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Gelosia portami via

Marco e Francesca avevano atteggiamenti e gusti molto diversi tra loro.

Marco amava uscire e farsi nuovi amici, mentre Francesca preferiva stare a casa a leggere un buon libro o stare in compagnia dei pochi amici che aveva.

Marco amava la musica, non importava il genere. Amava cambiare ogni giorno e sentire cose nuove, mentre Francesca, essendo particolarmente emotiva, evitava il più possibile di ascoltare musica, e se proprio voleva farsi male si fissava con una canzone in particolare e la ascoltava fino alla nausea e fino ad accasciarsi al suolo tra le lacrime (poco importava se il testo era allegro o triste, il risultato era lo stesso).

Marco era piuttosto taciturno, non esprimeva mai la sua opinione e, nonostante si circondasse di molti amici, difficilmente si legava a qualcuno in particolare. Francesca, invece, non smetteva mai di parlare, diceva quello che pensava, anche in maniera brutale, e difendeva le sue idee con passione e veemenza. Ai pochi amici che aveva, si legava molto e dava tutta se stessa, spargeva consigli e li proteggeva con tutti i mezzi a sua disposizione.

Marco era sempre di pessimo umore durante le festività come il Natale o Pasqua, le odiava senza un particolare motivo; odio accentuato da Francesca che, amando alla follia quelle ricorrenze, lo coinvolgeva, suo malgrado, nei suoi attacchi di esaurimento nervoso dovuti alla scelta dei regali e delle decorazioni.

Ci sarebbe un elenco infinito di differenze tra i due amanti. Al contrario, le cose che avevano in comune erano poche.
Il ribrezzo per il romanticismo, come avrete capito, era una di queste.

Un'altra cosa che avevano in comune era la gelosia, non di quella morbosa o soffocante, entrambi godevano della fiducia dell'altro e avevano la massima libertà in ogni occasione.

Il problema sorgeva nel momento in cui, uno dei due, mostrava particolare interesse per una caratteristica di un'altra persona. La loro era, più che altro, paura che il proprio compagno trovasse in qualcun'altro quel qualcosa in più che glielo avrebbe portato via. Ovviamente questo non l'avrebbero mai ammesso ad anima viva, soprattutto al diretto interessato.

Nelle occasioni in cui succedeva qualcosa del genere, subito scattava la gelosia e l'istinto primordiale di competizione, utile a dimostrare al proprio compagno (o compagna) di essere il meglio per lui (o lei).

Mentre il geloso di turno marcava il territorio, nell'altro scattava automaticamente un'altra cosa che accomunava i due: il divertimento nel vedere l'altro geloso e il premurarsi di esasperare la situazione al fine di accentuare la gelosia dell'altro e, quindi, il proprio divertimento.

Un esempio lampante di tutto questo fu la volta in cui Marco osservava con sguardo sognante una ragazza che, con naturalezza e disinvoltura, aveva tra le mani un piccolo pitone.

Francesca non aveva paura dei serpenti, essendo piuttosto selvaggia e avendo sempre vissuto in aperta campagna; nonostante questo, però, provava comunque una certa repulsione per quel viscido rettile e si era sempre rifiutata di toccarne uno.

Marco, invece, amava gli animali, in particolar modo i rettili; e lo affascinava vedere una ragazza completamente a suo agio con un pitone tra le mani.

Per Francesca, vedere il suo ragazzo colpito da un'altra insulsa donnetta per una cosa senza senso come toccare un coso strisciante e viscido, fu come ricevere una pugnalata alle spalle. Il colpo di grazia, però, le fu inferto quando Marco, divertito dalle orecchie fumanti della sua ragazza, mormorò sprezzante "Quella si che è una donna".

Francesca non ci vide più dalla rabbia e, in un impeto incontenibile di gelosia, si avvicinò alla ragazza e le strappò di mano il serpente.

L'unico suo scopo era dimostrare a Marco che anche lei era una vera donna, e che non ci voleva niente a prendere uno stupido rettile, quindi quello sguardo ammaliato poteva (e doveva) riservarlo a lei (e solo a lei).

