49. Medicine
JAMES
Giorno 30
«Sei nervoso, James?»
Non so perché Jackson si diverta tanto a farmi domande del cazzo.
Con la mia grazia innata mi lancio nel sedile accanto al suo, sbuffo e allargo le gambe in modo da prendermi tutto lo spazio a disposizione. Infastidito dal mio gesto, Jackson è obbligato a farsi più piccolo, infatti lo sento mugolare delle lamentele che decido d'ignorare.
«Guardalo, non riesce nemmeno a parlare» mi prende in giro Marvin dal sedile posteriore.
Sì, ho la faccia di uno zombie incazzato e allora?
Anche Jackson è teso come non mai, me ne accorgo solo quando gli sferro un colpo amichevole sul bicipite in tensione.
«Ancora paura degli aerei?»
«Siamo appena decollati.» bofonchia lui irrigidendo il collo.
«E il pilota avrà settant'anni.» aggiunge provocandomi un mezzo sorriso.
Il jet privato dei genitori di Will è nuovo di pacca, ma il tizio che dovrebbe portarci in Messico sani e salvi, non ha l'aria sveglia, anzi, sembra stia già con un piede nella fossa.
«Dai, parlami.» dice poi, come a volersi distrarre.
«Che cazzo vuoi sentirti dire?»
«Che succede? Tra te e June, intendo.»
«Non lo so, ero ubriaco e ho dormito di nuovo da lei. Con lei.»
Jackson a quel punto si volta per fissarmi con un sopracciglio sollevato.
«Nel senso che...»
«No, noi facciamo quelle cose» mi limito a riassumere.
«Quelle cose?» si acciglia lui, insoddisfatto del mio modo sbrigativo di raccontare le cose.
«Scopare, Jax. Non lo facciamo.»
«Ah. E cosa fate?»
Ma guardalo... Magicamente si è dimenticato dell'aereo e del nonno che lo pilota.
«Noi parliamo e... Altre cazzate così. Non lo so.»
«Oh...»
Un coretto divertito parte da Jackson per culminare alle mie spalle, con la voce scanzonata di Marvin.
«Che cazzo ci sarebbe da ridere?» m'indispettisco io quando mi rendo conto che i miei amici mi stanno prendendo per il culo.
«Comunque...»
Così invece che proseguire con il racconto, mi blocco all'istante, perché Will si siede nel sedile di fronte e mi rivolge la parola. «Ora puoi levarti la cintura, James... Ah, nemmeno l'hai messa.»
«Hostess Cooper vi augura buon volo» sentiamo dire dal sedile posteriore.
«Bravo Marvin, fa lo spiritoso. Non stavi dormendo?» sbotta Will, per poi tornare su di me.
«Allora?» incalza il mio amico, mentre io mi sto stringendo nelle spalle con fare disinteressato.
«Cosa, Will?»
«Tu e Jax. Potete continuare a te parlare di June, per me non è un problema.»
Jackson l'osserva con sguardo sottile e diffidente, io ho serrato le labbra.
«James, avanti. Lo sai anche tu, non sono mai stato innamorato di June. Mi piace, ma...»
«Credo che tu abbia sbagliato tempo verbale.» ribatto stizzito.
«Lo sapevo che dovevo prendere l'aereo di linea come tutti gli altri. Se voi due teste di cazzo cominciate a litigare dentro a questo buco, è la fine. Al nonno pilota viene un infarto» salta su Marvin preoccupato.
«Questo che tu chiami "buco" costa più di casa tua, Marvin. E poi che dici? Io e Jamie non ci siamo mai messi le mani addosso, almeno non seriamente.»
Sento la mandibola diventare tesa come una corda.
«Non chiamarmi in quel modo.» lo fulmino duramente.
«Forse l'hai dimenticato, ma quella volta che siete andati a recuperare il coniglio di Poppy sotto alla pioggia, siete tornati malconci.» sottolinea Marvin divertito.
«James è tornato malconcio.» fa notare Jackson.
«Che cazzo ne sapete voi due? C'eravate forse?»
Will mi punta con un'occhiata complice, come se noi due avessimo quel rapporto speciale per cui i segreti debbano restare tra noi. Ed è così, ma a io Jackson dico tutto.
E Jackson fa lo stesso?
«Io so solo che il coniglio è tornato più terrorizzato di prima. Chissà che cazzo ha dovuto sentire mentre era con voi due...»
«Scommetto che il coniglio abbia già le orecchie a puttane, abituato com'è ad ascoltare quella logorroica della tua ragazza.» lo aggredisce Will, con il suo solito modo provocatorio.
«Ehi! Dobbiamo metterci a dare degli aggettivi alle rispettive ragazze, Will?» lo istiga Marvin alzandosi in piedi.
«Oh oh» Io e Jackson scoppiamo a ridacchiare.
«Tutto questo casino solo perché ho detto che mi piace June?» si sbraccia William.
Ma all'improvviso io non sto più ridendo.
Mi alzo in piedi di scatto.
Piaceva.
«Sei proprio stronzo Will, smettetela.» sento dire a Jackson. Fa cenno di sederci, nel frattempo si tiene stretto alla cintura di sicurezza.
«Parla, allora» incalza William.
«Non ho un cazzo da dire. Può parlare Jax ora.»
Butto in mezzo Jackson senza motivo. O forse un motivo c'è.
«Io?» chiede il biondo portandosi una mano al petto, con aria quasi costernata.
«Cos'hai fatto con la tizia del locale?»
«Niente.»
«E la francese?»
Jackson fa finta di nulla. Will invece sbuffa, forse perché le cose non sono più interessanti ai suoi occhi. Gli rivolgo un ultimo sguardo, poi curvo il capo poggiando la guancia sulla spalla di Jackson.
«Vi lascio a farvi le coccole. Vado a sentire che ha da dire Marvin su Ari» borbotta Will alzandosi in piedi.
«Guarda che con me non attacca William Cooper, non riuscirai a farmi incazzare.»
Smetto di ascoltare quei due, incrocio le braccia al petto e con la spalla spiaccicata sul suo torace largo, mi concentro ad ascoltare il respiro regolare di Jackson.
«Ora chiudete la bocca, voglio dormire.» ordino scocciato.
Il movimento oscillatorio dell'aereo culla il mio corpo, inducendomi ad un piacevole dormiveglia. Dopo circa mezz'ora una piccola turbolenza mi desta dal sonno, tant'è che anche Jackson apre gli occhi di scatto, ma quando sente la mia mano arpionargli la gamba per farmi leva e rimettermi seduto, sembra gli si spezzi il fiato.
Lo vedo aggiustarsi bacino involontariamente, è ancora assonnato ma io non posso fare a meno di notare una cosa.
Oh cazzo
«Ehm...Devo andare a pisciare.» bofonchia con voce rauca, facendosi scudo con un braccio davanti all'inguine.
Di sicuro avrà sognato qualcosa che l'ha portato in questo stato. Sono in procinto di fare la prima battutina stupida che mi passa per la mente e dire qualcosa che riguarda la sua erezione causata dalla mia presenza, quando all'improvviso decido di fermarmi.
Perché la reazione di Jackson non è per nulla sciolta o disinteressata. Ha entrambe le guance color porpora ed il respiro corto.
Mi alzo in piedi e lo fisso. I suoi occhi incontrano i miei per una frazione di secondo, ma è rapida la maniera in cui distoglie subito lo sguardo.
«Mi sa che ti tocca aspettare che passi.»
A causa della piccola turbolenza che fa vibrare il jet, mi dirigo al bagno con un'andatura tremolante. Qui appoggio una mano contro la porticina che dà sui servizi e con le palpebre serrate, prendo a scrutarlo da lontano.
Jackson è fottutamente strano, ma io scoprirò cosa nasconde. E lo farò prima che finisca questa maledetta gita
JUNE
Siamo appena decollati e nel nostro aereo non v'è traccia di Will, James, Jackson o Marvin.
«Ma dove sono i ragazzi?»
Mi sporgo verso il sedile davanti e picchietto sulla spalla di Tiffany per richiamare la sua attenzione.
Uno può essere in ritardo, ma tutti e quattro mi suona un po' strano.
«Secondo te prendono l'aereo come noi comuni mortali?»
A rispondere però, è Brian che si trova alle mie spalle e sfodera un tono di voce decisamente seccato.
«E il prof dov'è? Manca anche il prof Beckett» nota Tiff, seduta accanto a Taylor.
Finalmente, sul pannello sopra alle nostre teste, s'illumina il segnale che indica la possibilità di slacciare le cinture.
«Non verrà. Ha avvisato all'ultimo» bisbiglia l'assistente di recitazione, provando a mettersi in punta di piedi per spalancare lo scompartimento dove tiene il suo bagaglio a mano. Nell'aprirlo però, fa cascare una serie di borse e oggetti che per poco non travolgono una signora, seduta proprio lì sotto.
«Dio mio, questa è svampita a livelli massimi. State sicuri che ci farà perdere nella giungla.» esclama Taylor a gran voce. E lo fa proprio per farsi sentire dalla povera assistente che arrossisce in volto.
«Perché? Che è successo al prof. Beckett?» chiede Tiff con aria curiosa.
«Non ha dato spiegazioni.» sentiamo dire all'assistente.
«Peccato, lui è l'unico prof che mi sta simpatico» sbuffo io, prima di voltarmi verso Brian e Blaze.
Il moro ha la fronte corrucciata e l'aria spaesata.
«L'ultima volta che l'ho visto... è stato ieri sera.»
«Dove?» chiedo a quel punto io, sempre maestra nel farmi gli affaracci miei.
«In ospedale, da mia sorella.»
Il viso di Brian si deforma ulteriormente, questa volta corruga anche le sopracciglia.
«È normale che un prof porti dei fiori ad una studentessa?»
La domanda di Brian mi causa la sua medesima espressione sospettosa.
«Mica è morta» sputa Taylor, senza un minimo di tatto.
«Non eri in punizione? Tuo padre non era così furioso che non potevi nemmeno venire in gita? Erano tutte cazzate per illuderci?» s'inviperisce Brian. I suoi occhi smeraldini inceneriscono Taylor che, dopo essersi sollevata dal sedile, ci fissa con aria di superiorità.
«Sì era proprio per illudere uno sfigato come te.»
«La odio...» borbotta Brian tra i denti.
«Ma sai una cosa, Hood?»
Il tono acido e al contempo sarcastico di Taylor, fa presagire solo una cosa: ora che ha puntato il il povero Brian, gli farà trascorrere una gita d'inferno.
«Il mio caro papino ha cambiato idea. E sai chi devo ringraziare? La tua ragazza. Anzi, ex ragazza. Che non solo ha giocato a fare Wonder Woman nel deserto della California, non solo ha quasi ucciso un uomo, ma ha anche aiutato quello psicopatico del suo nuovo fidanzatino a recuperare il gioiellino di mio padre.»
Taylor trascina entrambe le braccia al petto, incrociandole con aria soddisfatta.
«É tutto "ino" per te?» la prende in giro Brian.
«Lo sarà finché continuo ad avere a che fare con dei ragazzini come voi. Invece scommetto che tua sorella ha capito tutto dalla vita.»
Tiffany si volta di scatto sgranando i suoi occhi color caffè. Taylor deve aver detto una parola di troppo, ma lo sguardo di disprezzo che le rivolge Brian è impagabile.
«Ci godi nel vedere gli altri stare male, non è così?»
«Rilassati. Stiamo tutti bene.» esclama la bionda, poi si rivolge all'amica con aria divertita.
«Tiff, tu ricordi di qualcuno che sta male?»
Taylor detesta Amelia, questo ormai mi è chiaro.
Quando le ragazze si distraggono, io mi alzo dal mio posto e mi avvicino alla fila dei sedili posteriori. Blaze sta vicino al finestrino, Brian è seduto nella fila di mezzo, mentre il posto di fianco a lui è vuoto.
«Posso?» domando titubante. Brian inclina il capo a lato, poi fa scontrare le sue iridi con il mio sguardo curioso.
«Sì.» risponde indicando il sedile accanto.
«Volevo chiederti di Amelia. Sta meglio?»
«Sta meglio, ha solo questa difficoltà nel muovere bene le gambe. Quindi è molto probabile che dovranno farle una piccola operazione spinale, ma nulla di complesso. Si risolverà.»
«Mi dispiace davvero tanto, Brian»
Lui sposta lo sguardo a lato.
«È stato un incidente. Poteva andare peggio.» dice irrigidendo tutto il corpo.
«L'assicurazione di mia madre non copre questo tipo di operazioni costosissime. Fortuna che la mia famiglia non ha problemi economici, mi chiedo come facciano quelle meno agiate. È ingiusto se ci pensi... Quel tipo l'ha investita ed è scappato...»
Ma prima ancora che io gli dia una risposta, Brian s'infila gli auricolari e smette di comunicare col mondo esterno.
Mi chiedo se creda ancora che la colpa sia di James. Mi chiedo se James c'entri davvero qualcosa con tutta questa storia...
«Le vostre camere saranno all'interno di questo Bed and breakfast.»
Gli studenti si riversano all'interno del cortile di una grossa casa convertita in hotel, se non fosse che sembro essere l'unica scandalizzata, o meglio, meravigliata, per via delle dimensioni mastodontiche della villa. Per non parlare del lusso del giardino esterno.
«È una mega villa?»
«Che topaie di scuole hai frequentato finora, White?»
Taylor mi passa davanti squadrandomi dall'alto al basso. Io invece accelero il passo per raggiungere la prof di ginnastica. Ma poi, tra tutti, proprio lei doveva sostituire il prof Beckett? Ci renderà la vita impossibile, già lo immagino.
«È una villa sì ed è a nostra completa disposizione, perciò vedete di comportarvi bene.» ci redarguisce lei con il suo solito tono dispotico. Poi però si ferma nel bel mezzo del giardino, con la mano si ripara la fronte dai raggi del sole, per puntare qualcosa in lontananza.
«Oh, ma guardate chi ci ha concesso l'onore di arrivare con ben...» La prof osserva lo schermo dell'Apple Watch che tiene al polso. «...Ben mezz'ora di ritardo!»
«Poteva unirsi a noi prof, lo champagne non era male...» ridacchia Marvin, seguito dai suoi amici.
La prof li detesta così tanto, che passa in rassegna Marvin, Will, James e Jackson, con uno sguardo carico d'odio.
«È un peccato, Marvin.» sorride James causando una rollata di occhi al cielo da parte della prof.
«Cosa sarebbe un peccato? Sentiamo la cavolata del giorno, Hunter.»
«È un peccato che i prof debbano supervisionare gli alunni e restare completamente sobri. Sempre se non vogliono che il preside, o peggio, i genitori, lo vengano a sapere»
Lei gli si avvicina minacciosa per marchiarlo con un'occhiata funesta.
«Hunter ascoltami bene, sarà una convivenza forzata. Vediamo di non iniziare con il piede sbagliato»
E lui ovviamente la sta prendendo in giro con finto sguardo innocente.
«Non capisco, prof»
«Non cominciare con minacce e cose del genere» lo rimprovera lei.
«Minacce? Quindi ha davvero intenzione di ubriacarsi?»
«Io vi accompagnerò tutte le mattine, ci sarò a tutte le visite guidate, ma una volta tornati qui, mi rinchiudo nella mia camera e non voglio vedere nè sentire niente o nessuno! Intesi?»
«Okay, se lei può fare quello che vuole, allora anche noi... Ma che dico? Tanto lo faremo lo stesso.» sogghigna James prima muovere lo sguardo nella mia direzione.
Sento la pelle formicolare, in ogni punto che lui traccia con i suoi occhi affilati.
«Ci sono degli orari prestabiliti, sia per i tour organizzati che per le visite. Nel tempo restante fate cosa vi pare, ma ad una condizione: no alcol e no droghe.»
La voce della prof arriva ovattata, James non scolla gli occhi dai miei nemmeno per un attimo e io sento le gambe tremare.
Lui poi si avvicina ad un palmo dal viso dell'insegnante, come se quest'ultima non fosse un'autorità da rispettare.
«Non avete ventun anni»
Insiste lei drizzando la schiena, forse credendo che il gesto possa renderla più fiera o temibile agli occhi di James.
I suoi zaffiri restano incollati al mio viso, non interrompe il legame tra i nostri sguardi nemmeno quando si abbassa verso la guancia della donna.
«Siamo in Messico, prof» le sussurra nell'orecchio, mordendosi il labbro inferiore.
«Avvicinati ancora una volta, chiamo tuo padre, il preside e ti rispedisco a casa!» s'inasprisce lei, prima di voltarsi verso il resto del gruppetto.
«Oggi potete rilassarvi, da domani cominciamo con le visite. Io vado nella mia camera, non voglio essere disturbata per nulla al mondo.»
James sta cercando un accendino nelle tasche, mentre una sigaretta ha già trovato spazio fra le sue labbra carnose.
«Hunter» La prof lo richiama.
«Eh?»
«Muoviti. Torna qui.»
Poi però lo sguardo pungente della professoressa ricade su di me.
«White.»
Oh no.
I nostri occhi tornano ad incrociarsi fulminei.
«Sarete i responsabili. Per qualsiasi cosa faccio affidamento su di voi. Se succede qualcosa, dovete essere voi a chiamarmi.»
«Sì prof.» sbuffo io.
James mi fissa con disappunto, poi si sfila la sigaretta dalla bocca.
«"Sì prof?" Ma che cazzo, siamo delle fottute spie del cazzo?»
«Hai sempre quello in bocca, Hunter? Inizia a parlare in modo educato, per cortesia.»
La prof di ginnastica è una stronza di suo, ma a James non gliene fa passare mezza. Io ridacchio per la battuta, mentre lei e i nostri compagni si stanno già allontanando.
«Che cazzo ti ridi?»
«Ha proprio ragione la prof. Essere educato non ti costa nulla, fa uno sforzo per togliertelo dalla bocca ogni tanto.»
Il suo sorriso compie una curva più marcata verso il lato sinistro del viso, dove una piccola fossetta gli solca la guancia.
«Volentieri. Ma solo se me lo fai mettere nella tua.» mormora prima di far slittare nuovamente la sigaretta tra le labbra rosee e raggiungere i suoi amici.
Questa mattina siamo partiti all'alba, perciò è ancora primo pomeriggio quando arrivo in camera per concedermi una lunga doccia ristoratrice. Disfo la valigia e sistemo le mie cose, ma non posso fare a meno di notare quanto Poppy sia una casinara di prim'ordine. Tiffany ha lasciato la maggior parte delle cose in valigia, mentre Taylor ha riposto tutto in ordine meticolosamente.
«E c'era tipo una stella marina, ma tu non potevi toccarla. Io la volevo toccare, ovvio. Ma era viva. Insomma tu immagina...»
Poppy disfa le valigie senza chiudere bocca nemmeno per sbaglio.
«Dio, che mal di testa a sentirti parlare. Inizio a pensare che il karma esista e mi stia punendo per qualcosa che non ho ancora commesso» sbuffa Taylor lisciandosi con le dita i capelli allo specchio.
«Certo, perché tu sei una santa.» ribatto andando in difesa di Poppy che guarda la bionda con aria stralunata.
«No, non lo sono, ma lo diventerò a breve se dovrò sopportare voi due per una settimana.» Taylor spara la sua cattiveria indicando me e Poppy.
«Tiff, ricordami chi ha deciso sistemazioni in camera?» domanda poi, rivolgendosi all'amica.
«L'assistente.»
«Altro motivo in più per ucciderla.»
Taylor è così seria quando fa del dark humor, che c'è il rischio che qualcuno la prenda sul serio un giorno di questi.
Finisce di rimirare il suo fisico atletico e slanciato allo specchio, poi esce dalla stanza con addosso un bikini mozzafiato. Ma non prima di averci minacciate.
«Provate a toccare una delle mie borse e mozzo le vostre dita da hobbit»
«Oh guarda, stavo giusto aspettando ti levassi dalle palle per sniffare la pelle di un povero vitellino morto.» sbuffo mentre sto intenta a raccimolare i miei vestiti dalla valigia.
Se vestiti li vogliamo chiamare, dato che ho solo pantaloncini di jeans e top.
Taylor si infila due dita in gola. «L'effetto che mi fai quando parli White.»
«È assurdo, penso ancora siano fatti l'uno per l'altro...» bofonchio tra me e me.
Tiffany però coglie le mie parole e mi fulmina con uno sguardo indignato.
«Andiamo in piscina?» propone Poppy tutta felice, come se non fosse successo nulla.
«Non lo so... pensavo di leggere un po'» mi giustifico sedendomi sul letto.
«E dai, June. Da domani inizia il rompimento di palle, le visite, la prof che spiega cose di cui non ce ne importa niente...che palle. Divertiamoci oggi, no?»
Tiffany non ha tutti i torti. Ho voglia di stare un po' all'aria aperta, così alla fine decido di darle ascolto. Le ragazze sono già pronte, mentre io mi chiudo in bagno per indossare il costume, poi maglietta e pantaloncini. Quando esco però, Taylor è di nuovo qui.
«Non fare quella faccia, ho dimenticato la crema.» mi rimprovera seccata.
La convivenza sarà dura, molto dura
Quando nota che messo il costume sotto agli abiti, mi squadra da capo a piedi.
«L'hai fatta la ceretta integrale?»
Tiff sgrana occhi, stupita anche lei per la domanda troppo intima, rivoltami dall'amica.
«Fai queste domande credendo che la gente ti risponda?»
Taylor ridacchia per qualcosa che sa solo lei, poi finalmente usciamo dalla stanza.
Il bed and breakfast non è altro che una super villa composta da una quindicina di camere, ma la cosa realmente degna di nota, è sicuramente la zona esterna, che vanta una piscina notevole.
Sono le due di pomeriggio e nel cortile è già pieno di ragazzi, infatti nell'aria si respira solo odore di crema solare e sigaretta. Con gli occhi punto la sdraio più appartata della piscina.
Ora vado lì, mi ci siedo sopra e mi metto a leggere. Filerà tutto liscio, June
Il mio piano è semplice e senza intoppi, se non fosse che vengo rapita da una figura che spicca al di sopra di tutte le altre.
James indossa un paio di pantaloncini del costume di un corallo abbagliante, mentre sotto alla camicia chiara e completamente sbottonata, svetta il suo fisico asciutto e abbronzato. Non so se sia merito della luce solare, ma i suoi capelli e la sua pelle rivelano dei magnifici riflessi dorati che non avevo mai notato prima.
«Non ti ricordavo così perfetto, lo ammetto.» sento dire a Taylor quando sfila davanti a James.
