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Campato in aria.

"Ti prego cara di non dire nulla a mio figlio, soprattutto a Jason", ripete' per la quarta volta l'anziana Daphne.
Percorremmo due lunghi corridoi in silenzio, rotto solo dalle sue continue raccomandazioni.
Il mio cervello stava elaborando tutto il racconto, dettomi dalla signora stessa, pochi minuti prima.
Scoprire la verità mi aveva devastato il cuore, ma ebbi l'impressione che una tessera del puzzle della mia vita, la nuova informazione, andasse ad incastonarsi perfettamente all'interno del quadro che si stava creando, con me stessa all'interno.
Mi sentii tradita ed intrappolata.
Il destino era crudele e devastante. Era riuscito ad avvicinarmi ad una persona con la quale ci sarebbe potuta essere di più di una semplice attrazione infantile, se solo abitassimo in un mondo diverso da quello in cui eravamo e siamo.

"Siete arrivate finalmente!", commento' la voce del signor Blais, dal soffitto.
Avete letto bene. Il padrone di casa, assieme al figlio e la bellissima Miss Perfezione erano accomodati su sedie in stile, sospese a mezz'aria, attorno ad un tavolo ottocentesco sopra a quello che sembrava essere un salone di ballo ed un luogo d'incontro per eventi importanti.

"Andiamo piccola", disse nonna Daphne, librandosi spinta da un leggero vento che la fece volare, per poi raggiungere facilmente il posto vuoto, accanto alla destra del professore.
"Vieni Emily!", mi fece cenno la donna con dolcezza, allungando la mano per indicarmi la sedia accanto alla sua.

"Ecco.. io..", cominciai torutando le dita, mentre delle piccole goccioline di sudore si formavano nella mia fronte.
Avrei immaginato qualsiasi cosa. Prove di resistenze, dibattiti sulla verità della mia natura, ma mai una cena campata in aria.
"Incredibile! Una regale che non è in grado di usare l'elemento più semplice!", ridacchiò Juliette, mentre del vino bianco le scendeva giù per la gola.
"Non ti preoccupare Emily", disse Jason alzandosi, "Vengo io a prenderti!".

"No! Non occorre", affermò una voce delicata, ma decisa dietro le mie spalle.

Al mio fianco comparve un' angelica visione. La madre di Jason era molto simile al figlio. Aveva lunghi capelli rossastri raccolti in un sobrio chignon e dei pezzi di vetro al posto degli occhi, come il possessore del mio cuore.
"Andiamo, Emily. Il tacchino non è buono freddo!", esclamò la donna, alzandosi da terra di un paio di centimetri, con la gonna dell'abito bianco, che si muoveva facendola sembrare una nuvola di vapore.
"Ma,... Ecco io non so volare. O meglio non riesco a piegare l'aria al mio volere", ammisi, incatenando diamanti e smeraldi ancora una volta.
"È vero", convenne Miss Blaise, "ma scommetto che sei in grado di utilizzare l'acqua. Non vedo che male ci sarebbe ad avere una piccola spinta", concluse soffermandosi a metà altezza della stanza, per poi prendere il posto tra marito e la loro prole.
"Acqua?", mormorai, mentre essa fuorisciva dalle mani.
Ora ho capito.
Misi entrambi i palmi rivolti al pavimento, facendo fuoriuscire due fiumicciattoli, fluttuando in aria in un battito di ciglia, avvolta da una colonna di liquido azzurro e bianco.
Occupai il posto indicatomi da nonna Ethel qualche minuto prima, sotto lo sguardo funesto di Juliette e quello d'ammirazione di Jason e mister Blaise.
Avevo bisogno di tutta la magia di cui predisponevo e come d'incanto la pozza scura che colorava il tappetto rosso, sotto di noi, ritornò da dov'era venuta, in me, sotto forma di piccole goccioline d'acqua.
"Grazie, Emily. Sei un amore!", disse nonna Daphne, accarezzandomi la mano, " hai salvato un pezzo antico di questa casa. Sai quel particolare arredamento, c'è l'hanno regalato i Romanov, quando...".
" Mamma, non vorrai annoiare la nostra deliziosa ospite con aneddoti sulla nostra dimora?", chiese il docente di fisica, mentre Edward serviva gli antipasti: Cuore di anatra, con salsa ai mirtilli e d'acero.
"Certo. Hai ragione figlio mio!".
Vedendo la faccia della signora rattristirsi e spegnersi, chiesi " Romanov? Mi racconti un po' sono veramente curiosa".
"Emily, se dai corda a mia nonna non riuscirai nemmeno ad arrivare al dessert. Rischi di addormentarti prima", commentó il ragazzo, davanti a me, aggiungendo del sale sulla carne ancora prima di assaggiarla.
"Non vedo l'ora di arrivare al dessert. È il mio piatto preferito", ribattei addentando un mirtillo, sentendomi cacciatrice volonterosa di avere la preda davanti a se.

