Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

28. If you can't face the wolves, don't go into the forest




JUNE POV

Rimango nel corridoio a fissare l'armadietto con aria confusa.
Scandire tutti i miei pensieri comincia a diventare difficile: la faccia preoccupata di Jackson, la freddezza di William di poco fa, le parole di James di ieri... Non so più di chi fidarmi a questo punto.

Compio un balzo quando il suono della campanella rintocca la fine della prima ora e il corridoio viene invaso dagli studenti. Tra le teste sconosciute individuo quella bionda di Poppy, colorata con vivaci ciocche dalle sfumature blu.
Quando mi si avvicina borbotta un saluto distaccato, così ripongo i libri nell'armadietto e le rivolgo un distratto -Tutto okay, Poppy?-

-Sì tu?-

Mmmm.... poche parole anche per lei oggi, ma che sta succedendo?

Ed è quando vedo le facce scure di Amelia e Ari alle sue spalle, che capisco cosa sta realmente accadendo: ce l'hanno con me.

Al momento però, non mi va di perdere tempo a capire il perché.
Loro mi ignorano, così decido di fare di conseguenza. Non mi sforzerò più di voler piacere a persone che non si degnano neanche di essere sincere con me.

-Andiamo in classe Poppy.-

Le parole di Amelia risuonano secche come schiaffi, quando pronunciate di proposito a voce così alta, come per far sì che io le senta.

Ignorala, June

- Ma il prof non è ancora in aula!- si lamenta Poppy con un'espressione ingenua.

-Lo so ma nel corridoio c'è troppa gente che non mi piace.- ribatte l'altra.

Irrigidisco la mascella con un gesto involontario. Sì però se mi provochi, non ce la faccio a starmene zitta.

-Il sentimento è reciproco.- sputo senza entusiasmo.

Vedo Ari sbarrare gli occhi scuri, Poppy borbotta qualcosa, Amelia però è l'unica ad incrociare le braccia al petto per avvicinarsi a me con uno sguardo di sfida.

-Ah davvero? E sentiamo, perché?- domanda scettica.

- Per lo stesso motivo per cui tu ce l'hai con me, ovvero nessuno. Non ho fatto niente per meritarmi di essere trattata così.-

Vedo gli occhi di Amelia assottigliarsi a due fessure color acqua marina.

-June mi hai voltato le spalle nonostante io sia stata l'unica ad accettarti qui. Questa non ti sembra una motivazione valida per girarmi dall'altra parte quando ti vedo?-

-Non ti ho voltato le spalle Amelia.-

-Stai sempre con loro però.- mi pungola lanciando uno sguardo nell'angolo di corridoio dove solitamente sostano William e i suoi amici.

Perché non sono tornati?
Possibile che siano ancora dal preside?

-Tu dammi un motivo reale per cui non dovrei stare con loro, così magari comincio a credere a quello che dici.-

Le mie risposte svelte la indispettiscono, lo vedo da come arriccia la bocca in segno di disappunto.

Poi però dei passi pesanti alle mie spalle mi fanno trasalire.
-Tutto bene qui?-

Brian. Maledizione.

Quando c'è lui mi viene un po' più difficile parlare. Non mi incute timore, ma di sicuro mi imbarazza.

"Hunter e Cooper dal preside."
La voce dell'auto parlante ripete quelle parole.

-Finalmente.- bofonchia Ari sottovoce, mentre Amelia e Brian si lanciano un'occhiata d'intesa.

Lei inarca il sopracciglio e mi punta ancora una volta.

-La motivazione dovrei dartela io? Ma non ci arrivi da sola? Sai perché il preside si assentato per quasi un mese?-

-Blaze non mi ha detto niente. Cioè... so che l'hanno aggredito.- farfuglio confusa. -Ma questo cosa c'entra ora?-

-Chiedilo al tuo ragazzo.- aggiunge poi, mentre la sua bocca si curva in un sorriso sprezzante. -O forse ai tuoi ragazzi, dovrei dire.-

-Amelia!- la rimprovera Brian con prontezza.

-Ho solo detto la verità!- si lamenta lei. -Dovresti essere più discreta quando fai le cose alle spalle del tuo fidanzato.-

Tutti i buoni propositi di ignorarla sono appena andati a farsi fottere.

-Ma di cosa diavolo stai parlando? Come arrivi a pensare una cosa del genere?!-

Tento di mantenere la calma, ma so già che sarà difficile.

-Secondo te se mi dicono che ad una festa ti hanno vista andare in camera da letto con James, cosa dovrei pensare? Che andavate a farvi le maschere facciali?-

Spalanco la bocca. Vorrei sapere chi ha messo in giro queste voci ora.

-Cosa? Ma che stai dicendo?-

Le ragazze mi guardano e sui loro volti è dipinto il sentimento di pena misto al pregiudizio.

-Stai esagerando, Amelia. June non è affatto così.-

Brian viene in mio soccorso, ma la cosa ormai non mi sfiora più. Non sopporto i pettegolezzi, né i pregiudizi, sopratutto quando vengono espressi ingiustamente.
Ma poi chi si credono di essere? Poppy e Ari sono tutto fuorché delle sante e Amelia sicuramente avrà i suoi scheletri nell'armadio.

-Anche se fosse? Quello che faccio io a voi non deve interessare. E poi vuoi sapere perché sto con loro, Amelia? Ameno mi parlano e non mi nascondono continuamente le cose come fate voi! Ora devo tornare in classe. Ciao.-

Volto loro le spalle per richiudere l'armadietto con rabbia.

- Io ti nasconderei le cose?-

È Amelia a parlare, ma quando guardo Brian negli occhi, mi vengono in mente le parole di William.

"Io non sono come James o Brian".

E poi quelle di James.

"Chiedilo ad Amelia e a Brian".

-Va bene, allora dimmi un'ultima cosa.-

Stavolta la affronto senza paura, non mi importa ci sia suo fratello al suo fianco.

-Che fine ha fatto il prof di nuoto?-

La domanda risuona stridula tra le file metalliche di armadietti. Sembra quasi che il vociferare in sottofondo si sia appena spento. Mi ritrovo costretta a compiere un passo indietro, perché lo sguardo di Amelia si scurisce, come se avessi appena messo piede in una zona che non dovrei oltrepassare.
Poppy e Ari si rivolgono a Brian, ma i suoi occhi color smeraldo sembrano di pietra in questo istante.

-Chi te l'ha detto June?- chiede Poppy ad un certo punto.

-Will o James?- insiste Amelia con voce così sottile da sembrare quasi irriconoscibile.

E se prima ero arrabbiata, ora sono chiaramente confusa. Amelia ha gli occhi lucidi.

-Te l'ha detto James? Ha anche il coraggio di parlarne?-

-Amelia..-

Suo fratello prova a calmarla, ma la sento scoppiare in lacrime quando mi volta le spalle per allontanarsi.

-...Brian?- provo a richiamarlo. Lui scrolla il capo con gli occhi bassi.