Quest'ultimo la guarda di traverso, prima di sdraiarsi controvoglia su un lettino. Io gli passo davanti senza sollevare lo sguardo, ma sento le parole di Jackson indirizzate alla bionda.
«Strano lo avessi dimenticato... Tieni sempre tutto a mente, sei la persona più vendicativa che conosco.»
«Che Jamie sia il re indiscusso degli stronzi, questo non l'ho dimenticato...»
Taylor fa una pausa e si volta proprio mentre sta passando la sottoscritta.
«Mi chiedo solo se l'abbiano capito tutti.» conclude fissandomi negli occhi.
Vorrei già prenderla a sberle.
Non accogliere le provocazioni, June. Siamo qui da cinque minuti, non iniziamo con il piede sbagliato.
Così la ignoro e proseguo fino all'ultimo lettino della fila, ma quando arriva il momento di spogliarmi e restare in costume, decido che mi è venuta una sete improvvisa.
Mi lego i capelli in una coda alta, poi vado a recuperare una bottiglia d'acqua al distributore che dista pochi passi dall'entrata alla villa. Qui lancio un'occhiata verso la piscina, dove le ragazze sono tutte in costume e non sembrano conoscere vergogna.
Avanti, June. Ormai ti sei dissetata, non hai più scuse
Mi faccio coraggio e torno al lettino nella speranza di attenermi al mio piano e trascorrere il pomeriggio a leggere. Mi accovaccio sulla sdraio e prima d'infilare la testa nel libro, vengo distratta dagli schiamazzi a bordo piscina.
Taylor è sparita, ma James no. È a petto nudo, in piedi, ed è così bello che mi sento contorcere lo stomaco. Sembra sia appena uscito dall'acqua: i suoi capelli castani sono più arruffati ed indomabili del solito, sono quasi ricci sulle punte.
Con lo sguardo seguo ogni piccolo particolare che scolpisce il suo corpo, accompagnando la mia attenzione dal largo torace umettato di gocce d'acqua, alla sua bocca schiusa e rigonfia. Riesco ad udire la sua voce rauca da qui, sta parlando con Jackson mentre assottiglia gli occhi, ogni volta che il suo amico gli risponde.
Alcune ragazze gli ronzano intorno, altre si fermano per dirgli qualcosa, non riesco a capire se lui risponda o meno, lo vedo solo chinare il capo tutte le volte che si strofina i capelli con la mano. E io sento caldo.
Un ritorno alla realtà, ecco cosa sarà questa gita
Un'occasione per capire che qui non siamo io e lui da soli, in camera mia, ma siamo io e lui, in mezzo a tutti gli altri.
E questo farà una bella differenza, June
Proseguo con la lettura, ma la mia concentrazione su Rhysand dura davvero poco.
Sollevo gli occhi dalle pagine e questi s'incastrano inevitabilmente sugli anelli che rivestono le dita di James. Con indice e medio massaggia dolcemente il suo labbro inferiore, ma quando incontro i suoi occhi color notte, sento il centro del mio stomaco implodere. Lui mi sta già guardando.
No June
La luce pomeridiana taglia i suoi zigomi perfetti nei punti giusti.
Provo a prendere respiro, ma sono incapace di farlo, forse a causa di questo strano sfarfallio nel petto.
Oh no, si è alzato.
Mi nascondo col naso nel libro più che posso, ma quando inclino di poco lo sguardo verso l'alto, mi accorgo che James si sta avvicinando. A me.
Oh no, sta venendo qui
«Almeno un "ciao" me lo merito»
Con i denti bianchi mastica una cannuccia che emana un dolce profumo di fragola.
«Da Madeline -non sono gelosa- White.»
E figuriamoci se non era una scusa per prendermi in giro
«Tempestato di diamanti e oro, James?»
Lui si guarda il cavallo del costume con un sorrisetto malizioso.
«Potrebbe essere...» Lo vedo posare entrambe le mani sui fianchi «Andiamo a controllare, Biancaneve?»
Sbuffo, causando la vibrazione di una lunga ciocca di capelli che mi ricasca sul naso.
«Non ci tengo, grazie. Vai a controllare con le tue amichette.»
«Che noia. E poi quali amichette?» si corruccia lui.
«Quelle che ti spalmavano la crema» sputo senza sollevare gli occhi dal libro.
«Uh...»
Non lo vedo, ma sta sorridendo. Probabilmente con due fossette profonde.
«A quanto pare non ti sfugge niente.»
«Ora però devo leggere, non voglio distrazioni. Ciao.»
«Che cazzo stai leggendo?»
James prova a rubarmi il libro dalle mani, ma io schivo prontamente la sua presa. Nonostante ciò, riesce comunque a scorgere la copertina.
«Quindi preferisci pensare al cazzo di uno che ha le ali come un fottuto di pipistrello?»
«Vedo che sei informato, ma sappi che il pipistrello potrebbe avere anche i pidocchi... Resterebbe comunque meglio di te»
James scoppia a ridere per la mia battuta scadente, poi prova nuovamente a sottrarmi il libro dalle mani.
«Non dire che non ci ho provato.» ribatte indispettito.
Io in tutta risposta inarco un sopracciglio.
«A...?»
«A venire qui, da te.»
«Oh bel tentativo il tuo, James. Quello di insultare i personaggi immaginari.»
James solleva le mani in segno di resa, poi ridacchia tornando dai suoi amici. Io invece mi rituffo nella lettura, ma quando lo schiamazzare diventa insistente e deleterio per la mia concentrazione, decido di tornare in casa.
Ed è proprio quando mi aggiro nei pressi del grosso portone d'entrata, che noto una figura conosciuta. Brian è seduto su un vecchio dondolo a fissare il nulla. Poso il libro su un tavolino poi mi avvicino a lui con cautela.
Certo che a volte è proprio strano.
«Tutto bene?»
Brian continua a guardare un punto avanti a sè, finché, con mia sorpresa, non apre bocca per parlare.
«Dici che è giusto stare qui?»
«Che intendi, Brian?»
«Mentre Amelia è all'ospedale. Non so, non mi sembra corretto»
Le sue parole smuovono qualcosa in me. Forse un senso di tristezza che avevo sepolto da tempo. Così mi siedo accanto a lui e lascio fuoriuscire i miei pensieri.
«Ti capisco»
Scrolla il capo, poi si volta a fissarmi in viso.
«Non hai fratelli. Tantomeno all'ospedale, June.»
Io chino il capo ed è a quel punto che Brian sembra rinsavire tutto di colpo.
«June, ehm...»
«Non più» aggiungo con un filo di voce.
«June, davvero...scusa non volevo, non..»
«È tutto okay, non potevi saperlo. Vorrei solo dirti che hai il diritto di divertiti, a prescindere da tua sorella. Lei vorrebbe che tu lo facessi.»
«Sì, ma... prendi Blaze. Anche lui odia le feste, eppure, in qualche modo, alla fine sopravvive, si diverte. Io... sono solo nauseato da tutto.»
In quell'esatto istante, Ari e William escono dal portone di casa e passano proprio davanti a noi. Mano nella mano.
«Continuare ad avercela con lei ti farà solo stare peggio, Brian.»
Lui non fiata, seguita a guardarla in cagnesco, anche quando i due sono ormai lontani.
«Non credo che Ari sia una cattiva ragazza, penso solo che sia molto indecisa. Non sa ancora cosa vuole...»
«Come tutti.» asserisce lui, questa volta però immergendo i suoi occhi verdi nei miei.
Per un attimo il suo sguardo slitta sulle mie labbra e io sento le mie guance andare a fuoco.
«June... Non ti chiedo nemmeno se stai con lui.»
Brian inclina la testa facendo un cenno verso l'altro lato del cortile. Un brivido intenso mi attraversa la spina dorsale, elettrizzando ogni mia singola cellula. James ci sta fissando ad occhi serrati.
«Ne ti dirò di fare attenzione ad uno come lui, perché te l'avranno detto tutti.»
«Tu però sei quello che lo conosce meglio o sbaglio?» abbozzo quella domanda senza sapere bene a cosa andrò incontro.
«Nah, James mi odia.»
«No, Brian. Lui ci tiene a te. E sono sicura che farebbe qualsiasi cosa per rimettere a posto le cose tra di voi.»
«Tipo scoparsi la mia ragazza, mentre fa credere a mia sorella di essere speciale? Intanto passa il tempo a farsi qualsiasi essere dotato di organo genitale, a prescindere dal sesso? Mhm, sì. Bell'amico.»
In tutto questo cinismo però, mi resta impressa solo una parte della frase.
«Perché dici che faceva credere ad Amelia di essere speciale...?»
«Il fatto che tra loro non ci fosse mai stato nulla di fisico... Le ha sempre fatto credere di avere un legame speciale con lui. Anche se lei non lo ammetterà mai.»
«Quando in realtà magari la considerava solo un'amica...» abbozzo io, con un pizzico d'invidia.
«Lui non ha amiche. Anche Tiff, Bonnie e Stacy le considera "amiche", eppure... Lo sai anche tu.»
Ed è proprio mentre Brian pronuncia quelle parole, che mi ritrovo davanti agli occhi ciò che ho sempre tentato di non vedere. Le ragazze intorno a James. Ci sono sempre. Ora, a scuola, ovunque. Le mani che gli toccano il braccio distrattamente, le dita che si sfiorano quando si passano le sigarette, gli sguardi di adorazione che loro riservano solo per lui.
«James non è un santo. Avrà fatto tanti errori, ma è cresciuto da solo. Nessuno gli ha insegnato valori come il rispetto. Nemmeno per se stesso.»
«Questo lo so, ma resta il fatto che sia un ingrato. Noi l'abbiamo accolto in famiglia, non sai quante volte mia madre gli diceva di rimanere a cena perché sapeva che altrimenti non avrebbe nemmeno mangiato...»
Brian scuote il capo.
«E lui ha colpito mio padre...»
«Brian se tu avessi visto un uomo tentare di approfittare di tua madre, non avresti...non so, avuto una reazione del genere? Magari non così violenta, però...»
«Erano amanti, June. Si vedevano di nascosto e quando mia madre l'ha scoperto, ha chiesto il divorzio. Lui odia mio padre, ma io odio sua madre per aver rovinato la nostra famiglia»
Non posso far altro che sfilacciare con le dita il bordo dei miei shorts.
«Mi dispiace, ma se ci pensi lei era sempre sotto psicofarmaci e...»
«Cosa vuoi dire, che mio padre era uno stupratore?»
Mi acciglio. Perché usa il passato?
«Era?»
«Quel pazzo psicopatico di Will è andato a raccontare in giro che l'avesse molestato, ma non è vero. Era una palla che hanno messo su per pararsi il culo, perché loro, per proteggersi a vicenda, farebbero qualsiasi cosa, anche mandare a puttane la vita degli altri ingiustamente.»
Brian stringe entrambi i pugni sulle ginocchia.
«James non era d'accordo nel dire quella bugia»
«June, smettila di difenderlo. I miei hanno divorziato, mio padre è finito in ospedale, ha perso il lavoro e... mia sorella sta male per lui da quando ne ho memoria. Come posso non odiarlo?»
Brian mi sta mostrando il suo lato della storia, eppure c'è qualcosa che non torna.
«Ma ad Halloween tu e James sembravate d'accordo, quando voleva sbarazzarsi del cellulare di tuo padre.» sibilo sottovoce.
«Lo scorso anno, la sera della festa di Tiffany, prima che mio padre sparisse, mia madre ha fatto una scoperta che non avrebbe dovuto fare.»
«Intendi la sera in cui tu e James avete litigato brutalmente?»
«Sì. Ho il sospetto che il preside sapesse qualcosa di ciò che è accaduto a quella festa.»
«Quale festa? Quella di Tiff?»
La mia domanda però non trova risposta, anzi sembra istigare in lui un forte senso di rimorso. Vedo Brian alzarsi in piedi, si porta entrambe le mani dietro alla nuca.
«Lascia perdere June»
«Di che festa parli? Forse di quella che tuo padre e Austin hanno organizzato dopo il suo incidente?» insisto io.
Brian spalanca la bocca e il suo viso si deforma in un'espressione incredula.
«E tu come lo sai?»
Ma non faccio in tempo a trovare una risposta da dargli, che lui mi volta le spalle e torna in casa.
JAMES
Giorno 30
(ma sembrano due fottuti anni)
«Jamie...»
È solo una mia impressione, o quando le mie compagne mi chiamano per nome, usano un tono di voce più caldo e suadente del solito?
No, sono quei maledetti trenta giorni senza scopare. Loro mi richiamano ma io, steso sulla sdraio, non ho intenzione di schiodarmi da qui. Fa un caldo fottuto, l'acqua della piscina non è nemmeno fredda, perciò resto ancora sotto all'ombrellone.
Che cazzo ha da dirsi con quel coglione?
La vedo parlare con Brian da circa venti minuti. Non si è nemmeno accorta che le ho rubato il libro e che ora lo uso come scudo per non farmi vedere. Di sicuro non mi metto a leggere queste cazzate di pipistrelli reali che giocano a chi ce l'ha più lungo.
Ad un tratto però, la ragazzina molla Brian e torna in piscina insieme a Poppy.
E senza preavviso, si sfila la canottiera.
Sì, si toglie la canottiera per rimanere con un bikini blu a triangolo.
Il mio respiro accelera all'improvviso.
Ma invece che guardare lei, prendo ad osservarmi intorno. I miei occhi non restano sulle sue tette che rimbalzano sotto al costume ogni volta che si muove, stanno fissi su quello stronzo di Connell, che la sta ammirando da lontano, mentre parlotta con i suoi amici.
«Che fa il vecchietto?»
Tiffany raccoglie i capelli scuri e voluminosi in una grossa crocchia, mentre ridacchia sguaiata.
«Vaffanculo Tiff»
Poi però si fa seria quando realizza cosa sto guardando. O meglio, chi.
«Non fotterle la testa. Se vuole stare per i fatti suoi, non le stare addosso.»
«Veramente è lei che mi sta fottendo la testa.»
«Non avevo dubbi» sorride Tiffany, prima di tuffarsi in piscina.
«Quella è una coppa piena.»
La voce maschile di Connell mi induce a serrare immediatamente la mascella.
«Ignoralo.» mi suggerisce Jax quando si accorge che Connell si è avvicinato a noi.
Affondo naso nel libro e decido di dargli retta.
«Molto piena, Jamie»
Il mio autocontrollo è durato poco.
Lancio il libro sul prato.
«Piena come la tua faccia di lividi, a breve, Connell.»
Jackson sembra ormai stufo di dovermi trattenere. Non ci prova nemmeno più.
«Mi hanno detto che non ci sei ancora riuscito, Hunter.»
«Ignoralo.» sento Jackson ripetere.
«Ormai preferisci i maschietti vero?»
Questa volta Connell indica proprio Jax.
«Ignoralo.» prosegue quest'ultimo.
«Perché dovrebbe ignorarmi? Senti qui cosa ti propongo, Hunter. Prima tu, poi io. Come abbiamo fatto con tutte le altre.»
Mi alzo in piedi di scatto.
«Sapessi cosa darei per scoparmela...»
Ed è in quell'istante che vedo completamente buio. Gli sgancio un pugno ben assestato sulla mascella senza nemmeno pensarci due volte.
«James!» sento il rimprovero di Tiffany in lontananza.
«Che fai sei impazzito? Vuoi farti espellere?» si allarma Jackson.
Connell non cade a terra come un sacco di patate, barcolla poi prova a tornare su di me. Schivo il suo tentativo di centrarmi il viso e finisco per dargli un altro pugno, questa volta colpendogli il petto.
«Non siamo a scuola. Parla di lei ancora una volta e io giuro che ti faccio perdere l'uso della lingua.»
Connell è a terra, i suoi amici e alcune ragazze accorrono ad aiutarlo.
«Ma che succede?»
Eccola. Senza nemmeno chiedere il permesso, mi agguanta la mano destra, quella con cui ho sferrato i colpi, come per controllarla.
«James, non devi cedere alle provocazioni di Corbell.»
Lo dice con un'espressione seria, ma a me viene da sorridere.
Mi avvicino facendole ombra dall'alto. Il mio sguardo scende dritto tra i suoi triangoli, così tesi da voler scoppiare. Mi inumidisco le labbra.
«White, sei così...»
Bella
«... fastidiosa, che non mi ricordo nemmeno perché sono così incazzato con la vita.»
«Vedi di farti passare questo strabismo momentaneo.» mi rimbecca con la sua parlantina.
Si accorge subito di come i miei occhi scendono languidi lungo il suo corpo. Ha ancora i pantaloncini addosso quando Poppy e Tiffany la chiamano dalla piscina.
Sto per tornarmene al mio lettino per girarmi una sigaretta, quando Connell si solleva in piedi, aiutato dai suoi amici. June a quel punto guarda lui con aria intimorita, poi me. Sembra che i suoi occhi dicano una cosa ben precisa: "non andare via."
Che abbia paura?
«Senti, se quel coglione di Connell ti dice qualcosa...»
«Chi?»
«Corbell. Se Corbell ti dice qualcosa...»
«Ahh, Corbell...»
Cretina
«Vieni da me a dirmelo.»
«E perché dovrei...»
«Non importa se siamo incazzati l'uno con l'altro... Se qualcuno viene a romperti il cazzo, tu me lo dici. Hai capito?»
«Lo sai che non riesci a parlare senza dire parolacce?»
Si dirige verso la sua sdraio, ma presto viene distratta da Poppy che la chiama nuovamente.
«June vieni in acqua?»
E io vengo distratto dal suo corpo minuto che straborda di curve.
A quel punto si nasconde dietro alla sdraio e si abbassa i pantaloncini di jeans, restando con il pezzo sotto del costume.
«Ah.»
«Sta zitto.» mi minaccia con un'occhiata torva.
«Sai già cosa direi...?»
«Non lo so, ma non mi interessa, è diverso.» s'irrigidisce.
Vorrei cavare gli occhi ad ogni persona che la sta fissando, ma siccome non sono uno psicopatico, compio un giro intorno al lettino, l'afferro bruscamente dai fianchi e la porto contro di me.
Lei si guarda in giro, sembra preoccupata.
«Senti White...»
«"Senti White" il cazzo» mi fulmina lei.
Dio mio... Mentre parlavi ti ho guardato le tette per cinque secondi e ora vuoi farmela pagare per il resto della gita?
«Ti senti come parli?» la prendo in giro mentre con le dita scavo nei suoi fianchi, stringendola più forte a me.
E più i nostri corpi premono, più le sue pupille si allargano.
«Disse quello che impreca in tutti i modi possibili e immaginabili...»
«Non ho sentito le tue scuse comunque.» la istigo.
«Che vorresti dire, James?»
«Per l'altra sera.»
«Scuse? Hai le palle per chiedermi una cosa del genere.»
Con la bocca mi accosto al suo orecchio.
«A dirla tutta, le ho piene per causa tua... quindi sì.»
«Arte contemporanea. Vedi di parlarmi in un altro modo.»
Lei continua a guardarsi intorno con aria intimorita, ma non sembra che il mio braccio intorno ai fianchi le causi fastidio.
«Già, tu puoi picchiarmi, lanciarmi libri in testa più e più volte...»
A quel punto indietreggia, poi si risistema il costume sul seno.
«Ahia.» distolgo immediatamente lo sguardo, che aveva già preso a vagare impazzito su di lei.
«Che vuoi adesso?» mi fulmina.
«Sfoderiamo l'artiglieria pesante.»
«Te la do sul muso l'artiglieria. Vedi di genere gli occhi a posto.»
Mi divertono i nostri battibecchi, forse sono il momento migliore della giornata, soprattutto se non fumo e non bevo.
Il suo viso però, si fa più mesto quando la sua attenzione incontra qualcosa in lontananza.
«Che è quella faccia?»
«Niente...» bisbiglia abbassando lo sguardo.
Questo di sicuro non è "niente"
«Ti fanno schifo che le guardi così?» le chiedo, perché mi accorgo che le ragazze in costume sono l'oggetto delle sue occhiate furtive.
«Ma no, non ci vuole un membro genitale maschile per capire che sono perfette.»
Non posso fingere di non riconoscere una nota triste nella sua voce.
«E quindi? Penserai mica siano meglio di te?»
«Beh diresti il contrario?»
Mi concedo il lusso di squadrarla da capo a piedi, apro la bocca ma non riesco a fiatare. Il mio corpo viene scosso da una forte carica elettrica.
«Non credo di essere nella posizione per dire esattamente ciò che penso, Biancaneve ...» mormoro con tono lascivo, poggiando le labbra contro il suo orecchio.
«Non voglio sentire le tue volgarità.» dice lei allontanandosi, ma prima che possa superare la mia figura, l'afferro dal polso e la riporto contro di me. Le sue curve rimbalzano contro il mio addome.
«Visto che tu sei troppo orgogliosa, senti qua: ero venuto per chiederti scusa.»
«Per?»
«Per averti trattata di merda il giorno dell'incidente.»
«Quindi da bravo animale quale sei, ti basta vedere un lembo di pelle per dimenticare tutto?»
Roteo gli occhi al cielo, dio quanto mi fa incazzare.
«Chiamalo lembo di pelle. Non ti ci sta il culo lì dentro.» erompo schietto.
Lei sgrana gli occhi come se l'avessi appena insultata.
Cazzo no
«Non volevo dire...non era in senso negativo.»
«Lasciami in pace. »
«Fermati. Voleva essere un complimento.»
Ed è la verità, solo che non è facile parlare con una ragazza e nello stesso tempo ricordarmi di non ferirla. Devo avere un'espressione realmente dispiaciuta, perché lei sembra essere un po' meno arrabbiata di come pensavo.
«Sei un incapace.» sbotta dandomi un pugno sulla spalla.
«Vacci piano, White. Non puoi usare ciò che ti ho insegnato io per colpirmi.»
Lei mi volta le spalle, così compio rapidamente un giro intorno alla sua sagoma per piazzarmi davanti al suo viso.
«June non era un insulto, mi...»
«Cosa? Ti...cosa? Ti dispiace?»
«No. Mi piace.»
Schiarisco la gola con un colpetto di tosse.
«Tutto questo.»
Tu, cazzo
«Fai davvero pena con i complimenti e poi è solo un bikini, stronzo. Ce l'hanno tutte. »
Le sguscia via dalle mie braccia ancora una volta.
«Già, ma il tuo culo no.»
Alla fine scrolla il capo trattenendo un sorrisetto, ha capito cosa volevo dire, perciò la lascio andare.
«Come sono andato?»
«Vedi di migliorare, cretino»
«Dio, quanto sei acida.... Non è mia intenzione adulare una ragazza che, a quanto pare, non posso avere.» la istigo aprendo le braccia.
