? Non eri come un figlio per lui?»
E in un attimo mi trovo trasportato in un luogo cupo e tenebroso.
Ma certo... Di cosa mi sono illuso?
«Voglio dire...» L'uomo prova a ravvedersi, ma ormai la mia impulsività mi fa scattare in piedi.
Alcune persone si voltano a guardarmi.
«Siediti»
«No»
Lui si risistema i polsini della camicia e allenta il colletto.
«Ascolta...»
Una sensazione di tristezza e solitudine mi pervade, così lancio la busta sul tavolo e fuggo via da lì.
La strada sbagliata. Di nuovo. Stavo cercando ancora nel posto sbagliato.
Mi sveglio accaldato, con il lenzuolo completamente zuppo. Non ho idea di che ore siano, ma il sole è già tramontato perché è tutto buio intorno a me. Con la testa dolorante e uno stato ancora febbricitante, decido di starmene tranquillo nella camera dei ragazzi a giocare ad Hay Day.
Vorrei uscire, ma oltre a non sentirmi bene, so già che se metto piede fuori casa attiro solo guai.
Da quando è tornata Amelia, Brian tiene gli occhi fissi su di me ovunque ci troviamo. E se lei dicesse a suo fratello che Austin è anche passato in ospedale, io sono spacciato.
Resto segregato per un'oretta ma quando mi accorgo che le sigarette sono finite, mi ritrovo obbligato a mettere il muso fuori da lì.
«Tiff?»
Non c'è nessuno nella stanza delle ragazze, i miei occhi finiscono veloci sul letto di June e il suo profumo fresco e delicato mi s'insinua dentro. Mi sale un'improvvisa voglia di vederla.
Così scendo al piano di sotto, dove incontro gente sparpagliata un po' ovunque, nel cortile, in casa. La serata è particolarmente tranquilla, il baccano di ieri sembra un ricordo lontano, ma proprio perché il vociferare è sommesso, riesco ad avvertire in lontananza delle voci conosciute. Sembra Jackson, sta litigando con qualcuno.
Decido di andare a controllare, ma prima che possa svoltare l'angolo della casa, qualcosa mi ferma.
«James! Pensavo stessi dormendo! Dove vai?»
June salta su dai cespugli provocandomi uno spavento non indifferente.
«Ma che cazzo! Sei ovunque, White.» mi lamento io squadrandola da capo a piedi.
«Ero con Poppy, poi Marvin se l'è portata via.» Sta con il braccio rivolto ad indicare un punto a caso nel giardino.
Mi soffermo a fissare la canottiera striminzita che le fascia le curve sinuose e la mia temperatura corporea si fa più vertiginosa.
«Cerco Jackson.» spiego stringendomi nella felpa, ancora scosso dai brividi. Di certo la febbre non è scesa.
«Perché cerchi Jackson?» insiste lei parandomisi davanti.
«Voglio chiedergli una sigaretta.»
E poi che cazzo sono tutte queste domande?
«Ehm... Gliela chiedo io.»
Sbatto le palpebre confuso dal suo strano atteggiamento. Di solito è una ficcanaso, sì, ma così è un po' troppo.
«Scusa?»
«Puoi andare a... Ehm... Ho freddo, mi puoi prendere una felpa?» domanda dal nulla, rendendo il tutto ancora più sospetto.
Sento il suo sguardo bruciare la pelle del mio addome scoperto, quando faccio per sfilarmi quella che ho indosso.
«No, James. Tu non stai bene, resta vestito. Vammene a prendere un'altra.»
La sua prepotenza mi lascia attonito.
«Ti stai allargando Biancaneve, sappilo.» le rispondo male.
«Per favore, James...»
Le si dilatano le pupille non appena accosto il mio viso al suo e le sue labbra rosee restano bloccate, come indelebili, nel mio sguardo.
Immergo il naso nei suoi capelli appena lavati, la pesca e l'inconfondibile profumo d'estate m'inebriano i sensi.
«Dammi un bacio o non vado da nessuna parte.»
È una dolce minaccia la mia e la pronuncio proprio mentre le nostre bocche si avvicinano in modo inevitabile.
Ma prima che le nostre labbra si sfiorino, qualcosa richiama la mia attenzione. È la voce di Blaze ed è rotta dal pianto.
«Mi hai ignorato per tre fottuti giorni»
Credo che June abbia appena sgranato gli occhi, ma io mi sono già voltato di scatto.
«E quindi questo è il motivo per cui sei stato con lui?»
Ed è quando udiamo la voce di Jax che June sbianca come un lenzuolo.
«Non...»
«Che cazzo sta succedendo?» la interrogo con la fronte corrucciata.
«James dove vai?» si allarma lei, impedendomi il passaggio.
«Sei strana.»
«No.»
«Cosa c'è?»
«Andiamo ehm... da un altra parte.»
«Devo passare di qua» insisto.
Applico un po' di resistenza ma cedo alle sue mani che timidamente si aggrappano alla mia felpa. Le permetto di fermarmi, perché se volessi me la sarei già levata di torno con una spinta.
E di nuovo la voce di Jackson.
«Vattene»
Sono proprio le sue, le ultime parole che io e June riusciamo a captare, ma è Blaze a passarci davanti in fretta e furia. Noto solo gli occhi arrossati e non mi sfugge l'espressione di June nell'assistere a quello spettacolo. Sembra scossa, ma Blaze lo è molto di più. Fugge via e, con le mani nascoste nelle maniche della felpa, continua ad asciugare gli zigomi rigati dalle lacrime.
«Che cazzo gli hai fatto?» mi affretto a chiedere.
Jackson appare alle spalle di June e per poco non sobbalza nel vedermi lì con lei.
Guardo dapprima Jax, poi il sentiero buio dal quale lo vedo sbucare.
Chi ha fatto cosa a chi?
«Jax? Avete parlato del preside?»
Gli afferro un braccio, prima che possa sfuggirmi.
«No, lasciami stare.» ringhia scrollandosi la mia mano di dosso.
Ma che cosa è appena successo?
Jackson sembra furibondo e io mi sento spossato e confuso, perciò decido rivolgermi alla sagoma bionda e minuta che mi sta a fianco.
«June?»
«James hai la febbre ti accompagno in camera...»
La sua voce solitamente limpida s'incrina e in quel momento arriva anche William.
«James...» Will è tremolante. Sembra spaventato.
«Ci mancavi tu, Will!» erompe lei guardandolo di traverso. Lui non la calcola nemmeno.
«Senti, è venuto il tipo...»
«Basta, ti prego, lascialo in pace» mi difende lei, causandomi un fremito alla spina dorsale. Fanculo, mi fa eccitare quando si comporta così.
William invece mi fissa esterrefatto.
«Parla al posto tuo adesso?» chiede indicandomela.
«Sì parlo al posto suo perché mi hai rotto.» si ribella lei, diventando protettiva.
«Ma che vuoi? Sto parlando con James, non ficcarti in mezzo.»
«Will dagli un attimo per favore.» insiste lei, sollevando il mento con fierezza per contrastare l'altezza di William, che in tutta risposta solleva un sopracciglio.
«Tu non parli?»
«Non c'è altro da dire.» ridacchio, mentre lei mi sta spintonando verso l'ingresso della casa.
«Sei bollente, ma perché non me l'hai detto che hai la febbre alta? Vado a prenderti qualcosa.»
«No» biascico io, come a volerla solo provocare.
«Devi andare a letto.» si stizzisce passandosi una mano tra i lunghi fili dorati.
«A letto con te, sì. Sono d'accordo.»
«Stai delirando, muoviti» continua spingermi dentro alla stanza, causandomi delle risatine infantili.
Ma quando fa per allontanarsi, la blocco. Un po' come ho fatto con Jackson qualche secondo fa.
Lei però non se ne va, si solleva in punta di piedi e raggiunge la mia fronte.
«Torno subito.» Sussurra spostandomi le ciocche ribelli dalla fronte sudata.
Cazzo. Sono fottuto quando fa così.
«Domani parliamo, che dici?»
Mi sono buttato sul letto di June quando Will fa la sua apparizione sull'uscio.
«Di...?»
«Il vicino ha detto che domani sera ci accompagna dal suo amico, dobbiamo restituirgli i soldi di persona»
«Fammi capire Will. Io te e Pablo dovremmo andarcene a zonzo, pieni zeppi di soldi, da qualche parte nel bel mezzo della notte?»
«Beh...»
«Non è che ci vogliono fare a pezzettini, esportarci i reni e venderli al mercato nero?»
William sorride davanti a quell'eventualità.
«Glielo hai detto che li abbiamo entrambi a puttane? Tu per i farmaci e io per... qualsiasi cosa ho preso nella mia vita»
«James e dai, sono serio»
June a quel punto fa il suo ritorno con un bicchiere d'acqua e una pastiglia nel palmo della mano. Non passa molto che lo fulmina dal basso con un'occhiataccia torva.
«Sparisci Will.»
«Fai anche l'infermierina, adesso?»
«Problemi?» l'affronta lei senza paura.
«Se penso che dicevi di odiarlo...»
William se ne va scrollando il capo, io invece sto sogghignando divertito.
«La febbre ti dona, diventi meno scorbutico James.»
Lei si siede sul letto di fianco a me, io ingurgito la pastiglia poi smetto di sorridere all'improvviso.
«Cosa diceva Jax? Prima, intendo»
«Non so di che parli. Va tutto bene, James. Sta' tranquillo.»
Ma io vengo travolto da una strana sensazione nello stomaco.
«Non lo so...»
«Non è una domanda. Ricordi?» aggiunge dolcemente «Andrà tutto bene, James»
Curvo le spalle per abbassarmi sul suo ventre, lei si abbandona con la schiena nei cuscini, in modo da farmi spazio sul suo bacino.
«Lo vorrei tanto»
Affondo testa tra le sue cosce, e quella sensazione spiacevole sparisce all'istante. Mi sento al sicuro con lei.
«Avrai la febbre a quaranta. Ma dovevi proprio dormire fuori ieri?»
«Non ho dormito fuori...»
«Gli ultimi tre giorni te ne starai chiuso qui»
«No»
«Sì» insiste lei carezzandomi i capelli, poi, quando si accorge che sono ormai un fascio di brividi, con una mano solleva il piumone per coprirmi il più possibile.
«Will è nei guai» comincio a lamentarmi.
«Non me ne frega niente James» sbotta lei.
«Jackson sta male e... Austin non mi darà tregua dopo quello che abbiamo fatto.»
«James ti prego, perché non pensi mai a te stesso? Ora ti fai una dormita, domani per prima cosa parli con Jackson, se la vede lui con Will. Tu stanne fuori.»
La sua convinzione mi fa sorridere. È così ingenua.
E dopo qualche morbida carezza, cado in un sonno profondo.
Giorno 34
Il giorno seguente mi sveglio con le tempie doloranti, la schiena a pezzi e il raffreddore.
Mi tiro su a fatica, dietro ad una June che dorme davanti a me. Mi addormento sempre addosso a lei, ma non so come, finisce che al risveglio ce ne stiamo incastrati. L'abbraccio da dietro con il naso seppellito nei suoi capelli e la mia erezione piacevolmente premuta contro il suo culo.
Mio malgrado però, decido di scivolare via da quella posizione comoda per raggiungere il cellulare abbandonato sul comodino.
Ci starei tutto il giorno così, con lei, nel letto, se non fosse che tra poco dobbiamo uscire con la prof e per sopportare la sua voce gracchiante ho bisogno di almeno due caffè. Mi stiracchio a fatica, poi scendo al piano di sotto per mettere qualcosa nello stomaco.
In cucina trovo Jackson seduto a fare colazione.
Se ne sta in rigoroso silenzio e sembra non abbia dormito, perché due cerchi pesanti gli contornano gli occhi color acquamarina.
«Mangi qualcosa?» mi domanda svogliatamente.
«C'è ancora della frutta?»
«No» sputa senza sollevare gli occhi dal tavolo.
Lo fisso con attenzione.
Jackson è casa per me.
Il suo profumo, le le sue espressioni.
È l'unica certezza della mia vita.
William è volubile.
Lui invece mi rimette in sesto, mi riporta sulla retta via.
Mi apre gli occhi.
«Parla.» esordisco senza preavviso.
Afferro una sedia e la posiziono esattamente di fronte a lui, la ruoto verso di me e mi ci siedo sopra incrociando braccia sull'estremità dello schienale.
«Non c'è una cazzo da dire...» biascica Jackson controvoglia, prima di addentare con decisione il piercing che gli trafora il labbro.
«Sembri ancora incazzato però.» incalzo io.
«Lo sono.»
«Parla, non te lo ripeto Jax.»
Questa volta il mio tono è così risoluto che smuove qualcosa in lui, inducendolo a sbuffare.
«Senti, io...Se finora non ho detto niente e perché...»
Serro le palpebre a due fessure.
«Niente riguardo a cosa? Perché ce l'hai con Blaze adesso?»
«Se non ti ho detto come mi sento...»
«È per i tuoi nonni?»
Compie un rapido cenno di dissenso con il capo.
«L'esame tossicologico, se non vuoi non...»
«No.» tuona secco, quindi decido di tapparmi la bocca.
«Mi sono ritrovato ad un certo punto da solo. A non sapere più cosa volessi»
Le sue parole m'inducono a compiere delle smorfie di disappunto.
«Da solo? Perché non me ne hai parlato?»
«Perché non volevo ammetterlo a me stesso. A mio nonno, al coach...»
Ma che cazzo? Perché non mi guarda nemmeno negli occhi mentre parla?
«Che cosa stai...?»
«Cosa ti piace James?»
Solo allora Jackson solleva le sue iridi, trafiggendo il mio sguardo con un'occhiata diretta.
«La frutta, di tutti i tipi. Non riesco a mangiare altro la mattina.» lo prendo in giro, senza però riuscire a levargli quell'espressione seriosa dal viso.
Jackson curva il capo e mi rivolge un'occhiata traversa. «Parlo di persone.»
«Pensavo lo sapessi, Jax.»
Ho sempre avuto una preferenza per le ragazze. I ragazzi della mia età non mi dicono molto, mi piacciono solo quelli più grandi.
«Scusa, ma questo cosa...»
Mi sporgo in avanti come a voler esaminare al meglio il suo sguardo imperscrutabile.
«Jax?»
Il mio richiamo esce quasi stridulo, acuto.
«Eh...»
«Jax mi stai forse e dicendo che... Ti piace che anche il cazzo?»
Ed è bastato dirlo ad alta voce che comincio a realizzare tutto.
Tutto.
E avviene all'improvviso.
Il petto si stringe, dolente come un macigno, come se un laccio invisibile mi serrasse la gabbia toracica.
«Il giochino con Stacy...»
Lui guardava me non lei.
Quando sudiamo in palestra e lo sorprendo a guardarmi di continuo... Non lo fa per eseguire i miei stessi esercizi?
«Quella volta in aereo che ci siamo addormentati vicini...»
E il nostro bacio, da Taylor...
Forzo gli occhi a chiudersi per una frazione di secondo, come se il buio mi aiutasse a capire meglio.
«O forse dovrei dire... solo?»
Jackson però non parla.
Non si mette nemmeno a ridere.
Le sopracciglia bionde si appiattiscono, conferendogli un'espressione troppo solenne.
Mi rimetto in piedi. A fatica. Sento le gambe pesanti. Ho bisogno d'aria.
«James.»
Jackson si alza di scatto e nel pronunciare il mio nome, mi strappa via dai dubbi che ormai si sono insinuati nella mia testa e che mi stanno trascinando a fondo.
Non riesco nemmeno a guadarlo in faccia. Non ci riesco.
«Tu dovevi dirmelo.» Esalo con un sottile filo di rabbia.
«Non cambia un cazzo, James.»
