80. Normalità (1/2)
♫ The Chainsmokers ft. Emily Warren - Side Effects ♫
I giorni che seguirono l'arresto di Richard passarono veloci.
Ciò che avvenne fu un ritorno al passato, con l'aggiunta del peso delle consapevolezze che avevamo conquistato.
Tutto sarebbe ritornato alla normalità, eppure, niente sarebbe stato più lo stesso.
«Dove le metto queste?» chiese Nathan da dietro i cartoni unti e stracolmi di pizza al taglio. I ciuffi ribelli erano gli unici a vedersi oltre la pila di cibo. Al suo fianco vi era Dylan, ma i nostri occhi non riuscivano a incontrarsi da fin troppo tempo.
Dovevamo festeggiare: casa Peterson-Woods aveva riavuto la sua coinquilina perduta! Ma la felicità era solo la seconda delle emozioni che provavo in quella settimana.
Stringevo le mie dita intorno al braccio freddo come monito della realtà: una in cui non tutte le cose si aggiustavano con il tempo.
«Puoi poggiare tutto sul tavolino. Dylan, potevi aiutarlo!» Emma si avvicinò a quell'ultimo dandogli una pacca sulla spacca, il quale si scrollò di dosso l'indifferenza mostrando una busta pendente dalle sue mani.
«Io ho portato le birre» si giustificò.
«Sono felice che tu sia tornata, Emma.» Nathan, molto timidamente, si rivolse alla mia coinquilina. Era la prima volta che i due si rivedevano dal giorno del mio compleanno. Sembrava passato un secolo. La biondina dal cuore tenero corse dritta tra le sue braccia, non appena quell'ultimo fu libero della pizza, stringendolo a sé. Kingstone chiuse gli occhi, affondando le mani tra i capelli di Emma e beandosi del suo profumo.
«Mi sei mancato davvero tanto, avevo paura che...» sussurrò Emma trafilata.
«Shh... sono qui e ci sarò per sempre. Non ti odio, Emma, anzi...» lei aveva gli occhi lucidi dalla commozione «Anche io Nate, anche io» ammise sommessa.
«Ehi, ragazzo, non me la consumare! Vieni qui, compagna!» Emma scoppiò di gioia nel rivedere i suoi amici con ritrovato spirito. Eric, Cassidy, Margot e Josh, entrarono in casa aggiungendo brio all'incontro. Tutti avrebbero voluto darle il proprio personale bentornato. In particolare, la modella aveva bisogno di fare ammenda poiché in colpa di ciò che le sue azioni avevano portato.
«Se solo avessi saputo...»
E, mentre Emma cercava di consolare Margot convincendola che non fosse più importante e che oramai tutto era risolto, io osservavo Dylan, estraniarsi dal gruppo ancora una volta. Mi interrogai su quali pensieri e tormenti si stesse soffermando e in che ricordi si fosse perso. Aveva le labbra serrate in una linea dura e un cipiglio sul volto, mentre la sua cicatrice aveva acquisito un colorito più rosato donandogli un aspetto meno severo. Presto si sarebbe completamente assorbita lasciando solamente una linea traslucida, come il ricordo di ciò che era accaduto in quei giorni.
«Direi che tutto sta andando per il verso giusto, non credi?» Nathan giunse al mio fianco costringendomi a focalizzarmi su qualcos'altro. Sorrisi tiratamente e, lanciando un'ultima occhiata verso la poltrona, risposi con un secco "sì".
Stephan e Matt si fecero attendere più del dovuto. Il primo venne accolto come un vero eroe, portando la giustizia alla vittoria.
«Ti hanno detto quando dovrai testimoniare per il processo?» domandò Matt con la bocca piena, mentre versava da bere nel calice di Margot. Eravamo seduti attorno al tavolino, con in mano tranci di pizza e bicchieri di plastica che andavano riempiti assolutamente con dell'alcool di pessima qualità, ma super economico.
«Non si parla quando si mangia!» lo rimproverò Margot. Matt divenne rosso come un peperone.
«Tra un paio di settimane. Fino ad allora Richard rimarrà in custodia cautelare. La sentenza ci sarà in pochi giorni, a meno che i suoi legali non presentino un rinvio. Così mi ha detto l'avvocato di mia madre. Gli è stata negata la cauzione, questo è già un traguardo. Dobbiamo solo aspettare la condanna definitiva.» Stephan scrollò le spalle, non ne sapeva molto, se non ciò che gli avevano riferito.
«Mentre Nicole, si è ripresa?» mi buttai seguendo l'onda delle confidenze. Josh scosse il capo un po' incupito. «Sta meglio, sì. Ha avuto una brutta botta. È sveglia e vigile, ma non posso far a meno di pensare che avrei potuto evitarlo...» Annuii capendo la situazione.