June torna indietro e mi punta dal basso con i suoi occhi gelidi.
«Hai sempre detto di avere un debole per le cose impossibili.»
Ottimo, ha già capito come mettermi in ginocchio.
I nostri naso si sfiorano.
«Perché non stai mai zitta... » sussurro contro la sua bocca socchiusa.
La sua pelle emana sempre un buon profumo di pesca, di estate.
«Che vuoi da me, James?»
«Volevo solo chiederti scusa. Anche per l'altra sera. Ero ubriaco e ti avrò detto cazzate. Tutto qui. Solo che con White la regina delle rompicoglioni diventa tutto così difficile...»
Con l'indice le accarezzo il lato della gola, causandole un brivido piacevole.
«...Straziante...»
Lei chiude gli occhi, si abbandona al mio tocco, mentre il mio dito si fa strada sul suo petto e scavalla il laccetto che passa in mezzo ai triangoli.
«....Eccitante...»
Per poi finire sulla sua pancia. Lei sospira quando, con l'interezza del palmo, le percorro il fianco e giungo al suo culo.
«James non puoi fare così, come se fossimo solo io e te...»
Mi accosto alla sua guancia, dove sfrego con il labbro inferiore, portandola a fremere.
«Ti piaccio da morire.» sussurro roco.
Mi aspettavo che lei restasse immobile, ipnotizzata dal mio incantesimo, invece si solleva in punta di piedi per raggiungere il mio viso.
«No, io ti odio» soffia nel mio orecchio facendomi sentire lo stomaco di gelatina.
Cazzo
La vedo indietreggiare senza mai darmi le spalle.
«Hunter?»
M'infilo una sigaretta in bocca.
«Mmm?»
«Scuse accettate.»
Un ghigno soddisfatto fa capolino tra le mie labbra ricurve.
«Ci si vede in giro allora... » le dico con un cenno del capo.
«Che aspetti allora?»
«Che ti giri e te ne vai» ridacchio.
Lei cammina all'indietro senza voltarsi. Si allontana quanto basta, poi mi mostra il dito medio.
«Stronza.»
«Se ti becco a guardarmi il culo vengo a sputarti nella birra.»
«Beh, ti aspetto allora.»
«Non ci credi? Io lo faccio, eh!»
Sorrido guardando il pavimento di piastrelle che circonda la piscina.
«Meglio che resto zitto, White...»
Lei scrolla il capo, ma tutti e due stiamo ormai sorridendo.
JUNE
«I vostri genitori hanno pagato per i pasti al ristorante dell'hotel, quello qui accanto. Perché non c'era nessuno?»
L'assistente fa la sua apparizione nella grossa cucina comune del bed and breakfast. Io però, vengo presto distratta dall'immagine di James, mezzo svestito, che ridacchia seduto sul bancone. Una nostra compagna ha in mano un pacchetto di orsetti e glieli lancia in bocca.
Che idiota.
«Le caramelle non sono cibo, James.»
È più forte di me. Devo dirlo a voce alta quando gli passo davanti.
«Mmh, fossi in te mi farei i cazzi miei. È un suggerimento, White.»
Lui beve dalla cannuccia, causando un fastidioso rumore infantile.
«Ma certo, bevi anche latte e cioccolato ai pasti, ma che problemi hai?»
James si indirizza con il corpo verso di me, mentre me ne sto ricurva sul lavello ad aprire un avocado.
«Non posso?»
La ragazza con cui stava parlando poco prima prende e se ne va, senza dire altro.
Lui non la considera nemmeno.
«Poi non mangi mai, non ti vedo mai fare pranzo, James.»
«Fatti i i cazzi tuoi» sputa infastidito prima di saltare giù dal bancone.
Lo vedo manovrare una cartina e una confezione di tabacco.
«Cosa mangi di solito a pranzo?»
«Eh?»
Poppy in quell'istante mette su l'acqua per la pasta, causando un po' di trambusto ai fornelli.
Lui m'indica quello che tiene tra le mani, come fosse una risposta sufficiente.
«Ma che cazzo te ne frega» sbuffa in modo maleducato, voltandomi le spalle.
«Ti preparo qualcosa...»
Il mio è un sussurro, non credevo nemmeno che James lo avesse udito, invece si volta di scatto.
«Cos'hai detto?»
«Ti preparo...Qualcosa che ti piaccia, voglio dire...»
Prende a fissarmi in modo strano e improvvisamente sento le guance diventare fuoco ardente.
«Niente, volevo dire... Niente lascia perdere» balbetto imbarazzata.
Di sicuro non mi aspettavo che James si avvicinasse a me.
«Però non fare così...»
La sua mano gelida sfiora la mia pancia scoperta, dandomi i brividi.
«Perché?»
«Non lo so. Forse perché poi tutto questo, comincia a piacermi un po' troppo.»
Con il pollice compie piccoli cerchi sulla mia coscia nuda, poi prende a giocherellare con l'estremità sfilacciata dei miei shorts.
Io abbasso immediatamente lo sguardo. Ho i capelli bagnati raccolti in una coda spettinata, sarò impresentabile in questo istante, lui però non distoglie gli occhi dal mio viso nemmeno per un attimo.
Perdo completamente la cognizione del tempo, ma James mi indica il piatto che ho abbandonato sul tavolo, con tanto di libro a fianco.
«Ancora che leggi? Anche mentre mangi?»
«E il problema sarebbe?»
«Vuoi dirmi davvero che quel coglione è meglio di me?»
«Questo è implicito.»
Lui sorride, così ne approfitto per indicargli la pentola dove a breve bollirà l'acqua.
«Quindi vuoi...»
«Non voglio un cazzo. Mangio dopo.» taglia corto prima di uscire a fumare.
Poppy è a pochi metri da me e si sta letteralmente mangiando le labbra per non parlare
«June...»
I suoi occhi brillano.»
«No Poppy, non dire niente.
«Volevo solo dire che... siete belli.»
Scrollo il capo e le faccio cenno di stare in silenzio, cosa che stranamente lei riesce a rispettare.
Io e Poppy prepariamo la pasta. Ci vuole letteralmente mezz'ora tra cucinare, ripulire e sistemare... e poi cinque minuti per divorarmela.
Il tutto davanti alla mia lettura. Sono così concentrata a leggere che solo dopo un po' mi accorgo che verso il fondo del libro, c'è un post-it che io non io ho mai inserito.
Anche perché non sono ancora giunta a quella parte.
sei più bella di loro, non devi coprirti
La grafia la riconosco subito.
Con il cuore che mi scoppia nel petto, cerco James con lo sguardo. Lui è di nuovo sul bancone della cucina, questa volta a mangiare anguria.
Ripongo il mio piatto nella lavastoviglie e non posso fare a meno di trovare una scusa per parlargli ancora.
«É per questo che usi i miei post-it? Per inviarmi messaggi in codice?»
«In codice? Era abbastanza diretto, no?»
Lui scende dall'isola, poi allunga la mano verso il piatto ricolmo di anguria.
«James...»
«Non farti sempre pregare, apri la bocca.» dice mentre lo vedo succhiare lo stesso cubetto che ora spinge tra le mie labbra.
Io lo addento con forza e per poco non gli azzanno un dito.
«La solita violenta...»
Il tono con cui pronuncia quella frase è più languido del normale, non sembra realmente infastidito, difatti mi porge un'altra piccola fetta.
«So mangiare da sola. » mi lamento io.
I suoi occhi profondi sembrano perdersi nelle mie labbra che avvolgono il frutto.
«Ti piace?» lo sento bisbigliare.
Annuisco.
«Cazzo...»
Si avvicina pericolosamente, intrappolandomi con la schiena contro il grosso frigorifero.
«James, e dai... non puoi sempre pensare male.»
«Non sono abituato a praticare l'astinenza Biancaneve. Comincia a metterti nei miei fottuti panni.»
«Perché sei così...»
«Così come?»
«Non riusciamo a stare vicini per colpa tua...» spiego sottovoce, prima di rendermi conto che la maggior parte dei ragazzi è già uscita fuori in cortile.
«Colpa mia?»
Lascia slittare un altro pezzo di anguria nella mia bocca socchiusa e io, questa volta, lo accolgo per metà. Così James ne approfitta per rubare la parte restante, facendo combaciare le labbra morbide con le mie.
«Fallo tu adesso.»
«Cosa?» chiedo corrucciata.
«E usa la lingua.»
Lo vedo infilarsi tra i denti un cubetto rosso, così mi appresto ad addentarlo con vigore, ma nel farlo, pizzico anche il suo labbro inferiore.
«Ahia! Vuoi farmi sanguinare?»
«Scusa»
«Giochi erotici finiti male» annuncia Marvin, che viene a prendersi una Coca-Cola senza levarsi il ghigno dal volto.
«Marvin chiudi quella cazzo di bocca, che ogni volta mi fai incazzare»
«Scusa. Fammi vedere... » dico provando ad agguantare la sua bocca per valutare lo stato del morso.
«Lascia stare, cazzo. Prima mi uccidi, poi chiedi scusa?»
«Esagerato. Cosa c'era da ridacchiare con quella ragazza, prima?»
«Mi ha suggerito di mangiare tanta anguria.»
«Perchè?»
James attorciglia il fondo della mia coda alta tra le dita e prende a giocherellare con i miei capelli.
«Beh, sai... in mancanza dell'ananas.»
Mi fissa passandosi la lingua tra le labbra, mentre i suoi occhi si assottigliano come due fari luminosi.
Nella bocca avverto indistintamente il gusto piacevole e zuccherino dell'anguria che si mescola con il suo profumo maschile.
James a quel punto arriccia la punta delle dita e aggancia i passanti dei miei pantaloncini. Con uno strattone mi attira contro di lui, facendomi sbattere le anche sui suoi fianchi.
«A me piace il gusto dolce. Anche a te, vero?»
Un calore anomalo comincia a farmi tremare le gambe, quando lui traccia il sentiero del mio collo con le sue labbra turgide. Non mi bacia, ma vi striscia sopra la bocca calda, mandandomi in confusione.
Sbatto le ciglia. «Anche a me.»
Lui sogghigna maliziosamente e solo allora mi rendo conto del doppio senso.
«Sei proprio stronzo!» strepito sferrandogli un pugno amichevole sullo stomaco. James si curva su se stesso, trattenendosi il petto con entrambe le braccia.
«Questa me la paghi, White.»
Scappo via dalla cucina alla velocità della luce e corro in bagno. Di certo non mi aspettavo che lui mi raggiungesse così rapidamente.
James mi afferra dal braccio e senza troppi complimenti, mi sbatte contro la porta. Quest'ultima si chiude per l'impatto violento che creano le mie spalle quando vi si schiantano sopra.
Mi manca il respiro, lui mi sta guardando con due iridi accese, così ardenti da bruciare dapprima i miei occhi, poi le mie labbra.
E alla fine si scaraventa su di me.
In un attimo la mia bocca si schiude ad accogliere il suo bacio. Vengo invasa da una miriade di sensazioni divine. La sua lingua è dolce come l'anguria che abbiamo condiviso poco fa, fredda come la birra che ha bevuto. Le sue labbra nascondono il sapore vanigliato del cioccolato che si mescola con la nota acre del tabacco.
E mentre le nostre bocche lottano, James spinge il suo corpo duro e lussurioso contro il mio, poi sorride, in modo innocente, quasi dolce.
«Tu sai esattamente quello che fai, vero?»
«Si nota tanto?» lo sento ansimare tra uno schiocco di lingua e l'altro.
E se la sua mano destra mi tiene ferma contro la porta, l'altra va a cercare il mio seno nascosto da strati di vestiti. Ne raccoglie l'interezza con il palmo della mano, mentre con lo sfregamento ritmico del pollice cerca il mio capezzolo sensibile, sotto alla canottiera.
«James, piano, siamo qui da nemmeno un'ora...»
«Potremmo stare rinchiusi qui dentro anche per cinque ore, con me non ti annoieresti mai.» mugola senza fiato, tornando ad imprigionare la mia bocca con la maestria delle sue labbra carnose.
Le nostre lingue si rincorrono frettolose, agitate, impazienti.
Mi discosto all'improvviso, causandogli un'espressione infelice.
«Perché adesso fai così? Nemmeno ti ricordi perché non mi vuoi» lo sento biascicare.
Sa perfettamente l'effetto che è in grado di provocarmi. Non faccio in tempo a raccogliere tra le dita il mio labbro rigonfio e vibrante, che lui posa il palmo rovesciato sul mio ventre, facendolo cascare dentro ai miei pantaloncini con una naturalezza disarmante.
E invece che seguire ciò che mi dice la testa e spingerlo via, lascio che mi baci ancora e ancora. Per poco non mi si rompe il fiato quando, con la punta dei polpastrelli duri, James preme contro la mia intimità avvolta dal costume.
Il mio corpo diventa incandescente. Stringo le gambe con vigore, prima che possa tornare a solleticare il tessuto delle mie mutande.
«Cazzo» lo sento ansimare, mentre la sua mano spinge con più foga tra le mie cosce, per invogliarmi ad aprirle. Ormai è un gioco, una lotta che ci porta a ridacchiare tra un bacio e l'altro, finché con il pollice non arriva proprio dove voleva lui.
Manteniamo gli sguardi saldi tra loro, la mia fessura freme sotto alle dita forti che sfregano ripetutamente contro le mie carni sensibili.
«Mi era mancato, cazzo.»
«Cosa....» sussurro accaldata, quando lui addenta il mio labbro inferiore, risucchiandolo nella sua bocca invitante.
«Io e te insieme.»
No, non puoi fare così però
James deve avere un'innata capacità di percepire le sensazioni di tutte le persone che lo circondano, perché si discosta da me in un baleno. Prende a scrutarmi il viso. La sua mano scivola via dai miei pantaloncini.
«Non sei gelosa, vero?»
«Cosa? Di te? Mai.» borbotto con il viso arrossato e i capelli scombinati.
Con il pollice torna a tormentare la pelle della mia pancia, vi sfrega sopra, fino a scendere al bottone dei miei shorts per sganciarlo.
Mi mordo il lato del labbro mentre lui mi rivolge un sorrisetto ambiguo, ma prima di fargli ottenere ciò che vuole, afferro il suo polso e allontano il suo braccio.
«Tu sei fatto così. Una ragazza ti si getta addosso non dici niente, la lasci fare.»
«E quale sarebbe il problema?» domanda trattenendo un ghigno.
A quel punto non rispondo, mi limito a sbuffare.
«Sai, White... Se magari sapessi che qualcuno è geloso, potrei pensare a levarmela di dosso... ma dato che nessuno si è lamentato...»
Lo dice con noncuranza e con altrettanta nonchalance, abbassa la cerniera dei miei pantaloncini. Ma io sono troppo presa dalla discussione.
«Tanto fai sempre così. È proprio il tuo modo di fare. C'era bisogno di farti spalmare la crema da, non una, ma ben due ragazze?»
«Certo, mica mi voglio scottare» James sembra divertito dalla situazione.
«Certo, mentre toccavi i capelli a una di queste...»
«Beh non puoi negare avesse dei bei capelli...» mi canzona, meritandosi l'ennesimo schiaffetto sulla spalla.
A quel punto però, fa qualcosa che mi destabilizza completamente.
Lo vedo mettersi in ginocchio mentre con entrambe le mani mi abbassa gli shorts.
«Ma che fai?» chiedo spaesata.
«Mi faccio perdonare.»
«No, ma che dici? Tirati su.»
Mi risollevo i pantaloncini mentre lui sembra non capire.
«Devi farti perdonare... parlando. » Spiego causandogli un'espressione che risulta ancora più spaesata della mia.
Sono in preda alla confusione, quando, proprio in quel momento, qualcuno bussa alla porta.
«Puoi tornare tra venti minuti?» erompo d'istinto.
Oh, no ma che sto facendo?
«Venti minuti, White?» mi prende in giro lui con un ghigno beffardo.
«No, abbiamo bisogno del bagno» urla il tizio fuori.
Trattengo un ansito perché James prende a modulare la pelle del mio collo con i suoi baci voluttuosi.
«Se parliamo, poi finisco per farti incazzare... Non sono bravo a parole, lo sai.»
Le sue mani mi strizzano i fianchi con veemenza, lasciandomi sentire quanto lui mi desideri, ma io sono ancora trattenuta.
«James però se fai così, non arriviamo a fine gita» sussurro sottovoce. «Che ne è stato del tuo "stammi lontano"?»
«Ora non c'è Austin.» mormora lui esplorando il mio collo di baci e risucchi che m'inducono a mordermi il labbro.
«Quindi era per quello...»
«Sì che era per quello. Dopo ci pensiamo June, ora...»
James è impaziente e lo sarei anch'io, se solo non avessi ben impressa quella sensazione terribile che ho provato in ospedale, quando mi ha mandata via. Solo il ricordo, mi obbliga a fare dieci passi indietro.
«Quindi quando torniamo a casa, cambierà di nuovo tutto?» insisto io.
James sbuffa.
«Perché non riesci a pensare al presente?»
«Io non sono come te. Me ne andrei da quella porta ora, anche perché cosa dovrei fare adesso?»
James allarga le braccia prima di passarsi le mani tra i capelli, sembra incredulo.
«Cazzo, baciami. Fammi qualcosa, qualsiasi cosa, ma non andartene»
Devo raccogliere tutto il mio buonsenso per non sciogliermi davanti alle sue labbra perfette.
«No, io non agisco in questa maniera»
«Non puoi fare così, June. Sennò sono io a non arrivare a fine gita»
Lo vedo lambire le mie labbra con il suo sguardo da cucciolo smarrito, ma io tento di non farmi intenerire.
«Cosa avrei fatto, James?»
«Rifiuta i miei baci, non contraccambiare in questo modo»
«Che significa?»
Restiamo immobili a fissarci con occhi serrati.
«Che io ragiono col cazzo, ma tu dovresti...»
«Cosa? Sentiamo la cazzata maschilista»
«Non volevo dire questo, hai capito...»
«Sei proprio un coglione quando fai così. Vuoi solo arrivare a... quello»
«No, June.»
Il mio sopracciglio inarcato è d'obbligo in questo momento.
«Ah, no?»
«Cioè sì, voglio arrivarci cazzo, ma non...»
«Senti, forse non hai capito. Per me tutto questo ha un valore» dico tra i denti.
La voglia di fargli capire la mia posizione è più forte dell'orgoglio che solitamente mi contraddistingue e m'impedisce di parlare.
«E tu sei stato il primo di Poppy. Se per te farlo con qualcuno che non l'ha mai fatto è come fumare una sigaretta, per me la situazione è ben diversa.»
La sua faccia si fa subito strana. Ne avevamo già parlato, perché ha l'aria colpevole ora?
«Non è stata l'unica, vero?»
Lui sporge all'infuori il labbro inferiore.
«Sì o no? Non è difficile, James.»
«Non è stata l'unica.»
«E...? Di quante altre sei stato il primo...»
«Ari.»
«Non era William...? Ah, lasciamo perdere.»
Lui resta in in silenzio, causandomi uno strano senso d'inquietudine.
«Poi?»
«Di Taylor»
«E...?»
«E poi Tiff e....Ma vuoi un elenco scritto, cazzo?»
Sento le labbra tirare, fino a formare una linea stretta.
«Oddio, di tutta la classe vero?»
«Ma non è import....»
«Senti devo andare.»
«June...»
«Stiamo occupando il bagno da troppo tempo. E se ne accorgono tutti.»
Arrabbiata, esco da lì senza curarmi della sua reazione.
Quando giungo in giardino, la situazione è persino peggio di come me l'aspettassi. Vicino alla sdraio dove ho lasciato borsa e crema solare, sosta un gruppetto nutrito di studenti. Ridacchiano e parlottano ad alta voce.
«Blaze, iniziamo con lui...» dice una ragazza dall'aria smorfiosa.
«Verità» sbuffa Blaze.
«È vero che ti sei scopato qualcuno dei qui presenti?»
Lui annuisce senza paura, causando qualche sibilo di sottofondo.
Lo so, dovrei prendere la mia borsa e andarmene in camera mia, ma la curiosità mi spinge a sollevare lo sguardo e cercare la figura di Jackson tra la folla.
«Vogliamo sapere di più adesso...» incalza qualcuno.
In quel momento arriva anche James che assottiglia lo sguardo verso Blaze, sembra curioso anche lui.
Sto ancora provando a richiamare l'attenzione di due tizie che si sono spaparanzate sul mio asciugamano, quando una voce si rivolge a me.
«Hei tu, ragazza nuova.»
«Che c'è?»
«Tu e Jamie e state insieme?»
Nel giardino nasce una sorta di coretto femminile, forse di risatine. Il fatto che io e James siamo tornati da poco, uno prima dell'altro, non è di certo passato inosservato.
«Assolutamente no.» sputo infastidita, senza mai sollevare gli occhi dalla mia borsa da spiaggia.
Sento il suo sguardo su di me, ma a me non interessa.
A quel punto un amico di Connell prende parola, proprio quando James si siede insieme al gruppetto.
Lui indica una ragazza della sua classe.
«Devi fare al nostro Jamie la prima cosa che ti viene in mente.»
June, va via
E invece resto ferma e immobile, quando la mora si alza in piedi e poi si mette a cavalcioni in braccio a James. È di schiena, ma vedo tutto perfettamente: si protrae in avanti per baciarlo, lui discosta il viso.
«Ehi... Chiedi almeno il permesso.» ridacchia lui, con il suo solito modo di fare strafottente.
La ragazza scoppia a ridere, come se quella fosse una battuta e James non avesse diritto a tirarsi indietro, solo perché è un maschio. A quel punto gli prende il viso tra le mani, vedo le sue unghie lunghe conficcarsi nelle sue guance. Il fastidio che provo mi causa un turbinio terribile nello stomaco, ma lui ruota nuovamente il volto per eludere la bocca della ragazza.
«Cazzo.» sputa James quando lei prende a baciargli il collo con la lingua.
Brian mi sta piantando addosso lo sguardo del "Te l'avevo detto."
Taylor porta la bocca a lato e mi fissa, Tiff invece, mi osserva preoccupata. Avvilita, decido raccogliere borsa, libro e andarmene senza asciugamano, ma a quel punto sento la voce di Brian.
«Coglione»
«Che cazzo hai detto?» salta su Will, senza che nessuno l'abbia interpellato.
«Che voi siete tutti uguali, non venirmi a dire il contrario.» li accusa Brian.
Si ammutoliscono tutti, finché James non prende parola.
«Will lascia perdere» conclude scollandosi la tizia di dosso.
«Già, gli dici di lasciar perdere perché sai che ho ragione»
«Non sono cazzi tuoi.»
