41. I'm the hero, I'm the victim, I'm the villain
🦋JUNE POV🦋
La vera beffa?
È che mi sono pure vestita da Olivia Rodrigo.
Ma la cosa che più mi infastidisce?
È il fatto che non dovrebbe fare male, invece lo fa.
E se devo dirla tutta, il modo in cui mi sento è completamente diverso rispetto a quando William mi ha ferita.
In quel caso mi sentivo avvilita sì, presa in giro...ma che Will avesse baciato Ari, mi importava relativamente.
A darmi noia era stata la mancanza di rispetto, non il gesto in sé.
«Che fate? Bisogno di preservativi?»
Tiffany prende in giro James quando gli passiamo davanti.
E lo fa con una tale noncuranza, che per un attimo mi fa desiderare di voler essere menefreghista quanto lei.
Guardo James che sta poggiato con la spalla spalmata contro lo stipite della porta, mentre i suoi occhi vuoti cercano me.
Sì, in questo istante vorrei proprio essere leggera come lei e non sentire questo peso insormontabile spingermi contro il petto.
«Hei Biancaneve»
«Lasciami stare» ribatto senza nemmeno voltarmi.
«Non mi saluti neanche?»
Ho fatto di tutto per evitare le sue iridi blu scure, profonde come due pozze d'acqua in tempesta, ma mi è bastato incrociare i suoi occhi per rendermi conto che fosse fatto all'inverosimile.
Da un lato vorrei sapere cosa l'ha spinto a picchiare Connell in quel modo, ma dall'altro... mi chiedo come faccia a fingere che non sia successo nulla, ora. È questa la normalità per lui?
«Fottiti una buona volta» taglio corto proseguendo con Tiffany verso una porta semichiusa.
«Ma che cazzo ti ho fatto adesso?»
Tiffany dev'essersi accorta che qualcosa non va, perché comincia ad esaminarmi di traverso quando entriamo nella stanzetta di Blaze.
La camera non è molto spaziosa, contro il muro si erge un lettino a castello, una sedia a dondolo e una finestrella rivestita da una tenda a fiori.
«Ma la madre di Blaze che cazzo di problemi ha?» si chiede lei nel notare l'arredo pacchiano, tipico di una baita di montagna.
Ovviamente niente camera da letto, perché quella se l'è accaparrata James. O forse dovrei dire "James e Amelia".
Perché che ci fosse qualcosa sotto, il mio istinto me lo diceva sin dall'inizio. Lei era strana in sua presenza e lui non la calcolava mai, neanche con le solite battutine maliziose che invece rivolgeva a tutte le sue amiche.
Tiffany si toglie la giacca di pelle, poi si arresta nel mezzo della stanza per osservarmi meglio.
«June, che succede?»
«Niente» mormoro spiaccicata con le spalle contro la porta.
«"Niente"del tipo che ti è cambiata la faccia appena siamo passate davanti a James?»
Scrollo le spalle.
«Ma va. Mi ha solo stupito che ci fosse Amelia, insieme a lui.»
James mi aveva raccontato di come lei lo avesse infangato, alla festa di Tiffany, mettendo Brian contro di lui. Perciò riflettendoci, era più che plausibile che i due non si parlassero, eppure questa sera...
«June!»
Qualcuno mi richiama gran voce, facendomi tornare al pianeta terra.
«Se l'hanno fatto o meno che ti cambia?»
Tiffany puntella l'interezza della mia sagoma con i suoi occhi color caffè.
E sì, quando vuole sa essere pure più diretta di me.
Distolgo subito lo sguardo dal suo in segno di chiaro disagio, lei quindi si ridimensiona.
«Voglio dire...forse non lo conosci abbastanza, ma James non dà l'importanza che danno gli altri al sesso».
«Quindi tu credi che...»
La vedo usare lo stesso elastico che mi ha rubato poco fa, dopo avermi sciolto i capelli. Arrotola la sua chioma riccioluta per farcela stare in una crocchia scombinata.
«Comunque no. Parliamo di Amelia, perciò non credo.»
Decido di non proseguire oltre, quella discussione potrebbe portarmi in luoghi indesiderati.
Ci dirigiamo entrambe in bagno per lavarci i denti, poi, con tutta la disinvoltura di questo mondo, Tiffany si sfila i jeans, prima di mettersi sdraiata nel materasso inferiore del letto a castello.
Io guardo intorno spaesata.
E ora?
La sento scoppiare a ridere nella penombra.
«June, puoi dormire vestita!» dice poi, provando ad intuire la causa del mio disagio.
«Non sono abituata...»
La mora aguzza il gomito nel materasso e si mette a sedere. Il suo viso si fa subito serio.
«Che succede June?»
«Non sono abituata ad affrontare le sensazioni negative, in questo modo.»
«"In questo modo" come?» chiede lei confusa, nel vedermi immobile e in piedi, in mezzo alla stanza come una statuina.
«Senza fare niente.» ammetto sottovoce.
Vivendole e basta.
«E perché....cosa dovresti fare?»
Non riesco più a rispondere.
«Guarda che se ci pensi razionalmente, non è successo niente. Non hai fatto nulla di male.» prova a rassicurarmi lei.
«Mi sento in colpa.» confesso poi, con tutta l'amarezza che mi riempie il petto e che non mi ha abbandonata per l'intera serata.
«Ma per cosa? Dopo quello che è successo tra Connell e James, a scuola non si parlerà d'altro. Nessuno si ricorderà del video, fidati.»
Tiffany sa essere convincente, io però non riesco a darmi pace.
Taylor. Sarà stata lei sicuro. Ha usato me per una ripicca verso James, perché sennò non si spiega così tanta cattiveria nei miei confronti. Mi chiedo solo perché Tiffany continui ad avere dubbi su di lei.
Ad un certo punto indico il lettino con il dito.
«Dormo sopra o...»
«June...» mi rimprovera Tiffany, come se la mia fosse una battuta.
La vedo sollevare il lenzuolo, con il palmo della mano dà un colpetto al materasso, facendomi cenno di sdraiarmi accanto a lei.
Mi avvicino a passo felpato.
Il letto è più piccolo del previsto, ma decido comunque di accogliere il suo invito.
«Che c'è?» domanda guardandomi le labbra.
Poso la testa sul cuscino, facendo combaciare i nostri sguardi alla perfezione.
«Niente.»
Il posto sembra pulito, ma la casa è molto vecchia e nell'aria persiste un vago odore di umidità che però sparisce, quando mi avvicino con il viso al suo.
Tiffany emana un buon profumo fruttato, che si mescola a quello del suo balsamo al cocco ma raramente avverto il profumo che emana la sua pelle, forse perché troppo simile al mio.
È dolce, direi quasi delicato, ma non mi suscita ciò che è in grado di causarmi la vicinanza di James o di Will.
Il pensiero mi coglie di sorpresa e mi destabilizza.
«Si vede che vuoi chiedere qualcosa, June»
Lascio che i miei occhi slittino dalle sue iridi profonde alle sue labbra color ciliegia.
«Come funziona... tra ragazze?»
Lei sorride, come se fosse già pronta a quella domanda.
«Beh, è molto più semplice di come si creda, in realtà.» spiega infilandosi il palmo della mano sotto alla guancia.
«Vabbè, comunque è solo curiosità la mia.» minimizzo a bassa voce, come a voler cancellare la figuraccia appena fatta.
«Quanto sei curiosa?»
«Boh»
Con mia sorpresa però, Tiffany solleva il viso dal cuscino per accostarlo al mio.
«Ora ferma con la bocca» sussurra, mentre il suo respiro fruttato mi avvolge l'olfatto.
«Ma...»
«Voglio farti sentire una cosa. Non muovere la lingua.»
Mi si blocca il respiro quando prende a carezzare il mio labbro inferiore con il suo, vi fa scorrere la lingua calda sopra, tracciando i confini della mia bocca immobile. Il gusto di fragola mi invade le papille gustative, mentre la sua lingua s'insinua dolcemente tra le mie labbra, riempiendo e svuotando lo spazio vuoto.
«Okay... L'ho sentita» ammetto staccandomi da lei.
«Era questo il senso» sorride divertita.
«Cioè? Mettere in mostra quanto sei brava?» la prendo in giro contraccambiando il suo sorriso sincero.
«Ma che dici!»
Scoppia a ridere, poi però si fa subito seria.
«Ora magari non sei dell'umore, ma dopo, se vuoi...»
Sbatto le palpebre un paio di volte, come a voler capire se il lampo di malizia che attraversa le sue iridi nocciola sia vero o me lo sia solamente immaginato.
«Cosa... cosa vuoi fare?»
«Fartela sentire. Ma stavolta nel punto giusto»
Resto a bocca socchiusa per qualche istante.
«Ma ti ripeto, non mi sembri dell'umore» constata, osservandomi con molta attenzione.
Probabilmente devo avere qualche problema a nascondere le mie emozioni, dato che sono così visibili a tutti.
«No, hai ragione»
«Vuoi parlarne?» chiede poi accigliata.
«Ho provato a non pensarci, ma...»
«June, lo so che ti sembra una cosa irreparabile, ma di stronzi come Connell purtroppo ne è pieno il mondo. E qui, sopratutto qui, queste cose accadono spesso.»
«Non a me. Non mi è mai successa una cosa del genere prima. Mai.» ribatto convinta, voltandomi con lo sguardo verso l'alto a fissare il lettino superiore.
«Però pensaci.... finché resti nel tuo angolino, al sicuro, non ti può succedere nulla. Appena metti il naso fuori, beh lì ti aspettano i pericoli.»
La osservo confusa, vorrei si spiegasse meglio e fortunatamente e lo fa.
«Non puoi frequentare ragazzi come William e James e aspettarti che non ci siano conseguenze. Piacevoli o spiacevoli. E non ti sto facendo colpe, ti sto solo dicendo che non puoi paragonare le esperienze che stai facendo qui, a quello che hai vissuto nelle tue scuole precedenti.»
«Sei saggia. Nessuno mi aveva detto questo di te, Tiff.»
«Cosa ti aspettavi? Per gli altri sono solo Tiffany quella a cui piace fare festa e basta...»
Il broncio che fa capolino sulle sue labbra morbide dura poco, perché viene presto sostituito da un'espressione d'indecisione.
«Se qui c'è qualcuno che ha la colpa... questa è Taylor» asserisco convinta.
«Gliene parlerò sicuramente. Ma non ne ho l'assoluta certezza, June. Aveva promesso a me e a James non di non farlo.»
In un attimo mi dimentico di Taylor, il viso scandalizzato di mia madre prende il sopravvento sul mio cervello.
«Se a scuola dovesse circolare... E se arrivasse ai prof o al preside...?»
«Hai sempre paura di ciò che pensa la gente»
«Sì se la gente è mia madre Tiff»
rispondo con una punta di rabbia.
Come la guardo in faccia?
«Parlerò con Taylor, so che ormai è tardi ma glielo farò cancellare dal cellulare anche a costo di farlo io stessa.»
«Grazie, ma ormai l'hanno visto in troppi. Connell l'ha fatto vedere a tutti i suoi amici»
«Connell è uno sfigato a cui non resta dritto per più di trenta secondi, sopratutto da quando ha smesso di farsi di steroidi. Si sfoga trattando le ragazze in quel modo solo perché è un frustrato di prima categoria.»
Le sue parole mi tranquillizzano così tanto che per un attimo cerco rifugio sulle labbra di Tiffany, già pronte ad accogliermi, ma prima ancora di baciarla, mi allontano.
Mi piace baciarla.
Mi piace la sua personalità ed è indubbiamente una ragazza molto bella, ma... sento come se mancasse qualcosa.
È una sensazione irrazionale che il mio corpo non è in grado di controllare, è qualcosa d'istintivo.
«Non so più che sto facendo, Tiff. Non mi riconosco più da quando sono qui.»
È la confessione più sincera che abbia mai fatto a voce alta, Tiffany sembra accorgersene perché prima di rispondere, ci riflette un po' su.
«Intendi... anche con me?»
Annuisco guardandola.
«A me non piacciono le etichette»ribatte istintivamente.
«Non siamo una coppia.»
«Sì ma... non voglio pensare ad un'altra persona mentre sto con te. Non te lo meriti.»
Forse è un po' troppo brutale il modo in cui esterno i miei pensieri, ma non posso farci niente. Non posso fingere di non aver appena capito che non provo nulla per lei.