-Scusa June. Dobbiamo andare.-

Ma che cosa mi sono persa?



JACKSON POV

Un mese prima

James arriva a casa mia con quello stramaledetto cellulare in mano.

-Continua a chiamare.-

-Quello stronzo del preside continua a chiamare!?- esclama William incredulo, rubando il telefono dalle mani di James.

Allungo il collo per sbirciare.
Leggo la scritta "Paul Manor" sullo schermo di quel telefono sconosciuto. È il padre di Blaze.

Quando però James si accorge che mia nonna sta strimpellando con le stoviglie in cucina, fa cenno a tutti noi di stare in silenzio. Lo vedo posizionarsi davanti alla vecchia libreria dove si erge la collezione di dischi di mio nonno, mentre con occhi taglienti sta cercando il vinile dei Notturni di Chopin.

-Perché cazzo continua a chiamarlo se è passato un anno?- chiede Marvin non appena il giradischi comincia a gracchiare.

James digrigna i denti, irrigidendo la mandibola affusolata.

-Forse perché da un giorno all'altro uno dei suoi professori è sparito nel nulla? Cazzo Marvin accendi quel fottuto cervello.-

Non riesco a fare a meno di tormentare il piercing sotto ai canini.

-E se il preside iniziasse a sospettare e andasse alla polizia?- ipotizzo io.

-Ragazzi volete una bella fetta di ciambella al latte?-

Mia nonna interrompe i nostri dialoghi entrando in salotto con un vassoio ornato di fiori. James le sorride, piazzandosi di fianco a lei come un gigante vicino ad una bambina.

-Perché non ci prepari un caffè, Lena?- le sussurra gentilmente.

-Certo Jamie.-

E i suoi occhi tornano di nuovo due lame affilate, non appena mia nonna lascia la stanza.

-Non andrà alla polizia. Gli intimeremo di non farlo.-

-E come facciamo? E poi comunque capirà che siamo stati noi, James.-

Lui mi fissa come se avessi appena detto una cazzata, ma io sto solo tentando di essere prudente, perché qui sono tutti uno più sconsiderato dell'altro.

-Non me ne frega un cazzo, Jax. Lo capisci che non possiamo permetterci di rischiare?-

Il senso di calma sprigionato dalla musica di sottofondo sembra svanire, la melodia diventa gradualmente più aggressiva, quasi drammatica, come ad accompagnare i nostri sguardi irrequieti. 

C'è qualcuno però che non ha ancora espresso il suo parere.
Perché William parla poco in questi casi, ma quando lo fa... a James luccicano gli occhi di un'insolita follia.

-Basta, andiamoci ora. Ho bisogno di sfogarmi.- dice tutt'ad un tratto, facendo trasalire me e Marvin.

-O.. ora?- chiede Marvin guardandomi spaventato.

James annuisce con convinzione, mentre Will prosegue.

-Ho delle maschere a casa. Clown.-

La mia spina dorsale viene perforata da un brivido profondo, segno di una paura quasi primordiale.
Ma non si può dire lo stesso di quei due, basta guardare l'eccitazione che brilla nei loro occhi.

Non so a chi dei due sia venuta prima un'erezione, ma so di per certo che si elettrizzano solo al pensiero di fare una cosa del genere.

James non conosce paura, non si tira mai indietro. Fa il primo passo, accende la scintilla.
Ma è a William che devi fare attenzione.
È capace di sorriderti, e senza che te ne accorgi, ti sta dando fuoco a tutta casa, proprio mentre tu stai dormendo.




Siamo in attesa, tutti e tre seduti davanti alla scrivania del preside che ci ha richiamato qualche minuto fa.
James sta seduto svogliatamente alla mia sinistra, i suoi occhi sembrano due zaffiri infuocati, Will invece è alla mia destra e si guarda intorno con impazienza.

-Spaccherei tutto in questo posto di merda.- dice poi.

-Will calmati.- bisbiglio io con il fiato già corto.

Ovviamente sono l'unico che se la sta facendo sotto.
Capisco perché entrambi odino il preside, però io mi ritrovo in mezzo a due fuochi e mi sento ancora in colpa con Blaze.
E poi Marvin è pure assente. Scommetto che starà ancora dormendo, beato lui.

-E così oggi abbiamo l'onore di avere il trio degli stereotipi.-

Il preside entra nell'ufficio annunciandosi con quella frase. L'aria si fa subito sgradevole, lo sento da come chiude quella porta con un tonfo, si risistema il colletto della camicia poi tira su i grossi occhiali che gli ricascano sul naso.

-Vedo che manca il quarto perché oggi è assente, ma non preoccupatevi che arriverò anche a lui.-

Deglutisco. Il suo tono di voce è volutamente minaccioso.

-Quindi ricapitoliamo...-

Lo vedo appoggiarsi alla scrivania per poi incrociare le braccia con aria poco rassicurante.

-Abbiamo il problematico...-

Comincia guardando alla mia destra, dove c'è Will.

-Il violento...-

Prosegue squadrando James che lo punta di rimando, con occhi spietati.

-Il tossico l'abbiamo dimenticato a casa, e...-

E infine posa i suoi occhi grigi su di me.

-Oh ma guarda un po'! C'è anche Jackson.-

Quell'uomo finge di avermi appena visto, con il solo intento di mettermi a disagio.
Prendo un grosso respiro.
Sento le mani cominciare a sudare.

-La pecorella che segue il branco. Quella non manca mai in ogni gruppo che si rispetti. Ma è anche quella che gode meno della mia stima.-

Non riesco neanche ad aprire bocca, le labbra mi si seccano all'istante.

-Sai Jackson... Ti do una lezione di vita molto semplice: se nasci agnellino, non morirai mai lupo.-

James compie uno scatto istintivo, ma lo trattengo dall'avambraccio prima che si alzi in piedi come una furia per gettarsi addosso al preside.

- Lascia perdere.- gli suggerisco, tra i denti mentre lui si risiede a fatica.

Lo vedo rispondere alla provocazione con un'altra provocazione: si accende una sigaretta guardando l'uomo dritto negli occhi.
Quest'ultimo cerca di ignorare l'atto di ribellione di James, infatti non lo rimprovera minimamente.

Quale preside lascerebbe correre un affronto del genere? Ciò mi lascia intendere quanto la sua coscienza sia sporca, c'è ben altro che lo preoccupa ora.

- Arriviamo al dunque. Di chi è stata l'idea? Hmmm? Qualcuno di voi ha da dire qualcosa?-

Nessuno fiata, io fatico ad alzare lo sguardo.
Pianto gli occhi sui pugni stretti che William fa stridere contro i braccioli della sedia.

-Spaventiamo il vecchietto, tanto lui ci casca... Era questa l'idea, vero?-

Ha riconosciuto le mie scarpe, sa che siamo stati noi ad aggredirlo un mese fa.
Che senso ha fare questo interrogatorio ora?
Se avesse la coscienza a posto a quest'ora ci avrebbe espulsi e basta.
E invece no, continua a parlare guardandoci in cagnesco.