James alza il tono di voce e gli animi si scaldano in fretta, ma io non voglio più saperne di questa situazione, anzi, approfitto del battibecco per alzarmi ed andarmene.
Tiffany e Taylor mi fissano accigliate, forse stupite della mia freddezza, dopo l'accaduto in piscina.
«Io gli avrei tirato una scarpa tacco dodici, proprio in mezzo alle gambe.» sputa Taylor sistemandosi il vestito aderente sui fianchi.
«Mhm... facile parlare, ora» la punzecchia l'amica.
Io non le ascolto nemmeno, sto a fissare il vuoto mentre mi asciugo i capelli con il phon.
Dopo aver cenato sfruttiamo delle nostre ultime ore libere. Vorrei schiarirmi le idee, andare a fare una passeggiata al mare, visto che non dista molto da dove pernottiamo.
Vorrei avere la bici. E vorrei non essere mai partita per questa stupida gita. Forse, pensandoci bene, vorrei che mia madre non mi avesse mai portata a Los Angeles.
Sono già le nove di sera e in giardino regna un casino tale che persino i vicini sono venuti a chiedere spiegazioni. Sicuro la prof si è infilata dei tappi nelle orecchie e sta fingendo di non sentire, sennò non si spiega.
Mi avvicino al cancello d'uscita, incuriosita dalla sagoma di Will che parla con quelli che dovrebbero essere i vicini preoccupati.
Sono ancora nei pressi del cancello, quando Taylor mi richiama.
«White? Ma dove vai?»
Riconosco la sua figura snella nel buio.
«A farmi un giro.»
«Da sola?»
«E quindi?»
«Di notte, al buio, in Messico. Tu te le cerchi, lo sai?»
Non riesco a decifrare la sua espressione, sembra confusa e al contempo preoccupata.
«Stai dicendo che è un'idea di merda?»
«Beh sì, ma la pelle e la tua» solleva le spalle, poi mi fa cenno di seguirla.
Non so perché adesso io stia dando retta a Taylor, ma alla fine decido di abbandonare l'idea di avventurarmi in spiaggia da sola.
«Io comunque te l'avevo detto, White.»
«Non ho bisogno dei tuoi consigli.» ribatto rapida, provocando un cipiglio sul viso affilato di Taylor.
Raggiungiamo la zona della piscina e qui noto subito James insieme ai suoi amici. Ecco, ora ricordo immediatamente perché volevo andarmene da qui. Indossa una semplice maglietta nera e aderente, eppure sembra sempre perfetto.
«Resistere ti servirà a poco, lui ti farà impazzire. Farà impazzire te e i tuoi ormoni finché non cederai e poi ti scaricherà. Benvenuta nell'adorabile mondo di Jamie.» dice lei porgendomi un bicchiere colmo di frutta e alcool.
«Tieni»
«No grazie, non mi va di bere»
«Dio mio, quanto sei insopportabile» sussurra Taylor ad un soffio dal mio viso. Nel buio vedo scintillare una fila di denti bianchi e perfetti sotto alle labbra tinte di un rossetto opaco. È chiaramente brilla, sennò non avrei questa strana impressione che... voglia baciarmi?
Quello che facciamo alla fine però, è mescolarci tra le persone e ballare.
«Ah, siete qui» tuona Tiffany, quasi infastidita di vederci insieme.
«Che vuoi Tiff? Non hai da fare?» le risponde male la bionda, poi però si volta verso di me che la fisso con un'espressione indecifrabile.
«Che c'è? Mi annoio.» spiega lei.
«Ho bisogno di bere dell'acqua. Tiff, è tutta tua. Io torno dentro.»
Lascio le ragazze a battibeccare ed entro nella cucina del bed and breakfast, dove c'è più baccano di quanto mi aspettassi. Faccio un giro intorno all'isola della cucina per raggiungere il frigorifero, ma una figura vi si posiziona davanti, impedendomi il passaggio con la sua stazza imponente.
«Sai, White...»
Rollo gli occhi al soffitto, mentre James tiene le braccia incrociate, le mani costellate di anelli avvolgono i suoi bicipiti tesi.
«Se hai tanta voglia di strofinarti addosso a qualcuno ...»
Porta il bacino in avanti, con un movimento volutamente malizioso e impossibile da ignorare.
«Io sono disponibile»
Non merita nemmeno lo spreco di parole, sollevo un braccio per tirargli uno schiaffo, ma lui ovviamente mi blocca dal polso.
«Sei una ragazzina un po ' troppo violenta, te l'ho già detto. Tieni tutto questo carattere per quando saremo a letto, nudi»
«Non accadrà mai. Mai.» sputo ad un soffio dal suo viso.
«Sì certo» ridacchia lui aprendo il frigo.
«Stai facendo lo stronzo, io te lo dico.»
«Io? Se io avessi ballato con qualcuno, in quel modo, davanti a tutti, tu ti staresti incazzata»
Ma che vuol dire? Io e Taylor stavamo solo parlando. Possibile che sia geloso di lei? No, vuole solo renderti la vita un inferno, June.
«Non è vero.» mi limito a dire, mentre lui mi porge una bottiglietta d'acqua naturale.
«Sei una piccola bugiarda White»
«Tu hai fatto ben di peggio oggi pomeriggio»
«Era solo uno stupido obbligo...» inarca un sopracciglio incuriosito.
«E il mio uno stupido ballo»
Per poco non gli sputo l'acqua sulla maglietta, quando si avvicina per ringhiarmi sul viso.
«Ho il cazzo che sta scoppiando per colpa del tuo stupido ballo»
«Sei un pervertito e sarebbe un mio problema?»
«Ti stavano guardando tutti. Non voglio che ti accada niente di male.»
Vedo James lanciare un'occhiataccia in direzione di Connell, che beve insieme al suo gruppo di amici. Forse non dovrei attirare troppo la sua attenzione, perché a parte gli scherzi, quel tipo non mi piace per nulla.
«Sono libera di fare quello che voglio, come fai tu.» ribatto inorgoglita.
«E cosa avervi da dirti oggi con Brian?»
Ti rode? Bene
«Ciao James.»
Gli volto le spalle ed esco dalla cucina senza voltarmi.
«Stai scherzando, vero?»
«No, James»
Lui mi si para davanti allargando le braccia, sembra non gli importi più di tutta la gente che ci sta intorno, perché alza considerevolmente il tono della voce.
«Ho il rifiutato il bacio di quella ragazza, davanti a tutti i miei fottuti amici!»
Il timbro che usa James è così deciso che mi fa tremare.
«E quindi? Dovevo farti un applauso?»
Mimo il gesto, sussurrandogli un "bravo, complimenti" con il labiale.
«Tu hai detto non c'è nulla tra di noi.» strepita lui, continuando ad impedirmi il passaggio.
«No vabbè questo è assurdo, James. Alla fine hai pure ragione tu?»
«Quindi potevo baciarla?»
Inclino la testa e la mia bocca resta aperta per qualche secondo.
«Potevi? Ma cosa sono, tua madre? Certo che potevi baciarla se ne avevi voglia.»
«Stai tirando la corda...» sputa nervoso stritolando il filtrino di una sigaretta, sotto ai denti dritti.
«Cos'è una minaccia? Fallo, dai. Sei ancora in tempo, tanto ti stava mangiando con gli occhi. E con la bocca, a giudicare dallo stato del tuo collo.»
«Il mio collo?» esplode lui, quasi incredulo. «Io volevo fossi tu a farlo, cazzo»
«Ma finiscila.»
«Ti ho chiesto in tutti i modi di restare con...»
«James non m'interessa. Quello che dici, quello che fai. Non è affare mio.»
Lui scoppia a ridere in una risata rauca e forzata, ma presto il suo diventa un tono adirato.
«Le sto provando tutte. E da giorni che ti sto dietro come uno stronzo, ma tu mi stai facendo incazzare»
«La cosa non mi tocca James, te l'ho detto.» Io non voglio cedere e lui sembra incredulo.
«Poi non lamentarti, June»
«Ma certo. Vai a farti la prima persona che ti trovi davanti, come al tuo solito»
Forse quelle parole escono con una leggerezza momentanea, ma non è affatto leggero lo sguardo che mi rivolge James nell'udirle. Solleva la testa lentamente per immergere i suoi occhi lucidi nei miei. Sembra amareggiato, ferito.
«Sei così sicura che non cambierò mai, vero?»
Mi si scava un buco nel petto nell'udire la sua voce tremolante, quasi rotta.
Forse ho esagerato. Lo vedo sorpassare la mia figura, per poi uscire nel cortile.
«James non ho detto...»
Ma quando lo raggiungo ormai è troppo tardi. Lo vedo agguantare dai fianchi la stessa mora che nel pomeriggio ha rifiutato. Stavolta però, le infila una mano avida tra i lunghi capelli scuri e le assesta una slittata di lingua sulla bocca, lasciandomi senza parole. E lo fa guardandomi negli occhi. E continua a guardarmi anche mentre lei, probabilmente ubriaca, schiude le labbra per baciarlo di rimando.
Approfondisce quel contatto, ancora e ancora, senza smettere fissarmi. Lei si avvinghia a lui, dandomi voltastomaco.
L'impulsività di James mi lascia letteralmente senza parole, io sarò troppo orgogliosa, ma lui spegne completamente il cervello e fa la prima cosa che gli passa per la mente.
E sebbene sia una provocazione... l'ha fatto. Lo sta facendo. Davanti ai miei occhi. La sta baciando. Non so che reazione si aspettasse da me, ma io fuggo via prima che lui possa vederla.
«O cazzo» lo sento dire alle mie spalle.
Aumento subito il passo quando mi accorgo che qualcuno mi sta rincorrendo.
«Va bene ma almeno ammettilo ora. Ti ha dato fastidio, ammettilo cazzo»
«No. Lasciami!» gli urlo addosso quando prova a sfiorarmi il braccio.
«Non ci posso credere, riesci a negare l'evidenza?»
«Mi fai schifo. A questo ci credi?»
«Sì ma allora perché fai così, se non sei gelosa?»
A quel punto mi fermo e mi volto a guardarlo. Ha le labbra gonfie, i capelli spettinati e l'aria completamente spaesata. Possibile che non capisca la gravità della cosa? Possibile che io non riesca ad addossargli nessuna colpa, perché infondo, so che è solo colpa mia se siamo a questo punto?
«Non ti sopporto» sbraito tornando ad allontanarmi a grandi falcate.
«Dove stai andando? Perché sei così arrabbiata se non te ne frega un cazzo di me?»
Sto imboccando le scale che portano alle camere, quando sento la sua voce che si mescola a quella di Tiffany.
«Tiff, valle dietro»
«Cosa? Ora? No, non vedi che sto...»
«Assicurati solo che non... seguila un attimo. Per favore.»
Io mi chiudo in camera ma non faccio in tempo a rimettere insieme i pensieri, che sento bussare.
«June, posso?»
Tiffany bussa alla porta, ma è solo di cortesia perché entra in camera spedita come non mai.
«Va via, lo so che ti ha mandato lui.»
«June mi stai facendo preoccupare, ma che succede?»
Ci sediamo entrambe sul letto, io non riesco a sollevare lo sguardo dalle mie ginocchia.
«Niente....»
«June dici sempre niente, te ne rendi conto?»
«Ah e cosa dovrei dire? Che siete tutti voi il mio problema?»
Lei comincia a guardarsi intorno con aria intimidita.
«Guarda che quella volta, al compleanno di James, avevo bevuto anch'io... sì insomma..»
Scuoto il capo con vigore, poi la guardo negli occhi. Sembra davvero dispiaciuta.
«Scusa, non volevo Tiff.»
«È tutto okay. Puoi dirmi che è successo con James?»
«No»
«Per favore.» sbuffa lei.
«James ha baciato quella...ragazza.»
«L'ha fatto per provocarti. L'hai provocato anche tu, vero?»
«L'ho provocato perché credevo non l'avrebbe mai...»
Che illusa
«James ha il suo modo per dimostrare affetto e fidati, per lui un bacio non significa nulla»
«Per me significa tanto, Tiff. Tanto. L'ha fatto davanti a me, non sa cos'è sia il rispetto per gli altri. Ti sembra normale il modo in cui si comporta?»
«No June, certo che no. Lui ha sbagliato, lo so ma...»
«L'errore l'ha fatto lui, non io.» ribadisco, come a volerlo ricordare più a me stessa che a Tiffany.
«Hai ragione, infatti ora è meglio se ti calmi e ti fai una bella dormita. Domani c'è una festa in spiaggia che ti attende»
«No, io non esco più da questa camera.» mi lagno sdraiandomi sul letto.
Tiffany si alza in piedi per spiegarmi per filo e per segno la sua idea.
«Invece esci eccome. Domani ti fai bella, ti trucchi e indossi un bel vestito. Ti presto io qualcosa. Lo farai morire June. Dovrà tornare pregandoti, dovrà supplicare per ricevere un tuo piccolo sguardo e tu gli dirai...»
«No.» rispondo convinta.
«Esatto gli dirai di no.» Tiffany mi schiaffa un bacio sulla testa, poi esce dalla porta.
«Scusa ma Taylor è ubriaca e ho paura faccia danni.»
«Tranquilla, va' pure.»
Ancora vestita, mi accuccio nel letto. Parlare con Tiffany ha alleviato il mio stato d'animo angustiato, ma non è abbastanza. Strofino entrambe le palpebre con i palmi delle mani per un tempo indefinito, poi mi alzo dal letto. Ho già deciso. Non c'è discussione razionale che tenga in momenti come questo.
Ma quando la porta si spalanca mi ributto nel letto, provando quasi vergogna per ciò che stavo per fare.
«June.»
Oh no.
«Vattene.»
Mi giro sul lato per non guardalo in faccia. Non voglio vederlo.
«Stai bene?»
«Vattene.»
James però non se ne va, con la coda dell'occhio ho notato che tiene qualcosa tra le mani.
«Che cos'è?»
«Tieni»
A quel punto ruoto a pancia in su, per voltarmi con lo sguardo alla porta.
«È una tisana»
«L'hai fatta per me?»
«No, certo che no... era per me» balbetta con aria sofferente, rivolta al pavimento.
June non fatti intenerire
«Lasciala sul comodino e vattene»
«Sei davvero incazzata con me?»
«Vattene.»
Lui mi fissa. «Riesci a dire altro?»
«Vattene e mettiti il preservativo»
«Sei proprio cretina, sto andando a dormire.»
E quando si rende conto di avere tutta la mia attenzione, riprende a parlare.
«Anche se preferirei...»
Fissa il letto sul quale sono sdraiata.
«No» sputo secca.
«Domani però mi parli, White.»
«No» insisto io.
«Sì che mi parli»
«No»
«Farò in modo che mi parlerai»
«Oh, dovresti metterti in ginocchio ...»
James a quel punto si fa coraggio, muove un passo dentro la camera.
«E comunque non basterebbe » lo blocco prima che faccia o dica altro.
«Ti chiedo solo una cosa, June...»
Mi spiattello un braccio sul viso, per coprire i miei occhi lucidi con l'incavo del gomito.
«Non piangere.»
Oh no.
«Non piangerò mai per te, James. Non crederti così importante, non lo sei»
C'è un attimo di silenzio, così rimuovo il braccio dal viso, per cercarlo con lo sguardo.
Non lo vedo più, così affondo la faccia nel cuscino, ma a quel punto sento dei rumori provenire dal bagno: James sta trafficando con qualcosa.
«June, ascolta...»
«Ti odio. Tutto quello che dici non ha valore per me.»
«Tu non mi odi.»
Non ho idea di quale sia la sua espressione in questo momento, ho la faccia immersa nel cuscino. Non voglio vederlo.
«Come fai a sapere che non ti odio?»
«Perché nemmeno io ti odio...» sussurra con un filo di voce, prima di andarsene sbattendo la porta.
Ergo la testa dal cuscino, lentamente, ho entrambe le sopracciglia sollevate.
Non lo capisco. Perché fa così adesso?
Allungo la mano a raccogliere la tazza che ha lasciato sul comodino, ma presto mi accorgo che la ceramica ha una consistenza strana. Ci ha appiccicato sopra un post-it.
non farti del male per favore
Se solo James non fosse così, sarebbe molto più facile odiarlo per davvero.
Il mattino seguente delle lamentele mi svegliano di soprassalto.
«Lo vedi che razza di capelli ho? Devo lisciarli»
Taylor sta letteralmente urlando e sono le sette del mattino.
«Eri tu che dovevi portarla, Tiff! Nella valigia non mi ci stava più un cazzo!»
«Non ho dimenticato la piastra a casa, sono sicura di averla messa...» vedo la mora ricurva sulla valigia, intenta a lanciare fuori i vestiti. Sembra in cerca di qualcosa.
«Prestami la tua.» sbuffa Taylor indirizzandosi alla povera Poppy che, come me, sta provando a dormire.
«È in bagno» dice quest'ultima infilando la testa sotto al cuscino.
«Ma che cazzo... Non c'è nemmeno la sua.» sbotta Tiffany a quel punto.
«Pensavo che i poveri rubassero le Chanel, non le piastre»
Non dovrei, lo so, ma sto sorridendo.
JAMES
Giorno 31
Inizio a dubitare di me stesso. Probabilmente l'ho pure dimenticato come si scopa, visto il tempo che è passato dall'ultima volta. Mi sveglio confuso, accaldato e i miei occhi finiscono sulla curvatura che svetta dura sotto al lenzuolo.
Cazzo
Jackson è pancia in giù, dorme beato nel letto accanto al mio.
È letteralmente un mese che non lo infilo in un buco, non penso sia mai accaduto prima. Fortuna ci ha pensato Scott a svuotarmi le palle, sennò a quest'ora scoppierebbero per davvero.
Continuo a fissare la mia lunghezza che tira sotto alle lenzuola. Guardo prima Jax poi Will, che dorme dall'altro lato della stanza.
No, non posso
Così mi riaddormento e scivolo in un sogno idilliaco. Lei sopra di me, le mie dita ben piantate sulle sue cosce nude, allacciate intorno al mio bacino. E le sono dentro, oh sì che le sono dentro. È stretta e... Spalanco gli occhi. Perché mi sveglio sempre sul più bello?
Sbuffo, con la mano sferro una strizzata alla mia erezione avvolta dalle coperte, solo per calmarmi, ma non cambia un cazzo.
Ruoto il capo a lato, Jackson dorme con le labbra socchiuse. Ora che ci penso, ora che lo guardo bene, non credo d'aver mai visto un ragazzo bello come Jackson.
Sono messo male, è il mio migliore amico.
«Cazzo» ringhio tra i denti inarcando la schiena.
Ma non trovo sollievo, mi levo quel fottuto lenzuolo e resto a fissare la mia erezione massiccia racchiusa nei boxer, che non ne vuole sapere di svanire nel nulla.
Fanculo, perché ci perdo ancora tempo con lei?
Gli occhi mi cascano sulle piastre accatastate sul mio comodino.
Mi metto a sedere, poi sollevo il lenzuolo e allargo l'elastico dei boxer per ammirare la mia eccitazione. È fottutamente perfetto.
Lascio slittare la lingua in bocca a racimolare un po' di saliva, prendo la mira sulla punta tesa ma... alla fine ci ripenso. No
Non voglio la mia mano, voglio lei.
Così sbuffo e dopo aver imprecato per l'ennesima volta, mi lavo, infilo un costume pulito e scendo a fare colazione.
«Non c'è più acqua. Ne sono rimaste solo due.»
Quella che sento provenire dalla cucina è la voce di Marvin. Un forte aroma di caffè mi culla le narici, ma riconosco immediatamente anche la nota di pesca. Poi la sua voce.
«Economia domestica non è mai stata il tuo forte, vero Marvin?»
Eccola.
«Sono dei cammelli allora. In un giorno come hanno fatto a finire tutta l'acqua?»
«Non l'hanno finita, hanno usato le bottiglie d'acqua per nasconderci la birra dentro.»
«Geni. Ecco cosa sono i nostri compagni, dei fottuti geni.»
Marvin mi rivolge un cenno di saluto al quale rispondo controvoglia.
Senza parlare arrivo alla macchina caffè. Lei s'innervosisce non appena mi vede.
Lo sa che devo farmi il caffè, ma non si leva dal cazzo perché deve preparare i suoi stupidissimi waffles. Allungo un braccio per prendere una tazza e le vado letteralmente addosso premendola contro bancone.
Lei però non demorde, torna nella sua posizione e continua a fingere che io non esista. L'afferro dalla vita e come una piuma la sollevo e la sposto poco distante.
«Ma certo, fa pure» s'indispettisce lei risistemandosi la maglietta sui fianchi.
A quel punto si allontana, così Marvin ne approfitta per conversare.
«Stasera vogliono organizzare una festa...»
«Puoi parlarmi dopo il caffè? Grazie.»
La mia voce rauca e mattutina sembra farle qualche effetto strano, perché mi accorgo che ora mi sta fissando da lontano.
Dopo aver passato la giornata a visitare stupidi cimiteri Maya, finalmente torniamo in hotel. È tardo pomeriggio, ho il cazzo che mi gira, le spalle arrossate dal sole e una gran voglia di spaccare la faccia a chiunque la stia guardando.
Siamo tutti in piscina a goderci gli ultimi raggi, quando Marvin e Will stanno prendendo in giro Jackson per qualcosa.
«Il tuo prima o poi spiccherà il volo» sputo fissando Jackson di traverso.
«Stiamo davvero parlando di me? Ma ti sei visto James? Non riesci nemmeno a sederti»
«Io sto benissimo»
M'immergo in piscina ma c'è troppa gente per fare una nuotata, così mi appoggio con la schiena contro al muretto e lascio scorrere entrambe le braccia sul bordo.
Due ragazze stanno provando ad attirare la mia attenzione o forse quella di Jackson, ma nessuno dei due sembra interessato a loro, al momento.
«Tanto vale non metterlo il costume se devono infilarselo in mezzo al culo in quel modo» si lamenta lui guardando di traverso i bikini delle ragazze.
«Non mi sto divertendo.» biascico spazientito quando una di queste si sporge verso di me per sfiorarmi i capelli.
La bionda ha una crocchia appesantita dall'acqua che continua a cascarle sulla fronte, mentre la rossa parla a voce troppo alta, dandomi sui nervi. Quest'ultima dev'essere decisamente ubriaca perché mi si getta addosso senza ritegno, io però la scanso.
«Baciala.»
Lei guarda prima l'amica, poi mi fissa le labbra, infine corruccia le sopracciglia sottili.
«Ma io voglio baciare te.»
«Ho la faccia di uno a cui fotte qualcosa di quello che vuoi fare tu?»
