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CAPITOLO 36

Brad's pov

L'unica cosa che mi chiedo è il perché.
Non mi ama più? Non le esprimo il mio amore abbastanza?
Cos'ho fatto per meritarlo?

Cristina mi sta dicendo da più di cinque minuti che non era come sembra, che non si stavano per baciare sotto gli occhi di tutti, sotto i miei occhi.
<Davvero Brad, devi credermi. Non è successo nulla, non stava succedendo nulla> mi ripete per quella che mi sembra sia la milionesima volta.
Sospiro estremamente frustrato e un po' incazzato ma sto cercando di controllarmi.
Fortunatamente siamo usciti dal bar e siamo in cortile; c'è meno gente, certo, ma non sarebbe comunque opportuno fare scenate.
Mi passo una mano nei capelli.

<Sai che sono estremamente geloso di te e che non mi va a genio la tua amicizia con lui> marco con disprezzo, guardandola, <e lo so che in un certo è mia la colpa perché vi ho spinti io a riallacciare i rapporti ma ho capito quanto, in fondo, fosse una scelta più che sbagliata> aggiungo stringendo così forte i pugni che sento le unghie lacerarmi la pelle dei palmi.
Lei mi guarda senza emettere più parola per lasciarmi esprimere. Ha gli occhi leggermente lucidi e coi denti si sta torturando il labbro inferiore.
Se fossimo in altre circostanze, mi sarei eccitato.

Ma così non è.

Cristina mi stava praticamente tradendo. Non faccio a meno di pensare che se non fossi arrivato in quel momento, si sarebbero baciati, magari anche davanti a me.
Il petto mi fa male.
Il mio cuore.
Si sta rompendo.

Cristina's pov

Lo guardo come immersa nei suoi pensieri, cercando di capire cosa gli passa per la testa.
Avrei baciato Marco se non fossimo stati interrotti?
Credo di sì.

Credi? Ma sei matta!? Certo che lo avresti baciato piccola ingenua ed illusa!

La mia coscienza. Non ci voleva proprio.
A quanto pare devo correggere pure i miei pensieri.
Quindi, ricapitolando: avrei baciato Marco se non fossimo stati interrotti?
Sì.
Mi dispiace pensarlo, visto che Brad, il mio ragazzo, è davanti a me.
Non dovrebbe essere così. Dovrei amare Brad fino allo svenimento, ma non lo faccio.
Non lo amo come meriterebbe di essere amato un ragazzo come lui.

<Dovrei crederti?> mi domanda solo.
È tranquillo, ha uno sguardo di finta indifferenza e questo è un male: dovrebbe gridarmi, urlarmi contro, non stare così posato; si tiene tutto dentro.
<Brad...> riesco a dire, prima che la mia gola si secchi.
<Dovrei crederti quando mi dici che non stavate per baciarvi? Dovrei crederti dopo che ti ho vista a pochi centimetri di distanza dal suo viso!?> esclama rosso in viso.
Sento le lacrime premere sugli occhi per cercare di scendere ma non posso lasciarmi andare, non sarebbe giusto nei suoi confronti.
<Brad, davvero-...>
<No. Ho bisogno di tempo... per riflettere> bisbiglia d'un tratto, grattandosi la nuca.
<No, Brad. I-io...>
<Ci vediamo, Cri> dice e, girando i tacchi se ne va.

Io resto qui, inchiodata all'erba del cortile scolastico, senza parole, sentendo piano il cuore sbriciolarsi.

Che cos'ho fatto?

Brad's pov

Devo sfogarmi. Devo assolutamente sfogarmi.
Mi allontano velocemente dal chiostro e vado dritto in palestra. Poco importa se ho lezione.
Con forza, spalanco le porte della palestra, facendo girare a guardarmi la squadra di cheerleader con un cipiglio in viso.
Ma non li cago neanche di striscio.
Quello che mi importa adesso è fare a pugni sul sacco da box.
Mi avvicino all'oggetto e, senza preoccuparmi di indossare i guantoni, comincio a tirare pugni.
Non mi preoccupo nemmeno del dolore che iniziano a darmi le nocche.
Ormai sono già arrossate e spaccate.
Mi fanno un male cane ma non me ne fotto.
La cosa che mi fa più male in questo momento è il mio cuore. Mi duole forte nel petto e mi batte velocemente.
Il pensiero di lei e Marco mi brucia nella mente e mi fa impazzire ed incazzare perciò mi porta sull'orlo del baratro.
Tiro pugni con ulteriore forza sentendo il suono delle ossa che scrocchiano, ma non è importante.
Non è importante.

Marco's pov

Non dovevo lasciarmi andare ai sentimenti; non avrei sofferto.
Ma adesso sento quella sensazione opprimente al petto e non se ne vuole andare. Non mi lascia mai.
Non è come sembra, non è come sembra, non è come sembra...
Questa semplice frase non vuole dissolversi dalla mia mente.
Stavamo per baciarci, mica l'avremmo fatto per finta.
Sono proprio infastidito. Per non dire altro, eh.

Ora sto seduto scomposto aspettando con impazienza la fine della lezione. Devo parlarle nonostante tutto.
D'un tratto, sento una mano sulla mia coscia.
È lenta e delicata ma non è la mano della persona che vorrei che mi facesse questo. O circa.
Butto uno sguardo alla mia sinistra e con la coda dell'occhio noto un sorrisino sul viso di Alice.
La sua mano scorre lentamente sulla mia coscia e qualche volta si sofferma sulla patta dei pantaloni.
No. Non voglio.
Le prendo la mano e gliela sposto bruscamente ma lei non accenna a lasciarmi in pace.
La riposa lì.
<Smettila> sibilo guardandola freddo.
Lei mi fissa con un'espressione di finta innocenza e, avvicinandosi fino a quando non sfiora il mio orecchio con la sua bocca, mi sussurra: <Ma non sto facendo nulla... ho tanta voglia...> continua a sfiorarmi.
<Alice, smettila> ripeto digrignando i denti sperando che capisca almeno una volta.
Ma non smette. Continua tranquillamente.
<Ho detto smettila, cazzo!> esclamo ad alta voce, alzandomi di scatto.

I miei compagni e il prof si girano a guardarci, qui, nell'ultima fila e il professore mi riprende.
<Si sieda Cerello e stia zitto> mi guarda con un'espressione severa.
<Col cazzo che me ne sto ancora qui> dico prendendo lo zaino.
E col sottofondo i richiami del professore, esco dalla classe ed esco dalla scuola.
Non me ne importa se sono solo le prime ore. Non respiro già più. Sono successe un sacco di cose.

L'aspetterò in auto, dopodiché parleremo e metteremo in chiaro le cose.
Una volta per tutte.

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