-Ma vista la facilità con cui ho capito che si trattava di voi, è chiaro che non avevate la minima paura di essere beccati... Vi importava solo che non reagissi alle vostre minacce. Giusto?-

Giusto.
Ma nessuno muove un muscolo.
L'aria nell'ufficio è ferma.
Non c'è un suono, riesco solo a sentire il mio respiro accelerato.

-Però mi sfugge una cosa...-

- Solo una?- sputa James interrompendo il monologo.

-È per averti spedito in riformatorio lo scorso anno, Hunter? Volevi farmela pagare per aver preso una misura così drastica?-

Ottimo. Questo non ha capito un cazzo.

-È per i voti a scuola?- chiede scrutando me questa volta.

Vengo rapito da un brivido tagliente quando sollevo lo sguardo ed incontro gli occhi grigi dell'uomo.
Sembrano gli stessi di Blaze.

Non ce la faccio a sostenere l'occhiataccia.
Ha ragione lui.
Sono un debole

-O forse l'avete fatto perché sono l'unico ad aver capito che nascondente qualcosa di grosso?-

Mi si blocca un respiro al fondo della gola. William per un attimo perde colorito dal volto.
La frase del preside conferma i nostri sospetti.

Lui sa.

James invece non fiata, la sua maschera di rabbia non accenna a cambiare. Sembra che la sua mascella voglia frantumarsi in mille pezzi, da quanto è rigida e tesa.

-Perché voi nasconderete un segreto. Giusto, Jackson?-

Il preside questa volta usa un tono più persuasivo, ma io fingo di non ascoltarlo.
La faccia di Will invece dice solo una cosa: "oh cazzo".

-Ve lo chiedo una volta sola. Ora che siamo qui tra di noi...-

Altro che vecchietto innocente, questo sa tutto.
James aveva ragione... e io che mi facevo remore perché avevo paura ad aggredire un povero vecchio.

-Dato che l'avete fatto con me.... Chi mi dice che non l'abbiate fatto anche con lui?-

Oh merda.

Sento il cuore compiere un balzo.
Non voglio finire in prigione.
I miei nonni ne morirebbero.

Il preside si stacca dalla scrivania e si ferma davanti a James, che continua a fumare nervosamente.

-Una domanda e voi dovete solo rispondermi. Non ci saranno conseguenze.-

Noooo, certo

-Dov'è finito il professor Hood?-

Il preside guarda me, di nuovo, costringendomi ad abbassare il capo per l'ennesima volta.

-Cooper? Ne sai qualcosa?-

Will fa cenno di no con la testa.

-Hunter.-

Non è neanche una domanda. Si posiziona davanti a James che si solleva in piedi repentinamente.
Inspira avidamente fumo dalla sigaretta per poi sputarglielo in faccia con arroganza.

-Va all'inferno stronzo. Scommetto che lì vi rincontrerete.-

James esce dall'ufficio sotto alla faccia esterrefatta del preside, così io e Will lo seguiamo senza fiatare.





-Cazzo James! Dovevi proprio rispondergli in quel modo?!-

C'è una vena di rabbia nel tono di William, stiamo uscendo di fretta dalla porta principale dell'edificio mentre gli altri sono ancora a lezione.

-Non hai sentito che cazzo ha detto, Will? E quel modo di merda in cui ci tratta?-

Fuori l'aria è fredda, quasi pungente. Mi pento di aver lasciato la giacca della divisa in classe, sento le guance e la punta del naso arrossarsi rapidamente.

-Sì ma così gliel'hai praticamente confessato! Perché non ragioni mai prima di fare le cose, cazzo?-

Will che dà dell'impulsivo a James, siamo alle solite.

-E ora che succede?- chiedo intimorito poggiandomi al tettuccio della macchina. Ho bisogno di sostegno, sento le vertigini. -Ci espellerà? Ci caccerà da scuola perché l'abbiamo aggredito o perché gli hai risposto in quel modo?-

-Sta tranquillo Jax. Se avesse voluto l'avrebbe già fatto.- mi rassicura James frugando nelle tasche della giacca di pelle.

Al momento non mi è facile stare tanto tranquillo. Mio nonno non fa che ripetermi di non deludere la memoria dei miei genitori, ma a quanto pare sembra che io non riesca a fare altrimenti.

-Magari ha delle prove per dire che siamo stati noi. E anche se non le avesse... è pur sempre il preside, può fare quello che vuole...-

Sto cominciando ad agitarmi e James se ne accorge. Mi afferra dai bicipiti, affonda le dita nel tessuto della camicia che mi circonda le spalle poi punta i suoi occhi scuri nei miei.

- Calmati Jackson.- soffia il suo respiro di menta e tabacco contro la pelle sensibile del mio viso.

Io mi calmo anche... ma tu devi sempre piantarmi quelle labbra così vicine alle mie, cazzo?

-Non è per questo. Non gli conviene farlo.- dice abbandonandosi di fianco a me, con la schiena contro la carrozzeria.

Lo vedo accendersi una sigaretta.

-Perché?-

James continua a fumare rabbiosamente, mentre con l'altra mano si allenta il nodo della cravatta della divisa.

-Non ha più chiamato, vero?- chiede William.

Quest'ultimo è così nervoso che prende a camminare avanti e indietro nel parcheggio della scuola.

-No. Da quel giorno ha smesso. Era questo il piano, basta con questi cazzo di ripensamenti.- taglia corto James tra una boccata di fumo e l'altra.

-Sì ma non solo ha capito che gli è successo qualcosa, ha anche ipotizzato ci sia il nostro fottuto zampino, sennò non ci avrebbe chiesto che fine ha fatto!-

-Perché adesso se ne esce con questa storia? È più di un anno che quello stronzo non si fa vedere... perché ora!- si scervella Will, tormentandosi i capelli color cenere con la punta delle dita.

E quando James esala un respiro e poi parla, sia io che William ci raggeliamo istantaneamente.

-Ho un presentimento.-

-Cosa?- chiede Will.

-E se quella sera di un anno fa, dopo la festa di Tiffany...-

Perdo un battito.
William invece si fa sempre più impaziente.

-Cosa James? Cazzo, parla!-

-E se Austin non fosse andato fino in fondo?- sibila James torturandosi il labbro inferiore per il nervoso.

Quell'ipotesi mi spiazza.

-Stai scherzando? Perché dici così adesso?- chiede Will con tono altrettanto paranoico.

-Mi stai dicendo che forse nessuno si è fatto male? Quindi noi non avremmo colpe?-

Ma sono l'unico contento qui?
A quanto pare sì, perché ovviamente nessuno mi sta ascoltando.

-Che motivi hai per pensarla così?- insiste William andando davanti al viso di James.

-Ieri sera Austin mi ha fatto domande sulla pistola e poi... Li ho visti all'opera quei due coglioni, si sono fatti fottere da una ragazzina. Inizio a pensare che non abbiano avuto il coraggio di farlo per davvero.-

Una strana vena di sospetto attraversa le iridi di William, che si scuriscono all'istante.