Marco trovò esilarante la gelosia di Francesca, ma ancora più divertente fu il fatto che lei si ostinasse a non ammettere di aver agito in quel modo per gelosia. La sua spiegazione fu "Volevo solo vedere un pitone da vicino", scusa non molto coerente con il "Che schifo! Non lo toccherei nemmeno in un milione di anni!" detto a gran voce non appena avevano visto quella ragazza.

Di situazioni simili, anche a ruoli invertiti, ne avevano vissute a bizzeffe, ma il corso degli eventi seguiva più o meno lo stesso schema, e il finale era sempre lo stesso.

La prassi era:
· x geloso/a
· y divertito/a esagera
· x agisce a modo suo
· y divertito/a di più
· x medita vendetta mentre finge indifferenza
· y continua a divertirsi
· x attua la sua vendetta
· y non si diverte più
· x si diverte
· x e y litigano
· sesso riparatore.

Nel caso specifico dell'esempio precedente, dopo che Francesca aveva propinato a Marco quell'improbabile scusa, l'aveva mollato lì e si era allontanata, facendosi trovare, poco dopo, a flirtare apertamente con un ragazzo.

Marco aveva perso il sorriso di poco prima e aveva reagito pretendendo di tornare a casa. La risposta di Francesca fu "Ma stavamo avendo un'interessante discussione sull'ultimo libro di James Patterson, non puoi interromperci proprio ora. Con te non posso parlarne, visto che sei una capra... ci fossero più uomini stimolanti...", un colpo davvero basso, inflitto ad uno come Marco che, al massimo, leggeva qualche fumetto... se era in vena di esagerare.

Una volta a casa, Francesca non era ancora soddisfatta della sua vendetta, e dopo aver decantato per ore le qualità del belloccio, Marco finì col fare la classica ed epocale scenata... conclusasi, procedendo con ordine, con una risata di Francesca, un "Era mio cugino Enrico, coglione!", e una sessione di sesso, finalizzata a chiedersi scusa a vicenda e a dimostrare a sé stessi che l'uno apparteneva all'altro, e viceversa.

Questa specie di schema prestabilito, veniva attuato ogni volta che se ne presentava l'occasione, e non importava se i fatti si svolgevano in privato o sotto lo sguardo di parenti o amici... fatta eccezione per il finale, ovviamente.
Fatto sta che, ormai, chiunque li conoscesse, era abituato alle gag della coppia che, ignara e noncurante, offriva spettacolo gratuitamente.

L'ennesima occasione di mostrarsi per quello che erano (cioè due idioti), arrivò una sera in cui Marco e Francesca avevano organizzato una serata pizza e film a casa loro, insieme a Luca (il migliore amico di Marco) e Chiara (la fidanzata di Luca).

Tutto ebbe inizio durante uno stacco pubblicitario, quando Marco decise di commentare allegramente la pubblicità del profumo maschile Invictus di Paco Robanne (nda. foto in alto nei media del capitolo... siete autorizzati a sbavare senza ritegno).
"Visto che fisico? Sono io l'anno scorso".

A rispondere altrettanto allegramente fu Francesca "E che hai fatto in quest'anno? No, perché sei cambiato in peggio, lasciatelo dire".

Naturalmente l'intento di Francesca non era offendere il suo ragazzo, voleva solo fare una battuta (e gli era riuscito piuttosto bene, visto che Luca e Chiara stavano ridendo come dei pazzi).

Forse per il tono usato, forse perché Francesca stava palesemente facendo una radiografia al tizio in tv, Marco non prese la battuta di Francesca per il verso giusto. Francesca lo capì quando Marco, fingendo di scherzare (senza riuscirci troppo bene, a dire la verità), si alzò la maglia e disse "Cos'ha più di me quel bisteccone?"

Quel nomignolo faceva intendere che il paragone tra i due fatto da Francesca, non era apprezzato anche se, effettivamente, aveva fatto tutto da solo. Per Marco era solo un dettaglio, l'importante era che Francesca aveva ammesso che quel bisteccone era più attraente di lui. In sostanza: Marco era geloso.

Ad alimentare la sua palese gelosia fu Francesca che, alla sua domanda, rispose con una candida alzata di sopracciglio.

Insomma, anche se Marco aveva un corpo niente male, non poteva di certo competere con quel gran bel pezzo di manzo della pubblicità. Inoltre, Francesca non era il tipo di ragazza che avrebbe mentito, dicendo "Niente, amore. Sei meglio tu", e non era nemmeno il tipo da addolcire la pillola con un "A me piaci così come sei, tesoro". Per finire, vedere il suo ragazzo geloso di una pubblicità era impagabile.

