Capitolo ventinove
Sono il primo a svegliarsi nonostante mi pulsi la testa e mi senta l'acido in bocca. Ho una sorta di orologio biologico per cui entro una certa ora, le otto, il mio cervello si attiva e mi costringe ad aprire gli occhi. Solo che stamattina non riesco a muovere un muscolo.
È una sensazione bruttissima quella del dopo sbronza e lo so bene. All'inizio della carriera io e i ragazzi non facevamo altro che andare a feste e ubriacarci fino a ridurci in pessime condizioni, credevamo che d'ora in poi quella sarebbe stata la nostra vita. Alcohol, party e ragazze erano diventate le nostre parole chiave finché non abbiamo capito che fare parte di una band significa molto più di questo. Avevamo, e abbiamo, delle responsabilità: era innamissibile che ci presentassimo ancora sbronzi ad un concerto o che ci comportassimo da idioti attirando la stampa su di noi per le nostre azioni sconsiderate. Essere famosi non significava questo. Significava far felici i nostri fan regalandogli canzoni che trasmettessero loro qualcosa, che li tirassero su di morale quando erano tristi, che li facessero sorridere o che semplicemente fossero belle da ascoltare. Significava essere grati al nostro manager per averci scoperti e averci dato questa grande e unica opportunità per realizzare il nostro sogno. Dovevamo tutto a Todd per averci portato dal suonare nella soffitta della casa dei miei ai palchi delle più grandi città del mondo.
Per cui abbiamo smesso di comportarci come ragazzini e abbiamo preso tutto con serietà e professionalità. Non che non ci divertissimo ogni tanto.
Solo io evitavo di esagerare troppo, di solito era Chase quello che bisogna accompagnare in stanza praticamente in braccio.
E probabilmente ieri sera avrei fatto la stessa fine se non fosse stato per Kyle. Mi aveva visto a pezzi dopo essere tornato da Louis e mi aveva impedito di annegare nell'alcohol il mio dispiacere. Dovrò ringraziarlo quando riuscirò ad alzarmi dal letto.
Dio, Louis.
Credo di essere stato talmente alticcio da averlo sognato ieri sera. L'ho sognato venire proprio qui, con i suoi capelli castano così chiaro da raggiungere il biondo tutti aggrovigliati, il viso stravolto dal pianto, le ciabattine pelose e la maglietta fino alle cosce tutta stropicciata. Credo ci fosse anche una macchia di gelato.
Ma era tremendamente bello, cazzo. Lui è sempre così bello.
Mi guardava con i suoi grandi occhioni azzurri come il mare all'alba e la sua bocca deliziosa era incurvata in una leggera smorfia. Mi rimproverava e poi mi costringeva ad andare a dormire. Era da tanto che non dormivamo insieme.
L'ultima volta avevamo appena fatto l'amore. Ed era stata la notte più bella della mia vita.
Con Louis era stato tutto diverso, era sempre tutto diverso. Avevo provato emozioni uniche e in quel momento mi ero reso conto di amarlo.
Forse l'amavo anche già da prima, da quando l'avevo cullato tra le mie braccia dopo che mi aveva raccontato di quel Luke. Avevo provato una gelosia assurda e una voglia altrettanto assurda di uccidere quel bastardo per averlo fatto soffrire.
Devo ringraziare Todd. È merito suo se ho incontrato Louis.
Il piccolo Louis. Così bello, forte e intelligente.
Cristo, che schifo. Parlo come una ragazza, se Chase mi sentisse ora mi prenderebbe in giro per l'eternità. Anche se non avrebbe il diritto visto quanto lui è cambiato da quando ha conosciuto la sua Lola.
Il mio Louis. Vorrei dire anch'io lo stesso ma non so neanche se dopo stasera lo rivedrò.
Nel mio sogno lui mi diceva che non voleva lasciarmi. Gli ho detto che lo amo. Ma non credo che potrò dirgli lo stesso anche nella realtà visto che non vuole nemmeno vedermi.
Sono andato da lui quando non l'ho visto dopo il concerto e sono riuscito a parlare solo con la sua amica Rachel. Ma non con lui. Ho detto alla sua amica che sarei tornato domani, cioè oggi.
Dobbiamo chiarire qualunque cosa sia successa.
Voglio Louis. Non lo lascerò andare.
Quando Kyle mi ha detto che lui e Logan stavano parlando mi è sprofondato il cuore nel petto. Ho paura di quello che gli possa aver detto Logan, non perché possa essere vera una sola parola che gli esce di bocca ma perché so quanto è bravo a manipolare le persone e far credere agli altri quello che lui vuole. Ci era riuscito persino con me convincendomi che mi amasse davvero.
