Love Kills
Xandra entrò nella sua camera sbattendo la porta dietro di se per poi lasciarsi cadere sul letto. Varie emozioni le vorticavano nel cuore e da lì rimbombavano tempestando la sua mente; rabbia, delusione, gelosia e tristezza.
«Maledizione! Maledetto LUI e maledetto il mio cuore rapito dal suo animo così puro e selvaggio!»
Prese un cuscino e lo strinse forte al petto. I suoni intensi occhi di ghiaccio erano già lucidi, come se stessero iniziando a sciogliersi; le prime lacrime, sporcate dal trucco nero, scendevano sulle gote che nel frattempo si erano colorate di rosso, come le sue labbra tremolanti.
Era una ragazza di una bellezza misteriosa e seducente, in grado di catturare molti sguardi solo con la sua fisicità, come modellata con eleganza e cura nei minimi dettagli da maestri scultori, e quando i suoi occhi blu cobalto sfioravano una qualsiasi creatura, questa ne restava inesorabilmente affascinata; inoltre aveva talento in molte arti e materie, capace di tener banco a sofisti da una parte e tener a bada combattenti dall'altra. Non per sorte era diventata una valchiria.
Nell'accostarsi a letto lasciò cadere al suolo una serie di lettere; appartenevano alla corrispondenza privata del suo cavaliere, Erald.
La sua testa era tormentata da diversi dubbi; "perché Erald, è tanto premuroso con me, ma mantiene sempre un certo distacco?", "perché si limita a trattarmi come semplice scudiero, senza andare mai oltre, cosa consentita , così come fanno i suoi compagni con le proprie valchirie?", "Perché mantiene sempre quell'atteggiamento, anche essendomi realmente innamorata, senza poterglielo dire, mi offrii più volte di rinfrancare il suo morale e lasciare che il suo corpo giovasse dei piaceri della carne?", "Cosa lo rende così integerrimo?!"
Non riuscendo a capire alcuni suoi comportamenti si azzardò nel cercare risposte tra le sue cose personali; essendo il suo scudiere scelto aveva le chiavi delle stanze private del ragazzo e nelle lettere Xandra trovò la risposta, e questa aveva un nome, Shera; a quanto risultava una sua amica dall'infanzia. Crebbero nel borgo fuori dalle mura, tra i campi, i frutteti, i ruscelli e i prati sconfinati.
Le lettere iniziano quando Erald entra alla scuola militare. I due si raccontano la propria vita, tirando fuori aneddoti che avevano vissuto insieme paragonandoli agli eventi che man mano vivono, separati l'uno dall'altra, ma ritrovati in una pergamena sporca di inchiostro. In quella corrispondenza, inizialmente immatura, ma sincera e limpida da poter quasi rivivere quei momenti descritti, si percepivano così tante emozioni e l'empatia crescere in ogni lettera che seguiva, dove un po' alla volta i toni spensierati e innocenti mutano, lasciando il passo a note non scritte che risuonano di nostalgia e di rimpianti. In quelle lettere c'è un forte sentimento che Xandra percepisce anche se non viene mai rivelato da nessuna delle parti, come se la penna che danza sulla carta venisse bloccata improvvisamente, e costretta a cambiare direzione.
Xandra pensando ad Erald e al suo sogno che già da bambino manifestava, essere cavaliere, gli angoli della sua bocca si sollevano leggermene in un sorriso affettuoso sapendo che ci era riuscito; poi pensò a Shera, al suo rammarico nel distaccarsi da Erald e per un momento si intristì per la ragazza che aveva taciuto il suo amore, così da poter permettere al ragazzino di inseguire il suo sogno; poi il suo umore cambiò, la sua tristezza diventò dolore, un male che affliggeva tutti e tre in questo momento, solo perché lei, Shera, non si è voluta mettere in gioco e quel male generava una rabbia viscerale, tanto da provocare crampi e contrazioni; la valchiria pianse, urlò e si disperò, finché svuotata e sfiancata si ritrovò seduta a terra, in silenzio, con lettere strappate e sparse intorno al suo letto.
"knock knock"
Xandra sentì un rumore provenire dal suo baule dove riponeva gli strumenti necessari ed eventuali per assistere Erald nelle sue missioni da cavaliere. Qualcosa si muoveva lì dentro, e busso nuovamente. Aprendo il baule la valchiria vide cosa provocava quel suono; chiuso dentro una giara di vetro un imp si dimenava scuotendo la sua piccola prigione.
