Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

93. Interazioni pericolose (1/2)

Valerie Broussard - Awaken ♫

I consigli di Eric mi avevano fritto il cervello. Rimembravo le sue parole e i suoi gesti, mentre osservavo Dylan con la testa poggiata sulla scrivania intento a dormire.

Sarebbe stato così male svegliarlo con un bacio? Sarebbe stato troppo osare chiedere di schiudere le labbra quando... quando...

«Amanda!» la voce di Kobe mi costrinse a scattare facendomi urtare contro la gamba della sedia con il ginocchio. Il colpo secco si udì per tutta la sala, talmente forte che persino Dylan si destò spaventato.

«Tutto bene, Amy?» indagò Cassidy preoccupata, mentre stringevo il pugno con forza per attenuare il dolore. Era sicuramente il prezzo da pagare per i miei pensieri peccaminosi.

Kobe approfittò di quell'impasse per richiamare Dylan dal mondo dei sogni.

«Dovreste seguirmi in ufficio» aveva annunciato a entrambi. Mi ripresi frizionando le mani sul semplice paio di jeans, cercando di ignorare la presenza del ragazzo al mio fianco. Non ero nelle condizioni per intraprendere una conversazione con lui dopo ciò che...

«Tutto bene, Lil? Sei diventata rossa di colpo.» Annuii.

«Tutto bene. Ho solo un po' caldo... a causa del colpo, sai» improvvisai. Sembrò bersela. Era ancora assopito e incapace di intendere.

«Kobe, che succede?» domandai una volta fatti accomodare nel suo ufficio. Il responsabile fece il giro del tavolo sedendosi al posto che gli spettava. Ispezionò i cassetti laterali prima di tirare fuori due plichi consegnandoceli con un gran sorriso sul volto.

«Niente di cui preoccuparvi, in realtà. Margaret e Andrew mi hanno comunicato che per una questione legale i tirocinanti che già sono impegnati in un contratto con la società devono firmare questi documenti in cui si attesta che non c'è alcun conflitto di interesse. Sono dei moduli che accertano il vostro pieno potenziale e bravura.» Dylan si passò una mano sul volto per sciogliere i muscoli del collo dolenti sorridendo per la notizia.

«Ci credo, siamo i migliori dell'intera UCLA per un motivo. Dove devo firmare? E perché Nathan non c'è? Anche lui è stato assunto.» Il moro si chinò su quei fogli per poter leggere qualche riga. Poi senza neanche pensarci acciuffò la stilografica dal portapenne firmando sulla riga contrassegnata con una "x". Con un gesto plateale balzò in piedi appoggiandosi allo schienale della mia sedia per affiancarmi. Imprimé il suo fiato sul mio collo scoperto.

«Lil firma e andiamocene» brontolò sotto l'effetto allucinogeno del sonno posando un braccio attorno le mie spalle. Si avvicinò quel tanto che le nostre guance si scontrassero imprimendo reciprocamente forza e calore. «Lil... la tua pelle brucia. Sicura di non avere la febbre?» si preoccupò. Deglutii nervosamente discostandomi per firmare quei moduli. Volevo solo schizzare via e allontanarmi il più possibile da lui.

Dylan sembrava divertito. Forse il suo unico scopo era quello di mettermi in imbarazzo. Anche Kobe rise di gusto.

«Nathan è rimasto in ufficio fino a tarda ora ieri sera. Di conseguenza ha già firmato. Rimanevate solo voi due... ma davvero sei uno dei migliori del tuo corso nonostante tutti questi pisolini?» domandò sconcertato, Kobe. Dylan scrollò le spalle con aria innocente.

«Sarà una dote di famiglia o forse il motivo è da ricercare nella mia infanzia spesa nella società dei miei genitori, so davvero tutto e di più in questo campo. Aggiungici anche che mia madre ha un caratterino davvero intransigente: mi costringeva a prendere lezioni private. Ho imparato il mestiere ancor prima di imparare a guidare.» Dylan sghignazzò avvicinandosi alla porta dello studio.

Quando feci per andarmene, Kobe ci richiamò per un'ultima questione da sbrigare.

«Non è che potresti discuterne con Amanda e poi lei mi riferirà tutto? Devo di corsa prendere un caffè. Se puoi aspettare o magari...» Dylan si era letteralmente spalmato sulla porta bofonchiando le parole solo per inerzia. Kobe lo interruppe acconsentendo alla sua richiesta.

«Bene, a dopo Lil!» Dylan se la svignò in quattro e quattr'otto con un sorriso enorme sul volto. Io, al contrario, mi interrogai su cosa avesse potuto vertere l'ultima faccenda. Mi sedetti aspettando che le parole del nostro capo mi chiarissero le idee.