Non voglio che Louis gli creda e spero che abbia fiducia in me. Lo amo e non gli farei mai del male.
Volevo dirglielo, ieri sera. Gli avrei detto che l'amavo. Ma poi lui se n'è andato. E non ha voluto parlare con me né vedermi e io ero disperato perché non capivo che cazzo stesse succedendo. Quando l'avevo lasciato era tutto felice e sorridente e non vedeva l'ora di passare del tempo insieme.
Strangolerò Logan prima o poi.
Ecco la lista delle cose da fare: fare pace con Louis, baciare Louis, fare l'amore con Louis, dire a Louis che lo amo, cantare a Louis la canzone che ho scritto per lui, ringraziare Todd, ringraziare Kyle, farla finita con Logan o finire Logan, che suona ancora meglio.
Con questi pensieri e degli obiettivi ben precisi in mente mi decido ad aprire gli occhi. E venire accecato dalla potente luce del mattino.
Gemo mentre il mal di testa si intensifica.
- Buongiorno.
Sento una voce provenire dal mio petto e poi lo vedo.
Cristo, Louis.
È qui. Nel letto con me. Allora non era un sogno. Cazzo.
- Come va la testa? - mi chiede poggiandomi una mano sul petto. Il mio petto brucia dove mi ha toccato e improvvisamente sento anche tutte le altre parti del corpo a contatto con lui. Il mio braccio che gli circonda la vita lo fa aderire a me come se fossimo un unico corpo.
Non gli rispondo e continuo a guardarlo. Sono ancora un po' sbalordito per il fatto che lui sia davvero qui. O forse sono ancora ubriaco.
- Harry? - mi chiama con tono un po' più preoccupato. - Stai bene?
Benissimo, ora che sei qui.
- Si, sto bene - mormoro. Ho la voce arrochita e mi brucia la gola.
- Sicuro? - mi chiede scostandomi un ciuffo dalla fronte. Adoro quando lo fa. Di solito poi arrossisce e ritrae la mano come se avesse paura che lo sgridi. - Non sembri molto sveglio.
- Si, sicuro.
Mi lancia un'ultima occhiata e poi si stacca dal mio abbraccio. Sono sul punto di riportarlo sul letto. Solo altri cinque minuti o per sempre.
- Ti prendo un bicchiere d'acqua e cerco qualcosa per farti passare il mal di testa.
Annuisco e rimango sdraiato a guardarlo. Si sistema un attimo
la maglietta e poi si riavvia inutilmente i capelli con le dita.
La luce del sole gli bacia la pelle e lo fa risplendere. Fa risplendere quel corpo perfetto.
Cazzo, se è bello.
- Louis - lo chiamo interrompendo la sua marcia verso la cucina. Si gira e alza un sopracciglio chiaro interrogativo.
- Sei venuto qui per lasciarmi?
Mi guarda con espressione strana.
È ovvio, idiota. Che razza di domanda è?
- No, Harry, non ho intenzione di lasciarti - mi risponde e mi sento estremamente sollevato perché vuol dire che possiamo aggiustare le cose. Lui continua a fissarmi come se si aspettasse che faccia qualcos'altro, che dica qualcos'altro.
Poi scuote la testa e corre fuori.
Non so perché, ma ho l'impressione di aver appena sbagliato qualcosa.
E continuo ad avere questa sensazione mentre bevo la pasticca e facciamo colazione insieme. Non parliamo mentre mangiamo. E lui mi sembra assorto nei suoi pensieri ed evita il mio sguardo.
Vorrei baciarlo ma so che non me lo lascerebbe fare se mi avvicinassi perché prima dobbiamo chiarire. In questo momento sono persino invidioso delle fragole che possono toccare le sue labbra.
- D'accordo - esordisco posando i piatti nel lavello e mettendo un po' di distanza tra noi. - Parliamo di quello che sta succedendo, Louis. Perché io sto impazzendo.
Sgrana gli occhi facendoli sembrare ancora più grandi e si lecca nervosamente le labbra. Credo stia cercando qualcosa da dire ma che non trovi le parole.
- So che ieri sera hai parlato con Logan dopo il concerto - comincio per aiutarlo.
Annuisce. - Lui mi ha detto delle cose..
- Quali cose? -gli chiedo. Sapevo che era questo il punto.
- Lui sa di noi.
- Tutti sanno di noi, piccolo.
Scuote la testa. - No, lui sa del contratto dei sei mesi.
Cazzo. Davvero?
- Mi ha detto che sei stato tu a dirglielo - aggiunge con un cipiglio severo.
- Io? - esclamo furente. - Nemmeno Ian, Kyle e Chase lo sanno. Credi che lo direi a lui?
- Io non lo so - esclama frustrato stringendo i pugni in grembo.
È sexy quando è arrabbiato. Mi correggo, è sempre sexy.
Vorrei dirglielo ma penso che mi tirerebbe un pugno visto che stiamo parlando di una cosa seria.
- Non gliel'ho detto io, piccolo. Non so nemmeno come.. - provo a riflettere. - Todd è anche il suo manager, forse l'ha scoperto tramite lui. Io non saprei..
Logan sarebbe capace di tutto. Non mi stupirebbe sapere che sia riuscito ad ottenere quell'informazione da Todd o dal suo assistente.
Da aggiungere alla lista: chiedere a Todd come cazzo fa Logan a sapere di noi.
- Okay - mi dice soltanto. - E mi ha detto che passate ancora molto tempo insieme, che siete ancora legati.
Aggrotto la fronte così tanto da riuscire a vedere le rughe. Ora si che sono arrabbiato. Non posso credere che gli abbia detto una cazzata del genere. E perché mai poi? Che cosa vuole ottenere?
- Non è assolutamente vero.
- Aveva un pass per il backstage. Sarebbe andato a trovarti in camerino..
- Alcune volte lo fa - ammetto. La sua espressione cambia da arrabbiata a ferita, come se non credesse alle sue orecchie. Accidenti, non volevo metterla così.
Si alza di scatto e lo sento emettere un respiro tremante. - Okay - dice di nuovo.
Sta per piangere ma non vuole farlo davanti a me. Probabilmente vorrebbe anche urlarmi contro ma non lo farà. Lui preferisce tenersi tutto dentro.
- No, non okay. Non hai capito - protesto avvicinandomi a lui.
- Va bene così, Harry - dice lui con voce strozzata.
Lo scrollerei con forza o lo bacerei. O entrambe le cose contemporaneamente.
Gli prendo il viso tra le mani e lo fisso dritto negli occhi. Azzurro contro verde.
- Sta zitto e ascoltami. Alcune volte viene e mi chiede di tornare insieme, dice che mi rivuole e cose così ma per me è finita da tempo.
Non so neppure io come ottenga i pass nonostante io abbia espressamente chiesto che non gli vengano più forniti ma deve avere più conoscenze di quante io creda. Comunque non mi importa continuerò a respingerlo all'infinito perché non è lui che voglio.
Credevo di averglielo anche fatto capire molto bene l'ultima volta.
- Lui dice di amarti.
Il mio piccolo. Così forte e così insicuro.
- No, non mi ama. Lui pensa che sia così ma non appena avrà trovato un altro da tormentare si dimenticherà di me.
- Okay - dice. Di nuovo.
Alzo gli occhi al cielo.
- Quando dici 'okay' non capisco se mi credi o meno - lo rimprovero bonariamente.
- Scusa. Ti credo.
Le sue guance si tingono di rosso ed è così bello. - Non dovevo dubitare di te. Mi dispiace - sussurra contrito.
Gli accarezzo la pelle soffice delle guance con i pollici. - Conosco Logan, riuscirebbe a vendere il ghiaccio agli eschimesi con la sua parlantina - dico facendolo ridere un po', finalmente. Mi piace il suono della sua risata, è una melodia pura. Mi piacerebbe poterlo riprodurre con la mia chitarra e scriverci una canzone.
- Solo, voglio che tu me lo dica se non sei sicuro di qualcosa o c'è qualcosa che ti turba. E abbi fiducia in me, piccolo.
Io non sono come lui, vorrei aggiungere ma mi trattengo. Non voglio tirarlo in ballo rovinando il momento.
Lui muove la testa in segno affermativo e per me quello è anche il segnale per poterlo baciare. Louis risponde al mio bacio e si aggrappa alle mie spalle tirandosi sulle punte dei piedi.
Il cuore mi rimbalza nel petto e non avrei mai pensato di poter provare una sensazione simile con un ragazzo. Di solito i baci mi erano sempre sembravi vuoti ma non con Louis.
Forse è tutto diverso perché lo amo. E ho tutta l'intenzione di dirglielo.
- Ti amo, piccolo.
Mi guarda e poi ride.
- Ti amo anch'io, Harry.
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