Mi sopraggiunge davanti, così indietreggio in modo maldestro. Mi sembra di scivolare su un terreno pericoloso.
Io non conosco limiti. Lui lo sa, lo sanno tutti. Ora chi mi dice che non perderò il mio migliore amico perché avrò voglia di scopare con lui quando sarò ubriaco?
«Questa non è una cosa da niente. Questo cambia tutto, Jax»
«No, figurati. Non cambia niente»
Noto le sue guance arrossarsi e la cosa mi manda ancor di più in confusione.
«Cambia tra me e te»
«Non c'è nessun "me e te", James. Sei il mio migliore amico.»
Jackson lo esala a fatica, con la voce ridotta ad un sussurro.
«No.» sputo d'istinto. Poi però mi correggo subito. «Cioè sì, ma lo sai come sono fatto io Jax. Rovinerò tutto se mi permetterai di farlo e...»
Dei passi leggeri richiamano la mia attenzione.
I miei occhi s'incatenano alla sagoma di June, che fa il suo ingresso in cucina proprio in quel momento. Giurerei abbia sentito buona parte della conversazione perché ci fissa con i suoi occhioni sgranati. Ma ormai io la conosco troppo bene.
«Tu...»
Lo sguardo le scivola a lato, non appena le punto un dito contro.
«Lo sapevi?» sibilo senza respiro.
Mi sento raggirato, messo alle strette e... stupido.
«James ascolta solo un attimo...»
«Lo sapevi.»
Lei resta a bocca aperta per qualche istante, priva di parole.
«Tu lo sapevi!»
«James non era mio compito... James!» urla quando, dopo averle voltato le spalle, mi vede spedito verso l'uscita dalla cucina.
«Lasciami, voglio stare da solo»
Sia lei che Jackson rispettano la mia volontà e decidono di non seguirmi.
Voglio stare da solo.
Ma non sono da solo, il rumore è di nuovo incessante nella mia testa, insopportabile.
Sono ancora febbricitante quando esco in giardino, raggiungo la prima sdraio che trovo e mi ci butto sopra con l'intento di addormentarmi sotto l'ombrellone. Non ci riesco. Quelle immagini si accavallano nella mia testa. Perché me l'ha tenuto nascosto? Lo sanno tutti?
♠️
Il miscuglio di voci che si mescolano tra loro mi fa sobbalzare. Devo aver dormito una mezz'oretta, perché al mio risveglio noto un gruppetto di studenti nei pressi del cancello d'uscita. Sono tutti in fila ad aspettare la prof.
«Non voglio andare a fare l'escursione se stai male, rimango con te.»
Riconosco la voce limpida di June, poi la sua figura che si staglia dinnanzi a me.
Schiudo la bocca per parlare, sento le labbra farsi secche e stropicciate.
«E io non ti voglio con me.» controbatto, senza palesare emozioni.
June però, sembra non credere al mio rifiuto.
«Non vuoi? Davvero?»
No, perché tu m'illudi che andrà meglio, che ci sarai sempre e poi mi volti le spalle quando meno me l'aspetto.
«Non ti rompo, promesso» mi rivolge un sorriso che mi scombussola lo stomaco già malmesso per via dell'influenza.
«No.»
Questa volta il mio tono si fa brusco e lei rivolge immediatamente lo sguardo verso la figura di Amelia. Sta seduta al tavolo esterno a fare colazione con le stampelle al suo fianco.
«Va' via.»
Esausto, getto fuori il fumo dalle labbra.
La respingo e lei questa volta non oppone resistenza.
La vedo unirsi gruppetto di ragazzi in attesa dell'autobus che a breve li accompagnerà da qualche parte, ma prima di sparire dal cancello, June mi lancia una lunga occhiata preoccupata.
«James?»
Sono disteso all'ombra quando getto gli occhi verso l'alto, in segno di disapprovazione.
«Che succede?»
«Non cominciare anche tu.»
Quando vedo Amelia avvicinarsi a me, provo a mandarla via con un cenno della mano. Tutto inutile.
«Dimmi dai» dice lei accomodandosi sulla sdraio di fianco.
Mi porge un tè freddo, ma invece che accettare, mi metto a sedere.
La sua espressione si fa angustiata quando nota che porto entrambe le mani ai capelli, con fare sconsolato.
«Pensavo di conoscere le persone di cui mi fido di più, invece...»
«Gia...lo pensavo anch'io» ribatte lei, acida come sempre.
Sono stufo delle sue frecciatine.
«Senti, io a tuo padre non ho fatto un cazzo. Ma sappi che qualsiasi cosa gli sia successa, se la meritava.»
«Parli di lui come fosse, non lo so...»
«Morto? O come se fosse un assassino?» incalzo io.
Amelia deglutisce rumorosamente.
Nemmeno quando le viene sbattuta in faccia, la vuole vedere questa fottuta realtà.
«Sai perché non ho creduto alle parole di mia madre quella sera? Perché se lui fosse stato in grado di fare del male a qualcuno... Tu me l'avresti detto James»
La mia schiena si curva inevitabilmente, chino il capo verso il basso, portandomi lo sguardo sulle ginocchia.
«Perché avresti dovuto tenermelo nascosto?» domanda quando si accorge della mia difficoltà nel risponderle a tono.
«Perché è tuo padre e perché volevo proteggerti. Così come hanno fatto tua madre e tuo fratello. Mi tratti come fossi l'unico stronzo»
Il sole si fa sempre più alto e io comincio ad avvertire quel calore insopportabile che fa ardere la mia pelle nonostante l'ombra. Sono però troppo smarrito nei ricordi per andarmene.
«Tua madre e tuo fratello stravedono per te. Ti amano.» spiego sottovoce.
Ed è quello per Amelia, l'unico barlume d'amore materno e paterno che io abbia mai percepito da bambino. Forse ci speravo, di vivere in quella luce riflessa che lei sprigionava, assorbendone l'affetto che riceveva, ma... Non ha mai funzionato, non ci sono mai riuscito.
Brian era con me quella volta in piscina e sebbene non l'abbia voluto ammettere, lui si è accorto troppo presto di che razza d'uomo fosse suo padre.
Ma lei no.
Per poco non compio un balzo quando la mano calda di Amelia sfiora il dorso della mia.
«James devo dirti una cosa.»
«Cosa?»
«Austin...Non è venuto per minacciarmi o fare chissà cosa...»
«Non ti sei risparmiata dal farmelo credere però» l'aggredisco senza pensarci.
«Voleva propormi qualcosa. Credo sia molto arrabbiato con te.»
«Proporti cosa?»
«Io non sono così James. Sarò sempre dalla tua parte»
«Che cosa ti ha detto?» insisto a corto di pazienza.
«Io non l'ho nemmeno ascoltato, gli ho detto di andarsene perché non ti avrei mai...»
Amelia si arresta, solo per sottolineare l'importanza di quella parola.
«Tradito.»
Chiudo gli occhi. Il pensiero corre rapido a Jackson. Poi a June. Ecco come mi hanno fatto sentire.
Tradito.
«Mi dispiace.» sussurra intensificando il contatto della mano che, ormai, stretta nella mia, diventa un intreccio di dita.
«Amelia...»
Non so quando sia accaduto, ma si è avvicinata così tanto che le basta spingere il viso poco più in là, per tracciare la mia guancia con la punta del naso.
«Di ciò che dice mio fratello su di te non me ne frega più niente.»
La sento sibilare mentre abbasso il mento.
«Non è questo il motivo. Pensi che io sia trattenuto per lui?»
«E per cosa lo sei?»
Vuole baciarmi, lo sento.
«Non mi sono mai trattenuto, è questo il punto. Non riesco a vederti in quel modo.»
Ma lei sembra ostinata a farmi cambiare idea.
Quando ruoto il volto nella sua direzione, Amelia poggia la bocca sulla mia.
Provo una fitta che mi squarcia lo stomaco e questa si fa più profonda, quando schiudo labbra e lascio scivolare la lingua contro la sua.
Dura meno di un soffio, ma lei è già rossa in viso. Non l'ho sognato. Ci siamo appena baciati.
«Se vuoi scopare... non penso di farcela.» borbotto svogliatamente.
Amelia però mi sta fissando con la fronte increspata. Poi si tocca le labbra.
«No che non voglio. È stato... strano.» mi guarda confusa, confessando ciò che ho appena provato anch'io.
«Il ricciolo bacia meglio di me?» la prendo in giro.
Lei però chiude gli occhi e si porta una mano sul collo affusolato, sfregandovi sopra il palmo ripetutamente.
«Che c'è?»
«Mia madre ci ha quasi beccati in ospedale, l'ha mandato via»
«Ha fatto bene»
«Lo amo, James.»
«Non è amore, sono sicuro che puoi trovare di meglio. E poi che cazzo mi baci?»
Salto su a quel punto. Quasi come se avessi appena realizzato l'accaduto.
«Mi hai baciato anche tu! E poi... Chi sei? Che ne hai fatto di James?» mi canzona lei.
Io sorrido, ma ben presto le mie labbra si serrano al ricordo di ciò che dovrò raccontare a June.
«Senti adesso c'è questa cosa...»
«Questa cosa? June White...?»
«Per la prima volta mi sento...»
Un sospiro scivola via dalle stesse labbra che hanno appena toccato quelle di Amelia.
«Dai continua. Voglio sentire. Non ti prendo in giro» m'incita lei.
«Mi sveglio al mattino come tutti gli altri esseri umani. Mi sento come una persona normale che vuole vivere la sua vita. Senza quel desiderio che il tempo scorra il più velocemente possibile, o che arrivi già la sera. Che sia già il momento per farmi o staccare il cervello.»
Amelia allarga le palpebre, fulminandomi con i suoi smeraldi.
«O mio Dio! Ti sei innamorato di lei?»
«Non... Sì. Non lo so.»
Compio una lieve scrollata di spalle, ma lei, con una mano davanti alla bocca spalancata, sembra ancora allibita.
«Gliel'hai detto?»
«No.»
E di sicuro non lo vorrà sentire proprio ora, che le racconterò la cazzata che ho appena commesso.
Durante il pranzo June è irrequieta, lo vedo da come si mordicchia l'interno guancia.
Potevo lasciarla in pace. Lasciare che stesse con Will...
Continuo a trangugiare a birra.
No, Will l'avrebbe fatta soffrire e viceversa.
Però potevo mettere da parte l'egoismo e lasciarla alla sua vita. A quest'ora a non starebbe ridotta così.
Sarebbe felice, a sorridere con le sue amiche, invece che a sentirsi in colpa per come l'ho trattata questa mattina.
Perché mi sono intestardito con lei?
Chissà quante volte la farò piangere....
Se Psycho April avesse ragione?
Se tutti avessero ragione?
Fanculo.
Le cose sono due: o non le dico un cazzo o vivo con il terrore si faccia male.
Ma il mio stomaco ha visto solo alcol da questa mattina e la necessità di parlarle si è fatta sempre più martellante ad ogni sorso ingerito.
«Tu e il tuo amichetto Jax vi siete divertiti?»
June solleva gli occhi dal piatto di pasta, lentamente, ma non ci mette molto a capire le mie condizioni.
«James... Hai bevuto?»
«L'ha detto a te e non a me. Ci credi?»
Il mio ghigno viene presto spazzato via, perché lei si alza in piedi e prova a portarmi in disparte.
«Non è così, non si è confidato con me. È successo che ci siamo ritrovati a parlare la mattina successiva alla festa di Halloween»
«Halloween? Tu vuoi dirmi che lo sai da un mese?»
«James, dammi quella bottiglia.»
June prova a levarmi la birra dalle mani ma io l'allontano prontamente.
«Cazzo, ti puoi fottere White»
«Mi dispiace. Non volevo tradire la tua fiducia James»
«Nemmeno io, eppure l'ho fatto.»
Le sue labbra cessano di disegnare quella deliziosa sagoma a forma di cuore e si irrigidiscono in una linea sottile.
«Di cosa parli?» chiede nervosa nel notare il mio sorrisetto soddisfatto.
«Ci siamo baciati.»
Sì, sono proprio stronzo.
June inclina lo sguardo al pavimento. Non devo nemmeno mettere i soggetti che ha già capito.
Oltre che stronzo, sono anche così prevedibile?
«Non ti stupisci nemmeno?»
Senza mai sollevare gli occhi, la sento sibilare «Dimmi che è uno scherzo, James».
Mi supplica con un tono di voce così vulnerabile che m'inchioda sul posto. Nel suo viso leggo una delusione disarmante, un dolore che non avevo previsto.
La mia impulsività si scontra con la sua fragilità, creando un impatto devastante.
Deglutisco impaurito e in un attimo si ribaltano tutte le prospettive: sono io ad avere una paura fottuta adesso.
«Ormai ho perso le speranze con te.» soffia sottovoce.
«Le hai mai avute?»
«Sai qual è la cosa peggiore di tutto questo? Ti ha tirato uno schiaffo. Continui a fare cazzate con persone che non ti meritano neanche.»
Le sue parole mi trafiggono il petto come lame in grado d'infliggere una ferita profonda. E mi passa ogni voglia di provocarla.
«Non so perché l'ho fatto. È stata una cazzata.»
Lei a quel punto allaccia lo sguardo al mio, trasmettendomi tutta la sua disapprovazione.
«Come posso fidarmi di te, James?»
«Ti non ti fidavi già prima di me. Allora perché vuoi stare con me?»
«Ho mai detto che voglio stare con te? Se per caso in un momento di follia te l'ho lasciato intendere, sappi che sei riuscito a farmi cambiare idea!»
«Ti faresti scopare da me e non lo faresti mai con qualcuno con cui non ci stai insieme»
«Non so a cosa ti riferisci.» taglia corto prima di voltarmi le spalle.
«Perché devi essere così stronza?»
«Io sono stronza? Vi siete baciati o no?» Torna ad assaltarmi con un'occhiata felina.
«Non ci ho scopato però.»
«Il bacio è molto più intimo»
«Resta il fatto che non ha nessuna importanza per me»
«Ce l'ha per me, James. E tanta»
«Non volevo essere la causa del vostro litigio»
La voce squillante di Amelia fa voltare me e June all'unisono. Arriva a fatica, aiutata dalle sue stampelle. Probabilmente si sente in colpa per l'accaduto di qualche ora fa.
«Io credo di sì. Era proprio quello che volevi. Togliti di torno.» s'inasprisce June, evitando lo sguardo di Amelia.
«Anzi, sai che c'è? Sono io il terzo incomodo qui, me ne vado io.»
La vedo fuggire infuriata, ma Amelia richiama la mia attenzione.
«Vuoi che le dica che non è colpa tua?»
«Non mi sono tirato indietro.»
«James, io ti conosco bene. Quello per te era tirarsi indietro. Non mi hai nemmeno sfiorata.»
Osservo i capelli mossi che le fuoriescono dalla crocchia scombinata.
«Ho capito che... Non mi sei mai piaciuta in quel senso»
«Questo l'avevo intuito. Grazie tante, non c'è bisogno di ripeterlo. Ma sappi che è reciproco.» ribatte stizzita, quasi offesa.
La fisso con aria indifferente, finché lei, smossa da un briciolo di buonsenso, mi aiuta a fare chiarezza.
«Ma ti dico una cosa, James. Se ti piace una persona, evita di accettare i baci da un'altra. Puoi dire di no ogni tanto. Sei sempre confuso quando si parla di sentimenti, è vero, ma questa volta non credo ci siano molti dubbi.»
JUNE
«Che succede? Sei strano...»
La mia forchetta resta impigliata nel fusillo, mentre la poso nel piatto.
James arriva al mio tavolo con le guance scarlatte e i capelli scompigliati. Nel guardarlo noto subito le sue pupille larghe e lucide. Non mi piace per nulla vederlo in questo stato.
