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Tw: 3k parole di brutto smut.
Con sommo orrore di Simone, per quell'anno, nemmeno la pausa estiva sembra capace di fermare Manuel.
Non sa perché se ne stupisce – d'altronde, se c'è una cosa che ha imparato nei pochi anni accanto a lui, è che sarebbe in grado di flirtare pure con le pietre solo per ricevere attenzioni, salvo poi disinteressarsi il secondo dopo averle ottenute – eppure quella volta è come se facesse più male del solito.
Ci ha fatto l'abitudine ben presto a vederlo muoversi da una fidanzata all'altra, spesso in un lasso di tempo talmente infinitesimale da non riuscire ad imparare neanche i connotati e il nome di una, prima di procedere già con le presentazioni della successiva.
Nel suo frettoloso affiancarsi donne sempre diverse, però, la bella stagione pareva per Manuel il periodo in cui mettere tutto in stand-by: una sorta di disintossicazione volontaria, una fase di distacco dal mondo, ovviamente utile solo ad accumulare energie per le fatiche che avrebbe compiuto da settembre.
Ecco perché, memore di un atteggiamento ormai rodato dai loro 16 anni, non si aspetta che in quel torrido agosto che li separa dall'ultimo anno di università, l'amico sia invece già carico, tornato dal suo eremitaggio e pronto a socializzare di nuovo come se nulla fosse.
Ad essere onesto, Simone è stato un po' distratto nell'ultimo periodo e potrebbe pure essersi perso qualche passaggio di vitale importanza, però, in sua difesa, la sessione è stata devastante, il tirocinio pure e, quel collega che gli ronza attorno dal primo giorno di lezione, è piano piano riuscito ad infilarsi negli spiragli di tempo rimasti ed ora sono un paio di settimane che c'è questa sorta di situazione piacevole fra loro.
Non si fa castelli in aria, né vuole illudersi.
Certo, le premure che riceve sono inedite e gradite, i baci scattati sulla spiaggia col sole che gli tramonta davanti ne hanno messo un po' in subbuglio lo stomaco, ma rimane tutto in superficie, effimero, una folata di vento rinfrescante che andrà via ben presto e niente di più.
Giulio gliene chiede conto in una delle tante sere trascorse nella sua casa al mare "ti tratta bene, no?" e Simone annuisce, anche a cercarli, non ha motivi per dissentire.
"Ieri pure- l'ho capito che te l'ha fatta lui quella foto in spiaggia... anche se non vi fate vedere insieme"
"Beh- non sentiamo il bisogno di farlo sapere"
"Mh... Tu o lui?"
E di colpo non gli piace l'andazzo che sta prendendo quella conversazione.
In generale non gli piace mai sentirsi messo all'angolo, soprattutto da chi la soluzione ad un problema che a lui tormenta da anni l'ha trovata ben presto.
Sia chiaro, Simone non è invidioso, anzi, la relazione fra l'amico e Monica gli dà l'idea che l'amore nella sua forma più reale e sincera possa esistere, sia raggiungibile, gli lascia insomma una speranza.
In quel momento però avverte pure un'estrema vulnerabilità, il terrore che Giulio solo a guardarlo potrebbe leggere negli occhi ciò che sta pensando e, agli sgoccioli dalla fine delle vacanze, con tutto il carico di stress che di lì a poco tornerà addosso, non ha alcuna voglia di farsi psicoanalizzare.
"Che vuoi che ti dica Giù?" insorge allora "che non voglio renderla pubblica perché non sono riuscito ancora a combinarci niente? Mi tratta bene- io sto bene, e per adesso questo basta!"
L'altro si stringe nelle spalle, per niente turbato dallo scatto di nervi, poi lo guarda quasi con tenerezza, come a confermare che, quello che c'è da sapere, lo sa e "hai letto il messaggio di Manu sul gruppo?" domanda cambiando discorso, ma nemmeno poi troppo.
Lo scopre così, con un lapidario «ao domani m'unisco anch'io 🖤», che gli ultimi giorni di pace che tanto anela saranno per lui una tortura e soprattutto lo riportano al punto di cui sopra, quello in cui realizza che non è bastato il caldo a fermare l'amico, arrivato bello come il sole a scombinare i suoi piani di quiete e soprattutto, stando alle parole di Chicca e Matteo, cotto come non l'abbiamo mai visto.