«Sei proprio stronzo» ridacchia Jackson.
Mi guardo intorno e presto vengo colpito dalla sagoma di William, che sta conversando al telefono con aria losca. Ho un sesto senso e questo mi dice che Will si sta mettendo in qualche casino.
Faccio un cenno a Jax ed esco dall'acqua.
«Arrivo subito» aggiungo poi.
«Dove vai?»
«Okay ci troviamo fuori allora. I soldi domani.» sento dire a William.
Io mi sto levando dall'impiccio con le due ragazze, quando June arriva a bordo piscina con il suo stupido libro rosso tra le mani.
«Oh no, non ti scomodare, continua pure a fare il patetico.» mi rimprovera lei, tentando di ignorare le ragazze schiamazzanti.
«Lo faccio per Will. Non per te, White»
«Non vorrai privarle dell'osso per colpa di Will.» sospira lei con una smorfia che vuole sembrare odiosa, ma alla fine risulta solo saccente ed estremamente attraente.
«Cazzo White sei troppo divertente, se ti lascio qui da sola ci scappa ancora che qualcuno ti porti via...»
Curvo il capo verso il basso per giungere alla sua guancia bruciacchiata dal sole.
«Da me.»
Lei resta con la bocca socchiusa per qualche istante, ma alla fine decide di proseguire oltre e non darmi ulteriori attenzioni.
«Jax puoi tenerla d'occhio? Sei l'unico di cui mi fido»
«Non sono un cane, idiota!» la sento esclamare da lontano.
«E io non faccio il babysitter.»
«Faccio io?» Tiffany arriva sorridendo, con un cocco fresco tra le mani.
«No, tu no»
«Perché?» sogghigna lei.
«Vi ho viste al mio compleanno e non dimentico facilmente.»
Poi mi volto verso il biondo.
«Muoviti, Jax. Vai a chiederle come sta»
Lui sbuffa, intanto esce dall'acqua. Jackson ha un fisico atletico che farebbe invidia ad un giocatore di football professionista. Ha il petto ampio, le braccia voluminose e le spalle massicce. Si avvolge i fianchi con con un asciugamano, ma prima che possa raggiungerla, lo richiamo.
«Ah, Jax?»
«Eh»
Con indice e medio mimo la forma di una forbice, poi me la porto davanti all'inguine.
«Te lo taglio» gli intimo con il labiale facendolo scoppiare a ridere.
«Perché William Cooper deve ficcarsi nei guai anche durante la gita?» domando quando sopraggiungo al cancello, dove Will sta parlando al telefono con qualcuno.
Lui mette subito giù la chiamata.
«Con chi cazzo parlavi?»
«Ho conosciuto i nostri vicini ieri sera.»
«Sono dei delinquenti, vero Will?»
«Beh, considerando che mi venderanno l'erba per la festa...»
«Will e dai...» mi lamento io.
«È solo per divertirsi un po', da quando sei diventato così?» mi rimprovera lui.
Dopo quello che Austin ha causato ad Amelia, ora ci penso bene prima di mettere qualcuno in pericolo.
«Te l'ha chiesto Ari vero?»
«E a te l'ha chiesto June di diventare così?»
«Ma quanto cazzo sei stronzo?»
«Guardali, che carini» bisbiglia Taylor passandoci a fianco «I due migliori amici, sempre sul punto di uccidersi»
Solleva gli occhiali da sole rivolgendo i suoi occhi sottili verso di me «Ah, nel caso dovesse interessarti... La tua bambina sta bevendo alcol. Cambia babysitter.»
Poi si gira verso Will.
«E tu cambia spacciatore, Cooper.»
Decido di accantonare momentaneamente la questione di William e tornare in piscina, ma come aveva predetto Taylor, June è attaccata ad un cocktail.
«Ma che cazzo! Ti ho solo chiesto di fare una cosa.» redarguisco Jackson senza suscitare minimamente il suo interesse. Lui sta al cellulare, sembra nervoso.
«Dovevi affidarti a me» mi prende in giro Tiff.
«Siete in camera insieme, vero?»
«Che c'è James?»
Tiffany mi conosce troppo bene per non rendersi conto del mio stato d'animo angustiato.
Così mi siedo sul bordo della sdraio e comincio a parlare.
«Immagina che tu stia prendendo una medicina...»
«Ma che cazzo, Jamie....»
«E di colpo te ne privano»
La mora solleva un sopracciglio. «Non ti seguo, ma mi stai facendo...»
«Magari provi a trovare qualcosa che possa sostituirla... Ne cerchi un'altra»
«Di cosa stai parlando? Sei... Sei veramente preoccupato per lei?»
Un sospiro profondo abbandona le mie labbra.
«Era fuori di sé ieri»
«E tu sei proprio un gran bastardo» ribatte lei annuendo convinta.
Mi trascino una mano tra i capelli con fare tormentato.
«Tiff, tu non capisci...»
«Levami una curiosità. Perché non sei andato a letto con Becky?»
«Chi cazzo è Becky adesso?»
«La ragazza che ti sei baciato davanti a June. Non ci hai scopato per paura della sua reazione?»
Per darle una risposta sincera non devo nemmeno rifletterci su.
«No, non l'ho fatto perché non mi andava.»
Sbuffo.
«Perciò non venitemi a dire che sono stato stronzo.»
«Beh, le hai messo la lingua in bocca. Se questo non è essere stronzi»
«Lei mi ha provocato, non ha fatto altro tutto il fottuto giorno. Mi parlava come se...»
«Quindi se tu la provochi e lei mette la lingua in bocca a... che ne so, Brian...»
«Che cazzo hai detto Tiff?»
Mi alzo in piedi nervoso. Sento la fronte cominciare a sudare.
«James! Era un'ipotesi!» si affretta a dire lei.
«Grazie tante, Tiff!»
«Ma prego! Sono felice di aver chiuso per sempre con voi maschi, la stupidità sembra essere la vostra dote principale.»
Il caldo inizia ad essere insostenibile, arrivo alle doccette della piscina e mi sparo l'acqua gelida addosso. Intorno a me chiacchiericci, fumo e musica. Porto la testa all'indietro godendomi il getto freddo sulle guance. Non c'è una fottuta ragazza che, passandomi davanti, non si volti a guardare. Nemmeno quelle che sfilano mano nella mano con il fidanzato, una piccola sbriciatina se la concedono anche loro.
Ma io sono troppo distratto per ricambiare le loro occhiate. La vedo seduta a bordo piscina, sta parlando con Blaze e ad un tratto mi torna in mente il gioco di ieri pomeriggio.
Con chi è stato Blaze?
Dovrei chiedere a Jax, lui sa sempre tutto di tutti.
Quando comincio ad aver l'impressione che la mia temperatura corporea sia scesa a sufficienza, lascio le docce e prendo a guardarmi intorno.
«James, vieni a fumare qualcosa»
Scott m'invita ad unirmi ad gruppetto di ragazzi che fumano in disparte. L'alcol si sa, non lo reggo molto bene, ma fumarmi una canna è proprio quello che mi ci vuole ora. Sono troppo nervoso e i loro discorsi non migliorano di certo il mio stato d'animo. La maniera in cui Connell e gli altri parlano delle ragazze, mi ha sempre dato la nausea. Dopo qualche tiro torno a cercarla con lo sguardo. Forse non ho il diritto sfiorarla nemmeno con il pensiero.
Ho scopato ogni tipo di ragazza.
Vergine, esperta, dai desideri più strani.
Ma lei non la capisco.
Le si accelera da morire il respiro mentre ci baciamo e le sue labbra sembrano ammorbidirsi ancora di più, quando premo la mia erezione marmorea sulle sue cosce sode, per fargliela sentire tutta.
Non ama fare giochetti come le altre e se mi tiene sulle spine, è solo perché continuo a farla incazzare.
E vuole me.
E io voglio lei, cazzo.
E se farla innervosire mi diverte, ieri ho capito che forse c'è un limite che non dovrei superare, se non voglio vederla soffrire realmente.
Forse basterebbe solo lasciarla perdere.
«James ti ricordi di me?»
Una ragazza mi distrae dai miei pensieri.
«Facciamo un bagno?» propone lei con un sorriso che di timido non ha proprio nulla.
«Non lo so. Se andiamo in acqua, sai trattenere il respiro a lungo?»
«James, sei il peggiore...» ridacchia un amico di Scott.
«Andiamo da qualche parte a fumare insieme?»
«Io da qui non mi schiodo.» sputo con decisione, prima di allargare le gambe e farle un cenno con il capo. «Fai tu.»
Lei ovviamente corre via scandalizzata.
«Dovresti scrivere un manuale "Come far scappare le ragazze by James Hunter"» ridacchia Marvin, unendosi a noi.
«Io lo comprerei» biascica Will mangiando un panino.
«Da te scappano già, Will» gli ricorda Jackson.
«Da te non arrivano proprio, Jax»
«Potete fare silenzio? Con i vostri discorsi di merda mi state distraendo»
«Troppo concentrato a cercare la fidanzatina?»
«No, sta studiando qual è la prossima mossa per far scappare definitivamente June White dal genere maschile.»
E poi mi chiedono perché a volte preferisco stare con le ragazze. A quel punto lascio il gruppetto e decido di allontanarmi.
Entro in casa per cercarla in cucina ma non la trovo, così mi dirigo nella stanza delle ragazze dove becco Tiff e Taylor intente a truccarsi.
Merda, conoscendole a breve si prepareranno per la festa e sì accorgeranno che mancano i loro dildi per capelli...
Corro a recuperare le piastre in camera mia, poi torno da loro.
«Cosa fai nella nostra stanza?»
«Mhm? Sto facendo un giro.»
Le due sono troppo impegnate a spettegolare e a dipingersi la faccia a vicenda, da non accorgersi che ho appena lanciato le loro stupide piastre nella valigia di Tiffany.
Inavvertitamente pesto una scarpa e per poco non inciampo.
Ma che cazzo, la camera dei ragazzi è più ordinata di questo casino.
«June non è qui, smamma. »
Taylor mi indica la porta.
Sto per andarmene quando decido di tornare indietro.
«Perché non scopate voi due?»
Taylor mi lancia il cellulare addosso. Tiffany sgrana gli occhi come se avessi appena toccato un tasto dolente.
«Ehi! Io lo dico per voi, eh!»
In quel momento sento il click della porta del bagno che si apre. Esce June con un asciugamano avvolto intorno al corpo umido e i capelli che le ricadono bagnati sulle spalle.
Ci fissiamo per qualche istante.
Non so davvero che cazzo dire, le parole mi muoiono in gola.
Spalanco la bocca, ma non esce un suono.
«Vai a cercarti un secchio per la bava e non rompere il cazzo, Jamie» strepita Taylor prima di sbattermi la porta in faccia.
JUNE
Il vestito è troppo aderente sui fianchi e ho paura si veda che non ho messo il reggiseno.
«June e dai... me l'avevi promesso.» insiste Tiff. «Cammina a testa alta.»
La mora mi sprona ad avere un'andatura fiera, ma su questi tacchi sembro una giraffa impazzita.
Non so perché, ma guardo Taylor in cerca di una rassicurazione.
«Sei gobba.»
Ovvio, cosa mi aspettavo da Taylor?
«Grazie tante.»
«Basta solo che raddrizzi la schiena, Barbie»
Così provo a tendere la schiena e in quel momento vengo rapita dalla scia di un profumo maschile e conosciuto.
Vedo passare prima Will, Marvin, poi Jackson, infine James.
Quest'ultimo si volta a guardarmi, riesco solo a sentire il suo tono rauco sperdersi nell'ambiente circostante.
«Cazzo»
«Già ma non il tuo, ciao.» dice Tiffany, prendendomi sottobraccio.
Sembra che questa situazione tra me e James diverta più Tiff e Taylor, che me.
«Balla con Brian» mi suggerisce la mora, districando i miei capelli che ricadono mossi sulle spalle, dopo averli lavorati per un'ora con il ferro.
«Non farò mai una cosa del genere. Se voglio fare ingelosire James, non userò il povero Brian.»
«Il povero Brian...» mi fa il verso Taylor. «Cosa sei? La figlia illegittima di una suora?»
«Fallo, fidati. Uscirà di testa.» ridacchia sadicamente Tiff.
«Ma dove vado vestita così? E poi non voglio fare questi giochetti...»
Le ragazze mi guardano stralunate, come se io fossi un alieno non appartenente alla loro specie, tantomeno al loro genere.
«Senti, sei troppo lagnosa per i miei gusti. Vai da Jamie e scopatelo allora. Noi abbiamo intenzione di divertirci.»
Taylor avrà anche un caratteraccio, ma in questo caso non ha poi tutti i torti. Non posso passare la sera a lamentarmi, ciò che posso fare però, è andare a levarmi questo vestito troppo attillato, che è la causa di tutto il mio disagio.
«Tiff, che ne dici se vado a cambiar...»
Ma prima che io possa dire altro, lei mi lancia fuori di casa con una spinta e in un attimo mi ritrovo in mezzo ad un sacco di persone.
«Hai presente quando nella gabbia del leone buttano un pezzo di carne succulento?»
Merda, è James
La sua voce profonda mi prende alle spalle. La sua t-shirt bianca delinea alla perfezione la forma a V del suo torace.
«Pensavo ti reputassi un animale libero.»
«Già. Ma sono in una fottuta gabbia ora.»
La sua voca bassa e profonda mi causa un sussulto al labbro inferiore.
Mentre si accende una sigaretta compie un giro su se stesso, per seguire al meglio la mia traiettoria, ma è quando mi fermo, che comincia a girarmi intorno.
Stordita dal suo profumo così buono e dalla visione del suo viso lievemente abbronzato, mi lascio scappare una frase di troppo.
«Non male, Hunter.»
Perché non mi taglio la lingua?
Non devi fargli i complimenti, ma mandarlo a quel paese, June
«Non mi far parlare, White. Risulterei piuttosto volgare.»
«Allora non voglio sapere.» sbotto contrariata.
I suoi occhi cupi lambiscono la mia figura avvolta dal vestitino nero e io non riesco a reggere il suo sguardo intenso per più di cinque secondi. Distolgo gli occhi e li poso sulle sue braccia attraversate da vene bluastre.
«Questa sera...»
James prende una lunga boccata dalla sigaretta, poi la lascia incastonata tra le labbra per avere entrambi le mani libere. Si china verso di me e con un movimento lento e misurato, mi abbassa il bordo del vestito sulle cosce.
«Sta attenta per favore...» Usa un tono premuroso, eppure provocatorio.
«Lo sai che faccio sempre attenzione...»
«Sì, ma è a me che devi stare attenta»
Scrollo la testa e una ciocca ondulata mi finisce sul viso. James mi soffia il fumo sulla bocca dandomi sui nervi, poi sposta la mia ciocca, agganciandoci il pollice intorno.
«Ma...»
«Cosa?» sibilo quando lascio cadere lo sguardo sulle sue labbra rosee e socchiuse.
«Spero farai una piccola eccezione più tardi»
La sua voce così sussurrata e piacevole mi causa dei piccoli fremiti che s'irradiano partendo mie spalle nude, per poi scendere lungo entrambe le braccia.
«Vuoi che abbassi la guardia?»
«Sì. E che alzi quel fottuto vestito»
Serro le palpebre quando lo sento ansimare nel mio orecchio.
«Solo per me.»
Scaccio via ogni brivido che la sua vicinanza è in grado di regalarmi e ritrovo subito la mia compostezza.
«Non farti illusioni che poi resti a bocca asciutta» replico, mostrandomi più forte di quanto in realtà io sia.
«Mi tieni carico come una molla e ci godi per questo?»
«È una spiegazione per ciò che hai fatto ieri?»
«Come vedi posso avere tutte le ragazze che voglio, ma se continuo a volere te, ci sarà un motivo.»
Con il braccio mi accerchia la vita, mi trascina a sé causando nel mio petto un incendio non indifferente.
«Ci stanno guardando tutti, James»
Lui inclina il capo verso il mio viso.
«Lo so... E indovina un po'? Non me ne frega un cazzo.»
Prendo a dondolare a tempo di musica, tento di non farmi distrarre dal suo profumo così buono, ma risulta tutto troppo difficile quando siamo così vicini.
«Hai rubato le piastre a Tiff e Taylor, vero? Stavano impazzendo»
«Gliele ho riportate, non sanno che sono stato io, né perché io l'abbia fatto. Puoi stare tranquilla»
«James...»
«June...»
Mi lecco il labbro inferiore, sentirlo pronunciare il mio nome mi crea una strana vibrazione nello stomaco.
«Grazie» mormoro sfiorandogli la mano che tiene ben salda sul mio fianco.
Lo vedo seguire attentamente i movimenti delle mie dita sulla sue, per poi tornare a guardarmi negli occhi.
«Scusa per ieri»
«Anch'io vorrei chiederti scusa, James. Per quando ho detto...»
Ma lui non mi lascia nemmeno terminare la frase.
«Con me ti basta poco, June. L'ho già dimenticato.»
Le sue mani si arrampicano sul mio corpo e partendo dalla vita, raggiungono il mio viso con rapidità.
«Quando finisce la serata, vieni in camera da me»
«No, non dopo quello che hai fatto ieri...»
«Lo so, ma vedila così. Se vieni, saprò che mi hai perdonato» sussurra, raccogliendomi il volto imbarazzato con entrambi i palmi.
Il suo gesto è dolce, rassicurante, ma non è abbastanza per me.
«È tutto qui? Tu baci un'altra e poi io torno come nulla fosse?»
«Di solito funziona così»
«Forse non ti e chiara una cosa: qui non c'è nessun "di solito", James»
Ieri sono stata stronza con lui, lo so. Tutta la questione del mettermi in costume mi ha innervosita troppo e l'ho trattato male per l'intero giorno. Perciò aspetto dica qualcosa. Voglio dargli una possibilità.
Avanti, dimmi qualcosa in più
«Vuoi dirmi qualcosa?»
I suoi occhi perlustrano la mia scollatura, le sue mani mi tengono di nuovo stretta.
«June in questo momento non ho un cazzo di romantico da dire, sono abbastanza...»
«Ciao allora»
«Ma...»
Non gli do modo di replicare e lo lascio a fissare la mia figura che si allontana a passo spedito tra la folla.
«Che state facendo?» chiedo quando trovo Tiff e Taylor in un angolino appartato del giardino.
«Com'è andata? Già fatto?» mi prende in giro Taylor.
«State andando a fumare?»
«Will ci ha dato questa» ribatte Tiffany mostrandomi una canna appena rollata.
«Vengo con voi.»
JAMES
Giorno 31
«È incredibile...»
Sbuffo i miei pensieri ad alta voce, insieme alla nuvola di fumo aromatico che riempie la stanza semi illuminata.
Come mi sono ridotto. A fumare in camera con tre ragazze che me la stanno servendo sul piatto d'argento e io penso all'unica che non mi vuole.
«Wow, non sei cambiato di una virgola»
June appare sulla soglia e io devo stropicciarmi le palpebre un paio di volte, per capire se sia davvero lei o meno.
«Che cazzo ci fai qui?» domando tirandomi su dal letto.
Letto in cui mi trovo insieme a tre ragazze, in una situazione facilmente equivocabile.
«James avevi detto di venire da te, se ti avessi...»
Merda
Lei mette su un broncio infantile e io mi accorgo subito che c'è qualcosa che non va. La sua voce è strana. E poi, a quest'ora, lei sarebbe già fuggita nel vedermi in questa situazione fraintendibile.
Controllo l'ora sul cellulare. È l'una.
«Stavamo solo fumando» si giustifica Bonnie alzandosi in piedi, facendo cenno alle altre di andarsene.
«Certo, come no. Sono solo arrivata presto»
«Ma che ha questa? È sua moglie?» domandano le altre due, ridacchiando tra loro.
«Uscite.» le fulmino immediatamente.
«Ma Jamie...»
«Uscite» ribadisco duro, questa volta convincendole ad abbandonare la mia camera.
Assorbo l'ultimo tiro con avidità, mentre i miei occhi restano incollati sui suoi capelli mossi che sembrano cosparsi di miele.
«Ti faccio sempre schifo, White?»
Poso la canna ancora accesa sul piccolo posacenere posizionato sul comodino, mentre do un'occhiata al soffitto, più precisamente al rilevatore di fumo che abbiamo manomesso ad inizio gita.
«Sì, mi fai più schifo di prima» biascica lei.
Poi con mia sorpresa si avvicina al mio letto e allunga la mano verso il posacenere per afferrare lo spinello.
«Non sembri in te.»
Glielo levo immediatamente dalle mani, lo spengo, poi la fulmino con lo sguardo.
Le sue cosce sode sotto a quell'abito sono un po' troppo scoperte e la scollatura formosa strabocca così tanto da causarmi un crampo piacevole ai testicoli.
«Cosa sei venuta a fare?»
«Ero qui per dirti una cosa»
«Cosa?» domando restando in piedi davanti a lei.
«Facciamolo.»
La fisso dall'alto, visibilmente accigliato. Ma tutto il mio corpo è già stato percorso da un brivido.
«Di che cazzo parli?»
Perché ho già capito di cosa parla.
«Voglio che sia tu il primo»
Di certo ho fumato un'erba più forte del solito, ma sentire June White dire a voce alta quelle parole, fa schizzare la mia pressione sanguigna alle stelle.
«Calmiamoci, calmiamoci» porto le mani in avanti, come a volerla allontanare, bloccare, anche se in realtà lei è solo lì, ferma a guardarmi.
«Io sono calma» dice con la sua solita risposta pronta.
«Io no, cazzo»
«Beh prima ti calmi, poi lo facciamo»
La mia salivazione inizia a venir meno.
«No, cazzo. Non puoi venire qui a dirmi una cosa del genere...»
Lei si stringe nelle spalle.
«E invece, eccomi qui...»
Sospiro massaggiandomi il collo con fare nervoso. Se lei non sembra in affatto in difficoltà, io invece sto morendo.
«Ero con una ragazza. Due, tre ragazze, tu non... tu non sei questo, June»
E capisco di non aver scampo quando lei comincia a muoversi verso di me, lenta come una leonessa. Più si avvicina, più io indietreggio spaventato.
«Io voglio te, non un altro»
A quel punto mi dà una lieve spinta sul petto che mi fa precipitare sul letto.
«Hai bevuto, vero?»
I miei occhi sono fulminei a registrare prima un ginocchio poi l'altro. Li punta nel materasso e in breve tempo si trova a cavalcioni su di me.
«No. Solo un po'»
Mi massaggio la fronte. Sono accaldato e il suo corpo sul mio non aiuta in questo momento.
«Facciamo cosa vuoi. Poi ognuno per la sua strada»
«No, tu non vuoi questo e nemmeno io.» ringhio indispettito.
Che cazzo sta dicendo?
«E invece è proprio quello che voglio. Voglio che mi lasci in pace, che la smetti di darmi il tormento. Prima nei miei sogni, poi a scuola, da Will, ovunque...»
«Ma che stai...»
«Così finalmente non ti interesserò più e mi lascerai in pace.»
È questo che pensa di me?
«Non dire così. Tu non vuoi questo»
«Ma tu sì» dice lasciando scivolare una mano sul mio addome che si indurisce sotto al suo tocco.
«No, io... vorrei tu stessi meglio»
«Fammici stare tu meglio»
«Non così June.»
Chiudo occhi quando lei mi sfiora zigomo con le labbra. Avverto l'odore di fumo mescolato a qualcosa di zuccherino, probabilmente un cocktail.
«Tu meriti qualcuno che ti dica "ti amo" prima di farlo, io... ho solo bisogno di sfogarmi e dimenticare tutto. Tra me e te non va bene, June.»
Non vorrei fosse qualcun altro a farlo al posto mio però.
L'azzurro dei occhi freddi si scioglie all'improvviso, diventa lucido dinnanzi al mio rifiuto.
La trattengo dal braccio quando mi accorgo che sta per fuggire via.
«Aspetta, non andare via. Perché mi hai detto questa cosa?»
«Non lo so»
«Non puoi fare così cazzo. La volta che saremo entrambi ubriachi, io non avrò tutto questo autocontrollo»
Sbuffo ripetutamente, lei sembra decisamente ubriaca perché le sue reazioni cominciano a rallentare.
«Non fare quella faccia innocente»
«Non so di cosa parli James»
«Che ho una voglia di scoparti che mi fa stare male. Ma non così.»
«Dici che devo far attenzione a te, poi sei il più innocuo di tutti. Anche di Brian.»
La rabbia mi pervade il cervello ogni volta che June parla di lui.
«Infatti sono così innocuo, che la volta che mi trovi fatto o ubriaco, non ci penserò due volte a sfondarti senza pietà»
La sua espressione decisa cambia all'improvviso. «Non lo faresti mai...» sibila corrucciata.
«June sono fatto così. Avanti, lo sanno tutti. E lo sai pure tu»
«Non è vero James.»
In quel momento lascio che mi baci e che faccia il suo incantesimo su di me. Adoro cullarmi nell'illusione di essere una persona diversa e lei è dannatamente convincente nel farmelo credere. Con le sue parole, con le sue labbra sulle mie, con il calore del suo corpo stretto al mio, quando dormiamo insieme.
«O Dio, ma cosa cazzo mi hai fatto...» mormoro mentre lei lascia scivolare nuovamente una mano sul mio torace, ma prima che possa giungermi al bordo dei pantaloni, la blocco.
«Aspetta un attimo. Non siamo in sintonia io e te.»
«A me non sembra» ridacchia lei.
Sarà anche ubriaca, ma la mia eccitazione è innegabile perché continua a spingere contro la sua intimità coperta solo dalle mutande.
«Sei sicura di stare bene? »
«Sai essere premuroso quando vuoi»
«Non lo sono stato ieri» confesso amareggiato.
Lei prende a sfregare le labbra lungo il mio collo, proprio nei punti che mi piacciono di più.
«Hai un sapore così buono, James»
O merda, no
«Senti, è stata Tiff? Taylor? Quanto hai bevuto?»
«Sono stata io. E poi alle ragazze chiedi questo?»
Continua a prendersi gioco di me e a me sta salendo un nervoso non indifferente. Ruoto le posizioni, mettendomi su di lei.
«Non stiamo parlando delle ragazze ora, stiamo parlando di te.»
Allaccia le sue gambe intorno al mio corpo, con la collana che mi prende dal collo sfioro la pelle sensibile che fuoriesce dalla sua scollatura.
I miei occhi scendono a perlustrare i suoi capezzoli ormai turgidi sotto al vestito.
«Sono preoccupato per te»
«Non sembra... » mi canzona portando il bacino in avanti per strofinarsi contro la mia erezione massiccia.
Lo sono, ma la parte inferiore del mio corpo ha vita propria ormai.
Mi pianto con la faccia tra i suoi capelli lasciandole qualche bacio innocente sulla guancia, sul collo, sto letteralmente lottando tra la ragione e il desiderio.
Lei geme nel mio orecchio, mandandomi fuori di testa.
«Cazzo... se stai piagnucolando ora, immagina dopo averti scopata» esalo in preda alla febbre del desiderio che sento per lei.
«Sei uno stronzo»
Quando spingo con più forza contro la sua fessura, la sento indistintamente aprirsi per me, nonostante l'intimo che ci fa da barriera.
No, basta. Così è davvero una tortura insopportabile
«Mi hai rotto il cazzo. Stammi lontano.»
La spingo via e per poco lei non cade giù dal letto.
Il mio tono di voce esce un po' più brusco di come l'avevo immaginato e all'improvviso mi accorgo di quello che sta accadendo.
I suoi occhi si riempiono di lacrime.
Oh merda
«June»
La vedo correre via dalla mia stanza senza nemmeno preoccuparsi di sistemare il vestito. Prima che possa sfuggirmi del tutto, mi metto a rincorrerla, ma non faccio in tempo ad acciuffarla che lei si è chiusa nel bagno delle ragazze.
«Apri la porta»
«Vattene»
Il suo tono di voce non mi tranquillizza. È troppo scossa.
«June ascolta, non volevo... Apri solo la porta, poi me ne vado.»
«No, va via ora.»
In quell'istante avverto un rumore e la cosa non mi piace per niente.
«Se non la apri, giuro che la sfondo»
Prima che possa sferrargli una spallata decisa, lei spalanca la porta ed esce dal bagno con una calma apparente che non le appartiene.
«Puoi andartene ora, James»
«No»
A quel punto mi volta le spalle, il suo tono sembra arrivare ad un punto di rottura che è incapace di controllare.
«James ti prego»
L'afferro dalla spalla e l'obbligo a voltarsi verso di me. I suoi occhi lucidi mi stanno urlando di rimanere.
«No» sputo sedendomi sul letto.
«Che fai?»
«Non me ne vado»
Lei deglutisce rumorosamente poi scrolla il capo.
«Me ne vado io allora.»
Mi alzo in piedi di scatto, d'istinto l'afferro dal polso, riportandola contro di me.
«Smettila di nasconderti.»
L'impatto dolce tra la sua guancia e il mio petto sembra dare vita al suo respiro rotto, al suo battito cardiaco impazzito.
Lei china il capo, lascia che i lunghi capelli sottili le coprano il viso, ma quando le sue spalle vengono percorse da un tremolio, mi accorgo che sta per scoppiare a piangere.
«Non voglio che mi vedi...»
«Va tutto bene»
Con il palmo della mano raccolgo l'interezza del suo viso per accompagnarmelo sul petto.
Inizialmente non sembra nemmeno un pianto, ma un tentativo di prendere ossigeno, che però sembra mancare, per via dei singhiozzi frammentati.
«Sono un coglione, lo so...»
Lei sfrega la fronte sulla mia maglietta e poi, come un fiume in piena, tutta l'amarezza delle sue lacrime si riversa su di me.
«Se tu non vuoi che questa cosa tra noi vada avanti...mi sta bene, ma non mandarmi via. Non posso lasciarti in un momento come questo. Voglio esserci»
E le lacrime e i singhiozzi si moltiplicano a dismisura. Sento le sue mani aggrapparsi al cotone della mia t-shirt, mentre tira su col naso rumorosamente.
«Se non vuoi più vedermi, posso accettarlo. Ti chiedo solo di non farti del male, perché questo non riesco a sopportarlo»
Affondo il naso nei suoi capelli che profumano di pesca. Se lei non piangesse, questo momento sarebbe anche meglio del sesso.
«James non voglio che pensi che... se mi sento in questo modo... Non pensare sia tutta colpa tua.»
Beh lo è
«E che cos'è che ti fa stare così?»
«È meglio se vai» bisbiglia in un momento di coraggio.
«Sicura? È ciò che vuoi?»
«Sì.»
Mi guarda negli occhi e per quanto mi si spezzi il cuore nel vederla stare così, voglio rispettare il suo volere.
Annuisco mordicchiandomi l'interno della guancia.
«Va bene.»
Gliel'ho scritto ieri sera, ma non ho ancora avuto modo di darglielo. Così lo tiro fuori dalle tasche e glielo spiaccico sulla porta prima di uscire.
io ho rifiutato il bacio davanti a tutti, tu perché hai detto che tra di noi non c'è stato niente?
Chiudo la porta poi mi blocco nel corridoio, con le spalle alla parete e lo sguardo al suolo.
Non me la sento di andare.
Di lasciarla da sola.
«James.»
Mi volto di scatto quando lei esce con il post-it mano.
«Perché non me l'hai detto?»
Muovo un passo nella sua direzione, con il pollice carezzo il suo zigomo macchiato di pianto.
«Ci sono cose che non riesco a dire.» mormoro a fatica.
«Perché non me l'hai detto invece di agire in quel modo?»
«Non era nemmeno un bacio ed era solo...»
«Vieni» sussurra lei lasciando la porta aperta.
«Dove?»
«Nel mio letto»
«Sei ancora ubriaca»
La vedo togliersi le scarpe in modo sgraziato, poi senza nemmeno cambiarsi, si getta sotto alle coperte.
«James, non facciamo niente.» borbotta affondando con la guancia nel cuscino.
E prima che io possa raggiungerla, June ha già spento la luce. M'infilo sotto al lenzuolo insieme a lei e uno strano calore mi avvolge il petto.
«Prima sono venuta da te in quel modo...»
«È tutto okay, io faccio di peggio»
«Che vergogna» sussurra con un filo di voce impercettibile.
«Non devi, io faccio di peggio quando sono ubriaco. E tu lo sai.»
La sento ridacchiare contro il mio petto.
«L'altra volta che ho detto?»
«Che mi stai sotto.» ammette candidamente.
«Ti starei sotto, sì...»
June sorride, poi solleva il mento verso di me. Nel buio chino la testa per incontrare la sua fronte.
«Devi affrontarla questa cosa, non devi più nasconderti.»
«E tu devi andartene perché se tornano Taylor e Tiff, mi daranno della sottona»
La sua frase mi provoca un piccolo sorriso.
«Aspetto che ti addormenti prima.»
Ancora preoccupato, la stringo più forte a me. Io resto sveglio mentre lei si addormenta, avvolta dal calore del mio abbraccio. Non mi ha dato il bacio della buonanotte, ma almeno ha già smesso di singhiozzare.
JUNE
Un boato fastidioso mi sveglia all'improvviso.
«Chi è lo stronzo che alle sei del mattino strombazza in questo modo?» sbraita Taylor adirata.
«È Jamie» mormora Poppy stropicciandosi gli occhi davanti alla finestra.
«Eh?»
Taylor si dirige al vetro, spalanca la finestra e comincia ad inveire.
«Giuro che vengo sotto, t'impacchetto le palle e te le faccio ingoiare!»
«Che cazzo vuole?» chiede Tiff buttando la testa sotto alle coperte.
«Credo voglia June» Poppy. mi indica.
Mi trascino fino alla finestra per accorgermi che in giardino c'è una macchiolina blu, vicino ad una vecchia auto. Metto a fuoco e mi rendo conto che James indossa una felpa blu e sta fumando una sigaretta fissandomi.
«Muoviti, cazzo»
«Arrivo, cretino.»
Mi lavo i denti, faccio una doccia veloce e mi vesto in fretta e furia. Quando scendo in cortile sono uno straccio, lui invece è impeccabile. Ha solo il viso un po' più stanco del solito, sembra non abbia chiuso occhio.
«Ahi, ahi... Artiglieria parte due.»
I suoi occhi lambiscono il mio corpo avvolto da una canotta e un paio di pantaloncini.
«Smettila» lo rimprovero trattenendo un sorriso sotto ai denti.
«Che vuoi ora, James?»
«Sono andato ad affittarla.»
James sputa il fumo dalle labbra rosee, intanto aspetta una mia reazione.
«È un catorcio» sbuffo incrociando le braccia al petto, subito dopo aver indicato la vecchia auto.
Lui curva le labbra a lato, poi ricopre il suo sorrisetto soddisfatto con la mano a forma di conca.
«Perfetto per te, non trovi?» dice accendendosi una sigaretta.
«E cosa dovrei farci?»
«Guidare. Mi sembra ovvio.»
«Perché?»
«Prenderai la patente a breve, no?»
Lo fisso confusa.
«Sì»
«Facciamo un po' di pratica allora..»
Stavolta il mio sguardo è di diffidenza.
«Che c'è, White? Voglio solo impedire che qualcuno finisca stecchito non appena ti ritroverai al volante»
«Pratica? Alle sei e mezza del mattino James?»
Ho ancora la nausea e lo stomaco in subbuglio da ieri, ma nonostante i mille dubbi, mi sono già piazzata al volante.
«Dopo dobbiamo andare a fare quelle cazzate Maya. Lo sai»
James spegne la sigaretta poi entra in auto, sedendosi nel sedile del passeggero.
Io impugno il volante con entrambe le mani e senza che nemmeno lui me lo dica, metto in moto.
«Perché vuoi che lo faccia?»
«Perché ti era piaciuto. Esci da questa stradina e vai a destra.»
«Tante cose mi sono piaciute, ma non per questo le rifarò»
Mi volto a fissargli le labbra, anche lui sembra distrarsi per un attimo, poi mi indica la strada, invitandomi a non distogliere lo sguardo da essa.
«Ti piace avere il controllo.»
«Tu che ne sai?»
«Come me piace perderlo, June»
Accelero di poco quando raggiungiamo una strada più ampia.
«Grazie per ieri »
La mia voce esce ancora tesa, risentita, probabilmente orgogliosa.
«Mmmmm non riesco a ricordare»
James scava con gli incisivi il labbro inferiore, lo morde poi sorride.
«Smettila»
«Rinfrescami la memoria, allora.»
«Non hai approfittato della situazione, mi sei stato vicino e anche per la questione delle piastre...»
«Quella è stata solo una precauzione. Sono sicuro che non avresti...»
Chino sguardo.
«La strada»
«Sì»
«Non avresti vero?»
«Vuoi la verità?»
«Sempre...» controbatte rapido.
«Magari no, a mente fredda no. Ma in quel momento, non lo so...»
«Perché June? Aiutami a capire, solo perché ho baciato quella tipa?»
«No, è stato un insieme di cose. Brian ha detto...»
«Brian ha detto? Prendi questa strada, torniamo indietro. Qui ci sono troppe auto. Cos'ha detto Brian?»
Si sta innervosendo, lo percepisco da come il suo tono diventa impaziente.
«Ha detto una cosa che mi ha fatto riflettere...»
Mi sta scrutando corrucciato, così io proseguo.
«Si chiedeva se fosse giusto pensare al divertimento, mentre una persona che ami sta soffrendo.»
E nel dirlo a James, mi accorgo di quanto siano assurdi, a volte, i miei stessi pensieri. Brian ha una sorella all'ospedale. Mio fratello è morto da più di tre anni. Dovrei smetterla di piangermi addosso.
«Lo so che non ho il diritto di pensare queste cose adesso, sono passati anni..» mi giustifico immediatamente.
«Chi dice che non ne hai il diritto? Non c'è un modo giusto o sbagliato per affrontare la sofferenza. June. Nè esiste un tempo di scadenza oltre al quale non hai più diritto di stare male.»
«Già, è soggettivo. Tu...»
James comincia a grattare con le dita sul tessuto ruvido del jeans che gli avvolge le ginocchia.
«Io preferisco non pensare. Divertirmi senza pensare.» taglia corto.
«Ma a me non piace bere e fumare, tutto quello che fai tu»
«Okay facciamo un patto. Tutte le volte che ti senti in quel modo... Fa' qualcos'altro.»
«Tipo?»
«Tipo guidare una macchina, o...»
James sembra accorgersi del mio disagio, infatti ricomincia ad assumere il suo tono scherzoso.
«O tirarmi uno schiaffo»
«Questa sì che mi piace. Te lo tiro volentieri anche ora.»
«Oppure...»
Un calore indescrivibile si sprigiona all'interno dell'auto, quando la sua mano fredda avviluppa la mia coscia, sento i suoi polpastrelli fare una presa sicura nella mia carne.
Mi volto verso di lui, il suo tocco è così piacevole da essere in grado di distrarmi.
Freno bruscamente e James, senza cintura, per poco non sbatte la faccia sul cruscotto
«Ma che cazzo!»
«O mio Dio! Ho messo sotto qualcuno» urlo sbigottita.
Schizzo giù dalla macchina per scusarmi con l'uomo che mi sta fissando in cagnesco. Non l'ho investito, ma c'è mancato poco. Improvviso qualche parola in spagnolo per evitare che James con la sua solita delicatezza, rovini tutto.
Il tipo intanto, mi aggredisce con parole che fatico a comprendere.
Io comincio a guardarmi intorno imbarazzata e impaurita e solo allora mi accorgo che siamo praticamente tornati alla villa.
«Ehi, Pablo Escobar, vediamo di calmarci. Parla con me se devi usare questi toni del cazzo, lei lasciala stare»
Dopo aver detto qualcosa a James, l'uomo se ne va.
«Devo parlare con Will.» lo sento mormorare, mentre con lo sguardo segue il tizio che sparisce oltre al cancello della villa confinante alla nostra.
Non sono riuscita a percepire bene il loro scambio di battute, James si è allontanato in disparte a parlargli, ma di sicuro è stato molto strano.
«Che succede James?»
«Niente, non preoccuparti. Comincia ad entrare, tra poco abbiamo il ritrovo con la prof. Almeno hai tempo di fare colazione»
Così imbocco la stradina ciottolata che porta al giardino del Bed and breakfast, ma prima che possa allontanarmi, James mi afferra dal fianco con una presa sicura.
Un formicolio inspiegabile si propaga nel mio petto quando James fa schiantare le sue labbra carnose contro le mie. Dura un soffio, forse troppo poco. Il gusto del tabacco mi pungola la lingua, mentre il cioccolato l'addolcisce, facendomene desiderare ancora.
Restiamo appesi in quel bacio a stampo che dura qualche secondo, finché non lo sento dire
«Vai o finisce davvero male»
Questa mattina facciamo delle visite in gruppi separati e quando torno in hotel insieme al mio gruppo, non posso fare a meno di notare la gran confusione che regna ovunque. Nel giardino, in casa, persino fuori dalla villa.
L'assistente che ci riporta al Bed and breakfast sgrana gli occhi nel vedere quel carnaio di persone, poi corre in cerca della prof.
«Ma chi è tutta sta gente?» chiedo a Tiffany che sta riempiendo una ciotola di alcool e frutta nella grossa cucina.
«Boh, mai vista prima.»
Decido di tornare in camera per posare lo zaino e compiere una sosta in bagno per fare pipì, ma quando passo vicino ad una porta, avverto delle voci conosciute.
«James è ossessionato dalle telecamere di sicurezza»
Sono Brian e Blaze, probabilmente quella è la loro stanza.
«A scuola c'è qualcosa da proteggere, ma non so cosa. Non lo sa nemmeno lui, mi ha solo detto che probabilmente è qualcosa che serve ad Austin» sento dire a Blaze.
Non dovrei, ma la cosa m'incuriosisce troppo, perciò mi posiziono spalle al muro del corridoio, nei pressi della porta socchiusa.
«Cosa dovrebbe volere quel delinquente?» domanda l'amico.
Li sento borbottare dell'altro finché la voce di Brian non arriva forte e chiara.
«Qualcosa che lo scagioni, magari»
«Da cosa?»
«Tu non sai di cos'è capace quell'uomo» continua Brian.
«Avrà mica ucciso qualcuno? In tal caso mio padre sarebbe all'oscuro dei fatti, non coprirebbe mai una cosa genere. » seguita con voce convinta Blaze.
«Magari non sa nemmeno lui cosa sta nascondendo e si è solo fidato...»
«Di Austin? Mio padre, il preside, che si fida di Austin?»
«No. Magari si è fidato di mio padre» conclude Brian.
JAMES
Giorno 32
«Will che cazzo succede?»
«Niente, come vedi è una piccola festicciola...»
Le sue pupille larghe catturano subito la mia attenzione, è chiaramente fatto.
«Chi cazzo è tutta questa gente?»
«Sai il tipo che mi ha venduto l'erba? Conosceva delle persone, che conoscevano persone...»
«Ma sei impazzito?»
Guardo male Ari che, accanto a lui, abbassa immediatamente il capo con fare colpevole.
«Il tipo è per caso quel pelato che abita qui a fianco?»
William annuisce.
«L'ho conosciuto questa mattina e non mi sembra affatto affidabile. Gli hai ridato i soldi per l'erba?»
«Non ancora. Ma di che hai paura? Non siamo mica in un film»
«Senti, qua succede un casino se non la smetti»
Le mie parole scivolano addosso a William, che non le prende minimamente sul serio.
«Andiamo.» dice lui facendo cenno ad Ari.
«Ariana»
L'afferro dal gomito, prima che possa seguirlo «Che cazzo sta succedendo?»
«Niente.» borbotta lei, sbattendo le ciglia folte.
«Io non sono Brian e nemmeno William. Ti conosco bene e lo so quando stai tramando qualcosa»
«Jamie non sto tramando niente, Will ha solo sospeso temporaneamente i farmaci...»
«Stai scherzando? Nemmeno a me piace quando è pieno di quella merda, ma non può sospenderli di colpo.» l'aggredisco in malo modo, facendola tremare.
«Ascolta, siamo in gita e volevamo solo...»
«Avevi voglia di scopare quindi gli hai fatto sospendere i farmaci, così vi sareste divertiti»
«Detta così è terribile. Non sono così, James»
Ma in quell'istante sollevo gli occhi e vedo June a bordo piscina, sta ballando insieme a Jackson.
«Okay vattene, ho altre cose da risolvere ora.»
Mi faccio strada tra la folla e raggiungo la calca di gente. Sono le tre del pomeriggio e fa un caldo fottuto. Io vorrei solo spogliarmi nudo in questo momento, invece mi tocca sentire la vocina sadica di Taylor che mi ronza nell'orecchio.
«Dicono la gelosia sia un mostro dagli occhi verdi. Lo sapevi, James?»
«Non ho tempo per le stronzate, Taylor»
Dio, due giorni senza prendere niente sono un inferno
Allungo il collo e mi accorgo che sta ancora ballando con Jackson.