«È l'una di pomeriggio, James» lo rimprovero in modo pacato, prima di abbandonare il mio pranzo senza pensarci due volte.
Me lo porto in disparte per parlargli in modo più intimo, lui però non ci mette molto ad insinuare il viso tra i miei capelli sciolti.
«Cazzo.»
«Cosa c'è?» chiedo leggermente spaesata dal suo atteggiamento ancora più sfrontato del solito.
«Perché mi sono ridotto a volere tutto questo...»
«Ma di che parli?»
«Senti, io e Amelia...»
Quelle parole non mi piacciono. Affatto.
«Tu e Amelia?»
Mi sottraggo alle sue mani gelide, che riprovano ad ancorarsi ai miei fianchi con una presa più sfuggente.
«Avevo bisogno di chiudere con lei.»
«Cosa?»
«L'ho baciata.» mormora con sguardo fisso nel mio.
I miei occhi perforano le sue labbra perfette con un'occhiataccia disgustata.
«Lasciami.»
James mi molla immediatamente ma io sembro avere le gambe pesanti e le scarpe incollate al suolo, perché non riesco più a muovere un passo.
«Avevo bisogno di ricominciare.»
«Non comici con me baciando lei»
«Okay ma fermati. Voglio solo che ora non ti metti a fare cazzate» mi supplica con quegli occhi, così lucidi e belli, da essere in grado di smuovere tenerezza persino in una persona senza un cuore.
«Tu sei così con tutti.» sbraito infastidita.
Ed è proprio questo a farmi adirare sul serio: sono sempre in procinto di farmi abbindolare dalle sue espressioni da bambino indifeso.
Alcune ragazze ci osservano incuriosite, ma al momento non riesco a pensare ad altro che al risentimento che provo per lui.
«Che vuoi dire?»
«Quando ti ritrovi faccia a faccia con qualcuno... Non sei più così tanto duro come vuoi far credere»
Lo sguardo di fuoco che James mi lancia contro mi fa trasalire.
«Continua.»
«No»
«Tu adesso continui, voglio sentire che cazzo hai da dire su di me.» mi ringhia addosso.
«Che diventi un cucciolo e tutti perdono la testa per te! Ora l'ho capito. L'hai fatto anche con me!»
Il suo sguardo sembra svuotarsi all'improvviso.
«Sei proprio stronza. Non hai capito un cazzo di me»
«Io ho bisogno di potermi fidare di te, James. Lo capisci o no?»
«Allora ci tieni a me? Perché non riesci a dirlo come te lo dico io.»
«Smettila.»
«Avanti, dillo»
«Mai» sputo ferita.
Se prima era solo un sospetto, ora ne ho la conferma: stiamo dando spettacolo, alcune ragazze ci fissano serie, altre ridacchiano.
Decido di averne abbastanza e a darmi il colpo di grazia è l'arrivo di Amelia.
Basta, me ne vado.
Sono appena entrata nella stanza delle ragazze, quando mi rendo conto che James mi ha seguita.
«Non lo hai mai dimostrato. Di tenerci a me» esclama reclamando il mio sguardo con la forza delle sue parole.
«Tu sì, invece. L'hai appena fatto. Bravo. Baciando la tua amica d'infanzia»
James resta incollato alla parete più lontana, come a voler mantenere una distanza innaturale e forzata tra noi due.
«No, ma sei vuoi posso dirti quello che sei per me.»
Uno scoppiettio imprevisto mi fa vibrare il petto.
«Non m'interessa James» mento spudorata.
«E invece mi ascolti.» asserisce più duro, inducendomi ad incrociare le braccia al petto con supponenza.
«Dai, sentiamo le cazzate.»
Lui scuote la testa, prima di trascinare le dita contornate di anelli tra i suoi folti capelli castani.
«Mi fai stare bene, June. Sei meglio di qualsiasi droga, di qualsiasi cocktail potente. Quello che mi dici, come lo dici. Le cose sulle quali mi fai riflettere. Io non voglio fare a meno di tutto questo e...»
No June
«Cosa?» Mi mordo la lingua, ormai incapace di frenare la curiosità.
«E il pensiero di poterti avere tutta per me...»
A James basta muovere due passi per raggiungermi. Con le dita districa i miei lunghi capelli.
«Solo per me... Quel pensiero mi fa tremare.»
Quando le nostre iridi si fondono, quindi, mi accorgo che quella sensazione di fuochi d'artificio nel petto, è proprio il suo sguardo magnetico a causarmela. Ma non solo. Il modo seducente in cui parla, il suo tono di voce così graffiato e provocante e...
No June
James lascia il marchio caldo del suo respiro sulla mia guancia, la vicinanza del suo corpo mi causa un fremito.
«Non stai bene. Tu stai delirando.» dico ad alta voce, forse più rivolta a me stessa che a lui.
«Senti la mia vita è un macello, che cazzo ti devo dire.»
«Questo non ha nulla a che fare con ciò che hai fatto»
Resto rigida nella mia posizione, mentre lui delizia il mio collo del tocco morbido delle sue labbra, sembrano di velluto.
«Cos'ho fatto?»
«Hai baciato Amelia» ringhio sottovoce per la vergogna che qualcuno ci possa sentire, nonostante io abbia la certezza che siamo da soli in camera.
«Ma non me ne frega un cazzo di Amelia»
James allarga le braccia come se dicesse la cosa più semplice e scontata al mondo.
«Era la cosa peggiore che potessi fare» scandisco lenta, come a volergliele imprimere nel cervello quelle parole crude.
«Nella mia testa c'erano ancora delle cose irrisolte e lei era una di queste.»
«Hai sempre sostenuto che fosse una tua amica»
Scrollo il capo. Ma perché non capisce?
«Aveva ragione Brian»
«Senti io non riesco a darmi dei limiti in cui stare. Avevo bisogno...»
«E Jackson? Faresti così anche con lui? Andresti a letto anche con i tuoi migliori amici?»
Ripenso a me, James e William. Deve averlo pensato anche lui perché il silenzio si fa così rumoroso da risultare tagliente.
«Non mi fido di me stesso» spiega ad occhi bassi.
«Già e perché dovrei farlo io? Io sono la prima a non riconoscermi più quando ti sto vicina»
«Sì ma quello che c'è stato...»
«Quello che c'è stato l'hai cancellato in un secondo James.»
I nostri toni sono pacati, ma le parole, si sa, sanno essere lame anche se vengono sussurrate.
«No»
«Sì»
Provo a voltargli le spalle, James è più rapido di me perché m'intrappola contro il muro.
«Cazzo»
Sono arrabbiata ma i miei occhi s'incastonano sulle sue labbra, così belle da causare in me un'attrazione quasi diabolica.
James si appoggia con una mano al muro che sta mie spalle, sovrastandomi con l'altezza della sua sagoma imponente.
«Dai fammela sudare. Come se non ci fosse un domani» soffia sul mio viso assottigliando gli occhi a due coltelli affilati.
«Stanne certo che lo farò.» squittisco dal basso.
«Pensi di causarmi un torto?»
«A te piace solo la caccia, James...»
Deglutisco, quasi delusa, imbarazzata da come il mio corpo reagisce alla sua vicinanza pericolosa.
«Ti piace perdermi per riconquistarmi» lo rimprovero.
«No, ti sbagli»
James accosta le sue labbra al mio orecchio per lasciarvi un mormorio invitante.
«Perderti non mi piace affatto. È sempre la parte più difficile.»
Boccheggio, provando a restare con gli occhi ben saldi nei suoi.
«Anche per me James. Ma ora, se voglio mantenere un po' di amor proprio, sono costretta ad allontanarmi da te»
«Però...»
«E ora torno a finire di mangiare.»
«June...» si acciglia all'improvviso.
«Cosa?»
«Ricorda, me l'hai promesso»
James mi redarguisce con quelle parole, prima di sedersi sul mio letto, dove rimane per un tempo indefinito, a fissare la porta che dà sul bagno.
🦋
Dopo essermi un minimo ripresa dalla discussione con James, torno al mio piatto di pasta che ormai si è freddato. Lo riscaldo al microonde, poi mi accomodo di fianco a Jackson.
Mangiamo in silenzio e presto mi accorgo che James si è messo al tavolo con Marvin e Will. Non mangia nemmeno, sta ricurvo sull superficie, intento a strisciare la punte della forchetta contro il polpastrello del pollice.
«Come va con James?» mi domanda il biondo.
«Non va. Non bene.» taglio corto. «Tu?»
«Lo stesso. Non va.»
«Gli passerà, lo sai vero che non può fare a meno di te?»
Jackson annuisce, ma prima che possa dire altro lo sorprendo con un'affermazione che gli provoca un'espressione sconvolta.
«Ha baciato Amelia.»
«Stai scherzando?»
«No me l'ha detto lui. Cinque minuti fa. Gossip fresco fresco» ironizzo amaramente. Jackson però non sta sorridendo.
«Non ci credo...»
«Credici.»
«Sarà stata lei a fare la prima mossa.»
«Quindi lui ha la parlantina per rispondere sempre a tono, ma quando si tratta di dire no, magicamente gli scompare la lingua?»
«Non mi piacciono le persone che gli ronzano attorno, June»
«Lo difendi sempre Jax. Ha la capacità d'intendere e di volere. Nessuno l'ha obbligato a baciarla, ha le sue stesse responsabilità»
«Lo so.»
«Comunque non piacciono nemmeno a me. Sebbene il vostro rapporto sia un po' morboso, lo capisco. Sebbene quello con Will sia tossico, capisco anche quello.
Voi due ci siete sempre per lui, ma Amelia e gli altri...»
Jackson mi scruta serio nell'udire le mie parole.
«Loro gli voltano le spalle appena possono. E ne approfittano dei suoi momenti di debolezza»
Così si appresta a concludere il mio discorso.
«Ed è per questo motivo che Taylor, Amelia e le altre non mi sono mai piaciute.» aggiunge poi.
«Davvero? Quindi io ti piaccio.»
«Non montiamoci la testa White.»
Sto sorridendo. Mi sembra tutto assurdo. James mi ha detto che ha baciato Amelia e io ora rido? Non stiamo insieme, è vero. Ma resta comunque una mancanza di rispetto la sua.
Ed è proprio James a fissarmi in cagnesco adesso.
Sembra geloso del rapporto tra me e Jackson, tant'è che dopo poco la sedia inizia a stargli scomoda, perciò si alza in piedi.
«Jax»
Eccolo
«Andiamo a fumare.»
«No, io resto qui a parlare con June.» replica il biondo senza muovere un dito.
«Cosa cazzo hai detto?»
«Quello che hai sentito.»
Jackson incrocia le braccia al petto con un'aria che non gli si addice, quella di sfida. Di solito è sempre il più riflessivo del gruppo, ma ora sembra davvero insofferente nei confronti dell'amico.
«Tienilo nei pantaloni quando le stai vicino.»
Jackson salta in piedi.
«Io ci riesco piuttosto bene, tu?»
«James fai sul serio? Guarda che a Jax non interessa June.» interviene Marvin.
«No certo che non gli interessa June.»
James sta per dire qualcosa ai suoi amici, ma si blocca, come fermato da una realizzazione improvvisa.
«Dimentico che lo sapevano già tutti che ti piace il cazzo. Tutti tranne me.»
«Era mica compito mio. E poi scusa... Jax non mi ha detto niente, l'ho capito da solo.» si difende Marvin.
«Quello che non capisce James è che tutto ciò non c'entra con June. Non lo farei mai a prescindere. E se tu sei in grado di fregare la ragazza al tuo migliore amico, io non sono come te.» ribadisce secco Jackson.
Ho visto James prendere i peggiori insulti da parte di William, che ha sempre perdonato, ma con Jackson... Tutta questa situazione è decisamente nuova.
Osservo le ciglia folte di James avere un tremito, come uno spasmo nervoso. Probabilmente non riesce nemmeno a concepire che Jackson possa avercela con lui.
«Merda non volevo dire...»
Il biondo si è appena pentito della sua impulsività, ma oramai è troppo tardi.
«James!»
Prova a richiamarlo ma è del tutto inutile. James è andato via a passi svelti.
«Cazzo»
«Hai esagerato Jax.» lo rimprovera William, con la sua voce da angelo appena redento.
«Grazie tante Will, non ce n'eravamo accorti.»
«Rimedia. Perché sennò va fuori di testa, lo sai come fa.»
🦋
«Guai in paradiso, Barbie?» chiede Taylor quando salgo in camera per prepararmi per l'escursione pomeridiana.
«Non riesco ad odiarlo. Ci credi?» sbotto lanciando dentro allo zaino tutte le mie cose.
«Benvenuta nel club, White.»
«Non è questione di sottonaggine. C'è una parte di me che gli perdonerebbe qualsiasi cosa.» sbuffo arrabbiata con me stessa.
Sono così furiosa che mi sto confidando con Taylor. Il prossimo passo qual è? Raccontare tutto ad April?
«Io lo sapevo.»
«Cosa?» domando incuriosita dalla sua improvvisa volontà di condividere qualcosa con me.
«Che mi metteva le corna ogni volta che usciva di casa, White»
«Ah.»
A quel punto decido di sedermi accanto a lei. Taylor continua a parlare, senza smettere di stendersi lo smalto sulle unghie delle mani.
«Provavo a convincermi fosse solo per il sesso, così da ridurre la sofferenza che mi causava il suo comportamento ma... poi ho capito che faceva sentire speciale Ari, che faceva sentire speciale Poppy, quella stronza di Amelia. Ognuna in modo completamente diverso. Lo fa con Will, con Jackson. L'ha fatto anche con me.»realizza amareggiata.
«Mi dispiace»
«No, tu non hai capito: io non ho bisogno di un ragazzo per sentirmi speciale, White.»
Le sue parole mi arrivano in pieno viso come una secchiata d'acqua fredda.
«E nemmeno tu» puntualizza sventolandomi il pennellino dello smalto davanti al naso.
«Perciò non sentirti stupida o da meno se decidi di perdonarlo, quando farà qualche cazzata ogni tanto. Significa solo che sei forte abbastanza.»
«Lui e Amelia sono legati. Non è una cosa da niente che ha fatto mentre era ubriaco.
Senza contare che io non sono forte come te, Taylor»
«È questo chi l'ha deciso scusa?»
Mi stringo nelle spalle. Io e Taylor condividiamo infanzie completamente diverse.
I suoi genitori stravedono per lei, suo padre le ha insegnato ad usare un'arma per difendersi quando era poco più che una bambina, è sempre stata la reginetta della scuola, quella vincente.
Il mio opposto insomma.
«Pensi io non abbia mai pianto per lui?»
«Non ti ci vedo però» la istigo nella speranza mi racconti qualcosa in più.
«Ci ho messo un po' a lasciarmi andare con lui, stavamo insieme dalle medie ma né io né lui l'avevamo mai fatto. Insomma, condividevamo un bel rapporto amicizia. E stavamo bene così.
Appena si è messo di mezzo il sesso è stato un gran casino. Quando le cose si sono fatte serie, Jamie era già stato con Ari e Tiffany.
Aveva questo rapporto speciale con Amelia... Quindi per me era diventata una sfida ormai. Sì, gli volevo bene ma lo volevo tutto per me. Poi ha cominciato a farsi Poppy, le mie amiche del cheerleading, i ragazzi più grandi... James non riusciva ad essermi fedele, anche se in realtà non avevamo mai definito la natura esclusiva del nostro rapporto. Io però, non riuscivo ad accettare di aver buttato all'aria la mia prima volta con qualcuno a cui non importava nulla di me. Insomma, mi hanno cresciuta facendomi credere di essere speciale. E lui mi stava dimostrando tutto il contrario. Mi faceva sentire come tutte le altre. Mio padre mi vedeva triste per lui, lo odiava e ...»
