Capitolo 8
L'ufficio di Barbara Lane si trova all'ultimo piano del palazzo, l'unico modo per arrivarci é prendendo l'ascensore che si apre su un lungo corridoio, alla fine del quale c'é solo una porta in legno.
Percorro la distanza lanciando un'occhiata al di sotto e noto alcuni miei colleghi fissarmi insistentemente, alcuni con timore e compassione, altri increduli. Non che possa biasimarli, a nessuno piacerebbe ritrovarsi nella mia situazione ad affrontare una Barbara Lane infuriata.
Mi stava persino cercando.
Barbara Lane non cerca i suoi dipendenti.
Barbara Lane odia i paparazzi.
Barbara Lane non ammette ritardi ingiustificati.
Questo significa che una volta che sarò uscita da quell'ufficio o sarò appena stata licenziata o dovrò dare le dimissioni. Comunque in un modo o nell'altro, perderò il lavoro.
Il lavoro che ho sempre voluto fare e che ho tanto faticato per avere.
Osservo per diversi secondi la targhetta in oro lucido che riporta l'iscrizione B. Lane - Direttrice mentre cerco di riflettere ad una spiegazione che possa convincere Barbara a non mandarmi via. Alla fine, passo le mani sulla mia camicia con l'intento di distendere le pieghe che si sono formate in seguito allo scontro con i paparazzi e mi decido a bussare alla porta.
- Avanti - risuona al di là della porta la voce autorità di Mrs. Lane. I miei pori si rizzano sulla nuca e cerco di mantenere il controllo tirando un respiro profondo prima di varcare la soglia dell'ufficio.
- Buongiorno, signora Lane.
- Siediti, Donovan.
Bene, siamo tornati al Donovan.Questo non va bene.
Se la Mrs. Lane ha detto che mi devo sedere, io mi sedo senza fiatare. Cerco di prendere posto sulla sedia napoleone in modo fluido, per evitare di irritarla ancora di più con qualche movimento impacciato, mantenendo lo sguardo puntato verso il portapenne dorato con la decorazione di un mandala. Per diversi secondi la stanza rimane nel silenzio, Barbara che non mi prendre in considerazione continuando a schiacciare i tasti del suo computer di ultima generazione ed io che trovo sempre più interessanti gli eleganti intrighi del mandala.
- Non hai niente da dire?
Il ticchettio della tastiera si interrompe bruscamente e la domanda del mio capo mi coglie di sorpresa facendomi sobbalzare sulla sedia. Finalmente, poso lo sguardo su Barbara, la quale mi guarda con le dita incrociate sotto al mento e l'espressione impassibile dietro i suoi occhi azzurri.
É strano come lo stesso colore di occhi possa trasmettere sensazioni così diverse in base alla persona a cui appartengono. Quelli di Mrs. Lane e di Kyle sono così simili, quasi la stessa tonalità (anche se sono sicura che quelli del batterista siano molto più chiari, quasi tendenti al grigio), eppure quanto quelli di Kyle sono caldi e passionali quando mi guarda quanto quelli del mio capo mi fanno venire i brividi.
Il sopracciglio biondo e perfettamente delineato di Barbara si inarca di fronte alla mia mancata risposta, come a dire: Allora? Per caso non hai capito quello che ho detto, Donovan?
- Ecco, io non so bene che cosa risponderle..
- Perché non inizi col spiegarmi il perché del tuo ritardo?
- Si, mi scuso per essere arrivata tardi. Ho perso la cognizione del tempo a causa di una discussione con..
Non continuo perché sono sicura che a Barbara Lane non importi niente di sapere che ho appena litigato con la modella Dana Williams dopo aver scoperto che frequenta mio fratello da un anno a mia insaputa e che a causa di alcune parole dette in un impeto di rabbia, sto rischiando di rovinare la nostra amicizia.
Ma pvviamente il mio capo non é per niente soddisfatto della mia risposta da come assomiglia il suo sguardo rendendolo ancora più tagliente. - E insieme a questo tuo discutibile ritardo, hai portato degli ospiti indesiderati davanti alle porte della mia sede.