Tiffany si alza in piedi, la vedo frugare nelle tasche dei jeans in cerca del pacchetto di sigarette.
«Vuoi lui vero?»
Mi metto a sedere, ma invece che affrontare il discorso mi guardo le ginocchia, incapace di rispondere.
«Finisce sempre così. Sempre»sentenzia prima di curvare la mano in una conca per accendere la sigaretta.
«Mi dispiace»
«Non ce l'ho con te. June. E vuoi sapere qual è la cosa più assurda? È che ti capisco cazzo! Perché ci sono passata anch'io.»
La guardo fare una pausa per espirare il fumo dalle narici.
«È una specie di virus che si prendono tutti...»
«Ma ti è passata ora.» rifletto corrucciando la fronte.
«Certo. Ci devi andare a sbattere la testa finché non capisci che c'è un muro invalicabile e non c'è modo di cambiarlo.»
Resto immobile, in grado solo di deglutire.
«Lui te lo farà credere, June. Non ti illude di proposito, però sappi che arriverai ad un punto che dovrai mollare, non puoi farti trascinare a fondo con lui.»
«Non non ho intenzione di farci niente con lui.»
Mi piacerebbe essere immune a questo virus, ci ho provato in tutti i modi, ma...
Come faccio a prendere James, quella cosa così grande e metterla via, fingendo che non esista?
Come faccio a non considerarlo più, se poi gira tutto intorno a lui?
«Ti ha detto qualcosa... Che ti ha detto?» chiede con un'espressione enigmatica.
«Riguardo a cosa, Tiff?»
«Ti piace?» sembra poi cambiare argomento.
Scrollo le spalle, provando a minimizzare quel grosso casino che è James.
«Beh... se ti può consolare, non sei l'unica. Pare essere una malattia comune da queste parti.» aggiunge sarcastica.
Perciò aspettiamo solo che passi.
Tiffany esce sul balcone a finire di fumare la sua sigaretta, mentre io mi rannicchio sotto alle coperte e mi addormento.
🖤AMELIA POV🖤
Accompagnare James fino a dentro camera dei genitori di Blaze, è un'impresa degna di nota, dato che peserà il doppio di me.
Chiudo la porta e mi rendo conto che sta ancora tremando.
«Ho un caldo fottuto» biascica guardandosi intorno con occhi persi.
«Sei già mezzo nudo, per favore non toglierti quel...»
Mi volto dall'altra parte, per non rendermi complice della visione del suo corpo, mentre si priva dell'ultimo brandello del vestito che lo faceva rassomigliare ad Achille, forse a Patroclo. O forse più semplicemente, ad una divinità greca.
«James, calmati» asserisco con la mano spiaccicata sugli occhi.
Quando allargo le dita per sbirciare e mi rendo conto che indossa i boxer, torno a guardarlo.
«Ho caldo ho detto.»
Lo afferro dalle spalle con decisione, obbligandolo a fermare il suo girovagare per la stanza come un'anima in pena.
«Guardami» gli ordino mentre i suoi occhi non si fermano mai su un punto preciso. E in un attimo il suo viso è una smorfia disgustata. Sta per vomitare.
Inizio a dargli colpetti sulla schiena nuda, indirizzandolo verso il bagno. Qui si riversa sul lavandino e comincia a rimettere liquidi.
«Oh merda» lo sento biascicare.
«Non voglio romperti le palle ma... c'è solo alcool nel tuo stomaco? Hai mangiato qualcosa?»
Lui non mi guarda, afferra del dentifricio dal bicchiere di plastica posato sulla ceramica e se lo spara in bocca.
«Non dovresti ingoia... va beh, come non detto»
Poi si lava il viso e solo quando finalmente si ferma, i nostri occhi lucidi si sovrappongono allo specchio.
James è di una bellezza che ti toglie il respiro. E probabilmente se l'avessi appena incontrato, sarei già cotta persa e innamorata di lui. Come tutti.
Ma io lo conosco da quando eravamo piccoli e lui ha sempre preferito mio fratello a me.
«Andava tutto bene fino a qualche giorno fa, che diavolo ti sta succedendo? Vuoi finire di nuovo dentro? Quello stronzo di Connell tornerà ridotto a casa in quel modo... hai presente suo padre?»
«Ha messo in giro quel video del cazzo.»
«Che video?»
«Lascia stare» lo sento soffiare tra i denti stretti.
«L'hai fatto per lei? É per quel video che hanno messo in giro dove c'era June?»
Lui si accascia sul bordo del letto, in un silenzio più che eloquente.
«James non va bene. Hai trovato un'altra persona da proteggere? Non riesci a darti pace? Perché non puoi mettere a posto i tuoi casini invece che infilarti in altri?»
«Sì ma Will...»
«Mi hanno detto che la scorsa settimana hai aggredito Austin per la storia del drink di Tiffany.»
Lo vedo prendersi la testa tra le mani, la pelle sottile della schiena conserva qualche graffio. Probabilmente gli amici di Connell hanno provato a trattenerlo, ma non ci sono riusciti.
«Sentimi bene James. Will, June, Jackson, Tiffany, Taylor... levateli dalla testa. Devi pensare a te»
Mi chino davanti alla sua figura, accovacciandomi sul pavimento per raggiungere la sua altezza e parlargli, neanche fosse un bambino, lo stesso che giocava con me quando eravamo piccoli e lo stesso che vedo ogni volta che lo guardo.
«Devi fare due cose»
James solleva di poco il mento ma i suoi occhi non incontrano mai i miei.
«Finire la scuola e badare a tuo fratello»
«Sembri il coach»
Sento quel lamento abbandonare le sue labbra gonfie e io sorrido davanti alla sua affermazione.
«Già. Forse perché siamo gli unici due a non farci imbambolare dal tuo bel faccino e a dirti le cose come stanno.»
«Vaffanculo»
La mia era solo un'innocente presa in giro, eppure James si alza in piedi.
Sembra voglia scappare via, ma io lo blocco dal braccio prima che possa sfuggirmi.
«Aspetta... tuo padre?» domando mentre lui comincia a sfregarsi la fronte nervosamente.
«Lascia perdere, è sempre per i cazzi tuoi.»
«E lei... è tanto che non vai a trovarla?»
Lo sento deglutire prima di abbassare lo sguardo. Provo ad avvicinare la mia mano alla sua, fredda, abbandonata lungo il fianco.
Probabilmente sta tremando, ma James continuerà a sostenere di avere caldo sempre e comunque.
Il suo corpo s'irrigidisce, diventa un fascio di nervi quando lo tocco.
Ad un tratto mi volta le spalle, causandomi un cipiglio.
«È per la sauna vero? Lo capisci che non dovevi entrare lì dentro?»
James non risponde più, sembra non mi stia neanche ascoltando. E quando lo vedo cercare qualcosa nella tasca della sua giacca, comincio ad allarmarmi.
«Okay, siediti. Vuoi che chiami Brian?»
Ed ecco la parolina magica che lo fa uscire di senno.
Si acciglia così tanto, da voltarsi di scatto per rivestirmi di un'occhiata affilata.
«Perché devi chiamare quello stronzo adesso? Dai, spiegamelo.»
«Eri fuori di te. Stavi per ammazzare Connell, te ne rendi conto?»
Saranno passati dieci minuti da quando siamo qui. Troppi per lui, infatti comincia a vagare irrequieto.
«Ora che si è lasciato con Ari...»abbozzo un'ipotesi, che però sembra fargli ribollire ancor di più il sangue nelle vene.
Vorrei solo facessero pace, non chiedo tanto.
Lo so d'essere stata una delle cause che li ha fatti allontanare, ma ero così arrabbiata con lui quella sera, che ho agito d'impulso. E poi avrei voluto raccontare la verità a Brian, ma Ari mi aveva giurato che quella era stata l'unica e ultima volta.
E poi sono successe così tante cose...
«Pensi che cambi qualcosa? Che l'odio che tuo fratello nutre per me, sia per via di Ari?»
«No, lo so...»
Lo osservo mentre si abbandona per terra, sedendosi con le spalle contro la porta.
«E tu mi odi ancora?»
La sua domanda mi fa attorcigliare lo stomaco. Sento la gola seccarmisi all'improvviso.
«No io non ti odio James, non ti ho mai odiato.»
«Mi ami anche tu, quindi?»
E poi mi rivolge uno sguardo duro, spietato. Lo conosco. Mi sta provocando.
«No, non come ti amano gli altri.» replico candidamente.
Non ho mai conosciuto nessuno così confuso sui propri sentimenti, così confuso sull'amore, come lo è James.
É una bottiglia lanciata in mare aperto, senza bussola a guidarlo. Sembra aggrapparsi a qualsiasi cosa che gli dia un sollievo momentaneo e si nutre solo dell'ammirazione degli altri.
Si comporta così da quando era un bambino, forse perché i suoi genitori hanno fatto di tutto per non dargli quel poco di amore che gli sarebbe bastato e che poi ha trovato nelle persone sbagliate.
«Quindi non mi ami» asserisce prima di imboccare una sigaretta.
«Non so se puoi fumare qui...»
Lui solleva le sopracciglia castane, sta aspettando una conferma.
«No e tu non ami me, James» spiego mentre mi guarda confuso.
«Ah davvero, e come cazzo lo sai?»
«Perché mi vuoi bene, ma non mi ami. E lo stesso vale per me.»
Spinge con una mano sul pavimento per risollevarsi in piedi. Mi arriva davanti obbligandomi a distogliere lo sguardo dal suo viso e dalle sue labbra carnose.
«Sei l'unica persona a cui importa qualcosa di me? Questo vuoi dire?»
«Sì James.»
«E sei l'unica di cui mi importa davvero qualcosa?»
Trattengo il versetto nervoso che sento provenire dalla gola. «Ah, no... questo non credo»
Lui curva il capo, poi la sua voce si fa più arrendevole e profonda «Ah no, Amelia?»
E senza volerlo sta già provando a conquistarmi. Mi volto, quasi ferita dal suo atteggiamento.
«Davvero, James? Per questo che mi hai ignorata per un anno? Pensi di amarmi scopando a destra e a manca?»
«Ma che cazzo c'entra»
«Dimmi una cosa. Sii sincero: mi hai mai pensata una fottuta volta, dalla festa di Tiffany?»
E chiedergli onestà, è solo spreco di fiato, tanto sarebbe sincero lo stesso.
«No, mai» lo sento dire senza vergogna.
Appunto
«Ecco, ti sei risposto da solo. Come puoi pensare anche solo lontanamente...»
«Allora perché allora ho fatto delle cose per te?»
«Perché le fai per tutti, ma non te ne rendi conto?»
Sembra quasi un rimprovero il mio e lui ci rimane decisamente male.
«James»
Vorrei abbracciarlo ma non credo se lo lascerebbe fare adesso.
«Mi dispiace per Ari, ma che cazzo dovevo fare?» esclama morso dal rimpianto.
«Lo vedi? I tuoi sono solo sensi di colpa. Come quelli che provi per tua madre. Per Jasper. Per Will. Per me e Brian... Ma devi perdonarti.»
«Sono quelli che dovrebbe avere tuo fratello, per essere un coglione senza spina dorsale!»
Mi si ghiaccia lo stomaco.
Sentirlo parlare di Brian in questo modo, mi rende fredda e distaccata come se avessi davanti un estraneo, non tollero che si parli così di mio fratello. Nemmeno se è James a farlo.
«Non ricominciare James. E mi dispiace, ma spera che Connell non ti denunci» taglio corto con voce pungente.
«E comunque vuoi sapere una cosa? Tutti ti amano perché tu ami tutti»
La mia affermazione ha un non so che di provocatorio, ma James sembra non cogliere la nota negativa che permea le mie parole.
«Non mi fido di nessuno però» ammette sospirando.
«Neanche io» Il mio sguardo cade sulla sua giacca abbandonata sulla sedia.
«Dai, dammi qualcosa.»
«Tuo fratello non vede l'ora di avere altri motivi per avercela con me, se scopre che ti vendo roba...»
Ma non lo lascio terminare che sto già riversando, sul copriletto a fiori, il contenuto della tasca interna della sua giacca di pelle.
«Voglio solo un sonnifero, qualcosa che mi faccia dormire» aggiungo poi, rovistando con le dita tra le bustine colme di pasticche di ogni genere.
«Dio, sei una farmacia ambulante»
«Lo dici come se fosse un male. Le ragazze si eccitano solo a guardarle»
Sollevo il capo per lanciargli un'occhiata di sbieco.