Il monologo di Taylor però non mi sta tirando su di morale, anzi. E lei se ne accorge.
«Ci stai male, White?»
«Sì, per quel cretino ci sto davvero male» confesso ricacciando in gola un sospiro affannoso.
«A lui non importa della sua stessa vita, secondo te può iniziare a fregarsene di te?»
«Grazie tante Taylor! Sei sempre un gran conforto»
Sorridiamo complici, poi mi rivolgo a Tiffany che ha appena fatto il suo ritorno in camera con altre ragazze.
«Come fai a sopportarla Tiff ?»
«Tiff mi ama, non è vero Tiff?»
L'altra non risponde, sembra le abbiano tagliato la lingua.
«Sto scherzando dai, non fare quella faccia»
In quel momento però, un gruppetto arriva insieme a Poppy.
Taylor si fa dura quando vede lo sciame di ragazze riempire la stanza.
«Fuori.»
«Ma siamo appena...»
«Fuori ho detto»
La bionda esercita il suo potere, scacciando via alcune ragazze curiose, poi si rivolge ad Amelia.
«Hei principessa, tu vieni qui.»
La mora entra in stanza con fare titubante, sorretta dalle sue stampelle.
«È vero che tu e Jamie vi siete baciati?»
Amelia diventa fredda come una roccia. Tutte la stanno guardando.
Ma i suoi occhi sono rivolti solo a me.
«June, era una cosa tra e me e lui. Io non sapevo che tra voi... Sì, insomma... Se ti fossi confidata con me...»
«Non mi sono mai confidata con te perché non ti sei mai comportata da amica nei miei confronti. C'è sempre stato un secondo fine nei tuoi atteggiamenti, Amelia»
«June volevo solo essere protettiva con James.»
«Raccontandomi bugie sul suo conto?»
«Non la so nemmeno io tutta la verità ma... Se mai dovesse raccontarti tutto, un giorno, spero che tu non nasconderai la testa sotto alla sabbia come tutti quanti e... farai la cosa giusta»
Amelia esce dalla stanza lasciando me e Taylor a fissare la porta.
«Che voleva dire?» chiedo alla bionda.
«Pensa che James abbia ucciso suo padre.»
«Lui mi ha detto che non l'ha fatto. E io gli credo.» mi ritrovo a mormorare.
«Anch'io gli credo. Ma se non l'ha fatto fuori James, questo non significa che non sia comunque morto.»
Un senso d'angoscia mi pervade.
«Senti Biancaneve... Voglio bene a quello stronzo e non ne posso più di vederlo cadere e rialzarsi. Non lo sta fortificando, lo vedo sempre più debole.»
Non aggiunge altro, ma io capisco alla perfezione.
«Ti ho sempre invidiata, Taylor» confesso tra i denti.
«Me? Non desiderare di essere qualcuno altro, White. Essere se stessi è già abbastanza difficile, quindi sei vuoi mostrarti coraggiosa, comincia da quello. E... Non lasciarlo da solo»
JACKSON
Ho sempre capito meglio la matematica che i rapporti umani, forse per questo adesso sto tentando in tutti i modi di stilare una classifica riguardante tutto ciò che è accaduto nelle ultime ore, in ordine di gravità.
Blaze è stato con Scott.
James è un coglione.
E io l'ho insultato duramente.
Non era mai successo che un litigio di tali proporzioni ci dividesse per così tanto tempo.
Mi trovo a fare quei pensieri nel tardo pomeriggio, mentre siamo sul bus che viaggia in mezzo alla giungla da due ore, diretti a visitare un cenote. Quando arriviamo sul posto il sole sta già tramontando e tutti finiamo per dimostrarci realmente sorpresi di non trovare rovine maya ad attenderci, ma grotte naturali dove si districano pozze d'acqua limpide come piscine.
Potrei essere anche davanti alle porte del paradiso, non lo apprezzerei ugualmente in questo momento, perché ho così tanti problemi che non saprei da dove cominciare. L'astio che provo per Blaze m'impedisce persino di guardarlo negli occhi. Okay, non stiamo insieme, ma io non l'avrei mai tradito. Mai. E forse per questo che, quando June mi ha raccontato del bacio con Amelia, ho empatizzato con lei e mi sono incazzato così tanto con James.
James, che lo sappiamo, ha questa incredibile abilità ormai nota a tutti. Sa essere stronzo. Oltre ogni aspettativa. Proprio tanto stronzo. E quando giungiamo sul posto lo costato con i miei stessi occhi. Le sue mani cosparse di anelli sono aggrappate al colletto della camicia di un ragazzo.
Quel ragazzo è Blaze.
«Mi piace la tua camicia.»
«Ci stai provando?» gli chiede il moro causandomi un'irrigidimento del collo non indifferente.
«Oh Blaze, Blaze...»
James si diletta a compiere una pausa, solo per arrivargli ad un soffio dal viso.
«Se ci provassi davvero, a quest'ora sai dove saremmo io e te? Anzi, sai dove starei io...»
Il sangue mi sta ribollendo nelle vene. James è sicuramente ubriaco.
«Sono stufo dei tuoi giochetti» sento dire a Blaze.
Parlottano tra loro e io, che me ne sto sulla riva, avverto solo piccoli sprazzi dei loro discorsi, quello che è certo è che li vedo immergersi in acqua insieme ad altri ragazzi.
«...un'altra persona.»
Provo ad avvicinarmi alla piscina naturale, ma Blaze parla con voce sempre molto sommessa, quindi mi è ancora più difficile udire cosa si stiano dicendo.
«Che cazzo dici?»
James si fa indisponente e quando gli occhi grigi di Blaze finiscono dritti su di me, lui non può fare a meno di seguire la traiettoria e guardarmi di rimando. Mi squadra con supponenza.
«No» dice senza mezze misure. «Non esiste. Di Jackson no.»
James sembra di nuovo.... Geloso?
«E sentiamo di chi saresti innamorato, Blaze? Di Jackson? Del mio Jackson?»
Lo provoca con un sorrisetto sghembo, allungando un braccio dietro alle spalle di Blaze, le cui gote si colorano di tinte accese.
Ferire gli altri è l'unico modo che James conosce per difendersi, per proteggersi quando si sente attaccato. E io so di averlo ferito tenendogli nascosta la verità, ma il mio problema non era di certo il fatto che mi piacessero i ragazzi, ma che mi sentissi attratto da lui. Che mi piacesse lui. O almeno così credevo.
«Con che coraggio» bofonchio riluttante rivolgendomi a Blaze.
Di sicuro non credo alle parole di quest'ultimo. Ci ha messo tre giorni esatti per dimenticarsi di me. Blaze però, sembra realmente dispiaciuto perché abbandona il gruppetto a mollo ed esce dall'acqua per raggiungermi.
«Jax non stiamo insieme, lo dici sempre anche tu. Sei tu che mi continui a tenermi lontano, soprattutto quando siamo in mezzo agli altri»
«Oh ma senti, senti... Si vedono di nascosto. Che carini» ridacchia James seguendoci a ruota.
«Sì ma allora non dire che t'importa qualcosa di me. Non te ne frega un cazzo di me, sennò non saresti andato con un altro alla prima occasione»
Il mio sguardo carico di risentimento è tutto volto a Blaze, che mi fissa dal basso con gli occhi grigi patinati di lacrime non ancora scese.
«L'hai voluto tu Jackson. Hai voluto che le cose andassero così. Cosa credevi quando continuavi a trattarmi male o a rifiutarmi? Pensavi che ti sarei stato dietro per sempre?»
Scrollo il capo. La mia razionalità mi tradisce, perché vorrebbe ricordarmi che Blaze potrebbe anche ragione, ma il mio essere possessivo non tollera tutto questo.
Non lo perdonerò mai
«Cioè, aspetta... Blaze si è scopato un altro, mentre tu ti sei messo una cintura di castità?» mi canzona James tamponandosi il petto bagnato con un asciugamano.
«E la parte divertente quale sarebbe?» lo inchiodo con un'occhiata ghiacciata.
«Che ti senti tradito, proprio come mi ci sento io»
Il sorrisetto beffardo di James sparisce per lasciare lo spazio ad una curva rovesciata.
«O forse Blaze è più importante di me?» Si limita ad affilare le palpebre in un'espressione minacciosa.
Stupido e ubriaco. Ecco cosa sei
«Perché fai così James?» domando avvicinandomi a lui.
«Così come?» Un altro ghigno gli taglia il viso di traverso, mentre io non riesco più a contenere la mia rabbia.
«Stai facendo il bastardo» ruggisco dall'alto, serrando la mascella.
Ci ritroviamo l'uno di fronte all'altro e James non può farne a meno di continuare con le provocazioni.
«Ti sta forse venendo duro per questo, Jax?»
Tutta la mia pazienza sfuma in quell'esatto istante.
«Stai esagerando, dacci un taglio.» sputo adirato, prima di afferrare James dal collo e spingerlo contro la parete di roccia scura, causandogli un gemito non indifferente.
«Sarai anche più grosso di me, ma lo sai che io sono più forte.»
Con le labbra turgide modella quelle parole, senza nascondere un velo di malizia.
I suoi occhi blu sembrano iniettati d'eccitazione, ogni volta che sfodera il suo atteggiamento sfacciato e istigatore. James quindi sogghigna, mentre le mie dita, allacciate alla sua gola, si fanno più serrate.
Non me n'ero nemmeno accorto, ma intorno a noi non c'è più nessuno, ci siamo allontananti a sufficienza da restare soli.
Li avverto nel mio palmo, muscoli, tendini e arterie s'induriscono a dismisura sotto alla sua pelle, obbligandomi ad allentare la presa.
Indietreggio maldestramente, lasciandolo libero, ma i miei occhi s'incastrano nei segni violacei che gli restano impressi sul collo.
Sto per scusarmi, eppure non faccio in tempo, perché James viene colto da un pensiero che sembra balenargli in testa all'improvviso.
«Sei tu.» realizza ad un tratto, dilatando le pupille. «Dimmi che non sei tu quello che ha scopato con Blaze.»
Sento le mie guance diventare di fuoco quando ricordo della domanda che gli hanno rivolto durante quel giochino fatto in piscina.
«Cazzo, non ci posso credere. Perché non me l'hai detto? Perché non ti sei fidato di me?»
La sua maschera scivola via all'improvviso, l'atteggiamento canzonatorio di James lascia spazio alla sua vulnerabilità. Non riesce nemmeno a controllare la voce quando mi fa quelle domande.
«Non è questione di fiducia James. Non era paura che tu mi giudicassi...»
«E allora perché me l'hai tenuto nascosto?»
I suoi occhi diventano specchi lucidi e accade senza preavviso, causandomi un groviglio di sensi di colpa nel petto.
«Non potevo dirlo proprio a te»
«Perché?»
«Non ci arrivi?» Blaze sopraggiunge, mettendosi in mezzo «Non capisci che sei sempre stato tu la sua prima scelta?»
A quel punto James si paralizza. Completamente. Questo non l'aveva previsto. E io non volevo lo scoprisse così.
«Oh no.»
Lo vedo scrollare il capo, incredulo. Poi barcolla all'indietro nel tentativo di allontanarsi da me. Per poco non casca a terra.
«No...» ripete come una preghiera, senza mai slegare la nostra connessione di sguardi.
E se prima potevo avere dei dubbi, ora non ne ho più. Il blu delle sue iridi diventa acqua.
No.
«James...»
«Non ci posso credere, cazzo. Tutto questo è un incubo, è molto peggio di quanto pensassi.»
La crepatura sottile formata della sua voce mi spaventa, perché assume una curva quasi disperata.
«Non rovinare tutto» lo supplico.
«Vuoi scoparmi Jax?»
Chiudo gli occhi. Ora ne ho la certezza, l'ho ferito.
«No»
«Avanti»
Resto a fissare il suo fisico statuario mentre compie il gesto incosciente di abbassarsi i pantaloncini. Lo fermo agguantandogli i polsi, prima che lui si spogli del tutto.
«No, ti prego»
«Perché no? È questo che vuoi»
Mi spintona via, senza più celare tutto il tormento racchiuso nei suoi occhi. Questi compiono slittate rapide da un lato all'altro, finché non mi trafiggono con uno sguardo carico di delusione.
«È sempre questo che hai voluto da me»
La sua voce incrinata spinge più fondo quella spina, che è sempre stata nel mio cuore, riaprendone la ferita.
«Non è vero, sei il mio migliore amico.»
Deglutisco senza fiato, osservo il suo petto riempirsi e svuotarsi di respiri rapidi, in un ritmo impazzito.
«Io sarò anche il tuo migliore amico, ma tu come tutti gli altri Jax»
Poi, amareggiato, si volta e se ne va. Probabilmente per nascondersi e non dare a vedere ciò che l'ha appena sopraffatto.
Le lacrime.
JUNE
Sono alla ricerca di un bagno, ma invece che trovare i servizi, m'imbatto in qualcuno che spiffera sottovoce.
«Voi due che ci fate qui?» domando quando dietro ad un angolo appartato, mi ritrovo dinnanzi a Will e Marvin.
«Niente.»
I due si raddrizzano ed esibiscono le facce più innocenti che sono in grado di assumere.
«Non stavate parlando di una pistola, vero?»
«Pff... esagerata» mi prende in giro Marvin.
Will però mi sta fissando di traverso.
«No, ma come ti salta in mente? Armi?»
«Ma poi, noi? Figurati» esclama Marvin stringendosi nelle spalle.
Credono io sia stupida e sorda?
«Will ti ho sentito con le mie orecchie. Non hai appena detto "Mi sono fatto passare la pistola per sicurezza, nel caso dovesse servirci"?»
William a quel punto non sa cosa dire, guarda Marvin che allarga le braccia.
«Ficcare il naso nei cazzi altrui è ormai la tua missione, vero?»
È James a parlarmi. È appena uscito da una porticina mimetizzata nella roccia.
Ah, ecco il bagno
«Stronzo» sussurro lanciandogli un'occhiatina fulminea.
«Voi tre ve le cercate. Volete finire male...»
«Così puoi smetterla di fingere che t'importi qualcosa.»
Ma quando finalmente lascio scontrare le nostre iridi per un periodo un po' più lungo, noto immediatamente il velo scuro che contorna il suo blu, solitamente intenso.
«Che cos'è successo?» domando d'istinto.
James ha gli occhi arrossati e quando si volta per chiedere un accendino a Marvin, noto la sua schiena liscia costellata di segni rossastri.
«Non eri arrabbiata con me?» domanda con voce impertinente quando lo afferro da braccio e me lo trascino in bagno.
Restiamo entrambi a fissare la parete di roccia dentro alla quale hanno scavato quello stanzino scuro e solo in quel momento, mi accorgo d'indossare nient'altro che il costume. Forse perché l'occhiata che James fa scivolare sul mio corpo, è una carezza calda che causa un repentino aumento della mia temperatura.
«Non ha importanza, James. Voglio sapere come stai»
Provo a tastargli la fronte, ma invece che darmi risposte, lui si volta per ruotare il chiavistello e serrare la porticina.
«Che è successo alla tua schiena?»
«Jackson mi ha spinto contro le rocce. Niente di che.»
E prima che io possa dire altro, James estrae dalle tasche dei pantaloncini qualcosa d'inaspettato.
Mi si spezza il fiato.
È una pistola.
«Perché devi sempre dare retta a Will?»
«Sapevi che Jackson provava qualcosa per me?»
James mi accerchia il busto con il braccio e senza troppa fatica, mi solleva dal pavimento, accompagnandomi a sedere sul bordo del lavandino.
«James, io...»
«Tu mi odi, lo so.»
Lo odio sì, ma ho il terrore gli facciano del male. E questo va oltre me e lui. Va oltre Amelia o qualsiasi cosa lui possa fare per ferirmi. Sento una connessione più profonda con James, che resta a prescindere dalle nostre futili litigate.
E sebbene me l'abbia chiesto esplicitamente, non l'avrei fatto comunque.
Andarmene alla prima difficoltà.
«Sai James, non è vero. Non ti ho mai odiato. Mai.»
Pronuncio una verità che sembra scivolargli addosso come acqua fresca, perché non mi degna di risposta, ma china il capo seguendo con lo sguardo la canna della pistola che slitta pericolosamente lungo le mie gambe scoperte.
Mi ghiaccio sul posto e non solo per quel gesto pericoloso, ma perché James solleva lo sguardo nel mio, mostrandomi il suo reale stato d'animo. Sembra stia per scoppiare a piangere da un momento all'altro.
Senza fiatare mi sporgo in avanti con l'intento di affondare una mano tra i suoi capelli morbidi come la seta. Quel piccolo appiglio mi permette di accompagnare il viso di James verso la mia spalla, dove si abbandona senza paura.
«Mi sembra di non avere più certezze nella vita. Non voglio perdere Jackson.»
Avverto il suo respiro caldo lambire l'incavo del mio collo.
«Jackson è una tua certezza, James. Indipendentemente da ciò che possa aver creduto o meno di provare per te in passato. Ora non è più così. Se ti sta vicino è perché è tuo amico.»
«Chi me lo dice non mi stava vicino solo perché sperava in qualcosa di più?»
«Lo so che le persone ti hanno trattato sempre in questo modo, James. Ma tu per noi non sei questo. Per i tuoi amici, per me, non è il tuo corpo ad avere un valore. Sei tu.»
Lo sento inghiottire svariati respiri, in successione, come per ricacciare via l'esplosione delle lacrime.
«Sono troppo debole. Lo vedi» ammette senza voce.
«No.»
«Tratto male Blaze solo per questo motivo. Mi rivedo in lui.»
Quando James finalmente innalza la testa, la prima cosa che fa è cercare le mie labbra.
Avviene in modo automatico, come se volesse rifugiare tutto il suo dolore in quel gesto, ma io sfuggo prontamente. Non si risolvono in questo modo le discussioni.
«Come ti senti ad avercela in mano?» provo a cambiare argomento.
Lui con una scrollata di spalle porta il labbro inferiore all'infuori.
«Perché vuoi saperlo?»
«Non ho mai tenuto una pistola in mano...» alludo indicandola con lo sguardo.
«Non te la darò ragazzina, se è questo che mi stai chiedendo.»
«Dimmi cosa si prova quando te la puntano addosso, allora»
Un barlume d'eccitazione fa brillare i suoi occhi cupi, lo vedo curvare il collo da un lato, come volesse prendere la mira.
«Qualcuno viene sopraffatto dalla paura...»
James indirizza l'arma tra le mie ginocchia serrate e con una mossa delicata sollecita le mie gambe a schiudersi per lui.
«Qualcuno invece...»
Il fiato mi si rompe all'improvviso. Con la canna gelida piantatami nella carne, percorre l'interezza della mia coscia.
«... si eccita.»
L'arma sale vertiginosamente, sfiora la pelle della mia pancia nuda per poi giungere alla scollatura profonda creata dal bikini a triangolo.
Artiglio il bordo del lavandino con entrambe le mani, quando James comincia a stuzzicare il mio seno con il ferro ghiacciato. In quel momento inarco la schiena, scatenando pura lussuria nel suo sguardo. Lo faccio come a volermi concedere quel piccolo momento proibito, come a volermi godere la sua immagine attraente ed eccitante. James si morde il labbro e senza alcuna delicatezza, preme la sua erezione pulsante contro il mio interno coscia, quasi a volermi rendere partecipe del supplizio che è costretto a sopportare.
«Ti insegno una cosa...» ansima nel mio orecchio.
Reclino la testa, stordita dal suo buon profumo, intanto la pistola sale pericolosamente, fino a giungere alla mia gola, esposta a lui.
«Cosa vuoi insegnarmi?» riesco a domandare con un filo di voce.
«A muovere i fianchi, June»
«Perché dovresti...?»
Io sono inerme, incapace di parlare, mentre James sa perfettamente cosa dire e come dirlo.
«Per quando starai sopra di me e mi fotterai fino a togliermi il respiro»
«James...»
Chiudo occhi. Non è il ferro freddo che scivola lungo il mio corpo bollente ad intimorirmi, ma l'effetto che James ha su di me.
«James, ti prego»
«Shhh» soffia nel mio orecchio come un gatto ammaliatore.
«Porta i fianchi verso di me, vieni in avanti» sussurra ad un tratto, con voce così suadente da mandarmi in una dolce confusione.
Avanzo col bacino e per poco non perdo un battito, perché avverto la punta della pistola scavare un tunnel tra le mie cosce per arrivare proprio lì.
«Così, brava. Guardami negli occhi»
E così faccio. M'immergo nelle sue iridi intense che mi risucchiano nell'abisso più profondo. Quando io e James siamo da soli sa essere così dolce con me, che quasi dimentico quanto sappia trasformarsi e diventare il diavolo in persona.
Sento l'estremità dell'arma insinuarsi sempre più in profondità, tra le mie cosce, James prende a sfregare con delicatezza proprio contro il mio punto più nascosto e sensibile.
«Lo vedi quanto ti fidi di me?»
Un irrefrenabile bisogno mi assale ad ondate, come una malattia che non riesco a debellare. Voglio baciarlo.
Così, in un raptus di follia, chiudo gli occhi e lascio che le mie mani accolgano il suo viso accaldato, che stringo tra le dita. Le nostre lingue s'intrecciano in modo lussurioso, quasi disperato. Lo sento oscillare con il bacino verso di me, facendosi strada tra le mie gambe tremolanti, che si schiudono per lasciargli spazio.
«James questo non cambia niente» mormoro, come a ricordare a me stessa di quanto io sia stata e sia tutt'ora, un'incoerente.
«No certo...» geme lui, sempre più dedito a trasformare quel bacio in qualcosa di più peccaminoso.
«Sono ancora arrabbiata con te»
Con una mano immersa nei suoi capelli, concedo alle mie dita di serpeggiare tra le sue ciocche umide, stringendole appena. Lui sembra gradire, perché ansima forse più di quanto faccia io.
«June»
«Sì?»
«Non ho mai aspettato così tanto. Se lo faccio, non è per te. È una scelta mia»
Stranita, accetto le sue parole, rivolgendogli però una battutina acida.
«Anche perché se aspetti me, puoi aspettare benissimo per tutta la vita.»
Lui sorride senza mai smettere di aggredire le mie labbra con baci bagnati ed eccitanti.
«Sono consapevole del fatto che magari non me la darai mai»
«Cosa?»
«Una possibilità»
A quel punto mi accorgo del cambio repentino del suo tono di voce, si è fatto più grave, non sta scherzando. Slego il nostro bacio solo per scrutare al meglio la sua espressione.
«Desideri così tanto fare sesso con me, che rinunceresti a tutte le altre? Questo mi stai dicendo?»
«Voglio che la prossima sia tu» replica risoluto.
Vorrei credergli, la pistola però, è ancora ben impugnata nella sua mano.
«Nessun'altra.» torna a sussurrare con voce dolce e suadente come il miele.
Oh no
Chiudo gli occhi abbandonandomi alle sue carezze quando preme la canna con più forza, come se volesse forzare la mia apertura ancora ben protetta dalle mutande del costume.
«E dopo di me?»
«Non ci sarà nessun dopo»
Le sue parole ovattate tamponano i miei sensi, inducendomi a lasciarmi andare, mentre seguita a sfregare l'acciaio freddo sulla mia parte più calda.
«Sarai ancora tu»
I brividi si moltiplicano, ogni qualvolta che James sibila quelle parole contro la mia pelle sensibile.
«Ancora» mormora premendo le labbra tiepide sulla mia gola, mentre io avverto l'indistinta sensazione di piacere che comincia a salirmi dentro.
«E ancora...»
Un groviglio di emozioni mi attanaglia il bassoventre, penso di non riuscire a trattenermi oltre, è troppo piacevole.
«E ancora.»
James è davvero bravo, ma la sua voce oscillante mi ricorda di quanto sia ubriaco. Sento che in tutto questo c'è qualcosa di sbagliato. Lui ha bevuto e fino a cinque minuti fa stava per scoppiare a piangere.
«James fermati.»
«Ti ho fatto male?» si acciglia confuso.
«Cosa? No.»
Gli sfilo la pistola dalla mano e la poso immediatamente sul lavandino.
«Non sei lucido. Con me ti sei sempre fermato, proprio per questo motivo. Questa forma di rispetto non la devi mostrare solamente nei miei confronti, vale anche per te.» spiego causandogli un cipiglio.
«Ascoltami, James. Prima di tutto fai sparire quella pistola, poi questa sera parlerai con Jackson e chiarirete. Okay?»
Lui annuisce strofinandosi la fronte con la punta delle dita, ma ben presto si lascia andare ad un ghigno sfacciato.
«Lo so perché ti sei fermata.»
E prima di aprire la porta e andarsene, mi rivolge un ultimo sorrisetto.
«Hai ragione. Non hai bisogno di altre lezioni, dovremmo passare subito alla pratica, White»
🦋
Invece che obbligarci a tornare in hotel, quella sera la prof fa uno strappo alla regola e ci permette trascorrere la serata in quel luogo paradisiaco. Di notte infatti, il posto è ancora più suggestivo, con le stelle a fare da soffitto a quegli specchi d'acqua trasparenti.
Ci consegnano delle pizze a domicilio, ma, come sempre, dopo poco alcuni ragazzi riescono a farsi recapitare dell'alcol e la serata tranquilla si trasforma in una festa vera e propria.
Io però non ho gli abiti per l'occasione, perciò mi affido a Tiffany che sembra sempre aver qualcosa di utile nel suo zainetto.
«Hai tipo... una maglietta pulita?»
Lei mi fissa da capo a piedi, poi mi propone un top nero.
«Tieni, prova ad abbinarci questa.»
Ovviamente rifiuto subito la gonna di Tiffany. Gonna che a lei sta benissimo, mentre a me starebbe a malapena da copri-Gina.
Io e le ragazze ci dilettiamo con l'imbandire un piccolo angolino di bicchieri e piatti di carta, finché una voce divertita mi sopraggiunge alle spalle.
«Lo sai che sarò vergine la prossima volta che scoperò con qualcuno?»
James si avvicina allungando un braccio proprio davanti al tavolo verso il quale sono intenta a sistemare i bicchieri. Il suo profumo è più intenso del solito. Mi accorgo che a differenza mia, lui si è portato un cambio, difatti indossa un t-shirt scura e aderente che fascia il suo fisico allenato. Sono così abituata a vederlo mezzo nudo che per un attimo mi sorprendo di quanto sia bello il suo corpo racchiuso negli abiti.
«E me lo stai dicendo, perché?»
«Perché avverrà con...»
Con l'indice comincia a fare una conta immaginaria verso le altre ragazze, causandomi una rollata di sguardo.
«E dimmi, James... Nel frattempo, durante l'attesa, vuoi dilettarti a sbaciucchiare anche, non lo so... Marvin, mentre che ci sei?»
Marvin passa di lì proprio in quel momento e James bofonchia un «No che schifo»
«Sì, ti piacerebbe» controbatte l'altro, ridacchiando.
«Sono qui solo per sapere se ti è passata»
«Non so di cosa parli, James. A te è passata la sbronza?»
Lui arrotonda le labbra piene in un sorriso laterale.
«Più o meno. Sì, direi di sì. Dimmi che non ce l'hai più con me.»
Io non rispondo e James questa volta mi si piazza davanti con le braccia incrociate, impedendomi di continuare a fare le mie cose.
«Ti giuro che tappezzo la scuola con i disegni con scritto "June ama James" che hanno fatto Jackie e Janelle.»
Il mio sguardo si scurisce.
«Chi diavolo sono Jackie e Janelle?»
«Te le ricordi le mie due cuginette?»
«Ma iniziano tutti con la J, i nomi nella famiglia Hunter?»
James continua a sorridere con due fossette che gli scavano le guance.
«Ha parlato quella che ha un albero genealogico che sembra un fottuto calendario.»
Dovrei insultarlo, invece mi porto le mani alla bocca e scoppio a ridere di gusto. A quel punto mi accorgo di non ricordare nemmeno più il motivo per il quale stavamo litigando.
Ah già, Amelia.
«Comunque non ce l'ho con te. Ce l'ho con me stessa.» puntualizzo io, mentre lui si è appena acceso una sigaretta.
«È perché ieri ho detto che sei importante per me?» domanda lui con tutta la naturalezza di questo mondo.
Imbarazzata, fingo di farmi scivolare quelle parole addosso.
«No. Non per quello.» ribatto con una punta d'orgoglio.
«È perché io lo sono per te?»
Sento le guance cominciare a pizzicare di un bruciore insistente.
«Smettila non ti montare la testa. Se io fossi stata così importante per te, non avresti lasciato che Amelia si avvicinasse» strido sottovoce, mentre lui si avvicina con l'intento di buttarmi il fumo in faccia.
«Lo sei comunque. A prescindere da tutto. Pensaci: se io sono un coglione, il tuo valore non cambia.»
Mi fermo a fissare i suoi capelli scompigliati dall'acqua e le guance lievemente bruciate dal sole.
«Dio, James... Perché sei così?»
«Così come? Adorabile?» mi prende in giro.
«No, così stronzo»
«Adorabilmente stronzo.» sorride in modo svenevole, causandomi un tremolio allo stomaco.
«E poi, di solito dici questo per farti perdonare?»
Lo rimbecco mentre lui continua a fumare e io aiuto le ragazze.
«No di solito dico... "Ho uno specchio in camera da letto. Lo vuoi vedere?"»
La sua bocca si curva in un ghigno malizioso che non passa di certo inosservato. Tantomeno il suo fisico statuario e perfetto. Alcune ragazze si voltano ad osservarlo interessate.
«E cosa ci fai con lo specchio?» s'intromette una di queste.
«Cose cattive. E indovina un po'? Mi piace guardare mentre le faccio.»
«Immagino. Sai che noia.» borbotto io nella speranza che la tizia la smetta di fargli gli occhi dolci.
Le ragazze ridacchiano imbarazzate, ma la rossa che gli ha rivolto la domanda, ha l'ardire di continuare a fissarlo con sfrontatezza, dandomi sui nervi.
James lascia la sigaretta impigliata tra le labbra carnose, intanto si avvicina alla ragazza con fare intimidatorio, se non fosse che quest'ultima sembra tutto fuorché spaventata da lui. Lei, infatti, curva immediatamente il collo verso l'alto, quando James afferra una bottiglia e la solleva lasciando scorrere il liquido alcolico nella bocca aperta della rossa.
«Tutto riesci ad ingoiarlo?»
«James. Ci stai distraendo. Sparisci» lo rimprovera Tiffany, davanti ai miei sbuffi irritati.
Lo sguardo di James, che era rimasto fisso su di me per tutto questo tempo, s'intensifica sulla mia figura.
«Ti annoio ancora White?»
«Abbastanza» sputo concisa, senza mai sollevare gli occhi dai bicchieri.
«Che c'è? Sarai mica gelosa? Aveva le labbra secche...» mormora leccandosi il labbro inferiore.
E senza alcun preavviso, mi afferra dalla vita e mi trascina a sé.
Io mi guardo intorno un po' preoccupata.
Le ragazze si voltano ad osservarci e io non posso fare a meno di realizzare che alcune di esse sanno che James ha baciato Amelia.
Cosa penseranno di me?
James abbassa lo sguardo, che usa per lambire con minuzia le mie curve sottolineate dal top nero.