«Non vorrei essere nel tuo gingillo in questo momento...» mi prende in giro Tiffany, passando gli occhi da Jackson a June.
«Perchè adesso fa così, Tiff? Dimmelo tu.»
«E io come posso saperlo. Perché l'avrai trattata di merda.»
«Ma questa mattina...»
«Cosa?»
Le due diventano curiose come due gossippare incallite.
«Non lo so, so solo che sono due giorni che non mi ubriaco, non prendo pastiglie e vivo con la costante paura di...»
Tiff solleva un sopracciglio, Taylor mi fissa con gli occhi sbarrati.
«Ma senti senti... Il nostro principino è in crisi. Aspetta che vado a prendere i pop corn.»
«...Non so, tipo fare qualcosa che possa ferirla per davvero...»
«È pieno di ragazze che vorrebbero essere trattate male da te, ma lei no» spiega Tiffany.
«Perché ora sta così vicina a Jax?»
«Stanno parlando. Sei geloso di entrambi?»
Sbuffo. Di certo non mi piacciono troppo vicini.
«Vuoi tanto che si trovi una ragazza, ma appena la vedi con qualcuno... dici che non è alla sua altezza.» mi punzecchia Taylor.
«Perché non ci provi anche con lui? Magari scopri che...»
Taylor farnetica qualcosa ma Tiffany le lancia un accendino addosso, colpendola sul braccio.
«Zitta!»
È un dato di fatto, nessuno è all'altezza di Jackson.
«Di cosa cazzo devono parlare? Poi perché lei gli sta così vicino?»
«Forse sa che Jax non ha... come dire, altri fini» sento dire a Tiff.
Fanculo.
Mi alzo in piedi e li raggiungo. Lei indossa solo la parte sopra del bikini e la pancia scoperta, sotto ha degli shorts che le fasciano il culo divinamente.
«Le mani.»
«Eh?» Jackson mi guarda come se mi fossi ammattito tutto di colpo.
«Dai suoi fianchi, toglile.» sputo deciso.
A quel punto il mio amico scoppia a ridere, ma si ferma non appena realizza che la mia mascella è dura e il mio respiro si è fatto corto.
«James dai cazzo, fai sul serio? Calmati.» dice lui, vittima dei miei occhi serrati.
«Meglio se io... Ehm, vado»
Jackson mi lascia da solo con lei che mi squadra dal basso, con aria presuntuosa.
«James, stai...»
Ma prima che possa rivolgermi una delle sue solite battutine, la prendo per mano e la trascino in un luogo più appartato.
«Che c'è adesso?» protesta lei quando la bracco contro il muro esterno della casa.
I suoi lunghi capelli biondi cascano fluenti sulle spalle, ma i miei occhi restano impigliati sulla curva perfetta che forma il suo seno sodo e rotondo.
Poso la mia mano grande sul retro della sua coscia, le percorro tutta la gamba, fino a salire al bordino slabbrato degli shorts, per poi raggiungere con le dita le mutande che le racchiudono il fondoschiena. Con i polpastrelli, applico un po' di pressione sul suo sedere e la trascino a me, causandole un sopracciglio inarcato per via di quell'approccio così sfacciato.
«Quando cazzo hai messo il costume? Questa mattina non ce l'avevi» mugugno con fare brusco.
«E quindi?» s'indispettisce lei.
«Ho voglia di levartelo.»
«Cos'è tutta questa fretta? Ti sei rotto di aspettare?»
«Posso aspettare.»
«Non sembra...» bisbiglia lei, per nulla infastidita di come la mia presa sui suoi fianchi si faccia sempre più possessiva.
«Perché per te aspetterei ancora...»
Le giungo all'orecchio per risucchiare il suo lobo tra le labbra, senza vergogna.
«...E ancora»
Il mio sussurro caldo le provoca un lieve fremito, lo vedo da come si morde il labbro e il suo bacino si sporge timidamente in avanti, a cercare il mio corpo.
«Tu?» domando inclinando di poco il collo, per studiare al meglio la sua reazione.
Reazione che come al solito arriva inaspettata.
Dentro ai miei boxer scoppia una festa, perché lei pianta entrambe le mani sulla mia nuca e mi avvicina al suo viso per darmi un bacio.
Lascio scivolare la lingua tra le sue labbra con delicatezza, lo faccio sempre. Mi piace baciarla in modo rude, ma amo di più quando lei, sfiancata dal mio modo troppo lento ed estenuante, comincia ad accelerare il ritmo, prendendo le redini del gioco.
«Cazzo»
Con la mano sul culo ho già sorpassato il limite consentito, ma non contento, le divarico le gambe con una piccola pressione del ginocchio. Poi però glielo spingo tra le cosce sfregandolo sul suo punto più caldo e sensibile.
Rubo ogni gemito che nasce dalla sua bocca, con la lingua, con le labbra, con i denti.
«Dio no, aspetta. Così impazzisco» mi ritrovo a mugolare accaldato.
Ritraggo immediatamente il ginocchio da quella posizione pericolosa per la mia eccitazione ormai strabordante.
Ma poi torno a baciarla di nuovo, questa volta senza inibizioni. Risucchio le sue labbra, le mordo, le lecco. Non c'è nulla di casto nei nostri baci, mi chiedo se se ne accorga anche lei, che è letteralmente indecente in modo in cui le nostre lingue si leccano e si fottono le bocche a vicenda.
«Ti stavano guardando tutti mentre ballavi» le dico in un attimo di sospensione.
«Paura che ti rubi il primato?»
«Cazzo, quella lingua...»
«Cosa?»
«Quanto mi fa eccitare»
E di nuovo. La dolcezza della sua bocca, che è il grado di darmi pensieri contrastanti. Da un lato un senso di sicurezza, di casa. Dall'altro un piacere puramente carnale.
«June»
Provo trascinare la testa all'indietro, mentre lei seguita ad assaltare le mie labbra martoriandole di baci e morsi.
«Ferma, un attimo. Hai bevuto?»
«No»
«Allora vieni con me»
La trascino per il cortile, ma non riusciamo nemmeno arrivare in cucina, che dobbiamo sostare ogni cinque secondi per riallacciare le nostre bocche e trovare la sintonia tra i nostri respiri affannati.
Finalmente giungiamo in stanza, dove la prima cosa che faccio è spintonarla sul letto.
«Rifallo un altra volta e ti prendo a schiaffi» sorride lei cascando di schiena sul materasso.
Fa per tirarsi su dai gomiti ma io la presso di nuovo verso il basso.
«Ho una domanda.» dico a quel punto, rimanendo in piedi.
Lei indietreggia sul letto, si guarda in giro. Ha i capelli spettinati e la bocca rossa come il sangue.
«Cosa?» chiede in attesa della mia domanda.
Lo so, non è giusto chiederle cos'ha fatto con Will o cos'ha fatto nella sua vita in generale. Io ho fatto di tutto.
«Quindi ehm...» Inizio a massaggiarmi il retro del collo con fare nervoso.
Lei si siede a gambe incrociate poi mi scruta attentamente.
«Ho io una domanda.» cinguetta tutta fiera.
Ma che cazzo, ho temporeggiato troppo, lo sapevo. Ora di sicuro ricomincia con il terzo grado.
«Austin lo consideri davvero un patrigno?»
«June dobbiamo seriamente parlare di questo, ora?»
Ora che ho i pantaloni che mi scoppiano?
«Ne abbiamo bisogno.» sussurra lei.
Io mi chino verso il letto, sporgendomi verso di lei.
«Veramente io ho bisogno di...»
Lei si protrae in avanti per mettermi una mano sulla bocca.
«Shhh. Non fare il cretino. Tu non fai che aiutarmi, James. Come questa mattina. Lo fai con tutti e nemmeno te ne accorgi. Lascia che sia il contrario per una volta.»
Sbuffo e mi abbandono sul letto, sedendomi vicino a lei. Mi chiedo perché abbia questa strana ossessione nel voler conoscere il mio passato. Non c'è nulla di divertente in quello che potrei raccontarle.
«Sono passato da stare con una che si dimenticava di prepararmi la cena, a... uno che mi riempiva di regali, giocattoli. Crescendo questi si sono trasformati in macchine, droga, qualsiasi cosa volessi.»
«Possibile che mai nessuno dei vostri conoscenti si sia mai preoccupato che tu da bambino venissi trascurato, che non mangiassi nemmeno?»
«I vicini hanno chiamato gli assistenti sociali diverse volte. La prima volta che sono venuti a casa, volevano togliere la custodia a mia madre. Non c'erano giocattoli e io ero pelle ed ossa. Quello non era un ambiente adatto ad un bambino, hanno detto così»
Lei resta ferma con lo sguardo contratto, a soppesare le mie parole.
«June, è deprimente. Perché vuoi sentirti dire queste cose ora?»
«Voglio solo conoscerti meglio. Che cos'è successo durante la festa che voleva organizzare Hood? Ci sei andato alla fine?»
Ci fissiamo per un breve istante, istante in cui capisco che potrei dirle tutto, solo non ora.
«Quel tipo di cui mi hai parlato, perché è venuto alla cena a casa di Ari?»
Si è tenuta tutto a mente, fantastico
«L'avevano fatta per raccogliere dei fondi destinati alla scuola. Hood ha portato questo loro amico molto ricco.»
«Cosa c'entrava con voi? Aveva figli nella scuola?»
«Era proprietario della biblioteca della scuola. Nonché vice sindaco. L'avevano chiamato solo per quel motivo, ma... lì ci siamo conosciuti.»
Lei corruga la fronte.
«Hai presente quelle persone così ricche, che possono avere qualsiasi cosa? Ecco, lui voleva qualcosa che non poteva avere.»
«Cosa?»
Abbasso lo sguardo sui pantaloncini sportivi che mi fasciano le gambe e lei capisce immediatamente.
«Te»
«Prima che salti a conclusioni affrettate...Non è successo niente che io non volessi, June.» specifico, davanti al suo sguardo contrariato.
«Avevi quindici anni, James. Non diciotto.»
«Lo so, ma...»
«Non è successo niente, vero?»
« Non...» La mia gola si fa secca all'improvviso. « No, June»
Compio una piccola pausa, per lasciare che i ricordi peggiori fluiscano via da soli. Lei rispetta il mio silenzio, restiamo fermi, ma improvvisamente la sua mano scivola lenta sopra alla mia.
«È solo che...Non lo so, mi sono sentito alle strette. Se Hood mi avesse denunciato e fossi finito in riformatorio, che ne sarebbe stato di Jasper? E mia madre?»
«Hood ti ha ricattato?»
Annuisco.
«In più occasioni. Sapeva come fare presa su di me. Sul fatto che io volessi l'affetto di una famiglia unita e lui, diceva che poteva darmela.»
«Hai accettato i suoi ricatti?»
A quel punto il groppo alla gola e così serrato che m'impedisce di parlare.
Annaspo, due respiri rapidi si susseguono e lei si volta di scatto. Se ne accorge.
«June sono la cosa peggiore che ti potesse capitare» esalo senza fiato.
«Finora hai dimostrato di essere la cosa migliore mi sia mai capitata»
Lo ammette con una naturalezza inaspettata.
L'ha detto per tranquillizzarmi?
Può darsi, ma ora me lo faccio bastare.
Abbandono la testa sul suo petto, lei mi accarezza i capelli dolcemente e il silenzio più totale s'impossessa della mia mente.
«Alla fine non è stata poi così male l'idea di Will, almeno possiamo stare da soli, in camera»
«E a essere così maliziosa, chi te lo insegna? I libri che leggi?
«Cretino, non dicevo per quello. Per parlare»
«Non voglio più parlare.» sentenzio io.
Ruoto il capo lasciando scontrare le mie labbra con la sua scollatura del bikini. La sua pelle è rovente sotto ai miei baci.
«Allora baciami» la sento mormorare.
«Così?» domando mantenendo lo sguardo saldo nel suo, mentre le lascio dei piccoli baci che le causano brividi su tutta la pelle.
Con la mano le accarezzo il collo, ma quando arrivo al cordino del costume, lei diventa di ghiaccio.
«Sono pronta, l'hai detto anche tu»
La sua bocca dice una cosa, ma con gli occhi sembra frenata.
«Con calma June.»
«Non vuoi?»
«Non voglio metterti pressione, vorrei solo che fossi completamente a tuo agio con me, non voglio che tu abbia ripensamenti o cazzate del genere»
«Dimmi un'altra cosa»
Roteo gli occhi a lato.
«Sei stato con altre o altri?»
«Intendi...?»
«In questi giorni»
«No»
Da trentadue fottutissimi giorni
«Lo dici solo perché sennò non starei qui» si lamenta con un piccolo broncio che le contorna le labbra e la fa sembrare più sexy.
«Lo dico perché è la verità. Non ti fidi di me, vero?»
«Ho motivo per farlo?» mi rimbecca con la sua aria furbetta.
«L'hai detto tu, non stiamo insieme»
«Ho detto la verità, James»
«Bene»
«Bene» mi fa il verso.
«Non ci provare nemmeno a prendermi per il culo, Biancaneve»
L'afferro dalla coscia, mentre scoppiamo a ridere.
«Sei proprio stronzo»
«E tu fottutamente bella»
Rotolo sul letto, invertendo le posizioni per trascinarla sopra di me.
«Sai June...»
«In questo modo sarebbe perfetto...»
«Cosa?»
«Io dentro di te.»
Lei sgrana gli occhi azzurri, non si è ancora abituata alla mia sfacciataggine e io adoro vederla mettere su queste espressioni buffe.
«Riesci a pensare ad altro, James?»
No, cazzo
Con un movimento veloce, l'agguanto dai fianchi e la scaravento via, facendola ricascare sul letto.
«Devo farmi una doccia fredda.»
«Auguri. Divertiti.»
«Anzi, sai che ti dico? Tu vieni con me»
Lei inizia a ridacchiare e a provare a fare resistenza, mentre io la trascino in bagno senza smettere di ridere.
«Che fai?» bisbiglia divertita quando chiudo a chiave la porta del bagno in camera.
«Mi assicuro che nessuno entri»
Pianto mani contro la porta alle sue spalle con tanto vigore che lei sobbalza spaventata, o forse eccitata.
«E nessuno ci interrompa come al solito...»
Con occhi famelici assorbo il suo piccolo corpo pieno di curve. Mi fa impazzire.
Questa cosa di andarci piano di sicuro mi sta facendo smaniare per averla ancora di più.
«E poi?»
I suoi occhi limpidi vengono ravvivati da una scintilla di curiosità.
Spinge fianchi in avanti lasciandomi una chiara intenzione di ciò che vuole da me.
E io non me lo faccio dire due volte.
«E poi...»
Le slaccio il bottone dei pantaloncini e li faccio strisciare verso il basso, godendomi il viaggio che le mie mani compiono avide lungo le sue gambe, fino ad arrivare al pavimento.
«James ma che stai...»
La sua pelle è bollente quando la percorro con le dita, le sue cosce si allargano tra loro e io non resisto più.
Raggiungo le mutande del costume, che aggancio con indice e anulare per spostarle dalla sua intimità e lasciarla esposta.
«James...»
Senza aspettare che mi dia il permesso, ammorbidisco il tocco dei polpastrelli per farli roteare in circolo sul suo clitoride liscio e rigonfio.
«Dimmi»
Siamo ancora occhi negli occhi, quando lei mi punzecchia. «Ti stai divertendo?»
«Oh non sai quanto, tesoro. Vuoi sentire?»
Le sue guance si colorano di un rosso acceso perché capisce di cosa sto parlando.
«E a giudicare da quanta fatica fai a trattenere i gemiti, anche tu te la passi bene» le sussurro prima di tendere le dita ed immergerle lentamente dentro di lei.
La sento spostare il suo baricentro, come a voler trovare la posizione più comoda, come a volersi abituare alla sensazione di pienezza improvvisa.
Comincio a baciarle dapprima la spalla, poi il collo, provo a distrarmi dalla sensazione piacevole del calore avvolgente che mi risucchia le dita. È stretta.
Lei intanto seguita a muovere i fianchi in circolo, come se volesse essere presa qui. In piedi. Contro la porta.
Potrei sorreggermi con una mano contro la parete, un braccio intorno a lei, mentre la riempio di me stesso e di spinte violente.
Ma appena chiudo gli occhi, il suo viso rigato dalle lacrime mi torna subito alla mente.
Non si fida ancora di me, non mi sembra il momento.
Premo il mio corpo contro di lei poi ne studio la reazione sul volto. Se inizialmente sbatte le palpebre nervosamente perché sente quanto io sia eccitato, dopo poco prende a farci l'abitudine, anzi, sembra gradire la giusta frizione che applico contro la sua intimità parzialmente scoperta.
Devo aver trovato il ritmo giusto e soprattutto, devo aver sfiorato un punto particolarmente sensibile, perché lei si lascia andare a qualche gemito sensuale. Arcua la schiena, mettendo in mostra il suo seno perfetto, racchiuso a stento nei triangolini bianchi del costume.
Ne ho viste di ragazze. Ma qui siamo ad un livello per il cui il mio cazzo potrebbe venire senza nemmeno essere sfiorato.
Il suo corpo sembra fatto apposta per me, per le mie mani, che sono grandi sì, ma trovano comunque soddisfazione nel toccarla con bramosia. Le sue curve non si perdono sotto al mio tocco, ma restano sode e rigogliose.
«James, piano.»
Rallento ritmo con la mano, tanto da riuscire ad usare il pollice per massaggiare il suo clitoride. E quella sembra essere la mossa giusta perché lei si morde labbro, poi finalmente si contrae così tanto da serrarmi le dita con le sue pareti strette ed avvolgenti. Si aggrappa con entrambe le braccia al mio collo e viene ad occhi chiusi, con le labbra impigliate alle mie.
La guardo sospirare, come se fosse appena giunta al termine di una lunga corsa, poi riapre gli occhi e sorride timidamente. So che pensa di aver finito, quando io invece ho appena cominciato.
«E dimmi, White. Con queste...»
Le mostro le due dita che l'hanno appena scopata fino all'orgasmo, poi le accompagno alla mia bocca e le risucchio tra le labbra, assaporandole. Ne raccolgo la dolcezza con la lingua, mentre lei mi fissa ancora sconvolta.
«Sei più brava tu o io?»
«Di sicuro tu sei quello più stronzo.» ribatte con la sua solita fierezza.
Riprende a mordersi il labbro in modo adorabile e i miei pensieri tornano a farsi proibiti.
«Non ho pensato ad altro...»
Le mie dita affondano nella sua fessura calda, questa volta umida e pronta per me.
«Che a quella notte...»
Stretta e invitante.
«....In cui hai pensato a me.»
Abbandono il viso contro di lei, immergendo il naso nei suoi capelli sciolti. Lei intrappola il mio lobo tra i denti e tira appena, facendomi male.
Con una mano imprigionata tra le sue cosce, uso l'altra per accarezzarle il seno, lo serro con foga tra le dita, godendo della sua forma turgida, piena e rotonda, poi provo a far slittare il triangolino a lato, ma lei se lo rimette a posto.
«Fa' il bravo, James» sussurra mentre siamo ancora in piedi contro la porta.
«Chiedimi tutto, ma non questo June. Ti prego.» ansimo strisciando le labbra sulla sua guancia bollente.
«Supplica meglio»
Lo dice a testa alta, lasciandomi senza fiato.
«Cazzo, tu mi farai impazzire»
La mia bocca famelica è già sul suo petto. Le ho spostato il bikini, quanto basta per aver accesso alla sua pelle liscia.
«Ti prego...»
Emetto un mugolio raschiato che viene soffocato dapprima dalla morbidezza del suo seno, poi dalla durezza del suo capezzolo invitante. Lo succhio, lo mordo, lo stuzzico e ci gioco con la lingua fino a renderlo teso e sensibile.
«Non è elegante quello che stai facendo» mi prende in giro lei.
Con una passata circolare di lingua le contorno l'aureola.
«Farei qualsiasi cosa per te e no, June. Niente di elegante.»
Lei a quel punto pulsa intorno alle mie dita insistenti, raggiungendo nuovamente l'orgasmo.
Resta senza respiro per qualche istante, forse stupita dalla mia tenacia nel volerla soddisfare, ma io non sono ancora pronto a smetterla.
June non aspetta nemmeno che il suo battito si regolarizzi, è ancora in costume quando s'infila nel box doccia. La seguo e sì, siamo entrambi vestiti, ma per ora questo è l'ultimo dei miei problemi.
«Non penso di riuscire a controllarmi ancora per tanto.» sussurro quando, dopo averla girata faccia alla parete, spingo la mia erezione tra le sue natiche.
«E invece lo farai.»
«Ti voglio, cazzo»
Ti voglio dalla prima volta che ti ho vista
Modello la mia erezione sul suo sedere, fino ad incastonare la mia lunghezza spessa e lunga tra le curve sode.
Con le mani le allargo il bikini sui lati, questa volta con più decisione, liberando i suoi seni dal tessuto.
Lei geme, forse perché il muro è gelido e io mi sto spingendo contro il suo corpo con violenza.
«Io...»
Le parole le muoiono in gola, sembra stordita, inebriata dal nostro gioco.
«Levati tutto»
Le accarezzo la curva tonda che compie il suo fondoschiena, mentre lei si fa più testarda.
«No»
«Voglio sentirti nuda contro di me» ansimo nel suo orecchio.
«Solo se tu non mi guardi.»
E prima che io possa dire altro, si slaccia la parte sopra del costume. Lei è ancora di schiena quando lo lancia a terra, restando con le mutande.
«Okay.» mormoro con un pizzico di agitazione.
«Girati.» le ordino.
Lei si prende un po' di tempo, così io mi sfilo la t-shirt e i pantaloncini, tengo solo i boxer.
Non ho ancora il permesso di guardarla, ho quello di toccarla però. Così faccio.
L'afferro dai fianchi e dopo averla indotta a girarsi, l'attraggo me.
I suoi capezzoli turgidi svettano duri contro il mio torace nudo, dandomi i brividi.
«Chiudi gli occhi, James.»
Serro le palpebre nel momento esatto in cui le sue labbra raccolgono le mie, in un bacio lento e cadenzato. E più la mia lingua si muove fiacca ed in sincronia con la sua, più il respiro comincia a venir meno ad entrambi.
Con le mani scivolo sotto al laccetto laterale delle mutande del costume, scavo la sua pelle morbida con le dita e mi stacco dal suo bacio senza mai aprire gli occhi.
Mi abbasso su di lei, la mia lingua slitta come velluto sul suo capezzolo, prendo un ampio respiro perché so già che mi mancherà il fiato a breve, dato che ho tutta l'intenzione di seppellirmi con la faccia tra i suoi seni rigonfi.