Simone dal canto suo non saprebbe dire come dovrebbe essere un Manuel innamorato.
Ha visto altre persone amarlo, ha visto se stesso farlo, ma non crede di aver conosciuto il contrario.
C'è sempre quel dubbio a tormentarlo che ogni nuova ragazza possa essere quella giusta, sebbene ormai il canovaccio sia rodato: colpo di fulmine in tempo zero, illusione di aver trovato la donna della vita, tappe di una qualsiasi relazione normale bruciate in due mesi, casini vari e prontamente lui che arriva ad aiutarlo per venirne fuori e così via da capo.
L'ha capito dopo un po' che il più grande tende a non prendere pace, a vivere le sue storie come una colpa da espiare, talmente convinto di non saper dare amore o di non meritarlo indietro da distruggere tutto prima che inizi.
E Simone gliel'ha detto più volte che dovrebbe rivedere le sue priorità, in tempi recenti si è spinto persino a fargli notare che forse avrebbe dovuto solo fermarsi un attimo e capire cosa vuole davvero.
Manuel l'aveva guardato come se lo stesse notando per la prima volta, un silenzio compiuto attorno a loro, e per un lungo momento, con lo sguardo che andava dalla bocca agli occhi e viceversa, si era immaginato cose che puntualmente erano rimaste solo nella sua testa.
"Tu me fai sempre meglio de come so', Simo'" arrivava la risposta del più grande prima di pizzicargli una guancia "poi me crei delle illusioni"
Ah, io a te?, pensava Simone rassegnandosi all'ennesimo rifiuto non verbale ricevuto.
Se lo chiede di continuo e con la solita dose di odio personale perché non riesca ad andare avanti, perché, nonostante un bel ragazzo pronto ad offrirgli molto di quello che gli servirebbe per stare bene, il suo stupido cuore preferisca lesionarsi dietro ad uno che a lui non ci pensa neanche.
La risposta definitiva, comunque, gli piomba addosso la mattina in cui Manuel – muscoli che Simone non ricordava avergli mai visto prima e scoperta di un fanatismo per la peluria facciale degna dei brigatisti degli anni di piombo – si presenta a casa di Giulio come preannunciato.
Lo mette a dura prova l'abbraccio caloroso che l'altro gli riserva, dando così modo di tastare quello che già da sotto la t-shirt grigia sembrava abbastanza evidente, ancora più difficile gli pare riuscire a rimanere stoico per i baci schioccati sulle guance, la sensazione ruvida che le accarezza, seguita dal desiderio folgorante e impulsivo di voler conoscere se anche altrove lascerebbero lo stesso segno che si ritrova a colorargli la pelle di rosso.
E' la cosa più vicina ad un succhiotto che mi abbia mai fatto, pensa prima di riuscire a fermarsi.
E' la cosa più vicina ad un succhiotto che mi farà mai, aggiunge per buona misura.
Lo osserva aggirarsi per la sua camera da letto con la sicurezza di chi conosce ogni metro quadro e si appropria di una scomoda branda che troppo ricorda i tempi delle nottate condivise in villa e lo porta a chiedersi perché preferisca spaccarsi la schiena là sopra e non accettare l'ampio materasso al piano di sopra che gli è stato offerto.
Manuel invece tutte quelle domande non se le fa, anzi" tanto semo abituati a dormire insieme noi due, no?" constata prima di avvicinare i due letti e stendersi a petto nudo nel mezzo, completamente ignaro dell'infarto che sta provocando all'amico.
Passa ore ad ossessionarsi Simone, l'immagine dei pettorali dell'altro ferma nella testa, la villosità accennata che dallo stomaco scende e lui vorrebbe solo capire fin dove, analizzare bene ogni porzione di pelle, con la lingua se possibile.
Ci pensa pure quando è fuori da quella casa del tormento, il sole a morire nel mare e due labbra a posarsi sulle proprie il cui sapore, però, non è mai stato così estraneo come in quel frangente.
Torna che è ormai notte Simone e tutto si aspetta fuorché Chicca e Manuel sull'altalena del giardino stretti da un lenzuolo leggero e presi a parlottare fittamente.