«Premetto che non è mio compito, perciò ti chiedo anticipatamente di perdonare la mia invadenza. Dovrebbe essere il mestiere delle pubbliche relazioni, ma sono stato costretto a domandartelo. Tu e Dylan uscite insieme?» Spalancai le palpebre divenendo rubiconda in volto. Non mossi un muscolo per i secondi successi, anzi, iniziai a pensare che forse Eric avesse ragione... Kobe stava per chiedermi di uscire? Cosa avrei dovuto rispondere? Che cosa sapeva lui?

«Perché?» rispondere a una domanda con una domanda, sei grande Amanda, di certo non si accorgerà che stai nascondendo qualcosa.

Kobe si guardò attorno pensieroso acciuffando un paio di fogli posti sotto una cartellina in plastica. Dopo una veloce lettura me li pose sotto il naso.

«Perché, perché... ecco qui. Margaret e Andrew mi hanno raccomandato di farvi venire a conoscenza della possibilità di comunicare la vostra relazione alle risorse umane tramite questi appositi moduli. È per mettere a tacere le possibili voci di corridoio. Era già da un po' che volevo trovare il coraggio per chiedertelo, in realtà, ma me ne vergognavo perché so bene quanto possa sembrare un ficcanaso in questo momento. La scelta spetterà solo a voi sul voler o meno divulgare queste informazioni personali. Non sono molto bravo in questo genere di cose...»

Ah.

Il mio cervello iniziò a ingranare, comprendendo il perché degli strani atteggiamenti di Kobe e del suo continuo imbarazzarsi.

Avrei dovuto fare quattro chiacchiere con il signorino Eric per avermi messo una pulce fasulla nell'orecchio.

Nonostante avessi recriminazione da elargire a chiunque, mi resi conto di non avere una vera risposta a quella dannata domanda. Per i Kingstone e gli O'Brien noi eravamo una coppia, ma per il resto del mondo no. Scattai sull'attenti afferrando i documenti prestampati.

«Potrei darti la risposta più tardi? Sai, ne vorrei discutere con Dylan...» Kobe alzò le mani in aria, interpretando la mia richiesta di tempo come una normale dinamica nelle relazioni di coppia. Mai avrebbe potuto immaginare la realtà dei fatti.

«Nessun problema, se domani mattina li troverò firmati sulla mia scrivania allora li consegnerò ai grandi capi, altrimenti accetterò il vostro silenzio. Lascia, però, che ti dica che il vostro status è abbastanza palese anche senza alcun modulo firmato.» Mi lanciò un occhiolino. Stava facendo riferimento all'atteggiamento di Dylan avuto nei miei confronti nei minuti precedenti. Annuii con disinvoltura allontanandomi e sfiorando con una mano il pomello della porta.

«Lo terrò a mente! Grazie e a dopo!» mi congedai marciando a testa basta nei corridoi dello stabile. Non avevo la benché minima idea di cosa farmene di quei documenti: rivelare a Dylan ciò che Kobe mi avesse comunicato o fare finta di nulla? Un nulla che Kobe aveva definito "evidente".

«Amy, Dylan ci ha chiesto la cortesia di avvisarti che lui ti sta aspettando in caffetteria.» Mi raggiunse Cassidy. Aveva probabilmente notato come stessi fissando inerme quella serie di fogli senza sopraggiungere a nessuna conclusione. «Pubbliche relazioni...» sbirciò da dietro le lunga ciglia. «È per questo che hai lo sguardo spento?» Domandò dopo aver letto un paio di righe.

«Dovrei parlarne con lui, secondo te?» La brunetta si morse un labbro pensierosa e alquanto esitante.

«Secondo me sarebbe giusto, magari così chiarireste una volta per tutta la vostra situazione. Ma non saprei. Dylan sembrava abbastanza intontito poco fa, non so se capirebbe a pieno la portata del discorso.» Ci mancava solo di dover parlare con un homo sapiens in piena fase di morte cerebrale.

«O forse è il momento migliore» bisbigliai ipotizzando che magari sarebbe stato più facile estrapolargli la verità dalla sue labbra carnose...

«Sì, certo, ma non slinguazzatevi troppo.» Cassidy iniziò a sospingermi verso l'aria ristoro, prima di ritornare in ufficio. Che avessi rivelato ad alta voce i miei pensieri?

Non ci diedi troppo peso, tra lei ed Eric non sapevo chi avrebbe immaginato le cose più assurde sul mio conto.

Petto in fuori e pancia in dentro mi diressi verso la caffetteria, mentre tenevo ben saldi fra le mie esili dita i fogli che avrebbero potuto affermare o meno la nostra storia d'amore.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro