Ricordo.
L'incantesimo di Amelia mi rimbombava nelle orecchie, mentre la polvere di ossa scivolava posandosi sul mio viso, depositandosi sui punti più nascosti del mio corpo.
Gli occhi si appesantirono, sotto il leggero peso di quella polvera magica che mi accompagnò in un mondo a sé.
Sbattei più volte le palpebre; dalla mia gola fuoriuscivano solo urli e piagnistei, che si placarano alla vista del volto sfigurato di mia madre.
Il suo bellissimo e giovane viso era solcato da sudore e da lacrime, mentre mi prendeva in braccio sussurrando- "Ciao Emily! Benvenuta a casa"- riuscì a dire – "Sei bellissima".
Non ero padrona del mio corpo non potevo comandarlo a mio piacere e compiacimento, potevo solo lasciarmi andare a ciò che era successa quella notte di metà novembre.
Capii subito di essere all'interno di un ricordo nel quale ero solo un ospite che poteva osservare tutto ciò che era già stato, capendo dei sentimenti ai quali una semplice neonata non può dare nome.
Passai dalle braccia di mio padre, per poi passare a quelle di una zingara che parlava di una maledizione di un simbolo che si celava dietro alla mia schiena.
Ecco quindi la domanda che dovevo porre ad Amelia: ero veramente io l'erede di Dracula? Colei marchiata con il sacro simbolo?
Idealizzate queste domande un formicolio e un brivido sulla schiena mi fecero capire che stavo ritornando al presente.
Rinveni delicatamente sbattendo un paio di volte le ciglie incosapevole se ero tornata oppure no.
Mi tirai su a sedere e vidi Amelia addormentata sopra al tavolino basso, mentre Henk&Fred usavano quella situazione a loro vantaggio uscendo dalla loro prigionia.
"L'avete voluto voi"- gridò la strega saltando sul posto per prendere in mano i mal capitati che vennero inghiottiti in un sol boccone- " Scusa Emy, mi dispiace che tu abbia visto quello che è appena successo..."- cominciò la donna accarezzando un ciuffo verde sfuggito dalla possente accapigliatura-" Bene ora sai la domanda a cui vuoi la risposta?"- sbuffò ricaccaciando un rigurgito acido per il pasto improvviso.
"Sí, io sono l'erede di Dracula? Colei che ha in se tutti i cinque elementi sacri?"- domandai sedendomi dinnanzi a lei.
"Ebbene, mia piccola Emy, mi dispiace dirtelo, ma devo farti vedere una cosa perché non abbiamo molto tempo e la spiegazione sarebbe lunghissima".
"Cosa vuoi farmi vedere?"- chiesi guardandola estrarre il coltello dal cuore ormai putrefatto ed una ciotola dorata incisa con una lunga frase che le percorreva il profilo <<însoțește acest fiu în etapa din morți >>," soprattutto cosa vuoi fare con quel coso?".
"Mi servirebbe un po' del tuo sangue...
Basterà una goccia del dito indice"- spiegò allungando la mano per prendere la mia-"la verserò nel piatto dei non viventi grazie al quale ti verrà spiegato tutto".
"Il mio sangue?"- borbottai massaggiando la mano sinistra per poi offrirla con occhi chiusi a quella strega pazza.
"Benissimo, non c'è cosa più potente di un sacrificio voluto!"- esclamò radiosa Amelia aprendomi il dito come se fosse la cosa più normale del mondo.
Alcune gocce caddero all'interno del recipiente dorato, una smorfia di dolore si appropriò della mia faccia mentre il liquido rosso colorava appena il piatto.
"Quante storie Emy per un piccolo taglietto"- commentó la donna ridandomi indietro il braccio.
Mi leccai la piccola ferita aspettando il solito bruciore provacato da taglietti minuscoli, ma con mia sorpresa non sentii nulla, scoprendo già tutto emarginato.
"Strano"- bofonchiai mentre Amelia cominció una preghiera sommossamente non so a quale Dio e in quale lingua a me sconosciuta.
Sotto ai miei occhi sbalorditi, la ciottola dorata cominció a riempirsi di sangue che si colorava di arancio, giallo e bianco fino a diventare trasparente.
"Ora guarda"- indicó il liquido prendere una forma di una donna grigia come se stessi guardando un film in bianco e nero.
La donna stava correndo in mezzo ad un bosco a piedi nudi con la gonna lunga nera accarezzava la lunga coperta bianca stesa sul suolo ed ogni passo faticoso sembrava sprofondare in quella bufera di vento e gelo.
Aprì un portone grande di un castello spuntato in mezzo al nulla; la ragazza dai lunghi capelli neri raccolti sotto un velo rosso si fece il segno della croce, salutando una statua di una madonna posta sull'atrio immenso del grande edificio.
Un gruppo di persone con delle tuniche rosse le andò incontro e cominciarono a parlare tra di loro abbracciando e baciando la ragazza che scoperto il viso vidi che era stata sfreggiata da tre tagli paralleli tra di loro.