Se non sapesse meglio, penserebbe cose strane, lascerebbe che la gelosia che da sempre lo logora si espandesse fino a raggiungere scenari inediti, quelli nei quali la la chioma riccioluta dell'amore di una vita intera posata sulla spalla della sua ex gli fa vedere tutto verde, desiderare di tornare sedicenne e spaccare tutto ciò che si trova davanti.
Solo che non ha più 16 anni, ne ha 22 e, che ci si creda o no, pure una dignità, quindi passa a testa alta vicino ai due piccioncini, schiarisce la gola e li vede saltare in aria e azzittirsi al secondo.
E' talmente certo del suo operato che si convince pure non gli interessi cosa stessero dicendo e facendo, anche perché, se si ferma a pensare, se lascia correre libere le paranoie, finisce davvero per mettere su un film degno dei peggiori cinema e, alle 3:20 di notte – come segnala la sveglia sul comodino – non gli pare proprio il caso.
Prova allora a recuperare da un cassetto della memoria alcune diapositive della giornata appena trascorsa, ripercorre il pomeriggio in moto, il bagno al mare, si concentra sulle attenzioni ricevute, le carezze timide dell'altro ragazzo a cercare di addolcirlo, poi gli vengono in mente le altre avanches rifiutate, il modo in cui ha scansato una mano intenta a raggiungere l'elastico del costume.
"Non- non credo sia il caso qui... siamo all'aperto- non l'ho mai fatto."
Bugiardo, gli ripete una voce in testa.
Bugiardo, bugiardo, bugiardo.
Si è sforzato di mortificarsi Simone per gli atti osceni compiuti in gioventù, ma la verità è che tutto quello che riesce a sentire ogni volta che ci ripensa è solo il bisogno di appartarsi e calarsi una mano in mezzo alle gambe.
Crede di prendere fuoco nel rivedere quel momento passargli davanti, la lingua di Manuel nella sua bocca aperta di stupore, le mani a stringerlo, nessuna parola scambiata eppure tutto già chiaro, una sintonia mai più incontrata con altri, mentre lo guardava negli occhi e scendeva a battere con le ginocchia a terra, ne accoglieva il pene fra le labbra, sconvolgendo se stesso per un talento inedito e pure l'amico che in preda all'estasi continuava a ripetere "bravo Simo', bravissimo... sei fatto per me– la tua gola è solo per il cazzo mio."
Scatta a sedere sul letto, la necessità di trovare una distrazione dai pensieri di tormento e il cellulare come unica via di fuga.
Ha le cosce aperte e una mano in mezzo ad esse intanto che si appresta a fare il solito giro di social che dovrebbe annoiarlo al punto da scordarsi le attività che stava per compiere, eppure, quella sera, anche la tecnologia sembra essergli avversa.
Non fa nemmeno in tempo a rendersi conto di come accada, tanto sono automatici i gesti che compie, ma in un battito di ciglia svanisce l'immagine sbiadita di un Manuel diciottenne, fragile tanto nel fisico quanto nella mente, e ad essa si sostituisce quella di lui a petto nudo per altro ripetuta ben due volte in un intero carosello di foto che lo folgora senza pietà.
E' devastante l'impatto che avverte nel cervello, l'azzeramento di qualsiasi pensiero di senso compiuto e solo la voglia, più forte di prima, di stringere le gambe, per poi riaprirle e lasciare che la mano dominante scivoli a massaggiarsi con foga.
Simone non ricorda se nella sua breve vita ha mai avvertito un orgasmo feroce come sul momento, né tantomeno se al bisogno di stimolarsi il sesso fino all'apice si è mai aggiunta l'impellenza di ripetersi ancora, di ribaltarsi con le ginocchia puntellate sul letto come sta facendo e, abbandonato il telefono a terra in un leggero tumpf, scavarsi l'anima due dita alla volta.
Soffoca la faccia nel cuscino e serra le palpebre dietro le quali nascono scenari inediti per la loro oscenità, che a Manuel ci pensa sempre, ma mai a quel modo così brutale, a lui che gli percorre il corpo un centimetro alla volta, dal volto allo stomaco scendendo fino al membro che ingloberebbe piano, lasciando con la peluria ispida del viso segni del suo passaggio, del suo possesso.