-Mi hai detto che June era in pericolo. E che non mi avete chiamato per non farmi preoccupare.-

Sposto lo sguardo su James che lo sta puntando a testa alta.

-Ed è così Will.-

-E allora perché sei rimasto da lei, se tanto loro non le hanno neanche messo paura? Te l'ha chiesto lei?-

Che diamine sta succedendo? Come siamo finiti a parlare di June White ora?

-Cosa?-

-Ti ha chiesto lei di passare la notte a casa sua?-

La domanda di Will non ha esitazioni, ma lo sguardo di James, solitamente sicuro, inizia a vacillare.

- No.-

Ha appena mentito.

Lo conosco troppo bene: James non mente mai, ma la volta che lo fa, si vede lontano un miglio.
Will però è troppo agitato per accorgersene.

-E allora perché cazzo sei rimasto con lei?-

Inizio a vedere le scintille.
Sono ancora invisibili, ma le percepisco tra loro.
E non in senso positivo.
Non mi piace la piega del discorso, non se sono così nervosi.

-Stiamo andando fuori tema.- provo ad intromettermi senza ottenere ascolto.

James scolla la schiena dall'auto per guardare Will dall'alto.

-Che cazzo stai insinuando?-

-James calmati.-

Ma ovviamente anche il mio invito non viene preso in considerazione.

-Tu ora mi dici che diavolo è successo ieri.- si impunta William.

I loro sguardi ruvidi stridono pericolosamente.

-Te l'ho detto. Ha chiamato me per non farti preoccupare.- taglia corto James, poi schiaccia il mozzicone della sigaretta con la punta della scarpa.

-Sì ma June era strana questa mattina, che le hai fatto?-

James corruccia la fronte prima di rispondere, mentre porta la bocca rosea e pronunciata all'infuori.

-Un cazzo.-

Un mugugno di disapprovazione abbandona le labbra di William.
Lo sento, si stanno scaldando.
Perché i miei migliori amici sono due teste di cazzo? Se penso a Marvin che in questo momento se ne sta sbattendo altamente... e io qui a farmi venire il sangue amaro.

-Austin mi ha minacciato come al suo solito. Niente di che, Will.-

-Niente di che?! Sa dove abita June!-

-E io che cazzo devo farci?! L'altro giorno te l'ho detto che ci sarebbero state conseguenze, ma tu non mi hai dato retta! Che cazzo hai in quel fottuto cervel..-

James si morde il labbro prima di proseguire oltre.

-Cazzo!- impreca rendendosi conto delle parole troppo dure che stavano per uscire dalla sua bocca. -Senti non volevo che ti preoccupassi, lo capisci? Quella fottuta ragazzina ci ha aggiunto più casini di quelli che già avevamo!- conclude James con voce adirata.

Iniziano a girarsi intorno come due belve rabbiose.

-Non mi vuoi raccontare tutto perché hai paura di farmi preoccupare? Ti rendi conto di quello che dici?-

-Cosa vuoi sapere Will? Che hanno cambiato faccia quando gli ho detto che la pistola non era la mia? Che vogliono tenersela per ricattarmi e ricollegarmi ad un cazzo di omicidio che non ho mai commesso?-

Sprofondo con entrambe le mani nei capelli. Se solo William non fosse stato così impulsivo a chiamarli quella notte...

-O forse... che non c'è stato alcun omicidio.- ripete James con il viso contratto.

-Ma allora sei serio quando lo dici?-

-Non lo so. Ho il sospetto che alla fine non l'abbiano fatto, quei due parlano tanto ma poi non concludono niente. Avremmo dovuto farlo noi. Non chiamare loro.-

-Avremmo dovuto farlo noi James? Ora vuoi incolparmi perché li ho chiamati per salvarti il culo?- urla Will.

- Tu avresti salvato il culo a me William? Con che cazzo di coraggio mi dici una cosa del genere?-

-Parli tu! Tu che non riuscivi neanche a premere un fottuto grilletto!- esala Will a corto di pazienza.

Bene, il limite l'abbiamo superato abbondantemente.
E anche William se ne accorge, tant'è che prova ad allungare una mano sulla spalla di James.

-Scusa non volevo...-

Quest'ultimo però si ritrae.

- Non m'importa.-

In quell'esatto momento noto una sagoma non troppo alta uscire da scuola e avvicinarsi a noi.
La riconosco dal cerchietto nero incastrato tra capelli biondi e lisci.
Ci mancava lei, ora sì che siamo a posto.

Vedo Will staccare lo sguardo da James per lanciarle un'occhiata rapida.

Questa ci farà ammazzare tutti, già lo so

-Okay, dobbiamo andare a casa di Austin. Ora.-

William se ne esce con una delle sue idee assurde.

-Che idea del cazzo Will.- ruggisce James inclinando la testa a lato verso la ruota dell'auto, come a non voler incontrare la figura di June White.

-James. Vacci piano.- lo rimprovero io.

-Cosa Jax? Non devo dire che è un idea del cazzo?-

-Sì ma puoi dirlo anche usando altri termini.- aggiungo provando a farlo ragionare.

-Oh certo, povero William! Trattiamolo sempre con i guanti anche quando spara cazzate, vero?-

Non so se è stata la presenza della ragazza, ma gli animi si stanno di nuovo incendiando.

-Vaffanculo. Io ci vado. Voglio sapere se quella sera hanno finito il lavoro o no. Non possiamo stare con il dubbio. Se non avete le palle, tornatevene a casa.- ci fulmina William.

-Will?-

Eccola.
La sua voce infantile non la sopporto.

June pronuncia il nome di Will, intanto viene rapita da James che continua a fissare l'accendino, torturandolo con le dita. E non la biasimo, James attira l'attenzione anche mentre sta in silenzio, immobile, e tu non riesci a smettere di guardarlo. Ti incatena con la sua bellezza, così elegante nei tratti del volto e così selvaggia nel suo modo di fare.

A Will però basta una singola occhiata verso June, che sembra non ragionare più.

-Hai di nuovo dormito con lei?-

Resto interdetto per una frazione di secondo. La domanda è troppo diretta e mi sono perso un passaggio.
Chi ha dormito con chi?

-Rispondi.- ringhia Will finendo sotto allo sguardo vago di James.

-Ehi, ehi.-

Infilo un braccio tra i loro corpi, prima che possano collidere.
Will è proprio una molla impazzita, non sai mai quando scatterà.

-Che cazzo dici, Will? No.- si acciglia James.

-Ragazzi basta per favore.-

Sembrano entrambi sordi ai miei richiami, troppo impegnati a puntarsi in cagnesco.
La tensione sale crescente tra i loro sguardi, finché William non spinge al massimo l'acceleratore della discussione.

-È inutile che provi a salvarla James, tanto non lo vorrà mai uno come te.-

Quelle parole crude si liberano nell'aria mattutina, provengono dalle labbra di William che le pronuncia sotto agli occhi acuminati di James.