«Te la fai ancora con il vecchio?»
Mi coglie di sorpresa con quella domanda inaspettata.
«Non è vecchio» ribatto prontamente.
«Ma è sposato.»
«Sei serio, James? Tu hai il coraggio di dire una cosa del genere?»
«Sottolineavo solo un dato di fatto. Dato di fatto che per una come te dovrebbe avere un valore»
James dovrebbe smetterla di credere che gli altri siano sempre meglio di lui, perché non è così.
«Vuoi?» dice indicandomi una striscia bianca che ha appena preparato sulla scrivania.
Faccio cenno di no con la testa.
«A Brian prescrivono tutto quello che vuole, a me no. Posso rimanere qui?» domando osservando il letto matrimoniale.
James solleva le spalle.
«Tanto io non dormo.»
E poi esce dalla stanza.
🦋JUNE POV🦋
Mi sveglio di soprassalto. Sono ancora in camera di Blaze, ma quando mi sono addormentata c'eravamo solo io e Tiffany a dormire... perché ora c'è tutta questa gente?
Mi tiro su dal letto e noto che Tiffany è girata di schiena. Sollevo il lenzuolo e mi muovo lenta per non svegliarla, ma per poco non calpesto Brian che dorme a terra, nel sacco a pelo di fianco a Blaze e Poppy.
Ci sono altri ragazzi, è dannatamente buio, ma c'è solo una cosa di cui mi importa ora. Sto morendo di fame.
Non ho fatto cena e la cosa si fa sentire parecchio, forse perché io non sono abituata a saltare i pasti. Ho assolutamente bisogno di mangiare qualcosa.
Quando scendo nel piccolo salottino adiacente alla cucina, noto che il divano è magicamente vuoto. Se ci metto sopra una coperta pulita, mi ci posso mettere a dormire.
Sì ma solo dopo esserti riempita lo stomaco June.
«Hei»
Stringo le mani al petto. Fa freddo lì sotto, ma James se ne sta in pantaloncini, nel bel mezzo della notte, seduto sul bancone della cucina, come se niente fosse. Mi concedo il tempo di osservarlo per un paio di secondi, non di più.
Sta mangiando una pizza.
Una lucina giallognola e fiacca illumina il suo corpo semi svestito.
Distolgo subito lo sguardo.
Vorrei andarmene.
Dovrei andarmene, ma... sta mangiando.
Gli rubi una fetta e fuggi via June, non è difficile
Non gli rispondo e mi avvicino a lui con cautela. Giungo al cartone della pizza, poggiato sopra al bancone sul quale lui sta seduto. James non oppone resistenza quando, senza dire nulla, ne afferro un pezzo. Inavvertitamente sfioro gli il ginocchio con il gomito e quando sollevo sguardo, mi sta fissando.
«Stai bene?»
Sentire le sue labbra gonfie pronunciare quella frase, mi fa attorcigliare lo stomaco.
Ma la colpa è del timbro basso e graffiato che usa per parlarmi.
«Più o meno. Tu?» ribatto schiarendomi la voce, tentando di risultare il più distaccata possibile.
Divoro quella fetta di pizza neanche fosse l'ultima cosa commestibile che esista al mondo, quando lo sento dire «Più o meno»
C'è un piccolo attimo di silenzio, attimo in cui io pondero sul da farsi. Gli rubo un'altra fetta o no?
Tanto non la sta mangiando...
«Che hai?» domanda poi, forse mosso dalla voglia di sapere perché, oltre ad essere affamata, ho questa faccia mortificata.
«Niente» bofonchio volgendo lo sguardo altrove.
Niente, sì. É solo stata la serata più strana della mia vita. Niente sta diventando un modo in codice per dire "una merda". Mi volto per cercare una bottiglia d'acqua nel frigo quando la sua voce mi fa sussultare.
«Ti ho spaventata?»
Prendo un respiro. Sta parlando di quando ha assalito Connell.
Che gli importa di cosa ha suscitato in me?
Mi stringo nelle spalle, senza però avere il coraggio di guardarlo in viso.
«Un po'»
Svito il tappo della bottiglia, poi verso dell'acqua in un bicchiere di plastica, ma con la coda dell'occhio noto che anche James reclina lo sguardo al pavimento.
Dopo aver assistito a quella scena così violenta, il mio pensiero è andato dritto al preside. Non lo so cosa James sia in grado di fare. O forse sì, ma non lo voglio ammettere a me stessa?
William ha raccontato che ha mandato all'ospedale quell'uomo.
E ha fatto lo stesso con Brian.
È chiaro, lampante.
Non mi posso fidare di lui.
«Beh.. sembrava impossibile fermarti. A parte quando è arrivata Amelia.»
La mia frecciatina esce un po' più cinica e fredda del dovuto, ma non me ne dispiaccio. Ripongo la bottiglia in frigo, stando ben attenta a non mostrare emozioni sul viso.
James però sorride, poi si morde il labbro inferiore.
«Tu non c'è la fai vero?»
Oh no, di nuovo quel tono di voce basso e seducente.
Addio pizza.
Mantengo la mia compostezza e gli volto le spalle. Lo faccio a malincuore, ma sono davvero stufa delle prese in giro.
Avverto un tonfo sul vecchio pavimento composto da listati in legno, James è appena saltato giù dal mobile, quando sento la sua mano sicura posarsi sul mio avambraccio. Con le dita imprime una presa calda e delicata sulla mia pelle.
«Non c'è la fai a non essere sempre così sincera, vero?»
Lo vedo aggirarsi intorno alla mia figura per poi arrestarsi dinnanzi al mio viso.
«Vorrei poter dire lo stesso di te» ribatto a testa alta.
Noto però che la sua andatura oscilla appena e per poco non mi viene addosso.
«Io non sono sincero? Quando?»
«Lascia perdere» taglio corto.
O almeno credo di poterlo fare, ma lui in quell'istante mi fissa negli occhi, intensamente. Poi il suo sguardo finisce sulle mie labbra. Ed è lì che mi rivolge un piccolo ghigno.
June, no
James si potrà anche permettere di travestirsi da Dio greco, ma una cosa resta imprescindibile: non ci sono giustificazioni per la violenza.
E se penso che era anche in possesso di una pistola non sua... cosa doveva farci?
Qualcosa però cattura la mia attenzione. Parto dalle ciocche scompigliate che gli circondano il viso, poi con gli occhi scorro lungo il suo petto ampio e nudo, fino a bloccarmi più in basso. Nella penombra le sue dita affusolate giocherellano con un vecchio modello di cellulare.
James si accorge subito della mia occhiata curiosa e basta quella a farlo allontanare.
«Ma dove vai?» chiedo senza nascondere la mia curiosità.
Compio un giro su me stessa per seguire la sua traiettoria che si sposta verso la porta d'ingresso.
«È meglio che vai a dormire, White.»
Non penso proprio
«Sì ma tu dove... Stai uscendo ora?»
La mia richiesta non trova risposta, perciò decido di rincorrerlo.
«Devo fare una cosa» spiega nel buio.
«James, non sembri in condizioni»
Non so cos'abbia da fare, ma è sufficientemente intossicato da reggersi a malapena in piedi, figuriamoci uscire fuori da solo, nel bosco.
Mi pianto davanti alla porta per impedirgli il passaggio, lui solleva un sopracciglio.
«Ti ho detto che devo fare una cosa. Levati»
«Immagino»
«E sentiamo... cosa immagini?» chiede guardandomi le labbra.
Stavolta però non in modo discreto o furtivo come fa di solto, lo fa senza nascondere minimamente la sua occhiata.
«"Cosa" è il nome di qualche ragazza?»
Lui si lascia andare ad un ghigno sfacciato.
«Ritenta Biancaneve.»
«Cosa c'è da indovinare? Ti porti a letto qualcuna come al tuo solito»
James esamina lo spazio circostante con aria confusa.
«Che cazzo dici? Vedi un letto nei paraggi?»
«Come se ne avessi bisogno...»
«Già. Non ne ho bisogno, ma...»
Si avvicina così tanto al mio viso che riesco a percepire un profumo di menta, tabacco e qualcos'altro di particolarmente dolce.
«Il letto resta il posto che preferisco»
Avvampo come se avessi appena preso fuoco. Sento le guance scoppiare di calore, nel ripensare a quando in classe, avevamo avuto uno scambio di battute a tal proposito.
«Peccato che le ragazze non siano d'accordo con me, troppo banale per loro»
Si lecca il lato del labbro, prima di mordersi quello inferiore.
Perché deve sempre flirtare sempre e comunque?
«James...» boccheggio ormai sopraffatta dalla sua presenza e dal suo corpo così vicino al mio.
«Non hai ancora indovinato cosa devo fare però.» sussurra, prima di afferrare tra due dita, la punta della ciocca di capelli che mi ricade morbida sulle spalle.
«Dimmelo.»
La mia voce è ormai un soffio sibilato, ma non riesco a distogliere lo sguardo dalla sua mano, impegnata a giocherellare con i miei capelli.
«Quindi... non mi fai uscire, White?»
«No. Vista l'ora e il tuo stato attuale... Direi di no.»
«Cos'è... Ti preoccupi per me?»
Il suo viso si corruccia in una smorfia sospettosa, mentre il suo tono quasi derisorio, mi offende.
«Sì.»
Lo vedo sollevare le labbra a lato, sulla guancia gli si forma una fossetta, piccola ma profonda.
«Non dire cazzate, ragazzina.»
«Dove devi andare?» insisto io.
«Prometti di non curiosare questa volta?»
«Dipende dove devi andare e a fare cosa» replico con convinzione, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Ci metto poco, nel bosco.»
«Coosa? Ora? In questo stato? Da solo?»
Lui annuisce senza più fiatare.
«Vengo anch'io.»
Mi trema la voce, ma James sembra non accorgersene perché scoppia a ridere per l'assurdità della proposta.
«Non mi chiamo William. Non mi faccio convincere tanto facilmente, Biancaneve»
«Intanto se c'era Will, a quest'ora eravamo tutti e tre già lì.»
Gli rivolgo un'occhiata strafottente che gli causa un sorriso sul lato della bocca arrossata .
«Già...»
Parlare di William sembra indurre James a rinunciare al suo piano folle, si volta e una volta puntato il divano, vi si siede sopra.
«Okay dai, resto qui. Ora perchè non vai a dormire White?» mormora quasi annoiato.
Immobile, rimango ad osservare la traiettoria ricurva delle sue spalle, che culmina con la testa chinata verso il basso.
«Allora?» domanda, più incalzante questa volta.
«Beh...»
James ad un tratto solleva il capo e si lecca le labbra già lucide e invitanti, per poi approfondire lo sguardo nel mio.
«Tanto non dormo» sbuffo io, alzando di poco le spalle.
Lo vedo slittare a lato, mi fa spazio sul divano, così ne approfitto per sedermici a fianco.
«Non riesci a dormire?» comincia a massaggiarsi la mano sinistra per poi finire a giocherellare con gli anelli argentati.
Io invece mi sistemo il vestito sulle ginocchia e torno a tormentare la punta dei capelli sciolti, riprendendo da dove aveva terminato lui, come a stemperare la tensione che mi provoca stargli così vicino.
«No.»
«E come mai?»
«Non lo so. Quando non sono a casa... mi capita di non riuscirci. Forse semplicemente perché non sono abituata a dormire in giro»
Distolgo lo sguardo dal suo che si sta facendo troppo pressante sulla mia guancia.
«Hai dormito con me due volte» puntualizza, stravaccandosi svogliatamente sul divano.
Allarga le braccia sullo schienale facendomi sentire piccola.
Oh no, se ne sta già appropriando... ma questo era il mio posto in cui finire la nottata da sola
«Sei stanco, perché non torni su?» provo a chiedere, nella speranza mi lasci il divano.
«C'è Amelia nel letto.»
A quelle parole, la mia faccia si paralizza.
O forse sono le sue dita che prendono a sfiorare le mie spalle nude, dandomi i brividi. I polpastrelli freddi segnano dei cerchi immaginari, facendomi venire in mente il tocco così intimo che mi ha riservato qualche ora fa, durante la festa.
Che scusa ho per averglielo lasciato fare? Nessuna, maledizione...
Le mie guance diventano infuocate e lui se ne accorge.
«Perché mi guardi così? L'avevi prenotato tu, il divano?» mi prende in giro con il suo classico tono vagamente arrogante.