Si accorge vagamente dei cigolii del fragile lettino sul quale si dimena, così come dei sospiri che, se avesse un minimo di sanità rimasta ad accompagnarlo, cercherebbe di placare, ma pare non conoscere pace Simone che si immagina nella stessa posizione attuale, solo con Manuel premuto sopra di lui a tenerlo fermo dai fianchi e a divorargli le carni uno schiocco di lingua alla volta mentre gli dice–
"Cristo Simo'"
Sgrana gli occhi terrorizzato, la fantasia strappata dalla mente in maniera violenta e brutale per riportarlo alla realtà del momento, all'oggetto dei suoi desideri che è lì, trafelato e bello come sempre e lo guarda mentre lui, in tutta la sua vergogna, si sente schifoso, sporco–
"Stupendo... Dio sei stupendo"
Oh.
Crolla sul letto Simone, il volto una maschera di disagio e confusione quando l'altro, la voce che trema come le mani, gli si fa vicino nella penombra della stanza per arrivare a premere un ginocchio sul materasso a un soffio dal suo corpo immobile.
Lo avverte da solo il suo patetismo il più piccolo mentre farnetica delle scuse, pietrificato sul posto e con le lacrime pronte a scendere, ma non riesce nemmeno a completare una frase che già Manuel gli si accavalla.
C'è urgenza nelle parole e "t'ho sentito" ringhia più che parlare "t'ho sentito che volevi me...Stavo dietro la porta e ti sentivo, mentre tutti dormono io stavo fermo a decide se entrare e prenderti come volevo o sfondare la parete col cazzo per quanto me l'hai fatto veni' duro"
L'altro spalanca la bocca, lo guarda come se aspettasse che da un secondo all'altro quello gli dica che è uno scherzo di pessimo gusto e "volevi me?" chiede sconvolto.
"Da morire Simo'"
Non si dà il tempo poi per pensarci, ma, sempre fissandolo, "beh a-adesso sono qua" sussurra tremolante.
E' feroce il modo in cui Manuel gli si butta addosso, lo spinge di nuovo giù sul letto e gli è sopra in un attimo, tutto il corpo ancora vestito a coprire il suo nudo e accaldato.
Simone agita i fianchi e ne cerca le mani per portarsele sopra ed è in quel momento che la luce si riaccende nel cervello del compagno il quale "te posso bacia'?" domanda tirandosi appena indietro col capo.
Annuisce disperato il piccolo, "devi– Manu io ti voglio così tanto" e Manu pare non aspettasse di sentire altro.
Ne sfiora le labbra piano una sola volta poi si ripete più deciso e per il sapore dolce che ritrova dopo anni crede di poter impazzire.
Con irruenza gli affonda la lingua nella bocca e mugola per i fianchi che sente fremere veloce contro i suoi.
"Spogliati- Manuel spogliati" lamenta Simone e lui, che in tanto tempo non ha mai imparato a dirgli no, obbedisce lasciandosi aiutare e tornando poi a morderlo dal viso al collo che marchia senza sosta.
"Questo volevi?" chiede delirante "che ti prendessi così? Che ti facessi mio?"
Non gliene dà comunque tempo per rispondere, ma rapido scende a tormentargli un capezzolo, strofina la pelle ruvida sull'addome fino a vedere i primi segni comparire, "mio", ripete più volte e da lì, come fosse la sua missione di vita, arriva in una scia di baci giù al ventre su cui si incanta prima di raggiungere le cosce che morde e graffia intanto che Simone singhiozza il suo nome come non conoscesse altre parole.
"Dio Simo'– sei perfetto, così dolce, così mio... le cose che ti farei" annaspa e il piccolo deve sapergli leggere nella mente, questo o non se lo spiega come sia possibile che lui sta ancora vaneggiando e quello già allunghi una mano per raggiungere la sua e insieme portarle sull'anello di muscoli che trema al contatto.
"Manu ti prego" implora come se Manuel avesse bisogno di essere pregato, come se non volesse da tempo immemore trovarsi in mezzo alle gambe dell'altro per rivoltargli le viscere.
Affonda allora due dita ed è così morbido, così stretto, che si sente folle nel farlo e vuole dirglielo intanto che lo prepara e lo prende, prima piano poi sempre più forte, i fianchi di Simone che si impennano per incontrare i suoi che lo trapassano ancora e ancora.