Oh cazzo.

Inaspettatamente però, James non risponde ma dice una cosa che mi lascia spiazzato.

-Se vai da Austin non ti lascio andare da solo, vengo con te.-

E certo, proprio un bel giorno per farsi ammazzare

-Ma che sta succedendo?-

Vedo June White stringersi nella giacca della divisa, mentre si avvicina guardandomi attentamente.
È più forte di me... non mi ha fatto niente, eppure non la sopporto proprio. A quanto pare lei invece deve avere qualcosa di speciale, dato che questi due si stavano per mettere le mani addosso per una così.

E se un attimo prima erano in procinto di saltarsi alla giugulare per strapparsela a morsi, l'attimo dopo sono di nuovo complici. Mi faranno impazzire sti due prima o poi

-June abbiamo una cosa da fare. Torna dentro.- le ordina Will, infilandosi nel sedile del passeggero. -Andiamo James.-

Quest'ultimo invece sembra avere altri piani. La scruta con aria intimidatoria.

-Fanculo, lei adesso viene con noi.-

Ecco un altro che non sta ragionando.

-Non fare lo stronzo James!- esclamo allargando le braccia.

-Sali in macchina ho detto.- ringhia lui facendola rabbrividire.

-Non sai chiederlo con gentilezza vero?-

-Sali in macchina. Non è un invito è un fottuto ordine!- insiste lui mettendosi al volante.

-James non stai ragionando.-

-Falla salire in macchina Jax.-

- Falla salire? Non sono un oggetto. Se voglio, ci salgo!- strilla June indignata.

-Tu vuoi, ragazzina. Perciò muoviti!- lo sento dire prima di sbattere la portiera.

James sembra furibondo, ma June fa esattamente come lui le ha chiesto: si siede di fianco a me, nel sedile posteriore.

James e Will battibeccano mentre lei richiama la mia attenzione.

-Ma cosa succede?- mi domanda sgranando gli occhi. -Perché fanno così oggi?-

Tu non hai ancora visto niente June White.



JUNE POV

-Era meglio se stavi in classe.- mi rimprovera Jackson sottovoce.

-Voi c'entrate con l'aggressione del preside, vero?-

Il biondo abbassa il capo con fare colpevole.

-Non ci credo... E io che vi ho sempre difesi... -

Mi esce un pensiero a bassa voce ma James deve avermi sentita, perché mi guarda dallo specchietto con due occhi assottigliati.

-Non hai ancora capito come cazzo va il mondo... vero, ragazzina?-

"Ha parlato l'uomo vissuto."

Vorrei rispondergli a tono, ma stavolta mi mordo la lingua.
C'è troppa tensione. Troppa. E ho anche un po' paura a dirla tutta.




Resto in silenzio per tutto il tragitto e quando invece che al Club, arriviamo in una zona residenziale piena di ville in stile moderno, mi prende un colpo.

- Stiamo andando a casa sua? Sul serio?- chiedo con voce tremante.

Jackson annuisce, mentre James parcheggia davanti ad una villa in pieno stile holliwoodiano.
E io che perdo tempo a chiedermi il perché della violenza o della delinquenza di quei personaggi loschi. La risposta è sempre e solo una: soldi. Tanti soldi.

I ragazzi scendono dalla macchina, io preferirei non vedere quella gentaglia di nuovo, perciò mi prefisso di stare in macchina, ma ... i buoni propositi come al solito durano poco.
La preoccupazione di vedere Will così fuori dai binari supera il mio egoismo in questo momento.
La scenata che gli ho visto fare al suo migliore amico qualche minuto fa, mi ha lasciato intendere quanto io poco lo conosca.

- June, stammi vicino.-

Qualcuno ha appena aperto il cancello automatico che conduce all'immenso giardino che circonda la villa, camminiamo l'uno di fianco all'altro quando William mi prende per mano.
Una ragazza alta e longilinea ci accoglie all'ingresso della casa, ma mi rendo conto di perdere James di vista non appena mettiamo piede lì dentro.

In casa l'odore di nuovo è così persistente da essere quasi fastidioso. Entriamo in un soggiorno ampio e luminoso, dove qua e là spuntano sedie e ornamenti ancora coperti dal cellofan. Sembra non ci viva nessuno qui. Le vetrate immense danno sul giardino sgombro, c'è un silenzio raggelante.

Io e Jackson ci scambiano un'occhiata preoccupata, Will intanto stringe maggiormente la mia mano. La presa di Will è sicura, sì, io però non so se mi sento veramente al sicuro con lui.

Ha fatto una scenata di gelosia poco fa?
O era solo nervosismo per la situazione?
E se Will fosse violento tanto quanto James?

Oddio non so più che pensare...

Lui sembra accorgersi del mio stato di agitazione, mi guarda attentamente poi mi infilza una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

- June tu stai qui.- sussurra con la sua solita voce pacata, quella che riconosco.

- Ethan sta arrivando. Ha detto che non vuole vedere Hunter, solo te.- annuncia la ragazza facendo strada a William in quella villa enorme.

-Dove vai Will?- gli chiedo con voce apprensiva.

-Devo parlare Austin. Jax resta con lei.-

-Non se ne parla proprio.- borbotta il biondo scrollando la testa.

-Se le succede qualcosa, Jackson...-

-Si, sì. Sempre la solita storia. Ti odio June White...-

Lo sento mugolare tra i denti, mentre il suo cellulare comincia a suonare.

-Porca troia, è mia nonna!-

Se fossimo in altre circostanze mi scapperebbe da ridere nel vedere un Jackson grande e grosso sobbalzare con il telefono tra le mani, quando vede che la sua nonnina lo sta chiamando.

-E rispondile, no?!-

-Spero solo il preside non l'abbia chiamata, cazzo le verrà un infarto! Tu resta qui va bene?-

Lo guardo compiaciuta, nella speranza esca in giardino al più presto.

-Rispondi, White! Parli sempre e ora hai perso la lingua?-

-Sìììì resto qui.-

Mi stringo nelle spalle rivolgendogli lo sguardo più innocente possibile.

Ovvio che non resterò qui.

-Sì, certo come no. Senti, vedi di non mettermi nei casini con i miei amici eh.-

-Certo.-

-Cazzo, io non li capisco proprio.- sputa infastidito prima di uscire fuori da lì.

Il silenzio che regna intorno a me è tombale, mentre l'odore di mobili nuovi misto a candeggina mi provoca un lieve senso di nausea.
Perché Will ha insisto tanto per venire qui?

Incurante dei consigli, salgo le scale di marmo che ho visto percorrere da William poco fa.
Austin deve essere ricco. Tanto ricco. E non come le classiche famiglie benestanti americane, molto di più. Questa sembra la villa di un film, grande, moderna, bianca e impersonale.
Mi chiedo come ci siano finiti loro, studenti di un liceo privato, ad avere a che fare con gente così criminale.