Lei intanto mi accarezza i capelli, come se io fossi qualcosa di prezioso o di delicato.
«June...»
Soffocami, cazzo.
Le mie labbra finalmente trovano pace sulla sua pelle, dove ci resto, ma non sono ancora appagato. Sollevo il viso e una volta raggiunto il suo orecchio, lecco avidamente la porzione di collo sottostante.
«Voglio sentirti in bocca.» sussurro roco.
«Ora?» chiede imbarazzata.
Sì proprio ora che è più dolce, dopo l'orgasmo.
Mi trattiene con le mani, le pianta sul mio viso e mi bacia. Avverto la nota di pesca che si mescola con l'odore della crema solare.
«L'adoro, cazzo» mugugno cercando ancora la sua intimità con le dita.
La forma.
Stringo le sue labbra lisce e gonfie tra indice e medio, facendola gemere più forte.
La consistenza. Lascio che il pollice strofini il suo clitoride, provocandola quanto basta da farla bagnare ancora.
«Lasciami guardare.» la imploro ad occhi chiusi.
«No» bisbiglia con riluttanza.
«Vuoi sentirmi supplicare per davvero, June?»
«Sarebbe divertente»
«Cazzo, quando ti odio...» ringhio a denti stretti.
«Non sembra. Mi pare avessi detto che morivi dalla voglia di inginocchiarti, no?»
«Non ho mai...Che stronza.»
Mi lascio guidare dall'istinto e mi chino tra le sue cosce, divaricandole appena, queste si schiudono morbide, sotto alle mie mani bramose.
Aggancio il pezzo sotto del costume per strapparglielo via in modo rude, lei però mi blocca subito.
«James, senti...»
È impaurita, ma non ne ha motivo.
«Lasciami fare»
Faccio scorrere le sue mutande fino alle caviglie, mentre con la bocca non mi perdo nemmeno un centimetro della sua pelle profumata, segno le sue cosce di baci avidi, le lecco affamato, finché non giungo al suo centro pulsante.
«Chiudi gli occhi però.»
Così faccio, ma il fiato mi si rompe poco dopo.
«Oh cazzo»
Mi lascio sfuggire un'imprecazione quando con la punta delle labbra ritrovo la sua intimità più liscia e gonfia del solito.
La risucchio, v'immergo la lingua ed è setosa e soffice come non mai.
«Se questo è il premio per ogni volta che m'inginocchio, lo faccio tutte le volte che lo desideri»
Inizio a torturare con la lingua il punto esatto in cui vorrei spingermi dentro di lei e più la stimolo, più lei s'inumidisce di piacere.
Se penso che ieri è venuta da me a darmi la sua verginità su un piatto d'argento...
Mi chiedo che cazzo di problemi io abbia nel voler esser unico per lei. Se Brian le si avvicina ancora una volta ...
«Avevo detto che ti sarebbe piaciuto scopare con me»
«Cosa?»
Lei sembra cascare dalle nuvole, è troppo presa a godersi le mie attenzioni.
«Ma tu non vedi l'ora cazzo» ringhio prima di assestarle una slittata di lingua, così dura da far tremare le sue carni cedevoli.
«Ti sembra di essere nella posizione per parlare?»
Mi redarguisce con tono serio, poi mi afferra dei capelli e spinge la mia testa tra le sue cosce, zittendomi in modo deciso.
Con entrambi i pollici apro la sua fessura ormai tenera di umori, per andare più in profondità con la bocca. E solo allora mi accorgo di aver trovato il punto esatto con la lingua, perché lei comincia ad ansimare e a impigliare le dita nei miei capelli, che strattona con forza. Con l'altra mano invece, mi tiene stretto dalla spalla, dove vi affonda le unghie.
Serro le palpebre per lasciare che il sangue faccia il suo corso all'interno del mio corpo e non vada a pulsare tutto dentro alle vene che mi gonfiano il cazzo a dismisura.
Bacio ancora e ancora il suo clitoride in quel punto che più le piace.
Perché le piace, ho già memorizzato perfettamente come farla godere.
E lo farò.
Ho ancora gli occhi serrati, ma lo avverto: lei sta respirando a fatica e quando riapro le palpebre e punto lo sguardo verso l'alto, vedo la sua bocca schiudersi per lasciare trapelare un respiro sempre più ansante e desideroso.
Mi lascio sfuggire un gemito sofferto quando conficca nuovamente le unghie nelle mie spalle, le sento trafiggermi la pelle. Lei mi sta guidando, usando la mia bocca come più le piace e io sto per venirmi addosso come un idiota.
«James...»
Ruoto lingua in un movimento vorticante, sempre più a fondo, dentro di lei.
«James...»
E lei viene di nuovo.
Potrei fermarmi, invece con la lingua mi dedico al suo clitoride, mentre con le dita riempio la sua fessura, così bagnata da creare un piccolo rumore sconcio nella stanza.
Il silenzio regna indisturbato nella doccia, interrotto solo dai suoi gemiti impercettibili e dai miei "O cazzo sì".
Ho il cervello annebbiato dalla sua bellezza, inebriato dai suoi respiri accelerati. Sono in una posizione in cui non riesco a guardarla bene nemmeno se apro gli occhi, perciò decido di rubarle un'occhiata proibita. Lei tiene le palpebre socchiuse, la sua immagine così idilliaca avviluppa e manovra ogni mio gesto. Le sue mani restano arpionate nelle mie spalle, finché non la sento contrarsi ancora, la vedo spingere la testa all'indietro, lasciandosi andare completamente.
Ancora.
Sogghigno leccandomi il labbro inferiore, poi mi tiro su in piedi.
«Ti ho fatta venire tre volte. Adesso voglio guardarti.» asserisco con gli occhi aperti e ben piantati nei suoi.
Sotto alle ciglia folte, le sue iridi hanno lo stesso colore del cielo d'estate e sono così belle che, se mi dicesse che la stessa vergogna che ha per il suo corpo, ce l'ha anche per i suoi occhi e non vorrebbe che li guardassi, io potrei morirne.
«No» replica tenace.
«June dovrai bendarmi, perché io...»
«Shhh»
Lei mi posiziona una mano davanti alla bocca, spingendomi contro la parete opposta. Non so perché siamo qui dentro al box doccia, se nemmeno ci stiamo lavando.
Forse perché ci stiamo nascondendo da tutto e tutti.
«Resta con gli occhi chiusi.» sussurra lei cominciando a baciarmi il collo lentamente.
Mi porto una mano sui boxer, dove tutta la mia eccitazione sta insistendo contro il cotone da più di un'ora.
«Sta fermo» dice lei, spostandomi la mano.
Mi trascino i palmi tra i capelli, per districare le mie ciocche scompigliate.
«June...»
E quando comincia a baciare il mio collo con lussuria, io non riesco più a trattenermi. Glielo dico.
«Più forte.»
Lei si aggrappa con le dita sul mio petto.
«Ma ti lascio i segni se...»
«Fammi un succhiotto come si deve»
Ansimo di piacere, forse un po' troppo, quando avverto le sue labbra a ventosa sulla pelle, ma a lei non sembra dare fastidio. Inclino la testa da un lato e per poco non mi sfugge anche un lamento, per via di quanta violenza sta usando per torturare il mio collo.
«Possessiva...»
Lei mi fulmina lanciandomi addosso uno sguardo felino e sottile.
«Ma non devi essere gelosa.» biascico a fatica. «Perché...»
Il mio petto si muove ritmico e impazzito, mentre mi tasto la pelle arrossata e ancora formicolante dei suoi baci.
«Adesso sono tutto tuo.»
June è costretta a spostarsi di lato perché la mia erezione è così grande da spingere con prepotenza contro di lei, nonostante sia io quello spalle al muro.
«Non ti posso ancora guardare?» domando con gli occhi fissi nei suoi.
Mi rivolge un cenno di negazione col capo, sembra una bambina dispettosa. E mi sta facendo impazzire.
Chiudo gli occhi seguendo le sue regole del gioco, ma da quel poco che mi conosce, dovrebbe aver capito che a me le regole piace solo infrangerle.
«Non ti sto guardando e tu non mi stai nemmeno toccando. Allora perché tutto questo è così fottutamente eccitante?» mi ritrovo a costatare, mentre le mie dita cercano nuovamente la sua apertura umida ed invitante.
«Perché sei abituato ad avere tutto e subito.» dice lei mordendomi il labbro inferiore con bramosia.
«E a schioccare le dita per avere tutti i ragazzi e le ragazze che vuoi»
«Dio sei così...»
«Non guardarmi»
Poggio una mano sulla parete alle sue spalle, provo a sorreggermi in qualche modo, perché mi sento precipitare.
«June, io non... non ce la faccio più» confesso abbandonandomi con la fronte sulla sua clavicola.
Lei però si contrae ancora. Credo sia venuta di nuovo, ma non ne sono sicuro.
«Fammi guardare, ti prego»
«Puoi aprire gli occhi»
Mi si spezza il respiro in gola quando la sento pronunciare quelle parole.
Lei ha le palpebre socchiuse, i capelli spettinati, le guance scarlatte.
Sono così assetato della sua immagine proibita, che decido di darle le spalle e azionare l'acqua della doccia, come per rimandare quel momento prezioso ancora un po'.
Quando torno su di lei, resto a fissare le goccioline d' acqua fredda che contornano i suoi capezzoli turgidi.
«James, però l'acqua mettila calda.» si lamenta. «E dimmi qualcosa.»
«Sarà la doccia più difficile di sempre» ansimo con il respiro pesante.
Lei mi sta fissando il collo.
«Che c'è?»
«Ti ho lasciato i segni» bisbiglia sfiorandomi il lato destro della gola.
Io non riesco a trattenermi e mi abbandono ad un gemito ogni volta che lei mi puntella con i polpastrelli la pelle arrossata.
«Sei sensibile.» sottolinea poi, quasi stupita delle mie reazioni incontrollate.
«Di solito sono strafatto di qualsiasi cosa, non sento un cazzo»
E in quel momento lascio scorrere i miei occhi lungo tutto il suo corpo, nudo davanti a me.
«Oh cazzo» sospiro affannato.
Lei abbassa gli occhi, lo vedo da come tiene le braccia rigide, vorrebbe coprirsi.
Sto impazzendo, non ho mai visto niente di così bello ed eccitante
«È meglio se mi lavo e vado...» dice ad un tratto.
Io però la blocco contro la parete fredda.
«Tu non vai da nessuna parte. È stata una tortura non poter guardare quanto cazzo sei bella»
«Non è vero, smettila. Perché dici cazzate?»
Il mio sopracciglio s'innalza istintivamente.
«Cazzate? Sei perfetta»
«Non è vero»
«Abbiamo tutti qualcosa che non amiamo di noi stessi»
«A parte te, forse» mi riprende lei.
«Non sono perfetto, June»
«Certo come no. Se vedi te stesso imperfetto, allora gli altri comuni mortali come li vedi?»
La sua frase è amara, forse dettata da qualche insicurezza che io non riesco decifrare. Come lei fatica a capire le mie.
«Ma che c'entra? È diverso»
«Cosa non ti piace di te?» domanda a quel punto.
Io la fisso spaesato, ma la mia testa ha già la risposta pronta.
Anche un filo di pelle in più mi sembra di troppo. O forse sono io a sentirmi di troppo
«La mia voce.»
June per poco non mi ride in faccia.
«La tua voce è bellissima, James. È maschile, rauca, attraente.»
«No, intendo... In questi momenti, diventa... debole.» sussurro quasi infastidito per la mia stessa confessione.
«No, invece è molto dolce, seducente»
«Ma sentila... Quindi sono dolce per te?» la prendo in giro, con l'intento di spazzare via l'atmosfera troppo cupa.
«Sei un cretino.» scoppia a ridere lei.
E per un attimo sembra dimenticarsi persino di essere completamente svestita. E la cosa mi causa un piccolo sorriso al lato della bocca.
«Che ne dici se ora ci laviamo sul serio?»
JUNE
Forse le ragazze non mi sono mai piaciute così tanto.
Questo pensiero mi balena in testa proprio quando James si priva dei boxer.
«Dobbiamo lavarci, no?» si giustifica vedendomi andare nel panico.
«Puoi anche ammirarlo se vuoi. Hai mai visto qualcosa di meglio?»
«Tiratela di meno.»
Senza fiatare, mette su un sorrisetto compiaciuto, poi afferra dal ripiano in vetro la confezione di bagnoschiuma maschile.
«Fai come se io non ci fossi» gli dico ad un a tratto.
James mi lancia addosso i suoi occhi assottigliati.
«Oh no, Biancaneve. Se tu non fossi nella doccia con me...»
Un ghigno allieta la sua bocca ricurva. Si appoggia con le spalle alla parete e il suo braccio straboccante di vene prende la direzione dell'inguine.
«La mia mano sarebbe qui proprio qui»
Per un secondo abbandono la visione delle sue spalle larghe e solide, lasciando che il mio sguardo vaghi verso il basso, sulla mano che stringe con forza l'erezione nella quale si articolano delle vene gonfie che lo rendono ancora più grosso.
«Ma vedi, June...»
Resto senza fiato nell'osservare quello spettacolo pericoloso.
«Tu sei qui, perciò... niente.»
Distoglie la mano, ma la sua forma lunga e spessa resta nello stesso esatto punto, dritta davanti al suo basso ventre.
Forse ha ragione lui, la doccia è meglio farla gelida. Mi appresto a raccogliere lo shampoo e ad insaponarmi i capelli con un po' di premura e, tentando di eludere il suo sguardo, glielo passo quando me lo chiede.
A quel punto lo vedo chiudere gli occhi, si dedica a massaggiare la sua capigliatura, mentre la sua asta resta turgida e puntata verso l'alto.
«Dio, Cristo. Smettila di guardarlo però.»
«Scusa.»
James sorride. E ha un buon profumo. Dolce e maschile. Lo aveva ancor prima di entrare in doccia, è proprio la sua pelle ad emanarlo.
Si morde il labbro quando comincia ad insaponare anche il suo membro, mentre i suoi occhi restano piantati nei miei come due pistole cariche.
Per poco non mi sento svenire quando si avvicina lento al mio orecchio.
«Ti ho sentita stretta intorno a due dita. Immagina qui sopra.»
Sollevo lo sguardo nel suo e James mi risponde con un ghigno compiaciuto.
«Ci stai pensando»
«No»
Ma lui non conosce freni, perché dopo essersi risciacquato il sapone di dosso, mi cinge la vita con il braccio e mi bacia con passione.
«Continua a pensarci»
Sento le gambe fiacche. Se James continua così, non penso di arrivare viva fino a domani. Di questo passo potrei sentirmi male sul serio. Non esagerava quando parlava di cinque orgasmi di fila, peccato che ora io sia sfiancata. Il mio corpo non regge oltre, ho bisogno di sdraiarmi.
«Come fai a resistere così tanto?» domando nel percepire la sua eccitazione tendersi ancora di più durante il nostro bacio.
«Preferisco tu sia pronta»
I miei occhi ricascano sulla sua lunghezza marmorea.
«Ora tocca a te»
«Mi sono gia lavato»
«Non in quel senso» bisbiglio causando un incendio nel suo sguardo.
Afferro la sua mano e la porto verso di lui. James a quel punto sorride.
«Sicura?»
Annuisco, quindi lui impugna l'erezione massiccia e con la mano avvolta tutta intorno, vi applica un movimento continuo.
Tra un bacio e l'altro avverto il suo braccio muoversi ritmicamente.
Sembra eccitato, questo è ciò che comunica il suo corpo, ma i suoi occhi cercano i miei. In continuazione. Uno sbuffo sommesso e provocante abbandona le sue labbra carnose, quando, forse per necessità, James si ritrova ad aumentare ritmo.
«June»
I nostri sguardi si fondono a lungo.
«Devo chiederti una cosa»
«Cosa»
«Sputaci sopra.»
Sbarro le palpebre.
«Fallo»
Deglutisco imbarazzata e faccio segno di no con il capo.
Resto immobile quando con il pollice raccoglie l'interezza del mio labbro inferiore, lo massaggia invitandomi a schiudere la labbra per accogliere il suo dito. Con una lieve pressione me lo spinge in bocca, andando incontrare la mia lingua. Resta a fissarmi con sguardo febbrile, mentre muove avanti e indietro il pollice fino a quando, bagnato di saliva, lo estrae dalla mia bocca e lo lascia scorrere sulla sua punta lucida. Io sto ferma come una statua incapace di muoversi e di questo se ne accorge anche James.
«June, se non ti va...»
Allora soffoco qualsiasi imbarazzo con un bacio. Bacio al quale lui risponde volentieri.
Oddio cosa devo fare?
«Stai bene? » domando quando il suo respiro si fa più affannoso.
Pensavo dicesse sì, invece mi osserva serio.
«Potresti...»
«Dimmi James.»
«...Abbracciarmi»
A quel punto chiudo le palpebre.
La pressione che avverto nel petto diviene quasi insostenibile, mi sciolgo davanti al suo tono di voce, così caldo ed inerme. Vulnerabile.
Mi ergo su in punta di piedi, gli lascio un bacio a stampo mentre avvolgo lentamente il suo corpo con le mie braccia. Certo, James è enorme, non è facile abbracciarlo, ma provo comunque a circondare la sua schiena più che posso.
Sento i suoi respiri accavallarsi in un turbinio di sbuffi, mentre trema tra le mie braccia.
La sua lingua scivola languida dentro e fuori dalla mia bocca, in modo così eccitante da farmi fremere le gambe.
È così terribilmente bravo a baciare.
Lo stringo più forte a me e una calda voragine di dolcezza comincia a farmi vibrare lo stomaco. Le sensazioni si amplificano maggiormente quando James prende a cercare l'incavo del mio collo con la fronte. Si abbandona con la testa su di me, lasciandomi senza parole.
Il nostro momento è così dolce che stona con tutto ciò che ho sempre immaginato sul sesso. Ora però sembra tutto così giusto.
«Ti prego...»
Sento le sue barriere crollare.
Non so cosa mi stia chiedendo, ma la mia mano affonda nei suoi capelli morbidi, come a dargli una carezza affettuosa, mentre l'altra arriva alla sua asta massiccia.
Il mio tocco sembra renderlo ancora più sensibile, il suo addome comincia a contrarsi, segnandosi di muscoli turgidi sotto alla pelle fina. James solleva il capo per guardarmi negli occhi, mentre la mia mano riprende da dove lui aveva terminato, approfondendone il movimento.
Tasto la morbidezza delle sue labbra con la punta delle mie, ma sotto alle dita la durezza della sua eccitazione è tale da lasciarmi sconvolta.
James sembra gradire le mie attenzioni, chiude gli occhi e torna ad appoggiare la testa pesante sulla mia spalla, affonda il naso nel mio collo, come a voler trovare un appiglio. Non riesce a più a sorreggersi e la sensazione lo tormenta di gemiti e ansiti, fino ad esplodere nel suo corpo.
«Cazzo, June.» mormora subito dopo, tastando prima la mia, poi la sua pancia, macchiate entrambe del suo orgasmo.
Ci sfioriamo delicati.
Con il naso, con gli occhi e con le labbra. Restiamo immobili.
Ci siamo toccati con il corpo, ma ho come l'impressione di aver appena visto la parte più pura della sua anima.
Credo di essere in paradiso.
E non solo perché James mi ha appena prestato una sua felpa di sua spontanea volontà, ma perché la sua voce graffiata che seguita a parlare, mi ricorda che ciò che sto vivendo è tutto reale.
Un metro ottantasette di perfezione. Nel mio letto. Anzi, nel suo, ma dettagli.
Finalmente mi sdraio anch'io.
«Sei ancora arrabbiata con me?» mi domanda cercando un accendino nel letto di Marvin.
«No James» sorrido in estasi.
Mi sento ubriaca di lui.
«Ora ogni volta che ti guardo in viso...»
«...Hai un orgasmo?» mi prende in giro come al suo solito.
Scoppio a ridere.
«Ma no cretino, mi ricordo di come sono stata bene.»
Lui mi fissa serio.
«Sono stata davvero bene, James.»
«Era quello il mio intento.»
James si curva su di me e le sue labbra, come due calamite, vengono risucchiate dalle mie in un lungo bacio.
«Posso farti una domanda?»
«Fammela mentre mi giro una sigaretta»
Lo sento dire mentre si lancia ad afferrare il cellulare che s'illumina sul comodino.
«È Jasper.» aggiunge prima di rispondere.
«Prima di tutto.... Come sta B.F.?»
È la prima cosa che James chiede a suo fratello.
«Sarebbe?» gli domando io con il labiale.
«Il cane, cretina.»
Li lascio alla loro telefonata ma non so come facciano a comunicare, dato che parla solo James, mentre Jasper ascolta senza fiatare. Eppure sembrano avere un modo tutto loro per interagire.
«Perché mi chiami se poi mi fai l'interrogatorio?» sento James prendere in giro il fratello.
«Anzi sai che ti dico? Ti passo una persona esperta nel rompere le palle»
James sporge il telefono col viva voce nella mia direzione e poi accade l'impensabile.
«Jas»
«June»
Io e James ci fissiamo a bocca aperta.
Jasper ha appena pronunciato il mio nome?
Poi non dice altro, ma James è abile nel non fargli notare la cosa, forse per non metterlo a disagio. Così concludiamo la chiamata, entrambi con sguardo sbigottito.
Io sono già pronta a cadere nelle braccia di morfeo, quando mi accorgo che James, sta con la testa sul mio stesso cuscino e mi sta osservando.
«Che vuoi?»
«Non lo so...»
«Cosa c'è James?»
«Io e te non abbiamo ancora fatto sesso, però mi hai accompagnato da mia madre e non sei scappata. Aiuti mio fratello con i compiti, preparate insieme i dolci... E poco fa lui ha detto il tuo nome»
Sollevo le spalle, come a minimizzare il tutto, come a nascondere quanto tutto ciò mi faccia sentire bene.
«E quindi?»
Resto a rimirare il blu dei suoi occhi, che sembra più vivo in questo istante.
«Beh....»
Alcuni rumori provenienti dal giardino ci distraggono dai nostri discorsi.
«Cos'è questo cazzo di casino?» lo sento borbottare contrariato.
Sono senza forze, ma decido di andare alla finestra a curiosare.
Dei fari illuminano il viale davanti al bed and breakfast. Noto un gruppetto di persone che si accalca nei pressi del cancello.
Ed è lì che la vedo.
Amelia.
non ho più parole da scrivere, ma spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto
🖤
🦋ci vediamo su insta per commentare insieme il capitolo: stefaniasbooks 🤍
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