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Il colloquio con Sherlock


L'auto nera di Mycroft arrivò a Baker Street in tarda mattinata. Lui scese con un'aria cupa degna di una tragedia greca. Salì le scale scortato dalla Sig. Hudson che l'aveva accolto con la solita flemma, così esordì infastidendolo. "Sherlock, c'è tuo fratello. Sembra uscito da un sepolcro."

"Grazie, per la solidarietà Miss Hudson.! "Mycroft roteò l'ombrello seccato.

"Cosa ti porta qua fratello. E comunque hai un aspetto lugubre." Sherlock lo studiò per pochi istanti.

Mycroft salutò John che stava preparando il pranzo a Rosie, che cinguettò felice quando lo vide. Non capiva perché la piccola gli facesse le feste quando arrivava. Visto che non gli si avvicinava quasi mai. Stavolta fece un'eccezione e le fece quella che sembrava una carezza, lasciando sorpreso John, mentre Sherlock lo continuava a esaminare dalla poltrona dove era sprofondato.

"Ciao, piccola Rosie." La bambina allungò le manine per prendergli la catena dell'orologio che dondolava dalla tasca del gilet. Mycroft le sorrise e la lasciò fare. Sospirò e sciolse le spalle irrigidite.

John cercò di stemperare la tensione del vecchio Holmes. "Salva il tuo prezioso orologio Mycroft. O Rosie lo farà suo. " Ma lui lo staccò dalla tasca e glielo lasciò. "Bada dottore che non si faccia del male, è di Rosie adesso. " Watson si girò verso Sherlock stupito che sorrideva compiaciuto sprofondato nella vecchia poltrona.

"Mycroft, vieni a sederti qui e non importunare Rosie. Non ti sottrarrai alle mie domande. Credo di capire che sia per Eleanore." Il fratello maggiore allungò pochi passi e raggiunto Sherlock si lasciò cadere nella poltrona di fronte. Annuì mentre cercava di trovare le parole giuste.

"Dopo i tuoi avvertimenti, ho parlato con lei. Così ho saputo le sue origini. Lei non ha negato, ma essere una Moriarty le aveva solo creato problemi. Aveva paura che non avrei mai accettato di frequentarla, così ha taciuto. Sapeva quanto dolore ci aveva dato quel pazzo di suo fratello."

"Così è chiaro che l'hai perdonata, lei e la sua piccola bugia." Sherlock si sporse in avanti. "E allora cosa ti angustia fratellone."

"Che sono innamorato, molto di più di quanto io possa comprendere. Così avevo deciso di continuare a vederla. Anche con tutti i dubbi che mi tormentavano." Mycroft ebbe la sensazione di sentirsi in affanno. Respirò lentamente.

"Prendiamo un tè. " Sherlock vide la difficoltà di Mycroft. Chiese a John di portagli un tè, voleva dargli del tempo. "Sei proprio in mezzo ad una tormenta, Myc, i sentimenti sono un uragano per chi li ha sempre respinti." Lui sbuffò tediato.

"Sherlock guarda queste informative." Mycroft prese dalla tasca interna della giacca le carte che aveva letto poco prima.

Sherlock lesse scrutando il fratello a occhi bassi. John portò loro il tè, poi si ritirò sapendo che quei discorsi riguardavano i fratelli Holmes.

Mycroft sorseggiò lentamente il tè caldo. Aspettò che Sherlock traesse le sue conclusioni.

"Myc, era logico che succedesse, chi ti sta vicino è sempre in pericolo. E lei lo sarebbe diventata ancora di più. "Il fratello minore prese a bere il suo tè aspettando che Mycroft reagisse.

"Ho paura Sherlock, sarebbe giusto allontanarla da me. Non c'è nessuna possibilità di evitarle il pericolo. Non con me al suo fianco." Mycroft strinse forte l'impugnatura del suo amato ombrello, che non aveva abbandonato.

"Quindi la tua sofferta e stupida, se me lo concedi, soluzione sarebbe quella di lasciarla. Di allontanarla! E di vivere il resto della tua vita da solo! " Sherlock appoggiò la tazza da tè con veemenza quasi rompendola. "Oh Myc! Dubito a volte che tu sia il più intelligente"

"Ma quale alternativa ho fratellino se non metterla in pericolo. E perderla!"

"Tu mi hai detto che tutte le persone muoiono, che i cuori si rompono! Ma nel frattempo perché negare l'amore, perché non viverlo!" Sherlock era fuori di sé per l'ottusità del fratello. Non riusciva a capire i sentimenti, non comprendeva cos'era amare e rischiare.

Poi capì che Mycroft non aveva sviluppato la sua parte emozionale. Era diviso, combattuto e solo. Un uomo che andava fatalmente alla deriva. Così decise, con razionalità di appoggiarlo, di fargli credere che lasciare Eleanore fosse la cosa giusta. Mycroft doveva provare il distacco, la lontananza, la solitudine dopo averla amata. Con il giusto tempismo avrebbe parlato con la donna di cui era innamorato, lo avrebbe tradito, raccontandole tutte le sue inquietudini e la sua decisione assurda, anche a costo di perdere per l'ennesima volta suo fratello. Ma valeva la pena, sentiva che Eleanore era la persona giusta.