- Vorrei scusarmi anche per questo. Le assicuro che non avevo idea che mi stessero seguendo - dichiaro presa dal panico, nonostante mi aspettasi quella domanda. - Non so perché siano arrivati fino a qui o il perché mi stiano cercando, prima d'ora non mi era mai capitato di ritrovarmi in una situazione del genere. Ho sempre fatto in modo di mantenere una certa discrezione e di non attirare mai l'attenzione di questa gente perciò non capisco..
Credo che dovresti fermarti adesso.
Si, probabilmente dovrei. Sto parlando troppo e il mio tono diventa sempre più disperato ad ogni parola che pronuncio ma immagino che sto realizzando solo adesso, dicendolo ad alta voce, di essere stata presa di mira dai giornalisti. Sto realizzando adesso che la mia faccia probabilmente finirà sbattuta su qualche copertina e tutti verrano a sapere di Rachel Donovan, descritta, come la nuova fiamma del batterista dei Criminals Kyle Graham.
Non riesco più a respirare.
- Risolverò questa situazione e farò in modo che se ne vadano dalla sede il più in fretta possibile. Dopodiché prenderò tutte le cose e libererò la mia postazione - proseguo con voce tremolante. - Tiffany dovrebbe riuscire a prendere gli incarichi che ho accettato per i prossimi mesi, almeno finché non trovate qual..
- Sta zitta un attimo, Donavan - mi interrompe Barbara alzando il palmo della mano davanti alla mia faccia. - E prendi fiato - aggiunge tirando indietro la sua poltrona nera imbottita per potersi alzare in piedi e sposarsi di lato con il fianco appoggiato alla scrivania.
Dietro di lei, la parete tappezzata di alcuni dei suoi scatti più belli, vincitori dei premi più ambiti affiancati ad alcune foto in compagnia di diverse celebrità agli eventi più importanti, la circondano come un'aura di magnificenza e potenza. Barbara Lane non é una donna molto alta, sul metro e sessanta all'incirca ma con i suoi modi perfettamente controllati e autoritari riuscirebbe a far sentire piccolo e intimidito chiunque a confronto.
- Ho detto: prendi fiato, Donovan - mi ripete con un gesto impaziente della mano. - Su, fallo. Inspira ed espira.
Obbedisco risucchiando l'aria dei polmoni per poi buttarla fuori, due volte. Un movimento che riesce a calmarmi più di quanto mi fossi aspettata.
Sto per perdere il lavoro e faccio una crisi di panico di fronte al mio capo, che bel ricordo di me che le lascerò. Potrei essere più patetica di così?
Barbara si toglie gli occhiali tartarugati prima di incrociare le braccia al petto con espressione pensierosa, rivolta alla grande finestra che offre la vista di quasi tutta Lawson. - Sai, mi ricordo la prima volta che ti sei presentata qui. Avevi solo diciotto anni e non era mia norma accettare impiegati così giovani e senza esperienza -, inizia, - ma alcuni dei miei collaboratori non facevano altro che parlare di questa nuova fotografa emergente e mi avevi incuriosita. Così quando hai invitato il tuo curriculum in azienda, ho voluto sottoporti ad un colloquio personalmente.
La mia mente vola a quel periodo di tre anni fa, appena prima che fossi assunta alla Lane Photography, quando l'obiettivo di far diventare il mio hobby per la fotografia una vera e propria carriera é cominciato a quindici anni con la creazione di un blog. Mio fratello pensava che sarebbe stata un'ottima idea condividere tutte le fotografie che avevo scattato nel corso degli anni e che qualcuno di sicuro mi avrebbe notata in questo modo.
Nel giro di qualche mese ero stata contatta da alcune gallerie locali che volevano esporre le mie foto alle loro mostre e trovare possibili acquirenti a cui venderle. Poi, con l'inizio della sua carriera di modella, Chloe mi aveva chiesto più volte di realizzare i suoi book e set fotografici per ottenere gli ingaggi. Così ho capito che potevo tramutare la mia passione in un vero e proprio lavoro.
Avendo sempre avuto una profonda devozione per i lavori di Mrs. Lane, ho sempre saputo che avrei voluto lavorare con lei, per questo mi ero ritrovata a rifiutare tutte le richieste da parte di altri studi fotografici e mi ero concentrata esclusivamente sulla Lane Photography, rimanendo piacevolmente colpita quando solo una settimana dopo aver inviato la mia candidatura, mi era arrivata una mail per un colloquio.