«Ci godono quelle due a farmi rosicare, non è vero?» biascica facendomi un cenno verso Taylor e Tiffany, ormai nuove consulenti per la mia immagine.
«Stai rosicando quindi...»
«Non lo so...»
«Smettila. Mi fai sentire...»
«Come?»
«Come le altre.» trovo il coraggio di rispondere.
«Non lo sei.»
«È per questo che non riesci a starmi lontano? Per uno stupido top e un po' di trucco? Fantastico.» ribatto amareggiata.
James però mi blocca dal braccio prima che io possa sgusciargli via.
«Mi pare che quando dormiamo insieme tu indossi un pigiamone e non hai un filo di trucco»
«Grazie tante.»
Ora però sono confusa, indecisa se prenderlo come un complimento o meno.
James a quel punto prende a squadrarmi con entrambi i sopraccigli sollevati.
«Eppure...»
«Cosa?»
«Ah... Io...»
Sembra gli si sia appena arsa la gola, perché non riesce più a parlare.
«Ti vedo in difficoltà...Hai bisogno di un post-it?»
«Perché se così stronza?»
«Sai come si dice, James...»
«June, ascolta. Io mi scoperei qualsiasi bella ragazza che mi passa davanti, solo per il gusto di sentire com'è farle ansimare il mio nome.»
Le mie pupille si cristallizzano, paralizzate da quelle parole agghiaccianti.
«Ma voglio solo che ti ricordi di una cosa.»
«Cosa?»
Inizia una piccola lotta. Le nostre mani diventano calamite, che prima si attirano, poi si respingono.
«Non lo farei mai con te. E il fatto che tu non sappia di essere così bella ti rende...»
«Maledizione, James! Come faccio a starti lontana... L'attimo prima ti odio, l'attimo dopo...»
«Qualcuno si è messo d'impegno oggi.» lo prende in giro Taylor, che ci passa a fianco insieme a Brian.
«Attenta. La caccia è da sempre il suo sport preferito.» rincara la dose quest'ultimo.
«E poi hai finito di manipolarla?»
Il sorriso tagliente di Taylor precede il suo gesto. La bionda mi prende sottobraccio portandomi lontana da James.
«Vieni June.»
Taylor mi conduce nei pressi della riva sulla quale sono seduti diversi nostri compagni. Ci aggreghiamo a loro e ben presto mi accorgo dell'abbondante quantitativo d'alcol che circola tra i ragazzi.
«June ha una scollatura così carina, mettiamoci un bicchierino!» cinguetta Stacy con leggerezza.
Fermi tutti
«Come scusa?»
«È un gioco.»
«Che gioco è?»
«Bisogna bere tequila, ma il bicchiere devi riuscire a prenderlo senza usare le mani.»
«Credo che un soldato coraggioso come Brian possa farcela» dice qualcuno, mentre Stacy posiziona il minuscolo bicchiere di vetro tra le curve del mio seno.
«Io credo che un soldato come Brian avrà le palle fatte a pezzetti prima ancora di avvicinarsi a quelle tette.» sbotta James portandosi una sigaretta alle labbra.
«Coglione» borbotta Brian. «Io riesco a vedere anche altro, oltre all'aspetto fisico di una ragazza»
«Certo. E io ti vedo già morto. Fai te» replica James rabbioso.
«Non so davvero cosa ci trovi una come lei in uno come te. Non la meriti»
A seguito delle parole del moro, James si paralizza. Il movimento della sua mandibola è impercettibile, ma quando mi volto per lanciagli uno sguardo sfuggente, James indurisce il muscolo, è teso, forse ferito dalle parole di Brian.
«White non è qualcosa che ti riguarda, non devi nemmeno parlare di lei e poi...»
«Ragazzi vi prego. Calmate gli ormoni» prova ad intervenire Marvin.
James a quel punto sogghigna. E io capisco che sta per lanciare la sua frecciatina.
«Non importa quante volte le hai detto di starmi lontano, tua sorella vuole ancora succhiarmi il cazzo»
Brian schizza in piedi e senza nemmeno rifletterci su, si avvicina a lui con il braccio sollevato, come a volergli sferrare un pugno, ma William s'insinua nel mezzo e lo blocca posandogli una mano sulla spalla.
«James, Brian. No»
«Cooper per una volta che dovevi dormire e farti gli affari tuoi!»
Si lamenta Taylor che sembra dispiaciuta che lo scontro sia stato bloccato sul nascere.
«Che hai da guardare tu?»
Brian la fulmina, forse infastidito dalla parlantina della bionda.
«Ogni tanto sai essere pure sexy oltre che noioso» sogghigna Taylor.
«Dai giochiamo.» si spazientiscono gli altri ragazzi.
James a quel punto rimane in piedi, con la schiena poggiata alla parete di roccia, dove continua a fumare nervoso.
«Dov'eravamo rimasti prima che arrivasse Jamie?»
Stacy è piuttosto svampita, si porta un dito sulle labbra e si mette pensare.
«Alla biondina con le tette grandi» dice qualcuno.
E quel qualcuno è proprio Connell.
«Mi offro volontario.» aggiunge poi.
«Non ho mai un cazzo di attimo di pace» sento borbottare alle mie spalle.
James lancia la sigaretta a terra, sembra già pronto ad intervenire, ma io gli faccio cenno di restare immobile.
«Vieni qua Corbell» esordisco a testa alta.
Quando James muove un passo, sono costretta ad incenerirlo con l'ennesima occhiata. Un'occhiata che stavolta dice "Fermo, mi so difendere da sola da Corbell"
«Cos'è? Hai paura?» mormoro usando le stesse parole che mi disse Connell una volta.
Prima di giungere davanti a me, infatti, lui cerca lo sguardo di James con aria intimorita, ma il mio invito sembra essere più allettante.
«No cazzo» esclama spavaldo, portando il petto all'infuori. Si avvicina a me e senza che nessuno gli abbia dato il permesso, posiziona le mani sui miei fianchi.
Sento James dare un colpetto di tosse per schiarirsi la gola.
«Mani dietro alla schiena, il gioco prevede che non le usi.» gli ordino causando dei coretti divertiti da parte dei ragazzi.
«Va bene piccola, non c'è bisogno di agitarsi.»
Connell si lecca le labbra, mi fissa la scollatura con insistenza e non solleva lo sguardo nemmeno per parlarmi.
«Devo prendere il bicchiere con le labbra vero?» chiede quasi emozionato, come non avesse mai visto un paio di tette in vita sua.
Io gli arrivo a malapena alle spalle, così aspetto che lui si abbassi un po', ma con mia sorpresa, lo vedo posare un ginocchio sul terreno sabbioso. S'inginocchia e in questo modo giunge con la testa all'altezza del mio petto.
«Ora chiudi gli occhi.»
Connell sembra riluttante dinnanzi alla mia proposta, ma gli altri lo incitano a farlo, perciò finisce per serrare le palpebre.
«Mhm aggressiva» grugnisce quando l'afferro dai capelli.
Connell ha ancora le mani dietro alla schiena, perciò è facile fargli perdere l'equilibrio. E invece che portarmelo al seno, in realtà, lo spingo con la faccia verso la sabbia.
«Apri gli occhi» gli dico poco di dargli una spinta secca e fargli cascare il muso al suolo.
Lo sento cominciare a lamentarsi per il bruciore dei granelli che gli ustionano le pupille.
«Questa è per ricordarti quello che meriteresti tutte le volte che ci oggettifichi, ci guardi o commenti, senza che nessuno abbia richiesto la tua opinione, stronzo.»
Connell si sta ancora disperando con le mani piantate negli occhi, quando qualcuno gli porge dell'acqua per aiutarlo.
«Cazzo, White.» esclama James trascinandomi via dalla folla.
«Dove stiamo andando?»
Reagisco confusa, continuando a seguirlo sul terreno scosceso.
«James?» provo a richiamarlo nel buio.
«Voglio stare con te. Da solo.»
Intorno a noi la luminosità risulta essere davvero scarsa, tant'è che per poco non inciampo per aver poggiato il piede in modo maldestro.
«Sì ma fermati. Devo levarmi questo...»
Indico il bicchierino incastonato tra le mie curve, ma a quel punto James mi attira a sé e mi dà uno strattone così secco da farmi oscillare. Questo, a sua volta, fa scivolare inevitabilmente tutto il liquido nella mia scollatura.
«Ora siamo abbastanza lontani. Non voglio che mi vedano»
«Eh?»
Confusa, faccio per levarmi il bicchierino dal petto, quando James si appresta a me e bloccandomi i polsi nelle sue mani grandi, m'impedisce di muovermi.
«Posso?»
«Fare cosa? James...»
L'immensità delle sue iridi si dimezza, restringendosi a due fogli sottili mentre mi guarda dal basso.
Comincia a succhiare e baciare la mia pelle in modo così zelante da farmi dimenticare qualsiasi rimprovero io volessi affibbiargli.
«Fare questo»
Con una mano a coppa raccoglie il mio seno stringendolo appena, mentre con la lingua traccia la mia pelle di baci e slittate calde.
Quando entrambe le sue mani marchiano i miei fianchi di una presa possessiva, le farfalle nel mio stomaco cominciano ad impazzire e m'impediscono di parlare oltre.
L'unica cosa che sono in grado di fare è godermi la morbidezza dei suoi capelli che carezzo con le labbra, lasciandogli il tempo di giocare con la lingua sulla mia carne percorsa da brividi.
Ma quando James usa i denti per abbassarmi il top e lasciare i miei seni scoperti, lo fisso senza fiato.
Vedo il suo pomo slittare lento, come se un impedimento in gola non gli permettesse di deglutire correttamente.
«James non siamo soli»
Mi ritiro su la canottiera immediatamente, ma lui è già passato al livello successivo.
Con la lingua seguita a tracciare linee immaginare sul mio collo, fino ad arrivare alle mie labbra.
Si avvicina pericolosamente, ma con tutta la forza che ho in corpo, finisco per allontanarlo.
«Parliamo prima.» l'ammonisco prima di indicargli una pozza d'acqua poco distante.
James porta la testa all'indietro e annuisce, intanto ci sediamo sul bordo roccioso, con i piedi a mollo.
«Attento»
«Paura che cado? Guarda che so nuotare meglio di te, White»
«È buio cretino e sei ubriaco.»
«Non lo sono più. Il pensiero che Brian o qualcun altro ti tocchi mi ha risvegliato manco avessi fatto una doccia gelida. Sta tranquilla. »
Comincio a mordicchiarmi le labbra per nascondere le risatine che mi causano le sue parole.
«Non ridere, cretina. Non mi hai nemmeno chiesto se sono guarito.»
«È la prima cosa che ho controllato quando eravamo nel bagno, prima, non te ne sei nemmeno accorto.»
James si curva verso di me, alla ricerca di un bacio. Sembra pretenderlo perché la sua mano finisce dritta tra le mie gambe, a serrarmi la coscia con fare possessivo.
«Non fare così.» mormoro ritardando il bacio il più possibile.
«Non riesco a non farlo.» mugola lui con quella voce che mi piace tanto.
«Come non riesco a guardare che qualcuno ti tocchi» prosegue imperterrito.
«Che significa questo nel tuo linguaggio?» domando mossa da una sincera curiosità.
I nostri sguardi s'intrecciano nel buio.
«Che ti voglio June»
E io sono ad un bivio.
Credergli o meno.
Gli ho promesso di farlo, ma questo è accaduto prima che baciasse Amelia.
«Oppure vivi in funzione di quando l'avremmo fatto e poi tanti saluti...» ipotizzo causandogli uno sbuffo annoiato.
«Può darsi. Ti ricordi quando tutti ti dicevano di starmi alla larga?»
«Mi dicevano che eri quello spietato, il cattivo. Il teppista che dà fuoco ai negozi per gioco, il bullo che picchia i suoi compagni di scuola.»
«E non sono bugie. Ho fatto tutte queste cose. Sei tu che ora mi vedi in modo diverso» spiega tormentandosi le ciocche castane con la punta delle dita.
«Perché ne conosco le ragioni.»
«Ti mancano dei tasselli però»
Con gli occhi ripercorro il suo profilo: la curva del suo naso perfetto, la forma della sua bocca carnosa.
«Hai parlato con Jax?»
«No.»
«Devi fare pace con lui»
«Lo so» annuisce frettolosamente.
«Sai, James... Devo essere onesta... questa sera ci avrei scommesso.»
«Cosa?»
«Che ti avrei trovato a letto con qualcuno»
«Lo pensavo anch'io, ma invece eccomi qui. Si vede che entrambi abbiamo la stessa opinione del cazzo riguardo a me.»
mi punzecchia in modo puntuale.
«Sento di essere spaccata in due, in due sensazioni opposte. Da un lato c'è la sensazione dell'amica che ci tiene a te e che sta male per quello che stai passando con Jax, Will, Amelia e Austin. Solo ora, vivendoti, mi accorgo che per te è sempre stato così. Ed è tanto da sopportare. E me ne dispiaccio.»
«Okay "amica" poi?»
Sembra che James abbia recepito solo quella parte, perché lo sento ripetere la parola "amica" con riluttanza.
«Dall'altro canto, io non...»
«Cosa?» incalza lui, con una nota d'impazienza.
James si morde il labbro, mentre i miei occhi vagano indisturbati sul suo viso armonico, segnato sulle guance dal colorito del sole. Mi sento morire dentro.
Ma com'è possibile resistergli?
«Io non voglio esserti amica. Non voglio essere come le altre.» spiego prima che si creino malintesi.
«Non lo sei, sennò non starei qui»
«Che vuoi dire James?»
«Dopo il bacio, avrei rifiutato Amelia a prescindere da te. Ma se tu fossi solo mia amica, io ora non starei ancora qui.»
Sto per cedere. E lo capisco perché un ingarbugliato turbinio di sensazioni calde si spande nel mio stomaco, proprio quando James abbandona il mento sulla mia spalla.
Le sue labbra rigonfie mi solleticano il collo.
«È meglio se vado ora.» sbotto con la schiena rigida.
«June...»
Il suo sussurro languido mi scioglie.
«Baciami prima»
Sento tutta la mia buona volontà polverizzarsi, James sta ostentando tutte le sue carte in questo momento.
«No»
Con le labbra invitanti prende strofinare sul mio lobo sensibile.
«Baciami...»
«James ti prego non fare così»
«Sai, June...»
Deglutisco, sono in evidente difficoltà.
Lui invece sorride, soddisfatto.
«Io un tuo bacio non lo rifiuterei mai» mormora con le labbra ormai sulle mie.
«Ci credo, mi stai pregando da mezz'ora»
La mia replica impertinente non passa di certo inosservata, James sembra alquanto divertito dalla mia reazione.
«Ah sì?»
«Sì»
E prima che io possa realizzarlo, lui mi afferra dalle spalle e mi butta in acqua.
«James!» urlo indispettita.
Non ci credo.
Mi ha appena lanciata come un sacco di patate.
«Ma tu sei proprio il re degli stronzi»
Senza levarsi il sorrisetto compiaciuto che gli adorna il volto, James si solleva in piedi e dopo essersi tolto la maglietta, si tuffa anche lui.
Nemmeno il tempo di stropicciarmi gli occhi per proteggermi dagli schizzi, che James mi raggiunge e coglie il mio viso tra le mani.
È tutto buio, solo luna, le stelle e un grosso casino nella mia pancia, quando le nostre bocche entrano in collisione.
«Mi piace la caccia, sì è vero. La preda va colta alla sprovvista, solo così hai la possibilità di trovarla indifesa e quindi più remissiva. Più mansueta...» mi provoca con un ghigno, sapendo di farmi arrabbiare.
«Ahi» ansima dolorante, quando gli sferro un morso sulla spalla.