Per queste ragioni, Francesca indicò lo schermo e disse "Ma hai visto che roba? Ci si può grattugiare il formaggio su quegli addominali. Sui tuoi lardominali, al massimo ci spalmiamo il formaggino", fingendo un interesse, che in realtà non aveva, per il "bisteccone".

Marco finse che le parole di Francesca non lo avevano infastidito e, fingendo indifferenza, si esibì in una pessima imitazione dello spot incriminato (e causa di tutti i mali, a parere di Marco), poi andò in bagno per evitare di defenestrare la sua ragazza (perché lo stava irritando decisamente troppo) e poi si sedette accanto a lei per stringerla a sé (come se il bisteccone potesse uscire dalla tv, in stile "the ring" e portarsela via).

Nel frattempo, l'orgoglio ferito di Marco gridava "vendetta".

Il detto dice che la vendetta è un piatto che va servito freddo, ma Marco non era mai stato un tipo paziente, ma quella volta non fu necessario che forzasse la situazione per voltarla a proprio favore. Fu fortunato, perché l'occasione perfetta per vendicarsi arrivò da sola poco dopo, ironia della sorte, con l'inizio di un altro stacco pubblicitario, quello della Sprite (nda. Foto in basso nei media. Non so voi... ma io odio quella dannata pubblicità).

"Chi passerà il pomeriggio con lui? La sua nuova fidanzata, o il suo migliore amico?" recitava lo spot, e la risposta data era "Scollatura batte amicizia".

Chiara e Luca, già pregustando il momento pop corn, si scambiarono uno sguardo d'intesa, poi Luca chiese candidamente "Marco, tu chi sceglieresti? Me o lei?" indicando prima sé stesso e poi Francesca.

Dopo quelle parole, in quella stanza si potevano percepire diversi stati d'animo, tutti perfettamente visibili.

Chiara era divertita come non mai, e il suo sorriso, carico d'aspettativa, lo dimostrava chiaramente.

Francesca era convinta che il suo fidanzato avrebbe detto o fatto una bastardata delle sue, quindi tirò fuori il suo sguardo da cucciolo e iniziò a pregare per il meglio.

Luca era divertito quanto Chiara, ma nello stesso tempo si sentita un gran bastardo, e ne era così fiero che il suo sorriso era più un ghigno malefico che non faceva sorgere dubbi sulla sua indole sadica.

Marco, prevedibilmente, aveva uno sguardo vittorioso che la diceva tutta sulla risposta che avrebbe dato.

Fingendo di valutare le alternative, Marco spostò lo sguardo dal suo migliore amico al seno della sua ragazza.
"Visto che il contenuto della scollatura è piuttosto scarso... andiamo a farci un giro, amico" disse Marco, riferendosi prima al seno della povera Francesca che soffriva di una grave malattia quale la "carenza cronica di tette", e poi parlando con Luca.

Francesca restò basita nel vedere il suo ragazzo che prendeva armi e bagagli, e poi trascinava il suo amico fuori dalla loro casa dopo aver apertamente detto che era piatta e che preferiva uscire.

"Lo strozzo, quel bastardo" fu il commento di Francesca, mentre Chiara si rotolava, letteralmente, a terra per le risate.

Francesca era furiosa, non era colpa sua se non aveva delle tette enormi. Nello stesso tempo, Marco si sentiva un po' in colpa, perché sapeva di aver toccato un tasto dolente, in più la sua vendetta non era propriamente equa... lui sarebbe potuto andare in palestra e, prima o poi, anche lui avrebbe ottenuto una tartaruga come quella del "bisteccone". Al contrario, Francesca, non poteva porre rimedio alla tavola da surf che aveva al posto del seno, senza ricorrere alla chirurgia plastica... pratica a cui, oltretutto, erano entrambi contrari.
Nonostante i sensi di colpa, però, Marco decise che non era il caso di esimersi dal godere della sua vittoria, e nemmeno dal pensare un bel "dolce vendetta".