Il momento di festa e di gioia fu interrotto da una bussata forte e possente -"Chi è?"-chiese una tunica rossa facendosi avanti a tutte le sorelle.
Avevo già visto quell'atteggiamento sicuro e quella donna muoversi con sicurezza e spalvaderia.
"Sono il nobile tedesco"- rinsuono' una voce crudele-" Ho salvato la vostra protetta dalla creatura notturna questa notte.. Sono venuto qui per la mia ricompensa".
"Entra pure. Sappia che se lei è nemico travestito da agnello la fortezza sacra si accorgerà e ci difenderà!"- ruggí la donna prendendo in mano un ciondolo nero che aveva al collo.
A quel gesto rispose un boato che riecheggiò nello spazio immenso di quel posto-"Bene le difese sono attive... Può entrare!".
La porta pesante in legno nero con rintocchi rossi si aprì, facendo entrare il freddo e un uomo alto, biondo, profumato da sigari alla menta: mio nonno.
"Buonasera sorelle"- disse il giovane Friederich togliendosi il lungo cappotto in pelliccia di volpe bianca coperto di nevischio e ghiaccio, posandolo sopra alle corne di un cervo appeso alla parete nord-" Ho ucciso la creatura che ha deturpato la vostra compagna e sono venuto a prendermi quel che mi aspetta".
Gli occhi azzurri come il mare glaciale artico correvano da un' opera all'altra che adornavano il bellissimo complesso medioevale in cerca di qualcosa di valore.
"Cosa vuoi? L'amore? Una vita duratura?"- chiese la vecchia che non molto tempo prima avevo visto due volte in sogno.
"Il potere"- esclamò mio nonno accomodandosi sopra una poltrona verde in velluto.
"Tu sei già potente mio signore"- analizzò la sacerdotessa avvicinandosi al ragazzo.
Contemporaneamente la squadriglia di donne, come se rispose ad un commando muto, si sparpaglió nei meandri di quel luogo sinistro lasciando da soli i due felini studiarsi, accompagnati dal scoppiettio del fuoco che riscaldava quella camerata.
" Vecchia Safira, maga del sacro culto non prenderti gioco di me!"- ruggí il leone alzondosi di scatto prendendo per la gola l'anziana-" Io voglio la magia del tuo popolo!"- il volto una maschera di rabbia e di crudeltà inumana.
"Tu non sei degno di conoscere le antiche leggi e tanto meno di poter padroneggiare il nostro simbolo: il fuoco dell'anima. Tu sei degno solo di una cosa"- esclamò la donna prima di sputare sul viso del bel ragazzo.
"Sei solo una stupida strega da quattro soldi!"- affermò mio nonno gettandola a terra e brandendo una pistola nera caricata, puntandola contro la vittima indifesa.
"No!"- urlò una voce gentile e una ragazza accorse in aiuto alla sacerdotessa.
"Izabela nasconditi con le altre... vattene"- sussurrò l'anziana guardando orgogliosamente la ragazza dagli occhi verdi uguali ai miei-" Questo mostro è crudele quanto nero il suo cuore".
" Vi prego mio signore non uccidete mia madre"- pregò mettendosi in ginocchio e abbassando lo sguardo in segno di sottomissione al maschio davanti a sé-" Noi siamo semplici zingare non studiamo profondamente la magia, ma solo la natura che ci circonda; vi chiedo pertanto di aver pietà di noi!".
Friederich sembrava stregato da quella mora dal viso rigato da lacrime di dolore e paura si rilassò, ed offrí la mano destra a Iza.
Passo un lungo monento in cui mia nonna studió gli occhi di mio nonno; sembrava combattuta dalla voglia di accettare l'aiuto e il desiderio di non far passare liscia la malefatta appena successa.
"Vi ringrazio del vostro aiuto, ma posso cavarmela benissimo da sola"- convenne Iza alzandosi in tutta la sua altezza.
Di dieci centimetri più bassa sfidò il barone Mann parandosi davanti dove solo una spanna li divideva, erano talmente vicini che i petti si toccavano.
"Potete avere me come ricompensa"- scandí energicamente la bella rumena senza staccare i smeraldi dai lapislazzuli tedeschi, affascinati dall'energia e dalla forza di quella giovane.
"Sono la più potente della sorellanza odierna. Mi chiamo Izabella Helena Vlad, erede della famiglia dei carpazi e diretta discendente del palatore".
"Una nobile quindi?"- chiese ironicamente Friederich, girando attorno alla bellezza oramai padrona del suo cuore freddo e gelido-" Profumi di guerra, sangue e di improvvisazione; sei una sfida.. Mi piaci, ma cosa potresti fare per me?".
"Ti potrei amare, soddisfare in qualsiasi campo ed aiutarti ovunque. Sono in grado di fare qualsiasi cosa tu voglia"- spiegò Iza con voce seducente seguendo i movimenti dell'avvoltoio biondo-"Sappi per aver potere e me dovrai accettare una vecchia leggenda".
"Stai zitta Iza, lui non capisce"- sbottò Safira reggendosi debolmente sulle gambe vecchie e magroline-" Non puoi raccontare le nostre leggende ed i nostri segreti ad un normale".
"Madre so cosa faccio"- disse Izabela inzittendola -" Allora cosa ne dici?"- continuò guardando Friederich.
"Una leggenda che tipo di leggenda?"- mormorò il ragazzo annusando una ciocca di capelli pece della ragazza.
"Una maledizione e una benedizione"- cominció Iza-" La mia dinastia che diventerà la tua sarà figlia anche della luna".
"Lupi mannari?"- esclamò sorpreso il barone allontandosi un momento dalla persona che desiderava.
"Non proprio lupi mannari"- mormorò la sacerdotessa, dietro alla figlia-" Un essere legato alla luna, ma protetto dal sangue vampiresco di Dracula, nostro padre, trasformandolo in una creatura con la forza della bestia e la capacità di controllare: fuoco, aria, terra, acqua e lo spirito sacro. Sarà una voglia circolare, il marchio della madre bianca, a disignare colei o colui che riunirà tutti i popoli magici sotto l'ala dell'amore e della benevolenza di tutte le razze".
"E tu vuoi me?"- chiese Friederich alla bella Iza.
"Non sono io, ma il corpo a desiderarti"- rispose la donna prima di baciare passionalmente il ragazzo.
"E così sia"- disse il tedesco sulle labbra rossi e pulsanti della mora-" Verrò all'alba a prenderti. Prepara le tue cose"- proclamò prendendo il lungo giaccone lasciando da sole le due donne .
La scena cambiò ancora.
Figlia e madre correvano verso una lunga scalinata verso il livello inferiore di quel labirinto di barriere di mattoni e malta.
"Tu non ti rendi conto di quello che hai fatto. Rivelare i nostri segreti ad un Benghsi. Ti sei bevuta il cervello?".
"Lui è il mio destino. Le carte non mentono, il fato ha fatto in modo che io ti salvassi ed il barone mi porterà nel nuovo mondo"- rispose mia nonna aprendo una porta minuscola alla fine della lunga rampa.
"Dove il tuo seme troverà la vergine con la quale avrà lei"- disse Safira entrando in una sala ricoperta di libri dove un disegno di carbone sovrastava la superficie di un tavolino malconcio.
"Già lei"- rispose la figlia indicando la riproduzione perfetta del mio viso.
"Ne sei così sicura?"- sbottò l'altra.
"Certo".
La giovane dopo aver tenuto testa alla madre si avvicinò ad una cassa di legno in cui c'erano dei vecchi giochi tra cui una bambola di pezza.
"Mi mancherà la mia terra"- piangiucchió la ragazza.
L'anziana le si avvicinò per abbracciarla come solo una madre può fare-" Non temere l'avrai sempre con te. Tieni"- disse togliendosi la pietra nera che aveva al collo.
"Non posso madre. È la chiave ed il cuore di questa fortezza. L'unica difesa della sorelle che non usano la violenza magica perché contro ai nostri voti"- osservò Izabela asciugandosi il naso su un fazzoletto di stoffa di colore bianco.
"Ti sbagli tesoro. La pietra lunare amplia i poteri di chi l'indossa. Tua nonna l'ha data a me quando morì e mi designó come suo successore. Ora io Safira Miriam Vlad la passo a te mia figlia: Lady Izabela Helena Mann. È meglio che cambi il nome in America. Ricordati che i seguaci del papa adorano cibarsi di prede piccole come noi"- suggerì la vecchia accarezzando le guance rosee di mia nonna.
"Lei, la prescelta, sarà aiutato da un puro Whiteknight e l'amerá come io amo il mio Dragosh"- concluse la mora baciando la bambola di pezza-" Appena sarò lì troverò anche la strega che mi è apparsa in sogno: la maga delle bambole di stoffa. Spiegherà ad Emily la verità su chi è lei".
Le immagini sparirono portandosi con se il sangue incolore che si trasformò in un piccolo falo per poi estinguersi dopo un paio di minuti.
"Sono un lupo mannaro"- dichiarai guardando Amelia avvicinarsi a me.
"No cara, assolutamente no.. Tu sei meglio"- sbottò la mia tata assumendo il comportamento da madre nei miei confronti-" Ora dobbiamo solo aspettare di sapere l'identità del Whiteknight che ti deve aiutare".
"Lo so già"- risposi in tono acido, accarezzai incosapevolmente il rubino sul mio orecchio -"Jason".
Buongiorno lettori/lettrici,
Finalmente svelato il perché lei si ricorda della sua nascita:)
Commentate in bene o in male.
Un abbraccio,
La vostra Ester.
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