«Prova a dire ancora una volta che sono mansueta e ti morderò qualcos'altro»
In lontananza arrivano dei rumori, così James comincia a nuotare verso la grotta.
«Ma dove vai?»
«Il più lontano possibile da tutti»
Lo seguo e dopo qualche bracciata giungiamo in quel luogo dall'aspetto così incantato da sembrare mistico.
La piscina d'acqua dolce si estende fin sotto alle formazioni rocciose, ha l'aria d'essere una grossa laguna, attorniata da piccoli ruscelli che trovano spazio tra le rocce, formando delle bellissime cascate naturali.
«Guarda» lo sento dire ad un tratto.
Seguo la traiettoria del suo dito che punta verso l'alto, mentre siamo ancora in acqua.
E dove le rocce sembrano farsi più fitte, scopro che la grotta mostra uno spiraglio dalla forma circolare che rivela una porzione di cielo.
«Oddio, ma è bellissimo»
Resto col naso all'insù a rimirare il manto scuro puntellato di stelle.
L'illuminazione artificiale è completamente assente in questa zona, perciò la luna e le costellazioni si scorgono indistintamente.
Una voragine mi scoppia nel petto quando abbandono la visione del cielo e torno su James. Lui mi sta già guardando.
Non so che mi accade in questo preciso istante, ma decido di prendere l'iniziativa e allacciargli le braccia al collo per portarlo più vicino a me.
«Cazzo...» mugola James sulla mia bocca.
«Riesci a dire altro o come al solito sei monotematico?»
James carezza la mia mandibola con la punta del naso, inspirando il mio profumo.
«Togliti i pantaloncini.»
«Certo come no» ribatto sarcastica.
«Ti pesano, sei fradicia»
«E lo dici perché mi pesano?»
«Ho la faccia di uno che lo farebbe solo per spogliarti?»
E lo domanda con un sorrisetto sfrontato, proprio mentre sta già sganciando il bottone e abbassando la zip dei miei shorts.
Scrollo il capo, mentre lascio che mi aiuti a sfilarli.
«Meglio adesso, no?» domanda prima di lanciarli sulle rocce.
«James»
Provo ad incenerirlo con un'occhiata sinistra, ma alla fine resto solamente incantata dalla sua visione: James ha i capelli scompigliati che gli conferiscono un'aria più dannata, le labbra gonfie leggermente arrossate e i suoi lineamenti affusolati vengono tagliati dalla luce della luna, rivelandone tutta la loro armonia.
Non credo d'aver visto nulla di così perfetto in vita mia.
«Anzi...»
Afferra le mie gambe e se le aggomitola intorno al bacino.
«Così ancora meglio. No?»
Avverto la sua grandezza premere ripetutamente tra le mie cosce ma non posso fare meno di boccheggiare e tenere il ritmo della sua lingua, perché lui prende a baciarmi in modo così passionale da togliermi il respiro.
Senza nemmeno pensarci due volte, James infila una mano nei boxer per accogliere la sua lunghezza tra le dita.
L'eccitazione rigonfia appare molto più innocua se intrappolata dentro al tessuto, ora però, James non sembra intenzionato a farcela restare, anzi, pare cercare con insistenza il punto di miglior frizione tra i nostri corpi.
Sento la sua punta calda e tesa strofinarsi contro il mio inguine, James trova immediatamente la mia fessura coperta a stento dalle mutande.
«Siamo perfetti lo senti?»
Applica un po' di pressione, causandomi un gemito.
«Potrei scivolare dentro di te con ancora i vestiti addosso»
Le nostre lingue lottano tra loro, slittano sempre più bagnate e un mugolio gutturale ed eccitato risale dalla sua gola quando spinge nuovamente contro le mie mutande, forzando appena la mia apertura che, cedevole, si arrende alla sua durezza.
Un ansimo indecente abbandona le mie labbra pulsanti, perché lo sento sorpassare il tessuto del bikini e all'improvviso, le nostre pelli bruciano a contatto. Tutto il suo calore mi sfiora delicatamente, creando scintille inaspettate.
«O mio dio»
Il fiato mi si spezza e il respiro viene meno anche a James che, a fatica, risucchia l'aria tra i denti bianchi. Avverto il suo petto muoversi rapido contro il mio. Io sto andando a fuoco, lui si morde il labbro, infine abbandona la fronte sulla mia.
«Lo sento quanto mi vuoi.»
La sua estremità massiccia scivola sulle mie pieghe esterne che si inumidiscono facilmente ad ogni sfregamento, come se il mio corpo ricordasse gli attimi eccitanti vissuti nel pomeriggio. Il mio baricentro si apre e si muove a cercare il suo, ma qualcosa mi frena.
«James non voglio farlo così»
«Sono d'accordo, infatti non stiamo facendo niente.»
Lo vedo ritirarsi su i boxer, quasi stranito dal fatto che io non brami a tutti i costi il suo corpo.
«Cosa c'è?» domando non appena scorgo la sua espressione disorientata.
«Niente.»
«Dimmelo.»
«A volte ho davvero bisogno di quei post-it del cazzo»
Quella sua affermazione esce in modo così genuino, che mi causa una risata liberatoria.
«L'alcol ti uccide i neuroni»
«È l'astinenza che mi sta mangiando i neuroni»
Sorridiamo all'unisono.
«Non dire cavolate.»
«James! Sei qui?»
Le nostre risatine vengono interrotte da un richiamo in lontananza.
«Oh cazzo! Che spavento» si affanna James quando una sagoma alta appare sulla riva scura.
È Jackson.
«Ti ho cercato ovunque. Pensavo ti fosse accaduto qualcosa. Stai bene?» Lo sentiamo urlare.
Quando però si accorge della mia presenza resta a bocca semi aperta.
«Ah, scusa. Pensavo fossi in acqua da solo.»
«Che vuoi?» sbotta James con i suoi modi poco gentili.
«James» lo rimprovero «È meglio che parliate.»
«Ora?» Si indica la parte inferiore del corpo nascosta dall'acqua.
«Sì, non puoi più rimandare.» Insisto io.
«Andiamo a farci una sigaretta.» propone Jackson.
«No, non posso uscire dall'acqua in questo momento...»
Jackson fa scorrere lo sguardo su di me e capisce immediatamente.
«Ehm... dai vi lascio soli.»
«No Jax, dovete parlare.»
Le mie parole riecheggiano in tutta la grotta, facendole sembrare ancora più altisonanti.
Jackson a quel punto si fa coraggio e dopo essersi tolto la maglietta si lancia in acqua.
«Conoscendoti pensavo fosse gelida.» sorride guardando l'amico che lo fissa in cagnesco.
«Dimmi un po', il mio è un cazzo l'hai guardato bene mentre facevamo doccia?»
«Potrei dire lo stesso di te! Ma che cazzo dici? Come puoi essere così stronzo e incoerente?» si difende il biondo.
«Sono incazzato, è diverso»
James e Jackson riprendono a litigare così m'intrometto, solo per riappacificare gli animi.
«Digli come ti senti» invito James ad aprirsi, anche se so che non sarà semplice.
«Mi sento tradito, come cazzo dovrei sentirmi?»
«Perché? Perché così tanto?» lo interroga Jackson.
«Che senso ha? Dovevi dirmelo»
«E quindi? Dopo che l'avresti saputo mi avresti manipolato meglio sapendo che...»
«Cosa? Se ti piace il cazzo non ti devo automaticamente piacere io. Vero Jax?»
È buio intorno a noi, ma si vede chiaramente che il biondo elude lo sguardo di James e non risponde a quella domanda scomoda.
«Jax...»
«No. Comunque, in ogni caso, ora non è più così»
James solleva il lato del labbro mimando un'espressione seducente e al contempo maliziosa.
«Basta parlare di questo o la ragazzina fa un lago lì sotto...» mi prende in giro James mentre io lo sto già guardando di traverso.
«Sei ancora arrabbiato?»
«Vedi un po', credevo fossi il mio migliore amico.»
«E lo sono!» insiste Jackson.
«Dopo che mi hai nascosto una cosa del genere?»
«Okay è meglio se vi lascio soli» dico io a quel punto, allontanandomi.
Mi isso a sedere sul piccolo lembo di riva che costeggia la grotta, ma James mi fa un cenno con la mano.
«No tu rimani, ho bisogno di un avvocato difensore»
«Oh hai trovato quella giusta...» replico con sarcasmo.
«Scommetto che ora darai ragione a lui.»
«Io sono soltanto equa.» sbuffo sedendomi a gambe incrociate sulla pietra umida, mentre provo a districare i miei lunghi capelli bagnati.
«Rimani comunque il mio migliore amico. A prescindere da tutto» spiega Jackson con voce riflessiva.
Ma un po' meno ragionata è la risposta di James.
«Mi ami? Vuoi fottermi? Che cazzo vuoi?»
«James stai dando spettacolo per niente» lo rimprovero all'istante.
«Cosa cazzo vorrebbe dire?» mi domanda lui.
«Che stai esagerando»
«Dovresti difendermi»
«Sono un avvocato equo, te l'ho detto»
mi stringo nelle spalle.
«Solo dopo che ti ho baciato, l'ho capito»
«Cosa cazzo hai capito Jax?»
«Che non ero realmente... Innamorato di te»
«Pensa come baci bene, James»
Mi lascio sfuggire quel commento pungente, ma a lui non va affatto a genio perché mi guarda malissimo.
«Pensavo di essere innamorato di te, ma era solo un'illusione»
«Qui ci vorrebbero dei pop corn per lo spettacolo» commento ad alta voce.
James mi lancia l'ennesima frecciatina con lo sguardo.
«Quindi non sei innamorato di me, ma comunque ti eccito. È per questo che nell'aereo...?»
Nell'aereo...?
«No! Cioè... Non lo so, okay?» Jackson farfuglia qualcosa e s'impappina all'istante.
«Dio, sei come tutti gli altri»
«No, James. Io non ho mai avuto un ragazzo, né ho tutta questa grande esperienza. Perciò quando ti sto vicino... Sono solo gli ormoni»
«Posso confermare» annuisco prontamente.
«Cos'hai detto?»
James si volta verso di me con aria furente.
«Niente. Ehm... scherzavo» sgrano gli occhi.
James mi punta il dito contro con aria assottigliata.
«A te ci penso dopo»
Poi torna su Jackson, che è ancora nell'acqua insieme a lui.
«Quindi vuoi dirmi che quello stronzo del figlio del preside è meglio di me?»
«Accurato»
«Sta zitta, mi stai facendo incazzare tu»
Certo che James di sentimenti non capisce proprio un accidente.
«Bacia meglio di me?» domanda con una smorfia contratta, come esterrefatto davanti a quell'ipotesi assurda.
«Sei un imbecille James! Jackson ti sta dicendo che baciando lui ha provato qualcosa, ma non è avvenuto con te!»
La bocca di James prende una forma tondeggiante, fino a modellare una vera e propria "o", segno di quanto sia stupito della cosa.
«È che era così forte il desiderio di piacerti a tutti costi, che per inseguire qualcosa d'irreale, mi stavo perdendo qualcosa di bello, di vero»
«Jackson sei il più figo di tutta la scuola»
«Confermo» ribadisco ridacchiando.
«Tu dovresti dire che sono io» mi aggredisce James, per poi osservare l'amico con aria confusa.
«Perché vuoi Blaze? E così... mediocre.»
«Non lo conosci nemmeno.» bofonchia Jackson controvoglia.
«Ha suo fascino. È tenebroso e parla poco, a differenza tua» aggiungo io.
«Senti da che pulpito. E questo sarebbe un pregio?» mi domanda James.
«Certo»
«Okay dato che è un pregio, comincia tu, White. D'ora in poi non puoi più parlare»
C'è un attimo di silenzio in cui James sembra raccogliere tutti i suoi pensieri prima d'indirizzarli al biondo.
«Sei sempre il mio migliore amico, Jax.»
Poi compie una pausa.
«Ed è ovvio che io ti accetterò per come sei, solo dimmi di non provare quello che provano gli altri»
«Farei qualsiasi cosa per te. Non penso che tutti possano dirlo» sibila Jackson dandomi i brividi.
Vedo le spalle di James tremare nell'acqua.
«Io ucciderei per te Jax»
«Volete che vada via o riuscite a smetterla di farvi dichiarazioni d'amore?»
La mia reazione istintiva fa scoppiare James in una risatina divertita.
«Devi sapere che Madeline è una fidanzatina gelosa, Jax» ridacchia James mentre m'immergo nuovamente in acqua.
Fidanzatina?
«Guarda che Jax lo sa perfettamente, anche lui era geloso di me all'inizio. Sta tranquillo che lui sarebbe un fidanzatino geloso tanto quanto me»
«Non dovevi stare zitta?» mi riprende Jackson, poi mi schizza con un'ondata d'acqua così violenta che m'inzuppa i capelli in un secondo.
«Beh... se volete cominciare a litigare per me, aspettate che io mi metta comodo»
L'uscita di James provoca un'occhiata al cielo sia da parte mia, che da parte di Jackson.
Io e quest'ultimo ci scambiamo un sorriso complice. A James ovviamente non sfugge nulla.
«Che cazzo guardi» lo fulmina, quando gli occhi del biondo si posano sul mio top bagnato.
«Sono solo tette» lo prende in giro l'amico.
«Sono belle tette.» specifica James circondandomi la vita con il braccio.
A quel punto la mia schiena va a sbattere contro il petto di James e avendo Jackson proprio davanti agli occhi, posso appurare che la battuta scadente non l'abbia fatto ridere, perché il biondo rimane serio, pensieroso.
«Che c'è, pensi ancora a Blaze? Toglitelo dalla testa, se ti ha tradito non ti merita.» sentenzia James inasprendo i lineamenti.
Ma sentilo come predica bene...
«Chi è il geloso qui?» lo canzono a quel punto.
«Non sono geloso. Dico solo che Jax merita il meglio e deve essere trattato come un fottuto re.»
Non posso guardare James di traverso, perché è alle mie spalle, ma di certo posso punzecchiarlo ancora un po'.
«Non so, vuoi anche baciarlo adesso?»
James in tutta risposta arrotonda le labbra prima di farci slittare in mezzo la lingua per inumidirsele.
«La ragazzina vuole una dimostrazione, Jax»
Scrollo il capo in segno di rimprovero, Jackson intanto ci fissa incuriosito.
Ma le sue attenzioni ci mettono poco a finire sulla bocca di James.
E quest'ultimo ovviamente se ne accorge.
«Vuoi mettermi la lingua in bocca, Jackson?»
«Io? Sicuro di non essere tu a volerlo?» si tira indietro l'amico.
«Smettetela. Fate tanto gli schizzinosi, poi vi siete già baciati» li prendo in giro, attirandomi le occhiatacce da parte di entrambi.
«Ma senti, senti... E tu come cazzo lo sai?»
«Me l'hanno detto. Anche se... magari io non ci credo.» rispondo a tono ad un James che ride maliziosamente contro il mio orecchio.
«Attenta ragazzina...»
L'occhiata rapida che volge a Jackson è seguita da un altro sorrisetto compiaciuto. Per un attimo ho come l'impressione che lui mi prenda alla lettera e provi a baciare il suo amico, ma nonostante continuino a studiarsi con lunghe occhiate circospette, alla fine James m'induce a voltarmi nella sua direzione, per poi marchiare le mie labbra con un lungo bacio.
Sento cuore martellare nel petto. Forse per la sensazione di tensione che elettrizza le nostre labbra, o forse per via del respiro caldo di Jackson che mi allieta l'orecchio.
«Non credo sia buona idea» mugola il biondo con tono titubante.
Nemmeno io lo credo, ma voglio vi leviate ogni dubbio
«È che... All'improvviso non mi ricordo più un cazzo Jax. Tu lo ricordi?»