"Decidi tu Mycroft, io certo non posso aiutarti, se la tua paura è così grande, allora lasciala, ti sarà facile. Sai mentire bene. Sei un bravo attore, ricordati la tua Lady Brackweell." Sherlock fu sprezzante, Mycroft fu spiazzato per il cambio di umore. Ma confuso com'era non gli diede peso.

"Hai ragione, lo sapevo già che era la cosa giusta da fare. Non sono come te fratellino il mio destino è il mio lavoro. E questo richiede la solitudine." Mycroft sembrava convinto, per quanto addolorato, ma salvare Eleanore lo rendeva fiero e sicuro di sé.

"Lei si riprenderà Sherlock, troverà un uomo tranquillo che non la metterà in pericolo. Non avrei nemmeno dovuto cominciare il rapporto con lei. Dovevo stare al mio posto." Mycroft cercava di convincersi, di darsi una ragione valida per chiudere con Eleanore.

"Non cercare giustificazioni, stupido fratello mio. L'ami e la lasci per troppo amore." Sherlock si alzò stanco di dover appoggiare le scelte irrazionali di Mycroft, eppure soffriva nel vederlo così. Testardo e ottuso, incapace di gestire i suoi sentimenti.

Mycroft capì l'irritazione del fratello minore, si alzò prendendo il suo amato ombrello per uscire. L'unica cosa che possedeva e lo consolava nella sua rovinosa vita.

"Ci vediamo fratellino, e grazie. " Sherlock lo vide uscire deciso a fare l'idiozia più dolorosa della sua vita.

Il British Government si sentì pronto per chiudere con Eleanore, vide che lei lo aveva chiamato. Ma non rispose. Le mandò un messaggio freddo, senza fronzoli, dove le diceva che era fuori Londra, ed era molto impegnato.

Ripose il cellulare con un sospiro doloroso, ma deciso di andare fino alla fine. Poi tornò in ufficio dove Anthea lo vide arrivare serio e gelido come una volta.

"Non fare entrare nessuno, Anthea. Non voglio avere seccature."

"Bene, Ser. "La segretaria speciale di Mycroft capì che il suo capo stava combinando qualcosa di cui si sarebbe amaramente pentito. Lo aveva capito, dopo aver letto le carte della sicurezza. Sperò non fosse quello che pensava, Eleanore lo aveva cambiato, lo aveva migliorato, era una donna innamorata che non meritava l'abbandono. Ma il suo capo nei rapporti sentimentali era impreparato in maniera disarmante.

Mycroft si impegnò nel lavoro facendosi assorbire così tanto da passare tutto il giorno attaccato al computer, molte volte in video conferenza. Solo a sera Anthea si permise di avvisarlo che era tardissimo.

Gli portò un paio di panini e del tè. Mycroft non fu per nulla socievole, la ringraziò, mangiò in silenzio.

"Va pure Anthea, ci vediamo domani." La liquidò senza tanti preamboli.

"Bene, ser, vada a riposarsi, è già molto tardi." Anthea uscì seria e preoccupata dall'ufficio. Aveva capito che lui avrebbe lasciato Eleanore, per paura, per il timore che lei fosse in pericolo. Che enorme stupidaggine, pensò, chiudendo gli occhi e scuotendo la testa.

Mycroft prese il cellulare e vide il messaggio di Eleanore. E rispose.

"Non mentirmi Myc, ti hanno visto in ufficio." EB

"Sono tornato presto." MH

"Cosa c'è adesso Myc." EB

"Devo parlarti, ma non ora. "MH

"Quando vuoi vedermi?" EB

"Non ora." MH

"Dio, Myc cosa c'è adesso! Le tue solite paranoie su di noi." EB

"Le chiami paranoie adesso." MH

"Come dovrei chiamarle, Myc. Aspetterò se ti rende felice." EB

"Non sono felice Elly. E ho un lavoro, lo sai." MH

"Bene, allora finiamo di sentirci. Ora perdo la pazienza Myc. Ricordati la tua promessa." EB

"La ricordo e sto facendo il possibile." MH

"Devo dubitare di te Myc? Mi hai detto di non farlo." EB

"Sarò chiaro quando ti parlerò." MH

"Allora ho già capito. Ma aspetterò. " EB

Eleanore chiuse la conversazione. Mycroft era sconfortato, mai avrebbe voluto farle del male, invece glielo stava facendo e con grande stile.

Quella sera non si incontrarono. Lui evitò di chiamarla, andò a casa, il suo unico rifugio. Quando entrò e si ricordò che solo il giorno prima lei era stata lì, sentì una grande nostalgia un sentimento sconosciuto per lui. Si sedette di fronte al camino spento, si sentiva così anche lui, senza forza, se non quella di rimanere a fissare il vuoto per lungo tempo.

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