-Will...-

La mia voce è sussurro. Lo vedo in corridoio, seduto sopra ad un divano in pelle dalla forma strana. Sembra in attesa e sta giocherellando con qualcosa tra le mani.

-Che cos'è?- domando indicando il cellulare che tiene tra le dita nervose.

-Di chi è quel telefono?-

-June...-

Va bene tenetevi i vostri segreti, ma io ho bisogno di sapere se posso fidarmi di lui o meno.

-Avete fatto del male a qualcuno, Will? Dimmi solo questo. Non ti chiederò altro.-

- Sì.-

La sua risposta mi fa tremare il cuore.

- Tu hai...-

- No, io no.-

Un piccolo respiro di sollievo emerge dalle mie labbra.

-Odio la violenza e non potrei mai stare con qualcuno che...-

- Che...? Come James, dici?- incalza lui guardandomi dritto negli occhi.

- Perché l'avete fatto? Che ha combinato il preside?-

Svio l'argomento nella speranza di ottenere risposte esaustive.

-Non abbiamo avuto scelta.-

Scandisce quella frase alzandosi in piedi.
Lo vedo raggiungere una grossa porta in mogano, per poi bussarvi contro con decisione.

-Vado a parlare con Austin. È meglio se torni in macchina adesso.-

Annuisco.
Stavolta ha ragione.
Sono stata una stupida a volermi mettere in mezzo a qualcosa di così tanto più grande di me.
Perciò scendo le scale di corsa gettandomi verso la porta di ingresso, quando Jackson mi blocca con la sua statura imponente.

-Puoi venire un attimo?-

Mi acciglio.

-Che c'è ora?-

Noto preoccupazione nelle sue iridi azzurre, perciò mi preoccupo di rimando.

-Puoi parlarci tu?-

Incrocio le braccia al petto.

-Adesso hai bisogno del mio aiuto?-

-Senti non mi abbasserei mai ad ammettere una cosa del genere, ma... Ho come l'impressione che ascolti solo te.- mormora aprendomi una porta che dà su un bagno.

Bagno? Dire bagno è riduttivo. Oserei chiamarla suite presidenziale, dato che ha delle dimensioni mastodontiche. La doccia e la vasca idromassaggio occupano una piccola parte di quell'ampio spazio, lasciato per lo più vuoto.
Non mi aspettavo di trovarci James lì dentro, credevo se ne fosse andato.

Incrocio il suo sguardo tagliente nel grosso specchio che sovrasta la lucida parete di piastrelle bianche.

-Sai una cosa?-

-Nessuno te l'ha chiesto.- ribatte rapidamente, mentre mi chiudo la porta alle spalle.

-Loro si fidano di te. I tuoi amici.-

Solleva un sopracciglio. -E quindi?-

-Sei tu a non fidarti di loro.-

Si lascia scappare un ghigno prima di mordersi il labbro inferiore.

-Da "impicciona rompicoglioni" a "psicologa", è un attimo.-

Ingoio la frecciatina ed ignoro il suo sguardo di sfida.

-E dovresti farlo. Dovresti fidarti di loro, perché portare pesi troppo grandi, tutto da solo, ti farà crollare prima o poi.-

Corruga i lineamenti, mentre si volta a lanciarmi un'occhiata sottile.

-Lasciami in pace, cazzo.-

Le mie parole però devono aver centrato il bersaglio, perché il pugno che sferra alla porta che gli sta di fianco è così forte che mi fa trasalire.

-James puoi per favore...-

...Non fare così?

Mi muoiono le parole in gola.

Mi volto di spalle, non voglio guardarlo in questo momento.
Lo sento trafficare con qualcosa per poi tirare su con il naso, infine modella la schiena contro il muro mentre porta la testa all'insù.
Avverto il fruscio dell'aria condizionata fare da sottofondo al nostro silenzio.

-Hai finito?- domando secca.

-Che cazzo ci fai ancora qui? Pensavo Will ti avesse riportata a casa.-

-Me l'hai chiesto tu di venire. Hai i vuoti di memoria?-

Muove due passi per accorciare la distanza tra noi. Quando mi guarda così, le sue iridi affusolate mi pungono da qualche parte, ma non saprei dire dove.

-Ero solo incazzato con lui.-

-Perché?-

- Tu devi sempre rompere i coglioni vero? E poi perché sei ancora qui?- soffia dall'alto.

-Forse hai ehm...-

Incontro la sua espressione arrabbiata e mi è più difficile proseguire oltre.

-Cosa? Avanti, dillo.- mi incalza lui.

Deglutisco rumorosamente, quando dopo il suo tono di sfida, lo sento spingere la fronte sulla mia.
Fatico a sollevare lo sguardo che si inceppa sulla sua bocca perfetta.

-Forse hai bisogno di me. E neanche te ne accorgi.-

I suoi occhi cupi si fanno più profondi, mentre si immergono senza pietà nei miei. La distanza tra noi è troppo ravvicinata e io vorrei solo sprofondare.

Perché non imparo a farmi furba una buona volta e a smetterla di dire ogni cosa che mi passa per la mente?

-Ho altre cose importanti a cui pensare. Tu non sei tra queste, White.- ribatte acido.

Bene, allora va all'inferno stronzo!
Non lo dico ma lo penso, mentre sento i miei occhi incenerirsi nei suoi.
È meglio se me ne vado, ora.

-Ho fatto un casino enorme.-

La sua voce graffiata è come una corda che si allaccia stretta alle mie caviglie e mi impedisce di muovermi ancora.

-Sono sicura che non sia niente che non si possa risolvere.- replico fredda fissando la maniglia.

-No, non hai capito. Ho messo tutti nella merda per colpa mia.-

-Non sono nessuno per giudicarti James.-

-Già, forse è meglio se te ne vai.- dice indicandomi la porta con un cenno del capo.

-Forse è meglio se ce ne andiamo tutti.- insisto io nell'osservare il suo sguardo tormentato.

-Io resto qui, dillo a Jackson e Will.-

Incrocio le braccia al petto con fare testardo.

-E io non me ne vado senza di te.-

Rimaniamo a fissarci per qualche istante. Lui mi guarda dritto negli occhi, io un po' meno. La camicia della divisa è leggermente sgualcita sotto alla giacca di pelle, mentre sue labbra un po' più grandi del solito, forse vittime dei morsi ripetuti.

-Sai perché ti ho chiesto di venire White?-

- Non saprei.- ribatto confusa.

-Infatti non c'è un motivo.-

Stavolta sollevo gli occhi e lo guardo, mentre sotto al groviglio di capelli color cenere si plasma una maschera di freddezza. Devo essere stata un po' troppo sfacciata perché James si avvicina con il viso ai miei capelli, dove ci soffia dentro.

-Lo dici anche tu che le uso le ragazze. Magari mi andava di usare te oggi.-

Con le guance scottate compio un cenno di dissenso.