Quelle parole mi obbligano a curvare il capo all'indietro per scorgere la reazione di Jackson.
È tutto buio intorno a noi, ma quest'ultimo ha una pelle così lattea che quando è in preda all'imbarazzo si nota subito, perché le guance gli si colorano di un rosso acceso.
«Ehm...»
James a quel punto si rivolge a me con un'espressione attenta.
«Tu cosa ne pensi, June?»
Mi sta chiedendo il permesso?
«Non saprei...»
«Ti piace l'idea?» sussurra nel mio orecchio.
«James...» Il mio rimprovero è troppo debole e la mia voce non risulta affatto convincente, perché lui ci riprova.
«Guarda che possiamo rifarlo, se vuoi...»
Sta istigando entrambi e io continuo a voltarmi per guardare Jackson che mi fissa di rimando, come a voler capire le mie intenzioni.
«Sì certo, voi non vedete l'ora, vero?» li provoco con aria di sfida.
«Io non ho detto questo» si discolpa Jackson alle mie spalle.
E io sono in mezzo a loro quando sento i loro corpi statuari farsi più pressanti.
«Ma io sì» conclude James prima di sporgersi in avanti e modellare la bocca di Jackson con un bacio a stampo.
Il sangue comincia ad affluire impazzito nelle mie guance. Dal basso scorgo le loro labbra assaggiarsi lentamente, con dei piccoli morsetti, finché non la vedo indistintamente: la lingua di James s'interseca con quella di Jackson creando un gioco eccitante e spudorato.
Il labbro gonfio e traforato di Jackson resta impigliato tra i denti di James, quest'ultimo lo risucchia con foga, causando un lamento da parte del biondo, che sembra gradire molto, perché in quell'esatto momento chiude gli occhi.
James a quel punto interrompe quello scambio pericoloso e torna su di me.
La sua lingua ora sa di fragole e mi reclama in modo agitato, famelico, quasi animalesco.
Vengo percorsa da un brivido quando il piercing freddo mi sfiora la nuca, ricordandomi che Jackson è ancora dietro di me.
«Non provare a guardarla» mormora James sollevandomi la canottiera lentamente.
Lo fa quanto basta per scoprirmi il seno, poi si china verso di me e con movimenti circolari della lingua stuzzica i miei capezzoli sensibili, che s'inturgidiscono prima a causa del suo respiro caldo, poi per l'acqua fredda che li colpisce ad ondate. Lo sento succhiare con tale bramosia da farmi quasi perdere l'appiglio col terreno, indietreggio andandomi a scontrare con il corpo solido di Jackson, che mi sorregge senza sforzi.
«Sembra che a voi due stia piacendo» ansimo senza respiro.
«Qualcosa mi dice che anche tu ti stai divertendo, June...»
La mano di James scivola dritta tra le mie cosce. Mi si spezza il fiato quando le dita affondano nelle mie mutande, dove prendono a roteare contro la mia intimità, fino a bagnarsi con una facilità disarmante.
«Lo senti quanto ti piace?»
Se il diavolo avesse una voce, sono certa sarebbe quella di James. Suadente, calda come un abbraccio, eppure pungente ed eccitante come una scarica elettrica.
Alle mie spalle Jackson lascia scorrere entrambe le mani tra i suoi capelli, forse per provare ad allentare la tensione che lo rende teso all'inverosimile. «Cazzo»
E in attimo le loro bocche si ricongiungono. Il mio respiro accelera impazzito man mano che James aumenta il ritmo. Le sue dita mi penetrano con più urgenza e quando riapro gli occhi, James sta lasciando una lunga scia di baci dietro all'orecchio di Jackson. Quest'ultimo abbassa il viso, lo abbandona sulla mia spalla e si lascia andare ad un gemito. Una sensazione di durezza improvvisa mi preme contro il fondoschiena e nel percepire l'enorme erezione di Jackson, per poco non sobbalzo.
Ma quando se ne accorge anche lui, indietreggia di scatto. «Scusa.» sibila imbarazzato.
«Toccala e te lo stacco a morsi»
ringhia James con una minaccia che sì, arriva precisa, ma non è sufficiente a farlo smettere. James non accenna a smettere nemmeno per errore. E quando comincia a pompare le dita sempre più velocemente dentro di me, capisco che vuole farmi arrivare alla fine.
E vuole farlo deliziando i miei occhi di occhiate lascive e la mia bocca di baci libidinosi.
«James...»
Le parole mi si disgregano in bocca, perché la pelle del mio collo comincia ad ardere all'improvviso. Una presa stretta m'impedisce di parlare, qualcosa mi toglie il respiro. Subito mi accorgo che Jackson mi ha appena intrappolato la gola nella sua mano grande e con le dita ben serrate nella carne, mi spinge all'indietro, portandomi a fare aderire la schiena al suo petto. Vengo percorsa da una potente scarica elettrica quando mi accorgo che l'ha fatto solo per lasciare che James abbia il mio corpo semi svestito, completamente esposto alla sua visuale.
James, ovviamente, non si perde un singolo gesto dell'amico, soprattutto quando è rivolto a me.
E io non capisco più nulla. James mi sta mangiando il cervello. Forse non dovrei permettere che si baci con un altro ragazzo e poi baci me.
Ma è Jackson ripete la mia mente ormai in estasi. I loro profumi si mescolano mentre vengo portata al limite dalle dita di James che si prodigano nel torturarmi la carne senza sosta.
Non mi ero mai accorta di quanto fossero disinibiti tra loro due esseri di sesso maschile e soprattutto, ora lo vedo con i mei occhi: a James piacciono i ragazzi.
Per davvero.
Tutta la situazione lo sta eccitando a dismisura. Lecca con bramosia il piercing che trafora il labbro dell'amico, poi insinua quella stessa lingua tra le mie labbra tremolanti. E in un attimo i loro corpi si scaldano così tanto da trasmettermi una scossa piacevole. Mi sento soffocare tra loro, mi manca il respiro. E Jackson se ne accorge.
«Io... Direi che abbiamo fatto abbastanza.» conclude il biondo, mentre distoglie subito la mano che, fino a qualche secondo fa, stava avviluppata intorno al mio collo.
James mi afferra dai fianchi con veemenza, mi fa voltare di spalle e il mio sedere colpisce inavvertitamente la sua grandezza. Provo a reprimere i gemiti quando le sue dita cascano di nuovo tra le mie gambe e riaffondano dentro di me, arricciandosi per trovare il mio punto preferito. Restando piantato dietro di me, con l'altra mano James mi accarezza schiena, applicandovi un po' di pressione, come volesse piegarmi in avanti.
«Cazzo Jax, non hai idea di come la sfonderei.»
Lo sento mugugnare con la voce raschiata dall'eccitazione.
«Tu sei proprio un gran bastardo» ansima l'amico di fronte a me.
«Stavo parlando di lei, mica di te»
Jackson sogghigna.
«Anche perché in quel caso, caro Jamie, tu non sfonderesti proprio un bel niente. Lo sai?»
Ma dentro di me è ormai in corso una lotta che James sembra intenzionato a vincere a tutti i costi. Mi tiene ben salda al suo corpo ed estrae le dita dalla mia intimità umida per cominciare a massaggiare con rapidità il mio clitoride pulsante. A quel punto capisco di non avere più scampo, se non lasciarmi andare completamente a lui. Sento James ansimare in modo quasi soffrente, tutte le volte che dondolo i fianchi nella sua direzione e con i miei glutei struscio contro la sua eccitazione spessa e turgida. Esausta, abbandono la fronte sullo sterno di Jackson, mi aggrappo con le unghie ai suoi pettorali definiti, ormai travolta dalle scosse elettriche che mi pervadono tutto il corpo, fino a farmi tremare di piacere.
«Stai bene?»
La voce di Jackson arriva lontana, smorzata dallo stato di ebbrezza in cui mi trovo in questo momento.
«Sì»
«Sicura?»
Annuisco, mentre il biondo mi aiuta ad abbassare la maglietta e a sorreggermi.
«Avete finito?» James s'indispettisce all'istante.
E la presa possessiva del suo braccio intorno alla mia vita parla chiaro.
«Sicura, sicura?» domanda lui a questo punto, spostandomi una ciocca dietro all'orecchio.
«In realtà io sto benissimo, siete voi ad avere due "problemini"»
Jackson ridacchia mentre James restringe le pupille, polverizzandomi sul posto.
«Già ed è meglio se vado»
James fa scivolare il suo sguardo serrato fino all'amico, che si sta allontanando verso la riva.
Lo sta mettendo alla prova? È questo che sta facendo? Spera che Jackson si tiri indietro?
«Davvero te ne vai? Ora?»
E l'espressione provocatoria di James mi lascia intendere che fosse proprio quello il suo obiettivo. Vedere fin dove Jackson riuscisse a spingersi.
«Senti, io non me lo scopo il mio migliore amico. Tu non hai limiti James, è vero, ma devi cominciare a crearlo. Per te stesso e ora...anche per lei. Non buttare tutto all'aria. Devi capire quello che vuoi realmente.» sentiamo dire al biondo, che si china sulla riva per cercare la sua maglietta abbandonata tra le rocce.
«Una cosa l'ho capita. Condividere non fa più per me.» James borbotta con sguardo perso nel vuoto.
Poi però indirizza all'amico un ultimo ghigno insolente.
«Mi avresti fottuto per bene, di' la verità.»
«No stronzo, non l'avrei mai fatto.» ribatte Jackson corrucciando le sopracciglia traforate, un attimo prima di gettare le sue iridi azzurrine al suolo.
«Anche perché ora non riesco pensare a nessun altro.» sentiamo dire al biondo.
E prima di andarsene, Jackson mi sussurra col labiale un frettoloso «Fagli mangiare qualcosa dopo.» Infine sparisce oltre le rocce.
«Torniamo dagli altri e ci dividiamo una pizza?» propongo a James, con lo stomaco ormai brontolante.
Lui però non mi ascolta.
«Gli voglio bene, ma cazzo.... come ha potuto tenermelo nascosto per tutto questo tempo...»
«Devi staccarti da lui, lo so che gli vuoi bene, ma...»
«Jackson mi dà un senso di sicurezza che nessuno dei mei amici è in grado di darmi»
Le parole di James arrivano sempre come stilettate inaspettate, mostrano la sua parte più vulnerabile e sono anche quelle più dolorose.
«James tu non hai bisogno di nessuno»
«Lo so. Però cazzo delle volte è difficile» sbuffa mentre lo seguo verso la riva.
«Okay io ti ho promesso delle cose e mi sembra d'averle mantenute. Ora è il tuo turno.» esordisco seria.
«No Biancaneve, io non sono fatto per le promesse»
«Promettimi una cosa»
Lui resta con la maglietta a mezz'aria, aspettando che io seguiti a parlare.
«Promettimi che non ti farai più usare dalle persone»
«Che vuoi dire?»
«Che tu non sei a disposizione di nessuno. Non devi compiacere gli altri attraverso il sesso. Non è l'unico motivo per cui meriti amore, affetto o rispetto. E questo vale anche con me.» spiego strizzandomi la canottiera fradicia, prima di infilarmi i pantaloncini.
James mi osserva come se fossi completamente ammattita.
«Ma è la parte migliore di me» dichiara candidamente.
I suoi occhi si fanno così puri che ad un tratto mi chiedo se lui sia lo stesso ragazzo che qualche minuto fa... Beh
«No. È solo una delle tante parti migliori di te»
«Sappi che non ne vedrai mai uno altrettanto perfetto June.»
Ci scherza su, indicandosi i pantaloncini del costume.
«Sta' zitto»
Scoppiamo a ridere e il mio sorriso continua anche quando James mi avvolge con le sue braccia grandi e mi stringe a sé.
«Quali sarebbero le altre parti?»
«I tuoi pregi. Sei altruista»
«Mmm»
«E sei sempre leale con i tuoi amici»
Lo vedo addentare l'interno della guancia e farsi impensierito.
«Con Will ho fallito»
«Con Will è un casino, James» constato io.
«No, ripensandoci... Con Will ho fallito solo perché eri tu.»
JAMES
Giorno 34
JASPER TI HA INVIATO UN'IMMAGINE
La apro sapendo già cosa troverò.
Un sassolino.
Mio fratello mi invia foto di sassi da una fottuta settimana.
io e te siamo così diversi Jas
non ti piace? 🪨
avrei preferito un bel culo
quello già ce l'hai
spero tu stia parlando del mio
e non di quello di qualche
altra ragazzina
☀️🤍
cosa devo fare con quella
pietra del cazzo?
regalarla a June
che me la tirerà in
testa, grazie tante
Jasper m'invia l'ennesimo articolo preso dal web che parla di pinguini.
ti sembro un fottuto pinguino?
E poi, possibile sia di nuovo in fissa con quella serie Netflix del ragazzino autistico?
io non farò mai quello
che fanno sti uccelli del
cazzo, te l'ho già detto
«Stai bene?» chiede Jax quando mi vede tornare dagli altri con aria assorta, rivolta al cellulare.
«Sì. È mio fratello.»
Restiamo in piedi, leggermente in disparte dal gruppo degli altri ragazzi.
«Senti, non voglio che adesso tra noi le cose si facciano strane...»
«È tutto okay» lo tranquillizzo io.
«Sicuro?»
«Jax... Dico sul serio. Abbiamo fatto di peggio. E poi ci ho pensato. Come biasimarti? Non potevi certo essere immune al mio fascino.»
«Sembri Marvin quando parli così.»
Non tratteniamo le risate, ma noto subito che il suo sorriso svanisce prima del mio.
«Come ti accorgi che è amore?» gli chiedo causandogli un'espressione enigmatica.
«Non so cosa sia l'amore... Ma se sto con te e sto pensando ad un altro... È già un indizio.»
Già
«Stasera accompagno Will a fare una cosa» annuncio restringendo le palpebre.
«Vengo anch'io»
Jackson si candida subito, ma io compio un segno di negazione col capo.
«Non se ne parla»
«James, non mi vuoi mai in queste situazioni»
«Ho paura ti accada qualcosa, non ci arrivi?»
Compio una pausa proprio mentre i miei occhi s'incatenano alla testa bionda di June. La sua figura piccolina si muove tra i corpi delle altre ragazze, ma emana una luce così folgorante che fa ombra a tutto il resto. Non vedo altro.
«E poi... voglio che resti con lei.»
«Non sapevo che tra voi le cose fossero così serie, tra te e June»
«Non lo sa nessuno.» bofonchio svampando avidamente la sigaretta, senza levarle gli occhi di dosso nemmeno per un istante.
«Quanto sarà pericolosa questa "serata"?»
Il biondo mima le virgolette quando mi rivolge quella domanda.
«Beh... Un po' più delle altre»
«Allora va' da lei.» mi incita lui.
«Eh?»
«Hai capito.» seguita poi ad indicarmi con un cenno la figura di June che svetta tra le sagome femminili.
Non è più alta. Nè più appariscente. Non è nemmeno quella vestita meglio.
È solo la più bella.
Mi alzo in piedi.
Facciamo in modo di farlo scoprire a tutti.
Vedo Taylor e Tiffany parlottare tra loro quando mi notano da lontano.
Affretto il passo.
Mi mischio tra la folla che la circonda.
Le circolo la vita con il braccio e la porto contro di me.
«Ma che stai ...»
June sgrana gli occhi.
«James ridammi il mio bicchiere.»
«Non puoi bere.»
Mi manca il fiato.
«Perché?»
Avverto una miriade di occhi puntati su di noi.
«Perché altrimenti non posso fare questo»
E la bacio davanti a tutti.
ALLORA
io non ho più voglia di scrivere, fate voi🖤
vi è piaciuto?
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dove ci vediamo per commentare insieme il capitolo 🦋
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