«Lascia perdere»
«Ti faccio spazio, se ci tieni» lo sento dire con un ghigno.
Scordatelo.
Lo ignoro, mi alzo in piedi, poi mi allontano con un solo obiettivo in mente: pizza.
Finisco le ultime due fette nella tranquillità più assoluta, godendomi il silenzio che regna in quella cucina, ma quando ripasso nel salotto noto che James si è già addormentato.
Raccolgo la coperta che penzola dal divano per risistemargliela sul corpo, gli discosto i capelli scombinati dalla fronte con un movimento rapido ma, senza volerlo, il mio pollice scivola sul suo zigomo perfetto. Con il polpastrello traccio il contorno della sua guancia calda, fermandomi prima di raggiungere le sue labbra carnose e lievemente socchiuse.
È davvero una tentazione.
Ed è meglio se torno a dormire.
Il giorno seguente a fare colazione c'è solamente Jackson. Sta seduto davanti ad una tazza di latte e cereali con i capelli biondi spettinati e le labbra imbronciate. Giocherella con il piercing sotto ai denti, intento a guardare il cellulare. Mentirei se dicessi che Jackson non trasuda virilità da ogni gesto.
«Jackson»
«White» borbotta controvoglia, senza sollevare gli occhi color cielo dallo schermo.
«Hai visto Blaze?» chiedo poi.
«Perché dovrei aver visto Blaze?» mi aggredisce con un tono tutt'altro che cordiale.
Il ritratto della simpatia mattutina.
Olio su tela.
Okay, annotato, non fare domande riguardanti Blaze a Jackson, tantomeno di prima mattina.
A piccoli passi raggiungo la sua sagoma per sedermici difronte, incrocio le mani sulla superficie ruvida del tavolo e prendo a fissarlo in volto.
Jackson sembra particolarmente incuriosito dal mio atteggiamento, infatti si sporge in avanti, immergendo gli occhi chiari nei miei. Le sue braccia rigonfie sono enormi sotto alla canottiera larga.
«E così... ti fai Tiff»
«Abbiamo solo dormito insieme.» ribatto reggendo il suo sguardo altezzoso.
Solleva labbro superiore con disinteresse, poi incrocia le braccia muscolose al petto.
Ora dovrei dirgli "E così... ti fai Blaze"
Ma come si dice, il toro o lo prendi per le corna...o non lo prendi affatto.
«È così... sei innamorato di James»
E io sono famosa per le figure di merda.
«Che cazzo hai detto?» s'indigna il biondo.
Sbatte una mano sul tavolo con così tanta forza da farmi sussultare.
«Quello che le tue orecchie hanno appena sentito, Jackson.»
«Prova a dirlo in altra volta e giuro che...»
La sua mascella grande e lineare s'indurisce, conferendogli un'espressione più minacciosa.
Trattengo il respiro per qualche secondo, finché la voce rauca e mattutina di James, non sferza l'aria tesa che si era appena creata.
«Che succede?»
«Niente» esclamiamo all'unisono io e Jackson.
Le guance del biondo s'infiammano di un rossore innegabile.
Un profumo di pulito invade l'ambiente quando James ci passa a fianco. Deve aver fatto la doccia da poco, perché i capelli sembrano umidi.
«Dove vai?» gli chiede Jackson.
«A farmi una nuotata» replica l'altro, che addosso ha solo un paio di pantaloncini sportivi.
«Ma non è estate, James. Il fiume sarà gelido.»
C'è una nota d'apprensione nelle parole di Jackson, che però non viene colta dall'amico, impegnato com'è a farsi su una sigaretta con le dita tempestate di anelli argentati.
«Tanto meglio» sbuffa James a quel punto.
L'odore del tabacco fresco mi pungola le narici. Né io ne Jackson fiatiamo, così James esce fuori in cortile, con il viso che pare il ritratto della noia.
È annoiato da noi due?
Jackson sospira, poi apre bocca per dire una cosa che mi lascia senza parole.
«Fa male la prima volta che ti spezzano il cuore.»
Vuoi dirmi che Jackson sa essere profondo quando vuole ?
«Ma quando succede tutti i giorni, ci fai l'abitudine » prosegue con le iridi impigliate nella sagoma di James che si allontana nel prato.
Non apro bocca. Resto solo ad ascoltare.
«È come una droga... sai che ti fa male, ma non puoi farne a meno.»
«Quanta filosofia, Jackson.»
«L'ha detta James questa.»
Ovvio, chi sennò.
«Lo devo prendere come un sì, quindi?» domando senza girarci intorno.
Tu lo ami sì o no?
Jackson si abbandona con la schiena sulla sedia.
«Lo devi prendere come un "ora non più". Perché a forza di sbatterci la testa, capisci che l'amore a senso unico è solo una tortura per la mente. E io ho capito che la vita è troppo breve per amare qualcuno che non ti ricambierà mai.»
Ma al cuor non si comanda vorrei urlargli.
«Lui ti ama, Jax. Come amico. Tiene a te e a Will più di ogni altra cosa.»
«Lo so. Ma poi quando sei arrivata, ti ha dato quella fottuta felpa...»
Lo osservo con la fronte leggermente increspata in un'espressione confusa.
«Che felpa?»
«Te l'ha mai richiesta indietro?»
«Intendi la felpa che mi ha gentilmente lanciato addosso, dopo avermi umiliata e mortificata davanti ai suoi amici?»
Jackson però non sembra colpito dal mio sarcasmo, non gli interessa ridere né provare pena per me, al momento.
Mi fissa serio, inducendomi a continuare.
«Comunque no. Ha detto che potevo tenerla e...»
«Non l'ho mai visto comportarsi così con nessuno.»
Jackson sta delirando. Mi chiedo cosa ci fosse dentro a quei cereali.
«Non è vero.» mi impongo io.
Il biondo resta in silenzio, sembra parecchio convinto di ciò che ha appena detto.
«Ma se la pensi così... È per questo che mi odi?»
«Non ti odio, June.»
Non l'ho mai visto comportarsi così con nessuno
Scrollo la testa per scacciare via quell'ipotesi, così invitante, così proibita, che per un attimo risulta quasi un piacevole inganno.
«Si atteggia così con tutte. Poi gli piace Amelia. È ovvio. Come si comporta con lei, non lo fa con nessuno.»
«Non dire cazzate. Amelia non gli piace. Fidati»
E dovrei crederti?
«Erano amici, vero?»
Jackson annuisce.
«Ma poi alla festa di Tiffany, Amelia ha detto quella bugia a Brian...»
«Sì» conferma lui, grattando con la punta delle dita sulla superficie del vecchio tavolo.
«Ma perché James e Brian si odiano?»
«La festa Tiffany è durata due giorni»
Sì ma non mi stai dicendo niente di nuovo...
«Che è successo il giorno dopo? Perché James ha mandato Brian all'ospedale?»
Provo a spingermi un po' più in là, ma l'ostacolo che trovo è sempre lo stesso.
«Ari e Amelia non ti hanno mai parlato di Brian?»
«No. Che cosa avrebbero dovuto dirmi?»
A quel punto delle urla femminili fanno trasalire entrambi. Sono attutite dalla vetrata e provengono dall'esterno della casa.
Io e Jackson ci avviciniamo alla finestra della cucina che dà sul cortile. Sul prato vi sono ancora mozziconi di sigarette e qualche bottiglia abbandonata qui e là, ma è la figura snella di Amelia ad attirare la nostra attenzione. Indossa una t-shirt oversize di Blaze e sta visibilmente tremando.
«Io lo sapevo! Sei un pazzo! Che diavolo gli hai fatto?»
Punta il dito alla nostra sinistra, indicando James che le sta a debita distanza.
«Calmati, cazzo.»
«Hai il suo telefono nella giacca, James?!»
«E tu perché cazzo tocchi le mie cose?» s'inalbera lui.
«Non è tuo!»
Gli occhi di Amelia si fanno piccoli e adirati.
«Oh merda...» sento Jackson imprecare.
Decide di uscire fuori, seguito a ruota da me.
«James non mi stai raccontando la verità.» urla Amelia, questa volta con la voce rotta.
«Senti, vedi di non rompermi le palle, mi sono appena svegliato e...»
«Dimmi che fine ha fatto»
Lei lo punta con efferatezza, come un piccolo felino che prova a tener testa ad uno dalle dimensioni notevolmente maggiori.
«Non dovrebbe riguardarti.» asserisce lui inspirando fumo con avidità.
«Ohhh, invece riguarda te, vero? Stai parlando di mio padre!» strepita la mora.
James le si avvicina, fa una lunga tirata di fumo dalla sigaretta, poi la squadra dall'alto con sguardo sottile.
«Spiegami perché sei così stronza. Non ti va mai bene un cazzo di quello che faccio per te. Brian è sempre il migliore, vero?»
«Cosa sta succedendo?»
Brian ci sopraggiunge alle spalle, il suo petto nudo e intarsiato di tatuaggi richiama l'attenzione di James e Jackson all'istante.
«Perché hai il suo telefono! Rispondi, James! Brian, chiediglielo!»
Amelia chiama in causa suo fratello, che però la scruta con aria enigmatica.
«Brian?!»
All'ennesimo richiamo della sorella, lui abbassa lo sguardo.
«Tu lo sapevi? Tu sapevi che lui c'entrava qualcosa con la sua scomparsa e per tutto questo tempo non hai detto niente?»
Non posso crederci. Per una volta James e Brian sono complici?
Amelia corre via come una furia, sta piangendo, ma l'unico a rincorrerla è Brian. James si allontana prendendo la direzione opposta alla loro, sparendo dalle nostre viste.
Quando sollevo lo sguardo noto Blaze e Tiffany, che nel frattempo sono usciti dal balcone del piano superiore, attirati anche loro dallo schiamazzare.
Il più scosso però, sembra Jackson, che rientra in casa a passo indeciso.
«Cosa c'entrano Amelia e Brian con James?»
Gli lancio addosso quella domanda, ma lui solleva le spalle come se la cosa non ci riguardasse.
«Mi sta scoppiando la testa.. Puoi dirmi qualcosa e puoi essere preciso?»
«No.» nega secco.
«Perché?»
«Perché se James si sentirà di raccontarti l'intera storia, lo farà. Non spetta a me farlo»
Io e Jackson rimaniamo ad esaminaci per qualche istante, come se cercassimo di entrare l'uno nella testa dell'altro.
«Ti chiedo solo una cosa, June.» annuncia ad un certo punto, cogliendomi totalmente impreparata. «Puoi impedirgli di fare altre cazzate, come hai fatto questa notte?»
Porto il labbro inferiore all'infuori, come se la cosa non fosse di grande importanza.
«Io? Perché non ci provi tu, Will, Marvin o... Amelia.»
«Perché James non dà retta ad Amelia. Sembra ascoltare solo te»
Le parole di Jackson mi rimbombano in testa anche nella mezz'ora seguente, mezz'ora in cui nessuno fa menzione di ciò che è appena accaduto: Jackson dà una mano a Blaze e Tiffany nel dare una pulita al giardino, mentre Poppy e Marvin perdono tempo a prendersi in giro, invece che aiutarci a rassettare.
Dopo aver sistemato la cucina, decido che è arrivato il momento per farmi una doccia.
Non amo fare questo tipo di cose così intime quando non sono a casa mia, ma ho i capelli appiccicaticci e il vestito emana un odore di fumo così forte, che se tornassi a casa in questo stato, mia madre capirebbe subito che la serata tranquilla a casa di Amelia, in realtà è stata ben altro.
Noto di avere delle chiazze di qualche bevanda alcolica sul bordo del vestito, la cosa mi disgusta troppo, ho bisogno di un cambio. Spero solo che Amelia non voglia indietro la sua parrucca, perché non so dove ho abbandonato quella marmotta spelacchiata ieri sera.
Blaze ha detto che torneremo a casa tra un paio d'ore, perciò ho anche il tempo di lavarmi i capelli con tutta calma.
Così mi assicuro che non ci sia nessuno in giro, vado a chiedere a Blaze la chiave per chiudermi dentro al bagno, senza dimenticarmi di domandargli anche dei vestiti puliti.
«June sappi che il phon non credo ci sia. In quanto ai vestiti... sono i miei vestiti.»
Con aria scettica, Blaze mi porge gli abiti sportivi che estrae dall'armadio.
«Pensi che mi faccia problemi a mettermi dei vestiti maschili?»
Lui scrolla il capo, poi mi lascia sola con i miei pensieri.
Rimugino su tutto ciò che è accaduto finora, ma non riesco a trovarvi il senso.
Forse, l'unica cosa sensata, è proprio quella di farmi gli affari miei. Anche perché se smettessi di pensarci, a quest'ora non sarei così tanto agitata.
Eppure... Jackson ha detto...
A doccia terminata, infilo gli abiti di Blaze poi mi osservo allo specchio del bagno: la maglia mi arriva alle ginocchia, mentre i pantaloncini sono così larghi che mi cascano giù, quindi opto per toglierli e restare con la t-shirt oversize. Cerco l'asciugacapelli ovunque, dai cassetti del bagno a quelli delle stanze da letto, ma del phon non vi è l'ombra. Ho bisogno di asciugarmi i capelli se non voglio prendermi un accidente, così decido di uscire per farmi una passeggiata. Il sole di Novembre non sarà il massimo, ma siamo pur sempre in California e oggi la temperatura sembra quasi più mite del solito.
Quando scendo in salotto per poco non riconosco la casa che mi si presenta davanti. È tutto in ordine, pulito e scintillante. Marvin e Jackson sono sul divano a giocare alla PlayStation, di James però non c'è traccia.
Nessuno sembra far caso a me, perciò esco di casa percorrendo il sentiero che porta verso il bosco. Inspiro l'aria pulita a pieni polmoni e uno strano senso di calma si appropria della mia mente. So che non dovrei allontanarmi troppo dalla casa, ma c'è un corso d'acqua che costeggia la radura e se lo seguo, non potrò perdermi. Basterà ripercorrere il sentiero a ritroso per trovare la strada.
Il torrente che scorre tra gli alberi secolari e le rocce che lo arginano, crea un fruscio di sottofondo piacevole e rilassante. Vorrei camminare un po' e rimettere in ordine i pensieri che scalciano nella mia testa, ma invece che il sole, quando sollevo lo sguardo tra i rami degli alberi, noto dei nuvoloni per nulla promettenti. Annuso l'aria e sento quell'inconfondibile odore di umidità e pioggia, che sta per riversarsi sul bosco. La decisione di rientrare è la più sensata ora, sopratutto se non voglio prendermi un bell'acquazzone in piena regola. Faccio retromarcia, quando una sagoma conosciuta mi rapisce dai miei pensieri.
In alto, sulla cima di un masso che costeggia il fiume, vedo James, seduto sul bordo della grossa pietra. E lui sembra accorgersi subito della mia presenza.
I nuvoloni in cielo non promettono nulla di buono, ma sono i tuoni in lontananza a farmi sussultare.
«Sei mai stata innamorata, Biancaneve?»
«James?»
Il suo tono di voce è strano.
«Ehm... puoi scendere da lì per favore?» dico letteralmente la prima cosa che mi passa per la mente.
«Perché?» domanda lui, con il suo solito piglio presuntuoso.
Solleva il mento verso l'alto e anche se siamo distanti, so già che mi sta sfidando.
«James, scendi giù da lì.»
Lui mi guarda profondamente, poi si alza in piedi in tutta la sua altezza, lasciandomi di stucco.
Indossa solo i pantaloncini bianchi del costume e nient'altro.
«Ti ho fatto una domanda, puoi darmi una fottuta risposta?»
«Mmm... no. Non sono mai stata innamorata.» rispondo con sincerità.
«Dicono che sia come cadere» sibila poi, osservando con attenzione i metri che lo separano dal fiume.
Un guizzo intenso, dapprima caldo poi freddo, scuote la mia spina dorsale, obbligandomi a tremare.
«James, scendi da lì.»
Lui in tutta risposta scoppia a ridere.
«Pensi che voglia tuffarmi da quassù?»
Sei la persona più sconsiderata che conosca, ovvio che lo penso
«Sì, lo penso eccome»
Compio due passi verso il letto del fiume, fermandomi sul ciglio dell'erba che si dirada per far spazio a pietre e ghiaia.
«E pensi bene»
Con il naso verso l'alto resto a fissarlo, ma siamo lontani e non sono in grado di scorgere la sua espressione facciale. «È troppo alto...» insisto poi.
Lo vedo muovere un passo, uno solo e il suo piede straborda ampiamente dal masso.
«Stai parlando di Amelia?» rilancio con quella domanda, come a volerlo distrarre.
Giurerei che James si stia accigliando davanti a ciò che ho appena pronunciato.
«Cosa?»
«Sei innamorato di lei?»
«Ma che cazzo... no»
Le mie parole sembrano capaci d'innescare in lui una faccia disgustata.
«E di cosa parli?» provo a coinvolgerlo maggiormente.
«Non riesco a capirlo, White.»
«Cosa non capisci?»
Mi sto agitando. È la mia impressione o la sua voce è più tremolante del solito?
«Perché tutti mi amano?»
Concentrati, June
«E cosa vuoi di più? Tutti ti amano, James»
«Ci credi davvero?»
«Certo, ne sono convinta.» ammetto senza distogliere lo sguardo dalla sua figura. «Tu no?»
«E allora perché fanno così? Perché Taylor mi ha mentito?»
Un grosso respiro gli fa gonfiare il petto statuario.
«Non avrebbe dovuto fare quel video. Nè metterlo in giro. Gliel'ho chiesto e lei mi ha detto di no.»
Si arresta per lanciare gli occhi a lato, come se un pensiero l'avesse appena rapito.
«E poi...ho il sospetto che Jackson mi nasconda qualcosa, ma non riesco a capire cosa.»
Lo vedo sporgersi in avanti con il corpo, intanto il suo sguardo scende verso il basso, sul corso d'acqua.
Mi sto agitando, è inevitabile.
Non voglio dirglielo a vedere però.
«Ci sei rimasto male perché Taylor ha tradito la tua fiducia?»
«Sono proprio stupido, vero?»
«No, James non lo sei. Hai troppe persone a cui rendere conto. Forse dovresti essere più inaccessibile con loro.»
Lui si fa serio. Sta prendendo le misure.
«È troppo alto, in più qua sotto è pieno di sassi e se sbagli mira...»
La voce mi muore in gola.
«Cosa?» incalza lui.
«Non farlo.»
«Perché, White?» chiede James, divertito.
«Per quello che abbiamo appena detto. Tutte le persone che conosci ti amano. Anzi, mi correggo, ti adorano.»
«Tutti vogliono qualcosa da me. Alla fine cosa c'è di disinteressato in questo che tu chiami "amore"?»
Non è la prima volta che lo ascolto esprimere questo concetto, ma così come la prima volta, avverto una strana morsa allo stomaco nel sentirglielo dire.
«Prendi me, per esempio. Io non voglio niente da te.»
«No? Tu non vuoi niente da me, June?»
Siamo troppo distanti e io non riesco a capire se James sia provocatorio come al suo solito o se me lo stia chiedendo per davvero.
«No.» puntualizzo convinta «Voglio solo che scendi da lì perché mi stai facendo una paura fottuta, James»
Mi sorprendo a tremare, ma lui è così lontano da me, che probabilmente non se ne accorge nemmeno.
«Guarda che è sicuro, mi sono tuffato da qui mille volte» scoppia a ridere, causandomi una strana sensazione nel petto.
E senza alcun preavviso, lo vedo compiere un tuffo nel vuoto.
Credo il mio cuore abbia sospeso il battito per quella frazione di secondo, ma il fragore dell'impatto con l'acqua mi fa tornare alla realtà.
La sagoma di James riemerge dalle onde verdastre, io intanto mi accovaccio sulla riva, come schiacciata da tutta quella tensione.
Mi siedo sul bordo del torrente e non posso fare a meno di rabbrividire per il contatto gelido con le pietre leggermente umide, mentre James giunge a riva e si posiziona accanto a me.
Le sue spalle ampie sono ricoperte da mille goccioline, mentre sulle braccia gli si disegnano scie di brividi. L'acqua è sicuramente ghiacciata.
«Stai... piangendo?»
La sua domanda mi punge nel vivo, come una vespa che trova una ferita già aperta.
«Ma la pianti? Io non piango mai»
«Ma la pianti? Io non piango mai!» mi prende in giro sogghignando.
«Devi farmi il verso adesso?»
«Che c'è di male nel piangere?» domanda scrutandomi sotto al groviglio di capelli scombinati.
«Tu piangi, James?»
«E quindi? Non lo fanno tutti?»
Osservo le sue membra tremare un po', mentre guarda avanti a sé.
«Ci ripensi mai a lui?»
Sento le spalle divenire rigide come pietra, mentre confesso un fiacco «Sì ma preferisco di non farlo»
«Perché?»
«Perché sì, seppellisco le mie emozioni»
«Non volevo farti piangere, ragazzina.»
«Smettila, non mi hai fatto piangere»
James però sembra accorgersi del mio malessere momentaneo: sono rigida, eppure a tratti particolarmente tremolante.
«Ti fa paura l'idea della morte?» chiede senza alcun timore.
«Sì» ammetto torturandomi l'interno della guancia.
«Anche la mia?»
La sua domanda mi spiazza, ma la mia risposta non sembra fare altrettanto con lui.
«Soprattutto la tua»
James si morde il lato inferiore del labbro, poi come un felino si avvicina alla mia spalla.
Sento il suo respiro tiepido posarsi sulla mia clavicola.
Senza accorgermene ho buona parte della spalla esposta, per via dalla maglia oversize che mi sta enorme. Ero stata così presa da James e dalla paura che potesse farsi del male, che ho dimenticato il mio outfit imbarazzante.
Le sue labbra calde fremono sulla mia pelle e mi regalano dei brividi intensi, accentuati dalle minuscole goccioline fredde che piovono dai suoi capelli, scivolandomi sul collo ad un ritmo cadenzato.
Per un attimo dimentico tutto quello che mi sta intorno e tutto ciò che è successo. Lo scroscio dell'acqua culla i miei sensi, assopendoli, mentre la sua bocca sale vertiginosamente verso la base della mia gola. Mi gira la testa e mi sento scottare.
Ha ragione Tiffany. È una malattia.
«Fermo. Sei stato con Amelia?»
Mi mordo la lingua, ma ormai è troppo tardi.
Ma che sto dicendo? Con che diritto?
«No» confessa lui ritornando nel suo spazio vitale.
Si rimette a sedere dritto e io trovo il coraggio di contrattaccare.
«Ti piace mentire così per divertimento o lo fai per qualche motivo...?»
«Perché cazzo dovrei mentire, scusa? Chi sei tu? E perché dovrei dirti una bugia?»
«Grazie ricordami di non essere speciale quanto te»
Lui mi osserva confuso. E per me è inevitabile ripensare a ieri sera. Alla faccia sanguinante di Connell e alla furia di James.
«Cos'avrei io di così speciale?»
Lo sta chiedendo a me, ma sembra stia interrogando sè stesso.
«Ah guarda non chiederlo a me. Visto come ti comporti, a volte, non ho ancora capito perché la gente ti ami così tanto.»
«Perché a nessuno interessa realmente ciò che faccio»
La sua frase non lascia trapelare vittimismo, ma tanta consapevolezza.
«Non dire così. Ci sono persone che tengono sul serio a te.»
«A volte però, l'amore che proviamo per gli altri ci rende solo egoisti e per nulla felici» aggiunge poi, senza darmi ascolto.
«Parli di Amelia e Brian?»
Lo vedo scrollare il capo.
«Brian è geloso perché lei innamorata di te o viceversa...? Sei tipo innamorato di lui?»
«Ma che cazzo stai dicendo?»
Chiudo gli occhi, sconfitta dalla sua reazione esasperata.
«Non lo so.»
«Sono cresciuto insieme ad Amelia e Brian. E loro sono come...»
Per un attimo sembra che stia per dire "sono come fratelli per me", ma qualcosa lo blocca dal continuare.
«Comunque non credo che tu abbia perso il controllo con Connell, in quel modo, per niente»
I suoi occhi si assottigliano a due lame appuntite.
«Alla gente piace raccontare storie tristi per far colpo sugli altri... ma non a me, Biancaneve»
«Non devi fare colpo su di me, devi solo raccontarmi la verità» insisto causandogli uno sguardo accigliato.
«Vuoi sapere che ha fatto Connell?»
Annuisco. Certo che voglio saperlo
«Ha approfittato di un mio momento di debolezza. Sono entrato dentro alla sauna per parlargli e lui ha chiuso la porta a chiave. Quando mi sono ritrovato in trappola, non ci ho più visto.»