-Non credo proprio, James.-

E senza che io dica altro, i suoi occhi spenti mi fissano le labbra, poi la lunghezza della mia gola, mentre una scarica di adrenalina mi attraversa la schiena quando il suo sguardo buio scende sulla camicetta bianca della mia divisa. Dura un breve momento, il tempo di farmi attorcigliare lo stomaco, poi sposta le iridi a lato.

-Non sai di cosa sono capace. E faresti bene a credermi, ragazzina.-

Curvo il collo lentamente quando fa scivolare il pollice ruvido sotto al mio orecchio, sale fino ad accarezzarmi la mandibola, provocandomi un brivido intenso.

-Ma guarda chi c'è...-

La voce di Austin taglia l'atmosfera già carica di tensione.

-Che carini con la stessa divisa della scuola.- ci canzona lui.

Sì, perché ora tutte le storie che gli ho raccontato quella mattina al Club, iniziano a fare acqua.
Sia quella di me che non frequento la stessa scuola di James, sia quella di me che ho bisogno di soldi.

-La piccola accattona come se la paga la scuola privata?-

Basta un'occhiata di Austin nei miei riguardi, che James si mette davanti a me coprendomi con l'interezza del suo corpo.

-Hunter che c'é? Avrai mica paura che la tua bella amichetta mi faccia un altra lap dance?-

Mi faccio piccola dietro alla sua schiena, dove la giacca nera emana un odore di pelle nuova mescolata al suo buon profumo.

-Questa volta può farmela direttamente qui.-

Le spalle di James sono troppo larghe e mi coprono la visuale, ma intravedo dallo specchio l'immagine di Austin che si porta una mano sui pantaloni, per compiere un gesto volgare.

Non avevo però previsto per la reazione di James: è ancora in silenzio quando gli sferra un pugno in pieno viso colpendogli il naso. E quando vedo la faccia di Austin macchiarsi di sangue rosso vivo, mi viene istintivo urlare.

-James no!-

Lui si volta di scatto non appena sente la mia voce e Austin ne approfitta per sorprenderlo alle spalle.
Lo afferra dal colletto della camicia, lo sbatte contro muro e in un attimo estrae dalle tasche dei pantaloni una pistola.

-O mio Dio.- balbetto terrorizzata quando vedo Austin piantargli la canna metallica sulla tempia.

-Avanti fallo.- ringhia James tra i denti perfettamente allineati.

Sto per svenire. È ufficiale.
Già mi immagino la scena.
Vista la mia sfiga conclamata, sverrò battendo la testa contro il lavandino e morirò.

- Fallo.- lo provoca James, con più rabbia questa volta.

È impazzito?

Vedo Austin far rollare le dita sul metallo per caricare la pistola, perdo il respiro quando l'affonda sotto allo zigomo di James scavandogli la guancia.

-Prima o poi lo faccio Hunter. Ti uccido con la tua stessa pistola, stronzo. Sei sempre a cercarla ma indovina un po'? Ce l'ho sempre addosso. Coglione.-

Vorrei strofinarmi gli occhi per risvegliarmi dall'incubo, ma capisco di vivere in una cruda realtà quando Austin si volta rabbioso verso di me.

-Vi do cinque minuti per uscire da casa mia.-

-Addirittura cinque?- chiede una voce femminile.

La ragazza che ci ha accolto all'ingresso è entrata in bagno già da un po', ma sono così scossa da non essermi neanche accorta della sua presenza.

-Diamogli tempo di riprendersi.- sogghigna sadicamente Austin.

-Da cosa?- domanda la ragazza gettandomi il fumo della lunga sigaretta tra i capelli.

-Da questo.- mugugna Austin prima di cominciare a sferrare pugni nel viso e nel petto di James che ha ancora la pistola puntata alla testa.

Resto senza fiato. Lui mi sorpassa e se ne va con quella ragazza, lanciandomi un sorrisetto così raccapricciante che mi fa accapponare la pelle.

Sento le mie iridi appannarsi quando vedo la figura di James raggomitolata in un angolo.

Avanti June, non è questo il momento per piangersi addosso dalla paura

Corro verso il lavandino dove poco più in alto è appesa la una cassetta rossa con sopra una croce bianca. Do un pugno all'anta metallica che si apre rovesciando il contenuto a terra. L'odore acre dell'acqua ossigenata mi pungola le narici.

-Sta fermo.-

Provo a prendere la mira, ma James muove il viso e continua ad evitare il mio tocco con la bocca ancora leggermente impastata di sangue.
Non riesco neanche a guardarlo in volto adesso. Mi sento in colpa.
Il trambusto deve aver richiamato l'attenzione di William e Jackson, che accorrono in bagno.

-Ma che cazzo è successo?-

-Niente.- rispondiamo io e James all'unisono.

Inizio a disinfettargli il labbro causandogli dei piccoli mugolii spezzati, ma Will si china alla nostra altezza e mi strappa letteralmente il cotone dalle mani.

-Faccio io.- dice costringendomi ad indietreggiare.

Jackson sposta gli occhi a lato, così capisco che è arrivato il mio momento per farmi da parte.

- Ti ha detto... qualcosa?- domanda James tra i lamenti soffocati.

-Mi ha solo detto che loro hanno risolto la questione come avevamo chiesto e che se dubitiamo di loro, è meglio non farci più vedere al Club. Soprattutto tu. Ha detto che gli hai mentito.-

- Che cazzo avrei detto? Non sono stato io ad obbligarli ad usare quella fottuta pistola.-

- James, se il padre di Taylor si accorge di non averla in casa e ne denuncia la scomparsa, potrebbe essere un problema per Austin. Non ce la farà passare liscia in quel caso.- spiega Will con tono calmo.

- Farò in modo che non se ne accorga.-

- Come James?- si preoccupa Jackson. -Taylor ti odia.-

- Beh farà in modo di non farsi odiare da Taylor. Sai come fare, vero James?-

William prova a risultare convincente, ma io comincio a sentire un nodo in gola.

Una crepa si forma sul viso di James, lo vedo deglutire amaramente con lo sguardo basso. Mi sembra di guardare un leone in gabbia.

-Non lo so. Ci penso.-

-Pensaci bene, James.- suggerisce William allungandogli una mano per aiutarlo a rialzarsi.

- Che ne dite se torniamo a casa?- propone Jackson, in preda ad una visibile agitazione.

James si sorregge al lavandino annuendo.

-Di già? Austin mi aspetta di sopra.- enuncia Will avvicinandosi alla porta con un guizzo.

-Ma non lo vedi in che stato è? Ti prego, Will.- lo supplica Jackson sottovoce, indicando la sagoma mal ridotta del loro amico.

-No. Finisco questa cosa e poi andiamo.-

Lui continua a scuotere la testa con fare testardo.

-Ha minacciato di ucciderlo, Will. -

Pronuncio quella frase con voce rotta e e tremante, mentre William si volta verso di me. Sembra che questa volta si sia convinto a darci retta.

-Torniamo a casa allora.- sputa sbattendo la porta.