Xandra riconobbe la creatura; simile a un gatto nero, completamente glabro. La coda terminava con un pungiglione simile a quello di uno scorpione e le zampe posteriori con degli zoccoli caprini, mentre sulla schiena vi erano ripiegate un paio di ali da pipistrello.
Sebbene il suo aspetto poteva essere spaventoso la creatura era abbastanza innocua per Xandra, ma sicuramente non avrebbe mai tenuto uno spiritello maligno come animale domestico, quindi quel imp era comparso ora.
Con la dovuta cautela Xandra prese la giara.
"Come sei finito nel mio baule? Cosa ci fai qui, oscura creatura?"
L'imp era avvolto da una coltre di fumo e i suoi occhi gialli scintillavano in mezzo a quella oscurità.
"Ho solo sentito il tuo richiamo, la tua sofferenza... E ho risposto."
Alla bizzarra risposta del imp, Xandra non poté fare a meno che chiedere.
"Cosa intendi quando dici che ti ho chiamato? Non stavo chiamando nessuno! Tanto meno uno spiritello insignificante come te! Cosa mai potresti fare tu, in merito alla mia sofferenza."
La creatura rinchiusa rispose prontamente.
"Le tue emozioni, vissute in maniera così negativa mi hanno evocato e ora resterò imprigionato in questa maledetta giara se non le risolvi. Quindi sono disposto a offrirti i miei servigi per far ritorno nell'ombra."
La ragazza, infastidita dalla situazione che si era creata appoggiò la giara, rivolse il suo sguardo altrove e scettica domandò.
"Sentiamo allora, quali servizi puoi offrirmi per risolvere la mia situazione?"
"Tu desideri l'amore di quel Erald, dico bene?" Azzardò l'imp.
Xandra sapeva che la relazione tra un cavaliere e la sua valchiria non sarebbe mai stata accettata, perché sarebbe potuta diventare un punto debole per entrambi, ma la domanda del imp scosse il suo carattere risoluto. Il solo pensiero che una cosa del genere potesse avverarsi fece palpitare il suo cuore.
"No, ma cosa dici! E comunque non sarebbe consentito..."
"Non serve che lo sappia qualcun altro. Io ho sentito le urla del tuo cuore e la supplica di esaudire il suo desiderio. Non serve mentire, a me non interessa, ma se è un cuore che tenti di afferrare forse un filtro d'amore potrebbe aiutare."
In fine Xandra accettò l'offerta del imp e con alcune gocce del suo sangue la valchiria concluse la mescita della pozione. La stessa sera la diede a Erald per poi sedurlo.
Passarono giorni, poi settimane, e il cavaliere coltivava la sua ritrovata passione con la sua valchiria, ma entrambi erano coscienti che avrebbero dovuto tener nascosti i loro reali sentimenti, potendo solo mostrarsi in una mera passione carnale e nulla di più. Quindi, il tanto desiderato amore che Xandra voleva veder ricambiato pienamente non era riuscito a fiorire completamente.
A confermare i suoi dubbi fu un'altra lettera che Erald avrebbe spedito qualche giorno dopo. Nel leggerla la valchiria si sentì come tradita; Shera era ancora oggetto della premura del suo cavaliere e i sentimenti per la ragazza di campagna non erano stati rimpiazzati dalla nuova passione nei suoi confronti, ne spariti.
Xandra si fiondò nei suoi alloggi e cercò la giara. L'imp era lì, avvolto nella sua cinerea nuvola.
"Tu, bugiardo di un folletto! Sei ancora qui!" disse con rabbia la valchiria, mentre sollevava la giara, "sei ancora qui!" ruggì sul punto di gettare il barattolo di vetro al suolo, così da poter infilzare quel maledetto mostriciattolo, ma si fermo all'ultimo istante e dopo qualche secondo si mise in ginocchio e con il barattolo di vetro tra le mani, piano piano, si levò una risatina isterica.
"Ahahah! AHAHAAAAH! Tu sei ancora qui, è così. Ancora rinchiuso nella tua prigione, e ciò significa che qualcosa non è andato come dovrebbe... Spiegati!"
L'imp, infastidito rispose.
"Già, a quanto pare... Mi chiedo però cosa può aver interferito col filtro. A questo punto l'Erald dovrebbe pendere dalle tue labbra a tal punto da non poter contenere il suo amore per te! A meno che non ci sia qualche forza che ci gioca contro."