"Le ho viste le foto che ti ha fatto quel coglione" annaspa d'un tratto "stavo impazzendo a saperti con lui... eri cosi bello con il viso scottato dal sole e la bocca rossa rossa" insiste mordendogli un labbro "io non ce la facevo più Simo'- volevo solo venire qua, fare una piazzata da folle, dirglielo che si deve levare dal cazzo che tu sei mio e di nessun altro"
Ne cerca ancora la bocca con foga e poi, in un moto di tenerezza improvvisa, si scusa per i graffi che lascia, sfiora piano la pelle delle guance e ringhia come una bestia quando Simone "ma a me piace" pigola sfiorandogli il baffo con dita tremanti "mi sento più tuo così"
"Tu sei mio" insiste allora Manuel ritrovando la furia animale di prima "sei mio Simo'"
"Tuo" conferma il piccolo perso nell'estasi che di nuovo raggiunge "io sono tuo da sempre"
"Cristo si– sei sempre stato mio tu" ed è una realizzazione assoluta a travolgerlo sul momento che lo destabilizza fino a quasi accecarlo.
Incassa la testa nel collo del piccolo e "tu sei mio Manu?" lo sente chiedergli stretto ancora al suo corpo e lui non sa nemmeno dove trovi la forza di spingere più forte di prima intanto che annuisce disperato.
"Allora adesso vieni per me? Vuoi venire per me?"
"Solo per te" ansima Manuel esausto prima di svuotarsi nell'involucro che li separa "amore, amore mio..."
Non lo sa Simone quanto tempo trascorra a riprendere fiato, sentendo pure i respiri del compagno regolarizzarsi sul suo petto e, mentre aspetta che le solite paranoie arrivino a rovinargli tutto, è invece l'altro a cercarne la bocca per un bacio più dolce e casto.
Poi sulle labbra gonfie che carezza col pollice "me lo devi dire Simo'" inizia affannato "me lo devi dire se mi vuoi davvero perché io prima ero serio– stavo impazzendo... non te posso condivide co' un altro a te..."
Simone si guarda attorno titubante, come se non potesse essere lui il destinatario di tali parole, e prova a tenere a freno il cuore che invece sta già cercando di uscirgli dal petto.
"Manuel tu– guarda che non sono io che cambio fidanzata ogni settimana!" ribatte in quella che doveva essere una risposta a tono, ma gli è venuta fuori piu insicura che altro.
"Simo" e nel sorriso sghembo del più grande c'è già tutto ciò che servirebbe per farlo capitolare "io non sto con nessuno da mesi... possibile che non te ne sei accorto?"
Possibile che non me sono accorto?, ragiona Simone con occhi sgranati.
"E allora quelle foto sui social... il baffo, i muscoli in vista– in una non hai nemmeno le mutande sotto i pantaloni!" dice prima di riuscire a fermarsi, salvo sbattersi le mani al viso subito dopo per nascondere l'imbarazzo.
"Ah... L'hai guardate bene bene ste foto"
"E- e tu non mi hai risposto!"
"Volevo che le vedessi tu" confida sollevandogli una mano e baciandone il palmo con dolcezza "volevo che le vedessi e mi pensassi come ho fatto io con te per tutta l'estate."
Avvampa ancora di più Simone e "sapessi da quant'è che ti penso io" sospira.
"Lo sai che me faccio sempre aspetta'..." replica Manuel sulle sue labbra "ma adesso recuperiamo tutto il tempo perso amore, te lo prometto."
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nota dell'autrice:
niente da dichiarare, solo poche precisazioni su sta schifezza.
Il titolo è un gioco di parole con un brano di Alex Turner e nel finale ho ficcato un piccolo omaggio al film "En plein soleil" con Alain Delon.
Ma soprattutto, NON CI SONO RIFERIMENTI VOLUTI A PERSONE REALI ((lo dico per evitare abboffamenti di uall3ra come accaduto in passato)).
Voglio solo parlare di quanto è porco Damiano Gavino col baffo non ne me ne frega di nient'altro, giuro!!!
Grazie sempre a chiunque perda il suo tempo per leggermi e alle paffute per la pazienza.
Ciao!🧚♀️
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