***
" Hahaha, già Jason era una vera peste quando era piccolo. Un monellaccio che non ascoltava nessuno", disse nonna Daphne, asciugandosi delle lacrime che le solcavano il viso.
Feci un piccolo sorriso a Edward, il quale volteggiava attorno a noi accompagnando un carello, con le licornie ancora da gustare e con i piatti sporchi da un lato.
Ero affascinata dall' ingegnosità dell'uomo. Aveva appeso al carrello un pallone pieno di elio e dei pesetti, per riuscire a manovrare la salita e la discesa dell'oggetto.
" Allora Juliette, hai scoperto qualcosa negli inferi?", chiese Carol, madre di Jason e probabile futura suocera di miss perfezione.
All'improvviso incombé il silenzio.
Juliette si pulí la bocca con il tovagliolo, per poi parlare, ma il signor Blaise fu più veloce.
" Tesoro, non è interesse di Emily, sapere questa conversazione. Ne parleremo poi".
"Invece, padre, credo che lei debba sapere", affermò il mio compagno di progetto, addentando il tortino al cioccolato ancora fumante.
"Come osi? Parlarmi in quel tono?", ringhiò il padrone di Maisonwood, " Jason, devi ricordarti chi è la tua famiglia e...".
" Comunque sì ho scoperto qualcosa", disse Juliette, incenerita dallo sguardo del suo sire, "una strega. Un'ancella di lucifero, una maga della magia nera ha cercato di ucciderla nel sonno".
"Scusa. Non capisco, state parlando di me?", sussurai, mentre la mia forchetta cadeva sul pavimento imbrattando il lussuoso tappetto.
" Emily, non ti preoccupare ti difenderemo noi cara", affermò nonna Daphe.
Diventò tutto buio e freddo.
L'unica cosa che ricordo di quella cena è la signora Carol, urlante contro il marito.

***

Solo sangue e luna sono dentro di te. Io ti troverò bestia.

"È caldissima".
La voce di Amelia, mi accarezzava la guancia. Io cercsvo di raffiorare dall'incubo.

Non puoi sfuggirmi, gracida Grisilde sopra di me, io ti vedo Emily.

"La senti?", sussurrò nonna Daphe, coprendomi con una coperta, "è qui! È con lei!".

Sei sola, nessuno ti vuole in questa casa. Sei maledetta, portatrice di odio e di dolore!

"Emily, non ascoltare quella vecchia strega. Tu sei meglio di questo! Tu sei il bene non l'odio", ruggí la mia tata.

All'improvviso una luce schiarí il buio attorno a me ed una mano possente si fece avanti per aiutarmi a rialzarmi nuovamente.
"Forza Emy. Non ti lascero' cadere senza combattere", dichiarò Jason, contornato da una luce chiara.
Il mio angelo, pensai ritornando al mondo a cui appartenevo.

Sbattei un paio di volte le palpebre, prima di rendermi conto di avere una borsa dell'acqua calda sotto le coperte e dell'erbe appoggiate sul mio cuscino. "Sei tornata", mormorò Amelia prima di soffocarmi in un abbraccio materno, "avevo così paura!".
Le gocce della donna si riversaro all'interno di me, congiungendosi al mio potere legato all'acqua.
"Co... Cosa è successo?", mormorai.
Cinque paia di occhi che conoscevo bene mi guardavano come se fossi un'opera di bene assoluto. Cercai di tirarmi a sedere, ma ero troppo debole, quindi ricaddi sul cuscino, stanca e spossata.
"Hai combatutto come solo la nipote di Iza può fare!", affermò con tono deciso il viso anziano della signora Daphne.
"Già sei stata grande!", aggiunse Jason, aiutandomi ad alzare la schiena.
"Ma tu,.. Tu mi hai salvato!", affermai guardandolo dritto negli occhi.
Il silenzio piombò nuovamente nella Maisonwood.
"Jason dobbiamo parlare!", disse il docente di fisica.
Il ragazzo, mi diede una carezza sui capelli per poi seguire il padre fuori dalla stanza, con aria fiera e combattiva.
"Cosa ti è saltato in testa? Noi non interferiamo in queste situazioni!".
"Ma padre, lei è innocente. No ha violato la legge!".
"Lo farà!".
"Forse è meglio insonorizzare questa stanza", osservò Amelia, gettando della polvere bianca sulla porta, "ecco fatto. Omnibus, è un grande. Gli devo aumentare la busta paga".

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