"Ceto, genio...", lo schernì Xandra, "questa forza è un'altra ragazza con cui Eradl è cresciuto e con la quale ha mantenuto un rapporto di corrispondenza, ma anche se nessuno dei due ha mai dichiarato i propri sentimenti all'altro, sono molto legati, tanto che la passione che ora prova nei miei confronti non ha scalciato i ricordi di questa ragazzetta di campagna!"
L'imp assunse una posa riflessiva.
"Mmm... un'amore corrisposto, ma taciuto e perdurato nel tempo. Questo potrebbe aver causato una scissione nel cuore del Erald, così che nessuna delle due lo possiede completamente e questo Erald non può decidere tre ciò che è nato in modo naturale e ciò che invece è frutto di un incantesimo. Purtroppo sembrerebbe lui ora quello a soffrire di più, come se i suoi sentimenti vengano tirati da due parti."
Xandra prese la sua arma, e specchiandosi nell'acciaio della lama.
"Ok, se così stanno le cose, questa volta me ne occuperò io!" Lanciando un'occhiata severa al imp dalla quale traspariva un po' di follia, per poi riporre la spada nel fodero in modo deciso.
"Quando tornerò spero di non rivederti." E iniziò ad avviarsi fuori dall'abitazione.
L'mpi, con il suo tono di voce caldo e ammaliante e una punta di tristezza, guardandola allontanandosi, replicò a bassa voce.
"Lo spero anche io, e spero che tu sappia a cosa stai andando incontro".
Il sole nei campi stava calando e iniziava a piovere. La giornata di raccolto era finita, così tutti gli abitanti del borgo fuori dalle mura rientrarono in casa.
Shera era in casa dei genitori di Erald; da quando era rimasta sola si prendeva cura di loro come se fossero la loro seconda famiglia. Mise a bollire dell'acqua con verdure, patate e alcuni legumi.
"Un bel minestrone è proprio quello che ci vuole in queste giornate."
Era una ragazza molto altruista a cui piaceva aiutare gli altri; era fatta così.
Genuina e semplice, come la si poteva vedere; non aveva di certo il portamento e l'eleganza delle donne che vivevano nella cittadella, ma compensava con un'enorme solarità ed empatia.
I suoi capelli rossicci, leggermente legati con uno straccetto colorato, si abbinavano perfettamente con i suoi occhi nocciola, e le lentiggini sotto gli zigomi le davano un tocco pittoresco, sebbene la pelle abbronzata le nascondevano in modo da non renderle troppo evidenti. Lavorando ogni giorno nei campi aveva un fisico più robusto di una damigella, ma non aveva perso nulla della sua femminilità.
A parte il suo aspetto molto gradevole era ben voluta da tutta la comunità, specialmente dai più grandi che l'avevano vista crescere.
Quando fu tutto pronto si assicurò che fosse tutto in ordine e si diresse a casa sua. anche lei aveva bisogno di mangiare e scaldarsi un po'. Stava smuovendo le braci nel caminetto per aggiungerci nuova legna quando qualcuno busso alla porta.
"Un momento, arrivo!" appoggiando i ciocchi di legno nel caminetto per poi dirigersi all'entrata.
Oramai era calato il buio e la pioggia batteva; Shera si affrettò ad aprire.
"Buona sera, come..."
Una forte folata di vento penetro dentro la piccola casa, spegnendo il fuoco del caminetto e un istante dopo, la figura che Shera aveva davanti a se gli si getto addosso. Qualche secondo dopo per Shera si spense tutto.
Ritrovarono il corpo impiccato e archiviarono la questione come suicidio, spinta dal movente della solitudine e una vita dedicata esclusivamente al lavoro, senza avere mai avuto un compagno con lei per progettare un futuro, avere una famiglia, la vita probabilmente l'aveva logorata e il suo dolore lo nascondeva dietro la maschera della ragazzina felice e spensierata.
Erald venne a sapere dell'accaduto e partecipò al funerale, da solo. Parlando con i genitori non poteva credere che Shera avesse commesso un simile atto, era impossibile per una persona come lei che amava così tanto la vita; qualcosa non gli tornava e comunque era sicuro che le guardie, pur di disfarsi di un caso del genere, l'avessero archiviato in fretta e furia considerando solo ciò che si vedeva ad un'occhiata superficiale. Fu così che Erald decise di andare a casa di Shera.
