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8

[Phoebe]

La luce fioca è pronta a tornare anche se stavolta è il sole, mi sveglia di sussulto e non riesco più a dormire. Mi guardo intorno e non so dove mi trovo, io distesa su di un grande tappeto rosso e rotondo, ricordo o almeno in parte: come ci sarò finita qui?
Mi siedo in quell'ambiente e poi mi alzo in piedi il più rapidamente possibile, sento la porta aprire e mi giro verso quella direzione.

"Buongiorno, Principessa!" molestatore patetico, che ha da ridere!

Eh, già! Si, principessa! Lo potrà essere anche una schiava ma non di certo io, mi sento anche peggio di una simile e per non dire decisamente in questo momento poi, mi viene da vomitare se lo continuo a guardare anche per un solo secondo in più! Ma per l'amor del cielo, che Natale dovrò mai passare quest'anno, è successo esattamente quello che non volevo e non lo vorrei ancora adesso ma purtroppo questo mi capiterà: ricordarlo per sempre, in peggio però. Phoebe, non essere ingenua. Questa gliela farò pagare! Sono proprio adirata, sbuffo e non ce la faccio più. Ancora veloce come un razzo mi dileguo, spalla a spalla e credo che mi abbia fatto una faccia alquanto idiota direi! Non mi basta che ignorarlo e uscire da quell'ambiente stretto e angusto, non lo tollero più.

"Ma, Phoebe... almeno fatti accompagnare!" lo lascio come un pesce lesso, lì nel bel mezzo di quell'ambiente in cui cercava d'ingabbiare me solo per una notte ma alla fine ha ingabbiato lui, mi viene proprio da ridere.

Eh, già! Accompagnare? Non mi faccio vedere nemmeno morta dai miei con il mio aguzzino notturno occasionale e dalla gente poi non ne parliamo, manifesti ovunque. Ora si sente di aver fatto la bella figura dell'idiota ed è per questo se fa così, non ho alcune parole.
Nemmeno una sciacquata di faccia e sono già fuori, il freddo è pungente ma mai come quelle quattro mura che per un'ora mi hanno tristemente ospitata. Per così dire, io la chiamerei: tortura.

Arrivo a casa e corro in bagno, l'ho forse già detto: non mi sono ancora lavata e mi tocca farlo ora. Mi faccio schifo ma mai quello che mi è appena capitato. Lo denuncerei a quel porco lì. Dopo una rapida ma confortante doccia scendo di giù, purtroppo così devo ma lo faccio cercando di evitare i volti altrui: invano.

"Ehi, Phoebe! Che fine hai fatto stanotte! Sarai forse entrata tardi, strano non ho sentito alcun rumore di porta! Sarai entrata dalla finestra..." mi coglie mentre prendo i cereali dalla credenza, li poso sulla cucina a isola che è la cosa che più mi piace di quella stanza: da sempre.
"Taci, sorella! Possibile che nemmeno ti alzi e dai già fastidio!"
"Guarda che t'ho visto ieri sera e davvero, eri con il personal trainer... siete usciti, che avete fatto?" sbuffo, prenderei a schiaffi anche lei: istinti omicida all'orizzonte.
"Basta col tuo solito terzo grado, mi sembri uno sbirro in calore o una strizzacervelli semmai visto che quelle col transfert devono trattenersi e di conseguenza darsi più da fare..." borbotto.
"Ma... piantala, Phoebe!" esclama.

Passeggio in centro da più di un'ora, appena dopo aver finito di fare colazione avevo deciso di farci un salto come giusta distrazione. Volevo passare dall'antiquario amico di famiglia da una vita ma la paura di incontrare James lo stupratore me l'ha fortunatamente impedito.
Intravedo il mio Coffee Shop preferito di sempre e decido di entrarci. I termosifoni a palla mi fanno le coccole e mi sento finalmente a casa.
Mi avvicino al bancone e mi accomodo su uno degli sgabelli rosa che lo abbelliscono e lo completano, le gambe accavallate ed ecco Valerie, la barista più sexy della città.

Esco dal bar, decisamente a malincuore, c'è una tramontana tagliente che sferza per le strade larghe e lunghe di questo posto che un tempo era un piccolo borgo della contea montana di Yellowstone, è decisamente tremenda.
Mi avvolgo nella mia sciarpa di ciniglia calda ma mai come l'aria di quell'ambiente che ho purtroppo finalmente lasciato. É azzurra e fatta a mano da mia nonna, buon sangue non mente.
Vengo rapita da un negozio di Natale all'aperto, l'odore del tacchino è proprio una droga per le mie narici che sono ormai partite per chissà quale pianeta e mi è tornata la fame. Quest'anno, il troppo lavoro mi ha purtroppo impedito di far ritorno in famiglia e il Giorno del Ringraziamento non l'ho potuto nemmeno festeggiare con i miei amici di New York e persino con la mia vicina di camera o coinquilina Linda Derrick che è solita non vedere l'ora di quel momento e tutte le altre cose che vi si aggirano attorno.
Tanti bambini corrono verso Babbo Natale, altri invece gli stanno scattando una fotografia. Se fossi stata in Italia avrei visto anche la Befana, quella che da piccola ho sempre pensato fosse la sua dolce metà: il primo, ultimo e unico amore e chissà da quanto tempo. Ma queste sono solo favole, l'amore non esiste e non torniamo sempre negli stessi discorsi.

"Phoebe, eccoti finalmente!" ecco quella voce, l'avrei riconosciuta in mezzo a tutto il mondo. Mi giro: James, sbuffo.
"Razza di porco..." inarca il sopracciglio " Lo sai benissimo, non fare lo gnorri! Certo che sei proprio un mascalzone..." cerco di allontanarlo.
"Ma sei impazzita all'improvviso... ieri ti ho lasciata che mi volevi..." ulula.
"Brutto sogno o mi avevi ubriacata per stuprarmi..." ringhio.
"Non ti seguo..." è confuso, finge.
"Invece lo fai e come!" borbotto.
"Eh, dai! Non fare la bambina..." esclama.
"Adesso devo andare..." abbasso lo sguardo tornando sui miei passi.
"No, aspetta! Ora, fammi capire..." mi blocca.
"Non c'è niente da capire, sai benissimo..." di nuovo quel sopracciglio inarcato, non lo sopporto più.
"Lo vuoi proprio detto?" arrabbiata.
"Ma cosa? Io non so proprio niente..." replica.
"Come ci sono finita a casa tua e a dormire per giunta? Mi hai preso dalla palestra con la forza, mi hai rapita e ubriacata: e alla fine... tu mi hai violentata!" papale, gli tiro uno schiaffo sulla sua guancia destra, è tanto il dolore: se lo merita.
"Veramente, il trenino... l'hai dimenticato? Ti è piaciuta come idea anzi... l'hai suggerita proprio tu..." chiede, solo ora ricordo tutto.
"Oh, scusa!" gli prendo le mani e non so cosa succede, siamo più vicini in un bacio.

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