Al rientro dei due ragazzi, Francesca finse indifferenza, ma non riuscì ad evitare di dare risposte a monosillabi o di rifiutare qualsiasi tipo di contatto fisico, anche se casuale, con Marco una volta rimasti soli.

Francesca non era solo arrabbiata, voleva sapere dove fosse andato quell'idiota del suo ragazzo, con il suo amico, per due ore intere.
Voleva sapere cosa aveva fatto per tutto quel tempo, ma soprattutto, voleva sapere se era uscito per colmare il vuoto lasciato dalle sue minuscole tettine, cercando altre tette (sicuramente più grandi) altrove.

Forse le sue erano paranoie senza senso, ma nella sua testa tutto aveva un nesso logico assolutamente indiscutibile.

Purtroppo, però, il suo orgoglio le impediva di porre quelle domande al diretto interessato. Sarebbe stato come ammettere che aveva paura di perderlo, che era insicura e che teneva a lui. E no, non l'avrebbe mai fatto.
Ragion per cui, tenne per sé le sue paure e le sue domande optando per cercare di capire tutto osservando con discrezione il suo ragazzo. Per far questo, però, doveva mettere da parte ogni pregiudizio (per essere più obiettiva possibile) e la voglia che aveva di prendere una sedia e romperla in testa a quel bastardo che le aveva fottuto il cervello.

Nel frattempo, Marco se la rideva sotto i baffi nel vedere Francesca che cercava di evitarlo, ma nello stesso tempo lo "studiava" come per trovare delle risposte a chissà quali interrogativi partoriti da quella mentre contorta... il tutto cercando di passare inosservata, ma riuscendoci ben poco (per dirla tutta... le mancava solo una lente d'ingrandimento per sembrare più ridicola).

Di solito fingere che le parole di Marco non la scalfissero minimamente, era la specialità di Francesca. In quel caso, però, lei proprio non riusciva a non lasciar trasparire la sua irritazione, e Marco iniziò a pensare che, forse, aveva un tantino esagerato. Forse.

Giusto per esserne sicuro, decise che era il caso di rincarare la dose.

"Sai amore, è bello uscire tra soli uomini! Ci si diverte un mondo!" annunciò sprezzante.

"Ma davvero?" fu la risposta acida di Francesca mentre, nella sua mente, la sedia di prima si trasformava in un'ascia.

"Sì. È più facile rimorchiare, amore." continuò ad insistere lui.

"Se non chiudi quella fogna ti faccio rimorchiare io... da un bel rimorchio, perché è quello che ti servirà per raccogliere i tuoi resti dopo che ti avrò ripetutamente colpito con una mazza chiodata, amore." rispose lei con un finto sorriso e facendo le virgolette alla parola "amore".

Marco non ci provò nemmeno a trattenere la risata scaturita dal profondo del suo cuore, e questo fece arrabbiare ancora di più la ragazza che, dopo avergli dato elegantemente del coglione, decise di non rivolgergli più la parola, se non per cose essenziali come insulti e parolacce, ovviamente.

Marco, naturalmente, non era d'accordo con la decisione presa dalla sua ragazza, quindi spezzò il silenzio che dominava la stanza da un paio di minuti.

"C'era questa biondina..." iniziò a dire, dopo essersi seduto sul divano, accanto a Francesca. Le sue parole, però, furono bloccate dalla mano di Francesca che, prepotente, si era piazzata sulla sua bocca.

"Non. Una. Parola. In. Più." scandì la ragazza, con sguardo infuocato.
Per Marco quello era un invito perché "e a chi servono le parole?" pensò.

In un attimo Marco prese la mano di Francesca, se la tolse dalla faccia e la usò per tirarsi addosso la sua ragazza che, presa alla sprovvista, si ritrovò a cavalcioni su di lui e con la sua lingua in bocca.

Francesca era ancora arrabbiata, e, davvero, provò con tutte le sue forze a porre resistenza... all'incirca per un nanosecondo. Era risaputo che quel ragazzo era in grado di spegnere in un attimo il suo cervello sempre operativo. Quella volta non fece eccezione, infatti Francesca si sciolse fra le sue braccia quando le sussurrò a fior di labbra che amava il suo seno e che non ne voleva un altro, anche se più prosperoso.

Il resto è storia, prevedibile storia.
Eh si... dolce, dolcissima vendetta.

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