Una volta dentro e solo, sicuro che nessuno potesse vederlo, passo una buona parte di tempo a piangere e sfogare il dolore che provava per la sua perdita. Poi, quando riuscì almeno a trattenere le lacrime inizio la sua indagine. Non gli ci volle nemmeno troppo a trovare i primi segni.
"Dalla porta fino a circa metà stanza c'erano impronte di lotta che si spostavano sul suolo. Vide il caminetto da una parte; dei ciocchi praticamente nuovi erano stati messi a bruciare e dando un'occhiata vide effettivamente delle tracce recenti, probabilmente quelle di Shera, che aveva messo su la legna per dirigersi poi verso la porta, attraversando la zona dove tutto diventa troppo confuso, ma tornando alla posizione in cui Erald distingue due persone che lottano a terra intuì che l'aggressore stava compiendo una presa per bloccare la vittima e soffocarla; infatti non c'erano altri spostamenti, tracce di fuga o altro. Controllando la coda, presumibilmente usata da Shera per impiccarsi, notò che i nodi erano fatti con grande maestria e in modo da assicurare una morte rapida per rottura del collo"
Nella mente di Erald tutto ciò non aveva senso. Non solo qualcuno ha evidentemente aggredito Shera, e sicuramente troverebbe altre tracce sul suo corpo, ma l'esecutore era un professionista; ha impiegato poco a metterla fuori combattimento e senza causare danni in casa, ha creato un cappio per rendere la morte il più possibile sicura e istantanea e tutto questo per una semplice ragazza di campagna. Che tipo di nemici poteva mai essersi fatta Shera se passava praticamente quasi la sua intera vita con gli abitanti del villaggio; e se fosse stato qualcuno di loro non sarebbe stato così pulito ne avrebbe avuto abbastanza soldi da pagare un sicario.
Infine però non riuscì mai a trovare una risposta e gli fu impedito categoricamente di interessarsi al caso, ormai chiuso.
L'unica persona che sembrava capirlo era Xandra. Con lei poteva parlarne e tra le sue braccia riusciva momentaneamente a non pensarci, ma la ferita non si rimarginava. Erald poco alla volta divenne l'ombra di se stesso, la sua parte bambina e innocente era morta con Shera.
Ora, il suo cuore era donato solo a Xandra, ma solo la porzione rimasta viva e la valchiria soffriva terribilmente nel vedere il suo amato in quella condizioni, finché anche il suo cuore non resse.
Xandra tornò nelle sue stanze.
"Imp! Oh, oscuro folletto, ci sei ancora?" In camera aleggiava il silenzio.
"Oh no!" Senza più speranze Xandra si inginocchiò, abbassando la testa verso il pavimento e appoggiandola sulle braccia incrociate, iniziando a singhiozzare.
Il suono di qualcosa che rotolava sul legno si udì provenire da uno dei ripiani sopra di lei.
"Sono ancora qui, valchiria."
"Ti prego", iniziò a chiedere in lacrime, "ti prego, aiutami a mettere fine a tutto ciò; voglio mettere fine a questa maledizione!"
"Cosa vuoi che faccia questa volta, giovane valchiria."
Xandra rimase in silenzio per qualche secondo, dilatato dai sentimenti contrastanti che nuovamente turbinavano nel suo petto, rimbombandogli in testa sussurrandogli contemporaneamente una moltitudine di opzioni. Poi gridò, secca.
"Basta!"
"Come, scusa?" Chiese l'imp.
"Basta, mettiamo fine a tutto questo, al sortilegio. Non è possibile tornare indietro, ma non voglio continuare così", Xandra pese un respiro profondo, "Questo non è amore. Questa è una maledizione!" E con l'ultima lacrima che le solcò il viso per poi cadere a terra chiese.
"Cosa occorre."
L'imp fu diretto, non c'erano giri di parole o altri modi per dirlo.
"Se col sangue hai sugellato l'incantesimo, solo il tuo sangue può spezzarlo e lavarlo via."
Detto ciò l'imp riprese a rotolare finché non raggiunse il bordo del ripiano e iniziò a cadere verso il pavimento di pietra frantumandosi. Per Xandra non ci fu tempo di reagire ritrovandosi con una scheggia di vetro bella grossa tra le mani.
La valchiria alzò lo sguardo verso l'imp che fece cenno di si con la testa e Xandra si recise le vene dei polsi. Poco prima di perdere coscienza vide svanire l'imp e la sua coltre di fumo.
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