«Perché?»
«Perché sì. Perché non sopporto il caldo. Come vedi, amo l'acqua fredda» sospira indicando il corso d'acqua che ha una temperatura a malapena sopportabile per l'estate, figuriamoci per il freddo di novembre.
«Io preferisco il caldo» ammetto sottovoce.
«Ora sai perché sto sempre svestito.»
«Perché hai sempre caldo. E perché sei un narcisista a cui piace mostrare il proprio corpo»
Provo a smorzare l'atmosfera ma non è sufficiente, James non sta ridendo.
«Odio quella sensazione di calore, non la sopporto» sembra lo stia sussurrando più a se stesso che a me.
«E la pioggia? Ti piace la pioggia?»
«A te piace, Biancaneve?»
«Sì, è perfetta per nascondere al meglio le proprie emozioni.»
«No. Odio la pioggia» lo sento dire serio.
E ad un tratto, stare in silenzio mi sembra la cosa più giusta da fare.
«La odio sin da quando ero piccolo»
«Davvero?»
«Sì. Mi dicevano di fare attenzione nel tragitto verso scuola... Dai tombini sarebbe arrivato qualcuno a prendermi»
«Paura di Hit, eh?»
«No, cretina.» mi rimprovera, visibilmente infastidito dalla mia battuta.
«Era solo una delle tante cose con cui mi terrorizzavano. Ricordo solo che non riuscivo a dormire ogni volta che di notte pioveva»
Lo vedo puntare una mano sullo strascico d'erba umida che costeggia il fiume. «Lascia perdere.»
Sembra voglia alzarsi in piedi, ma lo fermo dal braccio, prima ancora che possa farlo.
«James non volevo prenderti in giro, scusa... l'ho fatto senza malizia»
Il rombo di un tuono in lontananza mi fa sobbalzare. Spaurita, mi porto una mano sul petto, mentre James trattene il ghigno derisorio che gli causa la mia reazione eccessiva.
«Dimmi di più.» aggiungo poi, quando capisco che ha deciso di restare a fianco a me.
«No. Non mi piace andare troppo a fondo. Accontentati di questo.»
Prende a tastarsi le tasche del costume bagnato, come fosse un riflesso nervoso, quello di cercare una sigaretta per accendersela e calmarsi.
«Allora vedi, sei tu che non mi lasci andare a fondo.» lo rimbecco con una nota di amarezza.
«A proposito di sincerità...»
Il suo timbro di voce si fa più sussurrato.
«Mhmm?»
Lo scruto con aria interrogativa, ma quando lo sorprendo a posare lo sguardo sulle mie gambe scoperte, capisco immediatamente.
«Non ti immischiare.» graffio nervosamente, risistemandomi la t-shirt sulle ginocchia.
«Però se vuoi parlarne...»
«Come fai ad essere così?»
Mi lascio sfuggire quella considerazione, senza dargli un'ulteriore accezione più specifica.
Come fai a passare da stronzo egoista, a questo...?
James però non sembra dargli peso, cerca il mio sguardo per poi chiedermi «Hai dormito con Tiff?»
«Tu hai dormito con Amelia?» controbatto a testa alta.
«Non è come pensi» scrolla il capo e dalla chioma ancora umida, qualche goccia guizza qua e là.
Passo al setaccio l'immagine del ragazzo che mi sta a fianco. La sua posa è rilassata e la linea segnata della sua schiena si curva appena, restando però di proporzioni perfette. La larghezza delle sue spalle si contende l'attenzione del mio occhio osservante, insieme alla forma forte e ampia del torace, che si restringe in vita. Le braccia, leggermente tese, mostrano la propria forza grazie ai muscoli che svettano sotto alla pelle ancora un po' abbronzata, mentre le guance tinte di rosa e le labbra arrossate dal freddo, incatenano il mio sguardo come calamite.
Le mani le tiene pressate sulle ginocchia, ma sono le vene rigonfie e ben visibili, a conferire loro tridimensionalità. Le ciglia folte e chiare incorniciano il taglio felino dei suoi occhi, occhi che racchiudono un colore raro e difficilmente riscontrabile. I miei, seppur azzurri, differiscono di poco da quelli degli altri. Sono di qualche tonalità più scura rispetto a quelli di Jackson o a quelli di Will, che invece virano di più al verde acqua. Le iridi di James, di un blu più ambiguo, sembrano due gocce d'inchiostro, scure ed intense, ma comunque distanti da quelle di noi comuni mortali.
E mi chiedo quanta sincerità nascondano.
«"Oh no. Non è come pensi.."». ricalco le sue parole. «Dicono tutti così, James»
«Pensi che mi farei problemi a dirti i nomi di tutte quelle con cui ho scopato, in questi ultimi due giorni?»
Le mie spalle si irrigidiscono all'istante. James però abbassa gli occhi repentinamente, prima di seguitare a parlare.
«È solo una stupida abitudine. Ce l'ho da quando ero piccolo.»
Sta parlando di dormire con lei.
«Quando mi trovo in situazioni particolarmente...»
Non gli lascio il tempo di finire, che sono pronta ad assaltarlo. Possibile che sia bastato uno scherzetto innocente, come chiuderlo in sauna, a farlo infervorare in quel modo?
«È perché Connell ti ha insultato? O è per il video?»
«No» sentenzia lui, secco come non mai.
Non sembra abbia voglia di parlarne. Serra le labbra in una linea dura, restando il silenzio per qualche attimo.
Poi però lo vedo sfregare la mano sul petto nudo, prima di inglobare un grosso respiro.
«Connell è uno stronzo. E si meritava tutto quello che gli ho dato, visto come si è comportato con te»
«Sì ma la tua reazione James... mi è sembrata spropositata, eri fuori di te»
«Già, ma non avrebbe dovuto chiudere quella fottuta porta» dice tutto d'un fiato.
«Cosa vorrebbe dire ...»
«È che tra tutte le volte che si è dimenticata di me, l'ha fatto anche a luglio.»
Non sto capendo...
«E se lasci per un'ora un bambino di cinque anni, nel suo seggiolino, in macchina con quarantacinque gradi... non può andargli tanto bene.»
Dei brividi lancinanti mi puntellano le braccia, per poi arrivare alle mie spalle che si stringono in uno scossone involontario.
Sta parlando di sua madre. Jordan aveva accennato qualcosa a riguardo...
«Mi hanno trovato per caso, è passata una donna lì e ha cominciato ad urlare, ma la macchina era chiusa. Quando sono riusciti ad estrarmi dall'auto, ero già privo di sensi»
James prende a massaggiarsi le nocche livide e spaccate con la mano opposta.
«Mi hanno rianimato poco dopo, ma è stata una questione di secondi. Se non fosse passata quella donna, a quest'ora... non sarei qui.»
Rimango lì ferma, senza fiatare, quasi priva di respiri vitali.
«Perché hai deciso di raccontarmelo?» trovo il coraggio di chiedere.
«Perché forse tu puoi capirmi»
I suoi occhi sembrano perdere aderenza e scivolano dritti sulle mie gambe.
C'è un silenzio assordante, macchiato solo dal mormorio del torrente che scorre, incurante dei nostri problemi. Vorrei prendergli la mano, ecco cosa vorrei fare. Ma sono rigida come un ghiacciolo. Sono fredda, troppo fredda.
Lo dicevano anche gli amici di Connell nel guardare quel video, prendendomi in giro.
Ripenso a come Amelia l'aveva toccato, abbracciato.
«Hai ragione tu. Io... ho paura del giudizio altrui. A volte vorrei fare delle cose, ma sono troppo terrorizzata e non le faccio.»
«Tipo?» chiede lui piantando lo sguardo sulle mie labbra.
«A parte saltarmi addosso» sdrammatizza con un mezzo sorriso.
Gli giro pugno affettuoso sul bicipite teso, James però, svelto come un felino, mi afferra dal polso, trascinandomi contro il suo petto.
Per poco non finisco con il naso immerso nel suo collo. Irrigidisco la schiena, ai fini di mantenere una distanza sufficiente per continuare a parlare.
«Ho detto tante cazzate su di te da quando ti ho conosciuta. E non ti ho mai chiesto scusa.»
Sento le sue dita fredde imprimere sulla mia pelle una forza che non ho mai sentito prima.
«Guarda che non ci sei riuscito a farmi piangere. Mai.» annuncio sollevando il mento, senza paura.
Con il polso ancora imprigionato nella sua mano, il suo sguardo circospetto oscilla dai miei occhi alle mie cosce, per poi tornare sul mio viso.
«Mi fa piacere. Quando è stata l'ultima volta...?»
Oh no. Non posso affrontare l'argomento.
«Che hai pianto, dico»
Deglutisco un groppone amaro.
«Quando mi hanno detto che mio fratello era terminale. Probabilmente in quel momento, le ho finite tutte le lacrime.»
James molla il mio polso, per poi piantare entrambi i palmi all'indietro, sul prato. Solleva il volto verso il cielo che è ormai un ammasso di nuvoloni scuri.
Sembra in attesa di qualcosa.
«Dopo la morte di mio fratello... i miei non si sopportavano più. Ho iniziato a credere che fosse colpa mia. Non lo so perché. Forse perché erano sempre arrabbiati con la vita, ce l'avevamo con me per tutto... Ma ero troppo piccola per capire che forse era solo la situazione ad essere devastante per tutti quanti...»
James coglie la mia pausa come un motivo per proseguire al posto mio.
«Ho passato tutta l'infanzia a guardare i miei genitori rovinarsi la vita e a rovinarla agli altri.»
Parla di Jordan? Non credo...
«E se da piccolo credevo di essere la causa di tutto, crescendo ne ho avuto solo la conferma. Sono stato un errore, al quale non hanno potuto rimediare solo perché se ne sono accorti troppo tardi»
Rimango interdetta ad osservare il suo profilo perfetto rivolto verso l'alto.
Non c'è dolore sul suo volto, solo l'accettazione di esso.
«Quindi tu che scusa hai?» incalza senza darmi il tempo di metabolizzare tutto ciò che mi ha appena confessato.
«In che senso?» chiedo confusa.
«Ti ho detto perché ero con Amelia. Tu perché eri con Tiffany?»
Sta cambiando argomento... okay
«Innanzitutto... da quando sono qui, è l'unica carina con me.»
«E te la fai solo per questo?»
«Ma no, Tiff mi piace. In un certo senso. Credo.»
«E hai dormito ehm... bene?»
«Sei un pervertito» roteo gli occhi verso l'alto.
«Ma che cazzo hai capito? Ti sto solo chiedendo se hai dormito bene.»
«In che senso?»
Il suo sguardo strano mi fa ripensare a qualche settimana fa, quando si è interessato ai miei problemi, insinuando qualcosa riguardo al mio sonno.
«Perché piangevi, quella volta da Will?» domanda poi, disarmandomi con i suoi occhi affusolati.
Mi tiro in piedi di scatto.
«Ma cosa stai dicendo?! Non è vero, non piango mai, ti ho detto»
«Non è che stavi proprio piangendo. Singhiozzavi nel sonno. Ma dove vai?»
domanda sorpreso nel vedermi schizzare su come una molla.
«Smettila»
Con un balzo, James si issa in alto, facendomi ombra con la sua sagoma enorme.
«June, dove stai...»
«No»
«E invece sì. Forse non lo sai, non te ne accorgi. Ma è così, prendine atto.»
«Ma che cazzo dici?»
«Tremavi, sembravi spaventata, perciò ti ho messo addosso la mia coperta e...» lo vedo accigliarsi. «Ho sbagliato?» chiede poi allargando le iridi in un'espressione quasi ingenua.
«No. Oddio... »
Che casino... Ora comincio a capire. Resistere a James è molto più difficile di quanto credessi.
«Stai tremando anche tu ora» dice indicandomi le mie braccia marchiate dalla pelle d'oca.
Ho appena ricevuto la risposta a tutti i miei quesiti?
È per questo che tutti lo amano?
Allora non è una malattia.
Eppure è un incantesimo altrettanto potente. Mi sembra di non riuscire ad esserne immune e la cosa mi spaventa.
«Ahm devo andare un attimo a...» indico un punto completamente a caso, nel bosco.
«Sì anch'io.»
Ci scontriamo goffamente.
«Scusa.»
«È tutto okay. Sicura di stare bene?»
«Io sì, certo...Tu?»
«Alla grande.»