- Hai varcato le soglie di questo stesso ufficio e ti sei fermata dopo solo due passi, il tuo portfolio stretto tra le mani e la macchina fotografica appesa ad una spalla, evitando quasi di guardarmi negli occhi. Sembravi una pecora che entra nella tana del lupo - ricorda togliendo qualche filo immaginario dal suo vestito attillato bianco. - Lì per lì sai che cosa ho pensato?
- Non saprei - rispondo in un sussurro.
- Ho pensato: É tutto qui? Questa ragazza non ce la farà mai. Servono meno di venti secondi per avere una prima impressione di una persona e tu non mi hai colpita per niente in quei venti secondi - replica con tono duro. - Ti sei seduta di fronte a me, ti sei presentata ed io continuavo a pensare che non era possibile che che così tante persone ti avessero raccomandata.
Fa male sapere che una persona che é la tua ispirazione da anni abbia così poca considerazione di te. So che Barbara é una persona alquanto diretta e può risultare cattiva ma fino ad ora non avevo mai ricevuto un assaggio diretto di questa parte di lei. Ed é ancora più umiliante sapere che non é nemmeno la parte peggiore dato che sto per perdere il posto.
- Però, in seguito, ti ho chiesto che cosa fosse per te la fotografia e solo allora mi hai guardata dritta negli occhi e mi hai detto 'É eternità. La fotografia é il mio ricordo per l'eternità' - ripete esattamente le stesse parole che ho detto tre anni fa, stupendomi. La guardo a bocca aperta perché non pensavo che si ricordasse ciò che ho detto quella volta. Una delle tante frasi che ripeteva anche mamma quando ero piccola, di cui non avevo mai veramente capito il senso eppure che mi era rimasta impressa a fuoco nella memoria.
- Hai detto molte altre cose dopo - continua Barbara. - E c'era una luce nei tuoi occhi, quella determinazione che diceva molto di più di quello che esprimevi a parole, diceva che tu volevi lavorare qui e non solo perché si trattava di un lavoro come un altro ma perché per te era importante, era la tua vita. E mi hai ricordato me.
- Davvero? - chiedo senza fiato perché l'ultima frase non me l'aspettavo. Barbara Lane si rivedeva me?
- Si - afferma senza esitazione incrociando il mio sguardo. - Non faccio favoritismi però ammetto che negli ultimi tre anni sono sempre stata più severa e ferma con te rispetto ad altri perché credo nelle tue potenzialità. Un giorno dovrò lasciare questa posto e vorrei affidarlo ad una persona come te, che mi assomiglia, se non proprio te.
Non piangere. Oddio, non piangere e rispondi qualcosa, per l'amor del Cielo.
- Grazie. Lei non ha idea di quanto apprezzi le sue parole - dico commossa imponendomi di controllare le mie emozioni.
Probabilmente non dovrei reagire così per due paroline carine ma non mi capita di sentirmele dire tutti i giorni. Togliendo mio fratello e le mie amiche, ho sempre voluto avere una figura che potessi rendere orgogliosa come avrei voluto farlo con i miei genitori. Sono sicura che loro mi stiano guardando da qualche parte e siano fieri di me, solo che non me lo possono dire e questo mi é sempre mancato.
E, in qualche modo, Barbara Lane é la persona che più si avvicina a ricoprire quel ruolo. Perché in fondo lei é il mio mentore e la mia famiglia lavorativa.
- Ascolta, Rachel, te lo dico non come tuo capo ma come persona che vuole il meglio per te. Nel nostro campo, se vuoi arrivare qui ed essere presa sul serio, non devi mischiarti né essere coinvolta dai paparazzi e dai loro scandali.
- Sono sempre stata professionale, tengo molto al mio lavoro, mi piacerebbe un giorno ambire alla sua posizione - le assicuro. - Questa cosa mi é piombata addosso senza che nemmeno me ne accorgessi ma risolverò questa situazione e farò in modo che questo non accada più.
Barbara sembra sollevata e contenta di sentire le mie parole, regalandomi un piccolo sorriso prima di riprendere posto dietro la sua scrivania. - Non vorrei mandarti via, se é questo che ti preoccupa ma quelle persone devono lasciare le porte della mia agenzia entro mezz'ora oppure dovrò essere costretta a farlo. Capirai, che se lascio correre con te, dovrò farlo anche con gli altri dipendenti e non posso permetterlo.