«Potremmo parlare di qualcosa che non ci faccia ricordare quello sbruffone?» Cassidy protestò accerchiando il braccio di Eric e lasciandosi cullare da quell'ultimo.
«Emma non vi ha ancora dato la grande notizia?» lo stilista sembrava eccitato nel condividere quelle informazioni.
«Ti avevo detto di non dire niente!» Protestò la bionda afferrando uno dei cuscini, sotto al sedere di Margot, e lanciandolo verso Eric. Entrambi si misero a ridere e per poco la birra di Cassidy non ricadde sul parquet.
«Ora sono curioso!» intervenne Nathan sbattendo le palpebre, mostrando un fiero sorriso e facendosi spazio tra i ragazzi a suon di gomitate.
«Non è niente di che...» iniziò Emma arrossendo.
«Non è niente di che? Ma scherzi, vero?» fece retorico Eric, indispettito. «Ci hanno offerto un piccolo stage a New York in cui lavoreremo per Dior, Chanel e Versace insieme! Non è incredibile?!» La scia dall'odore pungente del salame piccante viveva sull'ultimo pezzo di pizza che si era allungato.
«Sarà solamente per qualche giorno! Non c'è bisogno di scaldarsi tanto. Non siamo così speciali e non saremo gli unici!» Emma si chiuse in sé stessa nonostante fossimo strabiliati e sbalorditi per il successo conseguito da entrambi.
«Due su circa dodici mila che avevano fatto domanda per il posto!» ironizzò Eric, trangugiando a bocca piena.
«Quando partirete? E per quanto?» Dylan si interessò alla conversazione per la prima volta in quella serata, portando alla luce i reperti logicistici del viaggio. Si sarebbero dovuti spostare in un altro stato, New York. La capitale della moda americana.
«Domani sera. Staremo via un paio di settimane.» Emma abbassò lo sguardo rigirandosi i pollici e mangiando il suo trancio di pizza con meno avidità.
«Sei appena tornata e te ne vai di nuovo?» Margot mise il broncio, mentre notavo come Nathan si era oscurato in volto. Accennò un mezzo sorriso di circostanza che aveva tutto il sapore di rimpianto.
«Ve lo avrei detto domani stesso. Non volevo arrecarvi alcun disturbo.» La voce di Emma si affievolì sul finale.
«Ti accompagno all'aeroporto, non si discute.» Nathan parlò con il suo solito tono di voce calmo e deciso, mentre sul suo volto si aprì un profilo rincuorante.
«Ovviamente verrò anche io!» Palesai il mio consenso guadagnandomi un'occhiata illuminata da parte della bionda.
«Amico, non vorrei interferire con il tuo entusiasmo, ma come capitano ho l'obbligo di ricordarti che domani abbiamo una partita. Lo sai che la stagione è piena, dobbiamo giocare ogni fine settimana!» Josh si intromise nella conversazione, masticando a bocca piena funghi e salsicce. «Oh, ovviamente complimenti per lo stage conquistato, ragazzi!» era doveroso.
«Nessun problema, posso essere pronto per il secondo quarto, o anche il terzo, tanto avete Matt "Asso" Dawson con voi.» Nathan diede una pacca al braccio dell'amico, il quale ricambiò con un occhiolino.
«Non ha tutti i torti, capitano. Anche se devo ammettere che segnare dalla linea degli ottanta è una tua specialità.» Matt sposò la causa di Nathan.
«Mi assicurerò che giunga in tempo per giocare. Non ti preoccupare, Josh.» Dovevo dare man forte al mio amico e, per nostra fortuna, lui era una ragazzo dal cuore grande. Si fece passare l'ennesimo trancio di pizza accordandosi per un orario. Avrei fatto il tifo. Era da tanto che non vedevo i numeri 11, 24 e 9 in azione sul campo da football.
«Quindi è deciso! Perfetto, nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo scordatevi che vi accompagni!» Dylan aveva deciso di farsi scivolare addosso qualsiasi coinvolgimento emotivo. Non potei che pensare fosse a causa del mio comportamento e me ne dispiacqui.
«Proporrei un bel brindisi. Ai nostri amici che sono come una seconda famiglia! Ai nostri successi e a tutto ciò che il futuro possa riserbarci. È stato un anno pieno di alti e di bassi, ma siamo riusciti a rimanere uniti, a rafforzare il nostro legame e a giungere a traguardi sempre più ambiziosi. Al nostro futuro, tutto da scrivere e da creare... insieme!»
Eric balzò in piedi inneggiando alla felicità di quegli istanti, imprimendo nei nostri cuori il ricordo di una vita da festeggiare e la speranza di poter essere finalmente felici.
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