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CAPITOLO 33

Cristina's pov

Quando la campanella suona, avvertendoci della fine della lezione, io e le mie amiche prendiamo le nostre cose e ci alziamo, pronte ad uscire dall'aula.

<Che bello, io non vedevo l'ora che ci dicessero dello stage!> esclama Elida.
Le sono sempre piaciuti questi tipi di lavori.
<Voi pensate di andarci?> ci chiede e sia io che Ginga annuiamo.
<Io certo che ci vengo! Di sicuro non mi perdo questo tipo di opportunità! E poi sapete com'è, ho sempre voluto lavorare come receptionist. E poi, cambiando argomento, ma quanto cazzo è figo Jones!? Ceh! Voi non sentite caldo durante le sue lezioni, quando vi guarda?> ci domanda ed io, insieme ad Elida, scoppiamo a ridere scuotendo la testa.
Non cambierà mai.

<Ehi, amore> alzo il capo e mi ritrovo l'imponente figura del mio ragazzo.
Mi avvicino a lui e gli do un bacio sulle labbra. <Ciao, Brad> e gli regalo un sorriso.
Mentre le mie amiche raggiungono i propri armadietti, Brad mi accompagna al mio.
<Com'è andata la lezione?> mi chiede mettendomi apposto una piccola ciocca di capelli sfuggita alle mie trecce, dietro all'orecchio destro.
<Tutto sommato bene, dai. Jones ci ha avvisato dello stage. Andremo in Italia, ci credi!? Nel Sudtirol. Però in questo turno -noi siamo il primo- ci saranno solo la mia classe e la 4^ L> gli dico amareggiata, finendo di mettere i libri dentro l'armadietto e prendendo quelli per la prossima lezione.
<4^L hai detto, eh? Ovviamente dovevi andarci con Marco allo stage> Brad fa una smorfia di disappunto.
Ma lo sa bene che non deve arrabbiarsi perché, punto primo, non è una che dipendeva da me e secondo, io e Marco siamo solo amici e non deve farsi fantasie varie.
Lo guardo un po' dispiaciuta: alla fine è lui che si sta tormentando.
<Quanto starai lontana da me?> fa uno sguardo da cucciolone smarrito, quindi gli sorrido abbracciandolo forte.
<Un mese. Ma ci sentiremo ogni giorno; sia per messaggio, sia con qualche chiamata> lui ricambia all'instante l'abbraccio, stringendomi forte per i fianchi.
<Ovvio che sì. Sapete già la data della partenza?> io annuisco. <Lunedì>.
<Cazzo abbiamo solo quattro giorni per recuperare in anticipo, la tua lontananza di un mese> ammicca alzando ripetutamente le sopracciglia, e portare il mio bacino vicino al suo.
Gli sorrido maliziosa e mentre gli accarezzo il petto in punta di dita, mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro: <Non vedo l'ora>.
La mia voce dolce come il miele e lo vedo come lo eccita, visto il modo in cui deglutisce.
Ridacchio, divertita.
<Oh, Cristina, ti avverto: non provocarmi> mi dice con un tono pseudo-minaccioso che ci fa scoppiare a ridere entrambi.
<Okay, chiederò ai miei se posso stare da te stasera fino al lunedì> lo avviso e lui annuisce sorridendo come un bambino difronte ad un'intero bidone di caramelle.
Chiudo l'armadietto e subito, Brad mi avvicina a sé, prendendomi per un fianco. All'inizio penso sia un gesto normale, qualcosa di dolce, ma poco più in là, noto Marco e quindi capisco che sta solo marcando il territorio. Mi sfugge un sospiro. Mi allontano un po' da Brad e, prendendolo per mano, mi dirigo verso il mio amico.

<Marco!> lo saluto e lo abbraccio sorridente.
<Tartaruga> dice lui, accarezzandomi la testa in un gesto dolce e amorevole.
Tale gesto, ovviamente, non sfugge al mio ragazzo, che noto trattenersi: pugni chiusi lungo i fianchi, espressione impassibile, mascella serrata.
Gli lancio uno sguardo per fargli comprendere di smetterla all'instante. E subito dopo gliene lancio un altro cercando di tranquillizzarlo.
E, per fortuna, vedo i suoi muscoli rilassarsi, ma rimanendo impercettibilmente un po' rigidi.

<Ti hanno già avvisato dello stage in Sudtirol, Marco?> domando mentre mi avvicino di nuovo a Brad e posargli una mano sul petto, per fargli capire che è tutto ok.
<Sì. A quanto pare partiamo insieme> mi sorride, <E poi, sono talmente elettrizzato: è da molto che non scio e mi manca>.
<Già, mi ricordo quanto ti piaceva sciare quando eravamo piccoli> ricordo pensando al passato.
<Mh-mh> e poco dopo si forma un silenzio imbarazzante.
Brad di sicuro non è in vena di fare conversazione con Marco, Marco è a disagio per non so quale motivo e poi ci sono io: non so perché ma ho una sensazione non del tutto piacevole

A salvarci, la campanella suona e ci salutiamo in tutta fretta.
<Parlando d'altro, verrai alla partita, venerdì?> mi chiede Brad nel frattempo che ci sbrighiamo io, ad andare a lezione e lui in palestra per l'allenamento.
<Ovviamente. Non dubitarne. Ora scappo, ci vediamo!> e corro in classe, appena in tempo che la professoressa entri con quell'aria severa.

Marco's pov

Una volta in spogliatoio, apro il borsone e tiro fuori una canotta grigia e dei pantaloncini.
Dobbiamo prepararci bene per la partita di venerdì. E' quella gara che ci permetterà di entrare nella stagione; è una specie di selezione. E' la prima gara dell'anno e ci stiamo preparando da quando siamo tornati a scuola, a settembre.

Man mano che i miei compagni di squadra entrano in spogliatoio, la stanza diventa sempre più chiassosa.
Poi entra anche Brad.
Io e lui ci guardiamo e sembra come che tutto sia scomparso; come se ci fossimo solo io e lui.
Da questi anni di profonda amicizia ho capito che Brad è un ragazzo rancoroso e, anche se mi duole dirlo, pericoloso in alcuni casi.
E' per questo che, oltre al suo motivo di voler entrare nel giro, l'ho ammesso alla mia gang.
Alcune volte è talmente impassibile a certi scenari che mi stupisco pure io. Con la pistola è molto bravo e quasi mai non fa centro al bersaglio. E nelle rapine è fantastico.
Riesce ad ingannare chiunque. E, qualche volta, ho timore che prenda per il culo anche a me.

Ma ora è arrabbiato. Lo capisco. Alla fine ci conosciamo da quattro anni. E capisco anche quanto sia geloso. Ma per me, Cristina non prova niente se non affetto. E nonostante questo mi spezza il cuore, me ne devo fare una ragione. Cristina non mi ama. E dubito che mai lo farà.

Toccato anche dai miei stessi stupidi pensieri, abbasso lo sguardo e mi allaccio le scarpe da ginnastica.
Mi alzo dalla panca, ormai pronto e senza parlare con nessuno, esco dalla stanza e vado dritto in palestra.
Saluto il coach e comincio a riscaldarmi come ci è solito fare: 50 piegamenti -flessioni- e 50 suicidi -delle corse dove si va avanti e indietro toccando ogni volta le linee del campo-.

Dopo pochi minuti vengo raggiunto dai miei compagni e, quando tutti hanno finito il loro riscaldamento, si comincia il vero e proprio allenamento.

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