- Lo so, signora Lane - riconosco abbassando lo sguardo costernata.
- Visto che fino ad ora non mi hai mai dato alcun problema, ti darò questa possibilità.
- Grazie.
Barbara mi rivolge un ultimo cenno della testa prima di congedarmi. Mi alzo dalla sedia ed mi avvio per uscire fuori dal suo ufficio ancora esterrefatta per la conversazione appena avvenuta. Adesso che so che anche Mrs. Lane crede in me, non mi sono mai sentita più vicina ai miei obiettivi e voglio continuare a migliorare e a lavorare con più energia.
Ma per farlo, ovviamente, devo prima tenermi prima il mio posto.
- E, Rachel, se posso darti un altro consiglio: il nostro lavoro richiede anche diversi sacrifici; Rifletti bene a quali sono le tue priorità.
Temo di sapere a chi si stia riferendo, anche se non ne abbiamo accennato durante la nostra conversazione. Mi chiedo se il suo sia un modo per dire che devo rinunciare a Kyle se voglio andare avanti.
Kyle. Kyle é la mia soluzione.
In fondo, se mi sto ritrovando invischiata in questa cosa é principalmente colpa sua. L'ho avvisato sul fatto che voglio mantenere la mia privacy, doveva essere una delle condizioni di questa relazione. E, invece, adesso mi ritrovo con i paparazzi alle calcagna.
- Buongiorno, tiger lily.
La voce rude di Kyle mi saluta dall'altro capo del telefono dopo sono due squilli mentre schiaccio il pulsante del mio piano dell'ascensore. Sembra felice che l'abbia chiamato e per un attimo sono dispiaciuta all'idea che ciò che seguirà di questa chiamata non sarà niente di buono.
- Ciao, Kyle - ricambio appoggiandomi ad una delle pareti metalliche. - Posso parlarti un minuto?
- Certo, sono in studio ma sto facendo una pausa. Aspetta - fa. Poi credo che si sposti da qualche altra parte perché i rumori di sottofondo che sentivo, cessano improvvisamente. - Va tutto bene, Rachel? - mi chiede a qual punto preoccupato, forse intuendo dal mio tono di voce che c'é qualcosa che non vada.
- No, Kyle. Non va tutto bene - obietto sospirando pesantemente. - Ci sono decine di paparazzi davanti alle porte della Lane Photography.
- Cosa? - esclama incredulo.
- Si, Kyle. I paparazzi sono davanti alle porte del mio posto di lavoro - ripeto sentendo il mio tono indurirsi ad ogni parola. - Sono appena uscita dall'ufficio di Mrs. Lane dopo che mi ha convocata.
Tutto ciò che ricevo é un'imprecazione soffocata, che riassume esattamente la situazione in cui mi trovo. - Mi dispiace, tesoro. Non so come sia potuto succedere.
- Rischio di essere licenziata se non vado via da qui entro mezz'ora quindi fa qualcosa subito, ti prego - lo imploro. Nonostante apprezzi molto che si stia scusando, da una parte sono così infuriata con lui per avermi cacciata in questo guaio e con me stessa per essere stata così incauta.
Le porte dell'ascensore si aprono sul mio piano e mi incammino verso la mia postazione, accelerando il passo nel vedere i miei colleghi fissarmi mentre passo davanti a loro. Probabilmente, aspettandosi di vedermi prendere tutte le mie cose e andarmene, rimarranno sorpresi ora che mi metterò al lavoro come se niente fosse.
- Todd farà un paio di telefonate e vedrai che sarà tutto sistemato, okay? - mi rassicura il batterista, una volta che prendo posto massaggiandomi la fronte per la frustrazione.
- Si, d'accordo - rispondo concisa.
Dovrei forse ringraziarlo? Sta solo rimediando a qualcosa che ha creato lui.
- Non pensavo che ci avessero mai visti insieme - commenta contrito a questo punto capendo quanto sia turbata. - So che non é quello che vuoi. Mi dispiace.
- Dispiace anche a me, Kyle.