Sorride, consapevole delle cavolate che stiamo dicendo. Poi con una presa sicura mi cinge la vita, accerchiandola completamente con un braccio solo.
«Aspetta... non te ne andare» sussurra sottovoce con il suo timbro graffiato e caldo.
E in un attimo la sua fronte si abbassa, cercando la mia. La trova, completamente, mentre sto già chiudendo gli occhi. Delle piccole gocce di pioggia cominciano a cadere dal cielo, ma non sembra importare a nessuno dei due in questo momento.
«Non è poi così male la pioggia» sorrido, senza sentire la necessità di riaprire le palpebre.
Lo sento emettere un piccolo gemito, il verso che precede il sorriso. Sorriso che mi esplode sul volto, quando riapro entrambi gli occhi. James si morde il lato del labbro, mentre io mi inumidisco la bocca.
«Sai cosa devi fare quando piove, White?»
«Cosa?»
«Buttarti in acqua, se piangi non se ne accorge nessuno»
«Grazie del suggerimento, originalissimo peraltro.»
«Dico sul serio, è una liberazione»
E in un attimo lo vedo prendere la rincorsa per tuffarsi in acqua.
«Tu sei pazzo!» esclamo divertita.
«Beh... tu non lo sei abbastanza.» protesta lui, ergendosi dalle onde verdastre.
«Tu dici?» lo provoco prima di entrare in acqua insieme a lui.
Il freddo sembra penetrarmi fino nelle ossa da quanto è pungente il contatto con le acque gelide. Trattengo il respiro.
«Oddio ma è ghiacciata!! E tu sei pazzo per davvero!»
James comincia a guardarsi in giro circospetto, quando mi vede immersa fino alle ginocchia.
«Chi è che sta facendo caso a cosa pensano gli altri, ora?» lo istigo.
Poi però non riesco più a resistere, ansimo un lamento perché l'acqua supera i miei fianchi, immergendo anche la mia pancia. Non so come faccia James a stare lì dentro con così tanta tranquillità, è una tortura.
«Oh no, i capelli...» bofonchio allarmata quando mi accorgo che le punte si sono appena bagnate.
Esco dall'acqua per recuperare l'elastico che ho lasciato sulla riva, imposto un crocchia veloce, James intanto non mi leva gli occhi di dosso neanche per un secondo.
E mi viene naturale tornare vicino alla sua figura.
Sono ancora in piedi e lui è per metà immerso nell'acqua, quando il suo sguardo abbandona il mio viso. Seguo la traiettoria dei suoi occhi per scoprire proprio quello che non volevo. La mia maglia bagnata si è accartocciata sui fianchi, lasciando scoperte le mie gambe, completamente.
No, maledizione. No
James si muove nell'acqua, il suo corpo striscia vicino al mio. Sento il suo respiro caldo palpitare sul triangolo di pelle tra le mie cosce.
Ho un sussulto intenso, che riesco a placare solo quando le mie dita prendono a sfiorare le spalle che fuoriescono possenti dall'acqua.
«Cazzo» lo sento imprecare.
«Cosa c'è?»
James chiude gli occhi per un attimo, poi li riapre per inclinarli a lato.
«Hai presente quanto speri fino all'ultimo di esserti sbagliato?»
Mi si blocca il fiato, ma le sue labbra calde si avvicinano così tanto alla mia pelle gelida, da incidervi sopra dei brividi mai provati prima.
Riesco a sentire ogni suo respiro caldo a contatto con le mie gambe e ogni piccola vibrazione sembra in grado di cambiare la mia temperatura corporea.
«É meglio se vado.»
La mia frase esce così, dal nulla ed è dettata solo da una cosa: la paura. Ma James non sembra essere d'accordo con la mia decisione.
«No, fermati.»
Le sue labbra gonfie modellano quelle due parole, incatenandomi lì sul posto. Non riesco più a muovere un passo.
«Allora dimmi qualcosa. Non voglio stare in silenzio» tremo con un soffio di voce.
«Vieni»
Lo sento bisbigliare prima di avvolgere il mio corpo con l'interezza del suo braccio. Prova a farmi immergere in acqua un po' di più e quel contatto, così piacevole, mi causa la perdita di ogni linfa vitale nelle gambe.
«Ma è gelida» mi lamento poi, mentre lui lascia scorrere il braccio lungo la mia schiena.
«No»
«Sì James»
Mi cinge i fianchi con entrambe le mani, attirandomi a sé e finalmente i nostri corpi collidono.
L'acqua è talmente ghiacciata che le sue mani sembrano bollenti su di me.
«Hai ancora...»
La sua domanda è intervallata da un piccolo passaggio di lingua, che slitta tra le sue labbra carnose.
«...freddo?»
«No...»
Con i palmi sfrega sui miei avambracci, come per scaldarmi, poi li posa alla base della mia schiena per ancorarsi e premermi di più a lui.
E basta quel gesto per farmi incendiare le guance.
Vorrei fosse sempre così premuroso
Lo vedo mordersi il labbro, apre la bocca, tant'è che sembra sul punto di dire qualcosa, ma poi la richiude.
«Dimmi, James...»
«Non ha importanza»
«Ce l'ha, invece» provo a contraddirlo.
Ma non è abbastanza. Mi fissa in silenzio e siamo così vicini che riesco persino a notare delle piccole lentiggini costellare il suo naso perfetto.
«Okay, parlo io. Vuoi sapere perché a me piace la pioggia?»
Lui curva la bocca a lato, prima di annuire.
«Mi piace perché ti induce alcuni pensieri negativi, ma poi sa prendersene cura. Ti fa pensare alle cose che ti fanno soffrire, ma in qualche modo è in grado di nasconderle. Sai, se uno dovesse per caso, come dicevi tu, piangere...»
«Dovresti affrontarle, le cose che ti fanno soffrire, non nasconderti»
Lo precisa affondando gli occhi nella superficie dell'acqua, che al momento si sta rivelando mia complice, perché sta proprio nascondendo il mio corpo, rendendomi più sicura di me.
Maledizione, le ha viste per davvero
«June...»
Sembra però non gli sia piaciuto quello che ha visto.
«Ora le hai viste. Sei contento?» mi agito, facendomi nuovamente di ghiaccio.
«No» sibila afferrandomi dal braccio, prima che io possa sgusciare via. Sento il suo petto duro modellarsi al mio.
«Non lo sono affatto» chiarisce poi.
«Ti prego, non dire niente»
Sto farneticando o forse è solo il mio respiro ad essere impazzito.
«L'acqua dovrebbe essere il simbolo della purificazione, eppure... è assurdo. Io odio la pioggia. E Will è terrorizzato dalle piscine»
Lo osservo incamerare una grossa quantità d'aria nel petto, che si fa più stretto contro il mio.
James inspira a pieni polmoni e quel gesto meccanico sembra in grado trasformare la sua espressione, solitamente sfacciata, in una maschera quasi spenta.
«L'odore della pioggia mi risveglia tanti ricordi. E nessuno di questi è un bel ricordo.»
Compie una pausa, come se si fosse appena accorto di essersi estraniato dalla realtà, preso com'è dal ricordare.
«Perché quando pioveva e aspettavo fuori da scuola, da solo, era ancora più terrificante»
Stavolta invece scrolla la testa, pentito di ciò che ha detto.
«Scusa che cazzo dico»
Corregge subito la sua espressione inerme in una più dura, poi con la mano si rimbocca i capelli scompigliati, in un movimento necessario, che però risulta estremamente attraente.
«Dici proprio quello che vorrei sentire. Sei andato a fondo, James. E a me interessa quest'altra parte di te.»
«Non c'è nessun'altra parte. Non illuderti, ragazzina»
Deglutisce con amarezza, ma ecco che un sorriso compiaciuto trova spazio sulle sue labbra ricurve.
«Però ora che mi ci fai pensare... io sono appena andato a fondo. Ora tocca a te. Perché lo fai? Non ti chiedo altro. Aiutami solo a capire...»
E ancor prima che lui possa usare tutti i suoi mezzi di persuasione, decido di accontentarlo e dirgli quello che vuole sentire.
«Mi calma»
Piego leggermente il collo a lato, poi lascio che lui rincorra i miei occhi, in un gioco di sguardi evasivi. Non riesco a mantenere il contatto visivo.
«Quando sei arrabbiata o agitata... lo fai?»
«É come se... tutto il caos che regna nella mia mente cessasse di esistere solo in quell'istante. Quel momento di dolore è in grado di spazzare via tutto e rimettere tutto in ordine.»
«É solo un'illusione, lo sai?»
Annuisco, senza però trovare il coraggio di guardarlo negli occhi.
«E fa male?»
«Tantissimo, è insopportabile.»ammetto a denti stretti.
La mascella mi si è improvvisamente irrigidita, deglutisco a fatica ma sono le lacrime a farmi più paura. Spalanco gli occhi d'istinto, con il terrore che se li chiudessi troppe volte, comincerebbero a scendere gocce salate.
James mi spinge il pollice sotto al mento, con il solo intento di farmi sollevare il viso e lasciar combaciare i nostri sguardi.
«Perché non ti tieni quel disordine che hai in testa, che cosa ti fa paura del caos?»
«Non lo sopporto... è un insieme di cose sbagliate. Forse di emozioni, che stanno nella mia testa, facendomi sentire continuamente in errore. Ho paura, poi mi sento in colpa, poi mi vergogno, poi sono arrabbiata...»
E sono confusionaria anche nel descrivergli quello che sento in quel momento, forse perché non l'ho mai affrontato seriamente.
Subito dopo la morte di mio fratello, mia madre mi ha spedito da una psicologa che non faceva altro che guardare l'ora affinché mi levassi di torno. Mi osservava con pietà, come fossi un cucciolo smarrito, ma le fu sufficiente una seduta per stabilire che, a causa del lutto, avevo cominciato a sperimentare emozioni negative che non ero in grado di tollerare.
Ovviamente non ci volli più andare e mia madre fu felice di sentirmi dire che mi sentivo meglio. Non avevo pianto al funerale, nè mi ero disperata. Questo per i miei genitori era un grande traguardo. "L'ha superata prima di noi" dicevano.
James mi tiene stretta dai fianchi ma non apre bocca, come a voler rispettare i miei silenzi, che però hanno fine non appena decido di tornare all'attacco.
«Ora dimmi una cosa. Cosa ti fa paura delle relazioni? Perché non vuoi qualcosa di intimo con nessuno?» ricalco le parole che mi aveva confidato Tiffany, ma non c'era bisogno di quella confessione per capire che James non è in grado di legarsi a nessuno.
«Perché non ne ho bisogno. Non mi piace reprimere i miei istinti, ma posso controllare i miei desideri.»
«E in parole povere, James?»
La sua mano sembra fare una stretta più possessiva intorno ai miei fianchi, mentre io allungo le dita contro il suo petto, per evitare un'ulteriore scontro tra i nostri corpi.
«Che se ho voglia di scopare, lo faccio. E non perché sia sempre divertente, ma perché è necessario»
«Oh davvero?»
«Certo»
«Farti una o più ragazze a sera, lo chiami "necessario"?»
«No, lo chiamo rispettare i miei bisogni di esemplare di maschio giovane, in salute e non facilmente accontentabile»
«Sul "non facilmente accontentabile" avrei da ridire»
«Che vuoi dire? Che sono di poche pretese solo perché non guardo il sesso di appartenenza di una persona? O che le ragazze che mi faccio, non sono alla mia altezza?» mi istiga con intelligenza.
«No, sono tutte bellissime»
«E allora?»
«Okay, forse mi sono espressa male... volevo dire che sei superficiale, perché guardi solo l'aspetto fisico e nient'altro, dato che non ci costruisci nulla con loro»
«Non so che dirti, non sono fatto per l'astinenza come te, Biancaneve»
Dio mio sta già mettendo le mani avanti
«Stai di nuovo tremando» aggiunge poi.
«É il tuo modo di parlare a farmi questo effetto» mi metto sulla difensiva.
«Cos'avrebbe di sbagliato il mio modo di parlare?»
«Di ragazzi che si comportano come te ce ne sono tanti, ma tu non puoi permetterti di non dare valore a ciò che fai o dici.»
Un guizzo di curiosità fa scintillare i suoi occhi blu.
«Spiegati meglio, ragazzina»
«Io le vedo, ci parlo con le persone che ti orbitano attorno. Non le lasci indenni, James. Lasci un segno in loro.»
Amelia, Poppy, Ari, Taylor, Tiffany. Persino Jackson e Blaze sembrano ossessionati da lui. E chissà quante altre persone di cui non sono a conoscenza.
«Perciò non raccontarti la favoletta dell'usare le persone per sfogare i tuoi istinti, perché non è così. Sennò non sarebbero tutti così presi da te.»
«Il fatto di usare le persone sta proprio in questo. Non so se gli altri siano presi o meno, ma non me ne frega un cazzo»
«All'apparenza potrebbe sembrare così, ma non lo è, James. Forse non te ne accorgi»
Questa frase, da sola, è sufficiente a stuzzicare la sua curiosità.
«E come sarebbe, dimmi.»
«Sei tu che ti fai usare da loro. Sono presi de te, sì, ma perché tu gli dai più di ciò che vorresti e non te ne rendi conto. Ci sei per loro e faresti qualsiasi cosa per chiunque. Ma non funziona così, non è donandoti in quel modo che ottieni l'amore altrui»
«Ma certo... io dovevo restare nel mio, mentre tu dovevi farmi una psicanalisi del cazzo come al tuo solito, vero?»
Sono ancora stordita dal nostro contatto così intimo e dal suo profumo così intenso e buono, ma ben presto mi rendo conto che James si sta adirando.
«James. Non volevo offenderti» mi affretto a chiarire.
«Tu non te ne accorgi, devi sempre provare a scavare in cose che non ti riguardano»
«Voglio solo farti vedere le cose come stanno, da un'altra prospettiva» strepito mentre le sue mani si fanno più deboli intorno al mio corpo.
«So benissimo come stanno le cose e indovina un po'? Di certo non voglio scavare per fare uscire lo schifo che mi tengo dentro»
Mi si spezza il fiato quando la sua fronte collide forte con la mia, come se, per un attimo, tornassimo a chiederci scusa, in un modo silenzioso, tutto nostro.
«Scusa non volevo...»
«No, scusa tu...»
Mi lecco il lato del labbro, istintivamente, ma questa volta assaporo il gusto di menta e sigaretta, quello del suo respiro.
Ci fissiamo le rispettive labbra per qualche istante e io per poco non sento il cuore esplodermi nel petto.
«Lo senti vero?» sussurra lasciando strisciare la sua bocca bollente lungo la mia gola, facendomi perdere la ragione.
Mi distrugge il modo in cui mi guarda.
Mi fa sentire inerme.
«Cosa dovrei sentire?» domando fingendo di non essere dilaniata in due da una lotta interiore.
«Questo momento»
Il mio seno è sempre più premuto contro il suo petto, ma non sembra dargli fastidio.
É quasi destabilizzare il modo in cui mi fissa le labbra. E il modo in cui mi parla mi fa sentire come cera liquida. Non riesco neanche a capire se è caldo o freddo quello che sento.
Chissà quante ragazze ha baciato... Non posso farlo ora, altrimenti penserà che sono un'imbranata colossale
E lui sembra sapermi leggere nel pensiero, proprio mentre i suoi zigomi scolpiti cominciano a riempirsi di piccole gocce di pioggia.
«È tanto che ci pensi?» domanda mordendosi il labbro.
«James...»
«Perché io ci penso, sai...»
Con il pollice delinea il mio zigomo, raccogliendovi una gocciolina di pioggia.
Anch'io ci penso e tanto
Non c'è neanche bisogno di specificarlo ad alta voce, ormai lo sa.
Abbasso lo sguardo lungo il suo petto bagnato che fuoriesce per metà dall'acqua.
«Ma è solo... Magari non è niente...»
Mi mordo il labbro, quasi a placare la sensazione di ignoto che mi provocano le sue parole, ho lo stomaco sottosopra. Non mi sono mai sentita così.
«O magari puoi farmi cambiare idea tu, ragazzina...»
«Come?»
«Con un semplice...»
James mi solleva il mento, poi il suo pollice trova pace sul mio labbro inferiore. Il polpastrello caldo lo accarezza un paio di volte, prima che James abbandoni le sue labbra morbide sulle mie, con dolcezza, in un'unione così delicata che mi fa scoppiettare il cuore.
«...Bacio»
Conclude la frase con le nostre labbra modellate le une sulle altre, come se non ne volessero sapere di separarsi, per via del bacio a stampo, così dolce che sembra mi abbiano cosparso la bocca di miele.
«Bacio che può confermare che forse... Tra di noi non è niente»
Le sue parole mi stordiscono, ma a rendermi più vulnerabile è l'attesa del bacio vero. Attesa che mi sta lentamente uccidendo. James non è un gioco, devo andarci piano se non voglio prendermi una cantonata micidiale in faccia.
Perciò provo a dirglielo.
«Allora, se non è niente....»
Ma lui interrompe le mie parole con un altro assalto, questa volta più deciso.
Sento il mio labbro inferiore bruciare e pulsare, quando lo risucchia con avidità.
«Se non è niente, non fare così» bisbiglio con il labbro ancora impigliato nella sua bocca che sa di menta e qualcos'altro di divino.
«E come faccio a non fare così...»
Il suo sguardo felino inchiodato su di me non mi lascia modo di ragionare.
«Ma tu puoi sempre...»
Le sue labbra gonfie e rosse tornano a dare un piccolo bacio alle mie.
«....Fermarmi»
In realtà ci sarebbe un motivo per cui dovrei fermarti.
«James, se per te questa cosa non ha valore...»
«Basta parlare, ragazzina. Abbiamo parlato abbastanza»
Schiudo le labbra quando con avidità mi lecca il labbro inferiore con la punta della lingua, ma invece che approfondire quel gesto e trasformarlo in lussuria pura, James si ferma ad un soffio dalle mie labbra.
Sta aspettando me.
Mi concede il tempo di prendere confidenza con la sua bocca, con la sua forma, la sua consistenza, la sua morbidezza. L'ho desiderata così tanto, che ho il cervello in tilt adesso.
Lascio che le nostre labbra si carezzino delicatamente, che si sfreghino contro, senza mai prendere fuoco per davvero.
Ad un certo punto però, la sua bocca si tende, si curva in un sorrisetto furbo, segno che sta per fare la sua mossa e che io non ho più scampo.
James mi coglie il viso tra le mani, con una forza delicata ma al contempo decisa.
Ho quasi paura ad aprire occhi e svegliarmi da questo sogno.
Quelle labbra piene, le stesse che hanno solleticato la mia fantasia per mesi, finalmente sono qui, davanti a me e devo ammettere che James ci sa fare per davvero, mi ha stuzzicata quanto basta da farmele desiderare da morire.
«June»
Pronuncia il mio nome, dando il colpo di grazia al mio cervello ormai liquefatto e assoggettato ad un solo desiderio: baciarlo fino a star male.
Con il cuore palpitante nella cassa toracica curvo lievemente il collo, come a comunicargli l'angolazione migliore per il congiungimento delle nostre bocche assetate.
James mi lascia fare, mi dà tutto il tempo per perdermi in elucubrazioni, ripensamenti, ansie e trepidazioni.
È come se lui non avesse fretta di compiere quel gesto, perché lo sa, è abituato che, tutto ciò che lui desidera, prima o poi l'otterrà.
La sua mano destra scivola lungo il mio collo, per posizionarsi sulla mia nuca, mentre la sinistra si perde nell'acqua, andando a cercare la porzione di pelle in cui il mio fianco s'insinua nella curva del mio sedere, lasciato scoperto dalla maglia sollevata.
E quando penso che il mio cuore non possa pulsare più forte di così, James avvolge le mie labbra tremolanti con il calore del suo bacio. Le sue labbra, il modo perfetto in cui si muovono in sincronia con la mia bocca, mi sembrano l'unica cosa al mondo ad avere un senso ora.
Con dei piccoli colpi di lingua, crea una timida connessione con la mia, titubante e in attesa delle sue mosse più esperte. Pensavo mi strappasse la bocca a morsi, invece indugia con movimenti lenti, la sua lingua circuisce la mia in un abbraccio caldo, alternando dei piccoli morsetti a risucchi più voluttuosi. Sembra un cucciolo inerme l'attimo prima, un predatore affamato l'attimo dopo.
Un bacio non dovrebbe limitarsi a sensazioni legate alla bocca? E allora perché tutto il mio corpo si sente così magneticamente attratto del suo?
Lo sento ovunque.
Non è così che lo immaginavo.
È dolce, ma molto più totalizzante, più ingombrante.
E così che James bacia le persone?
Percepisco tutta la durezza della sua lingua invadermi la bocca, esce e poi rientra più a fondo, stavolta con una morbidezza inaspettata.
Bacia in maniera divina.
Ma com'è possibile?
Non è troppo bagnato, nè troppo asciutto. É un bacio perfetto. Cerca la mia lingua per poi rifuggirla, mi sfida in quel gioco di lingue voluttuose che mi fa venire voglia di non smettere mai.
Risucchia il mio labbro inferiore con la morsa della sua bocca soffice e dura allo stesso tempo.
Mi lascio cullare dal movimento fluttuante delle nostre lingue, come se avessero bisogno di tempo per prendere confidenza, prima di mostrare all'altro quello che ci piace di più.
E quei contatti, più soffici, vengono presto spazzati via dal modo rude in cui la sua lingua comincia a giocare con la mia, inducendola a seguirla, compiendo traiettorie più lascive e forzandosi sempre di più.
Premo entrambe le mani nella parte alta del suo petto, in realtà mi sto sorreggendo, il mio corpo non ha più una consistenza in questo momento. Le sue mani invece, scendono lungo la mia spina dorsale, fermandosi poco prima del mio fondoschiena. Mi stringe a lui e senza volerlo, divarico le gambe per allacciarle al suo bacino.
Sentire come il suo corpo reagisce al bacio, mi fa capire che James non è uno che solitamente si limita a bacetti casti e puri.
La cosa mi intimorisce e lui se ne accorge immediatamente.
Con la bocca sul mio orecchio, esala un respiro caldo di menta che mi dà i brividi.
«Non preoccuparti, Biancaneve. Non ho intenzione di spostarti le mutande e prenderti qui»
Il sangue comincia a fluire con prepotenza alle mie guance quando capisco quanto la situazione gli stia piacendo.
«James...» lo rimprovero ormai senza fiato.
«Libera di farmi cambiare idea però» mormora con voce roca e divertita.
Le sue mani scendono lente lungo i miei fianchi per poi scivolare avide sulle cosce che gli accerchiano il bacino.
Mi sa che devo fermarmi
«Stammi più vicina»
Lo sento ansimare mentre un calore inspiegabile divampa tra le mie gambe, nel punto di unione dei nostri corpi accaldati.
Ma come faccio a fermarmi ora?
La corsa è cominciata lenta, in una morbida discesa, ma ora sta si sta trasformando in una tortuosa salita.
E stargli dietro e mantenere il suo ritmo, è un supplizio estremamente piacevole. La sua lingua è diventata così pressante, che mi manca il fiato, ansimo per la maestria di quel bacio che ormai mi ha tolto ogni respiro, ogni pensiero. Sento James sorridere sulle mie labbra, compiaciuto per l'effetto totalizzante che è in grado di farmi.
Non ho mai provato niente di simile.
Questo non è un bacio, questa sono io che esplodo e mi disgrego in mille pezzi, per poi ricompormi ogni volta che lui fa vorticare la sua maledetta lingua contro la mia.
«James, ma dove sei?»
Ad un tratto una voce conosciuta rimbomba nello spazio a noi antistante, creando un eco nelle nostre orecchie.
James si stacca da me e con le labbra rosse e palpitanti pronuncia un
«Oh cazzo»
William
✨ ce l'abbiamo fatta ✨
🦋 sono moooolto insicura su questo capitolo, perciò pretendo tutte le vostre opinioni più sincere 🖤
🦋 ebbene sì, alla fine è arrivato Will✨
🦋 il prossimo capitolo lo sto ancora pensando bene, perciò è in fase di costruzione...
🦋 per tutte le ragazze che pensano che con il fatidico bacio, poi la tensione si smorza perché sarà tutto in discesa... beh, non fatevi illusioni👀
🦋 c'erano tante cose da dire, ma ho deciso di inserire solo alcune confessioni tra James e June, non volevo comprimere troppa roba tutta insieme, perciò sappiate che mancano ancora tanti tasselli ✨
🦋🦋🦋🦋
ci vediamo su Instagram per commentare il capitolo🖤
✨a presto✨
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