-Will!-

Jackson lo segue, ma prima di uscire mi guarda di sottecchi.

-Muovetevi, andiamo. Io non resto qui un minuto di più.-

James si siede sul bordo del lavandino dove comincia a dondolare le gambe.
Dalle tasche estrae un pacchetto sgualcito da cui fa fuoriuscire una sigaretta.

-James dobbiamo...-

-Non volevo che vedessi tutto questo.-

Il volto è leggermente inclinato mentre guarda a terra.

-È una parte di te. No?-

Lui però non risponde.

-Che c'è, James?-

Quando solleva lentamente lo sguardo, comincia a fissarmi con aria strana.

-Che c'è, dimmi.- sussurro accostandomi a lui.

-Senti, se ci tieni a Will... devi stargli vicino. Sia nei momenti belli, che in quelli difficili. E credo che a breve..-

-Sì.- rispondo senza esitazioni.

Ma poi un rimorso mi punge alla bocca dello stomaco. Non posso negarlo.

-Mi sento in colpa per l'altra sera.- ammetto ad occhi bassi.

-Per cosa?-

-Non è che ci sono molti episodi per cui dovrei sentirmi in colpa, James...-

Sento le guance pizzicare, il ricordo è troppo vivido e il suo sguardo troppo duro.

-Tu dici?- mi provoca lui quando i nostri occhi si fanno più vicini.

Rimango ferma, immobile davanti a lui.

-Dobbiamo andare.- sussurro senza riuscire a guardarlo negli occhi per più di due secondi.

Indietreggio ma lui ma afferra dal polso. Resto di ghiaccio.

-Cos'è la tua? Paura?-

-Beh non è che queste cose mi succedono tutti i giorni.- confesso lasciando cadere lo sguardo sul mio polso bloccato tra le sue dita calde.

-Non devi aver paura.-

Non so perché lo fa, solleva il mento quando siamo l'uno di fronte all'altro.
Provo ad andare indietro, non possiamo avvicinarci troppo e James lo sa benissimo.

E lo so anch'io, però la mia testa smette di ragionare quando sento il suo profumo così vicino.
Mi agito troppo e faccio cose insensate. E la cosa più assurda è che lui se le lascia fare.
Perché non si tira indietro?

Le mie labbra sfregano sulla sua guancia destra. È morbida, liscia.
E respirare quando sono così vicina al suo viso... è qualcosa di divino.

Le punte dei nostri nasi si sfiorano quando raggiungo anche la guancia sinistra.
Lo vedo chiudere gli occhi.
Non si muove, mentre le nostre fronti combaciano. James non riapre gli occhi ma mi afferra fianchi facendo durare quel contatto un po' più del dovuto.

Non mi bacerebbe mai, mai...

Vedo il suo pomo sporgente slittare in gola quando deglutisce, poi riapre gli occhi affondandoli nei miei.

-James...-

-June...-

-Un'informazione di servizio.-

-Oddio!!!- urlo spaventata quando la porta si apre come un macigno.

Jackson si è levato l'aria da strafottente e ci sta fissando preoccupato.

-Che succede?- domando quando le mani di James tornano frettolose sulle sue ginocchia.

-Will è come dire.... un tantino nervosetto. Sta per usare una fottuta palla da biliardo per giocare a tiro a segno con le vetrine dei mobili del salotto.-

Mi verrebbe da ridere per l'assurdità delle parole pronunciate da Jackson, se non fosse che James salta giù dal lavandino, sembra improvvisamente in preda ad insolito stato di ansia.

-Cazzo!- esclama poi abbandonando il bagno con un andatura malferma, mentre si massaggia il fianco.
Austin deve avergli fatto male questa volta .

-White?-

Jackson mi richiama bruscamente, facendomi ritornare con i piedi per terra.

-Eh.-

-Farò finta di non aver visto niente.-

-Non c'è nulla di cui...-

-Guarda che puoi prendere per il culo gli altri, ma me no. Falla finita prima che qualcuno si faccia male sul serio. -





Stringo zaino al petto facendomi piccola sul sedile, mentre siamo in macchina.

-Accompagnatemi a casa.- sussurro con un filo di voce.

Non sto tremando, ma poco ci manca.
Troppe emozioni, io non ci sono abituata a tutto ciò.

-Tua madre non è ancora tornata vero?- chiede Will seduto a fianco a me.

Faccio cenno di no con il capo. -Torna dopo domani.-

-June ne sei sicura? Non è meglio se resti da me stanotte?-

- No. Cioè...Non lo so..-

-Come vuoi. È solo che..-

Will sembra preoccupato, intanto guarda James che dallo specchietto alza gli occhi al cielo.

Di sicuro non voglio altre emozioni per oggi.

-Meglio se ora mi accompagnate a casa. Ho da studiare e poi... Non lo so, magari ci vengo in bici stasera.-

-Non ha delle cazzo di amiche? Perché deve sempre stare con noi, Will?- sputa James dal sedile del guidatore.

-Ho litigato con Amelia... con tutte.- ammetto controvoglia.


Dopo qualche chilometro finalmente l'auto accosta davanti a casa mia. Prima che io possa scendere, William mi trattiene dal braccio per affibbiarmi un bacio sulle labbra. Lo vedo chiudere gli occhi, ma i miei saettano rapidi verso lo specchietto. Provo un senso di vertigini alla bocca dello stomaco, quando nel voltarmi, mi accorgo che James mi stava già guardando.

Jackson ha ragione, devo smetterla.






🦋 Ragazze spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto e se così è stato, vi prego mettetemi la stellina!

In questo capitolo vediamo le debolezze di Jackson, che prova sempre a stare al massimo per seguire quei due pazzi ma alla fine scopriamo che è l'unico "sano" nel suo gruppo di amici.

Ovviamente non mancheranno le scene con Blaze più avanti 😏

Nel prossimo (o forse quello dopo) ci sarà un Pov di James con un flashback importante.

So che non sopportate Amelia ma anche lei ha le sue ragioni per comportarsi in questo modo. In questa storia non esistono "buoni" o "cattivi", tento di rendere ogni personaggio il più "umano" possibile (nonostante mi piaccia cadere nei cliché) proprio perché nella realtà le persone sono fatte di mille sfaccettature.

William è il personaggio meno capito ed è anche il più difficile per me da rendere, è la classica rappresentazione del proverbio "le apparenze ingannano". Molte di voi hanno presunto che Will soffrirà per via di June e James, ma non ho nessuna intenzione di creare un personaggio così tanto "delicato" con cui empatizzare, per poi massacrarlo in malo modo.
Non sono così sadica, dai! 😅

I flashback saranno diluiti e faranno da sfondo alle vicende presenti fino alla fine. Spero di riuscire a fare un buon lavoro perché c'è veramente troppa roba dietro e ho paura di perdermi dei pezzi e fare casini ahaha

e ora la domanda più importante! Ci state capendo qualcosa?? <33333

🎀 Alla prossima settimana! 🎀

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro