CAPITOLO 45
Cristina's pov
Osservo, per quella che credo sia la milionesima volta, lo schermo del mio cellulare.
È Brad.
Il mio telefono squilla incessantemente facendo sentire la suoneria per tutto l'appartamento.
Non so se rispondere.
Non so nemmeno come mi sento, detto francamente.
Continuo a vedere la scena di lui e Marco che escono dalla banca col borsone e la pistola in mano, mentre scatta l'allarme.
Non riesco a smettere di fissare il display senza pensare a lui, al suo viso sgomento dopo avergli rivelato cosa ho visto.
Devo ammettere che sono preoccupata anche per Marco: se Brad gli ha raccontato tutto, potrei essere nei guai.
Non che abbia paura che mi faccia male o chissà cosa, ma ho un timore di qualcosa che neanche io so spiegare. È qualcosa di astratto e viscerale.
Sento dei passi alle mie spalle e mi volto leggermente.
Marco è appoggiato con la spalla allo stipite della porta della camera da letto e mi osserva concentrato.
<Non rispondi?> mi domanda allungando il collo per vedere chi è la persona che mi sta chiamando.
Prima che riesca a leggere però, chiudo la chiamata e giro il cellulare, appoggiandolo sul comodino accanto al letto su cui sono comodamente spaparanzata.
<No, non rispondo> replico, intenta ad osservare il panorama, mettendomi seduta.
Lui se ne resta in silenzio, non smettendo di guardarmi curioso. Lo sento, so che mi sta osservando. La pelle brucia sotto il suo sguardo.
<Cristina> dice solo, in un sussurro che faccio fatica a sentire. I brividi.
Mi volto leggermente verso di lui e noto che si è spostato, avvicinato. È vicinissimo, tanto che sento il suo respiro sul viso.
Il modo in cui mi guarda, mi scruta, mi fa venire la pelle d'oca.
Non so esattamente cosa o come sia successo, ma so solo che, in un attimo di tempo non definito, le sue labbra sono sulle mie.
Farfalle nello stomaco si fanno avanti tra un bacio e l'altro e la testa è più leggera.
La sua bocca è morbida, dolce e fresca. Sa di dentifricio.
Chiudo gli occhi e mi lascio andare.
Sento il materasso su cui sono seduta abbassarsi sotto il suo peso e la sua mano mi afferra dolcemente la nuca, spingendomi il viso verso il suo.
Il bacio è dolce, ma quando mi vede più rilassata, non esita a chiedere accesso con la lingua.
Poi realizzo.
Sbarro gli occhi e, mettendo forza sulle braccia, lo spingo il più possibile lontano da me.
Forse anche Marco realizza ciò che abbiamo appena fatto e si allontana ancora di più.
Nei suoi occhi vedo tristezza, delusione ma anche consapevolezza.
Il mio respiro è accelerato e in risposta il mio petto si alza e si abbassa veloce.
Io non dico niente, lo guardo solo, senza smettere di pensare alle sue labbra sulle mie.
Perché l'ha fatto? E perché non l'ho allontanato subito?
<I-io...> dice solo, ma quando si passa una mano tra i capelli guardandomi ancora, cercando di trovare nel mio sguardo qualcosa che non so neanche io, scuote la testa e se ne va.
Se ne va, lasciandomi in balia dei miei pensieri e della suoneria del cellullare che ha ricominciato a squillare.
Marco's pov
Cazzo.
Cazzo, cazzo, cazzo e cazzo.
Che cazzo ho fatto? Come cazzo ho potuto farlo? Perché cazzo l'ho fatto?
Okay, si, si, mi calmo. Ma cazzo!
Ho appena baciato Cristina, la mia migliore amica.
Lei mi ha respinto. Sono stato un incosciente: come ho potuto non pensare alle conseguenze?
E poi, pensavo davvero che non mi avrebbe respinto? Non avrebbe potuto fare altrimenti.
E' felicemente fidanzata.
Con Brad.
Mentre mi dirigo verso il terrazzo, con in mano una sigaretta e il cellulare, mi passo l'altra nei capelli e sospiro pesantemente.
Non so davvero come farò in queste tre settimane. Starle lontano, magari ignorarla o chissà cos'altro.
So solo che sarà più difficile di un parto.
Osservo il panorama e mi accendo la sigaretta.
Inspiro forte, beandomi della calma che mi attraversa improvvisamente il corpo.
Penso che non riuscirei mai a smettere di fumare. So che fa male, ma nonostante questo non posso farne a meno.
Accendo il telefono e guardo un po' di notifiche.
Instagram, batteria quasi scarica e WhatsApp.
È un messaggio da Brad.
Strano.
Con un cipiglio in viso lo apro.
Appena puoi chiamami.
Sbuffo e col dito cerco l'icona della rubrica telefonica.
Cerco il nome di Brad e una volta trovato, ci premo sopra.
Suonano un paio di squilli che infrangono il silenzio della valle.
Poi risponde.
<Pronto>
<Che cosa hai da dirmi di cosí importante da farti chiamare e farmi sentire la tua voce?> gli chiedo subito senza mezzi giri.
Lo sento sospirare e ci sono attimi di completo silenzio, esclusi i nostri respiri.
<Brad, non ho tempo per le tue sciocchezze> faccio un tiro con la sigaretta, <dimmi cosa mi devi dire e finiamola qui>.
Un altro sospiro.
<Si tratta di Cristina>
Mi si drizzano le orecchie al suono del suo nome.
Che sappia quello che abbiamo fatto...?
No, impossibile.
Cerco di far rallentare il battito del mio cuore facendo dei respiri profondi, sperando di non farli sentire al mio interlocutore.
<Cosa succede?>
<Ci ha visti>
Non capisco cosa vuole dire.
<Eh?> domando e nel frattempo faccio altri tiri con la sigaretta e mi appoggio meglio alla balaustra del terrazzo.
<Ci ha visti Marco, ha visto tutto> lo sento boccheggiare e aggrotto le sopracciglia.
<Si può sapere che intendi!?> chiedo esasperato.
<Ci ha visti in banca>
Cosa? No, è impossibile. Lei era a guardare la partita.
Come ha potuto vederci e scoprirci?
<Non è possibile> sussurro, abbassando il tono di voce apposta per non farmi sentire dalla mia coinquilina.
<Si invece. Abbiamo litigato su questo. Circa. Beh, so solo che non risponde alle mie chiamate e voglio sapere come sta. Tu la vedi ogni tanto? Puoi farmelo sapere, per favore? È l'unico favore che ti chiedo> mi dice ed io devo sforzarmi dal non scoppiare a ridere per il dettaglio del 'se la vedo ogni tanto' , visto che siamo e saremo coinquilini per tre settimane.
D'altra parte non so se essere incazzato, arrabbiato o preoccupato.
Cristina ci ha visti entrare in banca armati e con delle maschere sul viso.
Dei perfetti ladri.
E credo anche che ci abbia visto uscire dall'edificio con le borse piene di soldi.
Cazzo.
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