Il modo in cui l'ho detto deve spaventarlo perché chiama il mio nome allarmato appena prima che chiuda la chiamata. Non mi soffermo a riflettere sul significato delle mie parole, se siano indirizzate solo da quest'assalto mediatico o da un tumulto interiore ben più grande, alimentato dal discorso di Barbara.
Sto cominciando seriamente a chiedermi se io e Kyle abbiamo qualche reale possibilità di stare insieme o se lui non sia il mio sacrificio.
- Oh, sei ancora qui?
Alzo lo sguardo verso il viso di Samantha, o Samantha Mani Lunghe, che mi scruta dell'alto con un'espressione stupita dietro cui si nasconde tutto il disprezzo che prova per me. Da quando abbiamo collaborato per quell'ultimo servizio fotografico mi detesta morte per ragioni che ancora devo comprendere.
- Posso aiutarti, Samantha? - le chiedo cercando di mantenere un tono cordiale quando l'unica cosa che vorrei é essere lasciata in pace e potermi concentrare sul mio prossimo incarico, per poter dimenticare tutta questa storia almeno per un paio d'ore.
- É solo che credevo che ti avrebbe licenziata - ammette agitando i suoi lucenti capelli biondi e inarcando un sopracciglio.
- Beh, no. Come vedi sono ancora operativa e pronta a darmi da fare.
- Chiunque altro sarebbe stato mandato via. Ma tu no - sbuffa indispettita. - Non capisco che cosa le persone ci trovino in te. Soprattutto Kyle Graham.
Sul serio? Nemmeno un minimo di tatto?, penso pronta a risponderle che non ho tempo per la sua odiosa linguaccia adesso.
- Andiamo, Sam sei solo invidiosa di Rachel perché sai bene che una delle migliori che lavorano qui - interviene John, evitando lo scontro. - Non hai niente da fare piuttosto che startene in piedi a sputare veleno?
- Non chiamarmi Sam, non siamo amici. E nessuno ha chiesto il tuo parere perciò fatti gli affari tuoi - sibila lanciandogli un'occhiata infuocata poi, senza più degnarmi di uno sguardo, si allontana a grandi falcate.
- Ancora non posso credere di essere uscito con lei - dice l'addetto alle luci, scuotendo la testa nella sua direzione.
- Voi due uscivate insieme? - gli domando incredula alternando lo sguardo tra John e figura sempre più lontana di Samantha. Non riesco proprio a immaginare come un ragazzo così dolce e sensibile abbai potuto frequentare una persona dal carattere così diametralmente opposto.
- Già, circa un anno fa prima di scoprire la sua vera natura di vipera - dice infilando i pollici nelle tasche del jeans. - Non l'ha presa bene quando l'ho lasciata e da allora mi odia.
- Wow, che cosa assurda.
- E a proposito di assurdo.. Tu e Kyle Graham dei Criminals, eh?
Mi lascio sfuggire une gemito esasperato. - Lo sapranno tutti ora. É un incubo.
- Ehi, io non giudico. A dire la verità non ne sono nemmeno così sorpreso da come ti guardava sul set.
- Non era questo che volevo, John - mormoro per non farmi sentire dagli altri presenti. - Cioè, voglio Kyle ma non tutto il resto.
- Non sono mai stato con qualcuno di famoso ma penso che prima o poi avresti dovuto fare i conti con il resto: é incredibile che con le amicizie che ti ritrovi tu non fossi già nel radar dei giornalisti.
- A nessuno importa di chi sei amico, a meno ce tu non sia famoso come loro. É diverso.
- Comunque - ,comincia facendo spallucce, - sono contento che Mrs. Lane non ri abbia mandata via, sei una delle poche persone con cui vado d'accordo qui. E poi l'agenzia ci avrebbe rimesso, tutti sanno quando sei brava in questo lavoro.
- Grazie. Penso lo stesso di te.
John mi rivolge un piccolo sorriso d'intesa dandomi una strizzatina alla spalla. - Torno al lavoro, ci vediamo.
Gli auguro una buona giornata e lo lascio partire proprio mentre mi arriva un messaggio.
Kyle: Dovrebbe essere tutto risolto. Possiamo vederci più tardi?
Ho un'intera mattinata da recuperare, perciò ignoro il messaggio e mi metto al lavoro.
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